Sei sulla pagina 1di 13

CLIMA SPIRITUALE NELLA CHIESA DI BRESCIA

La Chiesa bresciana a seguito dell'ondata rivoluzionaria,

vive nel decennio 1797/1806 una profonda crisi: esiliato il

Vescovo Nani, incamerati i beni ecclesiastici, soppresse le

congregazioni e le confraternite, disciolti molti organismi

religiosi che erano il supporto tradizionale della vita

ecclesiale soprattutto del laicato. La folata rivoluzionaria

lasciava intatte le radici operando un risveglio necessario

perché la Chiesa bresciana potesse risorgere nuovamente.

A reggere la Diocesi nei primi anni del XIX secolo è Mons.

Gabrio Maria Nava, originario di Barzanò in Brianza ove

nacque nel 1758. Incline alla politica napoleonica, ma non

per questo dimentico degli impegni e doveri di pastore.

La vita religiosa della popolazione bresciana, dopo lo

scossone rivoluzionario, non presentava in superficie grandi

cambiamenti. La crisi si sarebbe manifestata in seguito.

Esteriormente, almeno per la maggior parte della popolazione,

la pratica religiosa in progressivo miglioramento dal

Concilio di Trento in poi, permaneva buona, attraverso un

fedele adempimento dei doveri di santificazione della festa e

dell'osservanza del digiuno. Il popolo partecipava alla


Messa, al Vespro domenicale, alla spiegazione della dottrina,

non trascurava sagre, tridui e tutte le altre solennità.

Il clero più adeguatamente preparato nel seminario, viveva la

vita sacerdotale con più impegno e con "buon spirito

ecclesiastico". Insigni figure sacerdotali furono

l'espressione della rinascita cui il Vescovo si dedicava

incessantemente.

L'opera pastorale e solerte di Mons. Nava fu la "visita

pastorale" iniziata nel 1806 e portata a termine nel 1823.

Incrementò le Missioni al popolo che desiderava in tutte le

Parrocchie. Per la predicazione invitava predicatori locali

come P. Pacifico Deani, Don Alberto Bazzoni, o forestieri fra

cui spiccavano i Preti del S. Cuore di Bergamo.

Lo Scandella così esprime la concezione che il Vescovo Nava

aveva delle Missioni: "Bel resto a purgare, piantare e

coltivare la sua vigna spesso giovavasi di quella

predicazione straordinaria e che noi diciamo volgarmente

'missioni'.

Gabrio aveva fermo nell'animo il concetto dell'efficacia

delle missioni, e l'esperienza glielo convalidava tanto che

ne raccontava e gli stesso i prodigi veduti a Milano: e per

dimostrare come Iddio in tali occasioni si valga anche di ciò

che talvolta sembra meno atto a convertirei peccatori, come


il solo presentarsi del missionario sul pergamo, o il confuso

eco della parola, narrava di uno che, venuto ai suoi piedi

tutto contrito a confessarsi, e domandato qual predico

l'avesso compunto, rispose: nessuna; perché non aveva potuto

per la calca della gente inoltrarsi in Chiesa da udire

distintamente il predicatore; ma quella voce, dicea, quella

voce mi ha voltato il cuore. Laonde fin dal principio del suo

reggimento vescovile pensò a tanto bene spirituale da

procurare al suo popolo"1.

Il Vescovo univa allo zelo pastorale una grande carità. Nel

periodo di carestia degli anni 1815/16/17 solerti e cospicue

furono le sue offerte per i poveri. Alla sola Valcamonica nei

primi giorni del 1816 inviò circa 100.000 lire. Giunse a

vendere la Croce e lo anello episcopale. Ricorreva ad ogni

mezzo pur di soccorrere la popolazione.

Incoraggiò il suo segretario, il Can. Lodovico Pavoni, a

continuare l'opera per i ragazzi. Questi aveva iniziato nel

1818 con la forma dell'Oratorio e poi la trasformò in vera e

propria scuola artigianale.

Per le giovani 'pericolanti' e le orfane spronò Don Faustino

Rossini, che aiutato da alcune signore, aprì in S. Maria

degli Angeli un Istituto.

1
SCANCELLA G., Vita di Gabrio Maria Nava, Brescia, 1857, p. 552.
Il 28 aprile del 1814 gli Austriaci tornarono a Brescia e

altri e non pochi contrasti vennero a crearsi. Già nel 1810

furono soppressi gli Ordini Religiosi, fatta eccezione degli

Ospedalieri e delle Suore della Carità.

Ora si presentava il problema del Catechismo nelle scuole. Il

Governo Austriaco per sopperire alla mancanza di personale

esco gito di affidare ai parroci l'incarico di catechisti, di

direttori scolastici, riservandosene il controllo.

Il Vescovo tergiversò nel timore di una strumentalizzazione

del ministero, ma poi cedette.

L'Austria con il suo sistema "ordinato e imperioso" bandì

persone e idee della Rivoluzione bresciana e della Repubblica

Cisalpina e favorì la rinascita religiosa.

Si riprendono, in questo periodo, le celebrazioni religiose

con maggiore solennità. La pratica degli Esercizi Spirituali

è incoraggiata e sorgono varie Congregazioni come quella di

S. Luigi, del S. Rosario, del SS.mo Sacramento. I Giubilei,

per Mons. Nava, erano momenti di esortazione a una vita

cristiana più autentica. In occasione del Giubileo del 1829 e

in preparazione alle feste centenarie di S. Ignazio ordinava

un Corso di Esercizi Spirituali al Santuario della Madonna

delle Grazie e Corsi speciali di Missioni per la


Vallecamonica, dove il Giansenismo provocava seri danni alla

vita religiosa di quelle popolazioni.

L'educazione dei giovani fu una delle preoccupazioni di Mons.

Nava. Per loro aprì diversi Oratori che dall'insegnamento

della Dottrina cristiana passarono a compiti sempre più vasti

sul piano educativo, assistenziale e ricreativo.

I due promotori dell'Opera di S. Dorotea, i conti Don Luca e

Don Marco Passi, sono in ottime relazioni con il Vescovo

Nava, e con la sua approvazione iniziano la diffusione della

Pia Opera in Brescia presso l'Oratorio di S. Maria della

Passione.

Brescia, per i Passi, doveva diventare il 'quartier generale'

della Pia Opera2.

Diverse Congregazioni Religiose poterono essere ripristinate.

Mons. Nava riaprì il Monastero delle Clarisse a Lovere.

Approvò la nascita dell'Istituto del Canonico Pavoni; nel

1822 si ricostituirono i Padri Filippini.

Per lo zelo di Erminia Panzerini, della Contessa Gambara e di

Mons Pinzoni, rinacque nel 1827 l'Istituto delle Orsoline.

Nel 1832 Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa fondano

l'Istituto delle Suore di Carità.

2
Oratorio e Catechismo nella Diocesi di Brescia, a cura dell'Ufficio
Catechistico diocesano, Brescia, 1960, p. 16.
Inizia in questi anni il movimento di cattolici militanti.

Ricordiamo il Nobile Clemente Di Rosa, l'Avv. Carlo Manziana,

i Nobili Agostino e Giuseppe Porcelli.

Mons. Nava morì il 2 novembre 1831 lasciando una Diocesi in

linea di massima riassestata dopo il forte scossone della

Rivoluzione.

Nell'episcopato gli successe Mons. Ferrari, bresciano di

nascita, domenicano per vocazione. La nomina suscitò notevole

delusione tra la nobiltà che desiderava una persona abile nel

governo, ma la scelta era gradita al Governo che malamente

aveva sopportato Mons. Nava per le sue tendenze napoleoniche.

Mons. Ferrari venne consacrato 1'11 maggio del 1834, prese

possesso della Diocesi il 19 successivo. Il suo fu un

episcopato di transizione. Zelante ma inesperto

pastoralmente. Il suo governo fu difficile e con non poche

lacune. Riconoscendosi non all'altezza del compito con

decreto del 31.7.1834 nominò un consiglio per coadiuvarlo.

Durante questi anni ci fu in Diocesi il ripristino di due

famiglie francescane (Minori Riformati a S. Cristo e i

Cappuccini) e della Compagnia di Gesù.

Altre Congregazioni nacquero o si svilupparono: le Figlie

della Carità di S. Maddalena di Canossa; le Ancelle della

Carità, le Maestre di S. Dorotea, i Figli di Maria


Immacolata, le Figlie del S. Cuore. Le Congregazioni

femminili si dedicarono alacremente all'educazione della

gioventù aprendo Case e Oratori.

Mons. Ferrari morì il 29 novembre 1846 in seguito a malattia

contratta durante il viaggio verso Trento dove avrebbe

partecipato alle celebrazioni centenarie del Concilio.

Seguirono in Diocesi quattro anni di vacanza episcopale, a

causa dei rapporti tesi fra Austria e Vaticano.

Solo nel 1850, Brescia ebbe il Vescovo: Mons. Girolamo

Verzeri,bergamasco di famiglia nobile, educato alla scuola di

Mons. Benaglio, fondatore dei Preti del S. Cuore, acceso

antigiansenista. Prima sua preoccupazione fu la disciplina

del clero. Sostenne le Missioni, si adoperò per il bene della

gioventù, incoraggiò il sorgere di Oratori Maschili e

Femminili.

Nel 1851 per l'insegnamento in Seminario chiamò un sacerdote

bergamasco, Don Angelo Berzi. Era considerato dotto e santo

ma riservò non poche preoccupazioni al Verzeri, soprattutto

per un insegnamento poco chiaro e spiritualistico senza alcun

fondamento teologico. Nonostante le gravi difficoltà

politiche e interne alla Diocesi i primi anni del suo

episcopato furono fecondi per l'attività pastorale.


Svolse la visita pastorale, consacrò la Diocesi al S. Cuore,

incremento gli Esercizi Spirituali. Espresse la sua carità

durante la carestia degli anni 1852/54 e l'epidemia colerica

del 1855. Ai feriti delle battaglie di Solferino e S. Martino

aprì le Chiese della città e i due Seminari che divennero

Ospedali Militari.

La Questione Romana acutizzò le tensioni di rapporto tra

Governo e autorità ecclesiastiche. Per reagire a qualche

gruppo di preti liberali, il Verzeri incoraggiò il suo

segretario Don Demetrio Carmi, nati, Don Pietro Chiap e Don

Melli a redigere quello che fu il primo giornale cattolico

lombardo dal titolo: "L'Osservatore Lombardo" che ebbe vita

nel 1862; più volte sequestrato dalla polizia italiana,

scomparve nel 1862, sostituito da "L'Osservatore Cattolico"

di Milano.

Nonostante i vari tentativi di eversione il tessuto della

Diocesi si teneva compatto. La Parrocchia rappresentava il

nucleo della vita religiosa del popolo. Era un ente ancora

significativo per l'impegno del clero che del popolo

condivideva necessità e istanze. Mons. Verzeri, come anche i

suoi successori cercò di tener vivo questo tessuto vitale,

potenziò ogni attività promuovendo iniziative e opere.


Durante il suo governo episcopale partecipò al Concilio

Vaticano I e celebrò solennemente il dogma dell'Immacolata

Concezione.

Per opera delle sorelle Maddalena ed Elisabetta Girelli in

questi anni si ricostruì la Compagnia di S. Angela, di cui

Maddalena fu superiora ed Elisabetta madre maestra.

Nel 1875 celebrato il giubileo sacerdotale Mons. Verzeri

chiese un Vescovo coadiutore nella persona di Mons. Corna

Pellegrini di Pisogne. Nonostante il declinare delle forze

non fu mai estraneo alla vita diocesana, dove la lotta sul

piano politico sociale diventava sempre più dura. La sinistra

storica nel 1876 avanzava e a Brescia il Zanardelli ne

incarnava programmi, idee e azione. Il 1° dicembre 1883 Mons.

Verzeri morì.

L'episcopato da lui vissuto a Brescia in 33 anni era stato

ricco di lotte, ma anche di vittorie, di difficoltà e

consolazioni. Nella sua Diocesi erano passate grandi figure

come il Comboni fondatore dell'Istituto Missioni Africane,

Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona, il Beato

Innocenzo da Berzo: esse avevano segnato la storia di una

Chiesa in cammino verso il Regno.


A Mons. Verzeri successe Mons. Giacomo Corna Pellegrini; nato

a Pisogne il 13 settembre 1827, aveva già aiutato il suo

predecessore nella guida pastorale.

Sua prima opera fu la visita pastorale che compì in pochi

mesi. Da due secoli non si riuniva il Sinodo Diocesano, lui

lo convocò nel 1889, vi parteciparono circa 600 sacerdoti.

Gli atti costituirono un sapiente Manuale di Dottrina

Pastorale.

Politicamente la lotta si faceva più dura, l'anticlericalismo

era forte. Il Crocifisso fu tolto dagli Ospedali. Le autorità

non parteciparono al rito funebre del Vescovo Verzeri e

neppure all'incoronazione della Madonna delle Grazie. Fu

escluso il Catechismo dalla scuola, allontanati i sacerdoti,

proibita la preghiera all'inizio delle lezioni.

In ambienti religiosi non mancava però la premurosa

attenzione ai giovani.

Don Arcangelo Tadini (1846-1912) parroco di Botticino, per

evitare l'esodo delle giovani, portò in paese una filanda e

fondò la Congregazione della S. Casa di Nazareth,

congregazione dedita all'assistenza delle operaie.

In campo maschile Padre Piamarta, sulla scia del Pavoni,

fondò con Mons. Capretti l'Istituto Artigianelli.


Brescia si dimostra vivace e impegnata anche per i movimenti

cattolici laicali che si esprimono in due correnti. Una

intransigente diretta da Don G. Rampa e appoggiata poi dal

Tovini ; un'altra più moderata che si raccoglieva intorno al

Dott. Giorgio Montini, a Luigi Bazoli, Mons. Salvetti e

Marcoli, si espresse con la pubblicazione de "Il Cittadino"

che rappresentò il fulcro delle iniziative sindacali e

politiche del primo novecento.

Prendono vita anche diverse altre pubblicazioni: La Voce del

Popolo, settimanale formativo e informativo; i periodici:

Fede e Scuola, Scuola Italiana Moderna, la Madre Cattolica,

la Famiglia Agricola. Non è da trascurare a Brescia

l'esistenza di Editrici cattoliche che iniciano proprio in

questi anni: La Scuola, Paideia, Morcelliana.

Per sostenere il movimento cattolico furono istituite la

Banca S. Paolo e la Federazione delle Casse rurali.

Per gli studenti, prima ancora che nascesse la FUCI, Brescia

ebbe l'Unione Universitaria Leone XIII da cui derivavano

diverse iniziative culturali.

Il Vescovo sostenne con vigore, intransigenza ed energia ogni

iniziativa. Alla sua morte, avvenuta nel 1915, la Diocesi

presentava un'ottima organizzazione e il Movimento Cattolico

aveva intorno a sé non poche istituzioni.


Numerose famiglie Religiose nate per l'educazione della

gioventù. Un clero sempre sostenuto e oggetto delle

attenzioni di tutti i Vescovi favoriva la vita religiosa del

popolo3.

Al termine di questa breve storia della Chiesa bresciana

possiamo delineare alcune evidenti caratteristiche

spirituali. Nel risveglio, provocato dalla rivoluzione, non

solo alcune importanti figure sono coinvolte nella pastorale

ma ogni componente del popolo di Dio: Vescovo, sacerdoti,

religiosi e religiose,laici. Le personalità eminenti di

questa rinascita sono legate fra loro in comunione profonda.

Laici con sacerdoti, religiose con clero. La loro unione è

l'esempio di una Chiesa che cammina. Ricchissima esperienza

che non si chiude ih sé ma si apre alle altre Chiese,

soprattutto le più vicine: Bergamo e Verona. I rapporti

spirituali tra Bergamo e Brescia sono numerosi. I Conti Passi

e i Preti del S. Cuore vengono spesso chiamati per la predi-

cazione delle Missioni al Popolo. La Comensoli da Brescia va

a Bergamo per la fondazione delle Suore Sacramentine; la

Beata Eustochio Verzeri, sorella del Vescovo fonda a Bergamo

le Figlie del S. Cuore, ma viene a morire a Brescia. Con

3
cfr. AA.VV., Storia di Brescia, Morcelliana, 1961, vol. IV, pp.
587/627.
Verona c'è un'osmosi di comunione per mezzo di Daniele

Comboni che a Brescia inizia i Missionari d'Africa.

Siamo di fronte a un tipo di spiritualità impegnata nella

vita pastorale e nell'azione sociale. E' una spiritualità

attiva. Non che manchi la contemplazione, ma l'urgenza

dell'operare è forte. Brescia si trova ad indicare una specie

di "pragmatismo' nella vita ecclesiale.

Potrebbero piacerti anche