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INTERPRETAZIONE CINEMATICA DELLA DERIVATA

Consideriamo un punto mobile sopra una qualsiasi linea. Fissiamo su tale linea
un punto O, come origine degli archi, e un verso di percorrenza come verso positivo;
in tal modo possiamo far corrispondere a ciascun punto P della curva la lunghezza s
dell'arco OP, presa positiva o negativa a seconda che OP sia concorde o discorde
con il verso fissato come positivo sulla curva. Si usa dire che s è l’ascissa
curvilinea del punto P e, se P si muove sulla curva al variare del tempo t, allora
s sarà funzione di t e si scriverà s = s(t). L'ascissa curvilinea s prende anche il
nome di spazio percorso a partire dall'istante iniziale, quando cioè il punto P si
trovava in O. Consideriamo la figura seguente:

t
O P t+∆t

P è la posizione del punto mobile all'istante t e s = s(t) è lo spazio


percorso a tale istante; se dopo un intervallo di tempo Δt, cioè all'istante t +
Δt, il punto mobile si troverà in Q, lo spazio percorso a quell'istante sarà s(t +
Δt).
Osserviamo dunque che all'incremento Δt della variabile tempo corrisponde,
per lo spazio, l'incremento
Δs = s(t + Δt) - s(t)

che rappresenta lo spazio percorso nel tempo Δt.


Consideriamo ora il rapporto Δs/Δt tra lo spazio percorso e l'intervallo di
tempo impiegato a percorrerlo
∆s s (t + ∆t ) − s (t )
=
∆t ∆t

che, come sappiamo dalla fisica, rappresenta la velocità media del punto mobile nel
tempo Δt. Ma tale rapporto è anche il rapporto incrementale della funzione spazio
relativo all'istante generico t e all'incremento Δt.
Facciamo tendere a zero l'incremento Δt del tempo: sappiamo che, così facendo,
la velocità media tende, in generale, a un limite v che rappresenta la velocità
istantanea o velocità all'istante t. E sarà v funzione di t, v = v(t), perché v
varierà al variare dell'istante generico t considerato.
D'altra parte, se Δt tende a zero, il rapporto incrementale, se ammette
limite, tende alla derivata della funzione s rispetto alla variabile t:

∆s
lim = s ' (t )
∆t → 0 ∆t

Si può così concludere che la velocità istantanea è la derivata dello spazio


percorso rispetto al tempo:
tempo:

v = s' o meglio v (t ) = s ' (t )

ds
In fisica si preferisce scrivere: v = .
dt
»»»»»»» «««««««

Come abbiamo già osservato, la velocità istantanea è una funzione del tempo t
e quindi nell'intervallo Δt di tempo subirà la variazione

∆v = v(t + ∆t ) − v(t ) .

∆v
Il rapporto incrementale rappresenta l'accelerazione media del punto
∆t
mobile nel tempo Δt. Facciamo tendere Δt a zero: se il rapporto incrementale

∆v v(t + ∆t ) − v(t )
=
∆t ∆t

tende a un limite finito a, se cioè la funzione v(t) è derivabile, tale limite,


che è la derivata v ' (t ) , rappresenta l'accelerazione istantanea e si avrà quindi

∆v v(t + ∆t ) − v(t )
= v' (t ) =
dv dv
a = lim = lim → a=
∆t → 0 ∆t ∆t → 0 ∆t dt dt

d 2s
Ma, essendo sua volta v(t ) = s ' (t ) , sarà v' (t ) = s ' ' (t ) e quindi a(t ) = s ' ' (t ) =
dt 2

Concluderemo così che l'accelerazione istantanea è la derivata della velocità


rispetto al tempo e quindi è la derivata seconda dello spazio percorso rispetto al
tempo.
tempo.
Esempio:
Sia s = 2t 3 − 3t + 1 la legge oraria del moto di un punto mobile, con s misurato
in metri e t in secondi. Dopo aver determinato velocità e accelerazione in un
generico istante t, calcolare i metri percorsi dal mobile nel tempo che intercorre
tra l'istante in cui la velocità è di 51 m/s e quello in cui l'accelerazione è di
84m/s2.

Si ha v = s ' (t ) = 6 t 2 − 3 e a = v' (t ) = 12t .

Si avrà
v = 51 → 6t 2 − 3 = 51 → t =3

a = 84 → 12t = 84 → t =7

e quindi, essendo s (7) = 686 − 21 + 1 = 666 e s (3) = 54 − 9 + 1 = 46


lo spazio percorso in quei quattro secondi sarà

(666-46)m = 620m.

ALTRE APPLICAZIONI FISICHE


1. INTENSITÁ DI CORRENTE
Sia q = q(t) la quantità di carica elettrica che nell'intervallo di tempo [0; t ]
attraversa la sezione di un conduttore; diamo a t un incremento Δt e sia q(t + Δt)
la quantità di carica che attraversa la stessa sezione nell'intervallo (0; t + ∆t ) .
Sappiamo che il rapporto
∆q q(t + ∆t ) − q(t )
= (1)
∆t ∆t

tra la quantità di elettricità che passa nella sezione del conduttore


nell'intervallo di tempo Δt e Δt stesso indica l'intensità media della corrente
elettrica in quel conduttore relativamente all'intervallo di tempo (t ; t + ∆t ) .
Inoltre sappiamo che, se
q (t + ∆t ) − q (t )
lim (2)
∆t → 0 ∆t

esiste ed è finito, esso dà il valore dell'intensità della corrente all'istante t:


q(t + ∆t ) − q(t )
i (t ) = lim
∆t → 0 ∆t
Ma tale rapporto altro non è che il rapporto incrementale della funzione q(t) e il
limite (2) è quindi, se esiste, la derivata della funzione q(t). Si conclude così
che è
dq
i (t ) = q ' (t ) =
dt

2. TENSIONE E CORRENTE AI CAPI DI UN CONDENSATORE


Si consideri un condensatore di capacità C supponiamo che C, dipendendo solo
dalle caratteristiche fisiche del condensatore, sia costante al variare del tempo;
sappiamo che
Q = C·V (3)

è la relazione tra la quantità di carica Q(t), in funzione del tempo, presente


sulle armature del condensatore e la tensione V(t) ai capi del condensatore stesso.
Consideriamo il rapporto incrementale della funzione Q(t) relativamente
all'intervallo di tempo Δt:

∆Q Q(t + ∆t ) − Q(t )
= (4)
∆t ∆t

esso esprime un'indicazione della variazione della quantità di carica sulle


armature del condensatore, relativa all'intervallo di tempo Δt, cioè esprime
l'intensità media della corrente di carica o di scarica del condensatore
relativamente allo stesso intervallo di tempo. Facendo tendere Δt a zero, il
limite della (4) rappresenterà l'intensità istantanea della corrente di carica o di
scarica:
∆Q Q(t + ∆t ) − Q(t )
lim = lim = i (t ) . (5)
∆t → 0 ∆t ∆t → 0 ∆t

Consideriamo ora la grandezza C·V che figura del secondo membro della (3) e
valutiamo il rapporto tra l'incremento che essa subisce delle intervallo di tempo
Δt e l'incremento Δt stesso, tenendo presente che C è costante nel tempo:

∆(C ⋅ V ) C ⋅ V (t + ∆t ) − C ⋅ V (t )
=
∆t ∆t
da cui
∆(C ⋅ V ) C ⋅ [V (t + ∆t ) − V (t )] ∆V
= =C⋅
∆t ∆t ∆t

Passiamo ora al limite per Δt che tende a zero, ottenendo


∆(C ⋅ V ) ∆V dV
lim = C ⋅ lim =C⋅ (6)
∆t → 0 ∆t ∆t → 0 ∆t dt

Per la (3), possiamo dedurre che i secondi membri della (5) e della (6) devono
essere uguali e otteniamo così

dV
i (t ) = C ⋅
dt
cioè
i (t ) = C ⋅ V ' (t )

che è la relazione esistente tra l'intensità i della corrente di carica o di


scarica di un condensatore di capacità C e la tensione V di ai capi della stessa.

3. FORZA E ELETTROMOTRICE INDOTTA


Ricordiamo dalla fisica che, dato un circuito elettrico chiuso di superficie S,
se a esso è concatenato un flusso Φ del campo di induzione magnetica B, variabile
con il tempo t secondo una relazione Φ=Φ(t), nel circuito si produce una f.e.m.
(forza elettromotrice) media, Em, definita da

Φ(t + ∆t ) − Φ(t )
Em = −
∆t

e una f.e.m. (forza elettromotrice) istantanea

dΦ(t )
e=− → e = −Φ ' (t )
dt

È evidente che quest'ultima formula, che dà il valore di e, si ottiene dalla


precedente, che dà il valore di Em, passando al limite per Δt tendente a zero

Esempio
Consideriamo una spia di superficie S immersa in un campo uniforme di
induzione magnetica B , libera di ruotare attorno a un asse perpendicolare alle
linee di forza e sia α l'angolo formato dal versore n , normale alla spira, con il
vettore campo B . Se la velocità angolare ω di rotazione della spira è costante,
al tempo t si ha α = ωt ed il flusso del campo B concatenato con la spira,
all'istante t, è espresso da
Φ (t ) = BS cos ωt

Il valore della forza elettromotrice indotta nella spira all'istante t è dato da


dΦ (t )
e=− = BS sin ωt
dt

ed è quindi una f.e.m. ad andamento sinusoidale.


4. FORZA ELETTROMOTRICE AUTOINDOTTA
In generale è possibile associare ad ogni circuito elettrico una grandezza L,
detta coefficiente di autoinduzione o induttanza, che lega i valori istantanei del
flusso Φ(t), concatenato con il circuito, con quello della corrente i(t), che
attraversa il circuito, secondo la relazione

Φ(t)= L·i(t) (7)

Se nell'intervallo di tempo (t ; t + ∆t ) la corrente subisce la variazione


∆i = i(t + ∆t ) − i (t ) , si produce una corrispondente variazione del flusso che, per la
(7) e supponendo L costante del tempo, è:

∆Φ = Φ(t + ∆t ) − Φ(t ) = L ⋅ i(t + ∆t ) − L ⋅ i(t ) = L ⋅ [i (t + ∆t ) − i(t )] = L ⋅ ∆i .

Nel circuito si genera quindi una forza elettromagnetica autoindotta che


all'istante t è data da
∆Φ L∆i ∆i di
e = − lim = − lim = − L lim = −L
∆t → 0 ∆t ∆t → 0 ∆t ∆t → 0 ∆t dt

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