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giornaletto scandalistico, di cui si raccontava che avesse impegnato e poi si

fosse bevuto i
denti d'oro, e un sottotenente a riposo, deciso rivale e concorrente, per
mestiere e carica,
del signore dai pugni che c'era la mattina, assolutamente sconosciuto a tutti i
compagni di
Rogožin, ma raccolto per strada dalla parte soleggiata del Nevskij Prospekt
dove fermava i
passanti, e con un linguaggio alla Marlinskij chiedeva aiuto in denaro con il
falso pretesto
che lui "ai suoi tempi dava quindici rubli a ogni postulante". I due concorrenti
cominciarono subito a guardarsi in cagnesco. Il signore coi pugni, dopo che il
"postulante"
era stato ammesso nella banda, si riteneva addirittura offeso, ed essendo di
natura
taciturna si limitava a grugnire di tanto in tanto come un orso e guardava con
profondo
disprezzo i modi accattivanti e lusinghieri che il "postulante", che si era rivelato
uomo di
mondo e fine politico, usava con lui. All'aspetto il sottotenente prometteva di
cavarsela
"nell'azione" più che con l'agilità e gli espedienti che con la forza, e anche di
statura era un
po' più basso del signore dai pugni. Delicatamente, senza entrare apertamente
in
discussione, ma vantandosi tremendamente, egli aveva accennato più volte
alla
superiorità della boxe inglese, in una parola s'era dimostrato un perfetto
occidentalista.
Alla parole boxe il signore dai pugni sorrideva con aria sprezzante e offesa, e
senza
degnare il rivale di una aperta discussione mostrava di quando in quando, in
silenzio,
come per caso, o per meglio dire metteva ogni tanto in evidenza, una cosa del
tutto
nazionale: un pugno enorme, muscoloso, nodoso e ricoperto di una peluria
rossiccia, e
stava diventando chiaro a tutti che se quella cosa profondamente nazionale fo

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