Il nostro viaggio
Gli effetti della paura 3
Le 4 Radici 45
2 Niente Paura
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Introduzione
Gli effetti della paura
Ma Francesco stava male proprio perché da un lato credeva al consiglio della don-
na, e si sentiva al sicuro sul suo divano, ma dall’altro avrebbe voluto alzarsi, agire,
andare incontro all’uomo che stava vicino alla porta
della sua stanza e lo guardava con pazienza.
Era un uomo sulla sessantina, anche se poteva mo-
strare qualche anno in più per via dei baffi, della bar-
ba e dei capelli ormai completamente bianchi. Era
vestito con un abito elegante, un gilet e una giacca
bianchi.
E osservava Francesco, invitandolo ad alzarsi dal di-
vano e seguirlo fuori dalla stanza. Francesco si rivol-
se alla donna: «Dovrei uscire, penso che sia la cosa
migliore, è tanto che sono qui dentro». Lei lo guardò
severamente. Francesco si alzò, fece alcuni passi titubanti e si paralizzò al grido
della donna.
3 Niente Paura
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«Prova a fare un passo verso di lei e poi due verso di me» suggerì l’uomo. France-
sco lo fece e la donna, pur ricominciando a gridare di fermarsi, non lo toccò.
«Ora osservale la mano poggiata sul bracciolo, Francesco» disse l’uomo.
Francesco la guardò con attenzione: bella, curata, elegante.
L’uomo riprese a parlare:
«Avvicinati ancora un poco a me, altri due passi». Il ragazzo lo fece e continuando a
guardare la mano della donna rimase stravolto nel vederla sbriciolarsi lentamente.
La donna gridò con più forza, minacciò Francesco che se non fosse tornato a se-
dersi sul divano, sarebbe stata la fine per lui, avrebbe sofferto e si sarebbe pentito
per sempre della sua scelta.
Per la prima volta Francesco vide un’espressione arcigna sul viso finora ammaliante
della donna.
L’uomo la interruppe con voce forte ma dolce dicendo al ragazzo: «Non può toccar-
ti, non può farti nulla. Vieni con me» proseguì allun-
gando la mano che Francesco afferrò, contento di
poterla toccare. La paura non può fer-
La donna sembrò rimpicciolirsi e sgretolarsi sul marti» disse l’uomo.
divano, fino a scomparire. Francesco era sereno
adesso, e stupito. «Può solo sopravvivere
«La paura non può fermarti» disse l’uomo. «Può solo finché tu non osi anda-
sopravvivere finché tu non osi andare, agire, alzarti, re, agire, alzarti, aprirti
aprirti e uscire dalla tua stanza, può solo vivere fin- e uscire dalla tua stan-
ché tu la ascolti e resti lì, immobilizzato. za, può solo vivere fin-
ché tu la ascolti e resti
Ma se ti alzi, ti apri e mi segui, lei si sbriciolerà e non lì, immobilizzato.
potrà più farti nulla» disse con voce dolce e premu-
rosa a Francesco. Ma se ti alzi, ti apri e mi
segui, lei si sbriciolerà
Al mondo esistono due grandi possibilità: la Paura e non potrà più farti
e l’Amore. nulla».
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Per cominciare questo viaggio devi capire che la paura non può fermarti se non
sei tu che, per mille possibili “buone” ragioni, resti lì, nella tua “stanza”, ad aspettare.
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Capitolo 1
I 3 Livelli Della paura
P ossiamo dividere la paura in 3 livelli.
Nella storia di Francesco ho messo in evidenza il primo livello, quello in cui la
paura è distruttiva.
La Paura distruttiva
A questo livello essa ci domina, ci blocca, ci intrappola, impedendoci di vivere la
nostra vita. Considera che la paura è un’emozione e che ogni emozione dipende
da te.
Cosa intendo?
Intendo che quello che provi è frutto di come vivi
quello che accade, mentre la realtà, le cose che
ti dicono, le scelte degli altri, le situazioni, non
contano nulla in tema di emozioni.
Questa è indipendenza emotiva, se vuoi capirne
di più puoi leggere l’anteprima gratuita del mio
libro.
Quindi, al primo livello la paura è distruttiva per-
ché ci impedisce di vivere (ricorda sempre che
dietro ogni emozione negativa c’è sempre una
paura).
Leggi gratuitamente il
primo capitolo di
La Paura “Buona” Indipendenza Emotiva
Il secondo livello è migliore del precedente: qui
la paura diventa “buona”, positiva, utile. Diventa un’emozione che ti avvisa di un
possibile pericolo, di una minaccia e ti fa agire per Gestirla.
Devo però spiegarti alcune cose importantissime per non cadere in luoghi comu-
ni e distorsioni.
Prima di tutto la paura non è innata, automatica o inevitabile.
La paura la provi solo a patto che tu viva una situazione che consideri potenzial-
mente dannosa per te, e che tu abbia la convinzione di non saperla gestire.
Punto.
La paura non è atavica, non è genetica, non deriva dai nostri antenati preistorici.
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La paura dipende solo dal senso che tu dai alle cose. Da cosa e come pensi. Tutte le
emozioni dipendono da cosa pensi. Oggi, non ieri.
Anche se questo pensare è spesso a livello inconscio.
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Non mi serve a nulla avere paura, mi serve capire, essere in contatto con la realtà.
La paura porta sempre con sé, anche quando la vogliamo considerare “buona”,
emozioni negative come ansia, rabbia, preoccupazione, tristezza, delusione, in-
certezza, frustrazione.
Il mio obiettivo è mostrarti ognuna di queste radici e spiegarti come puoi iniziare
a reciderle una per una, in modo semplice, ma soprattutto pratico.
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Capitolo 2
Il Ruolo Della Paura
P rima di iniziare a spiegarti una per una in cosa consistono le radici che ali-
mentano la paura, farti capire come funzionano, come diventano forti e come
spezzarle, penso sia utile aiutarti a comprendere che ruolo hanno nelle nostre paure
e come condizionano la tua vita.
Ogni volta che qualcuno non si comporta come vorresti, e ci rimani male, ti chini,
prendi un sasso e lo metti in tasca.
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Ogni volta che non fai qualcosa di positivo per qualcuno, perché non ne hai voglia,
ti chini, prendi un sasso e lo metti in tasca.
Ogni volta che preferisci distrarti invece di affrontare un problema impegnativo, ti
chini, prendi un sasso e lo metti in tasca.
Ci sono veramente tantissime occasioni in cui, mentre saliamo le scale, ci chinia-
mo, prendiamo un sasso e lo mettiamo in tasca. O nel nostro zaino.
Così, sasso dopo sasso, senza quasi che tu te ne renda conto, ti riempi di qualcosa
che pesa e rende sempre più difficile il tuo percorso lungo la scala della vita.
Certo, come detto prima la maggior parte dei gradini non li noti tanto sono bassi,
e quindi per quanto il peso dei sassi si faccia sentire, riesci a procedere. Anche se fai
fatica a portarti dietro tutto quel peso, e ti stanchi.
Ma sai, diventa normale, lo fanno tutti, e così non stai a porti troppe domande.
Ma appena incappi in un gradino un po’ più alto che succede?
Che devi fare uno sforzo maggiore per superarlo e qui il peso dei sassi diventa un
problema.
Purtroppo, assuefatti come siamo a tenerci tutto questo peso in tasca, non pensi
nemmeno ai sassi che ti porti dietro, ma te la prendi con i gradini della scala che
sono “troppo” alti.
Se tu non avessi sassi nelle tue tasche, non ci sarebbe gradino troppo alto.
Mai.
Quelli impegnativi resteranno più faticosi, ma senza pesi inutili sulle spalle, sareb-
bero tutti, comunque, sempre, superabili.
Ecco, le radici che alimentano la paura non fanno altro che aggiungere ogni giorno
piccoli sassi nelle tue tasche, nel tuo zaino.
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Non ci fai molto caso, ma messi insieme tutti questi sassi pesano e ti rendono im-
possibile vivere e salire lungo la scala.
E spesso, quando i gradini sono davvero importanti, di sassi ne bastano pochi per
renderti straziante e impossibile un altro semplice passo.
Non prendertela con il gradino. Non è la situazione difficile il vero problema.
Sarebbe alla tua portata se svuotassi le tue tasche.
Sarà alla tua portata quando avrai eliminato tutte queste inutili zavorre che ti por-
ti dietro.
In questi anni ho imparato una cosa fondamentale: non prendertela con il gradino,
non fissarti sul gradino, tanto non lo smuovi, quello resta lì e non si cura di cosa
pensi e dici o fai.
Ma il problema non è mai il gradino.
Il segreto per vincere la paura è capire che se tu non hai sassi in tasca, la paura non
esiste.
E bada che la maggior parte dei sassi non sono legati a quello che temi adesso.
La paura, quindi, non dipende da quello che ti accade, dal gradino che hai davanti,
ma dalla tua capacità di superarlo, e senza sassi in tasca, non esiste gradino che possa
fermarti.
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Capitolo 3
Pretese: La Prima radice
PRIMA STORIA
Marcello chiama Giorgio, un suo caro amico, e gli chiede se può andare a trovarlo e
dargli una mano a spostare un mobile.
Giorgio risponde che non ci sono problemi, ma all’ultimo momento chiama Mar-
cello per dirgli che ha avuto un imprevisto e non può esserci.
Marcello ci resta un po’ male, crede che probabilmente Giorgio non aveva voglia
di aiutarlo e si infastidisce all’idea che non gli abbia voluto dire la verità. In ogni
caso, dopo un po’, non ci pensa più.
SECONDA STORIA
Alessia racconta a sua mamma di come si stia trovando con una nuova ragazza che
è appena entrata nel suo gruppo di amici, ma la mamma di Alessia è distratta, ha
“altro da fare” e non le dà molta retta.
Alessia esce a fare una passeggiata con un suo cugino e sfoga un po’ la sua tristez-
za per via della mamma che sembra sempre avere altro da fare piuttosto che ascoltarla,
sin da quando era bambina.
Qualche minuto, poi si sente meglio e si diverte come sempre.
TERZA STORIA
Luca ha preso un pessimo voto all’esame universitario che ha appena sostenuto.
Probabilmente gli rovinerà la media e non gli piace per nulla questa cosa. Torna a
casa molto deluso, quasi arrabbiato con sé stesso.
Così si mette d’impegno a studiare nei mesi successivi, organizza un programma,
rinuncia a molte uscite e pensa solo al prossimo esame con l’intento di fare me-
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Fatto? Bene!
La pretesa è di Marcello nei confronti di Giorgio, l’amico che avrebbe dovuto fargli
un favore.
Lo avevi capito, vero? Ottimo!
Se ci fai caso, infatti, Marcello chiede qualcosa che Giorgio non deve fare per forza,
non esiste una legge che imponga a un amico di fare un favore.
Certo, sarebbe bello se tutti ci aiutassero quando ne abbiamo bisogno, ma preten-
dere questo ci porta sempre a stare male.
Se noti, infatti, Marcello ci resta male, significa che prova, sapendo del rifiuto del-
l’amico, un’emozione negativa.
Posso anche dire così: se provi un’emozione negativa, c’è sempre una pretesa.
Sempre.
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In realtà tu pretendi quasi esclusivamente cose che non puoi controllare al 100%.
Altrimenti le avresti già, non dovresti pretenderle.
Anche se ottieni quel che desideri, proprio perché non dipende totalmente da te,
non c’è scritto da nessuna parte che duri. Anzi, sai bene che potrebbe finire in
ogni istante.
E così, anche quando ottieni quel che pretendi, resta
in sottofondo la sensazione che potrebbe finire, non hai
la sicurezza che durerà per sempre e questo produce
incertezza, irrequietezza, una sensazione di insicurezza di
fondo che mina la tua serenità.
Emozioni negative.
Quasi fosse un rumore di sottofondo che non smette
mai.
A volte non ci fai caso, siamo distratti da mille cose,
ma c’è e appena si fa silenzio torni a sentirlo.
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L’emozione non dipende dall’avere o meno ciò che desideri, ma dalla presenza
della pretesa.
Soddisfatta o meno non cambia molto.
Il prossimo passo è un esercizio con cui iniziare a eliminare le pretese.
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Da oggi inizia a cambiare approccio, dona quel che normalmente pretenderesti. Usa
le emozioni negative per identificare la pretesa. Sono l’indizio migliore.
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Capitolo 4
Egoismo: La Seconda radice
Si siede su una panchina. Tutto attorno a lei è sbiadito dalle lacrime e quella pa-
rola, egoista, continua a tormentarla, quando viene
interrotta e spaventata da un: «Ciao Alda, come va?».
Silenzio.
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«Tu vuoi che tuo figlio viva la vita che desideri tu? Faccia gli studi, il lavoro che
pensi tu?».
Alda tace, mordendosi un labbro e desiderando di non essere mai stata su quella
panchina.
«Anch’io ero molto egoista» riprende Francesca. «Pensavo di fare il bene delle per-
sone che amavo, ma di fatto volevo che vivessero la vita che avevo immaginato per
loro e volevo che gli piacesse pure!».
Insomma, un “io, io, io” continuo che ti riempie la vita di pretese e di paura, in un
circolo senza fine che ti rende sempre meno serena».
«Funziona così: tu vuoi che qualcosa vada in un certo modo perché pensi
che così sarai felice. Pensi a te, vuoi che tutto sia come dici tu. Questo è
egoismo.
E così pretendi.
Alda rifletteva che in fondo, quel che diceva Francesca non era poi così lontano
dalla sua vita. Sospirò, come se fosse stremata da quella rivelazione. Francesca
riprese a parlare.
«La cosa più divertente è che quando smetti di pensare in modo egoista, gli altri
ti dicono che lo sei, e lo fanno spesso» concluse ridendo e strappando un altro
sorriso ad Alda.
«Ma tu non lo sei più» riprese Francesca, «non pretendi più, non hai le paure di
prima, e stai bene».
Concluse sorridendo, guardando Alda negli occhi per rassicurarla. «Sai cosa facevo
io per eliminare i miei pensieri egoisti?» chiese Francesca ad Alda, già conoscendo
l’inevitabile risposta. «Un gioco che ho imparato dal ragazzo che mi ha aiutato a
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L’egoismo è un pensare “io, io, io”, dove tu diventi metro e misura di tutte le cose,
dove tutto è “giusto” se ti piace, “ingiusto” se non ti piace.
Egoista è anche assecondare gli altri. Invece di amarli.
Egoista è tutto quello che fai quando pensi al tuo interesse e non ti importa di
quello degli altri.
Ah, sì, vuoi sapere quale corso ha seguito Francesca per 6 mesi? I 25 passi, ma ne
riparliamo alla fine, adesso facciamo ualche test per vedere se tu sei egoista.
Sei egoista?
Ora ti propongo diversi “test” per trovare questa radice e un esercizio che ti aiuti
a tagliarla.
Molto spesso, come accadeva anche ad Alda, l’egoismo ci viene rinfacciato dagli altri
quando le nostre scelte li fanno stare male.
Forse questo è uno dei punti chiave per poter vivere meglio la tua vita: così come
le tue emozioni non dipendono da quello che fanno gli altri, allo stesso modo le
loro non dipendono da te.
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Ma l’emozione che proverò dipenderà da come vivo quello che fai, non da cosa fai.
E spesso noi, come gli altri, utilizziamo il “mi fai soffrire, sei egoista” per manipolare
le persone e “costringerle” ad assecondarci, a fare quello che vogliamo noi, a farci
dire di sì tutte le volte.
Ovviamente questo non significa che puoi trattare male gli altri.
Se lo fai significa che non agisci con amore, e così sarai sempre infelice.
Egoismo significa che tutto e tutti sono importanti a seconda che siano “miei” oppure
no.
Egoismo significa anche paragonarti agli altri e pretendere che nessuno abbia qu-
alcosa in più, e se tu hai meno, che gli sia tolta perché altrimenti “non è giusto”
che ci sia questa disparità.
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• A te un cibo non piace. Bene, cucinalo per le persone che invece lo ap-
prezzano.
• A te non piace un certo evento (cinema, teatro, qualsiasi cosa): accompa-
gna qualcuno a cui piace, e che senza un accompagnatore rinuncerebbe.
• Vedi un signore anziano con due buste pesanti? Aiutalo a portarne una.
Insomma, osserva il mondo attorno a te e chiediti: “Di cosa possono aver biso-
gno gli altri?”.
Quindi fai qualcosa per chiunque, anche dei perfetti sconosciuti, che possa
per loro essere utile.
Come vedi, questo è un esercizio che un po’ fa rima con quello che ti avevo
insegnato sulle pretese. Ma considera che pretese ed egoismo vanno a brac-
cetto.
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Io lo chiamo “Non lo saprà nessuno”, e funziona sempre allo stesso modo: fare qu-
alcosa di cui gli altri possono avere bisogno, solo che non lo fai vedere e resti nell’a-
nonimato.
Altro indizio di egoismo: se tu hai un problema, Questo ti assicura ancora di
ti fa piacere se lo hanno anche gli altri. Se tu più di non prendere nulla in
non puoi fare qualcosa, ti dispiace se gli altri cambio, visto che nessuno
invece possono farla. potrà neanche ringraziarti!
Se agisci con egoismo, se ti
rivedi negli indizi che ti ho fornito, non significa che sei una brutta persona.
Significa solo che hai paura, e quando abbiamo paura tendiamo a chiuderci dentro
noi stessi e diventare egoisti. Per difenderci, perché pensiamo che così ci proteg-
geremo meglio dai pericoli esterni.
Il paradosso è che quando
hai paura devi aprirti, per- L’egoismo non è cattiveria, è paura.
ché a farti stare male non
è quello che accade, ma la
paura stessa, la paura con cui lo vivi, l’egoismo, che invece di proteggerti, ti distrug-
ge.
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oppure chiamare i vigili del fuoco. Già, i vigili del fuoco per un serpente. Sarebbe
stato divertente!
L’unica informazione davvero utile era la conferma che i serpenti della zona non
sono velenosi.
Così il giovane prese la decisione. Afferrò una scopa, chiamò il suo cane e andò verso
il bagno.
La sua squadra (donna e fratello) rimase a controllare la situazione all’esterno. Il
ragazzo entrò nel bagno con passo cauto, osservando con attenzione ogni angolo.
Nulla si muoveva.
Si voltò dietro e vide la sua squadra... a molti metri di distanza.
“Bene” pensò, “questa faccenda me la devo sbrigare da solo!”.
Dopo aver controllato la stanza senza vedere nulla, chiamò al suo fianco il cane
per fiutare il pericolo. Ma sembrava che non ci fosse traccia di alcun serpente.
Avendo capito che se il cane non ringhia il serpente non morde, iniziò a controllare
con la scopa il cumulo di lenzuola dove la coda era stata avvistata, poi le bacinelle,
i secchi, insomma, a uno a uno ogni angolo venne controllato, prima con la scopa,
poi con le mani, senza alcun timore.
Del serpente nessuna traccia. Così, per togliere ogni
dubbio, il giovane decise di spostare degli oggetti po-
sizionati sul gabinetto in disuso nell’angolo.
E lì, sotto il coperchio del water, ecco il serpente.
Se lo avessero chiesto, il ragazzo avrebbe risposto di non avere mai avuto paura.
All’inizio era titubante all’idea di entrare nel bagno con dentro un serpente (stan-
za piccola per giunta!), ma consapevole che nessun altro lo avrebbe fatto, e che
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Capitolo 5
Dipendenze: La Terza radice
27 Niente Paura
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La paura è tanto più forte quanto più peso hanno le tue dipendenze sul tuo be-
nessere.
Più la tua felicità, le tue emozioni positive, dipendono da qualcosa o qualcuno,
maggiore è la forza della dipendenza e maggiore sarà la paura che provi rischiando
di perderla.
La dipendenza scatta nel momento in cui non rie-
sci a stare bene se quella cosa o persona manca.
28 Niente Paura
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• Posso avere un rapporto sano con la mia fidanzata, o far dipendere da lei la
mia felicità.
• Posso trovare meraviglioso un luogo o far dipendere dal viverci la mia felicità.
• Posso amare il cioccolato, o la birra, o far dipendere da questi la mia felicità.
29 Niente Paura
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Così come l’emozione negativa è sintomo di una pretesa, lo è anche di una dipen-
denza.
Ecco l’immagine che rende l’idea di una dipendenza.
Hai presente quelle persone che per una malattia
grave devono vivere sempre attaccate a una macchina?
Quando dipendi da qualcuno è come se questa per-
sona tenesse in mano la spina che alimenta la tua
macchina.
30 Niente Paura
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• La mia ragazza non c’è e io sono triste e non ho voglia di fare nulla.
• Il mio amico non mi telefona e sono arrabbiato, deluso e scontroso.
• Non posso fare sport e sono cupo e infastidito tutto il tempo.
Prima pretendi qualcosa che non hai e poi non ne puoi più fare a meno. Ricordo an-
cora la violenza con cui ho sbattuto la porta della mia camera quella sera.
Quando dipendi da qualcosa ci pensi spesso.
La tua mente finisce per stare sempre lì.
In continuazione.
E pensi a tutti i possibili ostacoli che potrebbero intromettersi tra di voi.
Hai paura di tutto ciò che potrebbe tenervi lontani e la tua mente elabora continu-
amente strategie per risolvere questi problemi, per garantirsi la sua “dose” quotidia-
na.
Se dipendo da qualcosa per stare bene, finirò per fare anche cose che trovo sbaglia-
te, che sono contro i miei principi, cose di cui non andrei fiero, che nasconderei, pur di
avere la mia “dose”.
Ma ricordalo: nessuno ama ciò da cui dipende, anche se sono persone che consideri
importanti.
Nel momento in cui hai bisogno di me per stare bene, mi userai.
Farai di tutto perché io sia sempre disponibile, anche se questo significa mentirmi,
farmi fare scelte che non sono nel mio interesse (ma nel “nostro”), manipolarmi
per avermi sempre con te.
31 Niente Paura
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Ovviamente se questo riguarda una persona, parlane con lei, spiega il test che vuoi
fare, i motivi e scegliete insieme la forma migliore per provare in questi giorni a
verificare se c’è dipendenza tra di voi.
Se sono persone che invece non puoi non Nessuno ama ciò da cui dipende,
vedere o sentire per un mese, che magari anche se sono persone che consi-
incontri ogni giorno, puoi decidere di ri- deri importanti.
durre al minimo le interazioni, soprattutto
eliminando per un mese tutte le attività Nel momento in cui hai bisogno di
piacevoli che condividete per vedere che me per stare bene, mi userai.
effetto fa allentare questo legame per qu-
alche settimana.
Oppure, penso a una mamma con i propri figli, magari piccoli, ridurre il tempo
insieme offrendo loro altri stimoli (non videogiochi o TV!), sollecitandoli a giocare
in modo indipendente.
Ora ti spiego come analizzare i risultati del test (che sono meno banali di quan-
to pensi), e soprattutto come puoi iniziare a eliminare una dipendenza e vivere in
modo sano il tuo rapporto con qualsiasi cosa o persona da cui scoprirai di dipen-
dere per la tua felicità.
Non devi togliere la spina dalle sua mani, devi staccarti dalla macchina, perché in
realtà non ti serve.
Se non posso vivere senza di te non ti amerò, avrò bisogno di te e mi servirai, ti
userò. E se non farai come dico, se minaccerai la mia felicità, potrò odiarti.
Amore e odio sembrano possibili verso le stesse persone perché confondiamo l’a-
more con il bisogno e la dipendenza dagli altri.
Questa è una rivoluzione totale rispetto al modo in cui concepiamo di solito i nostri
rapporti. E non la fai in un giorno.
32 Niente Paura
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Strappare le catene
Il test principale per sapere se dipendi da qualcosa, o da qualcuno, cioè se non
puoi farne a meno senza stare emotivamente male, è rinunciarci per un mese, e
vedere cosa succede.
Come capire i risultati di questo “esperimento”?
Il più ovvio è che non riesci a resistere per 30 giorni. Ottimo, è una dipendenza.
Ma non solo: se resisti ma ci pensi di continuo e la tua mente è sempre lì mentre stai
facendo il test, allora significa che è una dipendenza, anche se arrivassi alla fine
del mese di test.
Ancora: se non vedi l’ora che finisca il mese e pensi che subito dopo potrai finalmente
tornare a fare quello che facevi, è una dipendenza anche in questo caso.
Se resisti, ma per tutto il mese, o molto spesso, provi emozioni negative, frustra-
zione, nervosismo, rabbia, sei spesso di cattivo umore, allora è una dipendenza e sta
incidendo sulle tue emozioni.
Come vedi, è probabile che scoprirai di avere molte dipendenze…
Ti ripeto i punti fondamentali:
33 Niente Paura
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Oggi ho senza dubbio un equilibrio e una forza grazie ai quali potrei rimettermi a
giocare con i videogiochi e gestire tempi ed emozioni. Ma non lo faccio.
Da un lato condivido quel detto popolare che dice “porta aperta, anche i santi tenta”.
Considera che ci sono attività che per loro natura hanno un impatto sul nostro
34 Niente Paura
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Apri la mente.
Crea altri interessi nella tua giornata da cui trarre
benessere.
Se oggi pensi che solo quella cosa o persona, qu-
ella situazione, sia qualcosa di bello nella tua gior-
nata, aggiungi almeno altre 3-4 cose che diventino
momenti altrettanto belli.
E scegli possibilmente qualcosa che non crei a sua
volta dipendenza.
35 Niente Paura
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Ecco: se tu metti in pratica tutte le leggi ogni giorno, comincerai a indebolire le tue
dipendenze perché diventerai indipendente nel saper stare bene, visto che diventi
protagonista della tua felicità.
E non sono semplicemente qualcosa che fai, ma portano felicità e serenità dentro
di te, per cui arrivi al punto che non è cosa fai il segreto, ma come vivi, e questo ci
rende profondamente liberi.
Intanto da oggi aggiungi alla tua quotidianità cose positive, che ti piacciono, che mo-
dificano la tua idea che per stare bene hai solo una possibilità, scoprendo invece
che hai più scelte di quanto credi.
Più sai variare, più hai alternative a ciò da cui oggi hai scoperto di dipendere, meno
forza ogni dipendenza avrà su di te e sulle tue emozioni.
Questo è un primo passo.
Noi adesso pensiamo alla quarta radice della paura, l’ultima.
36 Niente Paura
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Capitolo 6
Debolezza della mente: La
Quarta radice
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38 Niente Paura
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«Che cosa ti preoccupa?» chiese al giovane. Il ragazzo gli spiegò tutta la situazio-
ne e l’anziano fu curioso di sapere per quale motivo gli interessasse diventare un
combattente.
«Perché voglio essere forte!» rispose il ragazzo. «A scuola i miei compagni mi pren-
dono in giro e non so difendermi, mio padre mi tratta come un buono a nulla, e io
39 Niente Paura
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Per giorni il ragazzo si massacrò per rivoltare il terreno. Dopo una settimana, l’an-
ziano sostituì la zappa del giovane con una rotta, pesante e arrugginita. Il lavoro
diventò ancora più faticoso.
Tra un colpo di zappa e l’altro, il ragazzo do-
veva pulire le stalle: l’uomo aveva decine
di mucche, e ogni mucca produceva molti
escrementi: l’odore era insopportabile, ma il
giovane strinse i denti.
40 Niente Paura
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Invece devi coltivare la terra» aggiunse ridendo. «Devi diventare forte, imparare a
dominare i tuoi pensieri, a sopportare la fatica, il sudore e il dolore, comprendere
41 Niente Paura
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Ecco uno dei segreti principali per vincere la paura: non pensare a lei. Lasciala stare.
Se tu sei più forte di quello che ti accade, la paura non esiste nemmeno. E se sei
più debole, non “spostare il masso”, non ci riusciresti comunque, ma allena la
mente, e del masso non ti importerà più nulla.
Per completare il lavoro sulle 4 radici, ora ti propongo un esercizio che ti aiuti a
sviluppare la forza della mente.
Lo puoi chiedere a me, quanto ti spiego qualcosa (e le guide che scrivo hanno
sempre l’obiettivo di spiegarti per quale motivo ti dico che le cose stanno in un
certo modo).
Lo puoi chiedere a chi ha pubblicato un post con una “notizia” su Facebook, a chi
ti racconta un episodio accaduto, a chi ti spiega come fare qualcosa che tu stai
imparando.
Ma lo potresti chiedere al tuo avvocato, al tuo commercialista, al medico, al vete-
rinario. All’insegnante di tuo figlio, allo psicologo, al poliziotto, al politico.
In sostanza, da ora in poi, non considerare qualcosa una verità senza aver com-
preso da dove viene.
Cerca sempre di capire come le persone fanno a sapere che quello che sanno è
vero, corretto. O che quello che dicono è reale e non un’idea, un punto di vista,
un’opinione.
Come fai a saperlo?
Puoi anche farti questa domanda riguardo le tue convinzioni su ciò che è giusto o
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sbagliato, sulle regole che segui, sulle certezze che ti guidano nelle scelte di tutti i
giorni.
Come fai a saperlo?
Come fai a dire che quella cosa è reale?
Una frase che ho sentito dire a Beppe Grillo, quando ancora il Movimento 5 Stelle
non esisteva e lui andava in giro per i teatri a parlare di tutto e di più è questa:
“l’ovvio non lo controlla mai nessuno”.
O qualcosa di simile.
Da oggi tu devi verificare l’ovvio, perché è faticoso.
Come alleni un muscolo in palestra: facendolo stancare o riposare?
Esatto.
Quando tu cerchi di capire, sempre, tutto, senza fermarti all’ovvio, alla prima rispo-
sta, senza accontentarti mai della prima spiegazione, sforzi la mente e ti costringi a
una grande fatica: capire.
Da oggi tu devi verificare l’ovvio, Fatica che oggi in pochi vogliono ancora fare.
perché è faticoso: Preferiamo prendere informazioni, sentenze,
cerca di capire, sempre. verità già pronte, le facciamo nostre e fine del-
la storia.
Quando leggo i commenti su internet, le opi-
nioni sui social, le risposte a interviste televisive, quello che manca sempre è una
comprensione profonda anche delle proprie risposte. Si giudica senza sapere da-
vvero.
Ma se non capisci, offri il fianco alla paura.
Un pomeriggio seguivo su SkyTg24 un confronto sul tema delle medicine alterna-
tive. Era ospite anche un esponente di Altroconsumo, che si occupa di tutela dei
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consumatori.
Ha detto una cosa splendida: non poteva stabilire quali scelte mediche fossero
migliori, chi era un medico affidabile e chi no, ma chiedeva chiarezza, informazione,
trasparenza.
Cioè la possibilità di capire.
Non posso trovare una buona risposta senza farmi un’ottima domanda.
Come fai a saperlo?
Ecco una domanda meravigliosa!
Questo è forse il più importante allenamento per la tua mente.
E come detto, è direttamente connesso alla paura: più comprendi la realtà, mano
hai paura.
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Capitolo 7
Le 4 Radici
Finora ti ho spiegato che la paura, qualsiasi paura, si alimenta grazie
a 4 radici che la rendono forte: pretese, egoismo, dipendenze e debolezza mentale.
La prima che ti ho mostrato sono le pretese: pretesa significa che devi necessa-
riamente ottenere qualcosa, in senso lato, per poter stare bene. Ne hai bisogno, è
necessario, altrimenti starai male.
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E più metto al centro il mio interesse, più mi importa solo di quello che mi deve
far stare bene, più tendo a pretendere quelle cose che considero capaci di darmi
questo benessere.
E più pretendo, più penso solo a ottenerle (egoismo), più alimento anche la terza
radice: la dipendenza.
Infatti la pretesa (devo avere una data cosa per stare bene) diventa inevitabilmente
dipendenza (non posso perderla altrimenti starò male), e l’egoismo si rafforza, per-
ché in entrambi i ragionamenti “io” sono al centro di tutto.
Come noti, queste prime 3 radici sono fortemente intrecciate tra loro.
E la cosa più importante da comprendere è che pretese, egoismo e dipendenza
sono un modo di pensare.
Come ti ho spiegato, tutte le emozioni negative sono frutto della paura. Se tu non hai
paura (di soffrire e stare male sopra ogni altra), non provi emozioni negative.
Ma se quando stai male ti chiudi, aumenti la pretesa di ottenere quel che dovrebbe
farti stare bene, pensi in modo egoista preoccupandoti solo di te e dei tuoi proble-
mi, tu alimenti il tuo stesso malessere.
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Io penso di aver bisogno di qualcosa per poter stare bene (pretesa), io penso che
sia necessario mettere il mio interesse al primo posto (egoismo), io penso che
senza alcune cose starò male (dipendenza).
E questo non è qualcosa che capita, ma un modo di vivere, di osservare me stesso,
la vita e gli altri. Non posso eliminare la paura finché il mio modo di pensare si basa
su questo modo di vivere la vita.
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Conclusioni
La Strada per una vita senza
paura
D i solito quando parliamo di paura ci sono due tipi di approccio.
Da un lato chi pensa sia meglio affrontare di petto la paura, dall’altra chi prefe-
risce evitarla.
Se ho paura dei ragni, per affrontare il problema potrei semplicemente andargli
incontro.
Informarmi su internet, andare in qualche zoo dove poterli vedere in sicurezza.
Se la paura che hai è “di qualcosa” di preciso e materiale, allora questo approccio
può funzionare. Ovviamente c’è anche il rischio, e ci torniamo tra poco, che qu-
esto approccio sia traumatico e invece di superare la paura affrontandola, possa
aumentare e diventare più fastidiosa.
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la paura, ma sei tu. Che tu non sei in grado di superarla, e questo ti porterebbe a
dubitare di te e non provarci più.
Senza contare che le nostre principali paure sono come muri di vetro: non puoi
passare, ma non le vedi esattamente. Diventa difficile affrontarle, visto che non
sapresti nemmeno da dove cominciare.
Io preferisco un altro approccio.
No, evitare le paure è una pessima idea.
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Un’aquila non getta dal nido i piccoli appena nati perché volino.
Aspetta che la loro forza sia tale da permettergli di farlo.
La paura va affrontata man mano che tu diventi forte, che cresce la tua consapevo-
lezza, la tua indipendenza emotiva.
Ma lascia stare la paura, diventa tu più forte, e la paura, al momento giusto, la
supererai senza problemi.
Puoi affrontare le paure, senza preoccuparti di cambiare il tuo modo di vivere e
di pensare. Alla prossima occasione ti ritroverai di nuovo in difficoltà. Forse ti è già
successo, senza dubbio succederà.
Se invece tu diventi forte, impari a volare, allora non temerai nessuna “prossima
difficoltà”, così come per un’aquila il prossimo monte che si troverà davanti non
sarà affatto un problema.
E non che volare non richieda forza, allenamento, concentrazione e fatica!
Puoi gestire la paura, e quindi continuare a viverla ogni volta, oppure puoi impa-
rare a eliminarla.
E vivere una vita in cui non hai paura, ma affronti ogni sfida e problema con consa-
pevolezza e fiducia.
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Ovviamente è più facile usare una tecnica e liberarti (per un po’) della paura che
vivi, oppure evitarla e non pensarci più (finché non si ripresenta più forte!), che fare
un percorso del genere.
Per questo la maggior parte delle persone non crede che si possa eliminare la
paura. Richiede impegno. Richiede un percorso personale. Richiede un modo di
vivere profondamente diverso.
Io consiglio a tutti il Percorso che nella Scuola di indipendenza emotiva è nato per
farti diventare più forte di qualsiasi problema e, di conseguenza, di qualsiasi pau-
ra.
Un abbraccio
Giacomo Papasidero
Il Tuo Mental Coach
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