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Atti.
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LUISA
PRANDI
un tipo di biografia politica meno vincolato al "genere" tradizionale, pi vicino alla storiografia, ma senza preoccupazioni di esattezza e rigore, a carattere popolare e divulgativo, destinato ad un
pubblico diverso da quello che leggeva Plutarco (p. 117) ... esso
sembra rivelare intenti di sommaria informazione e onesta divulgazione presso un pubblico meno colto ed esigente, in un'epoca di stanchezza culturale (p. 121) .
Gli indizi di recenziorit che egli ritiene di individuare nel testo
sono fondamentalmente due:
fanazione del 415, senz'altro vero che il verbo Copleo (ai si discosta da quelli impiegati, da Tucidide in poi, nella tradizione pi nota
su A. (5). Tuttavia un'attenta analisi delle attestazioni a noi pervenute circa l'uso di e^op^o^at (danzare, rivelare, parodiare) (6) per(5) I verbi ricorrenti sono 7roisco oppure fi.ifi.eoji.oa.
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mette di ricostruire un quadro semantico che non incoraggia in parti colar modo a scendere fino al IV secolo d.C. per la composizione del
nostro testo.
gi da Demostene (XXII In Andr. 68), il quale rilevava sarcasticamente che Androzione, beneficiando come carcerato della tregua delle
Dionisie, aveva "danzato con i ceppi ai piedi durante la processione".
Inoltre, fatto ben pi rilevante per il nostro caso, in et ellenistica
il verbo venne impiegato da Aristarco per definire la parodia dei misteri fatta da Diagora di Melo nello stesso V secolo a.C. (Sch. in Aristoph. Ran. 320) (7).
In Plutarco il verbo compare pi di una volta con il significato
peggiore ma senza riferimenti alle cerimonie eleusine.
Con il II secolo d.C. si moltiplicano attestazioni del verbo collegato esplicitamente ai misteri eleusini, che continuano nel secoli successivi. Nel panorama va segnalata quella di Taziano (Orat. ad. Graec.
27.1, p. 293 Goodspeed) in riferimento ancora alla profanazione di
Diagora, e quella di Alcifrone (III, 3, 1 Schepers) connessa proprio
con i profanatori del 415 (8).
L'impressione che si ricava dalla varia tipologia degli autori che
utilizzarono ^op^opioa nel senso di rivelare (cose indicibili) o di offendere, parodiare (cose isacre") che il passaggio del significato del
verbo dall'ambito originario di 'danzare' a quello traslato di 'organizzare una scena' fosse un processo inarrestabile a livello di forma
mentis, e non particolarmente determinabile o influenzabile dalla presenza di un testo letterario, per quanto autorevole fosse (e resta da
dimostrare che il nostro lo sia); inoltre l'abbinamento ai misteri e
ad una parodia, quella di Diagora, era antico (Aristarco) e ritorn
peridicamente (Tiziano, Scoli), favorendo senza dubbio l'uso del verbo
(7) Su Diagora cfr. I. Lana, Diagora di Melo, AAT 1949-50, pp. 161-205 =
Studi sul pensiero politico classico, Napoli 1973, pp. 63-105 (con Testimonianze e
Frammenti). Un'edizione pi recente di questi ultimi in M. Winiarczyk (a cura
di), DiagorasMelius-Theodorus Cyreneus, Leipzig 1981, pp. 1-30.
(8) Le altre testimonianze sono: Arr. Diatr. Ili, 21, 13 e 16 (dove il sedicente
maestro di filosofia bollato come 'profanatore'); Lue. De salt. 15 e Piscat. 33;
Ael. Aiist. frg. 34 Keil (titolo di un'orazione Contro i profanatori) ; Achill. Tat.
IV, 8, 3; Sines. Epist. 137, 273b (sul quale cfr. infra); Sch. in Aristoph. Nub.
830 (in connessione conia profanazione eleusina di Diagora) ; Suid. s.v. ScoxpcTTjc
(IV, 405 Adler), ancora riferita a Diagora e trascurata da I. Gallo (cfr. Test,
n. 6B Winiarczyk).
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siva rispetto al resto della tradizione sui fatti del 415 (9).
Con questo spirito, mi sembra, vanno affrontate le testimonianze
di Proclo (ad Plat. Ale. I, 8, 1 Westerink) e di Suid. s.v. e^iopx^aafx^v,
che I. Gallo presenta come determinanti per la datazione tarda del
testo.
Plut. Them. 27, oltre che in Syll.3 591, 62 (un'iscrizione di Lampsaco, risalente
al II sec. a.C).
(10) Suid. s.v. EcopXTQffajATqV npo ov copx")r)<jafjiT)v T tsco avxTCucJTa.
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mento reso di pubblico dominio dalla prima delle denunce del 415,
come risulta da Andocide (De myst., I, 12), non troppo diffuso nella
tradizione ma ricordato da Isocrate (XVI De big. 4) e noto ancora a
Pausania (I, 2, 5).
- di fronte a questa notizia stanno per una differenza - nella
pergamena A. accusato, nella Suda ritenuto responsabile - e due
aggiunte : il dato dello stato di ebbrezza di A. e la qualifica di 'parassita' attribuita a Pulizione.
(13) Per una testimonianza pi vicina ai fatti cfr. Plat. Eryxias 400b.
Nel II sec. d.C. ricordava la casa, e le vicende ad essa connesse Paus. I, 2, 5,
sul quale cfr. D. Musti-L. Beschi, Pausania. Guida della Grecia. Libro I, L'Attica, Milano 1982, pp. 264-65.
(14) Cfi. supra nota 7.
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PRANDI
lucrate nel 373 a.C. (Xen. Hell. VI, 2, 14); che la documentazione della
seconda met del IV secolo menziona una nave Ammoniade con
funzioni statali (Aristot. Ath. Poi. 61, 7; Dinar, frg. VII, 3 Conomis +
Harp. s.v. 'Ai.[X6>vc; t.a.q. 323/2); che Filocoro (FGrHist 328F48) (16)
ricordava la Paralo ma non la Salaminia fra le navi in uso, per concludere circa una precoce sparizione della nave che fu inviata per
arrestare A. (17) Sparizione che non rende certo indispensabile' una
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spiegazione didattica corne quella dell'Anonimo (Plutarco, pur scrivendo a distanza di tempo, ad esempio, non ne sent il bisogno) ma
la pu giustificare e che soprattutto, non costringe affatto a postulare
una datazione molto tarda.
der Byzantiner, (Wiener Byz. Stud. 16), Wien 1981, (schema di confronto a
p. 46).
(19) Circa il giudizio di Tucidide su A., molto dibattuto dalla critica, cfr.
per un orientamento P. A. Brunt, Thucydides and Alcibiades, REG 1952,
pp. 59-96; E. Delebecque, Thucydide et Alcibiade, Aix -en -Provence 1965,
passim; Bloedow, Alcibiades, op. cit., pp. 80-86; H. Erbse, ThukydidesInterpretationen, Berlin 1989, pp. 75-82.
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(nel contesto dello scandalo del 415) accennava solo alla cospirazione,
mentre alludeva alle supposte simpatie tiranni che di A. a VI, 15, 3,
nel giudizio che formulava sul personaggio come sostenitore della spedizione in Sicilia, e che invece soltanto a VI, 53, 3, nell'excursus sui
Pisistratidi, alludeva al tristo ricordo della tirannide conservato dal
(20) Ccn il passo tucidideo di VI, 15, 13: Sv yp ev i coloca uno tcov arcov,
Toct m&v'La.i jxetoaiv y' xax ttjv npxoxHJXv oatav xpTJTo z ts toc
L7TTcoTpo9ta xat r XXa SaTtava. . . il luogo della pergamena presenta anche una consonanza terminolgica nell'uso di Cco(i.a. Meno convincente e
meno stringente mi sembra il rapporto suggerito da I. Gallo (in apparato, p.
124) con Corn. Nep. Ale. 3, 4: Hoc maxime convenire in Alcibiadem videbatur,
quod et potentior et maior quam privatus existimabatur : multos enim liberalitate
devinxerat, plures etiam opera forensi sitos reddiderat . . . neque ei par quisquam . . .
(21) idea di I. Gallo, pp. 115-16. Come in molti altri casi per, l'ipotesi di
una fonte intermedia (B) fra un autore di partenza (A) e un referente ultimo (C)
costringe a supporre che (B) abbia svolto un lavoro di abbreviazione del testo
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- la notizia dell'arresto, nel corso delle indagini, dell'oratore Andocide (1. 75) ovviamente materia, oltre che delle denunce del 415,
del discorso Sui misteri e, da l, rifluita nella biografia plutarchea di
A. (Ale. 21-22);
- l'informazione che quasi tutte le citt della Sicilia avevano fatto
buona accoglienza ad A. in grazia dei legami di ospitalit che avevano
con lui (11. 57-61) costituisce una divergenza radicale e colossale rispetto al testo di Tucidide e all'insieme della tradizione.
fatti, registra la serie di insuccessi - fatta eccezione per Catania dai quali vennero coronati i tentativi dell'Ateniese (VI, 50-52) (23).
di (A), abbreviazione che si ritrova in (C) e che sarebbe logica deduzione attribuirgli; la solo apparente necessariet di (B) deriva dalla collocazione tarda
assegnata a (C), congiunta all'idea che tale autore non poteva (ma perch?)
usare direttamente (A). In tal modo si giunge al paradosso di moltiplicare gli
Anonimi: non si ha n una datazione certa n, tantomeno, un nome per (C)
e ci si trova gi di fronte al (falso) problema di collocare e definire (B) ! Non
esistono motivi per dubitare che il lavoro di collazione di notizie tucididee che
compare nel frammento : I - sia stato effettuato attingendo al testo di Tucidide; II - sia opera dell'autore del testo pergamenaceo.
(22) Inoltre tale possibilit mi sembra essere esclusa da quanto Tucidide
osserva a VI, 17, 4; 20; VII, 55, 2.
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la vittoria nel conflitto con Sparta - le sue effettive simpatie politiche (in
rapporto soprattutto alla prospettiva di una tirannide), e, di conseguenza, la
possibilit di un suo richiamo dopo il 415 e poi dopo il 407. Documenti principali delle tensioni polemiche nell'ultimo ventennio del V sec. sono le Loioriai
di Antifonte (frgg. 66-67 Blass -Thalheim) del 418 e la Contro Alcibiade pseudoandocidea, che si inquadra molto bene nel clima convulso dell'estate 415 (condivido la tesi di W. D. Furley, Andokides IV ('Against Alkibiades') : fact or
fiction?, Hermes 1989, pp. 138-56, cui rimando per la bibliografia).
Su un fronte diverso va ricordato l'atteggiamento di Euripide, la cui simpatia
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durare nel IV secolo di un interesse che, essendo a posteriori, si connotava naturalmente come un tentativo di bilancio delle sue azioni :
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L'Anonimo punta l'obiettivo su A. e all'interno del periodo primavera-inverno del 415, ricorda sultanto le sue vicissitudini; l'unica
eccezione costituita dalla menzione dell'arresto di Andocide.
La narrazione lineare, sobria, distaccata e scevra da ogni polemica, ma in realt apodittica; si caratterizza per una brevit che
non semplicemente frutto di un riassunto minimale ma che scaturisce da una scelta all'interno del materiale, da una selettivit esasperata. Il vaglio delle notizie ha mostrato che l'unica infondata quella
riguardante i successi diplomatici di A. in Sicilia: troppo poco, mi
sembra, per definire il nostro frammento parte di una 'biografia . . .
senza preoccupazione di esattezza e rigore'. D'altro lato, l'analisi dell'uso complesso che l'Anonimo ha fatto di Tucidide dovrebbe aver
provato che improprio anche parlare di 'intenti di sommaria informazione'.
Del resto non c' nulla di accattivante nel modo in cui scritto
complicit con il lettore; anche le inserzioni extratucididee, diversamente da quanto accade per esempio in Plutarco, non modificano il
livello svelto ma serioso della narrazione, non rettificano il tiro, non
introducono concessioni alla curiosit pettegola o allo scandalo.
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E la caratterizzazione compiutamente favorevole ad A. che scaturisce dal nostro testo suggerisce, a mio parere, una via diversa per
tentare una collocazione cronologica pi plausibile di quella finora
proposta: individuare cio, nell'evoluzione della fortuna antica di A.,
il momento in cui una presentazione e una lettura del personaggio
come quella della pergamena troverebbero convincente ambientazione
e ragione d'esistere.
L'epoca cui viene attribuita su basi paleografiche la scrittura della
pergamena - la prima parte del V secolo d.C. - coincide con un'epoca
di interesse e di attenzione per il passato, che testimoniata proprio in
Fra II e 1 secolo a.C. lo scultore Firomaco realizz, forse in collaborazione con il collega Ni cerato, un gruppo marmoreo raffigurante
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che la quadriga fosse un'opera di committenza attalide, intesa a celebrare la vittoria olimpica di A., cio un momento prestigioso nell'ascesa dell'uomo politico greco che aveva trovato la morte, e una
degna sepoltura proprio a Melissa in Frigia, appare molto suggestiva
(34).
Non va dimenticato del resto che alcune citt dell'Asia Minore,
nel V secolo alleate di Atene, cio Efeso, Chio, Lesbo e in una versione
Cizico, avevano rifornito in vario modo A. per il suo soggiorno a
Olimpia e per i festeggiamenti della vittoria (35).
(32) Per le questioni connesse con i due artisti nelle citazioni pliniane rimando
a H. Gallet de Santerre (Ed.), Pline V Ancien, Histoire naturelle. L.XXXIV,
artista, attivo nella seconda met del V sec. e citato nei rendimenti dell'Eretteo,
e di accostare la realizzazione del gruppo alla commissione dei quadri di Aglaofonte (Plut. Ale. 16 e Athen. XII 534c), nella seducente ipotesi di una superba
celebrazione della propria vittoria fatta dallo stesso A., non mi convincono del
tutto : in particolare perch le testimonianze sul Firomaco del III -II secolo e la
Andreae, ANTIS0ENHS OIAO2OOO2 OTPOMAXOS EIIOIEI, in Eikones. Studien H. Julker, Bern 1980, pp. 40-48 e V. Uhlmann, Wandel einer
Gttergestalt, HASB 1982, pp. 27-37.
Marcade', Recueil des signatures des sculpteurs grecs, II, Paris 1957).
(34) Questo aspetto non stato ripreso negli studi pi recenti su Pergamo
come quelli di R. E. Allen, The Attalid Kingdom, Oxford 1983, che peraltro
sottolinea il legame degli Attalidi con la dea Atena (pp. 434-50), e di H. J.
(35) Secondo And. De myst. 30 e Plut. Ale. 12, Efeso offr una tenda per-
siana, Chio foraggio e vittime sacrificali, Lesbo vino e cibi; secondo Satiro
(in Athen. XII 534d), invece Chio offr solo il foraggio mentre le vittime furono
date da Cizico.
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(36) II Periegeta si esprime come se Is. statua fosse stata realizzata all'epoca
dell'attivit di A. nell'Egeo, ricordando che gli Ioni avevano fatto il doppio
gioco fra Sparta e Atene onorando prima A, e poi Lisandro: difficilmente per
la statua sar rimasta neWHeraion durante l'egemonia di Sparta dopo il 404;
e del resto ds Atene, nel momento del recuperato prestigio nel IV sec, non
potevano certo partire segnali per la riabilitazione di un personaggio cos discusso in patria (cfr. supra nota 25), e quindi tantomeno per il recupero della
sua effigie. Tale recupero invece - se la statua risaliva effettivamente al V sec.
- sarebbe pi che motivato, per impulso autonomo dei Se.m, nell'epoca in cui
visse Duride.
(37) Cfr. IGRRP IV, 981 + 1705 (et di Caligola) e 1729 (et Flavia) ; i personaggi menzionati sono definiti come discendenti da A. e 'da coloro che rien-
trarono dopo l'esilio', cio da quei Sam che, esiliati nel 336 in seguito all'im-
(39) Cfr. FGrHist n. 84, con relativo commento ai Frammenti, e A. Chaniotis, Historie und Historiker in den griechischen Inschriften, Stuttgart 1988,
p. 297-99.
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E ad analoga conclusione si giunge anche considerando il favore con cui A. venne accolto fin dall'inizio nell'ambito dei riferimen-
In altri termini, la redazione di una 'scheda' sul personaggio a Pergamo nel corso del III secolo a.C. - quale opera di puntualiz-
zazione, sia nei confronti dei dibattiti pro e contra dei secoli precedenti, sia nei confronti della pi recente presentazione sensazionalistica che, anche sulla scorta di essi, ne veniva data in ambiente ales-
d'altra parte un documento affine per impostazione alla Vita di Nepote, ma al tempo stesso pi conciso e pi colto non aveva ragion
d'essere a posteriori ma semmai a priori; quanto al rapporto con la
Vita di Plutarco, appare evidente - al di l della diversa tendenza di
fondo - che un'operetta che si pu immaginare monocromatica ri-
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