I
Da . FOUILLOUX, Le Saulchoir en procs (1937-1942), in M.-D. CHENU, Une
cole de thologie: Le Saulchoir, Les ditions du Cerf, Paris 1985, 48-55; tutto il
saggio pp. 37-59.
Sotto londata dellemozione [per la condanna del 1942], la maggior parte dei
testimoni o attori - a partire dallo stesso Chenu - manifestano la loro sorpresa.
Questa basata su ragioni concernenti e la congiuntura e le modalit della
sanzione.
Tra la prima serie, si fa valere lesiguit e la breve durata della diffusione [di
Une cole de thologie]; il ruolo di paravento che avrebbe dovuto svolgere il
formulario in dieci proposizioni di febbraio 1938, infine e soprattutto lassenza
dun qualsiasi nuovo allarme tra 1938 e 1942, cosi come la presa duna tale misura
in un momento in cui il mondo a ferro e fuoco.
Tra la seconda serie, si fanno notare errori e amalgami dei termini della
condanna. Un primo insieme verte sullabbinamento, giudicato indebito, di Chenu
con Charlier. Il consueto articolo esplicativo de LOsservatore Romano [9-
10.II.1942], firmato dal professore romano e membro del S. Uffizio Pietro Parente,
fa del domenicano belga [L. Charlier] un membro dellquipe di Le Saulchoir, il che
falso; il visitatore p. Thomas Philippe [delegato dal visitatore ufficiale p.
Garrigou-Lagrange] sente il bisogno di dar chiarimenti. Non soltanto Charlier non
insegna in questo convento di studi, ma tutti i documenti e testimonianze accessibili
sottolineano la fragilit dei legami tra i due uomini e il loro pensiero, come tra Le
Saulchoir e Lovanio. I due scritti censurati vertono certamente sul metodo in
teologia; ma i luoghi dancoraggio, i percorsi e le conclusioni non hanno che un sol
punto in comune: la critica alla teologia regnante, speculativa e deduttiva. A
differenza di Chenu e sulla scia del proprio maestro di Lovanio, il prete della
diocesi di Tournai Ren Draguet, Charlier fa della positive du magistre, vale a
dire dellautorit suprema esercitante i propri poteri teologici e dommatici, la
soluzione dellavvenire. A Le Saulchoir si fa notare che un professore di casa, p.
Congar, ha criticato Charlier in Bull. thomiste [1938, pp. 490-505]; moderatamente
peraltro, perch, meritava veramente un tal colpo? sinterroga Chenu.
Un secondo insieme mette in evidenza grossolani controsensi circa il libro Une
cole che tradiscono soltanto ignoranza delle sottigliezze del francese presso taluni
censori stranieri. Chenu ricorda che in febbraio 1938 gli era stato chiesto di
attestare lortodossia cattolica di san Tommaso, quandegli aveva semplicemente
lamentato lo svuotamento del pensiero del maestro in una ortodossia munita di
virgolette; ma laccusa ritorna quattranni dopo negli interventi di p. Garrigou-
Lagrange.
Tra gli altri esempi, prendiamo il pi caricaturale. Si rimprovera a Chenu di
svendere, con san Tommaso, luso teologico della ragione e loggettivit della fede.
Ora il suo testo abbonda daffermazioni contrarie: Noi dunque crediamo insieme
a san Tommaso alla ragione teologica, alla scienza teologica (Une cole, p. 145, ed.
1985). Noi crediamo alla scienza teologica. Noi crediamo perfino ai sistemi
teologici (p. 147). Noi siamo tomisti. In forza della ragione. Diremmo, anzi, in
forza della natura, nati come siamo in san Tommaso per vocazione domenicana (p.
148). Non basta? E che fa limputato quando la sanzione lo colpisce? Mette a punto
la rifusione di La teologia come scienza nel XIII secolo che apparir, in mancanza di
meglio, pro manuscripto nel 1943, accresciuta - per gli intimi - con un annesso
dattiloscritto, quasi a rivalsa.
Da tale fastello dindizi, Le Saulchoir e il suo animatore concludono che si
tratti dun processo alle tendenze duna scuola teologica contro unaltra;
nellopuscolo si vuol colpire il reggente degli studi e il convento intero.
Ma essi non sospettano fino a che punto, per un certo verso, colgano nel segno.
Ignorano un altro fastello dindizi che rendono la sanzione meno sorprendente di
quanto possa apparire. Per rendercene conto necessario fare un passo indietro.
Dopo la relativa apertura romana seguita alla condanna dellAction franaise, la
ripresa dei pericoli esterni produce un movimento inverso, intorno al 1936.
Avamposti del new deal di Pio XI, le pubblicazioni della provincia domenicana di
Francia incassano in prima fila i contraccolpi di siffatto ripiegamento. Il 27 agosto
1937 il settimanale Sept annuncia la cessazione, vittima della sua critica ai regimi
autoritari, italiano o spagnolo, e delle sue simpatie (limitate!) per la sinistra. Il 10
settembre 1937, in un momento quanto mai inopportuno, La Vie intellectuelle
pubblica, dopo il trafiletto di Christianus Chiesa corpo di peccato, larticolo
vigoroso dHenri Guillemin intitolato Per colpa nostra; ambedue i testi
sottolineano le responsabilit cattoliche nella diffusione dellateismo. Negli ambienti
romani la cosa suscita una pubblica reazione di medio livello: un avvertimento del
teologo domenicano titolato al caso, il maestro del Sacro Palazzo Mariano
Cordovani. La rampogna, che in Francia non suscita che dei timori, chiude con le
parole: questi due articoli che il censore avrebbe dovuto censurare [LOsserv.
Romano 14.XI.1937]. Ora il censore non altri che Marie-Dominique Chenu il
quale si affretta, non senza ingenuit, a farlo sapere a Cordovani. Quando il libro di
Chenu appare poche settimane pi tardi, il nome dellautore non sconosciuto a
Roma, anzi un sospetto potenziale al quale si chiedono immediate spiegazioni.
Subito dopo Une cole de thologie, Chrtiens dsunis di p. Congar a tener agitate
le acque da aprile 1938. La burrasca appena passata che larcivescovo di Parigi
comunica alle Edizioni du Cerf lordine, deciso dal S. Uffizio, di ritirare dal
commercio la riedizione [curata da p. Congar] del capolavoro di Mhler LUnit
dans lEglise. La sanzione aggirata con tempismo su intervento di p. Bernadot
[responsabile delle edizioni du Cerf] presso il governo Daladier e di costui sul
Vaticano. Siamo a maggio 1939 e loffensiva non demorde: per ragioni e religiose e
politiche la provincia domenicana di Francia si trova esposta al mirino dei
procuratori romani.
Limpressione, pertanto, che Une cole de thologie non fosse stata oggetto
dalcun allarme tra 1938 e 1942 risulta alquanto curiosa. Molti segni provano al
contrario che a Roma il dossier Chenu fa il suo iter senza che la guerra ne freni la
corsa. (...).
Il 17 gennaio 1939 p. Gillet [maestro generale dellOrdine domenicano] invia a
Chenu una lista di cinque proposizioni erronee allora in circolazione; se la quinta
mira verosimilmente allecumenismo di p. Congar, le prime quattro e specie la
quarta (le formule dommatiche sono una concettualzzazione dellesperienza
religiosa) toccano implicitamente Une cole a prezzo dun amalgama che avr
lunga vita. Del resto listruzione del documento la dice lunga sui metodi della curia:
In pi opere o articoli recenti si trova lequivalente delle proposizioni seguenti;
voi immaginate quale processo di tendenza si nasconde sotto tale equivalente,
commenta Chenu in una lettera [28.II.1939] al nipote di p. Ambroise Gardeil.
Poco dopo (limprimatur del fascicolo data 15 marzo) Ren Draguet
recensisce il libro di Charlier in Ephemerides theologicae Lovanienses. Sebbene
puntualizzi quanto di propria spettanza e quanto del suo discepolo domenicano
autore del libro, Draguet redige una recensione favorevole, ma non manca di
rammaricarsi che Charlier non abbia spinto pi a fondo la critica alla teologia
dominante. Ma questo rincaro di dose meno importante per la nostra questione
dun incidente forse pieno di conseguenze: il libro del R. P. Charlier ben si colloca
accanto a una serie di lavori apparsi recentemente che, ispirati da preoccupazioni
analoghe, si orientano in gradi diversi nella medesima direzione. Pensiamo in
particolare ai lavori dei domenicani di Le Saulchoir, che hanno recentemente
esposto i loro princpi in un libro che meriterebbe larga diffusione; seguono
referenze a Une cole de thologie...
A nostra conoscenza, questo brano [di Draguet] lunico a legare
pubblicamente Chenu a Charlier prima della loro comune condanna; e sappiamo
daltra parte che non pass inosservato. Di qui lipotesi seguente, plausibile ma
inverificabile allo stato attuale della documentazione: come la nota critica di p.
Congar [Bull. thomiste 1938, pp. 490-505] potrebbe aver attirato lattenzione su
articoli poco conosciuti di Draguet, cos costui potrebbe avere involontariamente
esposto Chenu agli avversari nel desiderio di farlo salite sul medesimo carro di
Charlier, ben pi compromesso a motivo degli echi controversi del suo libro.
Il 4 marzo 1940, in occasione della festa di san Tommaso, Cordovani pronuncia
allAngelicum [ateneo teologico domenicano in Roma] una conferenza dal titolo
Per la vitalit della teologia cattolica; subito pubblicata ne LOsservatore Romano
[22.III.1942] e nella rivista [Angelicum 1940, pp. 133-46] del collegio, essa
costituisce una risposta, autorizzata ma indiretta, al libro del reggente di Le
Saulchoir. La prima parte, sulle esigenze fondamentali in teologia, richiama la
validit e perennit del metodo scolastico; nella seconda parte disapprova talune
tendenze moderne che, quasi a caso, saranno poco dopo oggetto dun biasimo
pubblico o privato: il relativismo psicologico e storico la prima duna serie di
contestazioni che comprende la chiesa corpo mistico del Cristo, lunione dei
dissidenti alla chiesa madre e le finalit del matrimonio cristiano. Bench lautore
concluda esprimendo la propria avversione alla caccia derrori altrui, la conferenza
costituisce un nuovo e serio intervento ammonitivo. Cos del resto linterpreta
Garrigou-Lagrange nellatto dospitare il testo in Angelicum: Spero che le
conclusioni, ferme e moderate al tempo stesso, saranno capite. Se necessario
saranno richiamate alla mente, qualora le si volesse dimenticare. La distensione
nelle comunicazioni tra Roma e la Francia impedisce sfortunatamente a Le
Saulchoir daccordare ai nuovi fatti il peso che meritano.
Al contrario si d peso, forse a torto, allintervento nel dibattito di due teologi
di valore indicati a esempio da Pietro Parente nel corso del commento ufficiale alla
sanzione [LOsserv. Romano 9-10.II.1942]. Il primo, Rosaire Gagnebet della
provincia di Tolosa, anchegli professore allAngelicum; gi nel 1939 in Revue
thomiste [1939, pp. 108-45], i cui nuovi responsabili non nutrono simpatia alcuna
per lo storicismo di Le Saulchoir, attacca acremente Charlier e il suo compatriota
francescano Jean-Franois Bonnefoy, altro discepolo di Draguet, ma non fa parola
di Chenu. Quanto al gesuita della Gregoriana Charles Boyer, le voci pervenute a Le
Saulchoir danno indubbiamente importanza esagerata alla sua messa a punto del
1940 [Gregorianum 1940, pp. 255-66]. Nella cronaca di Le Saulchoir p. Fret data
larticolo al 1941 e annota che nessuno lha ancora potuto leggere in Francia.
Seguendo p. Congar [Bull. thomiste 1938, pp. 490-505] - a cui rimprovera troppa
mansuetudine - Boyer riallaccia Bonnefoy e Charlier a Draguet, si dichiara in pieno
accordo con Gagnebet, ma non evoca diversi studi di p. Chenu o.p. che in nota e
senza soffermarvisi.
In questottica che raccoglie molteplici segnali tanto inquietanti quanto mal
intravisti - per inveterato ottimismo o per frutto di circostanze - in Le Saulchoir, la
messa allIndice di Une cole de thologie appare meno sorprendente; diventa al
contrario la logica conclusione duna guerriglia dottrinale ininterrotta da quattro
anni, dalla pubblicazione discreta del libro.
La procedura ordinaria comportava cinque tempi: denuncia al S. Uffizio,
formulazione delle imputazioni, decisione dei consultori e poi dei cardinali membri
della Suprema Congregazione, infine avallo del papa per la pubblica notificazione.
Resta da determinare chi abbia messo in moto il meccanismo e chi labbia portato a
termine. I gesuiti della Gregoriana, ben contenti di rimbalzare a dei domenicani il
crimine di leso-tomismo che talvolta vien loro rimproverato? (Nelle carte Garrigou
si annota: Un professore della Gregoriana ha detto: Non possono dire che siamo
noi a distruggere la dottrina di san Tommaso, sono essi stessi a distruggerla).
Niente ci permette attualmente di sostenere tale ipotesi, meno ancora la nota di
Charles Boyer, nettamente sopravvalutata in Francia da chi non ne aveva preso
visione. Draguet sottolinea a buon diritto come la contesa sia un affare di famiglia...
I teologi romani dellOrdine [domenicano], dunque? Serie presunzioni in effetti
pesano su costoro. Cinque di loro hanno esaminato lopuscolo fin dalla sua
pubblicazione; tra di essi Cordovani e Garrigou, dei quali conosciamo le
annotazioni marginali [alle loro copie personali di Une cole]; ma anche Michael
Browne rettore dellAngelicum, che appare in prima linea fin dal 1938 prima di
rientrare nellombra ( lui che trasmette a p. Louis le dieci proposizioni da
sottoporre alla firma di Chenu). E ancora uno di loro, Cordovani, che pronuncia il
solenne avvertimento di marzo 1940. Ed a uno di loro, Garrigou-Lagrange, che S.
Uffizio e Ordine affidano la visita apostolica dei conventi francesi sospetti di
deviazione. Tutte le carte del visitatore pervenuteci mettono in evidenza sia il suo
disaccordo con Chenu che il suo ruolo nellistruzione del caso; ma esse non
permettono di contestare la ripetuta affermazione secondo cui egli non sarebbe
responsabile duna sanzione che pure approva e fa applicare. La missione
particolarmente delicata per la mia persona, visto che uno dei due libri condannati
stato scritto da un mio antico discepolo, ora professore nella mia provincia,
confidava a Le Saulchoir prima di farsi sostituire da p. Thomas Philippe, allora
residente a Parigi, col pretesto di non poter passare la linea di demarcazione
(argomento che cade in novembre 1942).
Altre voci, azzardate ma persistenti, evocano la possibilit duna piccola
vendetta personale. Il Bull. thomiste [1936, p. 895] aveva consacrato al cardinale
servita Lpicier ( 20.V.1936), prefetto della Congregazione dei religiosi e teologo
tomista ultraclassico, una piccante necrologia; bench non firmata, essa porta
tracce dellartiglio di Chenu. Gabriele Roschini, servita romano che a torto o a
ragione si ritiene erede spirituale del defunto, avrebbe approfittato del processo
contro Charlier per aggiungervi Chenu. Questa almeno limpressione che p.
Antonin Motte, provinciale di Francia, ricava dal suo viaggio ad limina nella
primavera 1943. E questa lopinione di Ren Draguet che fa valere a posteriori le
misure di ritorsione domenicana - a suo giudizio - prese contro il suo discepolo
servita V. Buffon in primavera 1942, misure che avrebbero comportato la caduta
dello stesso Draguet in luglio del medesimo anno: privato della cattedra ed
estromesso da Lovanio, Draguet riusc tuttavia a conservare un insegnamento
secondario dorientalismo nella grande universit cattolica belga, senza cessare di
battersi energicamente per la propria riabilitazione. (In una lettera del 22 maggio
1942 intercettata dalla censura italiana, Draguet appare ottimista; a torto, comegli
stesso spiega lungamente a p. Congar in una conversazione del 23 gennaio 1948).
Lincidente Buffon in verit non era che la goccia che fa traboccare il baso, anche
per lo stesso Draguet: sia la nota di Boyer che le carte di Garrigou (E negli
articoli di Draguet che sembrano ritrovarsi le deviazioni pi gravi di questultimi
anni) lo dipingono punta di ferro nelloffensiva antiscolastica; ma la sua
conferenza pubblicata da La Revue catholique des ides et des faits [10.I.1936, pp. 1-
7; 7.II, pp. 4-7; 14.II, pp. 13-17] costituiva un dossier troppo esiguo per una messa
allIndice: per ridurlo al silenzio bisognava battere altre vie. Almeno a due riprese
Roschini si segnaler con la sua vendetta contro la gogna del 1942, ma avr cura di
nascondersi dietro formulazioni autorizzate. Comunque sia, in storia il dopo non
spiega mai il prima.
Lo stato attuale della documentazione non autorizza dunque a scegliere tra
queste ipotesi per una conclusione sicura. La lunga ricerca nei dedali del caso avr
comunque illuminato a chiara luce mentalit e procedure curiali. Avr soprattutto
sottolineato limportanza del contenzioso tra molti eminenti teologi romani e taluni
dei loro confratelli cisalpini.
II
Da A. RICCARDI, Une cole de thologie fra la Francia e Roma, Cristianesimo
nella storia 5 (1984) pp. 16-25; tutto larticolo pp. 11-28.
L'orientamento teologico di Chenu era particolarmente dissonante da quello
romano, come si vide con la condanna di Une cole de thologie, da parte del S.
Uffizio nel 1942, associato ad un saggio di Charlier. Alberigo, nella nota
introduttiva, inquadra opportunamente questa condanna con i richiami e le critiche
provenienti da Roma, in particolare da p. Cordovani, Maestro dei Sacri Palazzi, e
da mons. Parente, espressione coerente della teologia romana. Al di l delle
motivazioni teologiche, per cos dire tecniche, esiste un problema di preoccupazione
complessiva che gli ambienti romani hanno verso il cattolicesimo francese, in cui
timori per l'ortodossia si coniugano con motivazioni pi schiettamente politiche. Gli
studi sul cattolicesimo francese negli anni trenta hanno messo in rilievo come il
tornante 1935-36 rappresenti un momento decisivo nei rapporti tra Francia
cattolica e S. Sede, con la conclusione della nunziatura Maglione, simpatizzante con
Verdier e Linart. Con la vittoria elettorale del Fronte Popolare e soprattutto con la
guerra di Spagna, lo scarso allineamento "politico" di taluni settori del
cattolicesimo francese preoccupa Roma. Il card. Baudrillart, fin dal 1935, si
presenta come il difensore d'un rapporto tra la cultura e la politica in chiave
moderata, mentre denuncia talune aperture al comunismo. E dopo la met degli
anni trenta l'opposizione all'espansione comunista sta divenendo uno dei temi
principali del pontificato di Pio XI.
L'imparzialit della Chiesa innanzi ai partiti politici, sostenuta da Verdier e
Linart in contrasto con Baudrillart, alle elezioni del 1936, conduce naturalmente al
pluralismo politico e culturale dei cattolici, al dibattito tra i giornali, ad un
rapporto rinnovato tra cultura e riflessione religiosa. La S. Sede, pur avendo
approvato l'astensionismo ufficiale della Chiesa dalla politica, appare vieppi
preoccupata di limitare le conseguenze del pluralismo. Nel 1937; il card. Sbarrett,
segretario del S. Uffizio, approva la linea dell'arcivescovo di Parigi a proposito di
lasciare ai cattolici francesi la libert d'azione nei dibattiti d'ordine strettamente
politico, dove gl'interessi della Chiesa non siano coinvolti, e, quanto alla gerarchia,
di rimanere al di sopra dei partiti politici... . Tuttavia, il cardinale romano opera
una restrizione, in considerazione della confusione attuale delle idee ,
consigliando vigilanza nelle discussioni tra cattolici ed interventi orientativi. Il S.
Uffizio in genere inquieto per il clima del dibattito politico e culturale pluralistico
che si instaurato pubblicamente negli ambienti cattolici francesi, anche su
questioni ormai non controverse (tra cui la guerra di Spagna). Un'altra lettera del
card. Sbarretti all'arcivescovo di Parigi, alla fine del 1937, chiarificante a questo
proposito:
Le tendenze azzardate verso le quali sembra orientarsi sempre di pi una
parte della stampa cattolica francese, obbliga il S. Uffizio a richiamare su di
essa l'attenzione di Vostra Eminenza. Le linee, molto precise, tracciate in molti
modi e a pi riprese dalla Sede Apostolica, non lasciano pi alcun dubbio sul
pensiero di questa a riguardo. Ci nonostante, la stampa in questione devia;
mostra simpatia per movimenti e dottrine che non sono in piena armonia con
le idee maestre dell'insegnamento tradizionale della Chiesa, n rinuncia
all'idea, forse alla speranza, di certe collaborazioni gi censurate. Per contro
sempre disposta a relegare in secondo e terzo piano, e a sacrficarli, interessi
religiosi talvolta della pi grande importanza.
Questa lettera rivela in parte le lagnanze del Sant'Uffizio verso alcuni settori
del cattolicesimo francese, identificati soprattutto in gruppi intellettuali e testate,
come Sept soppressa - come dice Sbarretti - per ordine della Santa Sede . Il
dicastero romano rimprovera a queste posizioni l'apertura a collaborazioni
giudicate pericolose, l'eccessiva libert ed il pluralismo su questioni delicate,
l'autolesionismo per quel che concerne gli interessi cattolici e la difesa delle
posizioni della Chiesa. Nel corso del 1937, p. Cordovani aveva cominciato ad essere
attento alla cultura cattolica francese: la pubblicazione delle opere postume di
Laberthonnire gli aveva offerto l'occasione d'intervenire su L'Osservatore
notando come l'oratoriano nella sua costante polemica contro i teologi ufficiali, i
romanizzanti , in realt colpisse direttamente il magistero ecclesiastico. Nel
novembre, dieci giorni prima della lettera di Sbarretti e Verdier, il Maestro dei
Sacri Palazzi aveva preso di mira un articolo di Guillemin, Par notre faute, apparso
su La Vie Intellectuelle , in cui si sosteneva la responsabilit dei cattolici francesi
nella scristianizzazione della Francia e nella nascita dell'anticlericalismo, tesi poi
sviluppate nel volume del 1947 sul cattolicesimo francese. A Cordovani, questo
saggio sembrava espressivo dell' autolesionismo di certa cultura cattolica
francese da un punto di vista contenutistico e, in quanto al metodo, di un certo
tratto fumoso ed insinuante, che nasconde pi di quello che dice espressamente,
ma quello che dice gi molto . La critca all'articolo di Guillemin investe tutta
La Vie Intellectuelle , che aveva fatto precedere il saggio da una nota, Eglise, corps
du pcb: questi due articoli... il Censore avrebbe dovuto censurare - conclude il
domenicano.
quasi un invito ufficiale ad usare maggiore attenzione verso la cultura
cattolica francese ed i suoi dibattiti, mentre ormai sembra essere individuato un
rapporto problematico in Francia tra cultura religiosa e scelte polifico-sociali. Nel
1939, sulla guerra di Spagna, p. Cordovani interviene contro il pluralismo cattolico;
egli critica duramente Bernanos di Les grands cimitires sous la lune, accusandolo
di non risparmiare nessuno, nessuno eccetto i comunisti . In questo stesso
periodo, nel 1938, vengono sottoposte da Roma a Chenu una serie di proposizioni
teologiche che egli accetta. Il caso del teologo domenicano s'inserisce allora in
questo quadro, anche se in questi momenti non ancora un personaggio di primo
piano. Accanto a lui, c' pure Mauriac, di cui si preoccupa il S. Uffizio per La Vie de
Jsus, considerandola una rappresentazione della figura di Ges troppo
umanizzata; il dicastero romano, pur giudicando quest'opera una degna risposta a
quella di Renan, chiede all'arcivescovo parigino di intervenire riservatamente, a
nome del Santo Uffizio , per domandare all'autore di accentuare ulteriormente
alcune correzioni che gi aveva operato. Nel marzo 1939, giunge il decreto del S.
Uffizio che vieta la circolazione dell'opera di Moehler sull'unit della Chiesa, gi
stampata nella collana Unam Sanctam delle Editions du Cerf curata da Congar:
si chiede all'arcivescovo di Parigi di controllare che l'opera venga ritirata dal
cammercio e non sia pi stampata, L'attenzione ecumenica dei teologi una delle
maggiori inquietudini romane verso la Francia. E' innegabile che p. Cordovani
abbia un ruolo notevole nell'indirizzare le preoccupazioni romane verso alcuni
settori effervescenti della cultura francese: per lui, talune ambiguit
dell'atteggiamento dei cattolici francesi verso la questione spagnola hanno radic
culturali erronee. ( ... ).
Si giunse nel 1942 alla condanna di Chenu, illustrata su L'Osservatore
Romano da mons. Parente, teologo della scuola romana, a cui fu richiesto
ufficialmente di intervenire a proposito. La sommariet di alcune affermazioni di
Parente, notata da Alberigo, rivela come la condanna di Chenu e Charlier non fosse
che un episodio dell'attenzione complessiva e sistematica ad una certa produzione
francese. Contemporaneamente, per, il S. Uffizio dispone d'intervenire
direttamente sui domenicani francesi affidando una visita al p. Garrigou Lagrange,
presentato al card. Suhard dal card. Marchetti Selvaggiani con una lettera del 23
febbraio 1942. Ma il domenicano non pu raggiungere Le Saulchoir per la
situazione politico-militare della Francia ed il resto della visita viene affidata al p.
T. Philippe. Una lettera del Philppe al Garrigou, sulla sua missione, caduta nelle
maglie della censura fascista, consente di farsi qualche idea sul clima e la mentalit
in cui si svolgeva tale operazione.
Ho preso conoscenza dei documenti di cui lei mi parlava, li ho studiati molto
attentamente e ad essi mi attengo fedelmente. Ben mi indicano la linea di
condotta da seguire. Non ho ancora preso contatto con Le Saulchoir, d'accordo
col M.R.P. Provinciale. Aspetter fino a gioved sera la mia nomina ufficiale da
Santa Sabina. Se niente sar arrivato, andr venerd mattina a Le Saulchoir,
con la certezza della mia nomina e con la sua lettera avente carattere quasi
ufficiale. Conoscendo Le Saulchoir, credo che il compito sar molto difficile e
comporter molta fermezza e tenacia.
Il p. Visitatore espone a Garrigou-Lagrange il suo progetto:
Cambiamenti nel personale dei professori mi sembrano indispensabili per
ripartire in ottobre con un buon indirizzo. Contentissimo che si sia pensato
d'inviare p. Paul [Philippe?]; sar di preziosissimo aiuto e per me di grande
sostegno; c' bisogno di sostegni solidi, molto uniti; necessario ben fissare lo
scopo da raggiungere, il raggiustamento da operare; persone che vogliano
lavorare insieme con pazienza e tenacia, ch si tratta di rimontare tutta una
corrente. Nella Provincia, fuori di Le Saulchoir, sono molti che lo desiderano
ardentemente, anche senza veder bene i punti deboli.
Questo documento sull'attivit d'un visitatore continua con l'arrivo a Le
Saulchoir, con uno spaccato interessante sugli stessi sentimenti e la spiritualit del
religioso che conduce tale missione presso i suoi confratelli:
Ho gi avuto i-in primo contatto col Collegio e ho detto chiaramente che vengo
a nome della Chiesa, in ci ch'Ella ha di pi elevato nell'organizzazone visibile
( ... ). Tutto ci mi risulta evidentemente molto duro; penoso far soffrire i
propri fratelli, ma sento che sia indispensabile ch'io produca qualche ferita o
frattura, ma nel medesimo tempo penso quanto sia duro camminare sui cuori
per amore della Chiesa, per ben rispondere al suo mandato, per far
comprendere e amare la sua stessa severit. Terr qualche lezione ai soli
studenti per dir loro i motivi della condanna, cosa indispensabile perch molti
non se ne danno ragione, essendo sempre stati alla scuola di p. Chenu ( ... ).
Pensavo di stendere un rapporto generale sulla casa e poi un paragrafo su
ciascun professore o non ( ... ). Bisogna anche far parola, senza dubbio, dei
nomi o non. Per i Padri prigionieri, mi sembra difficile fare alcunch. Cercher
tuttavia di raccogliere informazioni su di loro (originale francese in Arch.
Centrale di Stato, Dir. Gen. P.S.... cat. A5G, b. 420: Istituti religiosi, propaganda
disfattista ai nostri danni). -
La visita a Le Saulchoir si concluse con il distacco del p. Chenu e con il
tentativo di sradicare la sua influenza sui giovani domenicani. Congar, com' noto,
fu risparmiato da provvedimenti simili perch in questo periodo era prigioniero di
guerra: in questa faccenda non posso vedere che un errore o un brutto tiro - egli
ha scritto. Le misure prese dalla S. Sede sembravano segnare la fine del lavoro
teologico di Le Saulchoir, dell'ambizioso progetto di ritorno alle fonti, del contatto
lucido dei teologi con la realt e la cultura contemporanea, come era ad esempio
emerso dalle conclusioni tratte da Congar ad un'inchiesta sull'incredulit moderna
pubblicate sulla Vie Intellectuelle. Infatti, il card. Marchetti Selvaggiani,
segretario del S. Uffizo, comunica al p. Gillet, Maestro Generale dei domenicani,
alcune misure prese dal dicastero romano dopo la visita ai Collegi filosofici e
teologici della provincia domenicana e alle riviste La Vie Intellectuelle e La Vie
Spirituelle. Il S. Uffizio decide il nuovo personale drettivo di Le Saulchoir
(reggente, p. T. Philippe, vicerettore, p. Hris, maestro degli studi, p. P. Philippe),
richiede che l'insegnamento della teologia morale e dogmatica, della filosofia
scolastica sia impartito in latino. Per La Vie Intellectuelle, si stabilivano alcuni
spostamenti e si chiedeva di impedire che vi sia assegnato il Rev. P. Chenu :
Quanto all'indirizzo generale di detta rivista, necessario che l'attenzione
principale della sua direzione sia rivolta pi alle verit di ordine soprannaturale
che ai problemi temporali di attualit . A proposito de La Vie Spirituelle il S.
Uffizio dava queste indicazioni:
Questa Rivista, conservando il suo proprio carattere, eviter soprattutto: 1)
d'intellettualizzare la vita interiore al punto di credere che la si possiede nel
fondo della volont soltanto per aver studiato un poco la letteratura mistica; 2)
di cadere in una falsa spiritualizzazione della Teologia, riducendola ad una
esperienza religiosa [ ... 1 Per controbilanciare poi si aggiunge - e completare
l'influenza de "La Vie Intellectuelle , converrebbe che la rivista "La Vie
Spirituelle" restasse sotto il controllo dei Padri Teologi di Etiolles,
specialmente del Reggente di questo Collegio.
Soprattutto nelle critiche all'indirizzo de La Vie Spirituelle si incontra il
fondo delle accuse alla teologia di Chenu, la spiritualizzazione della teologia. Ci si
trova cos innanzi ad un progetto di ristrutturazione completa dell'impegno
intellettuale dei domenicani francesi, onde evitare che l'orientamento promosso da
Chenu e quello pi generale di certa cultura religiosa, giudicata pericolosa a Roma,
potessero proseguire. Ed significativo che tale ristrutturazione sia promossa dallo
stesso S. Uffizio, dopo la visita apostolica, e non dall'Ordine dei Predicatori.
Tuttavia i padri domenicani trovano significative espressioni di solidariet nel
mondo ecclesiale francese: Non s'inquieti, petit pre (mi chiamava cos), tra
vent'anni parleranno tutti come lei - sono le parole di Suhard a Chenu, com'egli le
riferisce nella premessa alla traduzione italiana del volume. Nel giugno 1942, p.
Draguet scrivendo dal Belgio ad un suo corrispondente romano d qualche notizia
sulle reazioni alla condanna di Chenu e di Charlier: Qui l'affare Charlier si
purificato. Malines non ha preso le cose sul tragico, ma al contrario. Questo
l'essenziale. A Parigi il Cardinale Suhard si rifiutato di inserire la condanna di P.
Chenu nella sua Settimana Religiosa! e P. Chenu ha ricevuto numerose lettere di
simpatia dall'episcopato francese.
finis
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PRO-MEMORIA - E. Panella, marzo 2015. Mia biblioteca personale, sezione
opere di Chenu. Rivedo i due esemplari:
M.-D. CHENU, Une cole de thologie: Le Saulchoir, Paris (Les ditions du
Cerf) 1985. M.-D. CHENU, La teologia come scienza nel XIII secolo, Milano (Jaca
Book) 1985.
Entrambe le opere furono doni dellautore Chenu, con sua dedica autografa
(En tmoignage de fervente communion fraternelle. Avec ma reconnaissance, M.D.
Chenu), inviatemi da Parigi (20 rue des Tanneries 75013 Paris) a Pistoia, ricevuti
rispettivamente in febbraio e luglio 1985. Autografo anche lindirizzo di posta, che
ho ritagliato e incollato nelle prime pagine interne.
LE SAULCHOIR. STATUTA INSTITUTI PHILOSOPHICO-THEOLOGICI
Provinciae Franciae Ordinis Praedicatorum, pp. 52.
Fascicolo depositato nella disordinata biblioteca di S. Sabina di Roma; me
lo portai con me quando terminai (1995) il mio compito di archivista generale.
In pagina 1, nella parte alta verso sinistra si legge: Cordialement; e poco sotto
verosimile firma per sole iniziali, che sembrano: MDCh.
In pp. 5-6 brevi e importanti notizie storiche, statuti dellanno 1937, nessun
nome personale di autore.
Potrebbe essere un prezioso esemplare, inviato verosimilmente alla curia
generalizia o al maestro generale dellordine domenicano.
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http://www.e-theca.net/emiliopanella/junior/fede8510.htm
http://www.smn.it/emiliopanella/junior/fede8510.htm