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Modello del Disturbo D'Ansia

secondo il paradigma dell'"artificial life"


Vito Francesco De Giuseppe

L'ansia è un elemento naturale, non è sopprimibile. E' l'espressione dei comportamenti di


attacco-fuga, ossia di quei comportamenti che gli esseri viventi di ordine superiore, cioè
dotati due strutture neuronali complesse, come i mammiferi, attivano quando percepiscono
uno stimolo come pericoloso.
In quel caso il soggetto si attiva per prepararsi all'attacco o alla fuga. In entrambi i casi
l'organismo si modifica, aumentando i livelli di tensione muscolare, necessari per esprimere
una maggiore forza, nel caso di uno scontro o di dover fuggire per allontanarsi dalla minaccia
incombente.
Tale situazione produce un incremento del consumo di energia che si concretizza in un
aumento dei livelli di anidride carbonica nel sangue, a fronte di una maggiore richiesta di
ossigeno, carburante necessario al funzionamento ottimale del sistema muscolare e del
cervello.
Recettori posizionati nel tronco encefalico, alla base del cervello, rilevano le percentuali di
ossigeno e di anidride carbonica nel flusso sanguigno e fanno partire segnali per i centri
nervosi che controllano la respirazione, con lo scopo di incrementare la frequenza
respiratoria, aumenta ci il numero di atti respiratori, inspirazione - espirazione, per eliminare
la maggiore quantità possibile di anidride e immetter nel circolo sanguigno un più elevato
livello di ossigeno.
I centri nervosi deputati al controllo della frequenza respiratoria, sono collegati a quelli che
invece gestiscono la frequenza cardiaca. Dovendo, attraverso il sangue, portare nutrimento
anche a parti distanti del corpo, come gli arti superiori e inferiori, nonché al cervello,
l'integrazione dei segnali relativi alla pressione sanguigna, con quelli della respirazione,
fanno aumentare la frequenza cardiaca, per incrementare la gittata con cui il cuore pompa il
sangue nel sistema circolatorio, producendo un aumento della pressione sanguigna.
Ulteriore elemento dell'attivazione è l'innalzamento dei livelli di concentrazione mentale,l
mentre l'attenzione si focalizza sullo stimolo, per poterlo affrontare scegliendo il
comportamento che ha le più alte possibilità di risultare efficace.
Se riportiamo tutto questo in termini di percezione dell'ansia, possiamo quindi spiegare i
sintomi e i meccanismi alla base del disturbo d'ansia e descritti da chi li presenta: affanno,
difficoltà respiratorie, incremento della respirazione, il cuore che batte velocemente, il
sentirsi tesi, il pensiero che si focalizza su qualcosa e che alimenta il circuito ansiogeno.
I sistemi di vita artificiale possono simulare la riposta di agenti agli stimoli ambientali, questo
può costituire uno strumento attraverso il quale analizzare la riposta di un agente artificiale
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alle condizioni ambientali e vedere in quali condizioni la naturale risposta allo stimolo,
diventa risposta ansiosa.
Nel 1999 Aapo Hyvärinen e Timo Honkela dell'università di Helsinky, presentarono, alla 5
Conferenza Europea ECAL'99, tenutasi a Losanna in Svizzera, uno studio intitolato
"Emotional Disorders in Autonomous Agents?" (pubblicato in Advances in Artificial Life, a
cura di Dario Floreano, Jean-Daniel Nicoud, Francesco Mondada, Editore Springer),
nel quale illustravano un modello che sembrava dare le indicazioni necessaire per creare un
modello di simulazione di un agente che in certe condizioni riproduceva comportamenti
assimilabili a quelli che contraddistinguono l'ansia e i disturbi depressivi.
Secondo gli autori un agente autonomo, tende a soddisfare nell'immediato lo scopo che
caratterizza la sua vita (long term goal) e che riguarda il soddisfacimento delle necessità
(goal need) che scaturiscono dai suoi stati interni, cioè da quegli stati che sono elaborati
sull'asse piacere-dolore.
Tutti gli eventi esterni che possono portare alla distruzione dell'agente, sono invece elaborati
secondo i parametri della necessità di sicurezza (safety need), e da questi l'agente tenta di
difendersi adottando comportamenti di fuga e allontanamento (avoidance).
Le necessità riguardanti il soddisfacimento del fabbisogno energetico dell'agente (energy
need), costituiscono la terza classe di necessità che regolano il suo comportamento.
Quelli che gli autori definiscono comportamenti disfunzionali dell'agente e che definiscono
come simulazione dei comportamenti ascrivibili all'ansia, sono dovuti a valori non ottimali
per i parametri decisionali, che sono funzioni delle credenze precedenti dell'agente, e che
scaturiscono dalla competizione tra le necessità dell'agente.
Se ad esempio il coefficiente di pericolosità di una situazione-stimolo, coefficiente che è
funzione della necessità di sicurezza, è molto più alto della necessità caratterizzante l'agente,
quella che è stata definita goal need, mentre la necessità energetica rimane costante, questa
condizione avrà come conseguenza l'instaurarsi di comportamenti disadattivi, poiché l'agente
dovrà rispondere all'esigenza primaria sull'asse piacere dolore, caratterizzante, ma quella di
sicurezza lo indurrà a desistere, dovendo contemporaneamente soddisfare la necessità
energetica. Il tentativo di soddisfare tutte e tre le necessità sarà un comportamento che gli
impedirà di adattarsi all'ambiente per il mancato raggiungimento dello scopo. Se la situazione
si ripeterà nel tempo, il comportamento diventerà stabile, inducendo il disadattamento
dell'agente e l'incremento della risposta disadattiva come tentativo di recuperare un equilibrio
adattivo, come accade nel meccanismo di insorgenza e mantenimento del disturbo d'ansia.

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