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CONCETTI DI BASE
Il raddrizzamento di un fotogramma consiste in una sua trasformazione geometrica (per proiezione ottica o
per via analitica) che ne corregge gli effetti prospettici.
Ogni fotogramma infatti è caratterizzato da distorsioni prospettiche che alterano la forma dell’oggetto
rispetto al modello originale: l’obiettivo della trasformazione proiettiva è invece proprio quello di rendere il
fotogramma misurabile, in grado di riprodurre cioè correttamente l’oggetto reale e di realizzare un modello in
scala di questo.
Una volta compiuto il raddrizzamento infatti, l’immagine trasformata, se relativa a un oggetto o a un terreno
piano, risulterà tutta rappresentata in un rapporto di scala costante e offrirà di conseguenza la possibilità di
effettuare delle misure corrette direttamente sul fotogramma.
Le deformazioni del fotogramma sono di diversa natura e derivano da differenti cause. Si distinguono
principalmente due tipi di deformazioni:
• un altro tipo di deformazioni ha come cause la prospettiva centrale che si verifica nella fase di
presa, e la tridimensionalità dell’oggetto studiato: la prospettiva centrale applicata su un oggetto
tridimensionale produce un grigliato irregolare e deformato poiché le quote o gli aggetti vengono
proiettati in una posizione erronea. L’immagine rappresentata sul fotogramma è infatti una visione
prospettica dell’oggetto reale. Quando si effettua una proiezione centrale, punti posti a quote
differenti vengono proiettati in una
posizione sfalsata rispetto a quella che si
otterrebbe da una proiezione ortogonale.
Per questo motivo è possibile raddrizzare
soltanto gli elementi appartenenti al
medesimo piano: i punti noti sono infatti
scelti giacenti sullo stesso piano. A
raddrizzamento avvenuto si deve quindi
considerare corretta soltanto la parte del
fotogramma i cui punti appartengono allo
stesso piano, mentre più ci si discosta da
esso più si hanno deformazioni e
imprecisioni del risultato del processo. Le
immagini dei punti che non giacciono
esattamente sul piano oggetto risultano
spostate in direzione del punto principale e
individuano l’errore di altezza. L’entità di
tale spostamento radiale, nel caso di
fotografia normale, è espresso dalla
seguente relazione:
c ρ ρ
∆ρ = ∆R = ∆Z = ∆Z
Z0 Z0 c ⋅ mb
Questa relazione è, con buona approssimazione valida anche per fotogrammi ripresi con assetto
qualunque rispetto al piano dell’oggetto considerato.
Abbiamo già dimostrato come la prospettiva centrale di un piano degenera nelle equazioni della omografia
generale, le quali mettono in relazione il piano dell’immagine e il piano dell’oggetto mediante otto parametri.
Per determinare questi parametri è necessario conoscere le coordinate oggetto e immagine di quattro punti.
Considerando l’equazione dell’errore di altezza si nota che per fare un raddrizzamento:
Una volta fissata la porzione di fotogramma da utilizzare e la distanza principale della camera da presa si può
determinare il massimo scostamento dal piano oggetto, ammissibile affinchè gli errori di altezza siano
trascurabili alla scala della rappresentazione.
∆ρ ⋅ c ⋅ mb
∆Z max =
ρ
Da quanto detto discendono una serie di problemi che limitano alquanto l’applicazione del raddrizzamento
nei casi in cui si abbia a che fare con oggetti reali di complessa forma o di marcata tridimensionalità: in
questi casi l’immagine che si ottiene non è utilizzabile nella sua totalità.
Per questo motivo il raddrizzamento è molto usato in architettura quando ci si trova in presenza di edifici
semplici, con facciate approssimativamente piane (l’immagine raddrizzata sovrastante riporta l’esempio di
una delle facciate interne del Palazzo Reale a Torino), nelle quali l’aggetto di elementi decorativi o delle
cornici sia trascurabile, oppure quando interessa avere una restituzione di carattere generale che sia poi
possibile integrare più dettagliatamente in altro modo; in certe situazioni, quando il territorio è
sufficientemente pianeggiante, si utilizza il raddrizzamento semplice anche per le prese aeree, ottenendo i
cosiddetti fotopiani.
OTTICO-
MECCANICO
SEMPLICE TERRESTRE
DIGITALE ANALITICO AEREA
RADDRIZZAMENTO GEOMETRICO
DIFFERENZIALE AEREA
I. IL RADDRIZZAMENTO SEMPLICE
Il raddrizzamento può essere effettuato in modi diversi seguendo procedimenti basati su tecniche differenti,
tenendo conto anche dei continui passi in avanti compiuti dalle più recenti ricerche.
Facendo riferimento allo schema riportato, si intende per raddrizzamento semplice l’operazione di
trasformazione del fotogramma basata sul principio dell’omologia. Per omologia si intende la corrispondenza
biunivoca esistente tra i punti dell’oggetto reale e i medesimi punti individuabili sul fotogramma. Tali punti
sono descritti da coordinate riferibili ad un sistema di riferimento di cui si conoscono orientamento e
direzione degli assi; ci si serve quindi delle relazioni numeriche che legano i punti oggetto ai punti immagine
per correggere la deformazione, per ottenere quindi l’immagine raddrizzata.
Questo procedimento è usato sia per la fotogrammetria aerea che per quella terrestre e, se si tratta di
raddrizzamento per via ottica, si prevede di partire da un fotogramma realizzato in modo che l’asse ottico
della camera risulti il più possibile ortogonale al piano a cui appartiene l’oggetto da raddrizzare.
I metodi di raddrizzamento differenziale sono più d’uno; tra gli altri si ricordano il raddrizzamento
differenziale per variazione della distanza del centro di proiezione, nel quale accanto
all’ortoproiezione vera e propria si esplora il fotogramma effettuando una registrazione di profili
altimetrici, e il raddrizzamento differenziale per correlazione di immagini, basato sul confronto di
porzioni differenti del fotogramma e sulla creazione di un modello stereoscopico.