La nascita dell’opera dagli intermedi al recitar cantando di Peri
Caccini. La monodia accompagnata e il basso continuo.
Lo spettacolo operistico: 1600. Rappresentazione scenica e canora di testi drammatici recitati integralmente in musica. I luoghi delle prime rappresentazioni sono i palazzi patrizi. Nel ‘600 i compositori si limitano alle parti vocali e al basso continuo. I maggiori compositori sono Peri, Caccini, Monteverdi, De ‘Cavalieri. I primordi dell’opera: (Firenze) Origine erroneamente attribuita alla Camerata di Bardi, dove si riunivano molti intellettuali. L’opera sarebbe una riscoperta della tragedia greca antica in musica, vista la capacità della musica di quel periodo di muovere gli affetti dell’animo. Vincenzo Galilei, Caccini, Strozzi erano gli unici musicisti che frequentavano la camerata: Galilei nel “Dialogo della musica antica et della moderna” vuole riformare l’artificiosità del madrigale. Caccini nella prefazione all’Euridice rivendica le origini alla camerata di Bardi. La tragedia classica ha avuto influenze ma non unicamente dalla camerata di Bardi. Dall’inizio del ‘500 la rappresentazione scenica era praticata nelle corti per gli avvenimenti eccezionali. Fra atto e atto di una commedia recitata erano praticati gli intermedi, consistenti in scene musicali con spettacoli scenici ingegnosi. Le trame erano di tipo allegorico o ricavate dalla tradizione classica. Dopo assunsero importanza pari o superiore delle commedie stesse. Ottaviano Rinucci fu il librettista di maggior successo. La tragicommedia o pastorale drammatica era praticata nel ‘500. All’inizio del ‘600 questo tipo di rappresentazione si evolve nelle “favole”, ambientate nell’Arcadia, i personaggi erano poeti e musicisti (Orfeo). L’opera eredita dalla pastorale l’intensità espressiva, la divisione in atti che terminano con un coro, versi sciolti privi di rime, mutevolezza degli accenti metrici. La prima azione scenica interamente cantata fu progettata da Rinucci e Corsi, che si rivolse poi a Peri (Dafne). Il cantante è al centro dell’attenzione, i compositori componevano per il cantante, assecondando le richieste. Nelle opere si utilizza il recitar cantando, imitar col canto chi parla. Tre compositori ne rivendicano l’invenzione: Euridice di Rinucci-Peri pochi anni dopo su iniziativa di Corsi. Nelle osservazioni introduttive a quest’opera Peri vuole dare fondamento teorico allo stile declamatorio del recitar cantando. De Cavalieri in Rappresentaitone di anime, et di corpo rivendica a sé stesso l’invenzione del recitar cantando. Caccini in Euridice scrive degli importanti insegnamenti per i cantanti e scrive che il recitar cantando è stato inventato da lui. Scriverà poi Le nuove musiche dove approfondirà le questioni. Stile declamatorio per accentuare il significato poetico. Peri è sillabico, in Caccini sono più frequenti i melismi. Gradi congiunti, massimo quinta in Peri, sesta in Caccini. Le prime opere hanno argomenti mitologici presi da Ovidio, Virgilio. Il librettista curava il lato scenico. L’Orfeo di Monteverdi: Monteverdi scrive su libretto di Striggio l’Orfeo, stessa storia di Peri e Caccini, probabilmente conosceva le loro opere. Usa dissonanze, cromatismi. Cinque atti. Atmosfera pastorale, seppur interrotta da passi drammatici. I brani corali sono più estesi rispetto a Peri e Caccini, derivanti dalla pratica madrigalistica di Monteverdi. Presenza di pezzi chiusi: arie, che danno spicco a passi scenici. Le arie hanno struttura strofica e versi non liberi. Fra le strofe c’è un ritornello strumentale, detti ritornelli. L’orchestra ha per la priva volta importanza rilevante: Monteverdi dichiara i componenti dell’organico, i timbri acuti accentuano i passi leggeri, quelli gravi danno pathos a quelli drammatici. Presenza di brani strumentali sciolti dalle arie che prendono il nome di Sinfonie, collocati dopo i cori con la funzione di anticipare il carattere dell’atto successivo e coprire il cambio di scena. Nel tempo le arie acquisiscono importanza e servono per esibire il virtuosismo del cantante. La monodia accompagnata e il basso continuo: Nascita del gusto armonico con Rameau nel Traité de l’armonie. Riduzione della polifonia ad espressioni accordali su cui cantare la melodia, affidata a voce unica. Madrigali ariosi (aria=melodia). Nasce dal cantare a liuto o alla viola, pratica che si avvicina all’improvvisazione e consiste dell’accompagnarsi riducendo la polifonia ad accordi, quindi la monodia accompagnata nasce da un’abitudine pratica già consolidata. Nascita del gusto della costruzione verticale. Le pratiche improvvisative saranno poi sottoposte alla ratifica teorica: nasce il basso continuo. Nel’500 non esisteva la tonalità, si utilizzavano i modi ecclesiastici. I compositori però non sempre si attenevano ai modi perché erano avevano criteri di classificazione ambigui. Glareanus: nel Dodecachordon aggiunge altri quattro modi agli otto già presenti (due autentici e due plagali), sul DO e sul LA. Non è possibile classificare un brano come appartenente ad un unico modo. Importanti i parametri spaziali come registri vocali ed estensioni. Molte composizione erano basate sul sistema esacordale che stabiliva i rapporti reciproci fra le note. Sistema d’intonazione: naturale (pitagorico) e quello dei “rapporti semplici” (Zarlino) in cui le quinte non avevano tutte la stessa misura, esistevano toni e semitoni più grandi di altri toni e semitoni (differenza fra DODiesis REbemolle). Liuti e viole da gamba usavano il temperamento equabile. Violone fra gli strumenti più utilizzati. Difficoltà nella musica d’insieme, gli strumentisti si accordavano verbalmente. Il temperamento equabile di viole e liuti svolse un importante ruolo nella nascita dell’accordo. La nascita della monodia nasce da tendenze del ‘500 che condannavano l’artificiosità della polifonia in nome dell’intellegibilità del testo. Nasce il basso continuo, praticato per la priva volta in chiesa dall’organo che riduceva le parti corali. Basso cifrato, che non aveva interpretazione unica, veniva improvvisata la realizzazione. Non bisognava disturbare le parti vocali con abbellimenti al basso. Molte problematiche circa il basso continuo: segnaletica scarsa, problema degli abbellimenti, scelta degli accordi. Le musiche a voce sola: Nasce la figura del cantante solista virtuoso, ripresa dalla tendenza maturata nella pratica madrigalistica. La monodia accompagnata si diffuse in un primo tempo nei salotti aristocratici (1570). Agli inizi del ‘600 venne presentato al pubblico. Linea melodica che si prestava all’accentuazione dei concetti espressi dal testo, l’intento dei cantanti era quello di condurre lo spettatore in una scena immaginaria. Recitar cantando: esecuzione basata sull’elasticità agogica e l’uso sobrio degli abbellimenti. Non si “passeggiano” o “diminuiscono” gli intervalli. Richiede padronanza tecnica e capacità espressiva. Caccini in le Nuove Musiche teorizza le nuove tendenze canore del ‘600. Nella raccolta sono presenti diversi brani della nuova e vecchia pratica. Caccini desiderava che i cantanti non modificassero arbitrariamente il canto ma si attenessero agli abbellimenti voluti dal compositore. In cantore accompagnava sé stesso. Le musiche a voce sola dimostrano la tendenza compositiva a prestare attenzione maggiormente alla linea melodia più bassa (basso) e quella più alta portatrice della melodia (soprano): queste due erano sufficienti a rappresentare una composizione .