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dei Documenti d’Amore non fosse estraneo a certe conoscenze tradizionali di un genere molto particolare,

come la spiegazione del significato delle parole per mezzo dello sviluppo dei loro elementi costituitivi; si
legga infatti con attenzione la seguente frase, con la quale egli definisce una delle dodici virtù alle quali
corrispondono le dodici parti della sua opera (e questo numero ha la sua ragion d’essere: si tratta di uno
zodiaco in cui l’Amore è il Sole), frase che Ricolfi cita senza alcun commento: «Docilitas, data novitiis
vilitate abstinere»; non vi è qui qualcosa che richiama, per esempio, il Cratilo di Platone? [In un’epoca più
recente, ritroviamo ancora un procedimento simile, impiegato in maniera più appariscente, nel trattato
ermetico di Cesare della Riviera: Il Mondo Magico degli Heroi (Ediz. Arktos 1982) - (si veda la nostra
recensione ne Le Voile d’Isis, ottobre 1932 - oggi inserito in Recensioni). Del pari, quando Jacques de
Baisieux dice a-mor significa «senza morte», non è certo il caso di affrettarsi a dichiarare, come fa Ricolfi,
che si tratta di una «falsa etimologia»: in realtà, non si tratta affatto di etimologia, ma di un procedimento di
interpretazione paragonabile al nirukta della tradizione indù, noi stessi abbiamo suggerito questa
spiegazione, senza conoscere il poema in questione, e vi abbiamo aggiunto un accostamento con le parole
sanscrite a-mara e a-mrita, allorché scrivemmo il primo articolo sui lavori di L. Valli (Si veda il precedente
cap. Il Linguaggio Segreto di Dante e dei «Fedeli d’Amore» - I)]. Sempre in riferimento a Francesco da
Barberino, segnaliamo ancora un errore assai curioso commesso da Ricolfi, a proposito della detta figura
androgina: essa è decisamente ermetica e non ha assolutamente niente di «magico», sono queste due cose
completamente differenti; a riguardo, egli parla anche di «magia bianca», mentre vedrebbe della «magia
nera» nel caso del Rebis di Basilio Valentino, a causa del drago, che invece, come abbiamo già detto [Si
veda il precedente cap. Il linguaggio Segreto di Dante e dei «Fedeli d’Amore» - II], rappresenta, molto
semplicemente, il mondo elementare e che, d’altronde, è posto sotto i piedi del Rebis, quindi è da questi
dominato. Ma, cosa ancora più spassosa, egli pensa di poter parlare qui di «magia nera» a causa della
squadra e del compasso (che il Rebis tiene nelle mani, e ciò per delle ragioni che è fin troppo facile
indovinare e che derivano sicuramente molto più dalle contingenze politiche che da considerazioni di ordine
iniziatico! E, per finire, poiché Ricolfi sembra avere dei dubbi sul carattere esoterico della figura in cui
Francesco da Barberino, sotto le apparenze di una semplice «lettera ornata» si è fatto rappresentare

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