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Questo modello teorico trova la propria esemplificazione nella Francia del Settecnto, dove vi fu uno
scontro aperto tra la borghesia e l’aristocrazia. Nel capitalismo moderno si delinea una contraddizione
tra forze produttive sociali e rapporti di produzione privatistici. Secondo Marx, se sociale è la
produzione della ricchezza (più dipendenti per una fabbrica), sociale deve essere la distribuzione di
essa. Il capitalismo porta in sé, come esigenza dialettica, il socialismo, in quanto genera le condizioni
favorevoli a una rivoluzione comunista mondiale.
Le formazioni economico-sociali
Nella prefazione a Per la critica dell’economia politica, dove compare l’espressione formazione
economico-sociale, Marx distingue quattro epoche, ciascuna caratterizzata da una particolare
formazione economica della società:
Comunità primitiva
Società antica
Società feudale
Società borghese
Esse rappresentano gradini di una sequenza che procede dall’inferiore al superiore, dal comunismo
primitivo al comunismo futuro, passando attraverso la società di classe. Il comunismo è lo sbocco
inevitabile della dialettica storica.
Critica a Hegel
Anche per Marx, come per Hegel, la storia si configura come una totalità processuale dominata dalla
forza della contraddizione. Marx però ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel “sui piedi
anziché sulla testa”, in quanto i soggetti della dialettica storica sono la struttura economica e le classi
sociali; la dialettica del processo storico è scientificamente osservabile attraverso i fatti. Le
opposizioni che muovono la storia sono concrete e determinate: i rapporti di produzione.
Nel 1484 Marx pubblica il Manifesto del partito comunista, che si presenta come il programma di un
partito che interpreta una nuova classe sociale e tratta:
Dell’analisi della funzione storica della borghesia, di cui viene messa in luce la contradditorietà in
quanto è una nuova classe che ha generato una classe ancora più nuova a cui si oppone per il
mantenimento dei privilegi
Nella prima parte Marx descrive la vicenda storica della borghesia, classe dinamica che non può
esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e tutto l’insieme dei rapporti
sociali. Senonché le moderne forze produttive, sempre più sociali, si rivoltano contro i vecchi rapporti
di proprietà, ancora privatistici, generando crisi che mettono in forse l’esistenza del capitalismo.
Tanto che il proletariato, oppresso dalla società borghese, mette in opera una dura lotta di classe.
Marx individua nel Manifesto come soggetto autentico della storia, proprio la lotta tra classi. Insiste
inoltre sull’internazionalismo della lotta proletaria e termina il manifesto con la nota esortazione
“Proletari di tutti i Paesi, unitevi!”
Marx critica i socialismi a lui precedenti, che definisce falsi socialismi. Essi sono:
Socialismo reazionario -> attacca la borghesia secondo parametri conservatori, rivolti al passato,
piuttosto che secondo schemi rivoluzionari, rivolti al futuro, proponendosi in tal modo di “far girare
all’indietro la ruota della storia” in nome di un’aristocrazia paternalistica e magnanima che aiuta i
lavoratori
Socialismo conservatore -> incarnato dagli economisti filantropi che ritengono possibile rimediare agli
“incovenienti” sociali del capitalismo senza distruggere il capitalismo stesso, senza quindi riconoscere
i diritti dei lavoratori, ma come concessione dall’alto. Principale esponente di questa corrente è
Proudhon che Marx accusa di non comprendere il meccanismo della dialettica e di voler tollerare la
proprietà non eliminandola ma distribuendola tra i lavoratori
Socialismo utopistico -> pur avendo il merito di riconoscere l’antagonismo tra le classi e gli elementi di
contrapposizione esistenti nel mondo moderno, hanno il limite di non riconoscere al proletariato una
funzione storica e rivoluzionaria autonoma, e di fare appello a tutti i membri della società, compresi i
ceti dominanti, per una pacificazione di riforme (es. Bismark in Germania)
IL CAPITALE
Il carattere tendenziale delle leggi economiche:
Per Marx l’economia deve far uso dello schema dialettico della totalità organica e studiare il
capitalismo come una struttura i cui elementi risultano strettamente connessi, distingendone gli ele
menti di fondo al fine di metterne in luce le tendenze di sviluppo, per poi formulare alcune previsioni.
Il Capitale sembra quindi presentarsi come un libro di predizioni circa i destini futuri del capitalismo
moderno e i ciritici di Marx lo hanno assimilato a un testo di profezie sbagliate.
Nella fase centrale della sua esistenza, Marx accantona la prospettiva dialettica come regola del
processo storico. Nel Capitale, invece, riprende la dialettica come principio interpretativo sistematico
dei fatti, in un testo che intenda cogliere l’essenza del modo di produzione capitalistico in generale,
nella sua universalità.
Il metodo scientifico
Marx si propone di individuare gli elementi strutturali, separandoli da quelli accidentali, finendo per
considerare astratto ciò che a prima vista appare concreto e viceversa. Questo significa che la scienza
è l’individuazione, al di sotto dei fatti, delle leggi che presiedono al loro accadere, delle condizioni
generali che non sono a priori - cioè fondate sulla ragione - ma a posteriori, cioè da rinvenirsi
all’interno della storia. La metodologia scientifica di Marx ha tre tappe fondamentali: