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(I)
Placido Longo
2
Indice
1 Lo spazio euclideo n R 7
R
1.1 L’insieme n . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.1.1 Vettori, componenti, uguaglianza . . . . . . . . . . . . . . 7
R
1.2 La struttura algebrica di n . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.1 La somma di vettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.2 Gli scalari e il loro prodotto coi vettori . . . . . . . . . . . 9
1.2.3 Il vettore nullo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.2.4 L’opposto e la differenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.2.5 Gli assiomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.2.6 Altre proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
R
1.3 La struttura metrica di n . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.3.1 La norma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
1.3.2 Gli assiomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.3.3 Le proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.3.4 I versori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
R
1.3.5 La distanza in n . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.3.6 Gli assiomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
1.3.7 La sfera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
R
1.4 La struttura euclidea di n . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
R
1.4.1 Il coseno dell’angolo fra versori in 2 . . . . . . . . . . . 17
R
1.4.2 Il coseno dell’angolo fra versori in 3 . . . . . . . . . . . 17
R R
1.4.3 Il caso dei vettori non unitari in 2 o 3 . . . . . . . . . 18
R R
1.4.4 Il prodotto scalare in 2 ed 3 . . . . . . . . . . . . . . 18
R
1.4.5 Il prodotto scalare in n . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
R
1.4.6 Il coseno dell’angolo in n . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
1.4.7 Gli assiomi del prodotto scalare . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.4.8 Le proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
1.4.9 Alcuni teoremi classici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1.5 La proiezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.5.1 La definizione di proiezione . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
1.5.2 Le proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
1.5.3 La decomposizione ortogonale . . . . . . . . . . . . . . . . 23
1.6 L’area di un parallelogramma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
R
1.6.1 L’area in n , noti il prodotto e le norme dei lati . . . . . 25
R
1.6.2 Ulteriori sviluppi in 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
R
1.6.3 L’area in n in funzione delle componenti . . . . . . . . . 26
R
1.7 Il prodotto vettore in 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
1.7.1 La definizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
3
1.7.2 Un’utilissima proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
1.7.3 Gli assiomi e le altre proprietà . . . . . . . . . . . . . . . 28
1.7.4 Volume di un parallelepipedo . . . . . . . . . . . . . . . . 28
1.8 R
Le disuguaglianze fondamentali in n . . . . . . . . . . . . . . . 29
1.8.1 Equivalenza fra la disuguaglianza triangolare e quella di
Schwartz . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
R R
1.8.2 Una dimostrazione in 2 ed 3 . . . . . . . . . . . . . . . 30
1.8.3 La proiezione e la disuguaglianza di Schwartz . . . . . . . 30
1.8.4 Una dimostrazione diretta dagli assiomi . . . . . . . . . . 31
1.8.5 L’area e un’ulteriore dimostrazione . . . . . . . . . . . . . 31
1.8.6 Il caso in cui valga l’uguaglianza . . . . . . . . . . . . . . 32
4
Introduzione
Le note che seguono sono destinate a fornire un sussidio agli studenti di Inge-
gneria Informatica dell’Università di Pisa che seguono il mio corso di Algebra
Lineare, orientato prevalentemente agli aspetti applicativi.
La prima parte del corso riguarda le tecniche di calcolo la conoscenza delle quali
è indispensabile per l’esame, ad esclusione del calcolo con i determinanti e della
diagonalizzazione, che verranno trattati a conclusione.
Alcune formule sono evidenziate nel testo con un riquadro. È indispensabile
conoscere i fatti ed essere capaci di eseguire correntemente i calcoli in esse in-
dicati. Si suggerisce di esercitarsi ad applicarle, di volta in volta, con numeri,
vettori o matrici scelti a caso.
È ugualmente della massima importanza conoscere perfettamente tutte le defi-
nizioni.
In margine alle pagine, in carattere piccolo, sono proposte delle questioni di
natura teorica legate all’argomento trattato. Molto spesso si tratta solo di ve-
rificare la validità di affermazioni fatte nel testo.
Una parte considerevole degli enunciati della teoria degli spazi euclidei è ispirata
alla teoria dei vettori geometrici, ed ha a sua volta conseguenze geometriche. Si
raccomanda dunque caldamente di studiare queste note non trascurando di fare
un disegno ogni volta che sia possibile. La geometria è ben lungi dall’esaurire
tutte le applicazioni interessanti dell’Algebra Lineare, ma è di sicuro il miglior
aiuto alla comprensione e all’apprendimento.
Una solida conoscenza dell’Algebra Lineare è insostituibile nello studio della
Matematica avanzata: già la teoria delle funzioni di più variabili nei corsi uni-
versitari d’Analisi Matematica diviene enormente più chiara se esposta con le
idee e il linguaggio dei vettori.
Gli albori della moderna Analisi Funzionale, il cui sviluppo è esploso nel corso
del XX secolo, hanno visto una trasposizione più o meno identica di fatti già
R
noti nello spazio euclideo n agli spazi di dimensione infinita.
Ancora più importante è il suo ruolo sul fronte delle applicazioni: programmi di
previsione meteorologica, di calcolo aerodinamico, di simulazione del comporta-
mento di strutture elastiche, di ottimizzazione di reti o di traffico, spesso non
fanno altro che trasformare i loro complessi problemi originali nella risoluzione
di giganteschi sistemi di equazioni lineari.
Chi abbia conoscenze sufficienti nel campo matematico sa bene quanto sia diffi-
cile tracciare una linea di demarcazione fra la Matematica che serve e quella che
non serve, e quanto enormemente questa ipotetica linea si possa spostare nel
corso degli anni per effetto della rapidissima crescita della potenza di calcolo
disponibile. L’Algebra Lineare è uno degli esempi più illuminanti a tale pro-
posito, con la sua inarrestabile trasformazione da ostica teoria astratta piena
5
di determinanti virtualmente impossibili da calcolare anche per matrici di di-
mensioni tutto sommato assai modeste, ad insostituibile strumento applicativo
la cui utilità pratica è oggi di tutta evidenza, visto che su qualunque portatile
girano programmi di calcolo algebrico molto potenti, a loro volta assai spesso
infarciti delle analisi teoriche e dei risultati più raffinati e recenti.
Placido Longo
6
Capitolo 1
Lo spazio euclideo Rn
PREREQUISITI:
Geometria euclidea: teoremi di Pitagora e di Talete. Criteri di eguaglianza per i triangoli. Bisettrice di un angolo.
Vettori geometrici: modulo, direzione e verso. Multiplo. Somma e regola del parallelogramma. Opposto, differenza
e regola del triangolo.
Trigonometria elementare: definizione di arco, seno e coseno. Relazioni trigonometriche fra gli elementi di un trian-
golo rettangolo. Seno e coseno di somme e differenze di archi. Formule di duplicazione.
1.1 L’insieme Rn
Per prima cosa verranno definiti Rn e i suoi concetti di base.
R
I loro elementi, a causa degli strettissimi legami fra 2 ed il piano da una parte,
R
e fra 3 e lo spazio dall’altra, si chiamano anche punti o vettori.
La differenza fondamentale con la teoria classica dei vettori geometrici è che essa
definisce un vettore a partire da una coppia ordinata di punti, uno dei quali (il
primo, ad esempio) è il punto d’applicazione del vettore e l’altro definisce la
direzione, il verso e la lunghezza del vettore. Nello studio di n si assume R
invece che il punto d’applicazione sia sempre l’origine, e dunque si identificherà
7
il vettore col suo estremo ”libero”. In simboli:
Rn ≡ {(x1 , x2 , ..., xn ) : x1 , x2 , ..., xn ∈ R}
R
Definizione 2 Dato x ∈ n , con x = (x1 , x2 , ..., xn ), il numero reale xi è detto
i-esima componente del vettore x.
Definizione 3 Si dirà che due vettori in Rn sono uguali se e solo se hanno le
componenti corrispondenti uguali.
In simboli:
∀x, y ∈ Rn x=y ≡ ∀i ∈ {1, 2, ..., n} xi = yi
Esempi 1 Essendo 1 = √ R R
{(x) : x ∈ } è uso comune di identificare 1 con . R R
2
Le coppie (1, 0), ( 3 , 1), (π, 3) sono esempi di elementi di 2 . R
Le coppie (1, 0) e (0, 1) sono due elementi distinti di 2 . R
I numeri 1, 0, e 3 sono rispettivamente la prima, la seconda, e la terza compo-
R
nente del vettore (1, 0, 3) ∈ 3 .
R
Dato un elemento in 2 , interpetrando i termini della coppia che lo costituisce
come le coordinate di un punto del piano (cartesiane, polari o di altro tipo, ri-
spetto ad un riferimento prefissato) e viceversa, si stabilisce una corrispondenza
R
fra 2 e il piano, che varia al variare del sistema di coordinate prescelto. In tal
R
senso, si può considerare 2 come un modello aritmetico del piano. Analoga-
R
mente si può ragionare per 3 e lo spazio.
8
1.2.2 Gli scalari e il loro prodotto coi vettori
R
Definizione 5 Dati un punto di n e un numero reale, si definisce il suo mul-
tiplo secondo il numero come il vettore che ha per componenti i prodotti del nu-
mero per le componenti iniziali del punto. Il multiplo verrà anche detto prodotto
del numero per il vettore.
In simboli:
∀x ∈ Rn , ∀λ ∈ R λx ≡ (λ x1 , λ x2 , ..., λ xn )
R
Definizione 6 In ogni spazio n , si denoterà con 0 il vettore che ha tutte le
componenti nulle. Verrà anche detto vettore nullo.
R
Definizione 7 Dato un vettore u in n si definisce il suo opposto come il vet-
tore ottenuto da esso cambiandone di segno tutte le componenti. Verrà denotato
col simbolo −u.
R
Definizione 8 La differenza u − v fra due vettori u e v di n , presi in ordine,
è definita come la somma del primo con l’opposto del secondo
In simboli:
−u ≡ (−u1 , −u2 , ..., −un )
9
e
u − v ≡ u + (−v) = (u1 − v1 , u2 − v2 , ..., un − vn )
Nel seguito risulterà di tutta evidenza che uno dei maggiori punti di forza del-
l’algebra lineare nelle sue applicazioni consiste nell’estrema sintesi che consente
nella scrittura. La sua efficacia è però strettamente legata alla capacità dell’u-
tilizzatore di ”leggere” correntemente tale stenografia. Agli scalari ed ai vettori
si aggiungeranno le matrici, al prodotto di scalari ed a quello di uno scalare
per un vettore si aggiungeranno il prodotto scalare di vettori e quello di matrici
per vettori e per altre matrici ... il tutto senza nominare neppure i tensori. La
notazione più esplicita, che indica per esteso tutte le operazioni sulle compo-
nenti, è anche la meno agile, e conviene usarla solo quando è indispensabile. Le
notazioni più sintetiche lasciano all’utente una parte o tutto il carico di cogliere
pienamente il significato di quanto scritto. Il suggerimento evidente è di chie-
dersi di continuo, soprattutto nelle fasi di apprendimento iniziali, se gli oggetti
scritti siano scalari o vettori!
2. ∀x, y ∈ Rn x + y = y + x
3. ∀x, y ∈ Rn , ∀λ ∈ R λ(x + y) = λx + λy
4. ∀x ∈ Rn , ∀λ, µ ∈ R (λ + µ)x = λx + µx
(x1 +(y+z)1 , x2 +(y+z)2 , ..., xn +(y+z)n ) = (x1 +y1 +z1 , x2 +y2 +z2 , ..., xn +yn +zn )
Il secondo membro è
((x+y)1 +z1 , (x+y)2 +z2 , ..., (x+y)n +zn ) = (x1 +y1 +z1 , x2 +y2 +z2 , ..., xn +yn +zn )
10
e risulta uguale al primo membro.
Le proprietà più su elencate sono talmente radicate nella nostra cultura (”In-
vertendo l’ordine degli addendi la somma non cambia”) da indurre il lettore a
sorvolare. È invece opportuno soffermarsi sul significato che tali proprietà rive-
stono nell’algebra in generale e nell’algebra dei vettori in particolare.
La proprietà 1) è detta proprietà associativa: il valore della somma di più ter-
mini non dipende dal modo con cui essi vengono accoppiati per sommarli. Tale
proprietà consente di indicare la somma, ad esempio, di tre termini x, y, z con
il simbolo x + y + z senza necessità di alcuna parentesi. Operazioni elementari
fra numeri molto note sin dall’infanzia non godono della proprietà associativa. Quali sono?
11
Lo zero è scalare o vettore? 1. ∀x ∈ Rn 0x = 0
2. ∀x ∈ Rn (−1)x = −x
3. ∀x, y ∈ Rn − (x + y) = −x − y
Possono tutte essere provate direttamente, come è stato visto per gli assio-
mi. Seguiremo però una linea di ragionamento differente: dedurle dagli assiomi
stessi.
Poiché le dimostrazioni precedenti non fanno in alcun modo uso della defini-
R
zione di n , ma solo delle proprietà assiomatiche presentate più su, esse saranno
dunque valide in qualsiasi spazio vettoriale, che le verifica per definizione.
1.3.1 La norma
In questa sezione viene introdotta la norma di un vettore, detta anche modulo
o lunghezza, e ne vengono studiate le proprietà.
R
La definizione L’interpetrazione delle due componenti di un vettore di 2 come
coordinate cartesiane di un punto suggerisce di impiegare il teorema di Pitagora
per esprimere la lunghezza del vettore come la radice quadrata della somma
Dimostrare che il quadrato della diago-
nale di un parallelepipedo rettangolo è
R
dei quadrati delle componenti. Anche in 3 si può applicare ripetutamente il
uguale alla somma dei quadrati degli teorema di Pitagora, proiettando di volta in volta nella direzione di uno degli
spigoli.
assi coordinati, per ottenere lo stesso resultato. Ne segue la
R
Definizione 9 Dato un vettore u ∈ n si definisce norma, o modulo o lun-
ghezza, di u il numero |u| che si ottiene sommandone i quadrati delle sue
componenti ed estraendo la radice quadrata del resultato.
12
In simboli:
v
u n
Rn
q uX
∀u ∈ |u| ≡ 2 2 2
u1 + u2 + · · · + un = t u2i
i=1
1. ∀x ∈ Rn |x| ≥ 0
2. |x| = 0 ⇔ x=0
3. ∀x ∈ Rn ∀λ ∈ R |λx| = |λ||x|
4. ∀x, y ∈ R |x + y| ≤ |x| + |y|
La 1) è immediata, essendo la radice positiva quando è definita, com’è nel
nostro caso.
La 2) richiede la verifica di entrambe le implicazioni nei due versi. Se x = 0,
allora tutte le sue componenti sono nulle, p e tali sono la somma dei loro quadrati
e la radice. Viceversa, se |x| = 0 allora da x21 + x22 + · · · + x2n = 0 segue subito
x21 + x22 + · · · + x2n = 0 e poiché tutti i termini sono non negativi, ancora che ogni
addendo è nullo: dunque tutti i quadrati delle componenti, e di conseguenza
anche le componenti, sono nulli. Il vettore, avendo tutte le componenti nulle, è
nullo.
La 3), viene detta anche proprietà di omogeneità (o di positiva omogeneità, per
massimo rigore). Si ha:
q q
|λx| = (λx)21 + (λx)22 + · · · + (λx)2n = λ2 (x21 + x22 + · · · + x2n ) = |λ||x|
| | che, a seconda del suo argomento, denota il valore assoluto per i reali o la
norma per i vettori. È essenziale sottoporsi a tale esercizio, per sviluppare la
capacità di discriminare i significati aldilà delle notazioni. R
Si definisca in n una funzione ponen-
R
do ||u|| = maxi=1..n |ui |. Può essere
Uno spazio vettoriale sul quale sia ovunque definita una funzione verificante presa come una nuova norma in n?
le condizioni precedenti, viene detto normato e la funzione viene detta norma. Analoga Pn domanda con
|||u||| = |ui |.
Gli spazi normati astratti, come quelli metrici e quelli euclidei saranno oggetto i=1
Si può definire una norma sullo
di più approfondite indagini in seguito. spazio delle funzionicontinue in
[0, 1] ponendo ||u|| =
max |u(t)|?
t∈[0,1]
Stessa domanda per la funzione
13 |||u||| = max u(t).
t∈[0,1]
14
1.3.3 Le proprietà
Una conseguenza immediata della disegualianza triangolare (non ancora prova-
ta) è la seguente Sono norme o valori assoluti?
1.3.4 I versori
Dato un vettore non nullo, è talvolta molto comodo il poter disporre di un
vettore che abbia la stessa direzione e verso, ma norma unitaria. Il problema
non ha senso per il vettore nullo, ed è di semplice soluzione per tutti gli altri. Perché non ha senso per il vettore
R
nullo?
n
Definizione 10 Dato un vettore u ∈ , e supposto u 6= 0, si definisce versore
di u il vettore ottenuto considerandone il multiplo secondo il reciproco della sua
1
norma, ossia |u| u.
Dato u non nullo, scrivere i suoi
Non è di uso corrente un simbolo speciale per il versore di un vettore u, multipli di norma assegnata M.
1.3.5 La distanza in Rn
Al concetto di norma or ora introdotto è strettamente collegato quello di di-
stanza. In questa sezione verranno esaminate le proprietà fondamentali di tale
concetto, che costituirà lo strumento centrale per lo studio dell’Analisi delle
funzioni di più variabili.
Dalla regola del triangolo per la differenza di due vettori segue subito che
la distanza fra gli estremi di due vettori applicati all’origine, nel piano o nello
spazio, è la lunghezza del vettore differenza. Ciò suggerisce di introdurre la
seguente definizione:
R
Definizione 11 Dati due vettori u e v in n , si definisce la loro distanza (eu-
clidea) d(u, v) come la norma del loro vettore differenza, e cioè la radice quadrata
della somma dei quadrati delle differenze delle loro coordinate corrispondenti.
In simboli:
v
u n
Rn
uX
∀u, v ∈ d(u, v) ≡ |u − v| = t (ui − vi )2
i=1
15
1.3.6 Gli assiomi
R
La distanza euclidea risulta definita per ogni coppia di punti di n . Inoltre,
dalle proprietà della norma, discendono immediatamente le seguenti
1. ∀u, v ∈ Rn d(u, v) ≥ 0
1.3.7 La sfera
Il possedere un concetto di distanza consente immediatamente di estendere ad
R n
R R R
i familiari concetti di intervallo in 1 , di cerchio in 2 e di sfera in 3 .
S(u0 , δ)
In simboli:
B(u0 , δ) ≡ {v ∈ Rn : d(u0 , v) ≤ δ}
è la sfera chiusa, mentre
S(u0 , δ) ≡ {v ∈ Rn : d(u0 , v) = δ}
è la sfera di centro u0 e raggio δ, quella di Euclide. Come si vede il nome ball
sopravvive solo nel simbolo B che verrà usato per le sfere ”piene”.
17
altra via. Si consideri il piano per l’origine e gli estremi dei due versori u e v:
essi giaceranno su di una circonferenza di centro l’origine e raggio unitario. La
corda di tale circonferenza da essi determinata è lunga |u − v|. Detto ora ψ
l’angolo (minore o uguale ad un angolo piatto) da essi formato, se ne consideri
la bisettrice, che taglia ortogonalmente a metà anche la corda suddetta. Dalla
Verificare. definizione del seno segue subito che
ψ |u − v|
sin =
2 2
È cosı̀ importante preoccuparsi di e dalla formula di duplicazione del coseno, segue
orientare ψ per decidere il segno del
seno?
ψ 1
cos ψ = 1 − 2 sin2 = 1 − |u − v|2 =
2 2
1 1
= 1− [(u1 −v1 )2 +(u2 −v2 )2 +(u3 −v3 )2 ] = 1− [|u|2 +|v|2 −2(u1 v1 +u2 v2 +u3 v3 )] =
2 2
( essendo u e v versori)
1
= 1 − [2 − 2(u1 v1 + u2 v2 + u3 v3 )] = u1 v1 + u2 v2 + u3 v3
2
R
Questo ragionamento potrebbe essere esteso addirittura ad n , chiarendo il
rapporto fra la sua distanza e quella in un piano per tre punti in esso immerso,
ma quanto fatto è sufficiente per il nostro scopo di motivare la scelta che stiamo
per fare a proposito del prodotto scalare. Per ora limitiamoci ad introdurre la
scrittura abbreviata
uv ≡ u1 v1 + u2 v2 + u3 v3
18
1.4.5 Il prodotto scalare in Rn
In questa sezione viene introdotto il prodotto scalare: il concetto più importante
negli spazi euclidei.
Sulla base delle osservazioni precedenti, introduciamo la seguente
R
Definizione 13 Dati due vettori arbitrari in n , definiamo il loro prodotto
scalare (o prodotto interno) come lo scalare ottenuto dalla somma dei prodotti
delle componenti corrispondenti.
In simboli:
n
Rn
X
∀u, v ∈ uv ≡ u1 v1 + u2 v2 + ... + un vn = ui vi
i=1
R2 o in R3 , il coseno è zero se e
Provare che 0 è ortogonale ad ogni
vettore.
Questa definizione generalizza il fatto che, in Provare che se due vettori sono orto-
solo se è zero uv. gonali anche loro multipli arbitrari lo
sono.
In simboli:
∀u, v ∈ Rn cv ≡
cos u uv
|u||v|
R R
La definizione adottata è coerente con quanto visto per 2 ed 3 , ma resta
in attesa di essere giustificata in generale, quantomeno perché non è detto che
l’espressione usata sia in modulo minore o uguale ad 1; ciò seguirà dalla disu-
guaglianza di Schwartz, che verrà provata fra breve.
19
1.4.7 Gli assiomi del prodotto scalare
Il prodotto scalare appena introdotto gode delle seguenti proprietà fondamentali:
1. R
∀u ∈ n uu ≥ 0
2. uu = 0 ⇔ u=0
3. ∀u, v ∈ Rn uv = vu
20
v = (0, 1, 0). Quanto vale (uv)v ? Il prodotto scalare uv vale 0, e moltiplicato
per v dà il vettore nullo. Invece, u(vv) dà un risultato diverso: vv = 1 che
moltiplicato per u dà u, che non è nullo.
Dunque, il prodotto scalare si distribuisce benissimo su somme e multipli, e
non dà problemi di sorta se si inverte l’ordine dei fattori, ma guai ad eliminare
parentesi o accorpare fattori in modo acritico. Come è già stato più volte ricor-
dato, è rischioso non essere consapevoli che la notazione dell’algebra lineare è di
proposito identica a quella dell’algebra elementare, per mettere a profitto quan-
to già noto, ma che non tutto torna! Come vedremo presto, nello spazio n , C
R
gemello di n a componenti complesse, il prodotto scalare più utile è sı̀ definito
positivo, ma non è né simmetrico, né bilineare, pur conservando la stragrande
R
maggioranza delle proprietà interessanti del prodotto di n . Anche il prodotto
di matrici, che verrà definito a suo tempo, non è commutativo se non in casi
particolari. Dunque ... occhi aperti!
Il nome deriva dal fatto che essa asserisce che in un parallelogramma la somma
dei quadrati delle diagonali è uguale alla somma dei quadrati di tutti i lati.
21
di partenza. In sostanza, le norme che derivano da un prodotto scalare sono
tutte e sole quelle che verificano l’identità del parallelogramma.
Teorema 7 Per ogni vettore u in Rn , il suo prodotto scalare col vettore nullo
dà 0, ovvero 0u = 0.
Dimostrazione: immediata se si adopera la definizione di prodotto scalare in
Quali assiomi si adoperano? Rn
. Per dedurla dagli assiomi si può osservare che
Il prodotto scalare verifica la legge di
annullamento del prodotto: uv = 0 ⇒
u = 0 oppure v = 0 ?
0u = (v − v)u = vu − vu = 0
Attenzione a che cosa rappresenti il simbolo 0 nei vari contesti, nell’enunciato
cosı̀ come nella dimostrazione!
1.5 La proiezione
In questa sezione viene studiato il concetto di proiezione di un vettore nella
direzione di un altro, o nella direzione ad esso perpendicolare, applicandone
poi i resultati al calcolo dell’area del parallelogramma aventi come lati due
R
vettori assegnati. Viene infine introdotto il prodotto vettore in 3 , impiegato
sistematicamente in fisica, ad esempio nello studio del campo magnetico o della
dinamica dei moti rotatori.
22
Osserviamo subito che la formula si semplifica se v è un versore, nel qual
caso risulterebbe
Pv u = (uv)v
(. . . occhio agli scalari, ai vettori e alle parentesi . . . ). Osserviamo inoltre che, Fatto l’esercizio sui coefficienti di
Eulero-Fourier?
per il modulo del vettore proiezione, vale
|uv|
|Pv u| = |v|
Verificarlo.
1.5.2 Le proprietà
Una proprietà elementare della proiezione è la seguente
Teorema 8 Per ogni u, v ∈ Rn , v 6= 0, si verifica
Pv (Pv u) = Pv u
ne è :
Teorema 12
∀u, v ∈ Rn , v 6= 0 |u| ≥ |Pv u|
e inoltre l’uguaglianza vale se e solo se u e v sono multipli l’uno dell’altro.
23
In sostanza, ogni vettore è più lungo della sua proiezione nella direzione di ogni
altro. Inoltre, la lunghezza di u e quella della sua proiezione su v sono uguali se
uv
Verificare! e solo se il termine u − Pv u è nullo e cioè se u = Pv u = |v|2 v, da cui u è multiplo
di v. È stato poi già osservato che se u è multiplo di v esso coincide con la sua
proiezione.
Dimostrazione.
Essendo tutti i termini positivi, la disuguaglianza da provare è equivalente a
quella ottenuta prendendone i quadrati. Si ha poi
|u − λv|2 = |u − Pv u + Pv u − λv|2
I resultati precedenti mostrano come ogni vettore dato u possa essere decom-
posto nella somma di altri due, uno avente una qualunque direzione prefissata
(quella di v 6= 0), e l’altro ad essa ortogonale. Tale processo viene talvolta chia-
mato decomposizione ortogonale: la proiezione nella direzione prescelta (Pv u)
viene chiamata componente (o proiezione) di u nella direzione di v, mentre il
”resto” (u − Pv u) viene chiamato componente (o proiezione) di u ortogonale a
v, e talvolta denotato col simbolo Pv⊥ u.
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1.6.1 L’area in Rn, noti il prodotto e le norme dei lati
Iniziamo con un parallelogramma avente per lati due vettori noti u e v. Assu-
miamo come base v. Per calcolare l’area occorre determinare l’altezza, ovvero
la lunghezza del segmento di perpendicolare condotto dall’estremo di u alla ret-
ta contenente v. Sappiamo già che essa è la lunghezza della componente di u
ortogonale a v e, dalla sezione precedente, che tale lunghezza vale |Pv⊥ u|. Ne
segue dunque
Area(u, v) = |v| |Pv⊥ u|
Per ottenere un’espressione più agile, calcoliamone il quadrato, iniziando dal
modulo della proiezione di u ortogonale a v. Si ha:
2
2 2 2 2 uv uv
|u − Pv u| = |u| − 2u(Pv u) + |Pv u| = |u| − 2 2 uv + |v|2 =
|v| |v|2
(uv)2
= |u|2 −
|v|2
Sostituendo nell’espressione già ottenuta per il quadrato dell’area, ed estraen-
done la radice si ottiene infine, per il parallelogramma di lati u e v
p
Area(u, v) = |u|2 |v|2 − (uv)2
Nessuna pena per il triangolo: basta dividere l’area del parallelogramma per
due, come si faceva da bambini.
Area(u, v) = |u1 v2 − u2 v1 |
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1.6.3 L’area in Rn in funzione delle componenti
R
Il calcolo in n è solo formalmente più complesso di quello in R2 . Occorre solo
un po’ più d’esercizio con gli indici.
n
X n
X
(u21 +u22 +...+u2n )(v12 +v22 +...+vn2 )−(u1 v1 +u2 v2 +...+un vn )2 = u2i vj2 − ui vi uj vj =
i,j=1 i,j=1
La formula finale in Rn è
v
uXn 2
u ui vi
Area(u, v) = u
uj
t vj
i,j=1
i<j
gioso l’impiego della formula che usa norme e prodotto scalare, mentre in 2 o
R 3
questa risulterebbe più lenta.
1.7.1 La definizione
Definizione 17 Dati u e v in R3 si definisce il loro prodotto vettore (o pro-
dotto esterno) u ∧ v ponendo
u2 v2 u v1 u1 v1
u∧v ≡
u3 , − 1 ,
v3 u3 v3 u2 v2
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la prima componente del prodotto è funzione delle seconde e delle terze compo-
nenti dei fattori e non delle prime.
R
Osserviamo che il prodotto vettore di due vettori in 3 è un vettore in 3 . R
Un possibile modo di distinguerlo dal prodotto scalare mentre si parla è di dire:
”u scalare v” o ”u vettore v”.
nente.
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La maniera dei matematici è solo formalmente diversa: prendere il piano con-
tenente i due vettori e spostarsi nel semispazio guardando dal quale bisogna
ruotare in senso antiorario il primo vettore di un angolo minore di π per so-
vrapporlo al secondo; il prodotto punterà nella direzione di questo semispazio.
In sostanza, se ci si pone diritti in piedi in modo da vedere il primo vettore del
prodotto ruotare in senso antiorario per sovrapporsi al secondo per il cammino
più breve, allora il nostro corpo, orientato dai piedi alla testa, punta in dire-
zione e verso concordi al prodotto vettore. Ricordando come gli antichi greci
(vedi Platone: Simposio) concludevano la cena bevendo da un unico cratere,
PASSANDOSELO ALLA DESTRA, decidiamo di definire positivo il verso an-
tiorario delle rotazioni, che è ciò che vedremmo se fossimo al centro della stanza
del simposio, e cioè della bevuta collettiva. ATTENZIONE: naviganti e geome-
tri del catasto la pensano diversamente sull’argomento! Un omino in piedi sul
piano dei due vettori vede dunque ruotare in verso positivo il primo fattore per
sovrapporsi al secondo per il cammino più breve.
Si vede bene che il concetto di verso positivo delle rotazioni è puramente con-
venzionale, e ciò rende molto più difficile il darne una definizione ”motivata”
come nel caso della proiezione, che ha un profondo substrato geometrico (... e
se i greci, bevendo, si fossero passato il cratere verso sinistra?).
Uno dei dominii incontrastati del prodotto vettore è, ovviamente, la dinamica
della rotazione, ed i già citati libri di Feynman e Arnold sono due possibili (non
facili, ma magnifici) riferimenti, fra mille altri.
2. ∀u ∈ R3 u∧u=0
Scambiando i fattori e tenendo conto del segno si ottiene subito anche 2). La 3)
Farlo. richiede un po’ di pazienza: basta sviluppare i due membri!
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non necessariamente rettangolo) avente essi come spigoli. Per calcolarne il vo-
lume, siano u e v i due lati della base. Allora |u ∧ v| è l’area della base e u ∧ v è
diretto come la normale al piano da essi formato. Per calcolare l’altezza h basta
dunque proiettare il terzo vettore w in questa direzione, e considerare il modulo
del vettore proiezione. Ricordando la sua espressione già calcolata in generale,
esso vale
|w(u ∧ v)|
h =
|u ∧ v|
R
Per definire il volume in n sarà utile il concetto di determinante, ma biso-
gnerà attenderne l’introduzione, più avanti.
e cioè
uv ≤ |u||v|
Sostituendo v con −v nella disuguaglianza iniziale, vera per ogni u e v, e
ripetendo il ragionamento si ottiene
−uv ≤ |u||v|
|uv|
= | cos u
cv| ≤ 1
|u||v|
da cui segue subito la tesi (almeno nel piano o nello spazio ordinario!).
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In particolare, è stato osservato che ogni vettore è più lungo di ogni sua proie-
zione, e cioè :
Dimostrazione davvero rapida, ma solo perché tutto il lavoro è stato già fatto
prima!
Per quanto possa non essere proprio evidente, la disuguaglianza di Schwartz dice
”solo” che un vettore è più lungo di ogni sua proiezione su un altro! Davvero
nulla di sorprendente!!!
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n 2
2 2 2
X ui vi
la differenza |u| |v| − (uv) e avevamo stabilito che vale
uj , per
vj
i,j=1
i<j
se maggiore o eguale a zero, in quanto somma di quadrati. Dunque, in realtà
sapevamo già che |u|2 |v|2 − (uv)2 ≥ 0, e cosı̀ abbiamo ancora un’altro modo di
dimostrare la disuguaglianza di Schwartz.
u = λv
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Poiché si è di frequente fatto riferimento agli spazi astratti, concludiamo
il capitolo accennando al fatto che uno degli spazi euclidei astratti più im-
portanti
Z è uno spazio di funzioni, e che il prodotto scalare su di esso definito è
π
uv = u(t)v(t) dt. Nonostante l’aspetto assai ostico, tale spazio eredita qua-
R
−π
si tutte le proprietà di n , con la ”sole” bizzarrie di richiedere un integrale fatto
apposta, di dover identificare due funzioni se l’integrale della loro differenza in
modulo fa zero, e di essere di dimensione infinita, in un senso che verrà illustra-
to più avanti. Nonostante tale fuoco d’artificio, è lo spazio sul quale si effettua
meglio l’analisi dello spettro o analisi di Fourier: acustica, telecomunicazioni,
spettrometria ... roba pratica, insomma!
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