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ELEMENTI
di
di
IMPIANTI ELETTRICI
IMPIANTI ELETTRICI
STRUTTURA RETE ELETTRICA
Classificazione sistemi elettrici (Norma CEI 64‐8)
( )
Categoria Tensione Alternata Tensione continua
0 Vn ≤ 50 V Vn ≤ 120 V
BT
1 50 V ≤ Vn ≤ 1000 V 120 V < Vn ≤ 1500 V
2 MT 1 kV < Vn ≤ 30 kV 1.5 kV< Vn ≤ 30 kV
3 AT Vn > 30 kV Vn > 30 kV
STRUTTURA RETE ELETTRICA
Struttura del sistema
Un sistema elettrico di produzione, trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica
consta schematicamente dei seguenti elementi:
• Impianti di produzione (o meglio trasformazione!?!);
• Linee di trasmissione AT;
• Stazioni primarie;
• Linee di distribuzione AT;
• Cabine primarie;
• Linee di distribuzione MT;
• Cabine secondarie;
• Linee di distribuzione BT
La Generazione della
Energia Elettrica
La GENERAZIONE della ENERGIA ELETTRICA
La produzione, nei tipi di centrali più comuni, è fatta mediante un
generatore sincrono trifase detto alternatore che eroga energia
generatore sincrono trifase, detto alternatore, che eroga energia
ad una tensione variabile tra i 10 ed i 25 kV, con potenze
comprese tra i 25
p ed i 500 MVA
La tensione non può salire oltre per motivi tecnologici; una tale
tensione è troppo BASSA per la successiva trasmissione (le
perdite in linea sarebbero intollerabilmente elevate)
Per questo motivo, a pochi metri dall’alternatore (di regola nel
p
piazzale esterno al capannone in cui questo si trova), viene
p q ),
installato un trasformatore elevatore trifase, che ha la funzione
di portare la tensione dal valore fornito dall’alternatore, al valore
più adatto per la rete di trasmissione.
ù d l d
La GENERAZIONE della ENERGIA ELETTRICA
Le centrali elettriche sono degli stabilimenti nei quali si effettua
la CONVERSIONE di energia g da una forma non elettrica ad
elettrica.
Esse si differenziano in base al tipo di energia “primaria”
primaria che
impiegano. Si hanno impianti:
1. Idroelettrici:
• Ad acqua fluente (piccola prevalenza, grande portata di acqua, adatte
per grandi fiumi; inadatti alla regolazione, in quanto antieconomica)
• A salto (prevalenza medio‐alta, portata più ridotta; adattissime alla
A salto (prevalenza medio alta portata più ridotta; adattissime alla
regolazione)
• Di pompaggio (concettualmente si tratta di un impianto simile al
precedente, che però viene impiegato come accumulatore, pompando
d h ò l d
acqua verso l’alto durante la notte, e utilizzando l’energia
immagazzinata durante il giorno. Rendimento totale circa del 60%,
adatte alla regolazione)
1. Impianti IDROELETTRICI ad acqua fluente
http://www enel it/VisitaCentrali/main htm
http://www.enel.it/VisitaCentrali/main.htm
Non dispongono di alcuna capacità di regolazione
degli afflussi, per cui la portata sfruttata coincide con
g ,p p
quella disponibile nel corso d'acqua (a meno di una
quota detta deflusso minimo vitale, necessari per
salvaguardare l'ecosistema); quindi la turbina
produce con modi e tempi totalmente dipendenti
d di t it t l t di d ti
dalla disponibilità del corso d'acqua.
Le turbine delle centrali ad acqua fluente sono
q
azionate dall'acqua di un fiume. Il dislivello tra l'alto
e il basso corso del fiume è minimo se paragonato a
quello delle centrali ad accumulazione. Per contro la
quantità d'acqua disponibile è maggiore
quantità d'acqua disponibile è maggiore.
Le centrali ad acqua fluente funzionano
ininterrottamente, coprendo la domanda di base:
p
sono quindi centrali di base. La produzione di
elettricità dipende dalla portata del fiume: di norma
in Italia queste centrali producono più energia nelle
stagioni piovose
stagioni piovose
1. Impianti IDROELETTRICI
http://www enel it/VisitaCentrali/main htm
http://www.enel.it/VisitaCentrali/main.htm
Bacino di carico
Diga e Salto (m)
spillamento
Centrale
Griglia di
filtraggio Quadro controllo
Quadro controllo
Alla rete
Cabina
Portata (m3/s)
Generatore
Turbina
Potenza (kW) ≈ 7 x Salto x Portata Bacino inferiore
1. Impianti IDROELETTRICI di pompaggio
http://www enel it/VisitaCentrali/main htm
http://www.enel.it/VisitaCentrali/main.htm
CENTRALI IDROELETTRICHE
Pelton
e ton Bac no idroelettrico
Bacino droe ettr co Alta
ta velocità
e oc tà
(alta caduta) (p=1,2)
2. Impianti TERMOELETTTRICI
Le centrali termoelettriche, sostanzialmente, sono costituite da sistemi di conversione che utilizzano l'energia
chimica dei combustibili per trasformarla in energia elettrica.
Le centrali termoelettriche sono caratterizzate da una caldaia, alimentata automaticamente dal deposito che
contiene il combustibile e attraversata da una serpentina nella quale circola l'acqua.
L'acqua, grazie alla combustione e all'energia termica conseguente, viene riscaldata fino a 300°C e si trasforma
in vapore; questo viene ulteriormente riscaldato fino a 450°C
in vapore; questo viene ulteriormente riscaldato fino a 450 C ed acquisisce una notevole pressione.
ed acquisisce una notevole pressione
Il vapore convogliato sulla turbina, cede la sua energia cinetica facendo ruotare la stessa.
2. Impianti TERMOELETTTRICI
La turbina, collegata all'asse dell'alternatore lo trascina in rotazione. Nell'alternatore, grazie al fenomeno
dell'induzione elettromagnetica, l'energia meccanica trasmessa dalla turbina, viene trasformata in energia
elettrica.
L'energia elettrica prodotta dall'alternatore viene trasmessa al trasformatore che ne innalza la tensione, per
evitare perdite, prima di immetterla nella rete di distribuzione.
Il vapore che esce dalla turbina viene riportato allo stato liquido nel condensatore e ripompato
Il vapore che esce dalla turbina viene riportato allo stato liquido nel condensatore e ripompato nella caldaia.
nella caldaia
Il camino provvede ad espellere nell'atmosfera i fumi della combustione.
2. Impianti TERMOELETTTRICI
• A vapore (impianto a ciclo Rankine‐Hirn; viene prodotto vapore che evolve in una turbina; il
combustibile può essere gas, gasolio, o carbone; lente in regolazione, che è antieconomica)
• Turbogas (impianto in cui viene prodotto gas ad elevata temperatura che evolve in una turbina
a gas; molto veloci in regolazione)
• A ciclo combinato (impianto a turbogas, in cui con i gas ad alta temperatura che si hanno allo
scarico vengono utilizzati per produrre vapore che aziona una turbina a vapore; il rendimento
è migliore)
3. Impianti TERMONUCLEARI
Impianto a vapore, in cui la vaporizzazione è ottenuta a spese
dell’energia prodotta da una reazione di fissione nucleare
controllata; inadatte alla regolazione, che inoltre è antieconomica.
Ogni centrale è formata da un reattore
protetto da una campana di rivestimento
e da un sistema di raffreddamento in cui
circola l'acqua presa da un fiume o dal
mare. L'energia termica è fornita dalla
L' i i è f i d ll
fissione dei nuclei di atomi di uranio, che
ha luogo nel reattore nucleare.
L' acqua, riscaldata dal calore prodotto durante la fissione, viene trasformata
in vapore . Il vapore mette in funzione una turbina collegata con un
alternatore che produce energia elettrica. Il vapore uscito dalla turbina passa
in un condensatore dove viene raffreddato e trasformato in acqua. Questa
acqua viene inviata al reattore per essere riutilizzata.
i i i l i ili
4. Impianti FOTOVOLTAICI
Producono energia tramite la conversione diretta realizzata da celle fotovoltaiche di
energia da luminosa ad elettrica; la potenza è limitata dall’insolazione; sono
eccellenti per l’alimentazione
eccellenti per l alimentazione di piccoli impianti difficilmente raggiungibili, come
di piccoli impianti difficilmente raggiungibili, come
piccoli fari, boe luminose, etc.
I principali componenti di un impianto fotovoltaico a isola sono
generalmente:
• Campo fotovoltaico, deputato a raccogliere energia mediante
moduli fotovoltaici disposti opportunamente a favore del sole;
• Regolatore di carica, deputato a stabilizzare l'energia raccolta e a
gestirla all'interno del sistema;
• Batteria di accumulo, costituita da una o più batterie ricaricabili
opportunamente connesse (serie/parallelo) deputata/e a
opportunamente connesse (serie/parallelo) deputata/e a
conservare la carica elettrica fornita dai moduli in presenza di
sufficiente irraggiamento solare per permetterne un utilizzo
differito da parte degli apparecchi elettrici utilizzatori.
• Inverter altrimenti detto convertitore DC/AC, deputato a
convertire la tensione continua (DC) in uscita dal pannello
(solitamente 12 o 24 volt) in una tensione alternata (AC) più alta
(in genere 110 o 230 volt per impianti fino a qualche kW a 400
(in genere 110 o 230 volt per impianti fino a qualche kW, a 400
volt per impianti con potenze oltre i 5 kW)
5. Impianti SOLARI
Producono energia tramite la
produzione di vapore ad
d i di d
opera dell’energia solare;
p
potenza limitata
dall’insolazione
6. Impianti EOLICI
Sfruttano l’energia del vento tramite grosse eliche; installabili in località in cui i venti
g g ;
soffino con costanza, per avere redditività, senza punte improvvise, per evitare
danneggiamenti.
Un impianto eolico è costituito da una o più turbine (aerogeneratori) che trasformano
l’energia cinetica del vento in energia elettrica, operando attraverso il semplice principio
di seguito illustrato.
La rotazione è successivamente trasferita,
attraverso un apposito sistema meccanico di
moltiplicazione dei giri, ad un generatore
elettrico e l’energia prodotta, dopo essere
stata adeguatamente trasformata, viene
immessa nella rete elettrica.
Il vento fa ruotare un
rotore normalmente
rotore, normalmente
formato di due o tre
pale e collegato ad un
asse orizzontale.
7. Impianti GEOTERMICO
Sfruttano l’energia termica proveniente dal
Sf tt l’ i t i i t d l Generalmente nelle attuali centrali
Generalmente nelle attuali centrali
terreno in particolari siti, quali i soffioni di geotermoelettriche si sfrutta la pressione
Larderello, nel Grossetano esercitata dal vapore contenuto negli acquiferi
g
geotermici per muovere una turbina Rankine
p
accoppiata ad un generatore. L’enorme
pressione dei geyser spinge i vapori fino a un
altezza che varia dai 20 ai 70 metri. L’energia di
questo fenomeno naturale è enorme se
questo fenomeno naturale è enorme, se
incanalata può alimentare direttamente una
turbina a vapore e produrre una quantità
notevole di energia. Di questo tipo sono le
centrali di Lardarello in Toscana, in Islanda
questa tecnologia è molto sfruttata, la centrale
più grande è "The Geyser", che si trova circa 140
km a Nord di San Francisco in California (Usa)
km a Nord di San Francisco in California (Usa)
con una potenza totale di 750 MW.
8. Impianti MAREOMOTORI
Sfruttano l’energia delle maree; impiegabili soltanto dove le maree siano molto
forti, e l’estuario di un fiume sia sufficientemente ampio da poter essere usato
come bacino.
Impianto tipico: centrale di Saint Malo alla foce del fiume Rance, sulla costa
Atlantica della Francia. Sfrutta la marea che da quelle parti raggiunge 13,5 m di
dislivello
La portata raggiunge 18.000 metri cubi
di acqua al secondo e la produzione
annua della centrale copre il 3 % del
fabbisogno elettrico della Bretagna.
LLa centrale comprende una diga in
t l d di i
pietrame, 6 chiuse di entrata e uscita
per vuotare e riempire rapidamente la
foce e 24 turbine a bulbo sviluppate
foce e 24 turbine a bulbo, sviluppate
appositamente.
Impatto delle “rinnovabili”
Energia elettrica da rinnovabili, 1994‐
2005
Da notare la costanza della geotermica, il
significativo aumento delle biomasse e rifiuti, la
scarsità dell’eolica, l’inconsistenza della solare
Ogni centrale comprende anche una
serie di altre apparecchiature di
manovra e protezione:
t i
• INTERRUTTORI
• SEZIONATORI
• TA (trasformatori di corrente)
TA (trasformatori di corrente)
• TV (trasformatori di tensione)
• Diversi strumenti di misura
Diversi strumenti di misura
• Sistemi di regolazione
• Allarme in caso di guasti
Allarme in caso di guasti
La produzione in ITALIA
p
L'Italia non dispone di consistenti riserve di
combustibili fossili e quindi la quasi totalità
combustibili fossili e quindi la quasi totalità
della materia prima utilizzata viene
importata dall'estero.
Secondo le statistiche di Terna società che
Secondo le statistiche di Terna, società che
dal 2005 gestisce la rete di trasmissione
nazionale, la maggior parte delle centrali
termoelettriche italiane sono alimentate a
italiane sono alimentate a
gas naturale (65,2% del totale
termoelettrico nel 2007), carbone (16,6%) e
derivati petroliferi (8,6%). Percentuali
derivati petroliferi (8,6%). Percentuali
minori (circa il 2,1%) fanno riferimento a gas Variazioni percentuali fonti di energia non
derivati (gas di acciaieria, di altoforno, di rinnovabile in Italia. Elaborazione da dati
raffineria) e a un generico paniere di "altri
) g p pubblicati da Terna
pubblicati da Terna
combustibili" (circa il 7,3%) in cui sono
comprese diverse fonti combustibili
"minori", sia fossili che rinnovabili
(biomassa, rifiuti, coke di petrolio,
Orimulsion, bitume e altri).
La produzione in ITALIA
p
La maggior parte dell'energia elettrica
prodotta in Italia con fonti rinnovabili deriva
prodotta in Italia con fonti rinnovabili deriva
dalle fonti rinnovabili cosiddette
"classiche". Le centrali idroelettriche
(localizzate principalmente nell'arco
(localizzate principalmente nell arco alpino
alpino
e in alcune zone appenniniche) producono
il 10,7% del fabbisogno energetico lordo; le
centrali geotermoelettriche
centrali geotermoelettriche
(essenzialmente in Toscana) producono
l'1,5% della potenza elettrica mentre le
"nuove"
nuove fonti rinnovabili come l
fonti rinnovabili come l'eolico
eolico (con
(con
Variazioni percentuali fonti di energia
parchi eolici diffusi principalmente in
rinnovabile in Italia. Elaborazione da dati
Sardegna e nell'Appennino meridionale), pubblicati da GSE / Terna
sebbene in crescita, producono ancora solo
,p
l'1,1% della potenza elettrica richiesta.
Percentuali ancora minori vengono
prodotte con il solare in impianti connessi in
rete o isolati
Le FONTI ENERGETICHE in ITALIA
Numero di impianti (2009)
Serie1
32012
La produzione in ITALIA in termini di
potenza generata
potenza generata
Idroelettrici Termoelettrici Eolici Fotovoltaici Geotermica
3% 0% 1%
21%
75%
ENERGIA RICHIESTA IN ITALIA
La richiesta di potenza durante la giornata:
il diagramma di CARICO
il diagramma di CARICO
Si definisce diagramma di carico la curva della potenza attiva prelevata
dall’utenza in funzione del tempo.
Stima del carico di potenza, espresso in MW,
richiesto nel giorno successivo ora per ora
i hi l i i
Valori relativi al 01 Luglio 2006
Tecniche di Regolazione
In una rete elettrica è indispensabile mantenere l’equilibrio delle potenze
attive (se manca varia la frequenza), e delle potenze reattive (se manca
varia la tensione).
A tale scopo esiste un centro in cui vengono convogliati tutti i dati di
produzione e di assorbimento, e vengono predisposti gli ordini di servizio
per le varie centrali, compatibilmente con il tipo di centrale, e le sue
possibilità di regolazione.
In linea di massima gli impianti di produzione saranno divisi in quattro
categorie:
• Impianti inadatti alla regolazione: in servizio alla massima potenza
per 24 ore al giorno (nucleari, ad acqua fluente)
• Impianti poco adatti alla regolazione: in servizio a potenze poco
diverse nell’arco della giornata (termoelettrici a vapore)
• IImpianti
i ti adatti
d tti alla
ll regolazione:
l i i
inseriti,
iti disinseriti
di i iti e regolati
l ti a
piacere nell’arco della giornata (a salto ed a pompaggio)
• p
Impianti per la g
p gestione dei p picchi improvvisi
p di ppotenza:
(turbogas: hanno la possibilità di prendere carico con un preavviso
minimo, se mantenuti in riserva calda, cioè in rotazione a vuoto)
La Trasmissione della
Energia Elettrica
La TRASMISSIONE dell’ENERGIA ELETTRICA
In Italia i valori utilizzati per la trasmissione sono di 132, 220, 380 kV, intesi come
valore della tensione concatenata
concatenata. In alcuni Paesi esteri
esteri, a causa di distanze
maggiori, talvolta si usano valori ancora maggiori (in Canada anche 765 kV)
Le rete a 380 kV è stabilmente interconnessa a livello Europeo, perché ciò migliora
grandemente la stabilità, e l’affidabilità di rete (in pratica è un'unica rete di potenza
pari alla somma di tutte le potenze delle reti dei vari Paesi; pertanto un eventuale
perdita di un generatore è meno problematica)
Inoltre, sulle reti che connettono l’Italia con i Paesi confinanti, transita l’energia che
viene acquistata dall’estero
DATI ENEL
Linee
• 20.098 km di linee in alta tensione
• 329.850 km di linee in media tensione
• 706.187 km di linee in bassa tensione
Cabine
• 1.906 cabine primarie con una potenza di
t f
trasformazione di circa 86.700 MVA
i di i 86 700 MVA
• 403.874 cabine secondarie con una
potenza di trasformazione di circa 64 000
potenza di trasformazione di circa 64.000
MVA
La TRASMISSIONE dell’ENERGIA ELETTRICA
Nelle cabine primarie, di regola sono contenute tutte le apparecchiature di manovra e
controllo, e possono coesistere sistemi a diversa tensione, per esempio linee a 220 e 380
kV con interconnessione, possono inoltre essere presenti svariate linee in media tensione
per la distribuzione M.T. locale.
p g ( q p )
Le utenze più grosse (stabilimenti industriali, acciaierie, carichi comunque imponenti)
possono essere alimentati DIRETTAMENTE in alta tensione (fino a 220 kV). Ovviamente
devono fornire certe garanzie tecniche.
Le linee di trasmissione sono di regola realizzate con elettrodotti, cioè conduttori nudi,
sospesi tramite isolatori a tralicci metallici; l’utilizzo di cavi sotterranei è poco praticato
sopra i 132 kV, a causa delle difficoltà tecniche e dei costi esorbitanti che comporta con il
crescere della tensione.
Le linee A.T. sono alimentate con trasformatori con avvolgimento A.T. collegato a stella,
con centro stella collegato a terra.
ll ll
Ad oggi, dato l’assorbimento di potenza elevato, nelle grandi città si entra con cavi
sotterranei a 132 ed anche 220 kV e le cabine sono di tipo “blindato in SF6” al fine di
sotterranei a 132 ed anche 220 kV, e le cabine sono di tipo “blindato in SF6”, al fine di
poterle realizzare negli spazi ristretti disponibili in città. Praticamente l’unica struttura
appariscente risulta essere il trasformatore A.T. – M.T.
La Distribuzione della
Energia Elettrica
La DISTRIBUZIONE in Media Tensione (MT)
• Le linee MT: si dipartono dalle cabine secondarie, vale a dire
strutture nelle quali arriva un alimentazione AT e, tramite un
trasformatore, viene prodotta la MT che alimenta le linee in
uscita.
Per la distribuzione all’interno di impianti industriali vengono utilizzate le
cosiddette blindosbarre che sono delle strutture prefabbricate in lamiera
cosiddette blindosbarre, che sono delle strutture prefabbricate in lamiera
metallica, che contengono sbarre conduttrici nude, isolate tra loro e dalla
canaletta metallica; tali strutture costituiscono moduli standardizzati (lineari,
angolari, derivazioni, etc.) e permettono la veloce realizzazione e modifica di
l i d i i i t ) tt l l li i difi di
impianti di distribuzione interna.
La DISTRIBUZIONE in BT
Le norme dispongono che il colore del rivestimento isolante dei cavi di bassa
tensione deve corrispondere alla funzione assegnata al cavo
• Conduttore di protezione, di terra, equipotenziale Giallo‐verde
• Conduttore di neutro Blu chiaro
• Fasi nero, marrone, grigio, bianco
nero, marrone, grigio, bianco
Le Linee Elettriche
Le Linee Elettriche
Linee elettriche
SSono costituite
i i d più
da iù conduttori
d i mutuamente isolati
i l i cheh sii
sviluppano parallelamente per connettere apparecchiature elettriche
(generatori, trasformatori, carichi).
IMPIEGO: ‐ sistemi elettrici di potenza
‐ sistemi elettrici di segnale
TIPOLOGIE:
a) Numero di conduttori ‐ linee bifilari
‐ linee unifilari
‐ linee a 3 o 4 fili
b) Isolamento
‐ Linee aeree (conduttori nudi distanziati)
‐ Linee in cavo (conduttori dotati di guaine isolanti)
c) Estensioni
Fino a varie centinaia di km nei grandi elettrodotti per la
trasmissione dell’energia.
Linee elettriche AEREE
Linee elettriche in CAVO
Linee elettriche in CAVO
Circuito equivalente LINEA MONOFASE
Circuito equivalente LINEA MONOFASE
Circuito equivalente a costanti concentrate
r’, l’,g’ e c’ sono i parametri per unità di lunghezza
LINEA AEREA a f=50
LINEA AEREA a f 50 Hz
Hz
LINEA in CAVO a f=50 Hz
Caduta di Tensione sulla Linea
Caduta di Tensione sulla Linea
Caduta di Tensione sulla Linea
Caduta di Tensione sulla Linea
Caduta di Tensione sulla Linea
Caduta di Tensione sulla Linea
SOVRATENSIONI e
SOVRATENSIONI e
Dispositivi di
Dispositivi di
Protezione
SOVRATENSIONI
Si definisce sovratensione una tensione che supera il valore di picco
della massima tensione in regime permanente, presente in un impianto nelle
condizioni ordinarie di funzionamento.
di i i di i di f i t
Le sovratensioni rappresentano la principale causa di guasto delle apparecchiature
elettriche ed elettroniche nonché di interruzione dell’attività
elettriche ed elettroniche, nonché di interruzione dell attività produttiva.
produttiva
Gli isolamenti devono essere dimensionati in modo da offrire adeguata sicurezza
anche nei confronti di eventuali sovratensioni.
anche nei confronti di eventuali sovratensioni.
Conseguenze delle
SOVRATENSIONI
• Cedimento dell’isolamento
• Fusione dei conduttori
F i d i d tt i
• Distruzione di componenti essenziali
p
• Corto circuiti che possono provocare
incendi e/o esplosioni
incendi e/o esplosioni
SOVRATENSIONI
CAUSE INTERNE (variazioni di regime)
• Manovre sugli impianti (apertura o chiusura interruttori)
• Improvvisa riduzione del carico
Improvvisa riduzione del carico
• Risonanze
• Contatti accidentali di un impianto con un altro a
tensione
di
di esercizio maggiore
ii i
SOVRATENSIONI
CAUSE ESTERNE
CAUSE ESTERNE
• Fenomeni di origine atmosferica (fulminazioni dirette e indirette)
[
i (t ) = I 0 exp(− t Te ) − exp (− t T f )]
I0 = 10‐200 kA
Tf = 0.5 – 1.5 μs
Te = 50‐100 μs
IL FULMINE
FULMINE DISCENDENTE ( l ità
FULMINE DISCENDENTE (polarità negativa)
ti )
leader Return
stroke
FULMINE ASCENDENTE (polarità negativa)
Return
leader
stroke
SOVRATENSIONI
Fulminazione diretta
Fulminazione indiretta
Fulminazioni dirette ed indirette
Fulminazione diretta
di un elettrodotto
Fulminazione indiretta
di un elettrodotto
Dispositivi di Protezione dalle
SOVRATENSIONI
• SCARICATORI AD ASTA (Spinterometri)
Quando il campo elettrico
campo elettrico supera la rigidità
la rigidità dielettrica dell
dell’aria
aria, si
si verifica n
n
arco tra le punte dell’asta che costituisce la via preferenziale attraverso cui si
scarica la sovratensione
Linea aerea 220 kV con isolatori di
sospensione in vetro
56
Dispositivi di Protezione dalle
SOVRATENSIONI
• SCARICATORI AD OSSIDO DI ZINCO (Varistori)
Caratterististica tensione‐corrente non lineare:
• alta impedenza rispetto a terra durante le condizioni normali di
funzionamento
• corto circuito a terra in presenza di una sovratensione
SCARICATORI
conduttore in conduttore in
tensione tensione
elettrodi
elettrodi
elettrodi spinterometrici
corpo spinterometrici corpo
isolante isolante Resistore
nonlineare
li
● Nella versione spinterometrica, sono costituiti da due elettrodi affacciati posti ad una
certa distanza: uno di essi fa capo alla linea da proteggere mentre l’altro è collegato
direttamente a terra.
● Quando la tensione di linea supera la rigidità dielettrica dell’aria interposta fra gli
elettrodi, si verifica un arco elettrico, che costituisce la via preferenziale attraverso la
quale si scarica la sovratensione: la distanza fra le punte dipende dal valore della
l i i l t i l di t f l t di d d l l d ll
tensione per la quale si desidera che avvenga l’innesco dell’arco.
● Gli scaricatori a resistenza non lineare sono realizzati ponendo in serie uno
scaricatore spinterometrico con una resistenza non lineare allo scopo di mantenere
scaricatore spinterometrico con una resistenza non lineare allo scopo di mantenere
praticamente costante la tensione ai capi della protezione.
Dispositivi di Protezione dalle
SOVRATENSIONI
• Esempio di SCARICATORI AD OSSIDO DI ZINCO
(Varistori)
Condizione normale di funzionamento:
v(t)
Circuito aperto –
impedenza molto elevata
pede a o to e e ata
v(t)
In presenza di sovratensione:
v(t)
SOVRACORRENTI
e
Dispositivi di Manovra
e Interruzione
SOVRACORRENTI
Si ha sovracorrente quando la corrente assorbita da un
carico (e quindi la potenza) supera quella che può
carico (e quindi la potenza) supera quella che può
essere fornita e sopportata dalla linea.
Le sovracorrenti possono essere derivare da:
Le sovracorrenti possono essere derivare da:
• SOVRACCARIC0
– Superamento dei valori di corrente per i quali una linea o
un’apparecchiatura sono dimensionate (In) (e.g. Spunto
dei motori asincroni in fase di avviamento)
dei motori asincroni in fase di avviamento)
• CORTO CIRCUITO
–C
Contatto tra due elementi dell’impiantonon
t tt t d l ti d ll’i i t equipotenziali.
i t i li
Le correnti di cto cto possono essere molto elevate in
quanto limitate solo dall’impedenza
quanto limitate solo dall impedenza a monte del guasto.
a monte del guasto
APPARECCHI DI MANOVRA E INTERRUZIONE
La gestione e la sicurezza di una rete elettrica è affidata a queste apparecchiature
che devono provvedere a:
1) Realizzare manovre richieste dalle esigenze dell’utenza in condizioni di
esercizio ordinario
2)) Far fronte in maniera automatica ad anomalie di funzionamento che possono
p
costituire pericolo per le cose o persone
1) INTERRUTTORI
– Manuali
M li x
– Automatici x
Apertura e chiusura di una linea sottocarico anche in condizioni di corto circuito
INTERRUTTORI
Un interruttore è generalmente realizzato mediante due elettrodi: uno fisso ed uno
mobile.
● Nella posizione di interruttore chiuso l’elettrodo mobile è pressato contro
l’elettrodo fisso.
● Nella posizione di interruttore aperto l’elettrodo mobile è separato dall’elettrodo
fisso da uno spessore di materiale isolante
Durante il processo di apertura dell’interruttore, al momento del distacco
dell’elettrodo mobile da quello fisso, nasce un arco elettrico (E = V/d > K = rigidità
dielettrica del materiale isolante) che si estingue prima che l’elettrodo
dielettrica del materiale isolante) che si estingue prima che l elettrodo mobile abbia
mobile abbia
raggiunto la posizione di fine corsa, corrispondente allo stato di interruttore aperto.
Esempio di
i t
interruttore
tt
in olio per
MT
CARATTERISTICHE DEGLI INTERRUTTORI
TIPI DI INTERRUTTORI
● Interruttori in olio
● Interruttori ad aria compressa
● Interruttori ad esafluoruro di zolfo (SF
( 6)
● Interruttori in aria a deionizzazione magnetica (DEION)
● Interruttori sotto vuoto
PRINCIPALI CARATTERISTICHE FUNZIONALI DEGLI INTERRUTTORI
● Tensione nominale: tensione che l’interruttore è in grado di sostenere
indefinitamente nella posizione di interruttore aperto.
● Corrente nominale: corrente che l’interruttore è in grado di sostenere
indefinitamente nella posizione di interruttore chiuso.
● Potere di interruzione: massima corrente (valore efficace se in corrente
d ( l ff
alternata) che l’interruttore è in grado di interrompere
2) CONTATTORI
– Manuali Interruzione delle sole correnti di
normale esercizio
– Automatici
3) SEZIONATORI
– Manuali Interruzione della continuità elettrica in
linee a vuoto (I=0)
– Automatici
A t ti i
N.B. Nella fase di interruzione del circuito si apre prima l’interruttore e poi il
sezionatore.
3) SEZIONATORI
I sezionatori sono destinati ad interrompere la continuità elettrica per le sole
linee a vuoto.
Pertanto sono sempre inseriti a monte e a valle di un interruttore. I loro contatti,
spesso del tipo a coltello, sono generalmente visibili e forniscono, in tal modo,
una sorta di assicurazione visiva sullo stato di apertura della linea.
E’ costituito da un filo
in lega metallica a
basso punto di
fusione
4) FUSIBILI
(a) (b)
I fusibili sono i più semplici dispositivi di protezione contro le sovracorrenti. Sono
costituiti essenzialmente da un corto conduttore in lega a basso punto di fusione
alloggiato entro un apposito contenitore. Il simbolo del fusibile è riportato in figura
(a); il simbolo di figura (b) si riferisce invece al fusibile dotato di indicazione a tratto
spesso dell’estremo che rimane in tensione dopo l’intervento.
Dopo l’intervento, il fusibile va sostituito per ristabilire la connessione elettrica
d ll’i i t
dell’impianto.
I fusibili vengono sempre inseriti a monte dell’impianto seguiti da un interruttore
automatico Il tempo di intervento dei due dispositivi viene scelto in modo che
automatico. Il tempo di intervento dei due dispositivi viene scelto in modo che,
normalmente, la protezione venga garantita dall’interruttore automatico e quindi sia
possibile, ad eliminazione del guasto avvenuta, procedere al ristabilimento delle
condizioni operative dell’impianto
condizioni operative dell impianto mediante la semplice chiusura dell
mediante la semplice chiusura dell’interruttore
interruttore
RELE’
Il rele’ è un dispositivo che serve per azionare gli interruttori.
Il rele è un dispositivo che serve per azionare gli interruttori
• CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA GRANDEZZA ALLA QUALE SONO SENSIBILI:
– Voltmetrici
– Amperometrici
– Wattmetrici
– Frequenzimetrici
– Ad impedenza
– Termici
– Tachimetrici
• CLASSIFICAZIONE IN BASE AL PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO:
– Elettromagnetici
g
– Elettrodinamici
– Ad induzione
CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA GRANDEZZA DA ANALIZZARE:
• CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA GRANDEZZA DA ANALIZZARE
– Di massima
– Di minima
– Differenziale
Diff i l
RELÈ MAGNETICO
Caratteristica di intervento
T
Tempo
I A
C Zona di
FEM M
intervento
EM FM C Tin
Is = 8‐10 In Corrente
Il relè magnetico è costituito da un nucleo di materiale ferromagnetico diviso in una
Il relè magnetico è costituito da un nucleo di materiale ferromagnetico diviso in una
parte fissa (EM) ed una parte mobile (A). La parte mobile è tenuta in posizione da una
forza di natura magnetica (FEM), proporzionale alla corrente I, ed una forza di natura
meccanica dovuta alla molla M
meccanica, dovuta alla molla M.
● Ad ogni valore della corrente I corrisponde una posizione di equilibrio della parte
mobile, tanto più prossima alla parte fissa quanto più elevato è il valore della
corrente
corrente.
● Quando la corrente raggiunge il valore di intervento, la posizione di equilibrio
della parte mobile fa sì che venga attivato il meccanismo di apertura
dell interruttore.
dell’interruttore.
● Il tempo di intervento è molto breve, praticamente indipendente dal valore della
corrente.
RELÈ TERMICO
Caratteristica di intervento
Tempo
Zona di
Zona di
intervento
5 sec
Is = 8‐10 In Corrente
1) Il relè termico interviene con un tempo di intervento inversamente proporzionale
alla intensità della sovracorrente in caso di sovracorrenti di modesta entità
alla intensità della sovracorrente in caso di sovracorrenti di modesta entità
(sovraccarichi) che possono anche essere dovute a “normali” transitori
dell’impianto.
OSSERVAZIONE:
I relè magnetico, termico, magnetotermico intervengono SEMPRE
per corrente SUPERIORE alla corrente nominale dell’impianto (da
per corrente SUPERIORE alla corrente nominale dell’impianto (da
4 ad 8‐10 volte).
Ad esempio, in un’utenza domestica con corrente nominale di 15
Ad i i ’ d i i l di 15
A, la corrente di intervento non è inferiore a 60 A.
La corrente pericolosa per l’uomo è di 50 mA !
La corrente elettrica, attraversando il corpo umano, produce effetti che possono essere dannosi, fino a portare
alla morte, a seconda del valore della intensità della corrente, della frequenza e del tempo di contatto.
Comunque sia il tipo di contatto elettrico, il corpo umano, o animale in genere, subisce il fenomeno dello
shock elettrico, più semplicemente detto elettrocuzione o folgorazione, cioè risulta essere sottoposto al
passaggio della corrente elettrica che da luogo a fenomeni elettrofisiologici variabili le cui conseguenze
possono essere a volte anche letali fino alla morte.
lt h l t li fi ll t
In Italia muoiono per infortuni elettrici centinaia di persone l'anno e il caso più ricorrente è proprio il contatto
diretto, rappresentante ben due terzi del totale, particolarmente su prese a spina e condutture. In altre parole,
l’uomo, in presenza di contatto elettrico diretto o indiretto, risulta essere parte integrante dell’impianto
elettrico e come tale offre una propria resistenza elettrica, sottoposta ad una certa differenza di potenziale
(tensione di contatto) e attraversato da una certa corrente.
Contatti diretti e indiretti
Contatto DIRETTO
Contatto DIRETTO Contatto INDIRETTO
Contatto INDIRETTO
Contatto diretto: contatto con parti metalliche normalmente in tensione. Tale
p
contatto generalmente risulta non intenzionale ma non è da
escludere, a volte, la volontarietà da parte di persone non
professionalmente addestrate o competenti in materia.
Contatto indiretto: contatto con parti normalmente non in tensione ma che
possono, in caso di guasto o cedimento dell'isolamento,
trovarsi in tensione; è il tipico caso dell'involucro metallico di
un elettrodomestico o dell'impugnatura di un untensile
elettrico portatile, ecc. Per il contatto indiretto non ha alcun
senso parlare di volontarietà da parte di un mal capitato.
Effetti Fisiopatologici della corrente
La corrente elettrica, attraversando il corpo umano, produce effetti che possono
essere dannosi, fino a portare alla morte, a seconda del valore della intensità
d i fi t ll t d d l l d ll i t ità
della corrente, della frequenza e del tempo di contatto:
● TTetanizzazione dei muscoli: i muscoli (anche quelli che presiedono alla
t i i d i li i li ( h lli h i d ll
respirazione) rimangono contratti, indipendentemente dalla volontà
della persona.
● Fibrillazione ventricolare: il cuore perde la sua capacità di contrarsi
ritmicamente e non è più in grado di assicurare la circolazione sanguigna.
● Ustioni: il passaggio della corrente elettrica produce dissipazione di
energia per effetto Joule e conseguente incremento della temperatura. Le
ustioni prodotte risultano particolarmente dannose in quanto interessano
i i d i l i l d i i
anche i tessuti interni del corpo
CURVA DI SICUREZZA CORRENTE‐TEMPO
● Zona 1 ‐ Se la corrente (valore efficace) è Curva di sicurezza della corrente elettrica in
inferiore alla soglia di percezione (0.5 regime di corrente alternata con una
mA) il fenomeno non viene percepito
A) il f i it frequenza compresa tra 15 e 100 Hz
frequenza compresa tra 15 e 100 Hz.
● Zona 2 ‐ Se la corrente è inferiore alla
soglia di tetanizzazione (10 mA) la
soglia di tetanizzazione (10 mA) la
persona riesce a sottrarsi
volontariamente al contatto senza
conseguenze evitando effetti dannosi
conseguenze evitando effetti dannosi.
● Zona 3 ‐ Se la corrente supera la soglia di
tetanizzazione il contatto deve essere
tetanizzazione il contatto deve essere
interrotto da un dispositivo esterno
prima di un tempo limite, individuato
dalla curva di sicurezza, affinchè
, la
persona non abbia conseguenze
(tetanizzazione e disturbi reversibili al
cuore, aumento della pressione
sanguigna, difficoltà respiratorie). ● ZZona 4
4 – si può arrivare alla fibrillazione
i ò i ll fib ill i
ventricolare e alle ustioni.
La resistenza del corpo umano
LLa resistenza elettrica offerta dal corpo umano, al passaggio della corrente elettrica,
it l tt i ff t d l l i d ll t l tt i
dipende dal tipo di contatto e da una serie di altri fattori quali:
• Condizioni fisiche generali
Condizioni fisiche generali
• Abbigliamento
• Callosità delle mani
• Umidità
• ….
Ruomo=1÷5 kΩ Resistenza corpo umano
Tensioni pericolose: V>45 V
IMPIANTO DI TERRA
SCOPO DELL’IMPIANTO DI TERRA:
1)) Offrire una via di ritorno alle correnti di guasto diversa da quella offerta dal corpo
Off i i di i ll i di di d ll ff d l
umano
2) Determinare l’intervento delle protezioni in tempi opportuni
3) Rendere equipotenziali strutture metalliche suscettibili di essere toccate
contemporaneamente.
IMPIANTO DI TERRA
Dispersore di terra
Resistenza
di terra
Tensione di passo
Tensione che può risultare applicata tra i piedi di una persona a distanza
di un passo durante ( m) un cedimento dell isolamento
di un passo durante (1 m) un cedimento dell’isolamento
1 70
0.8 80
0.7 85
06
0.6 125
In ITALIA:
Sistema TT
Si hanno correnti di guasto a
terra dell'ordine di qualche
ampere, o, al massimo, di
qualche decina di ampere.
Il sistema TT è inoltre caratterizzato dal pericolo che il neutro vada in tensione sia per guasti
in cabina che per effetto di tutte le correnti di dispersione delle utenze servite.
SICUREZZA ELETTRICA NEGLI IMPIANTI DI
DISTRIBUZIONE DELLA ENERGIA ELETTRICA IN BT
1 1
2 2
3 3
a) n b)) n
ig ig
● La distribuzione della energia elettrica in BT viene fatta mediante linee elettriche trifase
( c = 380 V) col filo neutro collegato a terra.
(V ) lfl ll
● Si definisce massa ogni conduttore, accessibile dalle persone, che è separato dai
conduttori attivi dall’isolamento principale e che quindi normalmente non è in tensione
rispetto al terreno, ma va in tensione quando si rompe l’isolamento principale.
i tt l t i t i d i l’i l t i i l
● Il contatto di una persona con un conduttore in tensione, con conseguente
elettrocuzione, può avvenire, con una massa, in presenza della rottura dell’isolamento
principale (contatto indiretto figura a) o direttamente con i conduttori attivi (contatto
principale (contatto indiretto, figura a) o direttamente con i conduttori attivi (contatto
diretto, figura b)
Contatto indiretto con massa non a terra
Contatto indiretto con massa a terra
PROTEZIONE DAI CONTATTI INDIRETTI:
i g
1
2
3
n RP
Vc +
3 ‐ RT iP
relè iT
differenziale RN RPT
iT ig
ig
RP = resistenza della persona
iP RPT = resistenza di terra della persona
RN = resistenza di terra del neutro
● RP ed RPT dipendono dalla persona
La protezione dai contatti indiretti, secondo la norma CEI 64‐8, si realizza mediante:
● Installazione di un interruttore differenziale con corrente di intervento differenziale non
superiore a 30 mA.
● Collegamento a terra di tutte le masse del sistema.
● Coordinamento dei valori della resistenza di terra e della corrente di intervento
differenziale dell’interruttore.