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fabbrica e soprattutto della sua porzione del mercato mondiale dell'acciaio, attraversato dalla crisi
e dalla contesa internazionale.
A questo, gli operai in fabbrica stanno opponendo una resistenza tuttora minoritaria, ma costante
e quotidiana in diverse forme. Alle elezioni interne delle Rsu. i sindacati della conciliazione col
padrone e della collaborazione col governo mantengono la maggioranza del voto operaio, ma una
sempre pi consistente minoranza dei lavoratori ha votato contro questi sindacati o non ha
partecipato al voto, e quotidianamente sviluppa, ora in forma individuale ora in forma collettiva,
una opposizione alla guerra di bassa intensit condotta dai commissari Ilva del governo e dai capi.
Non sono gli scioperi tradizionali la forma di lotta principale ma la microconflittualit e lo sforzo di
costruire una forza di resistenza dal basso.
In questi giorni questa resistenza cerca la strada per fronteggiare la nuova fase della svendita
dell'Ilva ai nuovi padroni che comporter ristrutturazioni, licenziamenti, novazioni delle assunzioni
che taglieranno ulteriormente salari e diritti acquisiti.
Ma questo fronte interno non ancora il fronte principale della lotta, perch quello che si sviluppa
principalmente il fronte esterno alla fabbrica, dove gruppi di operai e cittadini, in prima fila le
donne dei quartieri inquinati, i lavoratori del cimitero, pezzi del movimento studentesco, si
oppongono alla soluzione padronal renziana della crisi dell'Ilva e hanno fortemente contestato
Renzi quando venuto a Taranto, e i suoi ministri che appesantiscono le condizioni sanitarie della
citt.
Vi sono state manifestazioni anche recentemente, a novembre e a dicembre, a cui, oltre i cittadini,
hanno partecipato gruppi di operai. Di particolare importanza sono quegli operai che denunciano
nelle manifestazioni quello che realmente succede in fabbrica sul fronte della sicurezza, della
salute e dello sfruttamento, che denunciano il comando di fabbrica e i sindacati che incatenano i
lavoratori al ricatto dello stipendio, della presunta difesa del posto di lavoro, mentre cercano di
scavare un solco tra operai e citt.
Un fronte, per, paradigma di tutta la vicenda quello del Tribunale, in cui la guerra sociale in atto
nella citt si svolge con altri mezzi.
Nel processo, in cui sono inquisiti padroni, amministratori locali, dirigenti d'azienda, organi di
controllo, Chiesa, forze dell'ordine, in un'alleanza sistemica e infame che ha provocato la strage da
profitto e continua a provocarla, arrivata la lunga mano dell'interesse generale del capitale e dei
padroni associati, oltre che degli imputati, la lunga mano del governo che conduce l'obiettivo di
svuotarlo di contenuto e pilotarlo verso patteggiamenti, allungamenti e prescrizioni, negando
giustizia e risarcimenti.
E proprio in questi giorni, in queste ore operai, lavoratori, cittadini hanno sviluppato una protesta
in Tribunale contro tutto questo, che mostra che la soluzione capitalistica e statale alla crisi
dell'Ilva e l'uso della giustizia come strumento di parte non passer facilmente; ma che nello stesso
tempo dimostra che non nei tribunali la vicenda potr risolversi ma solo con un rivolgimento
sociale e politico che affermi il primato della vita della collettivit operaia e popolare sul primato
del profitto capitalista.
Questa contesa in corso deve entrare nelle aule universitarie dalla porta principale, essere parte di
una didattica formativa a tutti i livelli che realizzi nello stesso tempo la funzione di un'universit
critica e il legame indispensabile tra sapere e produzione, tra sapere ed economia.
I REDATTORI DEL LIBRO ILVA LA TEMPESTA PERFETTA - 10.12.16