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EDITORIALE
«Nello splendore...» pag. 2
L A B O R ATO R I O
ITALIA ’50: LO SCHERMO CAMBIA pag. 3
Federico Pierotti
Prima di Totò a colori. Il passaggio al colore
nel cortometraggio italiano (1949-11952) pag. 4
Elena Gipponi
«È tanto più bello!»
I cineamatori italiani e il colore pag. 18
Marco Vanelli
Mater Dei . L’esperimento dimenticato pag. 25
Cabiria Studi di cinema - periodico Vittorio Giacci
quadrimestrale di studi cinemato-
grafici edito dal Cinit - Cineforum Alle origini di Mater Dei pag. 38
Italiano, Anno 43° n. 174
II quadrimestre 2013 Federico Vitella
3-D
D o 2-D
D? Questo è il problema pag. 39
direttore: Marco Vanelli
marco.vanelli@cinit.it Alberto Anile
caporedattore: Davide Zordan
comitato di redazione:
Totò Exploitation
Alberto Anile, Adriano Aprà, Dal Ferraniacolor al 3D: l’attore più comico
Marco Bellano, Maria Carla del mondo usato come cavia per le nuove
Cassarini, Massimo Nardin, tecnologie pag. 55
Tomaso Subini, Massimo Tria
Nunziante Valoroso
segreteria e redazione:
Cinit, via Manin 33/1
Ulisse in SuperScope pag. 65
30174 Mestre
tel/fax: 041962225
Paola Valentini
info@cinit.it Suoni plastici: il cinema italiano del dopoguerra
Iscrizione presso il Registro e la stereofonia pag. 66
Stampa del Tribunale di Venezia
n. 474 in data 23 gennaio 1971 ANALISI
Maria Carla Cassarini
Tre soggetti padani di Cesare Zavattini
1. Tra letteratura e cinema: Il Po e la Pianura
Padana nell’immaginario zavattiniano pag. 73
Elena Dagrada
Nuove tracce di pioggia
© 2013 Le Mani - Microart’s Ultime note a margine del cineromanzo
Edizioni Via dei Fieschi 1 francese di Europa ’51 pag. 86
16036 Recco - Genova
www.lemanieditore.com LIBRI pag. 93
Grafica di Marco Vimercati
CINEFORUM
Questa pubblicazione è stata realiz-
Marco Duse
zata con il contributo della Lo sguardo dello struzzo. La quinta stagione
Direzione Generale Cinema del e il cinema di Peter Brosens e Jessica Woodworth pag. 97
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali Alberto Ramos
Reygadas, dopo la caduta.
A proposito di Post tenebras lux pag. 103
G R O O V Y M O V I E S IL CINEMA DENTRO LE CANZONI
Alberto Anile
3D, Technicolor, CinemaScope
(and Stereophonic Sooooound) pag. 108

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LABORATORIO
3-D
D o 2-D
D? Questo è il problema
Il cinema a tre dimensioni nell’Italia del secondo
dopoguerra

di Federico Vitella

Dalle notizie che andiamo leggendo da tempo a questa parte su giornali, riviste ameri-
cane, agenzie di informazioni, ecc., ci sembra di trovarci davanti a una guerra fredda
iniziata contro il 3-D […]. 3-D o film due dimensionali? Questo è il problema, avrebbe
detto Amleto se si fosse occupato di cinema e di esercizio1.

Introduzione
L’applicazione della fotografia stereo- Theatre di Oakland (California) il 26
scopica al cinema viene tentata con novembre 1952, punta su una tecnolo-
caparbia insistenza fin dalla fine gia costituzionalmente “emersiva”, per
dell’Ottocento, ma la prima vera consi- prolungare idealmente il film verso lo
derevole diffusione della stereoscopia spettatore; il formato panoramico, lan-
nell’industria cinematografica interna- ciato dalla produzione indipendente
zionale non arriva prima degli anni Questo è il Cinerama (This Is Cine-
Cinquanta del secolo scorso. Il quadro rama, Merian C. Cooper), presentata al
tecnologico di riferimento è ovviamen- Broadway Theatre di New York il 30
te quello dell’affermazione commercia- settembre 1952, punta su una tecno-
le della televisione quale principale logia costituzionalmente “immersiva”,
competitore del cinema sul piano del- per trasportare idealmente lo spettato-
l’offerta di intrattenimento a basso re verso lo schermo. A differenza di
costo e dell’aggiornamento dell’appa- quanto avviene ai giorni nostri, di fron-
rato cinematografico di esibizione alla te all’ultima ondata stereoscopica per
domanda innescata dal mutamento schermo largo degli anni Duemila, ste-
socioculturale del secondo dopoguer- reoscopia e formato panoramico sono
ra2. Ma la battaglia epocale tra cinema sentiti negli anni Cinquanta come reci-
e televisione – e il riassestamento del- procamente escludenti, in quanto
l’intero sistema dei media che ne è mezzi diversi per ottenere fondamen-
seguito3 – nasconde lo scontro senza talmente la stessa cosa, la famigerata
quartiere tra stereoscopia e formato terza dimensione o più semplicemente
panoramico per il rilancio del cinema “3-D”, promossa dagli slogan commer-
come esperienza (di sala): la stereo- ciali dell’uno e dell’altro contendente
scopia, lanciata dalla produzione indi- tecnologico attraverso sottili varianti
pendente Bwana Devil (Id., Arch della medesima retorica partecipativa,
Oboler), presentata al Paramount all’insegna del coinvolgimento spetta-

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toriale e dell’iper-realismo della rap- mensionale innesca: 1) le ricerche


presentazione. autoctone da parte di inventori di ogni
Per restare nella metafora bellica, lo sorta, impegnati nella messa a punto
scontro tutto tecnologico tra stereosco- di apparecchi più performanti di quelli
pia e formato panoramico viene com- in commercio; 2) la conversione degli
battuto prevalentemente ma non impianti alla proiezione stereoscopica,
esclusivamente negli Stati Uniti. Sia a partire dalle sale dei proprietari più
stereoscopia che formato panoramico facoltosi dei capoluoghi di provincia; 3)
sono “tecnologie di esibizione” che la produzione di film stereoscopici a
implicano onerosi interventi strutturali lungometraggio e conseguentemente
sulla sala cinematografica e tutti i mer- l’equipaggiamento dei teatri di posa,
cati cinematografici connessi all’indu- dei laboratori di sviluppo e stampa, e,
stria americana diventano altrettanti più in generale, di tutti gli stabilimenti
fronti di guerra, Italia compresa. Anzi, coinvolti nella produzione del film.
Italia in testa, in ragione della tradizio- Attraverso l’esame sistematico dei più
nale scarsa resistenza alla penetrazio- importanti periodici italiani e stranieri,
ne del prodotto hollywoodiano e della pubblicati nell’arco temporale interes-
capillare distribuzione delle sale cine- sato dal fenomeno (1952-1954)5, il
matografiche del tempo sul territorio. presente intervento intende inquadra-
Prima che i formati panoramici si re il processo di penetrazione della ste-
impongano quali nuovi standard inter- reoscopia in Italia e alimentare la
nazionali di produzione ed esercizio – riflessione nazionale su un momento
trascinati dal CinemaScope della 20th di storia del cinema pressoché ignora-
Century Fox quale miglior compromes- to dagli studi di settore ma di grande
so tra il “conservatorismo” dell’eserci- rilevanza quale inevitabile pietra di
zio e il “progressismo” della produzio- paragone storiografica per l’esame di
ne4 – anche in Italia la tecnologia tridi- qualsiasi ondata stereoscopica suc-

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cessiva6. In appendice, sulla scorta di uno all’occhio sinistro e uno all’occhio
un pionieristico contributo di Paola destro del guardante, come proiettarli
Valentini dedicato alla ricerca stereo- in modo che ciascun occhio dello spet-
scopica italiana degli anni Trenta7, tatore veda solo il fotogramma corri-
riporto l’elenco di tutti i brevetti italiani spondente?9 Certo, di fronte alla totale
concessi dagli organi competenti, in mancanza di dipartimenti di ricerca
materia di cinema stereoscopico, dal finanziati dalle case di produzione ita-
1946 al 1953. liane o comunque contigue a un’indu-
stria cinematografica nazionale ende-
La ricerca della via italiana alla stereo- micamente polverizzata e costituzio-
scopia nalmente precaria, si tratta per la mag-
La prima questione che merita atten- gior parte di iniziative reciprocamente
zione è lo stato della ricerca tecnologi- irrelate e indipendenti, opera per lo più
ca italiana, in materia di stereoscopia, di infaticabili amatori, privi di una for-
all’alba della rivoluzione d’oltreocea- mazione tecnico-scientifica, ma non di
no. Lo spoglio sistematico del una ricerca totalmente autoreferenzia-
«Bollettino dei brevetti per invenzioni, le. Se le emergenze del 1947 e del
modelli e marchi», in ordine alla classe 1949 paiono fisiologiche, cioè non
“Industrie e arti grafiche”, rivela una direttamente legate ad alcun evento
sorprendente continuità di studi e esterno che agisca da stimolatore alla
applicazioni nel periodo compreso dal pubblicizzazione delle istanze di lavo-
secondo dopoguerra ai primi anni ro, il considerevole picco di brevetti del
Cinquanta8. Dal 1946 al 1953, in par- 1953 è evidentemente legato alla
ticolare, si contano complessivamente montante circolazione di notizie sulla
ben 48 domande di concessione per febbre tridimensionale internazionale,
tecnologie differentemente riguardanti che la stampa specializzata diffonde
l’applicazione della stereoscopia al con corrispondenze relativamente pre-
cinema, con punte significative di otto cise e regolari10.
richieste agli uffici competenti nel Tra le pochissime invenzioni uscite di
1947 e nel 1949, e addirittura diciotto fatto dai laboratori dei loro artefici e
nel 1953. Da Piacenza a Palermo, da balzate brevemente agli onori della
Bologna a Roma, da Milano a Lecce, cronaca nazionale nel corso del 1953,
da Torino a Firenze, da Siena a Trieste, meritano una segnalazione il sistema
da Udine a Napoli, da Genova a Cuneo, Betti e il sistema Bartorelli11. Il sistema
e, ancora, a Messina, Bari, Padova, brevettato dai fratelli romani Alberto e
Foggia, Novara, Modena e Lucca, tutta Adriano Betti12 – geniali amatori con la
l’Italia pare assiduamente impegnata passione per la tecnologia cinemato-
nella corsa alla terza dimensione, grafica – è un sistema collettivo a
ovvero nella risoluzione del problema trame selettrici con proiezione singola.
basilare della stereoscopia cinemato- La separazione degli stereogrammi,
grafica: dati due fotogrammi opportu- stampati sulla medesima pellicola
namente impressionati, detti comune- positiva, avviene cioè attraverso un
mente stereogrammi, corrispondenti disco rotante posto tra gli spettatori e

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una coppia di schermi montati a 90 due parti, con due schermi giganti alle
gradi l’uno rispetto all’altro. La trama rispettive estremità e una cabina cen-
speciale del selettore delle immagini, trale, sospesa sopra la platea, munita
composta da settori alternati di cristal- di una macchina capace di indirizzare
lo trasparente e di cristallo argentato, un doppio fascio di luce su entrambi i
colpita dalla proiezione degli stereo- lati della sala.
grammi, li indirizza uno per schermo. Il Il più importante tentativo autentica-
sistema brevettato da Ugo Bartorelli – mente italiano di realizzare una tecno-
topografo all’Istituto Geografico logia cinematografica stereoscopica
Militare di Firenze13 – è un sistema in- commerciabile è però sicuramente il
dividuale a otturatore sincrono con sistema brevettato da Luigi Cristiani:
proiezione doppia. La separazione inventore già noto all’industria cinema-
degli stereogrammi, stampati su positi- tografica del tempo per le sue decen-
vi diversi e proiettati con due apparec- nali ricerche sul colore. Lo “Stereo-
chi accoppiati, avviene cioè attraverso color” – sistema individuale a lenti
degli occhiali muniti di un sistema polarizzate con proiezione singola – è
fotoelettrico sincronizzato con l’appa- proprio un perfezionamento di un pro-
rato proiettante. I due fori del conge- cedimento per cinematografia a colori
gno speciale, montato sul retro della conosciuto dagli specialisti come
poltrona anteriore al guardante, si Cristiani-Mascarini15. Laddove il siste-
aprono e si chiudono alternativamen- ma additivo quadricromico Cristiani-
te, in modo tale da permettere a cia- Mascarini impressiona sul medesimo
scun occhio dello spettatore di vedere negativo quattro mini-fotogrammi
lo schermo solo per il periodo in cui si monocromatici identici, lo Stereocolor,
proietta lo stereogramma corrispon- attraverso una testata speciale compo-
dente. Nessun ritrovato citato supera sta da specchi e filtri, impiantata sul
veramente la fase sperimentale, ma se complesso ottico del Cristiani-
il sistema Betti non sarà mai neppure Mascarini, introduce uno sfasamento
realizzato in scala 1:1, il sistema tra le due coppie di mini-fotogrammi e
Bartorelli riesce a intercettare l’interes- differenzia la coppia sinistra dalla cop-
se di alcuni imprenditori fiorentini. pia destra per simulare la prospettiva
L’iniziativa commerciale in oggetto, binoculare della visione umana. La
ben avviata nella primavera del 1953, separazione degli stereogrammi così
avrebbe dovuto impiegare il sistema ottenuti, stampati su unico positivo e
Bartorelli quale tecnologia di proiezio- proiettati con un solo apparecchio
ne stereoscopica di una sala avveniri- munito di un sistema ottico analogo a
stica appositamente costruita a quello impiegato in ripresa, avviene poi
Firenze, su progetto dell’architetto per il tramite di occhiali speciali, pola-
Nino Jodice14. Il “Visorium 3D” – que- rizzati in modo che ogni lente intercetti
sto il nome del cinema secondo le indi- solo lo stereogramma corrispondente.
screzioni trapelate sui giornali – si In fase di studio almeno dal 1943,
sarebbe presentato come un unico data a cui risale la prima delle tre
ambiente diviso simmetricamente in domande di concessione di brevetto16,

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lo Stereocolor viene presentato in pub- previsto dalla necessità del caso. Per
blico, prima del 1953, solo nel 1949, proiettare opportunamente un film ste-
alla Mostra del cinema di Venezia, reoscopico hollywoodiano – distribuito
quando, in una saletta appositamente in due copie gemelle da sincronizzare
equipaggiata, viene proiettato il corto- e proiettare simultaneamente, in quan-
metraggio L’Argentario: un documenta- to una destinata all’occhio sinistro e
rio naturalistico sull’omonimo promon- una destinata all’occhio destro dello
torio del grossetano, filmato verosimil- spettatore, munito di occhiali separato-
mente dal fido operatore Armando ri polarizzati – si rendono infatti obbli-
Nannuzzi17. Ma è evidentemente nel- gatori alcuni fondamentali interventi
l’aprile-maggio 1953 che il sistema sull’equipaggiamento tradizionale del-
gode della massima visibilità. Il produt- la sala19: in primo luogo, l’accoppia-
tore americano Victor Pahlen, intenzio- mento, elettrico o meccanico, dei due
nato a servirsene per un film con Hedy proiettori di cabina; in secondo luogo, il
Lamarr, organizza a Roma una proie- montaggio di altrettanti filtri polarizza-
zione riservata agli addetti ai lavori del tori sugli obiettivi della coppia di proiet-
cortometraggio Ritmo in tre, girato con tori; in terzo luogo, infine, la sostituzio-
il sistema Stereocolor, a Cortina, dal ne dello schermo con un modello di
documentarista Guido Guerrasio e ultima generazione, dotato di superfi-
Cristiani incassa l’interesse di cele- cie metallizzata a elevato coefficiente
brità, quali Alexandre Korda e Vittorio di riflessione di luce, tale cioè da com-
De Sica, e avventurieri, come il princi- pensare, con l’aumento di intensità
pe Alfredo Pacelli, con il quale fonda degli archi della lanterna, l’elevato
una compagnia italo-svizzera per lo assorbimento dei filtri (sia degli occhia-
sfruttamento del sistema che non avrà li che dei proiettori). Ma la tecnica ste-
fortuna18. reoscopica a doppia proiezione con
occhiali polarizzati richiede soprattutto
La conversione dell’esercizio di prima maggiori oneri di gestione. L’impiego di
visione due macchine contemporaneamente
La seconda questione che merita in movimento necessita infatti l’opera
attenzione è la risposta dell’esercizio di due proiezionisti che agiscano di
italiano di fronte alle spese di equipag- comune accordo nelle opportune rego-
giamento e ristrutturazione necessarie lazioni di messa a fuoco e di messa a
per la programmazione dei prodotti quadro. Bastano pochi fotogrammi di
hollywoodiani filmati con il Natural fuori sincronismo tra le due immagini,
Vision o con un analogo sistema indivi- una diversa intensità luminosa dei due
duale a lenti polarizzate con proiezione archi, una leggera rotazione o inclina-
doppia. Il perdurare della congiuntura zione dei filtri polarizzati, una diversa
economica favorevole, in vistosa con- messa a quadro o a fuoco dei due
trotendenza rispetto alla cinematogra- proiettori per creare una fastidiosa
fia americana, spinge la parte più soli- stanchezza visiva nello spettatore e
da del settore ad attrezzare rapida- compromettere seriamente l’efficacia
mente il proprio impianto con quanto dello spettacolo.

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La conversione delle sale italiane è gui- guerrieri locali, i colpi di fucile dell’inge-
data dalla programmazione dal citato gnere inglese Bob Hayward (Robert
Bwana Devil e dal meno noto L’uomo Stack), nel caso di Bwana Devil, oppu-
nell’ombra (Man In the Dark, 1953) di re i vasi di fiori cascanti sulla platea, gli
Lew Landers: il primo – incentrato sulle improbabili volatili notturni, le pistole
peripezie di un gruppo di inglesi che, fumanti dei criminali sulle tracce dell’ir-
all’inizio del secolo scorso, insidiati da riconoscibile Steve Rawley (Edmond O’
famelici leoni, costruiscono una ferro- Brian), nel caso dell’Uomo nell’ombra.
via nel Kenya britannico – viene acqui- Come rilevato spesso dalle recensioni
stato e distribuito internazionalmente del tempo20, il debole intreccio dei plot
dalla United Artists; il secondo – incen- di genere pare scarsamente giustifica-
trato sulla riabilitazione di un gangster re gli effetti di rilievo dal punto di vista
di provincia che, dopo aver perso la narrativo, con la conseguenza che gli
memoria in seguito a un’operazione di effetti stessi rischiano di apparire per
chirurgia sperimentale, se la deve lo più irrelati rispetto al dispiegarsi
vedere con i suoi ex-compagni di male- della trama giallo-avventurosa. D’altra
fatte – viene girato e distribuito in tutta parte, è la loro stessa natura di “proto-
fretta dalla Columbia per approfittare tipi” stereoscopici – in quanto primi
quanto prima dell’interesse del pubbli- lungometraggi filmati, rispettivamente,
co per la novità tecnologica in quanto con il sistema Natural Vision di Julian
tale. Si tratta di pellicole che puntano Gunzberg e con il sistema Columbia 3-
tutte le loro carte sullo sfruttamento D di Gerald Rackett21 – a prescriverne
attrazionale degli “effetti di rilievo” con- la funzione di dispositivi (narrativi) di
naturati alla tecnologia stereoscopica. esibizione della tecnologia, in accordo
È sempre il racconto a porsi al servizio a strategie di presentazione dell’inno-
dell’attrazione, siano le zampate delle vazione cinematografica sempre più
fiere selvagge, le minacciose lance dei incentrate sulla visione in anteprima

Arch Oboler

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quale modalità dimostrativa privilegia- gia, parti in causa dello stesso proces-
ta, in luogo delle più tradizionali esposi- so di conversione delle sale che stan-
zioni e fiere di tradizione ottocentesca. no giudicando, meritano attenzione i
La penetrazione del mercato italiano dati relativi agli incassi. Da un lato, i
inizia dalla capitale, in cui vengono pro- proventi della prima ora sembrano
grammati entrambi i film, contempora- smentire il coro di perplessità alzatosi
neamente, a partire dal 29 maggio: dalla critica specializzata, con medie
Bwana Devil al Supercinema; L’uomo giornaliere fino a tre volte superiori a
nell’ombra nelle sale Capitol e quelle di sala. Dall’altro, il consuntivo
Metropolitan22. Ma entro la fine dell’e- di fine stagione dei primi due film ste-
state, tutte le cosiddette “città capozo- reoscopici importati, non eccezionale
na” che compongono il campione di ma neppure catastrofico, con L’uomo
esercizio monitorato in modo sistema- nell’ombra al 47° posto assoluto tra i
tico dall’AGIS vengono raggiunte: a maggiori incassi dell’annata 1952-53
Napoli, Milano, Padova, Firenze e (L. 50.438.000)24, dovrebbe essere
Palermo Bwana Devil e L’uomo nel- valutato alla luce dello scarso valore
l’ombra si programmano alternativa- intrinseco delle stesse pellicole. Senza
mente, nella stessa sala; a Bologna, l’attrazione stereoscopica, il film di
Genova e Torino, come a Roma, si pro- Landers, e, soprattutto, Bwana Devil,
grammano in più sale, allo stesso non avrebbero avuto mercato, nelle
tempo. Tutti gli impianti vengono sale di prima visione, neanche in Italia.
attrezzati da società specializzate ita-
liane, a partire dalle compagnie mila- La produzione stereoscopica italiana
nesi Fedi e Compagnia Commerciale di La terza questione che merita attenzio-
Cinematografia (CCC), che sulla rivista ne è la risposta delle case produttrici
corporativa del settore, «Il Bollettino italiane alla campagna di stampa che,
dello Spettacolo», non mancano di dalle riviste di critica cinematografica
rivendicare il merito delle prime instal- («Bianco e Nero», «Cinema», «Cinema
lazioni e dei (presunti) clamorosi suc- Nuovo», «Filmcritica», «Rassegna del
cessi: la CCC, che ha equipaggiato il film», «Rivista del cinema italiano»,
cinema Capitol di Milano e il cinema «Rivista del Cinematografo») ai periodi-
Odeon di Firenze, si dichiara orgoglio- ci di economia e industria («Araldo
sa che le «installazioni munite di proiet- dello spettacolo», «Bollettino dello
tori freddi Suprexidro e di schermi tran- spettacolo», «Cinespettacolo»), dalle
sonori Westone abbiano perfettamen- riviste di tecnica cinematografica
te risposto alla aspettativa generale»; («A.I.C.», «Cine Tecnica», «Rivista italia-
la ditta Fedi, che ha rinnovato il cinema na di cinematografia, elettroacustica,
Vittoria di Torino, con schermo Walker televisione», «Ferrania») ai periodici
e macchine Fedi X e Fedi VIII, afferma popolari a grande diffusione («Holly-
di aver contribuito nientemeno che alla wood», «Epoca», «Oggi»), descrive in
«proiezione stereoscopica più riuscita tempo reale l’evolversi dello scenario
in assoluto»23. Ma più che i proclami internazionale e l’andamento fluttuan-
trionfalistici delle aziende di tecnolo- te delle “azioni” della terza dimensio-

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ne. L’interesse della pubblicistica distributori cinematografici italiani, tro-


nazionale per le dinamiche di ordine vano un ascoltatore privilegiato nel gio-
tecnologico, economico, estetico, non- vane e brillante produttore della Lux,
ché di costume, legate alla diffusione Dino De Laurentiis. L’ambizioso tycoon
del cinema stereoscopico è molto alto di Torre Annunziata, recatosi personal-
ed esegeti più o meno raffinati fanno mente negli Sati Uniti nel corso del feb-
paragoni forti con il passato, a partire braio 1953 per toccare con mano la
dal ricorrente confronto con il travaglia- rivoluzione industriale che sta travol-
to passaggio dal cinema muto al cine- gendo lo studio system, è tra i primi a
ma sonoro. Il discorso appare forte- capire che l’investimento nelle nuove
mente polarizzato tra “apocalittici” e tecniche di ripresa e proiezione, in un
“integrati”. Da un lato, quando non si continente ancora largamente sprovvi-
annunciano drammatici pensionamen- sto di apparecchi televisivi, può essere
ti di attori e attrici inadatti alla stereo- funzionale a proteggere quote signifi-
scopia perché, rispettivamente, troppo cative di mercato interno dal prodotto
anziani o troppo formose, si lamenta americano e a vendere meglio il pro-
l’inevitabile impoverimento del linguag- dotto italiano all’estero. La sua strate-
gio cinematografico e la contrazione gia è un misto di pragmatismo italico e
del vocabolario registico tradizionale. grandeur hollywoodiana26. In primo
Dall’altro, quando non si celebrano luogo, commissiona al direttore dei
acriticamente le nuove tecniche di suoi stabilimenti romani, l’ingegnere
ripresa e proiezioni stereoscopica Paolo Uccello, già capo dei servizi tec-
secondo le mitologie popolari del nici del Centro Sperimentale e degli
“genio” e dell’“invenzione meraviglio- stabilimenti di doppiaggio della Fono-
sa”, si auspica che l’industria naziona- Roma, la messa a punto di un sistema
le non si faccia trovare impreparata e di ripresa analogo al Natural Vision,
avvii quanto prima la conversione delle dunque compatibile con gli impianti di
proprie strutture. L’«Araldo dello spet- proiezione già convertiti oltreoceano e
tacolo», in particolare, attraverso una in corso di conversione in Europa, ma
serie di animati editoriali, prospetta a sufficientemente diverso da non paga-
più riprese, fin dal settembre 1952 e, re alcun diritto di sfruttamento27. In
in modo sempre più insistente, a parti- secondo luogo, affida a una piccola
re dal 1953, l’impegno delle case di casa di produzione controllata, la Rosa
produzione italiane, affinché superino Film, formalmente intestata al marche-
le divisioni intestine e la concorrenza se Altoviti, una produzione a medio
reciproca e facciano quadrato attorno costo, inizialmente intitolata Totò 3D e
a una nuova tecnologia stereoscopica successivamente distribuita come Il
italiana, con la quale tenere testa ai più comico spettacolo del mondo, evi-
brevetti stranieri e avviare al più presto dentemente con Totò nella parte prin-
la produzione nazionale25. cipale, per sperimentare il sistema e
I campanelli di allarme suonati dalla incoraggiare gli stabilimenti di postpro-
rivista corporativa dell’ANICA, l’asso- duzione italiani a equipaggiarsi oppor-
ciazione nazionale dei produttori e tunamente per la lavorazione stereo-

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scopica. In terzo luogo, infine, “conge- interesse agli occhi di uno storico della
la” la produzione del blockbuster a cui tecnica cinematografica28. Da un lato,
sta lavorando con Ponti alla Lux, un i numerosi effetti di rilievo del film,
film con attori e tecnici internazionali adoperati perlopiù in sequenze perfor-
ispirato all’Odissea omerica, nella spe- mative che si rivolgono esplicitamente
ranza che la sperimentazione su Totò, allo spettatore, trovano piena giustifi-
già felicemente impiegato per sondare cazione nel tradizionale escamotage
la percorribilità di Ferraniacolor e dello spettacolo (il circo) nello spetta-
Gevacolor in, rispettivamente, Totò a colo (il film). Alla maniera dei canti e
colori (Steno, 1952) e L’uomo la bestia balli di un tradizionale backstage musi-
e la virtù (Steno, 1953), possa convin- cal, la retorica attrazionale dei numeri
cere i dirigenti della casa di produzione di acrobati, attrezzisti, pagliacci e
di Gualino dell’opportunità di usare la domatori di animali, pur esaltata e
stereoscopia anche per un prodotto di come massimizzata dalla stereosco-
grande impegno, destinato al mercato pia, non incrina il processo di finziona-
estero. lizzazione perché motivata diegetica-
I problemi di varia natura subentrati mente. Dall’altro, la complementare
presso i laboratori di sviluppo e stam- esibizione dello spazio di ricezione
pa dei fratelli Catalucci durante la post- lavora all’alfabetizzazione e alla sensi-
produzione de Il più comico spettacolo bilizzazione tecnologica dello spettato-
del mondo ritardano oltremodo l’uscita re. Il prologo pedagogico del film, volto
del film e compromettono parte dell’o- a illustrare sperimentalmente il mecca-
perazione; alla stereoscopia viene con- nismo della stereoscopia con lanci e
cessa una seconda possibilità, ma non lazzi vari, arriva a mostrare alcuni spet-
per filmare il kolossal omerico, girato tatori muniti di occhialini polarizzati in
da Mario Camerini in un più rassicu- un interessante controcampo meta-
rante Technicolor, quanto un nuovo cinematografico. E gli stessi numeri cir-
adattamento della verghiana Cavalle- censi alternano strategicamente le
ria rusticana (Carmine Gallone, 1953), inquadrature degli artisti alle inquadra-
che in 3-D non verrà però mai proietta- ture del pubblico, che, di quello in sala,
to. Tuttavia Il più comico spettacolo del è evidentemente proiezione simbolica.
mondo – una parodia del kolossal di
Cecil B. De Mille Il più grande spettaco- Conclusioni
lo del mondo (The Greatest Show on In quanto paese fortemente connesso
Earth, 1953) piuttosto aderente all’ori- alla cinematografia americana, anche
ginale, in cui sotto il tendone dei Togni, l’Italia dei primi anni Cinquanta vive
che prende il posto del mitico Barnum direttamente quello che viene comune-
& Bailey Circus, Totò (Tottons), Marc mente considerato il primo grande ten-
Lawrence (Marc) e Alberto Sorrentino tativo della tecnologia stereoscopica
(Bastian) fanno il verso, rispettivamen- hollywoodiana di affermarsi come
te, a James Stewart (Buttons), Charlton standard internazionale di produzione
Heston (Brad Braden) e Cornel Wilde ed esibizione. Le prime notizie circo-
(Sebastian) – resta un film di grande lanti in Italia a proposito della rivoluzio-

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falmente la conversione dell’esercizio


internazionale alla proiezione anamor-
fica nel corso del 1954 e a sancire la
definitiva superiorità del formato pano-
ramico sulla stereoscopia29. Tra l’una
e l’altra, tra la presentazione nazionale
del Natural Vision e quella del Cine-
maScope, l’industria cinematografia
italiana sonda la disponibilità di tecno-
logia nazionale affidabile, promuoven-
do agli onori della cronaca le vie nazio-
nali alla stereoscopia dei Betti, di
Bartorelli, di Cristiani; avvia la conver-
sione delle proprie strutture industriali,
dalle sale più solide dei maggiori capo-
luoghi di provincia agli stabilimenti di
post-produzione della capitale, per il
tramite della dinamica piccola impresa
specializzata; si apre alla produzione
stereoscopica straniera, importando,
in versione tridimensionale, oltre a
Bwana Devil e a L’uomo nell’ombra,
anche Sangaree (Id., Edward Ludwig,
1953) e il celebre La maschera di cera
(House of Wax, André De Toth, 1953);
mette in lavorazione prodotti stereo-
scopici autoctoni di un certo interesse,
non solo a cortometraggio, come Il più
ne in atto oltreoceano risalgono al set- grande spettacolo del mondo e
tembre 1952, ma il periodo nel quale Cavalleria rusticana.
possiamo più propriamente circoscri- La rapida dismissione della stereosco-
vere la febbre tridimensionale naziona- pia come soluzione percorribile su
le degli anni Cinquanta è compreso tra grande scala – tradizionalmente impu-
il maggio e il novembre del 1953, ovve- tata all’avversione del pubblico per la
ro tra la prima proiezione pubblica di combinazione di proiezioni di scarsa
Bwana Devil e quella di La tunica (The qualità, occhiali fastidiosi, pellicole
Robe, Henry Koster). Del primo si è dozzinali e aumenti indiscriminati del
detto. Il secondo non ha invece biso- prezzo di biglietto – interrompe al suo
gno di presentazione, in quanto cele- nascere il processo di “addomestica-
berrimo e celebrato primo lungome- mento” della tecnologia. Il periodo che
traggio hollywoodiano filmato con il abbiamo descritto è pienamente ascri-
CinemaScope della 20th Century Fox; vibile al paradigma dell’eccezione tec-
film-prototipo destinato a guidare trion- nologica teorizzato da André Gau-

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dreault a proposito dei dispositivi cine- macchina-cinema e la propria sedu-
matografici delle origini e proficuamen- cente performatività; all’eccezionale
te applicabile all’introduzione delle capacità di richiamo spettatoriale delle
maggiori tecnologie del secolo passa- nuove tecnologie, indipendentemente
to30. Il concetto di “paradigma”, da dal valore assoluto dei film che ne
preferirsi a “fase”, “periodo o “ciclo”, fanno uso; all’anomalo interesse susci-
rimanda al momento forte di una dia- tato dalla stereoscopia nella stampa
cronia senza per questo implicare la generalista. Questa dominanza del
rigidità di una successione lineare che “dispositivo”, nella ricerca, nel lavoro
espone il ricercatore ai molteplici tra- dei registi, nella percezione degli spet-
bocchetti della teleologia. Il concetto di tatori, nel discorso pubblico, lungi dal-
“eccezione tecnologica”, nello specifi- l’essere una specificità della stereo-
co della storia e teoria della tecnica, scopia o un limite intrinseco alla sua
rimanda alla momentanea quanto diffusione, in quanto tecnologia costi-
eccezionale capacità di catalizzazione tuzionalmente “attrazionale” e spro-
socioculturale della tecnologia in quan- porzionalmente “invasiva”, è solo il
to tale. Nello specifico, si pensi all’im- portato di una fase iniziale del proces-
provvisa emersione della ricerca ste- so di adozione industriale di una nuova
reoscopica italiana e allo scontro tra tecnologia della rappresentazione, pre-
prototipi per il raggiungimento del mer- ludio a quella sperimentazione esten-
cato; alla logica di ripresa della prima siva che può portare alla sua più o
produzione stereoscopica, funzionale meno definitiva normalizzazione.
a mettere in scena prima di tutto la

Appendice

Segue l’elenco cronologico delle domande italiane di concessione di brevetto per


invenzioni, riconducibili all’applicazione della stereoscopia al cinema, relative al
periodo compreso tra il 1946 e il 1953. La ricerca è stata effettuata esaminan-
do sistematicamente la pubblicazione specializzata «Bollettino dei brevetti per
invenzioni, modelli e marchi», in ordine alla classe «Industrie e arti grafiche». Per
ogni domanda di concessione si riportano i seguenti dati: titolare del brevetto,
descrizione del brevetto, data di domanda, data di concessione, numero identi-
ficativo. Il numero identificativo di ciascun brevetto permette la consultazione
dello stesso, presso il fondo brevetti dell’Archivio Centrale dello Stato. Al momen-
to è possibili consultare i fascicoli di invenzioni relative al periodo 1855-196231.

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Note
1. Guerra fredda al 3-D, «Cinespettacolo», n. 35, 29 agosto 1953, p. 1.
2. Per un primo orientamento, rimando al recente numero monografico di «Film History» (vol.
16, n. 3, summer 2004), dedicato al cinema tridimensionale degli anni Cinquanta, a cura
di John Belton.
3. Per il concetto di sistema di media, cfr.: Peppino Ortoleva, Mediastoria, Il Saggiatore,
Milano 2002, pp. 24-53.
4. Per uno studio documentato circa la penetrazione dei formati panoramici in Italia, riman-
do al mio: F. Vitella, Una questione di standard. Il passaggio dall’Academy ai formati pano-
ramici, in: Luca Mazzei, Id., Geometrie dello sguardo. Contributi allo studio dei formati nel
cinema italiano, Carocci, Roma 2007, pp. 65-130.
5. Per il ruolo della stampa specializzata come fonte per la ricerca storiografica di tipo tecni-
co-tecnologico, cfr.: Silvio Alovisio, Le riviste del muto italiano: una fonte per la ricerca tec-
nologica?, «Bianco e Nero», n. 549, febbraio 2004, pp. 31-46.
6. La ricerca sugli anni Cinquanta è stata avviata da Adriano Aprà, Lo stato della tecnica:
dalla pellicola al film, dal film alla sala, in: Sandro Bernardi (a cura di), Storia del cinema
italiano (1954-1959), vol. IX, Edizioni di Bianco & Nero-Marsilio, Roma-Venezia 2004, pp.
487-514; da integrare, nella sezione «Documenti», con Id., La tecnica: colore, formati e
lavorazioni, pp. 633-647.
7. Cfr.: Paola Valentini, Tra fotografia e cinema: la tridimensionalità in Italia negli anni Trenta,
in: Leonardo Quaresima, Deads Ends/Impasses, «Cinema & Cie», n. 2, 2003, pp. 61-81.
Per lo studio dei brevetti cinematografici, cfr.: Riccardo Redi, I brevetti cinematografici ita-
liani: un’introduzione, in: Alberto Friedemann, Chiara Chiaranti (a cura di), Dizionario dei
brevetti di cinema e fotografia rilasciati in Italia, 1894-1945, Fert, Torino 2006, pp. 13-17.
8. Cfr. l’appendice del presente saggio.
9. Per una introduzione alle problematiche tecnologiche della stereoscopia cinematografica,
cfr.: Paolo Uccello, Cinema. Tecnica e Linguaggio, San Paolo, Milano 1997.
10. Come quelle, per esempio, di Roger Manwell («Cinema») e Giorgio N. Fenin («Cinema
Nuovo»), rispettivamente, dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Ricordo la precedenza delle
proiezioni stereoscopiche del Festival of Britain del 1951 rispetto alle produzioni america-
ne, sia indipendenti, che hollywoodiane (cfr.: Keith M. Johnston, Now Is the Time [to Put on
Your Glasses]: 3-D Film Exhibition in Britain, 1951-55, «Film History», vol. 23, n. 1, 2011,
pp. 93-103).
11. Cfr., in particolare: Nicola Orsini, La battaglia della terza dimensione, «Epoca», n. 137, 17
maggio 1953, pp. 34-37.
12. Risultano depositati tre brevetti con titolarità Alberto Betti, Roma. Brevetto n. 490618:
Sistema ed apparato per la visione stereoscopica collettiva di stereogrammi proiettati,
fissi od animati senza l’ausilio di separatori oculari meccanici od ottici (deposito
19/11/1951, concessione 13/2/1954; cfr.: «Bollettino dei brevetti per invenzioni, model-
li e marchi», n. 3-4, febbraio 1954, p. 448). Brevetto n. 497943: Sistema ed apparato per
la visione stereoscopica collettiva, cit., completivo del precedente (deposito 16/12/1952,
concessione 27/9/1954; cfr.: «Bollettino dei brevetti per invenzioni, modelli e marchi», n.
17-18, settembre 1954, p. 3048). Brevetto n. 504556: Apparecchiatura a selettore stati-
co per la visione stereoscopica collettiva di proiezioni stereoscopiche (deposito
28/04/1953, concessione 13/12/1954; cfr.: «Bollettino dei brevetti per invenzioni,
modelli e marchi», n. 23-24, dicembre 1954, p. 4393).
13. Per un profilo di Ugo Bartorelli, cfr.: Attilio Selvini, A cento anni dalla nascita di Ugo
Bartorelli, «SIFET. Bollettino della Società Italiana di Fotogrammetria e Topografia», n. 2,
aprile-giugno 2008, pp. 125-129. Al momento non è stato possibile risalire alla domanda
di concessione.
14. Cfr. A Firenze un nuovo 3-D, «Araldo dello Spettacolo», n. 50, 3 aprile 1953, p. 3.
15. Per una esauriente descrizione del sistema, cfr.: Federico Pierotti, Il bel colore in cinema-
tografia. Breve storia del sistema Cristiani-Mascarini, «Arte Musica Spettacolo. Annali del
Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo», Cadmo, Firenze 2005, pp. 153-182.
Lo Stereocolor viene saltuariamente presentato come Colorama (cfr.: “3D” in Italia,
«Cinematografia ITA», n. 4, aprile-maggio 1953, p. 45).
16. Brevetto n. 409506: Dispositivo per cinematografia a colori quadricromica stereoscopica
per sintesi additiva (deposito 3/7/1943, concessione 20/2/1945; cfr.: «Bollettino dei bre-

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vetti per invenzioni, modelli e marchi», n. 7, 1947, fascicolo unico, p. 108). Brevetto n.
457302: Dispositivo per cinematografia a colori quadricromica stereoscopica per sintesi
additiva, completivo del precedente (deposito 16/10/1948, concessione 15/5/1950; cfr.:
«Bollettino dei brevetti per invenzioni, modelli e marchi», n. 9-10, maggio 1950, p. 451).
Brevetto n. 458634: Occhiali polarizzati utilizzabili anche per la visione stereoscopica di
proiezioni anaglifiche (deposito 14/11/1949, concessione 25/7/1950; cfr.: «Bollettino
dei brevetti per invenzioni, modelli e marchi», n. 13-14, luglio 1950, p. 621).
17. Cfr.: Giorgio Nannini, Cortometraggi italiani a colori presentati a Venezia, «Araldo dello
Spettacolo», n. 74, 6-7 settembre 1949, p. 6.
18. Cfr. “3-D” in Italia, «Araldo dello Spettacolo», n. 50, 3 aprile 1953, p. 3.
19. Quanto segue è una rielaborazione di Paolo Uccello, Cinematografia 3-D, «Cinespettacolo»,
n. 25-26, 20-27 giugno 1954, pp. 21-22.
20. Cfr., per esempio: Angelo Solmi, Giunti in Italia i primi film 3D, «Epoca», n. 24, 11 giugno
1953, p. 39 e f.d.g. [Fernaldo Di Giammatteo], Due film tridimensionali, «Rassegna del
film», n. 16, luglio-agosto 1953, p. 33.
21. Cfr.: Ray Zone, A Window On Space: Dual-Band 3-D Cameras of the 1950s, «Film History»,
vol. 16, 3, summer 2004, pp. 216-228. In particolare, sul Natural Vision, cfr.: Julian
Gunzberg, The Story of Natural Vision, «American Cinematographer», vol. 34, 11,
November 1953, p. 553.
22. Cfr. le schede di presentazione commerciale di entrambi i film agli esercenti italiani, su:
«Araldo dello Spettacolo», n. 109, 1-3 agosto 1953, p. 8.
23. Cfr.: «Bollettino dello Spettacolo», n. 171, 31 maggio 1953, p. 4 e n. 174, 14 luglio 1953,
p. 2.
24. Cfr.: Potere di assorbimento delle città capozona, «Cinespettacolo», n. 32-33, 18 settem-
bre 1954, pp. 3-4.
25. Si vedano, in quanto particolarmente rappresentativi: Il problema della “Terza dimensio-
ne” è all’ordine del giorno, «Araldo dello Spettacolo», n. 6, 15 gennaio 1953, p. 6; Si acce-
lera la corsa al film stereoscopico, «Araldo dello Spettacolo», n. 10, 21 gennaio 1953; Non
starsene alla finestra, «Araldo dello Spettacolo», n. 26, 16-18 febbraio 1953, p. 1.
26. Cfr. Lunga e difficile la nostra “Odissea”, «Festival», n. 13, 28 marzo 1953, p. 26.
27. È lo stesso Paolo Uccello a rivelare il proprio coinvolgimento nell’operazione: «Il sistema
prese il nome di Podelvision e fu realizzato negli stabilimenti cinematografici Ponti-De
Laurentiis della Vasca Navale con due impianti di presa realizzati dall’autore di queste
note» (Id., Cinema. Tecnica e linguaggio, cit., p. 416). Per una fonte d’epoca, si veda:
Notiziario 3D, «Bollettino dello Spettacolo», n. 167, 15 aprile 1953, p. 3.
28. Una mia prima sistemazione della materia si trova in: F. Vitella, Totò a tre dimensioni. Il più
comico spettacolo del mondo (Mattoli, 1953) e la stereoscopia degli anni Cinquanta,
«Bianco e Nero», n. 571, settembre-dicembre 2011, pp. 39-49. Per una recente lettura del
film, rimando invece all’ottimo Alberto Anile, I film di Totò (1946-1967), Le Mani, Genova
1998, pp. 164-171, oltre al suo saggio pubblicato in queste pagine.
29. Per il caso italiano, cfr.: F. Vitella, Per lo schermo panoramico: il CinemaScope e l’esercizio
italiano (1953-1955), «Bianco e Nero», n. 549, maggio-agosto 2004, pp. 83-95.
30. Cfr.: André Gaudreault, Il ritorno del pendolo, ovvero storia di un ritorno in forza… della
Storia, in: Gian Piero Brunetta (a cura di), Storia del cinema mondiale, vol. 4, Einaudi,
Torino 2001, pp. 121-144.
31. Cfr.: Anna Pia Bidolli, Invenzioni e attività brevettuale: un percorso di ricerca nelle carte
dell’Archivio Centrale dello Stato, in: Gli archivi della storia, della scienza e della tecnica,
Atti del convegno internazionale, Desenzano del Garda, 4-8 giugno 1991, Ministero per i
Beni culturali e ambientali – Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma 1955, pp. 584-
606.

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