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ESERCIZI
SUI
TRANSISTOR
i
Stampato a cura del
Dipartimento di Fisica “Galileo Galilei”
1994
c
i
ii
INTRODUZIONE
Esistono approcci diversi alla metodologia di raccolta di esercizi al fine della loro collo-
cazione in un volume. Un esempio dei due più comuni approcci consiste nella raccolta:
• per gruppi legati dalla appartenenza ad argomenti attinenti ad un capitolo d’un par-
ticolare testo di teoria, da questo dipendenti e talvolta tra loro scorrelati (questa è in
genere una tendenza europea);
• per gruppi di argomenti, non legati ad un particolare testo di teoria, raccolti in auto-
nomi capitoli all’inizio dei quali è presente una breve introduzione teorica, in modo da
dare al volume una sua autoconsistenza (questa è in genere una tendenza americana).
A nostro avviso il primo approccio tende a raggruppare una serie di esempi legati tra loro
talora solo da un vago tema comune rendendo la raccolta poco autoconsistente e non pone
nello stesso risalto teoria e applicazioni contribuendo cosı̀ a creare una sorta di dicotomia
tra l’una e l’altre.
Il secondo approccio porta a sviluppare la teoria mediante gli esercizi, e a porre cosı̀
maggiormente in risalto quest’ultimi mettendo in ombra i processi di sintesi e contribuendo
cosı̀ anch’esso ad ingenerare una dicotomia di altro tipo.
A nostro parere l’Elettronica non può essere separata nettamente in teoria ed applicazioni,
se non forse per quanto riguarda (e ancora forse!) la fisica dei componenti, in quanto
l’Elettronica è una continua esposizione di metodologie di analisi e di sintesi di circuiti.
Man mano che in un testo di Elettronica si sviluppa un argomento però, se si espongono
troppe applicazioni di uno stesso metodo, si rischia di appesantire l’esposizione dei metodi
stessi, per cui nasce la necessità di addivenire ad un compromesso tra l’esposizione della
metodologia e la varietà delle sfumature della sua applicazione.
La realizzazione di questo compromesso può consistere nell’architettare il “libro di esercizi
di Elettronica” come una appendice del libro di “teoria” o meglio una sorta di sua estensione,
nella quale compaiono quanti più possibili variazioni sul tema di ogni metodo archetipico
fondamentale. E tutto ciò senza appesantire il testo di partenza.
In nessun altro caso come in Elettronica esiste la necessità didattica di mostrare come
l’analisi di un circuito possa essere sviluppata mediante metodi sistematici standardizzati,
oltre che mediante metodi semplificatori basati sull’intuizione e su quello “sprazzo d’ingegno”
che talvolta, anche in certi testi famosi, tendono a far apparire l’Elettronica più un’arte che
una scienza, con grande sgomento dei poveri studenti.
Chi fosse giunto sino a questo punto nella lettura della presente introduzione potrebbe
chiedersi quale sia il criterio uniformante del presente volume. È presto detto.
Ogni analisi circuitale ritenuta di una certa importanza viene caratterizzata con un
gruppo più o meno folto di circuiti archetipi con sfumature caratteristiche di tipologia e
di difficoltà crescenti e questi vengono sviluppati ciascuno con il maggior numero di metodi
diversi (o metodi similari ma con stadi intermedi diversi). I metodi per la risoluzione dello
iii
stesso problema possono, alcuni essere semplici, altri più complicati allo scopo di mostrare,
per circuiti analoghi che lo studente possa incontrare nella realtà, quali siano le difficoltà
delle varie metodologie, e quindi la via più conveniente da seguire.
Ciascun gruppo di moduli archetipici legato ad un metodo è reso quanto più possibile
autosufficiente in modo tale da rendere la raccolta di esercizi il più possibile indipendente
da uno specifico testo di teoria.
Va da sè che il numero degli archetipi non può che essere limitato. Per ora può essere
reputato sufficiente per un argomento riguardante i transistori in bassa frequenza. Per
scelta di fondo e per questioni di dimensioni editoriali, è stato dato più spazio ai metodi
(soprattutto a quelli sistematici) che al numero di archetipi, anche perchè altri archetipi, nel
futuro, in una tale struttura possono essere aggiunti.
Non compare nessun esercizio con valori numerici se non nei casi di cui si dirà più
avanti. Pensiamo che abbia più senso, trattandosi di esercizi archetipici, lo svolgerli col
calcolo simbolico, in quanto ogni problema una volta consumato come esercizio, rimane
come algoritmo. Si affida allo studente il compito di costruire da sè esempi numerici derivati
da quelli del testo usando i valori dei parametri del transistore “tipico” (riportati nelle
tabelle alla fine del Gruppo II) e provando ad inserire i valori delle resistenze che non fanno
parte dei circuiti equivalenti dei transistor. Operando con un programma che permetta il
calcolo numerico (commerciale o meglio se autocostruito) i risultati finali possono essere
rapidamente calcolati al variare dei valori dei paramertri circuitali.
Gli esercizi sui transistor sono in gran parte basati sull’analisi di reti lineari e quindi in
genere sulla soluzione di sistemi di n equazioni lineari algebriche in n incognite. Le soluzioni
possono essere controllate con pacchetti software del tipo Macsyma o Mathematica nel caso
dell’uso del calcolo simbolico, del tipo Derive o del tipo “programma Sistemi” in dotazione
al volume “Elementi di teoria delle reti lineari”, nel caso di soluzioni numeriche. Programmi
del tipo Pspice o MICRO-CAP III sono utilissimi (se sono a portata “di computer”) per
verificare l’esattezza dei calcoli con le simulazioni.
Una parte dei circuiti per i quali i metodi di simulazione rivestono uno strumento parti-
colarmente efficace dal punto di vista didattico sono analizzati anche mediante il programma
MICRO-CAP III e sono gli unici ad essere necessariamente risolti coi metodi numerici.
iv
Indice
1
2
Gruppo I
Polarizzazione e coefficienti di
stabilità
Negli esercizi che seguono si esegue l’analisi di tutte le principali reti di polarizzazione
del transistor in EC.
Si esprime poi la corrente di collettore del transistor in funzione di VBE , ICBO , α o β e
la si deriva rispetto a queste variabili per ricavare i coefficienti di stabilità SV , SI , Sα .
3
4
I1 Ia polarizzazione EC
figura I 1.1
Nella figura I 1.1 a) è rappresentato il modello in base comune completo. Da questo si ricava
il modello in continua b). Tenendo conto delle regole di trasformazione dei generatori 1 , si
può trasformare il circuito in quello di figura c). Osservando poi che il generatore Vγ nei rami
di collettore è ininfluente, si passa al circuito di figura d).
Si noti che il modello in figura è quello del transistore P N P . Nel caso si voglia il modello del
transistore N P N , basta invertire le polarità dei generatori Vγ βIB e (1 + β)ICBO .
1 vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. Altri esercizi sulla trasfor-
mazione dei generatori sono riportati per comodità alla fine del Gruppo I.
6
Esercizio I.2 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del cir-
cuito e ricavarne i coefficienti di stabilità.
figura I 1.2
Il circuito è assai semplice e può essere analizzato anche senza usare il circuito equivalente del
transistor.
Applicando il principio di Kirchhoff alla maglia di cui fan parte la base e l’emettitore:
VCC − VBE
IB =
Rb
2
nella quale VBE = Vγ è la tensione ai capi della giunzione BE . Da quest’ultima relaziome
possiamo ricavare IC :
VCC − VBE
IC = β + (1 + β)ICBO
Rb
Per completare l’analisi basta trovare la corrente di emettitore IE = IB + IC , la tensione di
collettore VCE = VCC − Rc IC , la tensione ai capi del resistore Rb .
I coefficienti di stabilità possono essere ricavati, una volta sia nota IC in funzione di VBE , ICBO , β ,
derivando IC rispetto alle variabili citate.
Dividendo per (1 + β) numeratore e denominatore a secondo membro dell’equazione prece-
β
dente e ricordando che α = 1+β :
−α Rb ICBO
∆IC = ∆VBE + ∆ICBO (I 1.2)
(1 + β)Rb (1 − α)Rb
2 chiameremo d’ora in poi VBE il generatore Vγ che appariva nell’esercizio precedente.
. ∆IC Rb
SI = = = (1 + β) (I 1.3)
∆ICBO (1 − α)Rb
. ∆IC −α
SV = = SI (I 1.4)
∆VBE Rb
Calcoliamo ora il coefficiente Sα , supponendo che non vi siano variazioni di ICBO e di VBE .
A tale scopo, senza derivare la IC , notiamo che nell’equazione I 1.1 le dimensioni del secondo
addendo del secondo membro nel caso di un transistore al Si ad esempio, sono di gran lunga
minori di quelle del primo addendo 3 .
Supponendo quindi che α vari da α1 ad α2 , la ∆IC = IC (α1 ) − IC (α2 ) può essere calcolata
dalla:
. ∆IC IC1
Sα = = SI2 (I 1.5)
∆α α1
Ricordando la relazione che lega α e β, possiamo scrivere:
β1 β2 ∆β
∆α = − =
1 + β1 1 + β2 (1 + β1 )(1 + β2 )
dalla quale possiamo scrivere anche che:
. ∆IC IC1
Sβ = = SI2 (I 1.6)
∆β β1 (1 + β2 )
I tre coefficienti di stabilità sono raggruppati nella tabella sottostante:
SI =(1 + β)
−α
SV = (1 + β)
Rb
IC1 IC1
Sα = SI2 = (1 + β2 )
α1 α1
3i due denominatori sono eguali e l’ordine di grandezza di ICBO per un transistor al Si è di 10−9A.
8
Esercizio I.3 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del cir-
cuito usando il modello in continua del transistor. Ricavare i coefficienti di stabilità.
figura I 1.3
VCC − VBE
IB =
Rb
Di qui in avanti si procede come nell’esercizio precedente.
figura I 2.1
Il circuito è assai semplice e può essere analizzato anche senza usare il circuito equivalente del
transistor.
Applicando il principio di Kirchhoff alla maglia di cui fan parte la base e l’emettitore:
12
Ricordando ora che IE = IB + IC , possiamo considerare conclusa l’analisi del circuito.
−α (Rb + Re)ICBO
∆IC = ∆VBE + ∆ICBO (I 2.2)
Re + (1 + β)Rb Re + (1 − α)Rb
Da quest’ultima relazione possiamo ricavare, derivando prima rispetto ad ICBO , poi rispetto
a VBE :
. ∆IC −α
SV = = SI (I 2.4)
∆VBE Re + Rb
Si noti che più grande è SI , più bassa è la stabilità della polarizzazione del circuito, tanto
che il termine più appropriato per denominare SI dovrebbe essere coefficiente di instabilità
piuttosto che coefficiente di stabilità.
Come appare dalla equazione I 2.3, il parametro SI dipende dalle resistenze Rb ed Re della
rete di polarizzazione e dal parametro α (o β ) del transistor. Si vede inoltre che per Rb che
tende a zero, SI tende ad 1, mentre per Re che tende a zero, SI tende a (1 + β).
Calcoliamo ora il coefficiente Sα , supponendo che non vi siano variazioni di ICBO e di VBE .
A tale scopo, senza derivare la IC , notiamo che nell’equazione I 2.1 le dimensioni del secondo
addendo al secondo membro sono di gran lunga minori di quelle del primo addendo 4 .
Supponendo quindi che α vari da α1 ad α2 , la ∆IC = IC (α1 ) − IC (α2 ) può essere calcolata
dalla:
. ∆IC IC1
Sα = = SI2 (I 2.5)
∆α α1
Ricordando la relazione che lega α e β, possiamo scrivere:
β1 β2 ∆β
∆α = − =
1 + β1 1 + β2 (1 + β1 )(1 + β2 )
dalla quale possiamo scrivere anche che:
14
Esercizio I.5 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del cir-
cuito usando il modello in continua del transistor. Ricavare i coefficienti di stabilità.
figura I 2.2
figura I 3.1
Applicando la seconda legge di Kirchhoff alla maglia d’ingresso del circuito in figura I 3.1 b),
otteniamo:
18
−α (Rb + Re)ICBO
∆IC = ∆VBE + ∆ICBO (I 3.3)
Re + (1 − α)Rb Re + (1 − α)Rb
Da quest’ultima relazione possiamo ricavare, derivando prima rispetto ad ICBO , poi rispetto
a VBE :
. ∆IC −α
SV = = SI (I 3.5)
∆VBE Re + Rb
Si noti che più grande è SI , più bassa è la stabilità della polarizzazione del circuito, tanto
che il termine più appropriato per denominare SI dovrebbe essere coefficiente di instabilità
piuttosto che coefficiente di stabilità.
Come appare dalla equazione I 3.4, il parametro SI dipende dalle resistenze Rb ed Re della
rete di polarizzazione e dal parametro α (o β ) del transistor. Si vede inoltre che per Rb che
tende a zero, SI tende ad 1, mentre per Re che tende a zero, SI tende a (1 + β).
Calcoliamo ora il coefficiente Sα , supponendo che non vi siano variazioni di ICBO e di VBE .
A tale scopo, senza derivare la IC , notiamo che nell’equazione I 3.2 le dimensioni del secondo
addendo del secondo membro sono di gran lunga minori di quelle del primo addendo 5 .
Supponendo quindi che α vari da α1 ad α2 , la ∆IC = IC (α1 ) − IC (α2 ) può essere calcolata
dalla:
. ∆IC IC1
Sα = = SI2 (I 3.6)
∆α α1
Ricordando la relazione che lega α e β, possiamo scrivere:
β1 β2 ∆β
∆α = − =
1 + β1 1 + β2 (1 + β1 )(1 + β2 )
dalla quale possiamo scrivere anche che:
. ∆IC IC1
Sβ = = SI2 (I 3.7)
∆β β1 (1 + β2 )
Commento I.4 La SI del circuito I si può ricavare da quella dei circuiti II e III ponendo Re = 0
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Esercizio I.7 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del cir-
cuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. Si richiede di risolvere l’esercizio adoperando il
circuito equivalente in continua del transistor.
figura I 3.2
Il problema ci fornisce il destro per un ulteriore esercizio sulla trasformazione dei generatori
nei circuiti in continua. La figura I 3.2 a) mostra il circuito equivalente in dc del circuito
di partenza, dopo la sostituzione del circuito equivalente in dc del transistor. Si cerca poi di
semplificare il circuito trasformandolo in un circuito equivalente dal quale si possa ricavare o
la corrente IB o una corrente dalla quale quest’ultima possa essere ricavata, per esempio la
IE = IB + IC = (1 + β)(IB + ICBO ). A tale scopo passiamo al circuito equivalente di figura I
3.2 b) nel quale si è trasportato il generatore di tensione VBE nei due rami adiacenti. Si noti a
questo punto che nel ramo contenente Rc sono inefficaci per l’intero circuito sia Rc sia VBE 6
e che quindi possono essere soppressi. Il circuito equivalente (rispetto alla corrente IE (che
attraversa il resistore Re )) diviene dunque quello di figuraI 3.2 c) nel quale il generatore di
corrente I ∗ è stato trasformato nel generatore di tensione R1 I ∗ . Quest’ultimo può essere più
convenientemente disegnato come in figura I 3.2 d). Da questo possiamo ricavare la IE = I2 .
Ricordando che I ∗ = βIB + (1 + β)ICBO , che IE = I2 , si ricava che:
6 vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. Altri esercizi sulla trasfor-
mazione dei generatori sono riportati per comodità alla fine del Gruppo I.
I2 (1 + β)ICBO
IB = −
(1 + β) (1 + β)
βI2
I∗ = + ICBO
(1 + β)
Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant:
(R1 + R2 ) R1
VCC + R1 I ∗ I1
=
VCC + R1 I ∗ − VBE R1 (R1 + Re) I2
Sostituendo I ∗ :
βR1
VCC + R1 ICBO = (R1 + R2 )I1 + (R1 − (1 + β) )I2
βR1
VCC + R1 ICBO − VBE = (R1 )I1 + (R1 − + Re)I2
(1 + β)
Risolvendo il sistema:
(R1 + R2 ) (R1 − βR1
VCC + R1 ICBO (1+β) ) I1
=
VCC + R1 ICBO − VBE I2
R1 (R1 − βR1
(1+β) + Re )
possiamo ricavare I2
(R1 + R2 ) VCC + R1 ICBO
R 1 VCC + R1 ICBO −VBE
I2 = (R1 + R2 )
R1
R1 (R1 + Re)
Di qui possiamo ricavare IB :
R2 R1 R2
VBB = Rb
R1 + R2 R1 + R2
Conosciamo a questo punto IB , IC , IE . Notiamo poi dalla figura I 3.2 d) che il ramo R2 è un
ramo di coalbero, quindi I1 è la corrente reale che passa su R2 . La corrente IR1 sir resistore
R1 si può calcolare mediante la IR1 = IB + I1 . L’analisi in continua del circuito si può quindi
considerare completa.
Per quanto riguarda poi i coefficienti di stabilità, da questo punto in poi possiamo procedere
come nell’esercizio precedente.
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Solve [{VCC+R1*ICBO==(R1+R2)*I1 +(R1-bet*R1/(bet+1))*I2,
VCC+R1*ICBO-VBE== R1*I1+(R1-bet*R1/(bet+1)+Re)*I2 },
{I1,I2}]
IIE=I2/.%;
IIB=IIE/(bet+1)-ICBO;
Together[%];
Simplify[%]
{(-(ICBO Re R1) - bet ICBO Re R1 - ICBO Re R2
- bet ICBO Re R2 - R1 VBE - R2 VBE + R2 VCC) /
(Re R1 + bet Re R1 + Re R2 + bet Re R2 + R1 R2)}
figura I 3.3
IE = IB + IC = IB + βIB + (1 + β)ICBO
VCC − VBE = R1 I1 + Re(1 + β)IB + Re(1 + β)ICBO
VBE = +R2 I2 − Re (1 + β)IB − Re(1 + β)ICBO
I1 − I2 = IB
VCC − VBE − Re (1 + β)ICBO = R1 I1 + Re(1 + β)IB
VBE + Re(1 + β)ICBO = +R2 I2 − Re(1 + β)IB
0 = I1 − I2 − IB
R1 0 Re(1 + β)
VCC − VBE − Re(1 + β)ICBO I1
= 0 R2 −Re(1 + β) I2
VBE + Re (1 + β)ICBO
0 IB
1 −1 −1
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Risolvendo il sistema si ricavano I1 , I2 , IB . Si possono poi ricavare IE , IC e tutte le tensioni
ai capi dei resistori. Possiamo quindi considerare completa l’analisi in continua.
Risolvendo il sistema per IB si ricava:
R2 R1 R2
VBB = Rb
R1 + R2 R1 + R2
Da questo punto in poi possiamo procedere come nell’esercizio precedente.
IIB=Ib/.%;
Together[%];
Simplify[%]
{(-(ICBO Re R1) - bet ICBO Re R1 - ICBO Re
R2 - bet ICBO Re R2 - R1 VBE - R2 VBE + R2 VCC) /
(Re R1 + bet Re R1 + Re R2 + bet Re R2 + R1 R2)}
figura I 4.1
(Rc + Rb )
SI =
Rc + (1 − α)Rb
−α
SV =
Rc + (1 − α)Rb
28
Soluzioni ottenute con Mathematica I.3 .
IIC=alpha*(VCC-VBE)/(Rc+(1-alpha)*Rb)+(Rc+Rb)*ICBO/(Rc+(1-alpha)*Rb)
D[IIC,alpha]
Simplify[%]
{(Rb+Rc) (ICBO Rb - VBE + VCC)}/(Rb - alpha Rb + Rc)^2
figura I 4.2
Notiamo dal circuito di figura I 4.2 d) che la corrente circolante attraverso il generatore VBE
e quindi nella maglia è IB , che può essere ricavata dalla applicazione della seconda legge di
Kirchhoff:
30
I5 Va polarizzazione EC
figura I 5.1
32
I coefficienti di stabilità possono essere ottenuti derivando l’espressione trovata di IC :
(Rc + Re ) + Rb
SI =
(Rc + Re) + (1 − α)Rb
−α
SV =
(Rc + Re) + (1 − α)Rb
IIC=alpha*(VCC-VBE)/(Rc+Re+(1-alpha)*Rb)+
(Rc+Re+Rb)*ICBO/(Rc+Re+(1-alpha)*Rb)
D[IIC,alpha];
Simplify[%]
{(Rb+Rc+Re)(ICBO Rb- VBE+VCC)}/(Rb-alpha Rb+Rc+Re)^2
figura I 5.2
Notiamo dal circuito di figura I 5.2 d) che la corrente circolante attraverso il generatore VBE
e quindi nella maglia è IB , che può essere ricavata dalla applicazione della seconda legge di
Kirchhoff alla maglia:
34
I6 VIa polarizzazione EC
figura I 6.1
VCC = RC [βIB + (1 + β)ICBO ] + RcI1 + Rb I1 + VBE + Re[βIB + (1 + β)ICBO ]
V
BE + Re [βIB + (1 + β)ICBO ] = −R2 (I1 − IB )
VCC − (RC + Re )(1 + β)ICBO − VBE = RcβIb + ReIB + ReβIB + (Rc + Rb )I1 + Re [βIB + (1 + β)ICBO ]
−V
BE + Re (1 + β)ICBO = Re IB + Re βIB + R2 IB + R2 I1
(VCC − VBE ) − (RC + Re)(1 + β)ICBO = [βRc + (1 + β)Re ]IB + (Rc + Rb )I1
−V
BE − Re (1 + β)ICBO = [(1 + β)Re + R2 ]IB + R2 I1
[(VCC − VBE ) − (RC + Re)(1 + β)ICBO ] [βRc + (1 + β)Re ] [Rc + Rb ]
= IB
I1
[−VBE − Re(1 + β)ICBO ] [(1 + β)Re + R2 ] [−R2 ]
Risolvendo il sistema per IB si ricava:
[(VCC − VBE ) − (RC + Re)(1 + β)ICBO ] [Rc + Rb ]
[−VBE − Re(1 + β)ICBO ] [−R2 ]
IB =
[βRc + (1 + β)Re ] [Rc + Rb ]
[(1 + β)Re + R2 ] [−R2 ]
36
VCC R2 − VBE (Rb + Rc + R2 ) − (1 + β)[Re (Rb + Rc + R2 ) + Rc R2 ]
IB =
(Rb + Rc)R2 + (1 + β)Re (Rb + Rc + R2 ) + βRc R2
Ricordando che IC = βIB + (1 + β)ICBO
. ∂IC Rb + Rc + Re 1 + RbR+R c
2
SI = = (I 6.1)
∂ICBO Rb +Rc
Rc + Re 1 + R2 Rb
+ (1+β)
. ∂IC − 1+β
β
1 + RbR+R c
2
SV = = (I 6.2)
∂VBE Rc + Re 1 + R2Rb +Rc Rb
+ (1+β)
. ∂IC VCC − VBE 1 + Rb +Rc
R2
+ I CBO R b R e 1 + Rb +Rc
R2
+ R b + R c
Sα = = 2
∂α
Re 1 + RbR+R2
c
+ R c + R b (1 − α)
(I 6.3)
ib=i2/.%
ic=(bet+1)*Icbo+bet*%;
D[%,Icbo]
Together[%];
Simplify[%]
{((1 + bet) (Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2)) /
(Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 + Rc R2 +
38
Esercizio I.14 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi del circuito in con-
tinua mediante il circuito equivalente in continua del transistor e ricavare i coefficienti di
stabilità del circuito.
figura I 6.2
Il problema ci fornisce il destro per un ulteriore esercizio sulla trasformazione dei generatori
nei circuiti in continua. La figura I 6.2 a) mostra il circuito equivalente in dc del circuito
di partenza, dopo la sostituzione del circuito equivalente in dc del transistor. Si cerca poi di
semplificare il circuito trasformandolo in un circuito equivalente dal quale si possa ricavare o
la corrente IB o una corrente dalla quale quest’ultima possa essere ricavata, per esempio la
IE = IB + IC = (1 + β)(IB + ICBO ). A tale scopo passiamo al circuito equivalente di figura I
6.2 b) nel quale si è trasportato il generatore di tensione VBE nei due rami adiacenti. Si noti a
questo punto che nel ramo contenente Rc sono inefficaci per l’intero circuito sia Rc sia VBE 7
e che quindi possono essere soppressi. Il circuito equivalente (rispetto alla corrente IE (che
attraversa il resistore Re )) diviene dunque quello di figuraI 6.2 c) nel quale il generatore di
corrente I ∗ è stato trasformato nel generatore di tensione R1 I ∗ . Quest’ultimo può essere più
convenientemente disegnato come in figura I 6.2 d). Da questo possiamo ricavare la IE = I2 .
Ricordando che I ∗ = βIB + (1 + β)ICBO , che IE = I2 , si ricava che:
7 vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. Altri esercizi sulla trasfor-
mazione dei generatori sono riportati per comodità alla fine del Gruppo I.
I2 (1 + β)ICBO
IB = −
(1 + β) (1 + β)
βI2
I∗ = + ICBO
(1 + β)
Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant:
∗
[Rb + Rb + R2 ] [Rc + Rb ]
VCC + Rb I I1
=
VCC + Rb I ∗ − VBE I2
[Rc + Rb ] [Rc + Rb + Re ]
Sostituendo I ∗ :
βRb
VCC + Rb ICBO = (Rb + R2 )I1 + (Rb − (1 + β) )I2
βRb
VCC + Rb ICBO − VBE = (Rb )I1 + (Rb − + Re)I2
(1 + β)
Risolvendo il nuovo sistema:
[Rb + Rb + R2 ] [Rc + Rb − βRb
VCC + Rb ICBO 1+β ] I1
=
VCC + Rb ICBO − VBE I2
[Rc + Rb ] [Rc + Rb + Re ]
possiamo ricavare I2 :
[Rc + Rb + R2 ] [VCC + Rb ICBO ]
[R + Rb ] [VCC + Rb ICBO − VBE ]
I2 = c
[R + R + R ] [R + R − βRb ]
b b 2 c b 1+β
[Rc + Rb ] [Rc + Rb + Re]
e quindi IB :
40
Solve [{Vcc+Rb*Icbo==(Rb+Rc+R2)*i1 +(Rb+Rc-Rb*bet/(bet+1))*i2,
Vcc-Vbe+Icbo*Rb==(Rc+Rb)*i1+(-Rb*bet/(bet+1)+Rb+Re+Rc) *i2},
{i1,i2}];
ib=i2/(bet+1)-Icbo/.%;
ic=(bet+1)*Icbo+bet*%;
D[%,Icbo];
Together[%];
Simplify[%]
(1 + bet) (Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2)
/ Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 +
Rc R2 + bet Rc R2 + Re R2 + bet Re R2
D[ic,Vbe];
Together[%];
Simplify[%]
bet (Rb + Rc + R2)/
(Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 +
Rc R2 + bet Rc R2 + Re R2 + bet Re R2)
bet=alpha/(1-alpha);
ic;
Together[%];
Simplify[%]
{(-(Icbo Rb Re) - Icbo Rc Re - Icbo Rb R2 - Icbo Rc R2 - Icbo Re R2
+ alpha Rb Vbe + alpha Rc Vbe + alpha R2 Vbe - alpha R2 Vcc)/
(-(Rb Re) - Rc Re - Rb R2 + alpha Rb
R2 - Rc R2 - Re R2)}
D[ic,alpha];
Together[%];
Simplify[%]
{ (Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2)
(Icbo Rb R2 - Rb Vbe - Rc Vbe - R2 Vbe + R2 Vcc)} /
(-(Rb Re) - Rc Re - Rb R2 + alpha Rb R2 - Rc R2 - Re
figura I 6.3
42
figura I 6.4
figura I 6.5
44
Esercizio I.18 Tramite le trasformazioni viste sopra, un ramo di una rete qualunque, che
consista in un unico generatore ideale di corrente o di tensione, può essere eliminato dalla
rete mediante le trasformazioni:
figura I 6.6
figura I 6.7
V1 I ∗R V1 + I ∗ R
I= + =
R1 + R R1 + R R1 + R
La corrente nella maglia del secondo circuito vale:
V1 + I ∗ R
I=
R1 + R
46
Gruppo II
Modelli circuitali del transistor
Argomento di questo II Gruppo di esercizi sono i circuiti equivalenti più usati dei tran-
sistor e le relazioni tra i loro parametri.
47
48
II 1 Modelli in EC
figura II 1.1
50
figura II 1.2
figura II 1.3
nel quale però la corrente d’uscita è ancora espressa in funzione di ie e non della nuova
corrente d’ingresso ib . Cerchiamo allora di esprimere ic in funzione di ib . A tale proposito
consideriamo il ramo di collettore del circuito segnato nella figura II 1.2. Questo, attraverso
le equivalenze circuitali di figura II 1.3 può essere sostituito dall’ultimo circuito in figura.
Definendo ora:
α
β= (II 1.1)
1−α
β 1
α= , = (1 + β) (II 1.2)
1+β 1−α
α 1
iC = iB + ICBO
1−α 1−α
figura II 1.4
re
rb
rc
rd =
1 + β
β= α
1−α
tabella II 1.1
52
Esercizio II.2 Trovare le relazioni che legano i parametri circuitali del modello a T ai para-
metri H del modello ibrido di un transistor in connessione EC . Ci si riferisce, (vedi figura), al
caso di un transistore P N P , ma identici risultati si possono ottenere con un transistore N P N
del transistor in emettitore comune con quelli del modello equivalente ibrido in emettitore
comune.
figura II 1.5
A tale scopo basta ricordare le definizioni dei singoli parametri h e calcolare le stesse grandezze
per il circuito equivalente a T .
. v1
hie =
i1 v2=0
v1 vb 1 rd rd
hie = = = −rb ib − re ib − reβib
i1 v2 =0 −ib −ib re + rd re + rd
re rd
= rb + (1 + β)
re + rd
rb + (1 + β)re
. i2
hfe =
i1 v2 =0
i2 ic 1 re rd
hfe = = =− −ib + βib
i1 v2 =0 ib −ib re + rd re + rd
−re + βrd rd
= β
re + rd re + rd
β
. i2
hoe =
v2 i1 =0
i2 −vc −1
hoe = =( ) = (re + rd )−1
v2 i1 =0 −ic
rd−1
. v1
hre =
v2 i1 =0
v1 ve re 1 re
hre = = = −vc =
v2 i1 =0 −vc (re + rd ) −vc re + rd
re
rd
hie rb + (β + 1)re
h β
fe
re
hre
rd
1
hoe
rd
tabella II 1.2
54
Esercizio II.3 Raggruppare in una tabella le equazioni esatte di trasformazione da para-
metri H a parametri T e viceversa, dei modelli in EC .
re rd hre
hie = rb + (β + 1)
re =
(re + rd )
hoe
re
hie hoe − hre (1 + hfe )
hre =
(re + rd ) rb =
hoe
−re + βrd 1 − hre
hfe =
(re + rd )
rd =
hoe
1
hoe
hfe + hre
= β =−
(re + rd ) hre − 1
tabella II 1.3
Solve [{
hi==rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd),
hf==(-re+bet*rd)/(re+rd),
ho==1/(re+rd),
hr==re/(re+rd)},
{re,rb,rd,bet}]
figura II 1.7
v1 = (rb + re)i1 + rei2
v + βi r = r i + (r + r )i
2 b d e 1 e d 2
v1 = (rb + re)i1 + re i2
v = (r − βr )i + (r + r )i
2 e d 1 e d 2
z11 z12
v1 i1
=
v2 z21 z22 i2
(rb + re) re
[Ze ] =
(re − βrd ) (re + rd )
Per controllare l’esattezza dei parametri z possiamo convertire la matrice Z nella equivalente
matrice H 2 , ricordando che abbiamo già calcolato i parametri he in funzione dei parametri
del circuito a T 3 .
2 vedi M.Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989.
3 vedi tabella II 1.2
56
∆z z12
z22 z22
[H] =
z21
1
−
z22 z22
re re
hre =
re + rd rd
1 1
hoe =
re + rd rd
I parametri he ora calcolati coincidono con quelli della tabella II 1.2.
figura II 1.8
re = z12
z11 = rb + re
r = z11 − z12
z12 = re b
rd = z22 − z12
z21 = re − βrd
(z21 − z12 )
z22 = re + rd
β =
(z12 − z22 )
tabella II 1.4
Solve [{
z11==rb+re,
z12==re,
z21==re+bet*rd,
z22==re+rd},
{re,rb,rd,bet}]
{{rb->z11-z12,
bet->(z21-z12)/(z12-z22),
rd->z22-z12,
re->z12}}
58
Esercizio II.6 Raggruppare in una tabella le equazioni esatte di trasformazione da para-
metri Z a parametri H e viceversa dei modelli in EC .
Nell’esercizio II.4 abbiamo già calcolato i parametri H in funzione dei parametri Z . basta
eseguire ora la trasformazione inversa.
hiehoe − hre hfe z11 z22 − z12 z21
z11 =
hie =
hoe
z22
hre
z21
=−
z12 = hfe z22
hoe
hfe
z12
z21 =−
hre =
hoe
z22
1
z22 =
1 hoe =
hoe z22
tabella II 1.5
Solve [{
z11==(hi*ho-hr*hf)/ho,
z12==hr/ho,
z21==-hf/ho,
z22==1/ho},
{hi,hr,hf,ho}]
figura II 1.9
Considereremo il modello ai piccoli segnali, per semplicità. Quello completo si può ottenere
facilmente da quello ai piccoli segnali aggiungendo i due componenti in continua ICBO e Vγ .
Partendo dal modello fisico adattato per emettitore comune come in figura II 1.9 4 si ottiene,
sostituendo IE , il circuito equivalente accanto:
Applicando a quest’ultimo una nota proprietà delle reti 5 , si ottiene il circuito equivalente
di figura II 1.10 a). Riapplicando a quest’ultimo la stessa proprietà, otteniamo il circuito
equivalente accanto (b).
60
figura II 1.10
figura II 1.11
Notiamo che il circuito equivalente è valido sia alle basse che alle alte frequenze. Nel caso il
transistor operi in bassa frequenza, ad esempio al di sotto del KHz , essendo il valore tipico
della capacità di transizione Cµ pari ad alcuni pF, mentre quello della capacità di diffusione
Cπ di un ordine di grandezza maggiore, le impedenze in giuoco sono dell’urdine del M Ω.
A basse frequenze allora le due reattanze capacitive sono trascurabili e i condensatori nel
modello relativo possono essere trascurati. Inoltre, se si suppone di poter trascurare la resi-
stenza rµ , dell’ordine dei MΩ, come si vede dalla tabella di figura 9 , il circuito equivalente di
Giacoletto-Johnson del transistor alle basse frequenze assume l’aspetto di figura II 1.11 b).
62
II 2 Modelli in BC
figura II 2.1
A tale scopo basta ricordare le definizioni dei singoli parametri h e calcolare le stesse grandezze
per il circuito equivalente a T .
. v1
hib =
i1 v2 =0
v1 ve 1 rc rc
hib = = = r i + r i − r ai
i1 v2 =0
e e b e b e
ie ie rb + rc rb + rc
rb rc
= re + (1 − a)
rb + rc
rb
re + (1 − a)rb = re + (1 − α)rb = re +
β +1
. i2
hfb =
i1 v2 =0
i2 −ic 1 rb rc a
hfb = = =− ie + ie
i1 v2 =0 ie ie rb + rc rb + rc
rb + arc arc
=− −
rb + rc rc
−a −α
64
figura II 2.2
. i2
hob =
v2 i1 =0
i2 −vc −1
hob = =( ) = (rb + rc )−1
v2 i1 =0 −ic
rc−1
. v1
hrb =
v2 i1 =0
v1 ve 1 −vc rb rb
hrb = = = =
v2 i1 =0 −vc −vc rc + rb rc + rb
rb
rc
hib re + (1 − α)rb
h −α
fb
rb
hrb
rc
1
hob
rc
tabella II 2.1
rb rc hrb
hib = re + (1 − α)
rb =
(rb + rc)
hob
rb
hib hob − hrb (1 + hfb )
hrb =
rb + rc re =
hob
=−
rb + αrc
1 − hrb
hfb
rd =
rb + rc
hob
1
hob =
β hfb + hrb
rb + rc =
hrb − 1
tabella II 2.2
Solve [{
hi==re+(1-alfa)*rb*rc/(rb+rc),
hf==-(rb+alfa*rc)/(rb+rc),
ho==1/(rb+rc),
hr==rb/(rb+rc)},
{re,rb,rd,alfa}]
{{rb->hr/ho,
re->(hi ho - hr (1+hf))/ho,
rd->(1-hr)/ho,
alfa->(hf + hr)/(hr-1)}}
66
Esercizio II.10 Trovare gli elementi della matrice quadripolare Z del dispositivo amplifi-
catore partendo dal circuito equivalente a T in base comune del transistore. Applicare un
qualche algoritmo per controllare l’esattezza dei calcoli.
figura II 2.3
v1 = (re + rb )i1 + rb i2
v − αi r = r i + (r + r )i
2 1 c b 1 b c 2
v1 = (re + rb )i1 + rb i2
v = (r + αr )i + (r + r )i
2 b c 1 b c 2
z11 z12
v1 i1
=
v2 i2
z21 z22
(re + rb ) rb
[Zb ] =
(rb + αrc) (rb + rc )
rb rb
hrb =
rb + rc rc
rb + αrc αrc
hfb =− − = −α
rb + rc rc
1 1
hob =
rb + rc rc
I parametri hb ora calcolati coincidono con quelli della tabella II 2.1.
figura II 2.4
10 vedi M.Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989.
11 vedi tabella II 2.1.
68
Esercizio II.11 Raggruppare in una tabella le equazioni di trasformazione da parametri Z
a parametri T e viceversa dei modelli in BC .
re = z11 − z12
z11 = rb + re
r = z12
z12 = rb b
rc = z22 − z12
z21 = rb − αrc
(z12 − z21 )
z22 = rb + rc
β =
(z12 − z22 )
tabella II 2.3
Solve [{
z11==rb+re,
z12==rb,
z21==rb+alfa*rc,
z22==rb+rc},
{re,rb,rc,alfa}]
{{re->z11-z12,
rb->z12,
rc->z22 - z12,
alfa->(z12 - z21) / (z12 - z22)}}
hib hob − hrb hfb z11 z22 − z12 z21
z11 =
hib =
hob
z22
z21
hrb
=−
z12 = hfb z22
hob
hfb
z12
z21 =−
hrb =
hob
z22
1
z22 =
1 hoe =
hob z22
tabella II 2.4
Solve [{
z11==(hi*ho-hr*hf)/ho,
z12==hr/ho,
z21==-hf/ho,
z22==1/ho},
{hi,hr,hf,ho}]
70
II 3 Modelli in CC
figura II 3.1
A tale scopo basta ricordare le definizioni dei singoli parametri h e calcolare le stesse grandezze
per il circuito equivalente a T .
. v1
hic =
i1 v2 =0
v1 vb 1 rd rd
hic = = = −r i − r i − r βi
i1 v2 =0 −ib
b b d b d b
−ib re + rd re + rd
re rd
= rb + (1 + β)
re + rd
rb + (1 + β)re
. i2
hfc =
i1 v2 =0
i2 ie 1 rd rd
hfc = = = ib + βib
i1 v2 =0 −ib −ib re + rd re + rd
rd + βrd rd
=− −(1 + β)
re + rd re + rd
−(1 + β)
72
figura II 3.2
. i2
hoc =
v2 i1 =0
i2 ve
hoc = = ( )−1
v2 i1 =0 ie
= (re + rd )−1
. v1
hrc =
v2 i1 =0
v1 vb rd
hrc = = =
v2 i1 =0 ve re + rd
1
hic rb + (β + 1)re
−(1 + β)
hfc
hrc 1
1
hoc
rd
tabella II 3.1
re rd 1 − hrc
hic = rb + (β + 1)
re =
(re + rd )
hoc
rd
hic hoc + hfc (1 − hrc )
h =
rc (re + rd ) rb =
hoc
=−
(1 + β)rd
hrc
hfc
rd =
(re + rd )
hoc
1
hoc =
β (hfc + hrc )
(re + rd ) =−
hrc
tabella II 3.2
Solve [{
hi==rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd),
hf==-(rd+bet*rd)/(re+rd),
ho==1/(re+rd),
hr==rd/(re+rd)},
{re,rb,rd,bet}]
74
Esercizio II.15 Trovare gli elementi della matrice quadripolare Z del dispositivo amplifi-
catore partendo dal circuito equivalente a T in collettore comune del transistore. Applicare
un qualche algoritmo per controllare l’esattezza dei calcoli.
figura II 3.3
v1 − βib rd = (rb + rd )i1 + rd i2
v − βi r = r i + (r + r )i
2 1 d d 1 e d 2
v1 = (rb + (1 + β)rd )i1 + rd i2
v = ((β + 1)r )i + (r + r )i
2 d 1 e d 2
z11 z12
v1 i1
=
v2 i2
z21 z22
(rb + (1 + β)rd ) rd
[Zc ] =
(1 + β)rd (re + rd )
Per controllare l’esattezza dei parametri z possiamo convertire la matrice Zc nella equivalente
matrice Hc 12 , ricordando che nel testo di teoria 13 abbiamo già calcolato i parametri hc in
funzione dei parametri del circuito a T .
12 vedi M.Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989.
13 vedi tabellaII 3.2.
rd rd
hrc = =1
re + rd rd
(1 + β)rd (1 + β)rd
hfc =− − = −(1 + β)
re + rd rd
1 1 1
hoc = =
re + rd re + rd rd
I parametri hc ora calcolati coincidono con quelli della tabella II 3.2.
figura II 3.4
76
Esercizio II.16 Raggruppare in una tabella le equazioni di trasformazione da parametri Z
a parametri T e viceversa dei modelli in CC .
re = z22 − z12
z11 = rb + (1 + β)rd
= z11 − z21
z12 = rd
rb
rd = z12
z21 = (1 + β)rd
(z21 − z12 )
z22 = re + rd β =
z12
tabella II 3.3
Solve [{
z11==rb+(1+bet)*rd,
z12==rd,
z21==(1+bet)*rd,
z22==re+rd},
{re,rb,rd,bet}]
{{re->z22 - z12,
rb->z11 - z21,
rd->z12,
bet->(z21 - z12) / z12}}
hichoc − hrc hfc z11 z22 − z12 z21
z11 =
hic =
hoc
z22
z21
hrc
=−
z12 = hfc z22
hoc
hfc
z12
z21 =−
hrc =
hoc
z22
1
z22 =
1 hoc =
hoc z22
tabella II 3.4
Solve [{
z11==(hi*ho-hr*hf)/ho,
z12==hr/ho,
z21==-hf/ho,
z22==1/ho},
{hi,hr,hf,ho}]
78
II 4 Trasformazioni dei parametri del transistor
nelle tre connessioni
Supponiamo, per fissare le idee, di voler ricavare, nota la quaterna dei parametri hxe (EC ),
le altre due: hxb e hxc 14 .
• Si ricava intanto la quaterna dei parametri del circuito equivalente a T nella medesima
configurazione in funzione dei parametri ibridi hxe .
• Dalle tabelle poi che già sono state scritte per le configurazioni BC e CC del transistor,
che permettevano di ricavare dalle quaterne dei parametri del circuito equivalente a T ,
quelle dei circuiti ibridi in quelle stesse configurazioni, possiamo ricavare gli hxb e gli
hxc in funzione degli hxe .
Non è difficile, con i tre programmi scritti in Mathematica che vengono sotto riportati, otte-
nere le relazioni esatte tra gli elementi delle varie quaterne.
Queste sono sono riportate nella tabella dopo essere state opportunamente semplificate te-
nendo conto delle dimensioni delle variabili indipendenti consistenti nei parametri di un “tran-
sistore tipico”, anch’essi riportati nella tabella 15 .
14 Lo stesso ragionamento potrà essere seguito prendendo come nota qualsiasi delle altre due quaterne.
15 sono vicini a quelli del transistore 2N 2222A.
80
Conversioni in base comune
B.C. E.C. C.C. T val. tip.
hie hic
hib − re + (1 − α)rb 32Ω
1 + hfe hfc
hie hoe hichoc rb
hrb − hre hrc − 1 − 5.9 × 10−4
1 + hfe hfc rc
hfe 1 + hfc
hfb − − −α −0.98
1 + hfe hfc
hoe hoc 1 1
hob −
1 + hfe hfc rc 1.3M Ω
Conversioni in emettitore comune
E.C. B.C. C.C. T val. tip.
hib re
hie hic rb + 1650Ω
1 + hfb 1−α
hib hob re
hre − hrb 1 − hrc 7 × 10−4
1 + hfb (1 − α)rc
hfb α
hfe − −(1 + hfc ) 50
1 + hfb 1−α
hob 1 1
hoe hoc
1 + hfb (1 − α)rc 25KΩ
Conversioni in collettore comune
C.C. E.C. B.C. T val. tip.
hib re
hic hie rb + 1650Ω
1 + hfb 1−α
1 hib hob rd
hrc 1 − hrb − 1
1 − hre 1 + hfb re + rd
1 1
hfc −(1 + hfe ) − − −51
1 + hfb 1−α
hob 1 1
hoc hoe
1 + hfb (1 − α)rc 25KΩ
Conversioni in circuito a T
T E.C. B.C. C.C val. tip.
hfe 1 + hfc
α −hfb 0.98
1 + hfe hfc
1 + hfe 1 − hrb hfc
rc − 1.3M Ω
hoe hob hoc
hre hrb 1 − hrc
re hib −(1 + hfb ) 17.3Ω
hoe hob hoc
hre (1 + hfe ) hrb hfc (1 − hrc )
rb hie − hic + 750Ω
hoe hob hoc
hfb
β hfe − −(1 + hfc ) 50
1 + hfb
TRANSISTOR -EC-
re=hre/hoe
rb=hie-hre*(1+hfe)/hoe
rc=(1+hfe)/hoe
rd=rc/(1+hfe)
alfa=hfe/(1+hfe)
bet=alfa/(1-alfa);
hib=re+(1-alfa)*rb*rc/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
2 2
hie hoe + hie hoe hre - hre - hfe hre
---------------------------------------
hoe (1 + hfe + hie hoe - hre - hfe hre)
hfb=-(rb+alfa*rc)/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
hob=1/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
hoe
---------------------------------
1 + hfe + hie hoe - hre - hfe hre
hrb=rb/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
82
hic=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
2 2
hie hoe + hie hoe hre - hre - hfe hre
---------------------------------------
hoe + hoe hre
hfc=-(rd+bet*rd)/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
-1 - hfe
--------
1 + hre
hoc=1/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hoe
-------
1 + hre
hrc=rd/(re+rd);
%======
Simplify[%]
1
-------
1 + hre
TRANSISTOR -BC-
conversione tra parametri hxb e hxe,hxc
(calcolo simbolico)
re=(hib*hob-hrb-hrb*hfb)/hob
rb=hrb/hob
hrb
---
rc=(1-hrb)/hob
1 - hrb
-------
hob
alfa=(hfb+hrb)/(-1+hrb)
hfb + hrb
---------
-1 + hrb
rd=rc*(1-alfa);
Together[%];
Simplify[%]
1 + hfb
-------
hob
bet=alfa/(1-alfa);
Together[%];
Simplify[%]
hfb + hrb
-(---------)
1 + hfb
hie=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hib
---------------------------------
1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb
hfe=(-re+bet*rd)/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hoe=1/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
84
hob
---------------------------------
1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb
hre=re/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hic=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hib
---------------------------------
1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb
hfc=-(rd+bet*rd)/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
-1 + hrb
---------------------------------
1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb
hoc=1/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hob
---------------------------------
1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb
hrc=rd/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
1 + hfb
---------------------------------
1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb
TRANSISTOR -CC-
re=(1-hrc)/hoc;
rb=(hfc+hic*hoc-hfc*hrc)/hoc;
rd=hrc/hoc;
bet=-(hfc+hrc)/hrc;
alfa=bet/(1+bet)
rc=rd*(1+bet);
hie=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hic
hfe=(-re+bet*rd)/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
-1 - hfc
hoe=1/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
hoc
hre=re/(re+rd);
Together[%];
Simplify[%]
1 - hrc
hib=re+(1-alfa)*rb*rc/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
hic
-----------------
hic hoc - hfc hrc
hfb=-(rb+alfa*rc)/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
86
--------------------------
hic hoc - hfc hrc
hob=1/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
hoc
-----------------
hic hoc - hfc hrc
hrb=rb/(rb+rc);
Together[%];
Simplify[%]
Possiamo pensare di connettere ad ogni terminale del transistor un generatore (veg , vbg , vcg )
e di riferire tutti i generatori a massa, come in figura.
figura II 4.1
vbe = vbe (ib , vce)
ic = ic (ib , vce )
vbc = vbc (ib , vec)
ie = ic (ib , vec)
88
Essendo le correnti e le tensioni ai terminali d’ingresso e d’uscita equiverse a quelle
del circuito visto come un quadripolo, i fattori moltiplicativi di ib e vec (funzioni dei
parametri del circuito equivalente a T del transistor), coincidono con i parametri ibridi
del transistore in connessione collettore comune.
• Ponendo nella II 4.1 vbg = 0 e ib = ie −ic i gradi di libertà si riducono a due e si possono
ricavare veb ed ic in funzione di ie e vcb .
veb = veb (ie , vcb )
ic = ic (ie , vcb )
Non è difficile, con i tre programmi scritti in Mathematica che vengono sotto riportati, otte-
nere le relazioni esatte tra gli elementi delle varie quaterne.
CONVERSIONE T->H
Conversione T->He
Reset variabili
Ve=.
Vb=.
Vc=.
ie=.
ic=.
ib=.
bet=.
conversione
ie=ic+ib;
Solve[{Vb==re*ie+rb*ib,
Vc==-bet*ib*rd+re*ie+rd*ic},
{Vb,ic}];
VVb=Vb/.%;
iic=ic/.%%;
Together[VVb];
Simplify[%];
Collect[%,{ib,Vc}]
rb rd rb re rd re bet rd re re Vc
{ib (------- + ------- + ------- + ---------) + -------}
rd + re rd + re rd + re rd + re rd + re
Together[iic];
Simplify[%];
Collect[%,{ib,Vc}]
Conversione T->Hc
Reset variabili
Ve=.
Vb=.
Vc=.
ie=.
ic=.
ib=.
bet=.
conversione
ic=ie-ib;
Solve[{-Ve+Vb==re*ie+rb*ib,
-Ve==-bet*ib*rd+re*ie+rd*ic},
{Vb,ie}];
VVb=Vb/.%;
iie=ie/.%%;
Together[VVb];
Simplify[%];
Collect[%,{ib,Ve}]
rb rd rb re rd re bet rd re rd Ve
{ib (------- + ------- + ------- + ---------) + -------}
rd + re rd + re rd + re rd + re rd + re
Together[iie];
Simplify[%];
Collect[%,{ib,Ve}]
rd bet rd Ve
{ib (------- + -------) - -------}
rd + re rd + re rd + re
Conversione T->Hb
Reset variabili
Ve=.
Vb=.
Vc=.
ie=.
ic=.
ib=.
conversione
ib=ie-ic;
Solve[{-Ve==re*ie+rb*ib,
-Ve+Vc==-bet*ib*rd+re*ie+rd*ic},
{Ve,ic}]/.{bet->alfa/(1-alfa),rd->rc(1-alfa)};
VVe=Ve/.% ;
iic=ic/.%% ;
90
Together[VVe];
Simplify[%];
Collect[%,{ie,Vc}]
rb rc alfa rb rc rb re rc re rb Vc
{ie (-(-------) + ---------- - ------- - -------) + -------}
rb + rc rb + rc rb + rc rb + rc rb + rc
Together[iic];
Simplify[%];
Collect[%,{ie,Vc}]
rb alfa rc Vc
{ie (------- + -------) + -------}
rb + rc rb + rc rb + rc
92
Gruppo III
Esercizi a carattere generale sul
comportamento dei transistor
93
Esercizio III.1 Sia dato un circuito come in figura, nel quale la tensione VCC =10V, il
transistor è un NPN 2N2222A (transistor al Si, con β 50, ICBO =10nA), la resistenza di
carico Rc = 5K , la resistenza Re = 800Ω; polarizzare il transistor mediante i resistori R1 ed
R2 in modo che la corrente di collettore sia, alla temperatura di lavoro di 25◦ C , all’incirca di
1mA e la stabilità SI sia minore di 5. Trovare poi il valore di IC alla temperatura di 75◦ C
supponendo che a tale temperatura β = 70.
SI = = = (III 0.2)
∆ICBO Re + (1 − α)Rb Rb
(β + 1) + R e
94
Come appare dalla equazione III 0.2, il parametro SI dipende dalle resistenze Rb ed Re della
rete di polarizzazione e dal parametro α (o β ) del transistor. Si vede inoltre che per Rb che
tende a zero, SI tende ad 1, mentre per Re che tende a zero, SI tende a (1+β). Appare inoltre
che, se la Rb tende a divenire eguale alla Re , la SI tende circa a 2 (se β è sufficientemente
grande e nel nostro caso lo è).
Una scelta dunque della coppia di resistenze tali che:
R2
VCC 1.4V
R1 + R2
Per calcolare la variazione della IC al passare della temperatura dai 25◦ C ai 75◦ C , ricordiamo
le espressioni dei tre coefficienti SI , SV , Sβ calcolati nell’esercizio I.6:
Rb
(β + 1)(1 + Re ) 2 · 103
SI25 = Rb
2.43
(β + 1) + Re
824
αSI 0.98 · 2.43
SV = − − −1.2 · 10−3
Rb + Re 2 · 103
IC25 1 · 10−3
Sβ = SI75 2.4 0.68 · 10−6
β25 (1 + β75 ) 50(1 + 70)
IC75 = IC25 + ∆IC = 1mA + 2.4 · 320nA + 1.2 · 10−3 · 125 · 10−3 + 0.68 · 10−6 · 20
= 1mA + 0.8µA + 0.14mA + 0.013mA = 1.15mA
Nelle figure III 0.3 e III 0.4 viene riportata la simulazione del circuito progettato, ottenuta
mediante il programma MICRO CAP III. Nella figura III 0.3 appaiono i valori riferiti alla
temperatura di 25◦ C:
• della tensione VCE 4.3V (tensione tra nodo 1 e nodo 3) e della potenza dissipata dal
transistor PEC 4.2mW , IC 1mA.
• della corrente IC 1mA (tra i nod1 4-1) e della corrente IB 28µA (tra i nodi 5-2).
• della tensione VB 1.43V (al nodo 5) e la tensione VE 0.8V (tra nodo 3 e massa).
Nella figura III 0.4 appaiono i valori delle stesse variabili riferite alla temperatura di 75◦C.
96
Esercizio III.2 Studiare il funzionamento del circuito in figura III 0.5 nel transitorio che
inizia dal momento in cui viene chiuso l’interruttore, supponendo il condensatore C inizial-
mente scarico, supponendo ICBO trascurabile e supponendo diretta la polarizzazzione VBE
del transistor. Si chiede inoltre:
• b) l’andamento nel tempo della tensione VB , della tensione VE , della tensione VC , della
corrente IE .
dove IC per l’ipotesi fatta (ICBO = 0) vale βIB . Dalla retta di carico alle caratteristiche
d’ingresso appare come, per un’ampia variazione di VCE , IB rimanga pressochè costante.
∗
Il condensatore in questa fase dunque si scarica a corrente costante IC ; la tensione VC (t) ai
I∗
capi del condensatore risulta quindi una funzione lineare del tempo, del tipo VC (t) = CC t.
L’equazione che in questa prima fase descrive il funzionamento nel tempo del circuito (ponendo
la condizione IE IC ) è la:
∗
VCC =VCE + RE IC + vC (t)
∗ I∗
=VCE + RE IC + C t (III 0.4)
C
∗ t
=VCB + VBE + IC (RE + )
C
In questa prima fase la tensione VC cala linearmente nel tempo fino a tendere al valore di VB ,
(che in questa fase rimane costante).
IIa fase. Quando la tensione VC tende a diventare eguale alla VB (VCB → 0), il transistore
inizia a spegnersi, in quanto la sua polarizzazione alla giunzione CB tende a diventare diretta
(vedi caratteristiche in figura III 0.7), quindi la corrente IC inizia a diminuire.
98
figura III 0.7
Da questo istante t∗ in poi, tempo che può essere valutato annullando VCB nell’ultima relazione
scritta (III 0.4), quindi dall’equazione:
∗ t∗
VCC = VBE + IC (RE + ) (III 0.5)
C
∗
la corrente IC non è più costante ed eguale a IC , la tensione di collettore VC non decresce
più linearmente nel tempo, le caratteristiche di linearità del transistor vengono meno. Infatti
∗
il punto di lavoro in questa fase abbandona il tratto lineare della caratteristica relativa a IB ,
∗
come si vede dalla figura III 0.5. Il tempo t può essere valutato dalla:
∗
VCC − VBE − RE IC
t∗ = ∗
C (III 0.6)
IC
Il processo di scarica (ora non più lineare) della tensione di collettore prosegue sinchè VCE
non si annulla.
IIIa fase. In questa terza fase, nella quale VCE = 0, il transistor cessa le sue funzioni
come tale, ed inizia a funzionare come diodo alla giunzione BE che rimane direttamente
polarizzata. Si noti però che la corrente che attraversa il diodo BE e che scorre lungo la
resistenza RE in questa terza fase è più piccola di quella che scorreva nella prima fase. Infatti
se si pensa alle caratteristiche d’ingresso del transistore nella connessione EC la curva che
descrive l’andamento della corrente sulla RE in questa terza fase è quella relativa al parametro
VCE = 0 delle caratteristiche d’ingresso (vedi figura III 0.7). Questa corrente, pur essendo
più piccola della corrente IE nella prima fase, è molto più alta della corrente IB nella fase di
funzionamento come transistor. Infatti, ricordando che in questa fase la IC = 0, la relazione III
0.3 diviene:
VBB = VCE + Rb IB + RE IB
V
dalla quale possiamo ricavare la retta di carico dalle intercette (VBB , ( R +R
BB
)), vedi figura III
b E
0.6. Essendo VCE = 0 si vede come il punto di lavoro imponga una IB molto maggiore di
quella della I a fase.
La risposta alle domande b) può essere data dalle curve di simulazione del circuito mediante
un CAD elettronico analogico come il programma MICRO-CAP III. Naturalmente per far
questo non potremo più rimanere nell’ambito del calcolo simbolico, ma dovremo dare valori
numerici ai componenti del circuito. Ad esempio, utilizzando un transistor del tipo 2N 3501
e ponendo:
Il circuito dello schematic editor del MICRO-CAP III è quello di figura III 0.13 nella quale
i resistori a basso valore (1Ω) servono al CAD in quanto, per valutare la corrente tra due
nodi, occorre che vi sia un resistore che li connetta. I numeri prograssivi dall’1 al 7 indicano
i numeri assegnati da MICRO-CAP III ai nodi del circuito (0 è assegnato al nodo di massa).
Questi vengono anche usati per indicare le ordinate, nei grafici prodotti: tensioni (1 V ad
esempio indica tensione, in Volt, al nodo 1) e correnti (7-2U ad esempio indica corrente, in
µA tra i nodi 7 e 2).
Nella figura III 0.8 viene mostrato l’andamento nel tempo delle tensioni e correnti più signi-
ficative del circuito ottenute usando il modulo per i transitori di MICRO-CAP III. Il tempo
di monitoraggio è di 10µs oltre i quali, (fase III), i valori delle variabili sono già giunti al
loro limite assintotico. Dai grafici si può intanto dare una prima valutazione della durata
temporale della I a fase; t∗ può essere stimato intorno ai 6µs, tempo in effetti concordante con
quello che si può calcolare dalla:
100
∗
VCC − VBE − IC RE
t∗ = ∗ C
IC
10 − 0.6 − 1.3 · 10−3 · 103 −9 (III 0.8)
= 10
1.3 · 10−3
= 6.3µs
Nella figura III 0.9 viene riportata, in basso, la rappresentazione espansa di tipo oscillografico
della finestra scelta nel primo grafico. Si noti che:
• dal grafico si può determinare con esattezza t∗ , vedi il tempo relativo al primo cursore.
• la seconda fase, nella quale il punto di lavoro del transistor percorre il tratto di carat-
teristica che va dal punto P ∗ al punto origine degli assi (vedi figura III 0.5) dura circa
2µs.
• nella terza fase VC diviene costante e vale 0.626V, cosı̀ pure VE diviene costante e vale
0.544V. Di conseguenza VCE = 0.082.
102
figura III 0.10
Nella figura III 0.10 che riporta il monitor del secondo grafico (VB (t) e VE (t)) si noti come:
• la tensione VB nella prima fase sia costante e valga 1.925V, la tensione VE sia costante
e valga 1.308V, la tensione VBE valga 0.617V.
• nelle tre fasi la tensione VBE rimanga sempre pressochè costante. Ciò è dovuto al fatto
che la giunzione BE rimane attiva in tutte e tre le fasi.
• la tensione VB e la tensione VE nella terza fase sono più basse che nella prima. La
tensione VB infatti rimane fissata dal partitore sinchè la corrente di base del transistor
(prima fase) rimane piccola rispetto alle correnti che scorrono nei resistori del partitore
( 50µA come si vede dalla figura III 0.11). Quando si entra nella fase terza la corrente
che fluisce tra la base e l’emettitore del transistor è la corrente di un diodo (BE )
direttamente polarizzato (il transistor è spento, quindi non è più una corrente di base),
quindi molto più grande, dell’ordine di grandezza delle correnti dei resistori di partitore
( 0.5mA come si vede dalla figura III 0.11).
Nella figura III 0.11 che riporta il monitor del terzo grafico (IB (t) e IE (t)) si noti che:
• come già è stato detto IB nella prima fase è la corrente di base di un transistor normal-
mente polarizzato, nella terza fase è la corrente di un diodo direttamente polarizzato.
• la corrente IE , corrente che scorre nel resistore RE , è nella prima fase la corrente
di emettitore del transistor normalmente polarizzato (eguale alla corrente di base più
la corrente di collettore), nella seconda fase la corrente del diodo BE direttamente
polarizzato, o meglio la corrente IB del transistor sotto la condizione VCE = 0 (di molto
maggiore di quella nella fase precedente, vedi caratteristiche d’ingresso del transistore
in figura III 0.6).
104
figura III 0.12
Nella figura che riporta il monitor del quarto grafico che mette a confronto IE (t) e IC (t) si
noti che:
• mentre IE come abbiamo visto cala, cambiando di ruolo, al passaggio dalla prima alla
seconda fase,
106
Gruppo IV
Circuiti amplificatori
Argomento di questo IV Gruppo di esercizi sono gli amplificatori a transistor nelle tre
connessioni.
107
108
IV 1 Amplificatori in EC
1 Per un confronto tra le proprietà degli amplificatori a transistor nelle tre connessioni si veda
l’esercizio IV.24.
figura IV 1.1
v1 re
0 (re + rd + RL) v1 (re + rd + RL)
i1 = =
(rb + re ) re (r b + r e )(r e + rd + RL ) − re (−βrd + re )
(−βrd + re) (re + rd + RL )
(rb + re ) v1
(−βrd + re) 0 −v1 (−βrd + re )
i2 = =
(ri + re ) re (r b + r e )(r e + rd + RL ) − re(−βrd + re )
(−βrd + re) (re + rd + RL )
110
. i2 v1 [re − βrd ] ∆ βrd − re
AI = =− =
i1 ∆ v1 ([re + rd ] + RL) re + rd + R L
βrd
rd + R L
v1 (RL + rd + re )
i1 =
(rb + re )(RL + rd + re) − re (re − βrd )
rb + re (β + 1)
. v2 RL i2 −[−βrd + re ]
AV = =− = −RL
v1 v1 [rb + re](RL + [rd + re ]) − [re][re − βrd ]
RL β
−
(rb + re )(1 + RrdL ) + βre
Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, e riferendoci alla figura IV 1.2:
0 (Rs + rb + re) re i1o
= (IV 1.2)
vo + βib rd re (re + rd ) i2o
0 (Rs + rb + re) +re i1o
=
vo (−βrd + re ) (re + rd ) i2o
(Rs + rb + re ) 0
(−βrd + re) vo −vo (−βrd + re )
i2o = =
(Rs + rb + re) re (R s + r b + r e )(re + rd ) − re (−βrd + re )
(−βrd + re ) (re + rd )
112
βrd − re βrd
AI =
r + r + R r d + RL
e d L
[rb + re ](RL + [rd + re]) − [re][re − βrd ]
1
ZI = rb + re (β + 1)
(RL + [rd + re ]) 1 + e +R
r
r
L
d
−[−βrd + re ] RL β
AV =−RL −
[r b + r e ](R L + [r d + r e ]) − [r e ][r e − βr d ] (r + r )(1 + RrdL ) + βre
b e
(Rs + [rb + re ])[re + rd ] − [re][−βrd + re] β
rd 1 +
ZO = [−βrd + re ] 1 + Rsr+rb
e
tabella IV 1.1
Commento IV.1 Il circuito di figura è il circuito equivalente a T del transistore in EC, (qui
caricato con RL ed alimentato dal generatore reale (vs , Rs )), che ci ha permesso di ricavare il
circuito equivalente Z dell’esercizio II.4.
Commento IV.3 Le semplificazioni in tabella IV 1.1 sono valide nell’ipotesi che sia re rd .
figura IV 1.3
Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito osservando il circuito di
figura IV 1.3.
Se si procede senza seguire alcun metodo sistematico, conviene calcolare per primo il para-
metro AI , perchè da questo potremo ricavare ZI e AV .
. i2
AI =
i1
i2 1 hfe i1 1 hfe
AI = = =
i1 i1 hoe ( h1 + RL) (1 + hoe RL)
oe
. v1
ZI =
i1
v1 1 1 1 hfe
ZI = = (hie i1 + hre v2 ) = (hie i1 + hre (−AI i1 RL )) = hiei1 − hre i1
i1 i1 i1 i1 (1 + hoe RL)
hre hfe RL
=hie −
1 + hoe RL
. v2
AV =
v1
L’impedenza d’uscita invece può essere calcolata rapidamente dalla sua definizione e dalla
figura (nella quale per pulizia del disegno non vengono indicati i pedici e dei parametri h):
114
figura IV 1.4
. vo
ZO =
io
1 hre hfe −1
ZO = hfe
= (hoe − )
hoe − hre Rs +hie
hie + Rs
hfe
AI =
1 + hoe RL
ZI =hie − RL hre AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hfe
hoe − hre Rs +hie
tabella IV 1.2
figura IV 1.5
Nelle figure e nel simbolismo di questo esercizio, non viene specificato il secondo pedice (e)
dei parametri H per la ragione che vedremo nel commento alla fine dell’esercizio.
Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle
maglie applicato al circuito di figura IV 1.5 dopo aver trasformato il generatore di corrente
d’uscita nel generatore di tensione equivalente (hf i1 )/ho . Utilizzando la matrice di Stigant:
v1 − hr v2 hi 0 i1
=
hf h1o i1 0 ( h1o + RL) i2
v1 − hr v2 =hi i1 + 0 · i2
hf h1o i1 =0 · i1 + ( h1o + RL)i2
v1 =hi i1 + hr v2 {v2 = −RL i2
0=−hf h1o i1 + ( h1o + RL)i2
v1 hi −hr RL i1
=
0 −hf h1o ( h1o + RL) i2
116
. i2
AI =
i1
i2 hf hf
AI = = =
i1 ho ( h1o + RL ) 1 + ho R L
AI è definito come rapporto tra corrente d’ingresso e corrente d’uscita del transistor, con il
segno legato alle definizioni indicate nel modello 2 .
. v1
ZI =
i1
v1 1 hf hr RL 1 hf
ZI = = hi + RL − 1 = hi − RLhr = hi − RLhr AI
i1 ho ho ( ho + RL) 1 + ho R L
hr hf
=hi −
ho + YL
. v2
AV =
v1
h
v2 RL i2 RL hfo
AV = = − =−
v1 v1 h 1
+ RL − RL hr hf h1o
i ho
h
RLhf RL 1+hof RL −AI RL hf
=− =− = =−
hi (1 + ho RL) − RL hr hf hi − RL hr
hr hf RL Z I h i (h o + YL ) − hr hf
1+ho RL
L’impedenza d’uscita invece può essere calcolata rapidamente dalla definizione data e dalla
figura IV 1.6:
2 È questa in reltà una definizione della massima generalità in quanto il segno di A è positivo quando le
I
due correnti d’ingresso e d’uscita nella connessione X − comune sono correnti ambedue entranti o uscenti nel
modello fisico del transistor, è negativo negli altri casi. Nella connessione EC ib , ic ad esempio, sono entrambe
entranti negli N P N , entrambe uscenti nei P N P in EC, ed hf e è positivo. Nelle altre due connessioni, le
due correnti d’ingresso e d’uscita sono una entrante, l’altra uscente ed hf b e hf c sono negativi.
. vo
ZO =
io
. vo 1 hr hf −1
ZO = = hr hf
= (ho − )
io ho − Rs +hi h i + Rs
118
hf
AI =
1 + ho R L
ZI =hi − RL hr AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hf
ho − hr Rs +h i
tabella IV 1.3
Commento IV.4 Più che un esercizio, quest’analisi è da considerarsi una parte di teoria. È
infatti, come si vede, un metodo di calcolo assai generale; l’algoritmo è valido per un amplificatore
con transistore connesso sia in EC che in BC che in CC. I parametri cercati si ottengono dalla
tabella generale IV 1.3 inserendo rispettivamente i parametri del transistor he o hb o hc .
figura IV 1.7
120
Esercizio IV.5 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a tran-
sistor ad emettitore comune in figura dati i parametri Z del transistor:
figura IV 1.8
Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle
maglie applicato al circuito di figura IV 1.8. Utilizzando la matrice di Stigant si ottiene:
v1 − zre i2 z 0 i1
= ie
−zfe i1 0 (zoe + RL ) i2
v1 − zre i2 =zie i1 + 0 · i2
−zfe i1 =0 · i1 + (zoe + RL)i2
v1 =zie i1 + zre i2 {v2 = RLi2
0=zfe i1 + (zoe + RL )i2
v1 zie zre i1
=
0 zfe (zoe + RL ) i2
. i2
AI =
i1
. v1
ZI =
i1
v1 zie (zoe + RL ) − zre zfe [(rb + re)](RL + [rd + re]) − [re][(re − βrd )]
ZI = = =
i1 zoe + RL (RL + [rd + re])
. v2
AV =
v1
v2 RL i2 zfe RL [βrd − re ]
AV = =− = = RL
v1 v1 zie (zoe + RL) − zre zfe [(rb + re)](RL + [rd + re]) − [re][(re − βrd )]
figura IV 1.9
−zre i1o (Rs + zie ) 0 i1o
=
vo − zfe i2o 0 zoe i2o
0=(Rs + zie )i1o + zre i2o {v2 = RL i2
vo =zfe i1o + zoe i2o
0 (Rs + zie zre i1o
=
vo zfe zoe i2o
Risolvendo il sistema con la regola di Cramer:
(Rs + zie ) 0
zfe vo v0 (Rs + zie )
i2o = =
(Rs + zie ) zre (Rs + zie )zoe − zre zfe
zfe zoe
. vo
ZO =
i2o
122
(Rs + zie )zoe − zfe zre
ZO =
(Rs + zie )
−zfe
AI ==
zoe + RL
(R s + zie )zoe − zre zfe
ZI = z +R
oe L
zfe RL
AV =
z (z + RL ) − zre zfe
ie oe
(R + zie )zoe − zfe zre
ZO = s
(Rs + zie )
tabella IV 1.4
124
Esercizio IV.6 Tracciare il grafico della amplificazione in corrente AI dell’amplificatore a
transistor in connessione EC assumendo come parametri caratteristici del modello a T del
transistor re = 10Ω, rb = 500Ω, rc = 1M, β = 50, 3 in funzione della resistenza di carico
RL . Giustificare l’andamento della curva.
figura IV 1.10
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.1). Ponendo infatti la
condizione che RL → 0, AIe assume il significato di amplificazione di corrente del transistor
con uscita in cortocircuito cioè hfe = 50. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ ic → 0
quindi AIe → 0.
3 dai quali si possono ricavare, mediante la tabella di conversione vista al capitolo precedente, h
ie =
1K, hf e = 50, hre = 5 · 10−4 , hoe = 5 · 10−5 ; hic = 1K, hf c = −50, hrc = 1, hoc = 5 · 10−5 ;
hib = 19Ω, hf b = −.98, hrb = 5 · 10−4, hob = 9.8 · 10−7.
figura IV 1.11
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.1). Ponendo infatti
la condizione che RL → 0, ZIe assume il significato di impedenza d’ingresso del transistor
con uscita in cortocircuito cioè hie = 1KΩ. Ponendo invece la condizione che RL → ∞
ZIe → rb + re 500Ω.
126
Esercizio IV.8 Tracciare il grafico della amplificazione in tensione AV dell’amplificatore a
transistor in connessione EC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli
dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento
della curva.
figura IV 1.12
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.1). Ponendo infatti la
.
condizione che RL → 0, AV e = v2 /v1 assume il valore 0. Ponendo invece la condizione che
RL → ∞ AV e → − βiibb(r(rbd+r
+re )
e)
2000Ω.
figura IV 1.13
Gli assintoti della curva, calcolati come limRs →0 e limRs →∞ , sono riportati in grassetto ai lati
del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.2). Ponendo infatti la
condizione che Rs → 0, ZOe assume il valore 2rd 40KΩ. Ponendo invece la condizione
che Rs → ∞, ZOe → rd 20KΩ.
128
IV 2 Amplificatori in CC
4 Per un confronto tra le proprietà degli amplificatori a transistor nelle tre connessioni si veda
l’esercizio IV.24.
figura IV 2.1
Applicando il metodo delle maglie al circuito, dopo aver trasformato il generatore di corrente
nel suo equivalente generatore di tensione, utilizzando la matrice di Stigant, otteniamo:
(rb + rd ) rd
−βib rd i1
=
−βib rd rd (re + rd + RL) i2
v1 − βib rd = (rb + rd )i1 + rd i2
−βi r = r i + (r + r + R )i
1 d d 1 e d L 2
v1 = (rb + (1 + β)rd )i1 + rd i2
0 = (r + βr )i + (r + r + R )i
d d 1 e d L 2
(rb + (1 + β)rd ) rd
v1 i1
=
0 i2
(1 + β)rd (re + rd + RL)
v1 rd
0 (re + rd + RL)
v1 (re + rd + RL )
i1 = (rb + (1 + β)rd ) rd =
(rb + (1 + β)rd )(re + rd + RL) − rd (1 + β)rd
(1 + β)rd (re + rd + RL)
130
(rb + (1 + β)rd ) v1
((1 + β)rd ) 0
−v1 (1 + β)rd
i2 = (rb + (1 + β)rd ) rd =
(rb + (1 + β)rd )(re + rd + RL ) − rd (1 + β)rd
(1 + β)rd (re + rd + RL )
. v2 i2 RL RL[(1 + β)rd ]
AV = =− =−
v1 v1 [rb + (1 + β)rd ]([rd + re] + RL) − [rd ][(1 + β)rd ]
RL βrd
− RL
rd (1 + rd )(rb + (1 + β)re )
Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, ci si può riferire alla figura:
figura IV 2.2
(Rs + rb + rd ) rd
−βib rd i1o
=
vo − βib rd i2o
rd (re + rd )
0 = (Rs + rb + (1 + β)rd )i1o + rd i2o
v = ((1 + β)r )i + (r + r )i
o d 1o e d 2o
(Rs + rb + (1 + β)rd ) 0
((1 + β)rd ) vo
vo (Rs + rb + (1 + β)rd )
i2o = (Rs + rb + (1 + β)rd ) rd =
(Rs + rb + (1 + β)rd )(re + rd ) − rd (1 + β)rd
(1 + β)rd (re + rd )
(1 + β)rd
AI = −
(re + rd + RL)
rb + (1 + β)rd (rd + re + RL ) − rd (1 + β)rd
ZI = (re + rd + RL)
RL (1 + β)rd
AV = −
rb + (1 + β)rd (rd + re + RL) − rd (1 + β)rd
(Rs + rb + (1 + β)rd )[re + rd ] − rd (1 + β)rd
ZO =
Rs + rb + (1 + β)rd
tabella IV 2.1
132
Esercizio IV.11 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a tran-
sistor a collettore comune in figura dati i parametri ibridi H del transistor.
figura IV 2.3
Una soluzione immediata si ottiene ricordando l’esercizio IV.3 e quanto detto nel commento.
Introducendo i parametri hc al posto dei parametri h generici nelle relazioni della tabella
generale qui sotto riportata, il nostro problema è risolto.
hf
AI =
1 + ho R L
ZI =hi − RL hr AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hf
ho − hr Rs +h i
tabella IV 2.2
figura IV 2.4
Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle
maglie applicato al circuito di figura IV 2.4.
v1 − zrc i2 z 0 i1
= ic
−zfc i1 0 (zoc + RL ) i2
v1 − zrc i2 =zic i1 + 0 · iL
−zfc i1 =0 · i1 + (zoc + RL )i2
v1 =zic i1 + zrc i2 {v2 = RLi2
0=zfc i1 + (zoc + RL)i2
v1 zic zrc RL i1
=
0 zfc (zoc + RL) i2
. i2
AI =
i1
134
i2 −zfc
AI = =
i1 zoc + RL
. v1
ZI =
i1
. v2
AV =
v1
v2 zfc
AV = =−
v1 zic (zoc + RL ) − zrc zfc
figura IV 2.5
−zrc i1o (Rs + zic ) 0 i1o
=
vo − zfc i2o 0 zoc i2o
0=(Rs + zic )i1o + zrc i2o {v2 = RLi2
vo =zfe i1o + zoc i2o
0 (Rs + zic ) zrc i1o
=
vo zfc zoc i2o
Risolvendo il sistema con la regola di Cramer:
(Rs + zic ) 0
zfc vo v0 (Rs + zic )
i2o = =
(Rs + zic ) zrc (Rs + zic )zoc − zrc zfc
zfc zoc
. vo
ZO =
i2o
136
Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella:
−zfc
AI ==
zoc + RL
zic (zoc + RL ) − zrc zfc
ZI = z +R
oc L
zfc RL
AV =−
z (z + RL ) − zrc zfc
ic oc
(R + zic )zoc − zoc zrc
ZO = s
(Rs + zic )
tabella IV 2.3
figura IV 2.6
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.1). Ponendo infatti
la condizione che RL → 0, AIc assume il significato di amplificazione di corrente del transi-
stor con uscita in cortocircuito cioè hfc = 51. Ponendo invece la condizione che RL → ∞
.
AIc = ii2 → 0.
1
5 dai quali si possono ricavare, mediante la tabella di conversione vista al capitolo precedente, h
ie =
1K, hf e = 50, hre = 5 · 10−4, hoe = 5 · 10−5; hic = 1K, hf c = −50, hrc = 1, hoc = 5 · 10−5;
hib = 19Ω, hf b = −.98, hrb = 5 · 10−4 , hob = 9.8 · 10−7 .
138
Esercizio IV.14 Tracciare il grafico della impedenza d’ingresso ZI dell’amplificatore a
transistor in connessione CC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli
dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento
della curva.
figura IV 2.7
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.1). Ponendo infatti
la condizione che RL → 0, ZIc assume il significato di impedenza d’ingresso del transistor
con uscita in cortocircuito cioè hic = 1KΩ. Ponendo invece la condizione che RL → ∞
ZIc → rb + (β + 1)rd 1M Ω.
figura IV 2.8
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.1). Ponendo infatti la
.
condizione che RL → 0, AV c = v2 /v1 assume il valore 0. Ponendo invece la condizione che
RL → ∞, v2 → v1 , AV c → 1.
140
Esercizio IV.16 Tracciare il grafico della impedenza d’uscita ZO dell’amplificatore a transi-
stor in connessione CC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio
precedente, in funzione della resistenza di sorgente Rs . Giustificare l’andamento della curva.
figura IV 2.9
Gli assintoti della curva, calcolati come limRs →0 e limRs →∞ , sono riportati in grassetto ai lati
del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.2). Ponendo infatti la
condizione che Rs → 0, ZOc assume il valore re + (1+β) 20. Ponendo invece la condizione
rb
6 Per un confronto tra le proprietà degli amplificatori a transistor nelle tre connessioni si veda
l’esercizio IV.24.
figura IV 3.1
Applicando il metodo delle maglie al circuito, dopo aver trasformato il generatore di corrente
nel suo equivalente generatore di tensione, utilizzando la matrice di Stigant, otteniamo:
−(re + rb ) rb
v1 i1
=
αie rc rb (rb + rc + RL) i2
v1 = (re + rb )i1 + rb i2
0 = (r + αr )i + (r + r + R )i
b c 1 b c L 2
(re + rb ) rb
v1 i1
=
0 i2
(rb + αrc) (rb + rc + RL)
Risolvendo il sistema con la regola di Cramer:
v1 rb
0 (rb + rc + RL)
v1 (rb + rc + RL)
i1 = (re + rd ) rb =
(re + rb )(rb + rc + RL ) − rb (rb + αrc )
(rb + αrc) (rb + rc + RL)
(re + rb ) v1
(rb + αrc ) 0
−v1 (rb + αrc)
i2 = (re + rd ) rb =
(re + rb )(rb + rc + RL ) − rb (rb + αrc )
(rb + αrc) (rb + rc + RL)
144
. i2 [re + rb ]
AI = =
i1 [rb + αrc] + RL
αrc
rc + R L
. v2 ic RL RL [rb + αrc ]
AV = =− =−
v1 v1 [re + rb ]([rb + rc ] + RL ) − [rb ][rb + αrc]
RL βrd
− RL
rd (1 + rd
)(rb + (1 + β)re )
Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, ci si può riferire alla figura:
figura IV 3.2
(Rs + re + rb ) rb
0 i1o
=
vo αie rc i2o
rb (rb + rc )
0 = (Rs + re + rb )i1o + rb i2o
v = (r + αr )i + (r + r )i
o b c 1o b c 2o
(Rs + re + rb ) rb
0 i1o
=
vo (rb + αrc) (rb + rc ) i2o
[re + rb ]
AI =
[r + αrc] + RL
b
[re + rb ]([rb + rc] + RL ) − [rb ][rb + αrc]
ZI = [rb + rc + RL ]
RL[rb + αrc]
AV =−
[r + r ]([r + rc] + RL) − [rb ][rb + αrc]
e b b
(Rs + [re + rb ])[rb + rc] − [rb ][rb + αrc]
ZO =
Rs + [re + rb ]
tabella IV 3.1
146
Esercizio IV.18 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a tran-
sistor a base comune in figura dati i parametri ibridi H del transistor.
figura IV 3.3
Una soluzione immediata si ottiene ricordando l’esercizio IV.3 e quanto detto nel commento.
Introducendo i parametri hb al posto dei parametri h generici nelle relazioni della tabella
generale IV 1.2, il problema è risolto.
hfb
AI =
1 + hob RL
ZI =hib − RLhrb AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hfb
hob − hrb Rs +hib
tabella IV 3.2
figura IV 3.4
Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle
maglie applicato al circuito di figura IV 3.4.
v1 − zrb i2 z 0 i1
= ib
−zfb i1 0 (zob + RL) i2
v1 − zrb i2 =zib i1 + 0 · iL
−zfb i1 =0 · i1 + (zob + RL)i2
v1 =zib i1 + zrb i2 {v2 = RL i2
0=zfb i1 + (zob + RL)i2
v1 zib zrb i1
=
0 zfb (zob + RL) i2
. i2
AI =
i1
148
i2 −zfb
AI = =
i1 zob + RL
. v1
ZI =
i1
. v2
AV =
v1
v2 zfb RL
AV = =
v1 zib (zob + RL ) − zfb zrb
figura IV 3.5
−zrb i1o (Rs + zib ) 0 i1o
=
vo − zfb i2o 0 zob i2o
0=(Rs + zib )i1o + zrb i2o {v2 = RLi2
vo =zfe i1o + zob i2o
0 (Rs + zib zrb i1o
=
vo zfb zob i2o
Risolvendo il sistema con la regola di Cramer:
(Rs + zib ) 0
zfb vo v0 (Rs + zib )
i2o = =
(Rs + zib ) zrb (Rs + zib )zob − zrb zfb
zfb zob
. vo
ZO =
i2o
150
Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella:
i2 −zfb
AI = =
i1 zob + RL
z (z
ib ob + RL) − zrb zfb
ZI = zob + RL
zfb RL
AV =−
zib (zob + RL ) − zrb zfb
Z = s + zib )zob − zob zrb
(R
O
(Rs + zib )
tabella IV 3.3
figura IV 3.6
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti la
condizione che RL → 0, AIb assume il significato di amplificazione di corrente del transistor
con uscita in cortocircuito cioè hfb = 0.98. Ponendo invece la condizione che RL → ∞
.
AIb = ii2 → 0.
1
7 dai quali si possono ricavare, mediante la tabella di conversione vista al capitolo precedente, h
ie =
1K, hf e = 50, hre = 5 · 10−4, hoe = 5 · 10−5; hic = 1K, hf c = −50, hrc = 1, hoc = 5 · 10−5;
hib = 19Ω, hf b = −.98, hrb = 5 · 10−4 , hob = 9.8 · 10−7 .
152
Esercizio IV.21 Tracciare il grafico della impedenza d’ingresso ZI dell’amplificatore a
transistor in connessione BC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli
dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento
della curva.
figura IV 3.7
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti
la condizione che RL → 0, ZIb assume il significato di impedenza d’ingresso del transistor
con uscita in cortocircuito cioè hib = 20Ω. Ponendo invece la condizione che RL → ∞
ZIb → re + rb 510Ω.
figura IV 3.8
Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai
lati del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti la
.
condizione che RL → 0, AV c = v2 /v1 assume il valore 0. Ponendo invece la condizione che
RL → ∞, vv2 → rrb +αr
1 +r , AV b → 2KΩ.
e
c
b
154
Esercizio IV.23 Tracciare il grafico della impedenza d’uscita ZO dell’amplificatore a transi-
stor in connessione BC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio
precedente, in funzione della resistenza di sorgente Rs . Giustificare l’andamento della curva.
figura IV 3.9
Gli assintoti della curva, calcolati come limRs →0 e limRs →∞ , sono riportati in grassetto ai lati
del grafico.
L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore
rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti
la condizione che Rs → 0, ZOb assume il valore rc − αrc 20KΩ. Ponendo invece la
condizione che Rs → ∞, ZOb → rc 1M Ω.
figura IV 4.1
Dall’osservazione dei grafici della figura IV 4.1, ottenuti per i tre amplificatori con lo stesso
tipo di transistore nelle tre diverse connessioni 8 , si possono dedurre le seguenti considerazioni.
• È l’unica delle tre che sia caratterizzata dall’avere amplificazioni in tensione e in corrente
entrambe maggiori di 1.
8 I grafici sono quelli trovati negli esercizi IV.6, IV.7, IV.8, IV.9,IV.13, IV.14, IV.15, IV.16,IV.20, IV.21,
IV.22, IV.23,.
158
• Per tale connessione le escursioni di ZI e di ZO sono minori, al variare di RL e di Rs ,
di quanto non siano quelle per le altre due connessioni.
• Gli estremi delle variazioni di ZIe e di ZOe sono contenuti tra gli estremi di variazione
di ZI e ZO delle altre connessioni.
• l’avere la ZI più bassa e la ZO più alta di tutti e tre gli amplificatori. Per tale motivo
viene talvolta usato come amplificatore per sorgenti a bassissima impedenza d’uscita
o come stadio adattatore d’impedenza per pilotare circuiti ad altissima impedenza
d’uscita.
• l’avere una AV b più o meno eguale alla AV e , ma positiva. Per questo l’amplificatore
viene talvolta usato come amplificatore di tensione non invertente.
• l’avere la ZI più alta e la ZO più bassa di tutti e tre gli amplificatori. Per tale mo-
tivo viene largamente usato come stadio adattatore d’impedenza o per circuiti a bassa
impedenza d’ingresso o per circuiti ad alta impedenza d’uscita.
figura IV 5.1
Ponendo R = re + R e :
(rb + R) R
v1 i1
=
βib rd i2
R (RL + rd + R)
v1 = (rb + R)i1 + Ri2
βr i = Ri + (R + r + R)i
d 1 1 L d 2
v1 = (rb + R)i1 + Ri2
0 = (R − βr )i + (R + r + R)i
d 1 L d 2
(rb + R) R
v1 i1
=
0 i2
(R − βrd ) (RL + rd + R)
v1 R
0 (RL + rd + R)
i1 =
(rb + R) R
(R − βrd ) (RL + rd + R)
(rb + R) v1
(R − βrd ) 0
i2 =
(rb + R) R
(R − βrd ) (RL + rd + R)
162
l’ultima relazione potendosi scrivere se R rd .
. v2 RL i2
AV = =−
v1 v1
RL(R − βrd )
=
(rb + R)(RL + rd + R) − R(R − βrd )
RL (R − βrd )
=
rb (RL + rd + R) + R(RL + (1 + β)rd )
RL ( rRd − β)
=
rb ( RrdL + 1 + rRd ) + R( RrdL + (1 + β))
RL
−
R
l’approssimazione essendo vera se RL , R rd
Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, e riferendoci alla figura IV 5.2:
figura IV 5.2
(RB + R) R
0 i1o
=
v0 + βi1o rd i2o
R (rd + R)
0 = (RB + R)i1o + Ri2o
v = (R − βr )i + (r + R)i
0 d 1o d 2o
βrd − R
AI =
R + R L + rd
(rb + R)(RL + rd + R) − R(R − βrd )
ZI = (RL + rd + R)
RL(R − βrd )
AV =
(r + R)(R L + rd + R) − R(R − βrd )
b
ZO = rd + R + R(βrd − R)
RB + R
tabella IV 5.1
164
Esercizio IV.26 Trovare l’impedenza d’uscita per il circuito dell’esercizio precedente col
teorema di Thevenin.
figura IV 5.3
vs R vs R vs vs
vth = − βib rd = − βrd = (R − βrd )
RB + R RB + R RB + R RB + R
vs = (RB + R)i1 + Ri2
βi r = Ri + (r + R)i
b d 1 d 2
(RB + R) R
vs i1
=
0 i2
(R − βrd ) (rd + R)
(RB + R) vs
(R − βrd ) 0 vs (R − βrd )
i2 = =−
(RB + R) R (R B + R)(r d + R) − R(R − βrd )
(R − βrd ) (rd + R)
vth vth (R − βrd ) (RB + R)(rd + R) − R(R − βrd )
ZO = = = vs =
icc −i2 (RB + R) vs (R − βrd )
(RB + R)(rd + R) − R(R − βrd )
= =
(RB + R)
R(R − βrd ) βrd + R
= rd + R − = rd + R 1 + =
RB + R RB + R
R(βrd − R)
= rd + R + =
RB + R
R R(β − rRd )
= rd 1 + + =
rd RB + R
βR
rd 1 +
RB + R
figura IV 5.4
Per giungere al calcolo dei parametri caratteristici, conviene intanto considerare il transistore
e la resistenza al terminale comune come un unico quadripolo (vedi figura IV 5.49 ), del quale
possiamo determinare i parametri h col metodo usato nell’esercizio II.2 in funzione della qua-
terna hxe , (dove x = i, r, f, o) dei parametri ibridi del transistore nella specifica connessione,
e della resistenza R.
Calcolati poi i parametri h , possiamo considerare il nuovo quadripolo come un elemento
amplificatore con il carico RL e calcolare i parametri di questo nuovo amplificatore mediante
le formule già trovate per l’amplificatore all’esercizio IV.2.
Vediamo ora di calcolare intanto i parametri h del quadripolo costituito, come abbiam visto,
dal transistor e dalla resistenza R connessa al terminale comune.
. v1
hi =
i1 v2 =0
Dato che:
vNG + vNC = 0
9 nella quale il pedice dei parametri H (e), riguardante il tipo di connessione del transistor non compare
166
vNG = Ri1 + Ri2 = Ri1 + Rhf i1 + vCN ho R = −vNC
−vNC (1 + ho R) = (1 + hf )Ri1
(1 + hf )
vNG = Ri1
(1 + ho R)
R(1 + hf )(1 − hr )
hi = hi +
(1 + ho R)
. i2
hf =
i1 v2 =0
Dato che:
i2 =hf i1 + vCN ho
Ri1 (1 + hf )
=hf i1 − ho
(1 + ho R)
R(1 + hf )ho
=i1 hf −
(1 + ho R)
(hf + hf ho R − hf ho R − Rho )
=i1
(1 + ho R)
(hf − Rho )
=i1
(1 + ho R)
hf − Rho
hf =
1 + ho R
. v1
hr =
v2 i1 =0
Dato che:
hr + ho R
hr =
1 + ho R
. i2
ho =
v2 i1=0
Dato che:
i2 = vCN ho
ho
ho =
1 + ho R
I parametri h cercati sono sintetizzati nella tabella:
R(1 + hf )(1 − hr )
hi =hi +
(1 + ho R)
h − Rh
f o
hf =
1 + ho R
hr + ho R
hr =
1 + ho R
ho = ho
1 + ho R
tabella IV 5.2
1
hoe = rd
1 rc
hob = rc rc = 1M Ω, rd =
1+β
1
hho = rd
hfe
Ai =
1 + hoe RL
hfe hr hre hfe
Zi =hie − RL = h
−
1 + hoe RL ie
hoe + YL
A R −h
Av =−
I L
=
fe
Zi hie(hoe + YL ) − hre hfe
hre hfe
Zo−1 =hoe −
hie + Rs
tabella IV 5.3
168
Esercizio IV.28 Calcolare Ai , Zi , Av , Zo del circuito in figura (amplificatore in connessione
EC con resistenza di emettitore), sotto la condizione che h1 RL . Confrontare tali para-
oe
metri con quelli del semplice amplificatore in connessione EC (senza resistenza di emettitore).
Sotto tali condizioni, il circuito equivalente dell’amplificatore a transistor rappresentato me-
diante circuito equivalente ibrido si trasforma in quello di figura IV 5.5 b) 10 ,
figura IV 5.5
. ic hfe ib
Ai = = = hfe
ib ib
. vi hieib + (1 + hfe ) ib RE
Zi = = = hie + (1 + hfe ) RE
ib ib
. vo −hfe ib RL
Av = = −RL
RE
vi ib (hie + (1 + hfe ) RE )
. vo
Zo = ∞
ic
dove Av può essere semplificata se (1 + hfe )RE hie .
Confrontiamo ora i parametri trovati con quelli dell’amplificatore senza la resistenza RE :
170
Esercizio IV.29 Calcolare i parametri h visti all’esercizio precedente.
figura IV 5.6
Ricordando le definizioni dei parametri H , possiamo pensare di ricavare hi e hf supponendo
variabili indipendenti (v1 , v2 ), imponendo la condizione v2 = 0 e risolvendo il sistema rispetto
a i1 e i2 .
v1 − hr vCN (hi + R) R
= i1
hf 1
v2 + i1 R (R + ) i2
ho ho
hr hf hr
v1 hi + R − ho R+
ho i1
= (IV 5.1)
v2 hf 1 i2
− +R R+
ho ho
Possiamo poi pensare di ricavare hr e ho supponendo variabili indipendenti (i1 , i2 ), imponendo
la condizione i1 = 0 e risolvendo il sistema rispetto a v1 e v2 .
Un ottimo strumento per eseguire queste operazioni può essere un elaboratore nel quale giri
un programma che permette il calcolo simbolico.
ii1=i1/.%;
ii2=i2/.%%;
Hf=(ii2)/ii1;
Together[%];
Simplify[%]
hf - ho*R)/(1 + ho*R)}
Hi=v1/ii1;
Together[%];
Simplify[%]
{(hi + R + hf*R + hi*ho*R - hr*R - hf*hr*R)
/(1 + ho*R)}
Hr=v1/v2/.%
{(hr + ho*R)/(1 + ho*R)}
Ho=v2/i2/.%%
{(1 + ho*R)/ho}
172
Esercizio IV.30 Calcolare i parametri h visti all’esercizio precedente.
Gli elementi della matrice che compare nel sistema IV 5.1 dell’esercizio precedente IV.29
sono i parametri Z del circuito. I parametri H possono da questi essere ricavati mediante le
trasformazioni [Z] → [H] ricavate all’esercizio II.17.
figura IV 5.7
174
figura IV 5.8
i2 zf
AI = =−
i1 zo + RL
. v1
ZI =
i1
. v2
AV =
v1
v2 zf RL
AV = =−
v1 zi (zo + RL) − zr zf
. vo
ZO =
io
−zf
A ==
I
zo + RL
zi (zo + RL) − zr zf
ZI =−
z + R
o L
zf RL
A =
V
zi (zo + RL ) − zr zf
(R + zi )zo − zf zr
ZO = s
(Rs + zi )
tabella IV 5.4
176
IV 6 Amplificatori a transistor in CC con resistore
in collettore
figura IV 6.1
Il circuito è un amplificatore con transistor in collettore comune (emitter follower) con una
resistenza di collettore (vedi ....). Come abbiamo visto dalla teoria, possiamo considerare il
quadripolo composito costituito dal transistor e dalla resistenza Rc , i cui parametri H sono:
R(1 + hfc )(1 − hrc )
hic =hic +
(1 + hoc R)
h − Rh
fc oc
hfc =
1 + hoc R
h = hrc + hoc R
rc
1 + hoc R
hoc = hoc
1 + hoc R
nei quali il secondo pedicedi h è c.
I parametri caratteristici dell’amplificatore possono essere dunque calcolati mediante le espres-
sioni:
−hfc
Ai =
1 + hoc RL
hfc hr hrc hfc
Zi =hic − RL = h
−
1 + hoc RL ic
hoc + YL
AI RL −h
Av = =
fc
Z h (h + Y ) − hrc hfc
i ic oc L
hrc hfc
−1
Zo =hoc −
hic + Rs
178
IV 7 Amplificatore Darlington
figura IV 7.1
Chiamando dunque h i parametri relativi a primo transistor, h quelli relativi al secondo
transistor come in figura IV 7.2, possiamo scrivere che:
v1 = hici1 + hrc v v = hici + hrc v2
i = hfc i1 + hoc v i2 = hfc i + hoc v2
v1 = hici1 + hrc hrc v2 − hrc hici
i = hfc i1 + hoc hrc v2 − hoc hic i
180
figura IV 7.2
hrc hichic hrc hfc
v1 = hic − 1 + h h i1 + v2
ic oc 1 + hichoc
hfc hfc hrc hfc hoc
i2 = − i1 + h
− v2
1 + hichoc oc
1 + hichoc
hrc hichfc
Hi =hic −
1 + hic hoc
hrc hrc
Hr =
1 + hic hoc
(IV 7.1)
hfc hfc
Hf =−
1 + hic hoc
hrc hfc hoc
Ho =hoc −
1 + hichoc
Da questi, applicando le relazioni fornite dalla tabella IV 1.2, possiamo calcolare i parametri
dell’amplificatore.
v1 = hi i1 + hr v v = hi i + hr v2
i = hf i1 + ho v i2 = hf i + ho v2
v1 = hi i1 + hr hr v2 − hr hi i
i = hf i1 + ho hr v2 − ho hi i
figura IV 8.1
184
hr hi hi hr hf
v1 = hi − 1 + h h i1 + 1 + h h v2
i o i o
h h h r hf ho
i2 = −
f f
i1 + hoc − v2
1 + hi ho 1 + hi ho
Da questi, applicando le relazioni fornite dalla tabella IV 1.2, possiamo calcolare i parametri
dell’amplificatore.
figura IV 8.2
hi ∼
= hie
hf = hfe
ho = hob
hr = hre · hrb
Si noti come i parametri della coppia di transistor EC-BC abbiano valori simili a quelli del
transistor singolo in connessione EC, con i seguenti vantaggi:
186
• hr = hre · hrb < hre
Una tale coppia di transistor dunque potrebbe essere usata al posto di un transistor in EC
per realizzare amplificatori sfruttando i vantaggi visti. Si noti inoltre che con un hre piccolo
si riduce l’effetto di feedback interno del transistor. Con un tale elemento amplificatore
composito poi sono più facilmente verificabili le condizioni che portano alla semplificazione
del circuito equivalente del transistor in connessione EC, come abbiamo visto negli esercizi
IV.4,IV.28
βrd − re βrd
AI =
r + r + R r + RL
e d L d
[rb + re](RL + [rd + re ]) − [re][re − βrd ]
1
ZI = rb + re(β + 1)
(RL + [rd + re]) 1 + e +R
r
r
L
d
−[−βrd + re ] RL β
AV =−RL −
[r b + r e ](R L + [r d + r e ]) − [r e ][r e − βr d ] (r + r )(1 + RrdL ) + βre
b e
(R + [r + r ])[r + r ] − [r ][−βr + r ] β
s b e e d e d e
rd 1 +
ZO = [−βrd + re] 1 + Rs +rb
re
hfe
AI =
1 + hoe RL
ZI =hie − RLhre AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hfe
hoe − hre Rs +hie
−zfe
AI ==
z + RL
oe
(Rs + zie )zoe − zre zfe
ZI = z +R oe L
zfe RL
AV =
zie (zoe + RL ) − zre zfe
(Rs + zie )zoe − zfe zre
ZO =
(Rs + zie )
188
CC
(1 + β)rd (1 + β)rd
AI = − −
(re + rd + RL) rd + R L
rb + (1 + β)rd (rd + re + RL) − rd (1 + β)rd (1 + β)rd (rd + RL) − rd (1 + β)rd
ZI =
(re + rd + RL ) (rd + RL )
RL(1 + β)rd RL βrd
AV = − −
r + (1 + β)r (r + r + R ) − r (1 + β)r RL
b d d e L d d r d (1 + rd )(rb + (1 + β)re )
(Rs + rb + (1 + β)rd )re + rd − rd (1 + β)rd R s + rb
ZO = re +
Rs + rb + (1 + β)rd 1+β
hfc
AI =
1 + hoc RL
ZI =hic − RLhrc AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hfc
hoc − hrc Rs +hic
−zfc
AI ==
zoc + RL
zic (zoc + RL ) − zrc zfc
ZI = z +R
oc L
zfc RL
AV =−
z (z + RL ) − zrc zfc
ic oc
(R + zic )zoc − zoc zrc
ZO = s
(Rs + zic )
[re + rb ] αrc
AI =
[r + αr ] + R r c + RL
b c L
[re + rb ]([rb + rc ] + RL) − [rb ][rb + αrc ] rb (rc + RL) − rb αrc
ZI = [r + r + R ] (r + R )
b c L c L
RL [rb + αrc ] RLβrd
AV =− −
[r + r ]([r + r ] + R ) − [r ][r + αr ] r (1 + RL
e b b c L b b c d rd )(rb + (1 + β)re )
(Rs + [re + rb ])[rb + rc ] − [rb ][rb + αrc ]
rb (rb + αrc)
ZO = rb + rc −
Rs + [re + rb ] (Rs + re + rb )
hfb
AI =
1 + hob RL
ZI =hib − RL hrb AI
−AI
AV =RL
ZI
1
ZO = hfb
hob − hrb Rs +hib
i2 −zfb
AI = =
i zob + RL
1
zib (zob + RL ) − zrb zfb
ZI = z +R
ob L
zfb RL
AV =−
z (z + RL) − zrb zfb
ib ob
(R + zib )zob − zob zrb
ZO = s
(Rs + zib )
190