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IL CINEMA MUTO

Il cinema muto è il periodo cinematografico riconducibile al periodo antecedente l'avvento del sonoro,
vale a dire dal 1895 fino al 1927, anno in cui venne distribuito il primo film sonoro, Il cantante di jazz. Il
completo e definitivo passaggio al sonoro, tuttavia, non avvenne prima del 1930.

Il teatro fu il luogo deputato alla proiezione del film muto, non necessitando altro che un semplice
schermo piuttosto che di apparecchiature tecnologiche. Era usanza accompagnare la proiezione con
spiegazioni chiarificatrici delle scene proiettate, lettura delle didascalie da parte di un commentatore,
aggiungere commenti scritti. Fu però subito evidente quanto la musica fosse la componente essenziale
dell'immagine, rafforzandone, anticipandone, predisponendo emozionalmente lo spettatore alla scena
proiettata.

sono considerati Auguste e Louis Lumière, che brevettarono il loro strumento il 13 febbraio 1895; la
prima pellicola venne da loro girata il 19 marzo 1895; il film era L'uscita dalle officine Lumière (La sortie
des usines Lumière).

Le origini del cinema muto risalgono al 1887, durante il periodo sperimentale del "cinema delle
attrazioni", con i primi cortometraggi dei fratelli Auguste e Louis Lumière, come L'innaffiatore innaffiato,
L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat e La partita a carte, del 1895. Questo fenomeno di
rappresentare alcune scene di vita quotidiana, si diffuse rapidamente dalla Francia in Inghilterra, Italia,
Russia e India. Venivano riprese scene naturali, movimenti di macchinari, persone d'alto rilievo come
politici o rappresentati religiosi, incluso il Papa, o sovrani.

La tecnica di recitazione necessitava di enfasi mimica, esagerando l'espressività facciale e l'azione


corporea affinché giungesse al pubblico il messaggio emozionale inteso dal regista. Oggi potrebbe
risultare esagerata, a volte grossolana, ma il valore dei grandi interpreti è racchiuso nell'essenzialità del
gesto, nella pantomima, nella capacità di trasmettere, nell'istante del gesto, l'intensità dell'emozione. Per
di più oggi sempre più raramente ci è dato di poter visionare sul grande schermo queste produzioni, che
per poter essere apprezzate nella loro grandezza e sfumature necessiterebbero di questa collocazione e
di un pubblico con cui condividerle. N

La velocità di scorrimento della pellicola era molto più lenta di oggi (16 o 20 fotogrammi al secondo del
film muto, contro i 24 del sonoro). Questa particolarità fa sì che vedendo oggi i film muti in televisione
(che in Europa riproduce 25 fotogrammi al secondo) i movimenti sembrino accelerati e innaturali.

La durata del film era misurata in rulli o bobine, dove era fisicamente contenuta e avvolta la pellicola,
ogni rullo poteva contenerne circa 600 piedi per circa 7 minuti di proiezione.

Tra più restii a lasciare il cinema muto fu Charlie Chaplin che arrivò solo al sonoro con Il grande dittatore
nel 1939, comunque negli anni '30 alcune celebri pellicole di alcuni importanti registi sono ancora mute
pur essendo nell'epoca del sonoro e il cinema muto inoltre rimase fino ad almeno metà anni trenta in
Estremo Oriente, soprattutto in Cina e Giappone,
Il periodo del cinema muto a Hollywood è una fase della storia del cinema che va grossomodo dal 1919
al 1929 e termina con il rinnovamento dovuto all'introduzione del cinema sonoro. In questo periodo
venne messo a frutto e elaborato ulteriormente il linguaggio del montaggio narrativo, messo a punto nel
1914 da David Wark Griffith. Protagonisti di questo periodo furono i grandi comici, primi fra tutti Charlie
Chaplin e Buster Keaton, ma vi fu almeno un grande maestro nel genere drammatico, Erich von
Stroheim. Il modello narrativo di Hollywood si impose poi sul piano commerciale mondiale.

Il sonoro, inoltre, in quanto ha reso più compiuti gli effetti realistici del racconto cinematografico, viene
considerato da molti autori uno dei fattori essenziali dello sviluppo del fantastico e della fantascienza.

L'AVVENTO DEL SONORO

fino agli anni ’20, i film oltre ad essere muti (quindi non parlati, ma con didascalie) non avevano una
colonna sonora. O meglio, l’accompagnamento musicale veniva fatto da una piccola orchestra che
suonava dal vivo, in sala.

Ma il cambiamento era dietro l’angolo. Sin dai primi anni del ‘900 iniziò la battaglia dei brevetti per
introdurre il sonoro nel cinema. I primi inventori a creare dei sistemi funzionanti furono un italiano,
Giovanni Rappazzo (a cui la Fox rubò il brevetto) e il francese Eugène Augustin Lauste.

L’invenzione del secondo ebbe più successo, e permetteva di sincronizzare sonoro e immagini grazie a un
sistema ottico. Gli bastò includere sulla pellicola, accanto alle immagini, un ristretto fascio di luce,
indispensabile per registrare il suono direttamente sulla striscia.

Quindi, da quel momento in poi, fu possibile mostrare in sala film con accompagnamento musicale e
rumori inclusi nella pellicola, senza bisogno di qualcuno che suonasse dal vivo.

Ma mentre Il cantante di Jazz viene considerato il primo film sonoro, c’è da sottolineare che il primo film
interamente parlato arrivò l’anno successivo: Lights of New York (Bryan Foy).

L’avvento del sonoro ha determinato numerosi cambiamenti all’interno dell’industria cinematografica.


Dal punto di vista tecnico, per esempio, è stato necessario ridurre il rumore della macchina da presa e
delle luci, e scegliere una velocità standard di 24 fps.

Ma, al di là degli aspetti tecnici, il sonoro ha determinato un cambiamento radicale soprattutto per gli
attori, che ormai dovevano essere sia fotogenici che fonogenici.

Nel cinema muto, gli attori dovevano veicolare delle informazioni senza voce, per questo, la mimica
facciale, i gesti e i movimenti del corpo erano molto importanti. Potremmo dire che la parola chiave era
l’esagerazione.
Le espressioni del volto dovevano essere immediatamente riconoscibili dal pubblico e quindi era
fondamentale che fossero molto teatrali. Inoltre, per accentuarle e far focalizzare su di esse l’attenzione
del pubblico, era solito truccare gli attori, dando risalto agli occhi e alle labbra.

Viale del Tramonto – Norma Desmond scende la scalinata.

Norma Desmond è un’ex-diva del cinema muto che vive nella costante illusione di poter tornare a fare
cinema. Si trova isolata dal mondo, in un palazzo fatiscente ormai in rovina, pieno di foto ricordo della
sua carriera.

Nella scena proposta, il suo palazzo è pieno di giornalisti e operatori per via del ritrovamento di un corpo
nella piscina. Lei, mentalmente instabile, appena apprende la presenza di telecamere crede debba girare
la scena di un film di De Mille.

sonoro

Una volta truccata e travestita per la parte, scende la scalinata del salone. Si può notare la differenza di
portamento tra Norma e i giornalisti che hanno invaso casa sua. Il mento è alto e le conferisce un tono
solenne, permettendo al viso di essere completamente illuminato. Gli occhi sono spalancati e continua a
muovere le mani in modo teatrale attorno al volto.

Dopo un breve discorso di ringraziamento, in cui emerge ancora una volta la totale illusione in cui vive la
donna e la sua incapacità di accettare il cambiamento, la sequenza si chiude con il suo primo piano.

Inoltre, nel cinema muto, le inquadrature tendevano ad essere molto fisse e il raccordo tra campo e
controcampo era molto importante. Non si potevano permettere, per esempio, di far parlare qualcuno
senza aver ripreso l’attore nell’atto di parlare. Altrimenti sarebbe stato impossibile per il pubblico capire
chi pronunciava le parole.

Con l’avvento del sonoro, tutte queste accortezze artificiose non erano più necessarie. Per esempio, gli
attori potevano muovere la labbra normalmente, senza scandire perfettamente le parole. In sintesi, la
fonte del suono non doveva essere per forza presente sulla scena, ma poteva essere fuori campo, non
visibile.

Le vittime del sonoro


Non tutti gli attori furono in grado di sostenere il cambiamento e di cavalcare l’onda del sonoro. Molte
star del cinema muto furono licenziate dalle case cinematografiche perché non abbastanza fonogeniche.
Oppure, altre furono costrette ad abbandonare gli studios, per via della drastica riduzione di stipendio.

Per capire possiamo prendere come riferimento il genere più in voga del cinema muto: la slapstick
comedy. Le due star più importanti, associate a questo genere, negli anni ’10 erano Charlie Chaplin e
Buster Keaton. I loro film erano caratterizzati da gag fisiche divertenti, ma il loro successo durante
l’avvento del sonoro prese strade completamente diverse.

Al contrario, Buster Keaton non fu così fortunato. Era soprannominato The Great Stone Face, perché il
suo volto restava inespressivo anche nelle situazioni più disparate. La sua comicità puntava molto
sull’acrobazia e la fisicità, e per questa ragione non ha mai voluto uno stuntman. Inoltre, i suoi
lungometraggi non avevano una caratterizzazione sociale, ma preferiva introdurre l’elemento meta-
cinematografico e surreale (un esempio lampante è il film Il Cameraman).

La sua rovina fu firmare il contratto con la MGM, perché limitarono drasticamente la sua libertà creativa
proprio durante l’arrivo del sonoro. Keaton era interessato alla nuova tecnologia e volonteroso di
sfruttarla nei suoi film, ma le restrizioni della MGM lo demoralizzarono al punto tale che fu licenziato
(nonostante gli ultimi film sonori in cui aveva recitato erano stati un successo, per esempio Viva la birra).

Un altro comico, la cui carriera è stata intralciata dal sonoro, è Hank Mann (morto esattamente 48 anni
fa). Ha collaborato svariate volte con Chaplin, e viene considerato come l’ideatore dei Keystone Cops,
ovvero il gruppo di poliziotti maldestri, ricorrente nei film comici del cinema muto. (Il termine è entrato
anche nell’uso comunque della lingua inglese per identificare un gruppo di persone che commette errori
grossolani).

Anche Mann con l’avvento del sono e il superamento del genere slapstick dovette reinventarsi e
accettare svariati ruoli come semplice comparsa.

“People are tired of old actor mugging at the camera to be understood. Out with the old, in with the
new. Make way for the young! That’s life!” (The Artist)
sonoro

The Artist (2011, Michel Hazanavicius)

La novità cambia il sistema

L’abbandono della formula del cinema muto è stato inizialmente visto come uno sbaglio, perché negli
anni ’20 aveva raggiunto il suo apice qualitativo. Infatti, molti registi e attori del tempo sarebbero stati
d’accordo con l’ex-diva Norma Desmond di Viale del Tramonto, quando attacca il mondo cinematografico
dicendo:

“Io sono sempre grande. È il cinema che è diventato piccolo. […] È finito, distrutto. Un tempo, col nostro
mestiere, gli occhi di tutto il mondo erano stregati da noi. Ma non era sufficiente per loro, oh no!,
dovevano impadronirsi anche degli orecchi. Allora aprirono le loro bocche bestiali e vomitarono parole,
parole, parole…”

Chaplin stesso, per esempio aveva affermato che “L’essenza del cinematografo è il silenzio” e Alfred
Hitchcock invece credeva che “I film muti erano la forma più pura del cinema”.

In ogni modo, le innovazioni tecniche degli anni ’30, possono essere considerate solo la punta di quella
che è stata una vera e propria rivoluzione del sistema. Il cinema, infatti, ne è stato scosso fino alle
fondamenta.

Cambia il numero di case di produzione, il sistema economico da loro utilizzato, e la loro organizzazione.
Nasce quindi lo studio system, chiamato anche il sistema dei generi e delle star.

Le MPPDA rendono più rigido il loro sistema di censura e di conseguenza cambiano anche i generi di
successo. Se negli anni venti si prediligevano la slapstick comedy, il western, i film di cappa e spada e gli
horror, negli anni 30′ se ne aggiungo di nuovi e se ne abbandonano anche alcuni. Il musical, i film noir, i
gangster movie, il cinema sociale e la commedia romantica acquisiscono successo.

Nonostante la necessità di un periodo di assestamento dal punto di vista tecnico, in pochi anni vengono
prodotte nuovamente pellicole che superano, dal punto di vista estetico, le migliori del cinema muto.
Basti pensare a Quarto Potere (1941, Orson Welles), Scandalo a Filadelfia (1940, George Cukor), Cappello
a cilindro (1935, Mark Sandrich), Scarface (1932, Howard Hawks) e moltissimi altri.
Non rimane che apprezzare la mente di coloro che hanno portato alla luce un’invenzione come quella
del sonoro, e soprattutto, non dimenticare le grandi opere del muto che hanno segnato la storia del
cinema per sempre.

Come si può notare dai suoi film, per esempio Il pellegrino e Il circo, Chaplin lavorava molto dal punto di
vista espressivo e per questo, gli occhi erano marcati di nero. Ciò che ha determinato il suo successo, è
stata la creazione di un vero e proprio personaggio, un alter-ego di sé stesso, riconoscibile in ogni film
per i suoi tratti distintivi. Si tratta di Charlot, il vagabondo dal vezzo di un gentleman decaduto. Vestito
con un completo da aristocratico tutto sgualcito, con la giacca troppo stretta, i pantaloni e le scarpe
troppo larghe e il bastone. Però in realtà è anche un borghese, come si può capire dalla sua bombetta e
dal fatto che sopravvive di piccoli espedienti.

Il suoi film, inoltre, hanno un profondo legame con il contesto sociale, e questa caratteristica gli ha
permesso di rimanere in voga anche durante l’arrivo del sonoro. (Tempi moderni, Il grande dittatore)

Per gran parte della sua esistenza il cinema si servì solo delle immagini: era muto. A volte in sala, nei
primi anni, vi era un imbonitore che chiariva la trama, e molto spesso un pianoforte o addirittura
un'intera orchestra accompagnavano le proiezioni, ma certo non era la stessa cosa del cinema sonoro.

Il cinema muto, dovendo fare a meno della musica sincronizzata, dei rumori e dei dialoghi, era portato
ad enfatizzare sentimenti e situazioni con gesti, mimica e movimenti che oggi paiono esagerati. Le
didascalie erano del tutto insufficienti a dar conto del parlato, e dunque le sceneggiature erano basate
sostanzialmente sull'azione, con gravi difficoltà a descrivere le psicologie dei personaggi e l'intreccio degli
eventi in maniera approfondita. L'assenza di rumori obbligava poi a girare piani e dettagli che dovevano
"far immaginare" il suono che si stava producendo. Nonostante ciò, il linguaggio cinematografico si
sviluppò pienamente lo stesso, con soluzioni che a volte, proprio nello sforzo di dar conto di ciò che non
si poteva sentire, erano estremamente ricche ed ingegnose.

In questa sezione si trovano alcune pagine che descrivono i momenti più significativi di questa parte
della storia del cinema.

- I precursori. Il cinema fu preceduto da alcuni decenni di febbrili ricerche per arrivare ad una macchina
che riuscisse a riprendere e poi riprodurre immagini in movimento.

- I Lumière. All'appuntamento arrivarono per primi i Lumière. I due fratelli francesi sfruttarono il
cinematografo per dar vita ad una produzione cinematografica su base industriale, grazie alla quale
l'invenzione si diffuse in poco tempo in tutto il mondo.

- Méliès. Il cinema dei Lumière documentava la realtà di tutti i giorni. Il pubblico si annoiò ben presto di
vedersi semplicemente rispecchiato sullo schermo. Fu con la fiction che il cinema si risollevò dalla crisi in
cui era precipitato, e al francese Méliès va una parte di questo merito.

- Il cinema in Francia fino al 1914. La Francia, fino alla Prima Guerra Mondiale, fu il centro della
produzione cinematografica mondiale. In quegli anni l'industria del cinema prese delle forme molto
simili a quelle che conosciamo oggi.

- Griffith. Negli USA una serie di registi resero più complesso, ma anche più efficace, il linguaggio
cinematografico. Tra costoro un merito speciale va a David Wark Griffith.

- Chaplin. Uno dei generi di maggior successo negli anni '10 e '20 fu quello comico. L'inglese Charles
Chaplin, realizzò negli USA una serie di film comici che lo portarono alle vette della popolarità, e che gli
consentirono livelli di critica al sistema e di sperimentazione linguistica che altri non poterono
concedersi.

L'Espressionismo. La Germania della Repubblica di Weimar, tra la fine della Prima Guerra Mondiale e
l'avvento del nazismo, fu estremamente vivace sul piano culturale ed anche cinematografico.
L'espressionismo fu una delle correnti di stile e pensiero che si imposero in quegli anni e che apportò
notevoli contributi allo sviluppo del linguaggio cinematografico.

L'Avanguardia sovietica. Dopo la fine della guerra civile, successiva alla rivoluzione bolscevica del 1917,
nell'URSS si sviluppò per alcuni anni, prima che fosse soffocato dallo stalinismo, un movimento di autori
cinematografici che fissarono gli ultimi tasselli che mancavano alla piena maturità del linguaggio
cinematografico, specie per quanto riguarda il montaggio.

- L'inizio del cinema sonoro. Formalmente il cinema muto durò dal 1895 al 1927, anno in cui il primo film
sonoro, "Il cantante di Jazz", uscì nelle sale. In realtà ci vollero ancora alcuni anni perché la tecnologia di
ripresa sonora si diffondesse e le sale cinematografiche si attrezzassero di conseguenza.

Vedo, discerno, esamino, faccio esperienza. Il cinema delle avanguardie storiche. Prezi di Marilisa
Cometti.

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