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Amor Ben
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13 storie per riflettere
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13 storie per riflettere
Indice
Il ponte tibetano .......................................................................................... 6
Fortuna, sfortuna, chi lo sa?! ................................................................. 7
I tre setacci ................................................................................................. 10
La gente del posto… ................................................................................. 12
La famiglia e l’asino ................................................................................... 14
La rana sorda… ......................................................................................... 16
Dio mio, perché mi hai abbandonato? ............................................... 18
Hai ragione .................................................................................................. 20
Ritrovare la pace ...................................................................................... 22
I due vasi per l’acqua ............................................................................... 24
Il maestro e lo scorpione ........................................................................ 26
Una manciata di semi .............................................................................. 28
La pace perfetta ....................................................................................... 30
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Perché 13 storie?
Perché amo particolarmente il numero 13, devo ammettere che
in parte perché è un numero spesso emarginato, ma anche
perché secondo la numerologia è equivalente al numero
quattro, conosciuto come il costruttore, l’organizzatore e (mi
oso aggiungere la mia personale versione) l’ottimizzatore…
Ma soprattutto perché 13 settimane sono un trimestre di
storie e mi piaceva l’idea di fare quattro raccolte ogni anno.
Tutto qui?
Non esattamente. Dopo alcune delle storie ci saranno delle
domande, delle domande per riflettere, per fare autoanalisi e
per allenare la capacità di trovare le risposte dentro di noi,
come facevano le persone che hanno inventato queste storie.
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13 storie per riflettere
Il ponte tibetano
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anche un altro allievo. Il primo allievo si stupì quando sentì il
maestro chiamare proprio quell’ allievo perché l’allievo che il
maestro chiamò era cieco. Il maestro portò i due allievi in cima
ad una montagna fino davanti ad un crepaccio su cui era
stato posto un sottile e vecchio ponte tibetano molto poco
rassicurante. Il maestro invitò l’allievo vedente ad attraversare
il crepaccio.
L’allievo guardò il maestro e si rifiutò: “non ci riesco, mi fa
paura”.
Il maestro allora si rivolse all’allievo cieco e lo invitò ad
attraversare. Gli disse che c’era un ponte tibetano. Il secondo
allievo cercò con mani e piedi dei punti di appoggio, e
attraversò il ponte senza esitare.
Il maestro chiese al primo allievo: “Capito? Il problema non è
qualcosa che ti manca, ma qualcosa che non ti serve.”
Cosa faresti se
non avessi
paura?
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13 storie per riflettere
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Dopo qualche giorno, mentre il figlio stava cercando di domare
uno dei cavalli, cadde a terra e si ruppe un piede. I vicini subito
esclamarono: “Che sfortuna, e adesso come farai?!” E il
contadino ancora una volta rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi
può dirlo?!”. I vicini non sapevano più che cosa pensare del
vecchio. “Forse è matto!”, pensarono.
Dopo qualche settimana comparvero in paese alcuni soldati
che reclutavano i giovani validi per la guerra. Quando
entrarono nella capanna trovarono il giovanotto zoppicante e
naturalmente lo scartarono, mentre tutti gli altri giovani
furono reclutati. I vicini non ci videro più: “Che fortuna!” E il
vecchio contadino ancora una volta rispose imperturbabile:
“Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo?!”
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13 storie per riflettere
I tre setacci
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– No… ne ho solo sentito parlare… ma è una notizia proprio
succosa, perciò sono subito venuto a raccontartela.
– Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Proviamo a vedere se
passa dal secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi
dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?
– Ah no! Al contrario. Proprio per quello sono corso da te,
perché tu sappia con chi hai a che fare…
– Dunque, – continuò Socrate – Vuoi raccontarmi brutte cose
su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi
ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello
dell’utilità, della necessità. E’ utile o necessario che io sappia
questa cosa del mio amico?
– No, utile e necessario… non direi, ma…
– Allora – concluse Socrate – se quello che volevi raccontarmi
non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo? perché
disturbare la bellezza del silenzio?
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13 storie per riflettere
La famiglia e l’asino
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13 storie per riflettere
La rana sorda…
Dicono che c’era una volta un gruppo di rane saltava che per il
bosco. Improvvisamente, due di esse caddero in una buca
profonda. Le compagne allora si raccolsero attorno alla buca
e, vedendo che era profonda, giunsero alla conclusione che
non c’era modo di salvare le compagne sfortunate.
-La buca è molto profonda! Non sopravvivrete! -gridavano
Le due rane, non dando retta alle compagne, cominciarono a
saltare con tutte le forze, tentando di uscire da quella buca.
– E inutile! Non ce la farete mai ad uscire – insistevano le altre.
Alla fine una delle due, stremata e demoralizzata, dando
ascolto a quello che le altre gridavano, si arrese. Fu tale la sua
stanchezza fisica e mentale, che crollò, e dopo un po’ morì.
L’altra rana invece continuò a saltare con ferrea
determinazione. Ad ogni salto che faceva, ripeteva a se stessa:
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-Ce la puoi fare! Ce la puoi fare!
Per tutto quel tempo, le altre rane, frenetiche come gli
spettatori di un circo romano, le continuavano a gridare:
-smettila di lottare! Rassegnati, e muori in pace!
Ma la rana continuava a dire a se stessa:
– Si ce la farò! Ce la farò! – e ogni volta saltava con più forza,
finché non riuscì ad uscire dalla buca.
Vedendola sfinita, ma salva, le altre rane dissero:
-Sei la nostra eroina! Non prendere a male il fatto che ti
abbiamo scoraggiato tanto.
La rana rispose loro:
– Per favore, potete parlare più forte? Il colpo che ho subito
cadendo nella buca, mi ha lasciato quasi sorda. Comunque
voglio ringraziarvi che, mentre saltavo, ho visto che vi
agitavate e, pur non potendovi sentire, ho capito che di certo
mi stavate incoraggiando a sforzarmi di più e a non darmi per
vinta. Se non fosse stato per il vostro incoraggiamento, vi
assicuro che sarei rimasta in fondo alla buca per sempre, come
e successo alla nostra povera compagna!
Questa favola vuole porre l’accento sul potere che hanno le
parole. La morale è che le nostre parole hanno potere sia di
vita, sia di morte. Benché la rana trionfatrice della favola non
abbia “fatto la sorda”, ma realmente non sentiva, ad ogni
modo ci insegna a “fare i sordi” ai cattivi consigli e alle parole di
scoraggiamento che ascoltiamo.
Stabiliamo, a cominciare da oggi, che se abbiamo una buona
parola, una parola di edificazione, di dirla, altrimenti e meglio
che ce ne stiamo zitti. Facciamo si che il sapore delle nostre
parole sia gradito all’udito dei nostri amici, soprattutto a chi e
caduto in qualche disgrazia.
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13 storie per riflettere
Dicono che c’era una volta un uomo molto devoto, il più devoto
al mondo, molto buono, il più buono al mondo, che faceva molte
opere di bene, quello che faceva più opere di bene al mondo… e
che un giorno sul suo paese cadde una tale pioggia che si
inondarono molte strade, tra cui la sua casa…
Le acque stavano salendo rapidamente, l’uomo fu costretto a
salire al primo piano quando le acque inondarono il
pianterreno, e dal balcone vide un gommone della polizia che
veniva a salvarlo: “Salga a bordo” urlò il poliziotto.
— “No, grazie…— risposte l’uomo. — Ho vissuto tutta la mia vita
come uomo devoto e caritatevole. Dio mi proteggerà.
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Il poliziotto, chiamato con urgenza da altre persone in
difficoltà, decise di lasciare stare il vecchio testardo, e andrò
dove la sua presenza era richiesta e gradita. Siccome il livello
dell’acqua continuava ad aumentare, un altro gommone passò
da quelle parti e disse al nostro uomo, che ormai era nel
terrazzo al secondo piano perché il primo era stato già
sommerso:
— Non sia sciocco — replicò il secondo poliziotto. — Salga in
barca. Le acque continuano a crescere e lei corre un grande
pericolo!
Ma l’uomo continuò a rifiutare e anche la seconda barca se ne
andò, richiamata dalla centrale per aiutare delle persone
rimaste intrappolate in altro punto della cittadina. Ad un certo
punto fu costretto a rifugiarsi sul tetto di casa sua. Molte case
erano già coperte, ma la sua era alta e il panorama che si
vedeva dal tetto era surreale. L’ultimo gommone passò e gli
dissero di salire a bordo, ma per l’ennesima volta si rifiutò:
— “Dio mi proteggerà” insisteva, pieno di fiducia.
Poco dopo l’alluvione sommerse l’intera casa compreso il tetto
e lui annegò. In cielo incontrò Dio. Furioso perché non lo aveva
salvato, l’uomo si lagnava ad alta voce.
— “Ti sono stato devoto per tutta la vita. Ho osservato tutti i
comandamenti. Ho fatto tanta beneficienza e l’unica volta che
ho chiesto io qualcosa, tu mi hai abbandonato!”
— “Abbandonato?” rispose Dio divertito “Ma se ti ho mandato
tre gommoni… sei tu che hai scelto di rifiutare il mio aiuto e non
sei salito!”
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Hai ragione
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Noori, si riunì agli altri felice di aver avvertito il suo maestro.
Mentre camminavano si avvicinò a lui Siraaj, che disse “in
questa città ci sono tante persone che ti seguono e sono
pronte ad accogliere i tuoi insegnamenti… sono tanto felice che
sei arrivato, ti stavo aspettando da tempo”
─ Hai ragione, grazie di avermelo detto, così sarò più
preparato.
Siraaj, si riunì agli altri gioioso, rilassato in chiacchiere e
contento. In quel momento si avvicinò al profeta un ragazzino
giovanissimo di nome Ali, curioso come pochi, e gli chiese:
“maestro, come mai hai dato ragione a tutti e due se tutti e due
ti hanno detto cose così diverse?”
─ Caro Ali, ho detto ad entrambi che avevano ragione, perché è
vero. Ognuno mi ha raccontato una parte della realtà, e li ho
ringraziato di avermelo detto, così sarò più preparato. Il loro
problema è che sanno solo una parte della realtà e non l’altra,
ma non vuol dire che uno dei due debba essere sbagliato. Il
mondo ha molte sfaccettature e chiuderci in un solo punto di
vista ci fa diventare meno potenti e meno utili ad Allah…
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Ritrovare la pace
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13 storie per riflettere
Dicono che c’era una volta un’anziana donna cinese aveva due
grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei
portava sulle spalle, e che uno dei vasi aveva una crepa,
mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla
fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello
crepato arrivava mezzo vuoto.
Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava
a casa solo un vaso e mezzo d’acqua…
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri
risultati. Si vanagloriava e si vantava della sua efficacia ed
efficienza e della sua superiorità rispetto al suo compagno.
Ma il povero vaso crepato si vergognava del proprio difetto, ed
era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato
fatto.
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Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro
fallimento, un giorno trovò il coraggio per parlare alla donna
lungo il cammino: “Mi vergogno di me stesso, perché questa
crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la
strada verso la vostra casa”.
La vecchia sorrise, ”Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua
parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché
io ho sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di
fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre
tornavamo, tu li innaffiavi.
Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la
tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle
bellezze per ingentilire la casa”.
Ognuno di noi ha il proprio specifico difetto. Ma sono la crepa e il
difetto che ognuno ha a far sì che la nostra convivenza sia
interessante e gratificante. Bisogna prendere ciascuno per
quello che è e vedere ciò che c’è di buono in lui.
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Il maestro e lo scorpione
Dicono che c’era una volta un maestro zen che vide uno
scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per effetto del dolore, il maestro lasciò l’animale che di nuovo
cadde nell’acqua. Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e
l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo, che era lì, si avvicinò e gli disse:
“Mi scusi, maestro, ma perché continuate a prendere lo
scorpione? Non capite che, ogni volta che provate a tirarlo
fuori dall’acqua, vi punge?”
Il maestro rispose:
“La natura dello scorpione è quella di pungere. Questo non
cambierà la mia che è quella di aiutare”.
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Il maestro si fermò a riflettere e, con l’aiuto di una foglia, tirò
fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita. Poi, rivolgendosi
al suo giovane discepolo, continuò:
“Non cambiare la tua natura se qualcuno ti farà del male.
Prendi solo delle precauzioni. In genere gli uomini sono ingrati
del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo
per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive
in te”.
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13 storie per riflettere
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Il primo figlio pensò: “Cosa dovrei fare con questi semi?” Li
chiuse in uno scrigno di ferro così, quando suo padre fosse
tornato, li avrebbe restituiti così com’erano…
Il secondo figlio pensò: “Se li rinchiudo come ha fatto mio
fratello, moriranno. E un seme morto non è affatto un seme.”
Per cui andò al mercato, vendette i semi e conservò il denaro.
Pensò: “Quando mio padre tornerà, andrò al mercato,
comprerò dei semi nuovi e gliene ridarò di migliori…”
Il terzo andò in un giardino e li seminò.
Dopo tre anni, quando tornò il re, il primo figlio aprì lo scrigno. I
semi erano tutti morti, puzzavano. Il padre disse: “Cosa? Questi
sono forse i semi che ti ho dato? Avevano la possibilità di fiorire
e donare fragranza alla vita – e questi semi puzzano! Questi
non sono i miei semi.” Il figlio insistette nel dire che erano gli
stessi semi, e il padre concluse: “Sei un materialista.”
Il secondo figlio si precipitò al mercato, comprò dei semi, tornò a
casa e li diede a suo padre. Il re disse: “Ma questi non sono gli
stessi semi. La tua idea è migliore di quella di tuo fratello, ma
non sei ancora abile come io vorrei che tu fossi. Sei uno
psicologo.”
Quando andò dal terzo – con molta speranza e trepidazione:
“Che cosa avrà fatto?” si chiedeva – il figlio lo condusse in
giardino dove c’erano milioni di piante fiorite, e milioni di fiori! Il
figlio disse: “Questi sono i semi che mi hai dato. Appena le piante
saranno adulte, li raccoglierò e te li restituirò.” Il re disse: “Tu sei
il mio erede. Ecco cosa bisogna fare con i semi! Coltivarli, perché
rappresentano l’amore che vive in te”.
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La pace perfetta
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un torrente che saltava fra le rocce in una cascata. Fin qui non
sembrava per nulla pacifico ma… osservando più in dettaglio…
Si poteva osservare dietro alla cascata un rametto che usciva
da una crepa nella roccia, in cui gli uccellini avevano fatto un
nido. E, nel nido, in mezzo alla tempesta, l’uccellino dormiva
sereno noncurante del rumore e della violenza con cui cadeva
l’acqua. In perfetta pace.
Alla fine il re scelse la seconda pittura dicendo:
“Pace non vuol dire trovarsi in un luogo senza rumore, senza
problemi, senza nessun dolore né pericolo. Pace vuol dire
rimanere sereni anche in mezzo alle vicissitudini della vita.
Questo è il vero significato della pace.”
Cosa credi di
dover controllare
a tutti i costi?
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