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Nel volume Il linguaggio dimenticato, Erich Fromm ha affrontato
in maniera approfondita il modo in cui, nel mito, si esprime il lin-
guaggio simbolico, che egli considerava:
"una lingua vera e propria, e in effetti l'unico linguaggio univer-
sale che la razza umana abbia mai creato ... , importante per ogni per-
sona che intenda conoscere a fondo la propria personalità ... IEssol
- aggiungeva - dovrebbe essere insegnato nelle università alla stregua
delle altre lingue straniere".
Fromm sottolineava il fatto che, riuscendo a decifrare illinguag-
gio simbolico, si diventa capaci di entrare in contatto con una delle
più importanti fonti di saggezza, vale a dire il mito, e con gli strati
più profondi della personalità umana.
Per dare un preciso fondamento alle sue teorie egli ha affrontato,
in particolare all'inizio del saggio Il linguaggio simbolico nel mito,
nellafiaba, nel rituale e nel romanzo, il "mito di Edipo" ed il conse-
guente "complesso di Edipo". Attraverso una approfondita lettura
delle tre tragedie di Sofocle, Edipo Re, Edipo a Colono e Antigone,
Fromm ha osservato innanzi tutto che il mito non confermava la teoria
freudiana che Edipo avesse nutrito inconsci impulsi incestuosi ed un
conseguente odio per il padre rivale.
Questa teoria, che Freud aveva esteso a tutti i bambini di sesso
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Gallino, T. G., 1988: Le madri: da Goethe a Fromm, in: P. L. Eletti (Ed.), Incontro con Erich Fromm. Atti del Simposio Internazionale su Erich Fromm:
>Dalla necrofilia alla biofilia: linee per una psicoanalisi umanistica< Firenze 1986, Firenze (Edizioni Medicea) 1988, pp. 381-390.
maschile e che è diventata una delle pietre angolari del suo sistema gico e storico dei miti dell'antichità greca, che il culto degli dèi olim-
psicologico, non trovava dunque riscontro a parere di Fromm nella pici era stato preceduto da una religione in cui le divinità supreme
trilogia di Sofocle. Da questa emergeva invece - e con ben maggior erano dee, che rappresentavano la madre. Per Bachofen:
vigore ed evidenza, sempre secondo Fromm - l'esistenza di un prin- "la supremazia della donna aveva trovato la sua espressione non
cipio matriarcale precedente a quello patriarcale (e in conflitto con soltanto nella sfera dell'organizzazione sociale e familiare ma anche
quest'ultimo), che aveva informato di sé e dei propri principi mora- nella religione".
li, la religione e la stessa società. Solo più tardi, gli dèi maschi erano subentrati alle dee-madri, di-
Condividiamo pienamente le interpretazioni e le convinzioni di ventando i supremi signori dell'uomo, così come il padre era il su-
Fromm. Per parte nostra, abbiamo già cercato di evidenziare come premo dominatore della famiglia. Fromm aggiungeva che le dure cri-
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dal mito di Edipo, quale esso è illustrato nella tragedia di Sofocle tiche opposte a Bachofen e ad altri studiosi (ad esempio L.H. Mor-
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Edipo Re, sia assai più coerente evincere la presenza di un "complesso gan) che erano giunti alle medesime conclusioni potevano essere in-
di Laio", inteso come ansia patologica del padre verso l'estraneo, terpretate in un unico modo:
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Gallino, T. G., 1988: Le madri: da Goethe a Fromm, in: P. L. Eletti (Ed.), Incontro con Erich Fromm. Atti del Simposio Internazionale su Erich Fromm:
>Dalla necrofilia alla biofilia: linee per una psicoanalisi umanistica< Firenze 1986, Firenze (Edizioni Medicea) 1988, pp. 381-390.
piegare da una donna; che se proprio
Per introdurci in questo discorso, Fromm si è servito delle parole
non ci fosse possibile evitarlo,
di due poeti, Sofode e Goethe. A proposito di Sofode, egli osserva
meglio è che un uomo ci travolga: almeno,
che, n elI' Edipo a Colono, Edipo ci viene mostrato quando, ormai
non si dirà che han vinto delle femmine".
cieco, implora non gli dèi dell'Olimpo ma dee ben più antiche e po-
tenti che stanno "nella fossa della Terra", e che egli chiama: "Vene-
Forte di tali principi Creonte, divenuto tiranno e non più re del
rate dee dal tremendo sguardo". Il coro gli fa eco dicendo che solo
suo popolo, nell' Edipo a Colono farà seppellire viva Antigone in una
un vi andante d'altro paese avrebbe potuto accostarsi al limite delle
caverna, suo figlio e sua moglie si uccideranno maledicendolo, ed egli
indomite vergini, di cui si trema al nome, mentre sguardo e voce si
si abbandonerà infine alla disperazione, implorando i servi che lo por-
spengono, e soltanto le labbra del pensiero s'aprono mute, mentre
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tino via, riconoscendosi ormai insano.
si passa senza sostare. Edipo morirà o meglio scomparirà poi in mo-
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Sappiamo che queste tematiche, i pericoli dell'adesione ad un au-
do misterioso nella fossa delle dee mentre l'eroe Teseo, unico testi-
toritarismo cieco e assoluto, e le conseguenze tragiche - ad esempio mone, si pone una mano davanti agli occhi, "come se un indicibile
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"Questo brano del Faust - commenta infatti Fromm - è sembrato dell' Eneide di Virgilio in cui la Sibilla (qui, in un mondo ancora pa-
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enigmatico alla maggior parte dei commentatori, che hanno cercato gano, troviamo una figura-guida femminile al posto di quella ma-
di spiegare le Madri come un simbolo delle idee platoniche, l'infor- schile di Mefistofele) svela a Enea che solo se troverà e coglierà il
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Gallino, T. G., 1988: Le madri: da Goethe a Fromm, in: P. L. Eletti (Ed.), Incontro con Erich Fromm. Atti del Simposio Internazionale su Erich Fromm:
>Dalla necrofilia alla biofilia: linee per una psicoanalisi umanistica< Firenze 1986, Firenze (Edizioni Medicea) 1988, pp. 381-390.
Faust risponde infatti (rabbrividendo):
Infine, dobbiamo fare un accenno ai poteri ed alle azioni del mag- "Alle Madri! È sempre come se mi sentissi colpito! Ma che cos'è
gior dio germanico Wotan o Odhin. Nei casi eccezionali in cui a que- mai codesta parola, che non posso sentirla?"
sto onnipotente Padre degli dèi veniva richiesto di risolvere una si- E Mefistofele di rincalzo:
tuazione di grave pericolo per gli uomini o gli altri dèi, il dio scende- "Sei così angusto, che una parola nuova ti turba? Vuoi udire sol-
va nella fossa delle grandi veggenti del passato e chiedeva alla Volva tanto quel che hai già udito?"
(nome di divinità o essere superiore che sta per vulva o vagina), di Introducendo l'immagine delle Grandi Dee del passato, caricate
dargli il consiglio ed il responso che avrebbero risolto le sorti divine di quei significati inquietanti, arcani, che trasmettevano sentimenti
e umane. Odhin aveva pagato a caro prezzo il privilegio, che lo po- c?e Goethe aveva sperimentato su se stesso, egli ci rendeva partecipi
neva sopra gli altri dèi, di essere l'unico a poter accedere alla Volva: dI quello stato "completamente irrazionale", inafferrabile, misterioso,
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aveva infatti sacrificato volontariamente un occhio nel pozzo della fascinans, tremendum, ed insieme energicum, che sarebbe poi stato
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sapienza femminile, ed era rimasto appeso per nove giorni ferito da esplorato più tardi da Rudolf Otto.
una lancia, all'albero cosmico Yggdrasil. (Nel volume La ferita e il Un grande poeta poteva forse penetrare ed uscire a suo piacere da
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Gallino, T. G., 1988: Le madri: da Goethe a Fromm, in: P. L. Eletti (Ed.), Incontro con Erich Fromm. Atti del Simposio Internazionale su Erich Fromm:
>Dalla necrofilia alla biofilia: linee per una psicoanalisi umanistica< Firenze 1986, Firenze (Edizioni Medicea) 1988, pp. 381-390.
(fatto aleggiare più che affrontato, sia da Sofocle che da Goethe),
ed ha evidenziato il passaggio dal potere culturale femminile a quel-
lo maschile, anche attraverso il mito babilonese della creazione, in Sull'ascolto del dialogo psicoanalitico: il sentire
cui il nuovo dio Marduk si contrapponeva all'antica Grande Madre
Tiamat. Nel suo lavoro ha sottolineato come i miti più antichi met- Luigi Martelli
tano in luce - se sappiamo leggere il loro linguaggio simbolico, e giun-
gere così alla fonte della sapienza - l'inconscio desiderio di gravidan-
za dell'uomo e, in generale, la sua invidia per tutti i poteri femmini-
li. Solo il mito biblico (Genesi), più recente degli altri, afferma deci-
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samente l'onnipotenza paterna e introduce una immagine di presti-
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gio patriarcale, ma non tanto da non lasciare ancora trapelare nella
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figura di Eva un più ;mtico potere femminile.
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Gallino, T. G., 1988: Le madri: da Goethe a Fromm, in: P. L. Eletti (Ed.), Incontro con Erich Fromm. Atti del Simposio Internazionale su Erich Fromm:
>Dalla necrofilia alla biofilia: linee per una psicoanalisi umanistica< Firenze 1986, Firenze (Edizioni Medicea) 1988, pp. 381-390.