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L’art. 599 stabilisce: “Possono essere pignorati i beni indivisi anche quando non
tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore”. [3] In tal caso, “del
pignoramento è notificato avviso, a cura del creditore pignorante, anche agli altri
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La sussistenza di una obbligazione di tutti i contitolari del diritto rende peraltro possibile
un processo esecutivo unitario (nelle ordinarie forme del pignoramento immobiliare o
mobiliare) nei confronti di tutti anche se più e distinti siano titoli esecutivi, e ancorché più
e diversi siano i creditori. L’unitarietà del procedimento espropriativo è data infatti dal bene
pignorato, non dai crediti da tutelare esecutivamente e dai relativi titoli esecutivi.
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L’articolo menziona la sola comproprietà, ma il suo ambito di applicazione ricomprende
certamente la contitolarità di diritti reali espropriabili diversi dalla proprietà (es. usufrutto,
uso, enfiteusi, superficie).
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Che succede invece se tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore procedente?
In tal caso, se vi è un unico titolo esecutivo verso tutti, l’espropriazione verrà condotta
sull’intero bene e si svolgerà nelle forme ordinarie (artt. 513, 543, 555) nei confronti di tutti
i condebitori.
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comproprietari, ai quali è fatto divieto di lasciare separare dal debitore la sua
parte delle cose comuni senza ordine di giudice” (art. 599; art. 180 disp. att.). [4]
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L’avviso di pignoramento è sottoscritto dal procedente e deve contenere l'indicazione del
creditore, del bene pignorato, della data del pignoramento e (se immobiliare) della sua
trascrizione. La copia dell’avviso provvisto della relata di notifica viene depositata nella
cancelleria del g. e. il quale fissa con decreto la data dell'udienza di comparizione dei
soggetti interessati, assegnando termine per notificare ricorso e decreto ai contitolari e agli
altri interessati. Alla omissione dell’avviso di pignoramento, consegue peraltro
l’improseguibilità della esecuzione.
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Beni determinati a numero, peso e misura, e nei quali ciascuna unità equivale per valore
alle altre (v. art. 1795 c. c., dove si parla di “merci fungibili” e art. 2426, n. 10 c. c., dove si
parla di “beni fungibili”).
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preziosi, petrolio, derrate alimentari ecc.). Ma mentre in quest’ultimo caso non si
danno problemi particolari, quando invece si tratti di un complesso di cose, la sua
astratta scorporabilità non è tutto, occorrendo anche che la materiale separazione
non distrugga il valore economico del bene (la cosa vale per es. per le collezioni, che
ricavano il loro valore di mercato dalla loro completezza e che si deprezzano
irrimediabilmente quando perdono anche solo un elemento). L’opzione del se
procedere a separazione è quindi spesso delicata, ed altrettanto delicata è la scelta
delle cose da assegnare al debitore esecutato per specificare su di esse il
pignoramento: opportunamente la legge introduce il criterio della richiesta e ad essa
il giudice potrà arrivare solo previo consenso di tutti gli interessati (non solo i
comproprietari ma anche il creditore procedente).
Quando la strada della separazione non è percorribile (cioè spesso), il giudice
dell’esecuzione ordinerà la vendita della quota indivisa (con subingresso
dell’acquirente nei diritti ed obblighi connessi alla qualità di comproprietario)
ovvero disporrà (ultima ratio) la divisione, cioè lo scioglimento definitivo della
comunione. Verranno in considerazione valutazioni di convenienza e di utilità (non
solo) economica, in un giudizio che consideri e metta a confronto gli interessi di tutti i
soggetti della vicenda espropriativa. La continuazione della comunione va senz’altro
preferita quando i comproprietari si esprimano in tal senso (accettino cioè che un
nuovo soggetto succeda nella quota indivisa dell’originario debitore), ma la legge
pone la condizione preliminare della probabilità che la vendita della quota sia
plausibile e che da essa possa ricavarsi “un prezzo pari o superiore al valore della
stessa, determinato a norma dell’articolo 568”. Se questo appare improbabile, il
giudice disporrà il procedimento divisorio.
Quando si deve procedere alla divisione, l’art. 601 c. 1 prescrive che
“l’esecuzione è sospesa (2) finché sulla divisione stessa (3) non sia intervenuto un
accordo fra le parti” (tutte le parti coinvolte: creditore, debitore e comproprietari)
“o pronunciata una sentenza avente i requisiti di cui all'articolo 627” [6] (v. anche
art. 181 disp. att.). Si tratta di una sospensione ex lege che opera di diritto eche è
l’unico caso nel codice di sospensione non dipendente da un giudizio discrezionale
del giudice. Sciolta la comunione, la vendita o l’assegnazione dei beni attribuiti in
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Dall’art. 627 si ricava che basterebbe una sentenza comunque esecutiva (l’articolo è un
residuato dei tempi in cui la sentenza di primo grado non era esecutiva se non passata in
giudicato), ma è dubbio che il processo esecutivo possa realmente aver luogo prima della
formazione del giudicato sulla sentenza di divisione.
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proprietà esclusiva al debitore ha luogo secondo le norme che ordinariamente
regolano tale tipo di attività per il tipo di bene in questione. [7]
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Una disciplina espropriativa a sé è stata elaborata dalla giurisprudenza per le comunioni
legali coniugali, in ragione della loro speciale natura “comunioni senza quota”.
L’espropriazione di un bene in comunione, per debiti personali di uno dei coniugi, colpisce
il bene non per metà ma nella sua integralità. La vendita o l’assegnazione riguarderà così
l’intero bene, con scioglimento automatico della comunione e conversione del diritto sul
bene del coniuge non debitore nel diritto alla metà della somma ricavata.