L'eutanasia, parola greca che significa "dolce morte", e oggi discussa nella maggior parte dei paesi
consiste nell'assecondare e quindi accogliere la richiesta espressa consapevolmente da un malato in
fin di vita afflitto da grande sofferenza, di essere aiutato a morire. I sondaggi rivelano che l'opinione pubblica sempre piu favorevole a consentire che i "malati terminali" decidano della loro vita, ma la percentuale dei favorevoli all'eutanasia diminuisce quando la decisione iene presa da persone che non sono in grado di formulare una richiesta consapevole. All'eutanasia si contrappone l'accanimento terapeutico, che spesso viene confuso con il dovere di cura, oggi infatti grazie alla possibilit rese possibili dalla tecnica si riesce a ritardare la morte naturale attraverso tecniche di rianimazione e macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali. il caso di welby. Un uomo di circa 60 anni colpito da distrofia muscolare, costretto a stare in un letto senzamuoversi, attaccato a dei macchinari. Quest'uomo sta chiedendo di essere lascito morire , la sua vita sofferenza. Ma a causa di continui dove non si giunge ad una conclusione lo si obbliga ad un'esistenza senza significato. A questo punto mi chiedo: ma la vita ci che ognuno di noi pensa? O ci ke pensa la maggioranza ? secondo welby la vita che conduce non la vita come lui la intende , perch la vita alzarsi da letto, muoversi, respirare snza bisogno di un apparecchio meccanico. La vita scrivere comunicare con il resto del mondo. Penso che quando un malato terminale come welby decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi,alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente biologica ci deve essere qualcosa di profondo dietro. Ho sempre messo in primo piano la libert delle scelte individuali quindi nn posso che appoggiare la sua richiesta che altri vogliono ostacolare. Ma ritengo opportuno fare una differenza tra l'eutanasia passiva da ma accettata ,che si pu configurare come rinuncia all'accanimento terapeutico,ossia nei casi in cui la morte del malato sia ritenuta imminente ed inevitabile senza l'aiuto dei macchinari come nel caso di welby e l'eutanasia attiva dove si provoca volontariamente la morte del malato attraverso la somministrazione di farmaci letali. Ognuno di noi dovrebbe capire che non ci si trova in presenza di uno scontro su chi favorevole alla vita e chi favorevole alla morte. Tutti i malati vorrebbero guarire e non morire. Ma tra desideri e speranze il tempo scorre inesorabilee con il passare del tempo le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa il desiderio di abbandonare un percorso di disperazione.