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Craveri fa anche notare che gli studi di Ranovic posero le

fondamenta per la «giovane scuola sovietica», a indirizzo mitologico,


la quale accentuò ancor più la tesi che l'origine del cristianesimo va
cercata non in Palestina ma nella diaspora ebraica.
Il primo che mise in forse questa tesi, sostenendo esattamente
il contrario, fu - dice Craveri - lo storico S. I. Kovaliov, in un
saggio apparso nel 1958. Craveri tuttavia sembra concedere troppo
alla pretesa «rottura» di Kovaliov. È vero infatti che questi paragonò
il cristianesimo a «una delle tante forme dei culti misterici orientali»
(p. 185), dimostrando così che l'universalismo, e persino il monoteismo,
erano un'esigenza comune, sentita in tutto l'impero; ed è
altresì vero ch'egli ha scorto nel maggiore democraticismo del
giudeo-cristianesimo (rispetto alle altre religioni) un elemento
decisivo nella lotta contro «la religione ufficiale del popolo romano
conquistatore» (ib.). Ma è anche vero che Kovaliov continuò a
considerare il Cristo un mito storicizzato, non attribuendo ai vangeli
alcun valore come fonti storiche. Sicché è difficile pensare che con
lui si sia usciti dall'angusto ambito della «giovane scuola sovietica».
Egli, p. es., sosteneva che la mancanza di fonti non cristiane
sulla nuova religione, durante il I secolo e l'inizio del II, andava spiegata
col fatto che il cristianesimo, agli inizi, fu «un fenomeno così insignificante
da non meritare l'attenzione degli scrittori pagani»

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