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Promessi Sposi - Sceneggiatura Capitolo V

"Fra' Cristoforo in visita a Don Rodrigo"

Luogo: Esterno, ingresso del palazzotto di Don Rodrigo.

Personaggi: fra' Cristoforo (FC), 2 bravi (B), vecchio servitore. (VS)

(fra' Cristoforo si avvicina al portone del palazzotto, con a guardia i 2 bravi, e si dispone ad
aspettare. Un bravo si avvicina)

B: Padre, venga pure! Qui non si fanno aspettare i cappuccini, noi siamo amici del convento. Io mi
ci sono rifugiato in certi momenti difficili! Se non mi avessero aperto, sarebbe finita male!
(il bravo picchia 2 volte sul portone con un martello)

Cani: BAU! BAU! BAU!

(Entra in scena il vecchio servitore che apre il portone)

VS: *borbottando* Chi sarà che disturba a quest'ora...


Salve padre! (si inchina). Zitti cani! Tacete! (sbracciando). Per quale motivo si reca da noi?

FC: Salve! Sono qui per parlare con Don Rodrigo.

VS: D'accordo! Mi segua!

FC: Grazie per l'ospitalità!

(il vecchio servitore porta fra' Cristoforo verso la sala del banchetto di Don Rodrigo, passando per
un angusto cortile)

VS: Non è forse lei padre Cristoforo di Pescarenico?

FC: Sì, sono io!

VS: Ed è venuto al palazzotto del mio padrone?

FC: Come vedete, buon uomo.

VS: Sarà sicuramente qui per far del bene... sì del bene... lo si può fare per qualunque cosa.

(i 2 attraversano 3 salotti e si trovano davanti all'uscio della sala del convito)

*rumori da sala da banchetto: forchette, coltelli, bicchieri, piatti, persone che discutono*

FC: Preferirei aspettare in una stanza della casa, fino alla fine del banchetto, è possibile?
(si apre improvvisamente la porta della sala)

Luogo: Interno, sala del banchetto, palazzotto di Don Rodrigo

Personaggi: fra' Cristoforo (FC), Don Rodrigo (DR), conte Attilio (CA), avvocato Azzecca-garbugli
(AG), podestà (P).

CA: Ehi! Ehi! *gridando* Non scappi padre! Si faccia avanti!

DR: Venga padre, venga.

FC: Salve! Grazie della vostra ospitalità! (chinandosi e stringendo le mani dei presenti)

DR: Portate una sedia per il padre!

(un servo porta una sedia a FC)

FC: Possiate scusarmi per l'orario e per il mancato preavviso, ma ho da dirvi una cosa.

(FC si avvicina all'orecchio di DR)

FC: *sussurrando* Vorrei parlarle in privato, con il suo consenso, per una questione importante.

DR: Bene, bene, parleremo. Intanto sia portato da bere al padre!

FC: Vi ringrazio molto per il vostro dono, ma non posso accettare.

DR: *urlando* COME FA A RIFIUTARE IL MIO DONO, MONELLO! Non sia mai che un cappuccino
vada via da questa casa senza aver gustato il mio vino, né che un mio creditore insolente, se ne
vada senza aver assaggiato il legno dei miei boschi!

CA, AG, P: HAHAHAHAHAHHAHA!

(un servitore porta un calice pieno di vino a FC, che beve in silenzio)

CA: *urlando* Signor podestà, citare Tasso non le farà avere la ragione, anzi è contro di lei! Infatti
quest'uomo erudito e istruito perfettamente sulle regole della cavalleria, nei suoi scritti, fa sì che il
messaggero d'Argante, prima di porre la sfida ai cavalieri cristiani, chieda il permesso a Buglione...

P: Ma questo è un ornamento poetico! Il messaggero è inviolabile per il "jure gentium", lo dice


anche il proverbio: l'ambiasciator non porta pena! Infatti il messaggero agisce per conto del suo
padrone...

CA: Ma lo vuole capire che quel messaggero era un asino temerario, irrispettoso e ignorante delle
norme civili!?!
DR: Con il vostro permesso, ascoltiamo il parere di padre Cristoforo e atteniamoci alla sua
opinione.

CA: Bene, benissimo!

P: Ma guarda te...

FC: Da quel che mi pare di aver capito, non sono affari che mi riguardano.

DR: Ecco le solite scuse di modestia dei padri! Suvvia, sappiamo bene che lei non è nato col
cappuccio e che il mondo l'ha conosciuto! Forza! Ecco la questione...

CA: Il fatto è che...

DR: Lasciate parlare me che sono neutrale! Ecco la storia: un cavaliere spagnolo manda una sfida
ad un cavaliere milanese. Il messaggero, non trovando lo sfidato nella casa, consegna la sfida ad
un fratello. Quest'ultimo legge la lettera e, di risposta, bastona il messaggero. Si tratta...

CA: Bastonate ben date, con violenza. Una fonte di ispirazione, quasi.

P: Bastonate demoniache! Con quale coraggio picchiare un messaggero, persona sacra! Mi dica lei,
padre, se questa è un'azione da cavaliere!

CA: Certo che lo è! Si fidi del mio giudizio, che me ne intendo. Se fossero stati pugni, sarebbe stata
un'altra questione, ma le bastonate non sporcano le mani a nessuno! Or dunque non capisco
perché le interessi tanto di quel malandrino!

P: Ma chi ha mai parlato del singolo caso? Non mi metta in bocca parole che non ho mai detto! Io
parlo del diritto delle genti! Mi dica se ha mai sentito di un feciale Romano che chiedeva il
permesso di sfidare altri popoli, mi trovi uno scrittore che menzioni un feciale bastonato.

CA: Cosa c'entrano adesso gli ufficiali degli antichi Romani? Gente che non praticava le leggi della
vera cavalleria moderna! Insisto nel dire che un messaggero che osa porgere sfida ad un cavaliere,
senza che questo gliene dia prima il permesso, è un temerario: violabile violabilissimo, bastonabile
bastonabilissimo!

P: Risponda allora a questo sillogismo.

CA: Mai lo farò, mai!

P: Ma ascolti, ascolti! Picchiare un uomo disarmato è un atto di tradimento; atqui il messaggero de


quo era disarmato; ergo...

CA: Vada piano, signor podestà!

P: Mai nella vita!

CA: Piano le dico! Cosa mi sta dicendo? Atto di tradimento è colpire con la spada alle spalle, ma
anche per questo ci sono delle eccezioni, ma restiamo nella questione. Posso concedere che
questo atto venga considerato tale, ma dare quattro bastonate ad una mascalzone! Sarebbe
esilarante dirgli: guarda che ti bastono, come dire al un cavaliere: mano alla spada! E lei, signor
avvocato, invece di ghignare, siccome è d'accordo con me, perché non mi aiuta a persuadere il
podestà, con una delle sue tabelle?

AG: Io mi compiaccio di questa dotta disputa, che ha dato origine ad una guerra di ingegni così
graziosa; ma a me non compete di dar sentenza, poiché per questo è già stato designato il padre
come giudice.

DR: è vero. Ma come pretendete che il giudice parli, se i litiganti non stanno zitti?

AC: Ammutolisco.

P: *agitandosi e sottovoce* d'accordo...

DR: Finalmente un po' di silenzio! Si esprima, padre.

FC: Mi sono già scusato, dicendo che non me ne intendo. (FC ridà il calice al servitore)

DR e CA: Sono scuse povere, noi vogliamo la sentenza!

FC: D'accordo. Quando ci si trova in queste situazioni, il mio parere è quello di non ricorrere alla
violenza, né alle sfide, né alle bastonate!

*chiacchiericcio di sottofondo*

CA: Oh, questa sì che è grossa, padre. Si vede che lei non conosce il mondo!

DR: CHI, LUI? Ma non fatelo ridere! Cugino, lo conosce quanto noi. Non è vero, padre? Ci dica pure
se non ha fatto le sue esperienze!

FC: *tra sé e sé* Ricordati, frate, che non sei qui per te, ma per conto di altri, per cui non
rispondere.

CA: Sarà! Ma... come si chiama il padre?

P, DR: Padre Cristoforo

CA: Ma, padre Cristoforo, con queste sue idee, lei vorrebbe sovvertire le sorti del mondo! Non ci
sarebbe più l'onore, né più sfide, né più bastonate! Il presupposto è impossibile!

DR: Animo, avvocato, animo! Voi che date ragione agli uomini, vediamo come fate a dare ragione
al padre.

AG: In realtà, (agitando la forchetta) la sentenza di padre Cristoforo, uomo religioso e di mondo,
non vale nulla in una disputa cavalleresca, col dovuto rispetto. Però ogni cosa è buona a sua
circostanza. Io credo che il padre voglia cavarsi dall'impiccio di proferire una sentenza!
DR: Bene, bene. A proposito, avete sentito delle vicende che stanno accadendo a Milano
sull'accomodamento?

...

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