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migranti

VERSO
GRINGOLANDIA 1
il sentiero dei poveri
Come ogni punto di frontiera, è un luogo di scambi e mercati, di contrabbando e migrazione. Le
rive del Río Suchiate sono un brulicare di zattere fatte di enormi camere d'aria e tavole di legno. Il
corso d'acqua divide il Chiapas, regione all'estremo sud est del Messico e il Guatemala.
Le zattere sono trascinate da giovani che le trainano con corde e lacci nelle acque basse del fiume o
vengono guidate da barcaioli scalzi che piantano lunghi pali di legno nelle acque torbide del Río.
Trasportano mercanzie di ogni genere. Dal Messico arriva la benzina, che costa meno, birra
lavorata, esportata in Messico e ritrasportata di contrabbando in Guatemala, bibite gasate dai
coloranti sgargianti, scatoloni di corn flakes, biscotti, crackers e patatine fritte piccanti. Dal
Guatemala passano ortaggi, frutta, gelati artigianali da vendere a Ciudad Hidalgo, la gemella di
Tecún Umán, in Guatemala.
Dal Guatemala arrivano soprattutto i migranti. Centinaia di migliaia ogni anno. Passano lungo
tutto il confine messicano per il viaggio disperato che li porterà, se avranno fortuna, resistenza e
tenacia sufficienti, a raggiungere la frontiera nord, quella con gli Stati Uniti. La fuga dalla fame e
dalla miseria è un'odissea che coinvolge più di quattrocentomila migranti centroamericani l'anno.
Solo un terzo riesce a entrare, illegalmente, negli Usa, gli altri vengono catturati dalla polizia
migratoria messicana, sequestrati dai cartelli dei narcos, feriti a colpi di machete o di armi da
taglio o rimangono uccisi lungo il tragitto. testo e foto di Federico Mastrogiovanni

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T apachula. “Quando stavamo attraversando il Río
Suchiate siamo stati sorpresi dalla policía migrato-
ria – racconta Hernán, 34 anni, abbracciato a sua
moglie Laura, 24 anni, con lei è partito dal Salvador per
il viaggio – ci hanno costretti a spingerci verso un punto
sulla migrazione e con i migranti, prima in Africa, poi in
Germania, e dal 1985 qui, in Messico. Una cosa mi è mol-
to chiara: la frontiera è l’osservatorio del mondo. Le fron-
tiere e le migrazioni parlano della società intera.” Nel
giardino della casa del migrante si respira un clima diste-
in cui l’acqua era molto alta. Nessuno dei due sa nuotare so che contrasta con le vite e i drammi che ognuno dei suoi
e siamo stati risucchiati dalla corrente. Ero certo che sa- ospiti porta addosso. “Il flusso migratorio in questi anni
remmo morti. Avevamo l’acqua fino al naso. Poi è inter- è cambiato molto in Messico, secondo molti aspetti. In-
venuto Dio, il nostro alleato più potente, e ci ha tirato fuo- nanzi tutto l’età di chi si mette in cammino: fino a qual-
ri di lì, non so proprio come. Viaggiamo perché abbiamo che anno fa l’età media era di 29 anni, ora è di 21. Un al-
Dio dalla nostra parte, e siamo sicuri che ci proteggerà per tro dato importante è l’aumento della migrazione fem-
tutto il viaggio. Nessuno muove un muscolo senza che lui minile. La percentuale di donne che passano da Tapachu-
lo voglia. Abbiamo lasciato nostra fi- la raggiunge picchi del 23% sul to-
glia di nove mesi con i nonni in Sal- tale dei migranti. Soltanto il 7% di
vador e ora siamo qui.” “Vedo arrivare una queste donne arriva alla frontiera
Hernán e Laura si riposano qualche grandissima quantità nord. Molte vengono rapite e co-
giorno nella “Casa del Migrante” di strette a prostituirsi da gruppi crimi-
Tapachula, gestita da padre Flor Ma- di persone che prima nali, sia in Messico che all’estero. Ho
ria Rigoni, della congregazione dei della crisi non saputo che l’anno scorso più di quat-
missionari scalabriniani. Qui trova- trocento donne sono state spedite a
no rifugio centinaia di migranti, avrebbero mai messo lavorare nella prostituzione in Giap-
provenienti da Honduras, El Salva- in conto di migrare”. pone. Infine un altro elemento di no-
dor, Guatemala, Nicaragua, Cuba, e vità è dato dalla crisi economica che
anche alcuni migranti somali ed eri- ha colpito gli Stati Uniti, e a cascata
trei che arrivano in Sud America dall’Africa per rag- tutto il Centro America. Vedo arrivare una grandissima
giungere via terra gli Stati Uniti quantità di persone che prima della crisi non avrebbero
Nell’albergue i migranti possono rimanere un massimo di mai messo in conto di migrare: se da una parte si è abbas-
tre giorni, per riposarsi e mangiare, prima di affrontare sata l’età media, dall’altra si vedono molte persone anzia-
il lungo viaggio che li porterà fino alla frontiera nord. ne, donne adulte con figli piccoli, gruppi di piccoli cri-
minali locali, marginali. È davvero una frantumazione
Padre Flor sociale ciò che ha prodotto la crisi in Centro America”.
È scalzo, una tunica bianca e un crocifisso di legno nella Sono molti i centroamericani che rimangono intrappo-
cintura, il viso coronato da una fluente barba bianca in cui lati nelle maglie della prostituzione in Messico. Centi-
si stagliano due occhi azzurri attenti e mobili. Padre Flor naia di ragazzi e ragazze attraversano la frontiera e inve-
Maria Rigoni ha trascorso gli ultimi 25 anni lavorando ce di arrivare negli Stati Uniti finiscono a lavorare come
con i migranti in Messico, aprendo missioni a Tijuana, spogliarellisti o a prostituirsi nei sempre più numerosi
Ciudad Juárez e Tapachula. “Ho passato la vita lavorando locali clandestini di Tapachula.

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Tapachula ti. In questi brevi tragitti i migranti vengono assaltati a
Fino al 2005 proprio da Tapachula partiva il treno merci colpi di machete da criminali messicani e da piccole ban-
che percorreva tutto il Messico da sud a nord, ma nell’ot- de appostate sul territorio, vengono costretti a lasciare
tobre di quell’anno l’uragano Stan, che ha devastato mol- tutti i loro averi, a volte picchiati, violentati, e in alcuni
ti paesi del Centro America, ha reso impraticabile la linea casi uccisi.
ferroviaria in questo tratto di terra coltivata a banane, “Dopo Natale ho deciso di venire in Guatemala a pren-
mango e caffè. Da allora, i migranti non partono più dal- dere mia sorella, ed erano tre anni e mezzo che vivevo con
la città di frontiera del Chiapas, bensì da Arriaga, circa quasi tutta la mia famiglia in Virginia – racconta José
250 chilometri da qui. Nonostante questo Tapachula ri- Luis, un giovane guatemalteco, ricoverato nella Casa del
mane un punto di passaggio delle centinaia di migliaia di Buen Pastor a Tapachula – Siamo stati aggrediti sulla
migranti che ogni anno attraversano la frontiera. Qui ci strada per Arriaga da due uomini. Mi hanno portato via
si riposa e si inizia la traversata per raggiungere la stazio- i soldi che avevo addosso, minacciandomi col machete.
ne del treno. Poi hanno cercato di abusare di mia sorella Sara e a quel
“Siamo qui da due giorni. Domani dobbiamo lasciare punto mi sono difeso con dei sassi. Ho pensato che pre-
l’albergue – spiega Gustavo, nicaraguense, 30 anni – non ferivo farmi ammazzare che vedere mia sorella violenta-
è la prima volta che passo da qui, ho già fatto il percorso ta da quegli animali. Lei è riuscita a scappare ma a me
varie volte negli ultimi quindici anni. Stavolta siamo un hanno sfondato una caviglia con una grossa pietra – José
gruppetto di quattro persone e prenderemo dei combi fi- Luis si accarezza delicatamente la benda che copre solo in
no ad Arriaga”. Per arrivare nel piccolo centro confinan- parte una lunga cicatrice viola ancora gonfia sulla cavi-
te con lo stato di Oaxaca i centroamericani possono pren- glia sinistra – Siccome non avevo più un peso per pagare
dere dei microbus collettivi, i combi, ma rischiano di es- le cure mediche mi hanno portato qui, dove da due me-
sere arrestati dagli agenti della polizia migratoria nei tre si si stanno prendendo cura di me. Da quel momento
posti di blocco doganali che si trovano lungo il percorso, però non ho saputo più nulla né di mia sorella né della
e rimpatriati immediatamente. Quindi è pratica comu- mia famiglia. E loro non sanno nulla di me. Non so per-
ne scendere dai microbus in prossimità dei posti di bloc- ché ma credo che Sara sia riuscita a tornare in Guatema-
co e aggirarli a piedi, per poi risalire dopo averli supera- la. Ne sono certo”.
Doña Olga gli ospedali i migranti non vengono curati, dato che non
Nell’albergue del Buen Pastor vengono portati tutti i mi- hanno di che pagare”.
granti rimasti feriti o mutilati dal treno, la bestia, come Jessica ha 21 anni, il 7 febbraio 2009 è arrivata con tre
lo chiamano in molti, o dalle aggressioni degli assalito- compagni da San Salvador. Durante il viaggio in treno è
ri. Lo gestisce doña Olga fin dal 1991, prima ospitando i svenuta ed è caduta dalla bestia. Si è svegliata in ospeda-
pazienti nella sua casa, e da cinque anni in una struttura le dopo alcune ore con la gamba sinistra amputata sotto
che è riuscita a costruire nel tempo. Olga è molto cono- il ginocchio. “Dopo dieci giorni mi hanno portata da
sciuta in città. Grazie a lei si sono salvate migliaia di vi- doña Olga. Lì si sono presi cura di me per sette mesi, mi
te. Da Olga i pazienti oltre a ricevere cure mediche e pro- hanno fatto fare una protesi, e ora finalmente posso cam-
tesi per i loro arti amputati, recuperano il senso della vi- minare abbastanza bene”. Dopo la riabilitazione è torna-
ta. “Chi sperava di raggiungere gli Stati Uniti per supe- ta due volte in Salvador a trovare la figlia di tre anni, Ka-
rare condizioni di povertà e miseria e si ritrova senza trina Adeli, lavora nel bar Fafi di Tapachula come came-
braccia o gambe soffre una forte depressione – spiega riera, uno dei più di 200 locali squallidi e afosi in cui si
Aracy, figlia di doña Olga, che si occupa del centro insie- può bere birra e chiacchierare con le ficheras, le accompa-
me a un piccolo gruppo di volontari – è difficile non sen- gnatrici - centroamericane clandestine, nella quasi tota-
tirsi devastati, non pensare di essere dei pezzi di persona, lità - che per pochi pesos ballano e vanno via coi clienti.
come si definiscono all’inizio tanti pazienti. Poi col tem- “I turni sono di dodici ore al giorno, devo pulire i tavoli,
po e con la pazienza in questo luogo si ritrova un senso, prendere le ordinazioni, mettere la musica nel juke box.
una utilità. Si impara a fare altre cose, a convivere con le Se volessi potrei anche andare via coi clienti, come le al-
proprie menomazioni. Gli ospiti della casa hanno poi la tre ficheras, però ancora non muoio di fame, perciò lo evi-
possibilità, se vogliono, di contribuire ognuno a proprio to. Porto a casa 440 pesos al mese, meno di 30 euro. È
modo alla raccolta di fondi per il nostro centro. Viviamo troppo poco, e credo che dovrò cercarmi un altro lavoro
della carità della gente, vendendo pan dulce davanti alle presto. Appena posso riproverò ad arrivare negli Stati
chiese della città o cuscini ricamati che cuce mia madre. Uniti. Forse in Virginia o a New York. Ma è inutile che
Le spese sono molte. Dobbiamo comprare le medicine, il ci penso adesso, prima devo mettere da parte un po’ di
cibo e pagare le protesi per i tanti mutilati che arrivano soldi. Poi si vedrà”.
qui continuamente. Accogliamo tutti, anche perché ne- Gli albergues che si occupano dei migranti spesso lavora-

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“Mi hanno preso quelli di migración e mi hanno dato tante di quelle
no in collaborazione con gli operatori del Gruppo Beta, re nel Gruppo Beta di Tapachula “Questo lavoro dà mol-
un distaccamento dell’Istituto Nazionale di Migrazione te soddisfazioni, ti senti utile e fai qualcosa di concreto
che ha il compito di assistere i migranti dando loro cibo, per tante persone che altrimenti non avrebbero nessuno
acqua, assistenza legale e sanitaria. Con la loro divisa aran- che le difenda. C’è molto razzismo nei confronti dei cen-
cione sono riconoscibili dai migranti quando escono a troamericani, vengono trattati come bestie. Sappiamo
pattugliare le zone più frequentate dal flusso migratorio. bene che il nostro lavoro è una goccia nel mare, ma da
“Il nostro lavoro è pattugliare le zone in cui i migranti qualcosa bisogna pur cominciare”.
possono avere più difficoltà. Per esempio qui a Huixtla
c’è un posto di blocco della polizia migratoria. Chi at- Hernan
traversa la frontiera illegalmente arriva qui in autobus e I binari del tratto di ferrovia abbandonata sono silenzio-
per evitare la migra aggira il posto di blocco a piedi. Ed si nel tratto che collega Tapachula ad Arriaga. Da alcuni
è il momento in cui si verificano gli assalti da parte di anni il treno non passa più da qui e non si vede anima vi-
gruppi criminali, che aggrediscono con pistole e ma- va. All’improvviso però in lontananza si intravede un
chete i migranti. Non ci è possibile pattugliare tutti gruppo di persone che cammina con passo deciso lungo
questi punti contemporaneamente, però in molti casi i binari. Per non bagnarsi attraversando uno dei tanti af-
riusciamo a incontrare migranti feriti o violentati e a fluenti del Río Suchiate il gruppo procede sul grande
portarli nei centri di accoglienza, come quello di doña ponte di metallo rosso a venti metri dall’acqua. Sono sei
Olga, per soccorrerli. Spesso sono gli stessi ufficiali del- ragazzi e due ragazze, vestiti con abiti più alla moda di
le forze di polizia che rapinano o aggrediscono i mi- quelli che si vedono in Chiapas, più gringos. Sono cen-
granti per portar via tutto quello che hanno. È uno sfor- troamericani. Avanzano decisi fino a quando vedono sul-
zo enorme il nostro perché siamo pochi e da queste par- l’altro lato del ponte la jeep arancione del Gruppo Beta.
ti assaltare i migranti è diventato un vero e proprio bu- Si fermano tutti. Uno solo continua a camminare sicuro.
siness” dice Javier che è un ex-militare delle forze spe- Arriva alla jeep sudato, sorride e chiede una bottiglia
ciali. Dopo molti anni nell’esercito ha preferito lavora- d’acqua, esausto. “Vi ho riconosciuti – esordisce Hernan

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botte che ci sono voluti tre mesi in ospedale per riprendermi”
– so chi siete, ho fatto questo percorso sette volte, date- vesciche, uno zainetto con dentro acqua, tortillas e po-
mi un po’ da bere che mi sono sudato l’anima con questo co altro.
caldo!” “Io per sicurezza mi sono portato anche venti preservati-
Hernan ha trent’anni ed è di San Pedro Sula, nella zona vi. Se vogliono violentare la reina del sur (la regina del sud),
nord dell’Honduras. Si è fatto deportare dalla migración almeno che non mi attacchino malattie, giusto?” Juan
di Tijuana per non pagare il biglietto per il suo paese. Gabriel, nonostante l’ostentata allegria e senso dell’umo-
“Dovevo andare a trovare mia madre per risolvere dei rismo, sa bene di cosa parla. “Ci ho provato quattro volte
problemi familiari urgenti. Se ti consegni all’ufficio mi- ad arrivare a nord, a gringolandia, ma non ci sono mai riu-
gratorio ti deportano nel tuo paese a spese del governo scito. L’ultima volta, a novembre mi hanno preso quelli
messicano. È un bel risparmio. Sono anni che vivo negli di migración e mi hanno dato tante di quelle botte che ci
Stati Uniti da indocumentado e ogni volta faccio allo stes- sono voluti tre mesi in ospedale per riprendermi. Forse
so modo. Finora sono stato fortunato, non mi è mai suc- perché sono gay, forse solo perché sono salvadoreño, però
cesso niente di grave, se si considera che essere rapinati me ne hanno date davvero tante. Quasi rinunciavo a emi-
durante il percorso fa parte del gioco. Per cui non mi grare. Poi appena mi sono rimesso in sesto ho preparato
spaventa il viaggio, so bene cosa mi aspetta. E gli ope- la mia borsetta e sono ripartito. Con quel fotografo che mi
ratori del Gruppo Beta mi hanno aiutato in diverse oc- faceva le foto mentre attraversavo il ponte mi sono senti-
casioni. Alcuni dei compagni che vengono con me però to una modella in passerella! È un buon segnale, vorrà di-
non sapevano chi fossero, per questo si sono spaventati re che avrò successo come showgirl a Brodway”.
quando li hanno visti. Bisogna stare attenti a qualsiasi Centinaia di persone, ognuna con la propria versione per-
cosa”. Il gruppo finalmente si avvicina a Hernan. Sono sonale del sogno americano, accomunate dallo stesso de-
tutti ragazzi tra i 18 e i 30 anni, che sperano di rag- stino, dallo stesso cammino, si accalcano sulla ferrovia ad
giungere parenti o conoscenti nei posti più disparati de- Arriaga, in attesa che arrivi il treno, la bestia, che li por-
gli Stati Uniti, con un paio di numeri di telefono in ta- terà a nord. Attendono per giorni, sdraiati sui binari. Da
sca, scarpe da ginnastica comode o ciabatte, per evitare qui inizia una nuova tappa del viaggio. 왏

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