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XIV

IL PIGNORAMENTO DI BENI INDIVISI

Talora i beni da pignorare non appartengono in via esclusiva al debitore perché


sono in regime di contitolarità tra questi ed altri soggetti non obbligati a loro volta.
Il creditore dovrà tener conto della estraneità di questi ultimi al titolo esecutivo:
l’azione esecutiva non può pertanto svolgersi nei loro confronti e il bene non può
essere espropriato nella sua integralità. Il creditore deve allora procedere nelle più
articolate forme della c. d. “espropriazione di beni indivisi” nei confronti di colui
che risulta obbligato secondo il titolo esecutivo. Questo tipo di espropriazione è resa
necessaria dal fatto che non sussiste un titolo esecutivo nei confronti di tutti i
contitolari del diritto; se infatti il titolo esecutivo contemplasse tutti i contitolari,
l’esecuzione si svolgerebbe contro più esecutati (in luogo di uno solo) ma secondo
le regole generali del pignoramento immobiliare o del pignoramento mobiliare. [1]
La legge appronta una apposita procedura volta a pignorare la quota ideale del
debitore [2] in cui gli altri contitolari non assumono la qualità di soggetti esecutati
pur restando inevitabilmente coinvolti nel pignoramento. E del pignoramento
finisce per risentire il bene nel suo complesso.

Si potrebbe parlare di parti non esecutate per i contitolari coinvolti ma


non debitori: essi infatti hanno diritto di essere sentite e hanno la titolarità
di obblighi e facoltà processualmente rilevanti. La situazione processuale
è simmetrica a quella del terzo debitore o possessore di cose
nell’esecuzione presso terzi.

L’art. 599 stabilisce: “Possono essere pignorati i beni indivisi anche quando non
tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore”. [3] In tal caso, “del
pignoramento è notificato avviso, a cura del creditore pignorante, anche agli altri

1
La sussistenza di una obbligazione di tutti i contitolari del diritto rende peraltro possibile
un processo esecutivo unitario (nelle ordinarie forme del pignoramento immobiliare o
mobiliare) nei confronti di tutti anche se più e distinti siano titoli esecutivi, e ancorché più
e diversi siano i creditori. L’unitarietà del procedimento espropriativo è data infatti dal bene
pignorato, non dai crediti da tutelare esecutivamente e dai relativi titoli esecutivi.
2
L’articolo menziona la sola comproprietà, ma il suo ambito di applicazione ricomprende
certamente la contitolarità di diritti reali espropriabili diversi dalla proprietà (es. usufrutto,
uso, enfiteusi, superficie).
3
Che succede invece se tutti i comproprietari sono obbligati verso il creditore procedente?
In tal caso, se vi è un unico titolo esecutivo verso tutti, l’espropriazione verrà condotta
sull’intero bene e si svolgerà nelle forme ordinarie (artt. 513, 543, 555) nei confronti di tutti
i condebitori.
1
comproprietari, ai quali è fatto divieto di lasciare separare dal debitore la sua
parte delle cose comuni senza ordine di giudice” (art. 599; art. 180 disp. att.). [4]

Il valore giuridico dell’avviso è quello un atto successivo al


perfezionamento del pignoramento e quindi quello di una modalità
accessoria rispetto a una fattispecie già compiuta: in tal senso depone, a
tacer d’altro, l’art. 599 c. 2 che impone di indicare nell’avviso la
(evidentemente già avvenuta) trascrizione del pignoramento immobiliare.

Convocati i comproprietari, e nel contraddittorio di tutti gli interessati, il giudice


dell’esecuzione, su istanza del creditore pignorante o dei comproprietari, con
apposita ordinanza “provvede, quando è possibile, alla separazione della quota in
natura spettante al debitore” (art. 600 c. 1). Se la separazione non è chiesta o non è
possibile, “il giudice dispone che si proceda alla divisione a norma del codice
civile, salvo che ritenga probabile la vendita della quota indivisa ad un prezzo pari
o superiore al valore della stessa, determinato a norma dell’articolo 568”.
Dalla legge si ricava un ordine di criteri da adottare per l’individuazione della
quota e la specificazione dell’oggetto del pignoramento: a) separazione (se possibile
e se richiesta), b) vendita della quota indivisa (se appare probabile la sua
fruttuosità), c) divisione. È evidente che occorre qui bilanciare, con gli interessi del
creditore e del debitore, l’interesse dei comproprietari, la cui posizione non deve
essere aggravata oltre misura da una esecuzione non rivolta contro di loro.
La separazione deve essere innanzitutto possibile. Con il termine separazione, la
legge indica la separazione in natura che presuppone la possibilità di scorporo
materiale di cui godono i beni c. d. fungibili [5] e gli insiemi di cose suscettibili di
considerazione giuridica ed economica unitaria: la comproprietà di una singola
autovettura non permette alcuna separazione perché la res è unitaria e non
scomponibile, mentre la comproprietà indivisa di un complesso di autovetture (un
intero parco macchine tra loro omogenee) permette di separarne alcune dal tutto; a
maggior ragione la cosa vale per beni individuati solo per genere e quantità (metalli

4
L’avviso di pignoramento è sottoscritto dal procedente e deve contenere l'indicazione del
creditore, del bene pignorato, della data del pignoramento e (se immobiliare) della sua
trascrizione. La copia dell’avviso provvisto della relata di notifica viene depositata nella
cancelleria del g. e. il quale fissa con decreto la data dell'udienza di comparizione dei
soggetti interessati, assegnando termine per notificare ricorso e decreto ai contitolari e agli
altri interessati. Alla omissione dell’avviso di pignoramento, consegue peraltro
l’improseguibilità della esecuzione.
5
Beni determinati a numero, peso e misura, e nei quali ciascuna unità equivale per valore
alle altre (v. art. 1795 c. c., dove si parla di “merci fungibili” e art. 2426, n. 10 c. c., dove si
parla di “beni fungibili”).
2
preziosi, petrolio, derrate alimentari ecc.). Ma mentre in quest’ultimo caso non si
danno problemi particolari, quando invece si tratti di un complesso di cose, la sua
astratta scorporabilità non è tutto, occorrendo anche che la materiale separazione
non distrugga il valore economico del bene (la cosa vale per es. per le collezioni, che
ricavano il loro valore di mercato dalla loro completezza e che si deprezzano
irrimediabilmente quando perdono anche solo un elemento). L’opzione del se
procedere a separazione è quindi spesso delicata, ed altrettanto delicata è la scelta
delle cose da assegnare al debitore esecutato per specificare su di esse il
pignoramento: opportunamente la legge introduce il criterio della richiesta e ad essa
il giudice potrà arrivare solo previo consenso di tutti gli interessati (non solo i
comproprietari ma anche il creditore procedente).
Quando la strada della separazione non è percorribile (cioè spesso), il giudice
dell’esecuzione ordinerà la vendita della quota indivisa (con subingresso
dell’acquirente nei diritti ed obblighi connessi alla qualità di comproprietario)
ovvero disporrà (ultima ratio) la divisione, cioè lo scioglimento definitivo della
comunione. Verranno in considerazione valutazioni di convenienza e di utilità (non
solo) economica, in un giudizio che consideri e metta a confronto gli interessi di tutti i
soggetti della vicenda espropriativa. La continuazione della comunione va senz’altro
preferita quando i comproprietari si esprimano in tal senso (accettino cioè che un
nuovo soggetto succeda nella quota indivisa dell’originario debitore), ma la legge
pone la condizione preliminare della probabilità che la vendita della quota sia
plausibile e che da essa possa ricavarsi “un prezzo pari o superiore al valore della
stessa, determinato a norma dell’articolo 568”. Se questo appare improbabile, il
giudice disporrà il procedimento divisorio.
Quando si deve procedere alla divisione, l’art. 601 c. 1 prescrive che
“l’esecuzione è sospesa (2) finché sulla divisione stessa (3) non sia intervenuto un
accordo fra le parti” (tutte le parti coinvolte: creditore, debitore e comproprietari)
“o pronunciata una sentenza avente i requisiti di cui all'articolo 627” [6] (v. anche
art. 181 disp. att.). Si tratta di una sospensione ex lege che opera di diritto eche è
l’unico caso nel codice di sospensione non dipendente da un giudizio discrezionale
del giudice. Sciolta la comunione, la vendita o l’assegnazione dei beni attribuiti in

6
Dall’art. 627 si ricava che basterebbe una sentenza comunque esecutiva (l’articolo è un
residuato dei tempi in cui la sentenza di primo grado non era esecutiva se non passata in
giudicato), ma è dubbio che il processo esecutivo possa realmente aver luogo prima della
formazione del giudicato sulla sentenza di divisione.
3
proprietà esclusiva al debitore ha luogo secondo le norme che ordinariamente
regolano tale tipo di attività per il tipo di bene in questione. [7]

Il giudizio divisorio è preordinato alla espropriazione della quota da


liquidarsi, ma ha natura di autonomo giudizio di cognizione, distinto dal
procedimento esecutivo e regolato nel suo svolgimento dagli artt. 784 ss.

7
Una disciplina espropriativa a sé è stata elaborata dalla giurisprudenza per le comunioni
legali coniugali, in ragione della loro speciale natura “comunioni senza quota”.
L’espropriazione di un bene in comunione, per debiti personali di uno dei coniugi, colpisce
il bene non per metà ma nella sua integralità. La vendita o l’assegnazione riguarderà così
l’intero bene, con scioglimento automatico della comunione e conversione del diritto sul
bene del coniuge non debitore nel diritto alla metà della somma ricavata.

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