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Il P. Lit. Lond.

123 e la fortuna storiografica di Alcibiade


Author(s): Luisa Prandi
Source: Aegyptus, Anno 72, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1992), pp. 3-21
Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41216828
Accessed: 13-04-2016 18:51 UTC
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Il P.Lit. Lond. 123

e la fortuna storiografica di Alcibiade


Una testimonianza apparentemente minore sull'operato di Alcibiade offerta da un frammento di pergamena trovato ad Ossirinco

e databile al V secolo d.C. (1), che viene generalmente trascurato dai


non pochi studiosi che si sono occupati dell'uomo politico ateniese (2).
Esso narra in modo scorrevole e limpido le vicende in cui fu coinvolto A. fra la mutuazione delle Erme (primavera 415) e la sua diserzione a favore degli Spartani (inverno 415/14). Ricostruendo recentemente la fortuna di A. nell'antichit, soprattutto in rapporto
alla biografia plutarchea a lui intitolata (3), ho avuto l'impressione che
il testo conservato dal P.Lit. Lond. 123 meriti un'attenzione maggiore
dal punto di vista storiografico e costituisca un documento rilevante
di quella fortuna.
Oltre agli editori, Grenfell e Hunt, ha dedicato al frammento una
trattazione sistematica e nel complesso esauriente I. Gallo (4) del
(1) Cfr. B. P. Grenfell-A. S. Hunt, The Oxyrhynchus Papyri, ITI, 1903,
n. 411, pp. 31-5; PACK2, n. 2077; E. G. Turner, Greek Manuscripts, Oxford
19872, n. 71, p. 120 con fot.; G. Cavallo, Ricerche sulla maiuscola biblica,
Firenze 1967, p. 73.
(2) Bibliografia d'obbligo: F. Tger, Alkibiades, Stuttgart 1925; J. Hatzfeld, Alcibiade. tude sur Vhistoire d'Athnes la fin du Ve sicle, Paris 1951;
E. F. Bloedow, Alcibiades reexamined, (Historia Einz. 21), Wiesbaden 1972;
W. M. Ellis, Alcibiades, London -New York 1989.

(3) Cfr. M. Cesa-L. Prandi (a cura di), Plutarco. Vite di Coriolano e di


Alcibiade, Milano 1992, in part. l'Introduzione alla Vita di Alcibiade.
(4) I. Gallo, Frammenti biografici da papiri. I. La biografia politica, Roma
1975, pp. 107-38, con taw. IV-V: lo Studioso intende sviluppare sistematicamente le ipotesi e le suggestioni espresse nell'introduzione al testo dagli Editori,
i quali tuttavia propendevano per una collocazione dell'Anonimo all'epoca di
Plutarco (cfr. infra nota 42). Un preannuncio sintetico delle osservazioni e delle
ipotesi che si espongono in questo articolo stato presentato, con il titolo Un'ipotesi sul papiro di Alcibiade (P.Lit. Lond. 123), al 20th International Congress
of Papyrology (Copenhagen, 23-29 August 1992) ed in corso di stampa negli

Atti.

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quale sintetizzo qui di seguito le conclusioni, che rappresentano il


punto d'avvio e insieme il pretesto e la giustificazione di queste mie
pagine.
1* Discussione dell'ipotesi di I. Gallo
Secondo lo Studioso, il nostro testo appartiene ad una biografia
di A. composta in et piuttosto tarda, non di molto anteriore cio
a quella della pergamena stessa; e tale biografia si pu qualificare
come:

un tipo di biografia politica meno vincolato al "genere" tradizionale, pi vicino alla storiografia, ma senza preoccupazioni di esattezza e rigore, a carattere popolare e divulgativo, destinato ad un

pubblico diverso da quello che leggeva Plutarco (p. 117) ... esso
sembra rivelare intenti di sommaria informazione e onesta divulgazione presso un pubblico meno colto ed esigente, in un'epoca di stanchezza culturale (p. 121) .
Gli indizi di recenziorit che egli ritiene di individuare nel testo
sono fondamentalmente due:

a) la presenza dell'espressione ^opx^cracrftai x |i.uaf7)pLa (11.


25-26), per indicare le parodie del 415;

b) la presenza di un'estesa spiegazione delle funzioni della nave Salaminia (11.78-84).


Poich lo Studioso fa ovviamente dipendere ogni sua conclusione
dalla collocazione cronologica del brano restituitoci dalla pergamena,
ritengo opportuno, prima di verificare la caratterizzazione che egli
propone per il nostro testo, esporre alcuni rilievi sui punti che ho
appena definito a) e b).
a) A proposito della frase usata dall'Anonimo per definire la pro-

fanazione del 415, senz'altro vero che il verbo Copleo (ai si discosta da quelli impiegati, da Tucidide in poi, nella tradizione pi nota
su A. (5). Tuttavia un'attenta analisi delle attestazioni a noi pervenute circa l'uso di e^op^o^at (danzare, rivelare, parodiare) (6) per(5) I verbi ricorrenti sono 7roisco oppure fi.ifi.eoji.oa.

(6) Riutilizzo qui di seguito, organizzandole cronologicamente e con gli


opportuni controlli, le testimonianze su op/ofAou che I. Gallo stesso riporta
(pp. 118-19 con nn. 35-37) ma in modo disordinato e quindi infruttuoso.

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mette di ricostruire un quadro semantico che non incoraggia in parti colar modo a scendere fino al IV secolo d.C. per la composizione del
nostro testo.

Il verbo in questione infatti venne usato, in un'accezione traslata,

gi da Demostene (XXII In Andr. 68), il quale rilevava sarcasticamente che Androzione, beneficiando come carcerato della tregua delle
Dionisie, aveva "danzato con i ceppi ai piedi durante la processione".
Inoltre, fatto ben pi rilevante per il nostro caso, in et ellenistica
il verbo venne impiegato da Aristarco per definire la parodia dei misteri fatta da Diagora di Melo nello stesso V secolo a.C. (Sch. in Aristoph. Ran. 320) (7).
In Plutarco il verbo compare pi di una volta con il significato
peggiore ma senza riferimenti alle cerimonie eleusine.
Con il II secolo d.C. si moltiplicano attestazioni del verbo collegato esplicitamente ai misteri eleusini, che continuano nel secoli successivi. Nel panorama va segnalata quella di Taziano (Orat. ad. Graec.
27.1, p. 293 Goodspeed) in riferimento ancora alla profanazione di
Diagora, e quella di Alcifrone (III, 3, 1 Schepers) connessa proprio
con i profanatori del 415 (8).
L'impressione che si ricava dalla varia tipologia degli autori che
utilizzarono ^op^opioa nel senso di rivelare (cose indicibili) o di offendere, parodiare (cose isacre") che il passaggio del significato del
verbo dall'ambito originario di 'danzare' a quello traslato di 'organizzare una scena' fosse un processo inarrestabile a livello di forma
mentis, e non particolarmente determinabile o influenzabile dalla presenza di un testo letterario, per quanto autorevole fosse (e resta da
dimostrare che il nostro lo sia); inoltre l'abbinamento ai misteri e
ad una parodia, quella di Diagora, era antico (Aristarco) e ritorn
peridicamente (Tiziano, Scoli), favorendo senza dubbio l'uso del verbo
(7) Su Diagora cfr. I. Lana, Diagora di Melo, AAT 1949-50, pp. 161-205 =
Studi sul pensiero politico classico, Napoli 1973, pp. 63-105 (con Testimonianze e
Frammenti). Un'edizione pi recente di questi ultimi in M. Winiarczyk (a cura
di), DiagorasMelius-Theodorus Cyreneus, Leipzig 1981, pp. 1-30.
(8) Le altre testimonianze sono: Arr. Diatr. Ili, 21, 13 e 16 (dove il sedicente
maestro di filosofia bollato come 'profanatore'); Lue. De salt. 15 e Piscat. 33;
Ael. Aiist. frg. 34 Keil (titolo di un'orazione Contro i profanatori) ; Achill. Tat.

IV, 8, 3; Sines. Epist. 137, 273b (sul quale cfr. infra); Sch. in Aristoph. Nub.
830 (in connessione conia profanazione eleusina di Diagora) ; Suid. s.v. ScoxpcTTjc

(IV, 405 Adler), ancora riferita a Diagora e trascurata da I. Gallo (cfr. Test,

n. 6B Winiarczyk).

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anche per l'altra e pi nota parodia, quella in cui fu coinvolto appunto A.


La presenza del verbo ^op^o[xaL nella pergamena non appare
quindi di per s caratterizzante dal punto di vista cronologico, ma lo
semmai per individuare nel nostro testo una certa autonomia espres-

siva rispetto al resto della tradizione sui fatti del 415 (9).
Con questo spirito, mi sembra, vanno affrontate le testimonianze
di Proclo (ad Plat. Ale. I, 8, 1 Westerink) e di Suid. s.v. e^iopx^aafx^v,
che I. Gallo presenta come determinanti per la datazione tarda del
testo.

Il lemma della Suda (10) consta di due parti, corredate da chiose:


la prima una frase, attribuibile a Sinesio (11), che attesta al pari

di altre la connessione fra il verbo e le 'cose indicibili' ma non contiene

riferimenti ad A. e quindi non risulta utile per il nostro problema. La


seconda parte, in cui si dice che 'egli, ubriaco, nella casa di Pulizione
aveva parodiato (e^capx^aaTo) i misteri5 stata attribuita dalla Adler
all opera di Eliano; poich per di tale apodittica attribuzione, che

anticiperebbe al II secolo d.C. l'origine della notizia contenuta nel


Lessico, non si rinvengono prove (12), conviene lasciarla sub indice
e volgersi piuttosto al confronto fra la Suda e la pergamena, in cui si
afferma che A. fu accusato di aver parodiato (^opx^aa^at) i misteri
in casa di Pulizione.

Tre mi sembrano le considerazioni pi rilevanti:


- poich il verbo impiegato nei due testi non cos raro da poter
costituire un elemento caratterizzante, la somiglianz si riduce alla
menzione della casa di Pulizione quale sede della parodia; un ele-

(9) L'originalit dell'espressione delle 11. 7-8 CTuy[&e/TT)v[Ti>pa]vvi8[a gi

stata evidenziata da I. Gallo (p. 133). Ma singolare ed insolita ad esempio


anche l'espressione e[viav]Te xoc [a]aT[aaiv usata dall'Anonimo (1. 61) per

indicare il tipo di rapporto che legava le citt sicelioto ad A. ; il binomio compare

in Polyb. I, 78, 1 (e IV, 82, 3) e, successivamente in Dion. Htl. Rhet. 5, 2 e

Plut. Them. 27, oltre che in Syll.3 591, 62 (un'iscrizione di Lampsaco, risalente
al II sec. a.C).
(10) Suid. s.v. EcopXTQffajATqV npo ov copx")r)<jafjiT)v T tsco avxTCucJTa.

eauXiaa, xocrs7ra$a. xal au$i. Ss jxs^ua^el ev tyj oxa IlouXimcvo


too TTapaaiTou T [i.u<TTTQpia ecopx'JQaa'ro. vti tou s^uxT^ptaev, eXTcuaTa
TCoiTjaev.

(11) Sines. Epist. 137, 273b.


(12) Cos gi Gallo, p. 119 e nota 38.

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mento reso di pubblico dominio dalla prima delle denunce del 415,
come risulta da Andocide (De myst., I, 12), non troppo diffuso nella
tradizione ma ricordato da Isocrate (XVI De big. 4) e noto ancora a
Pausania (I, 2, 5).
- di fronte a questa notizia stanno per una differenza - nella
pergamena A. accusato, nella Suda ritenuto responsabile - e due
aggiunte : il dato dello stato di ebbrezza di A. e la qualifica di 'parassita' attribuita a Pulizione.

- quanto all'ubriachezza di A., sarei tentata di cogliervi un'eco


del celebre "ingresso" nel Simposio platonico; quanto all'idea che
Pulizione fosse un 'parassita', un falso patente, dal momento che
egli era un meteco e quindi non candidabile alla 7rapacri.Tia in senso
proprio e che le sue celeberrime ricchezze - ricordate ancora nel II
secolo d.C. (13) - lo ponevano al riparo da un'umiliante posizione di
dipendenza clientelare.
In conclusione, che vada o meno ricondotta ad Eliano, la frase
della Suda discutibile in s, ed prudente non caricarla di importanza contenutistica e terminolgica. Semmai va segnalato che il Lessicografo utilizza il verbo CopxeopLaL anche a proposito della profanazione eleusina di Diagora (s.v. StoxcT-nc) (14) della quale la pergamena molto probabilmente non trattava.
Un discorso ovviamente diverso merita Proclo, il quale commentando Piatone si pone la retorica domanda 'chi fu a parodiare i misteri
in casa di Pulizione ?' Ci che egli dice in fondo omologo alla denuncia

riportata dalla pergamena ma la coincidenza - fermo restando che


la datazione paleografica colloca comunque il nostro Anonimo prima di

Proclo - dimostra soltanto che essi seguivano la stessa tradizione in


merito alla sede della parodia e non ci consente, n ci induce, ad
ipotizzare un intervallo cronologico particolarmente stretto fra i due.

Si potrebbe anche aggiungere che le testimonianze su A. prove-

nienti dalla tradizione "filosfica" non sono affatto a lui favorevoli

(13) Per una testimonianza pi vicina ai fatti cfr. Plat. Eryxias 400b.
Nel II sec. d.C. ricordava la casa, e le vicende ad essa connesse Paus. I, 2, 5,
sul quale cfr. D. Musti-L. Beschi, Pausania. Guida della Grecia. Libro I, L'Attica, Milano 1982, pp. 264-65.
(14) Cfi. supra nota 7.

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(15) e che sarebbe piuttosto singolare che Proclo attingesse proprio


all'Anonimo, il quale invece offre dell'uomo politico ateniese una
presentazione solidamente positiva (cfr. infra par. 4).
b) Nella pergamena viene dedicato uno spazio senza dubbio
notevole, in rapporto a quello delle altre notizie, alle funzioni della
nave Salaminia:

'spedirono poi a prendere A. la nave detta Salaminia, che per il


fatto di essere (sicote) molto veloce e di essere destinata a servizio di
stato, suole essere impiegata per le emergenze che richiedono rapidit
di intervento' (Trad. I. Gallo).
Dovrebbe per essere attribuito il giusto peso al fatto che l'ultima
attestazione della Salaminia in attivit fa riferimento alle operazioni di

lucrate nel 373 a.C. (Xen. Hell. VI, 2, 14); che la documentazione della
seconda met del IV secolo menziona una nave Ammoniade con

funzioni statali (Aristot. Ath. Poi. 61, 7; Dinar, frg. VII, 3 Conomis +
Harp. s.v. 'Ai.[X6>vc; t.a.q. 323/2); che Filocoro (FGrHist 328F48) (16)
ricordava la Paralo ma non la Salaminia fra le navi in uso, per concludere circa una precoce sparizione della nave che fu inviata per
arrestare A. (17) Sparizione che non rende certo indispensabile' una

(15) I Socratici si impegnarono a dimostrare che, dal livello pi sublime a


quello pi spicciolo, il Maestro era totalmente estraneo a qualsiasi male avesse
colpito la citt durante la sua vita; e, in particolare, che Socrate non aveva

avuto alcuna responsabilit nella formazione o nelle iniziative politiche di A.


Piatone stesso inaugur questo atteggiamento con VAlcibiade maggiore, dove
coglie il momento in cui il Maestro getta il seme, e lascia al lettore la possibilit
di valutare storicamente la parte avuta dal discepolo e le responsabilit di ambedue. La lezione venne recepita e riproposta con varianti e aggiunte da Anti-

stene Socratico e da Eschine di Sfetto, ambedue autori di un Alcibiade, e da

Sen of onte nei Memorabili.

(16) La testimonianza del Lexicum Rhetoricum Cantabrigiense p. 675, 28


offre una buona immagine del H stratificazione, segnalando che Tucidide (III,
77) e Aristofane (Av. 147) menzionavano Salaminia e Paralo; che Aristotele
(Le.) e Dinarco (In Timocr., mentre Arpocrazione rimandava per la stessa
notizia alla In Himer.) ricordavano Paralo e Ammoniade; che Filocoro appunto
elencava Ammoniade e Paralo, Demetriade e Antigonide. Alle navi statali

ateniesi, cui in seguito si aggiunse una Tolemaide, si affiancava la nave sacra


Delia, oggetto di confusioni gi presso gli antichi e, di conseguenza, anche per
noi.

(17) Cfr. discussione in P. J. Rhodes, A Commentary on the Aristotelian


Athenaion Politela, Oxford 1981, pp. 687-88.

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spiegazione didattica corne quella dell'Anonimo (Plutarco, pur scrivendo a distanza di tempo, ad esempio, non ne sent il bisogno) ma
la pu giustificare e che soprattutto, non costringe affatto a postulare
una datazione molto tarda.

Le spiegazioni pi naturali dell uso di ,6># mi sembrano, nell'ordine :

- l'appartenenza del testo ad un periodo in cui la Salaminia era


ancora in attivit ;

- la paternit di un autore non Ateniese e che lavorava lontano


da Atene;

- l'appartenenza del testo ad un'epoca nella quale il riferimento

alla classicit era sentito come emotivamente attuale.

Le riflessioni e le critiche fin qui esposte hanno mostrato, io penso,

che le prove addotte a sostegno della datazione dell'Anonimo al IV

secolo d.C. si rivelano malsicure e tutt'altro che vincolanti. Ad esse

si pu aggiungere che un doveroso confronto delle clausole (una decina)


del frammento con quelle degli scrittori dall'et di Temistio in poi (18)

rivela una radicale differenza di tipologia: situazione poco plausibile


per un'opera che dovrebbe situarsi nel IV secolo d.C.
Si impone quindi la necessit di riconsiderare in toto gli elementi
utili per collocare il testo pergamenaceo all'interno della tradizione
antica su A.

2 Le fonti del frammento

2.1. La dipendenza da Tucidide


II racconto del frammento presenta - gi stato notato - una

fedelt sostanziale, e in pi di un caso quasi verbale, a quello di


Tucidide sullo scandalo del 415 (19). Ma ci che mi sembra veramente

(18) Cfr. W. Hrandner, Der Prosarhytmus in der rhetorischen Literatur

der Byzantiner, (Wiener Byz. Stud. 16), Wien 1981, (schema di confronto a
p. 46).

(19) Circa il giudizio di Tucidide su A., molto dibattuto dalla critica, cfr.
per un orientamento P. A. Brunt, Thucydides and Alcibiades, REG 1952,
pp. 59-96; E. Delebecque, Thucydide et Alcibiade, Aix -en -Provence 1965,
passim; Bloedow, Alcibiades, op. cit., pp. 80-86; H. Erbse, ThukydidesInterpretationen, Berlin 1989, pp. 75-82.

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notevole, e che non stato finora rilevato, che l'Anonimo utilizza


notizie che nell'opera tucididea si trovano separate :

- all'inizio (11.7-12) l'Anonimo dice che gli Ateniesi temevano


una cospirazione per instaurare la tirannide ed erano memori della
crudelt dei Pisistratidi; dal confronto risulta che Tucidide a VI, 27, 3

(nel contesto dello scandalo del 415) accennava solo alla cospirazione,
mentre alludeva alle supposte simpatie tiranni che di A. a VI, 15, 3,
nel giudizio che formulava sul personaggio come sostenitore della spedizione in Sicilia, e che invece soltanto a VI, 53, 3, nell'excursus sui
Pisistratidi, alludeva al tristo ricordo della tirannide conservato dal

popolo ateniese (cfr. anche VI, 60, 1);


- l'affermazione fatta alle 11. 15-22 della pergamena - che A.
era il principale sospettato perch il popolo arguiva 'dalla sua superbia ed elevata posizione sociale che egli nutrisse grandi aspirazioni' contiene un'altra eco del giudizio /presentazione di A. formulato a
VI, 15, 3, nel quale lo storico parlava delle ispirazioni che sorpassavano le sue risorse' e della 'grandezza dei disegni che emergevano in
ogni (sua) impresa' (20);
- infine, alle 11. 106-07 vien detto che A. si lament con gli Spartani perch in precedenza avevano intrattenuto relazioni private con
Ni eia piuttosto che con lui: anche Tucidide sottolineava il dispetto

suscitato in A. dalla preferenza in passato accordata a Nicia dagli


Spartani, ma non nel discorso tenuto a Sparta di VI, 89-92, bens
soltanto a V, 43, 2, dove lo storico presentando per la prima volta
A. nella sua opera ne caratterizzava la posizione politica nel 420.
L'Anonimo mostra in sostanza di aver fatto un uso ragionato - e
non mediato (21) - di Tucidide, di conoscere la sua opera in modo

(20) Ccn il passo tucidideo di VI, 15, 13: Sv yp ev i coloca uno tcov arcov,
Toct m&v'La.i jxetoaiv y' xax ttjv npxoxHJXv oatav xpTJTo z ts toc
L7TTcoTpo9ta xat r XXa SaTtava. . . il luogo della pergamena presenta anche una consonanza terminolgica nell'uso di Cco(i.a. Meno convincente e
meno stringente mi sembra il rapporto suggerito da I. Gallo (in apparato, p.
124) con Corn. Nep. Ale. 3, 4: Hoc maxime convenire in Alcibiadem videbatur,
quod et potentior et maior quam privatus existimabatur : multos enim liberalitate
devinxerat, plures etiam opera forensi sitos reddiderat . . . neque ei par quisquam . . .

(21) idea di I. Gallo, pp. 115-16. Come in molti altri casi per, l'ipotesi di
una fonte intermedia (B) fra un autore di partenza (A) e un referente ultimo (C)
costringe a supporre che (B) abbia svolto un lavoro di abbreviazione del testo

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non settoriale e di aver compreso, e accolto, la sua visione degli eventi,

ovviamente nello spirito di una reductio ad unum, dal momento che


la narrazione centrata sulla figura di A.
2.2. Notizie extratuddidee

Si tratta complessivamente di tre informazioni:

- il dato che la parodia era avvenuta in casa di Pulizione (1 .25):


esso era contenuto nella prima delle denunce presentate a caldo,
quella di Andromaco che viene citata da Andocide (De myst. 12) e
riecheggiata da Isocrate (XVI De big. 6) nel 396/5, e compare in
Pausania (I, 2, 5) allorch egli parla della ricca casa del meteco trasformata in un museo /santuario;

- la notizia dell'arresto, nel corso delle indagini, dell'oratore Andocide (1. 75) ovviamente materia, oltre che delle denunce del 415,
del discorso Sui misteri e, da l, rifluita nella biografia plutarchea di

A. (Ale. 21-22);
- l'informazione che quasi tutte le citt della Sicilia avevano fatto
buona accoglienza ad A. in grazia dei legami di ospitalit che avevano
con lui (11. 57-61) costituisce una divergenza radicale e colossale rispetto al testo di Tucidide e all'insieme della tradizione.

Lo storico afferma a VI, 48 che accattivarsi diplomaticamente le


citt della Sicilia era appunto il piano d'azione di A., ma non ricorda
in alcun modo l'esistenza di rapporti di e.vi<x (22) e, nel racconto dei

fatti, registra la serie di insuccessi - fatta eccezione per Catania dai quali vennero coronati i tentativi dell'Ateniese (VI, 50-52) (23).
di (A), abbreviazione che si ritrova in (C) e che sarebbe logica deduzione attribuirgli; la solo apparente necessariet di (B) deriva dalla collocazione tarda
assegnata a (C), congiunta all'idea che tale autore non poteva (ma perch?)
usare direttamente (A). In tal modo si giunge al paradosso di moltiplicare gli
Anonimi: non si ha n una datazione certa n, tantomeno, un nome per (C)
e ci si trova gi di fronte al (falso) problema di collocare e definire (B) ! Non
esistono motivi per dubitare che il lavoro di collazione di notizie tucididee che
compare nel frammento : I - sia stato effettuato attingendo al testo di Tucidide; II - sia opera dell'autore del testo pergamenaceo.
(22) Inoltre tale possibilit mi sembra essere esclusa da quanto Tucidide
osserva a VI, 17, 4; 20; VII, 55, 2.

(23) Un piano per sollecitare la quinta colonna filoateniese di Messina


stato sabotato dallo stesso A. all'indomani dell'arrivo della Salaminia in Sicilia

(Thuc. VI, 74, 1).

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Questa originalit della pergamena trova un riscontro parziale


con il solo Cornelio Nepote (Ale. 4, 3) il quale, commentando l'arrivo
in Sicilia della nave che doveva riportare A. in patria, afferma che
egli era sereno e si trovava in magna spe provinciae bene administrandae.

Ambedue gli autori, ma l'Anonimo con maggiore determinazione e


particolari, sostengono la tesi che Atene rimosse dal comando un generale vincente.

La narrazione del frammento poggia su elementi desunti da fonti


contemporanee ai fatti - Tucidide, soprattutto, e le denunce ufficiali
o, se si vuole, l'orazione di Andocide, rielaborati in modo organico e contiene una notizia - l'esistenza di rapporti di svla fra A. e le
citt siceliote - che infondata ma che non costituisce un frainten-

dimento tardo e banalizzante, dal momento che in realt organica al


proposito, presente anche in Nepote, di rivalutare l'operato di A. in
Occidente.

3. Confronto con le biografie di Alcibiade a noi pervenute

Per quanto la stilizzazione di un genere letterario non sia mai


consigliabile, purtuttavia mi sembra realistico affermare che conosciamo parecchie Vite di A., sia ante che post luterani, per orientarci
sufficientemente nell'ambito dell'interesse antico nei confronti di quel

personaggio e per tentare un confronto con la pergamena.


L'attenzione letteraria per A. non attese l'et ellenistica per manifestarsi perch, anche dopo le viscerali e reiterate polemiche contemporanee alla sua vita (24), due circostanze contribuirono al per-

(24) Materia di discussione e di dissenso in Atene furono la sua condotta


di vita, tanto pi importante quanto pi attivo ed emergente diveniva il personaggio, le sue capacit politico -militari in rapporto alla citt - che significava

la vittoria nel conflitto con Sparta - le sue effettive simpatie politiche (in
rapporto soprattutto alla prospettiva di una tirannide), e, di conseguenza, la

possibilit di un suo richiamo dopo il 415 e poi dopo il 407. Documenti principali delle tensioni polemiche nell'ultimo ventennio del V sec. sono le Loioriai
di Antifonte (frgg. 66-67 Blass -Thalheim) del 418 e la Contro Alcibiade pseudoandocidea, che si inquadra molto bene nel clima convulso dell'estate 415 (condivido la tesi di W. D. Furley, Andokides IV ('Against Alkibiades') : fact or
fiction?, Hermes 1989, pp. 138-56, cui rimando per la bibliografia).
Su un fronte diverso va ricordato l'atteggiamento di Euripide, la cui simpatia

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durare nel IV secolo di un interesse che, essendo a posteriori, si connotava naturalmente come un tentativo di bilancio delle sue azioni :

da un lato l'esistenza stessa e le vicissitudini personali di Alcibiade jr.,


che alimentarono riletture biografiche e politiche della figura del padre
in chiave contrapposta (25), dall'altro il processo e la condanna di
Socrate, che originarono una produzione filosfica attenta ag*i
aspetti etico-politici della vita di A (26).
I risultati pi compiuti di questi tentativi di tracciare un bilancio,
quelli che destinavano pi spazio all'esposizione delle sue scelte politiche, sono a nostra conoscenza almeno 6:

- quella che si pu definire la prima 'biografia' di A. (27), inserita


da Isocrate nell'orazione Sulla biga, delineata in modo vivamente polemico nei confronti degli avversari e sfrontatamente elogiativo del

per A. percorse una netta parabola: ad un'iniziale propensione favorevole, che


culmin nella composizione di un'ode (cfr. infra bibl. a nota 32) fece seguito,
dopo la vicenda di Melo che tanta eco ha lasciato nelle Troiane, un raffreddamento e un irrigidimento, per cui il poeta tragico torn a sperare in A. soltanto
nella misura in cui dalla sua azione Atene si poteva attendere dei reali benefici
(tema del ritorno dell'esule nell'Oreste, nell' Elena, nelle Fenicie).
Dal canto suo Aristofane appare pi possibilista nei confronti di A. : co
glieve e derideva certi tratti del suo comportamento, non diversamente da altri
poeti comici, ma non lo identificava con un potenziale tiranno, come avveniva
nei pamphlets politici, e neppure lo considerava un cittadino noncurante della
patria, come faceva Euripide. E a lui si deve la rappresentazione pi icastica del rapporto fra Atene e A. nella immagine della madre che travaglia
per il figlio e in quella sorta di odi et amo che egli attribuisce alla citt: 'lo desidera, lo odia, vuole averlo' (Ran. 1422-23).
(25) Nel corpus lisiaco vi sono almeno quattro orazioni connesse con tali
cause ed estremamente polemiche nei confronti dei due Alcibiade (frg. XXX
e XXXI; Or. XIV e XV). Sul fronte opposto vi sono due interventi di Isocrate
(Or. XVI e Busiride). La riproposizione della figura di A. e del suo rapporto con
Atene trascendeva la consuetudine processuale del ricorso agli ascendenti prossimi e remoti, nonch il rilievo delle singole accuse mosse al figlio : essa contava
sulla ripresa di spunti pamphlettistici e biografici del V sec. ma, decaduto per
ovvi motivi il mordente delle discussioni sulle vere o presunte aspirazioni di
A. al potere tirannico, puntava su una valutazione del suo attaccamento alla
citt, della positivit o della negativit del suo operato, e trovava collocazione
nella complessa e sofferta trama di rapporti esistente fra gli uomini politici
ateniesi del primo ventennio del IV secolo.
(26) Cfr. supra nota 15.
(27) Cfr. A. Momigliano, The development of Greek Biography, Cambridge
(Mass.) 1971 = trad, it., Torino 1974, p. 51.

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personaggio ma senza significativi punti di contatto con la pergamena (28);

- la 'microbiografia' di A. che Demostene inser nella Contro


Midia (sopr. 143-47; met circa del IV secolo), finalizzata ad una
strumentale dimostrazione che Midia era peggiore di A. e quindi tesa
pi a minimizzare le colpe e la pericolosit di quest'ultimo che non
ad elogiarlo ;

- V excursus dedicato ad A., presumibilmente all'interno del 1. X


dei Philippika di Teopompo, che purtroppo non caratterizzabile al
di l della tendenza, secondo Nepote molto favorevole, ma che, in
base alla nostra conoscenza dei frammenti dello storico, probabilmente prestava pi attenzione della pergamena alla vita privata ed
era soprattutto caratterizzato da uno stile diverso e peculiare;
- la pi antica fra le biografie vere e proprie, quella di Satiro (29)

che possiamo valutare attraverso l'estratto che ne fa Ateneo (XII


534b-535e), presenta quanto ad impostazione un abisso incommensurabile con il frammento dell'Anonimo, sia per la tendenza molto critica nei confronti di A., sia per il materiale raccolto che di tipo sensazionale ;

- la biografia di Cornelio Nepote presenta invece delle affinit


colla pergamena nella dipendenza precipua dalla storiografia alta
(anche se nell'autore latino pi d'uno lo storico usato come fonte)
(30) e in particolare nella maniera di delineare la figura di A., che
risulta monocordemente positiva;

(28) L'unica coincidenza la collocazione delle parodie misteriche nella


casa di Pulizione (Isocr. XVI 4). Di fronte ad essa sta per un compatto elogio
non esente da forzature (come la nomina a strategos autokrator per la Sicilia dopo
il proscioglimento (?) da ogni accusa sacrale, XVI 7), che porta alle estreme
conseguenze Tinterpretazione tucididea e identifica i nemici di A. con gli uomini
che avevano voluto la caduta della democrazia ad Atene.

(29) Scettici sull'esistenza di una biografia ellenistica di A., antecedente di

Nepote e di Plutarco, sono D. A. Russell. Plutarch, 'Alcibiades1 1-16, PCPhilS


1966, p. 37 e nota 5 e J. Getger, Cornelius Nepos and ancient political biography,
(Historia Einz. 47), Wiesbaden 1985. Personalmente condivido e rafforzo le

aperture prospettate da D. Musti, Protagonismo e forma politica nella citt

greca, in II protagonismo nella storiografia classica, D.AR.FI.CL.ET. 108, Genova


1987, p. 26.
(30) Si tratta di Tucidide, Teopompo e Timeo per esplicita dichiarazione
a 11,1 e di Eforo, la cui presenza si inferisce per es. dai parr. 9-10.

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- la metodologia di abbinare una fonte storiografica di base (cio


Tucidide) ad inserzioni di differente provenienza accomuna l'Anonimo e Plutarco ma con esiti profondamente diversi, sia perch
Plutarco arricchisce notevolmente la rosa degli episodi aggiuntivi (anche rispetto a Nepote), sia soprattutto perch il protagonista della
Vita delineato come un uomo poliedrico e inafferrabile, caratterizzato da una valenza ora positiva ora negativa, tutt'altro che innocente, anche se non sempre completamente colpevole.
In conclusione, il frammento non si apparenta a nessuna delle
biografie che ho passato in rassegna. Rispetto ai documenti del IV
secolo manca di vis polemica nella sua presentazione positiva, mentre
rispetto alle biografie vere e proprie appare eccezionalmente asciutto
e avaro: anche il testo che gli pi simile come impostazione - la
Vita di Nepote - risulta tuttavia assai diverso sia sul piano della
narrazione, sia su quello dell'ampiezza e consistenza dei dettagli pi
spiccatamente biografici.

4. Carattere del testo

L'Anonimo punta l'obiettivo su A. e all'interno del periodo primavera-inverno del 415, ricorda sultanto le sue vicissitudini; l'unica
eccezione costituita dalla menzione dell'arresto di Andocide.

La narrazione lineare, sobria, distaccata e scevra da ogni polemica, ma in realt apodittica; si caratterizza per una brevit che
non semplicemente frutto di un riassunto minimale ma che scaturisce da una scelta all'interno del materiale, da una selettivit esasperata. Il vaglio delle notizie ha mostrato che l'unica infondata quella
riguardante i successi diplomatici di A. in Sicilia: troppo poco, mi
sembra, per definire il nostro frammento parte di una 'biografia . . .

senza preoccupazione di esattezza e rigore'. D'altro lato, l'analisi dell'uso complesso che l'Anonimo ha fatto di Tucidide dovrebbe aver
provato che improprio anche parlare di 'intenti di sommaria informazione'.

Del resto non c' nulla di accattivante nel modo in cui scritto

il testo - mi sembra che valga la pena di sottolinearlo - nessuna

complicit con il lettore; anche le inserzioni extratucididee, diversamente da quanto accade per esempio in Plutarco, non modificano il
livello svelto ma serioso della narrazione, non rettificano il tiro, non
introducono concessioni alla curiosit pettegola o allo scandalo.

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La pagina dell'Anonimo insomma un prodotto cos alieno dagli


ingredienti specifici delle lavorazioni biografiche a noi note su A. e
cos simile invece ai risultati di una storiografia - magari poco autonoma ma comunque interessata sostanzialmente ai fatti e alle loro
cause ed effetti - da suscitare la tentazione di revocare in dubbio

l'etichetta di 'biografia di A.' attribuita al frammento pergamenaceo.


Se proprio si dovesse attribuire un titolo al testo che stiamo considerando, sarebbe difficile escogitarne uno pi adeguato del celebre
Ti AXyiiaY]c STcpoc^sv r t 7ra$s.v, che Aristotele utilizza come
esempio di 'particolare', di oggetto specifico della storiografia (Poet. 9,

1451b). Che altro ha fatto l'Anonimo se non estrapolare dagli eventi


del 415 i fatti che coinvolsero direttamente A. e narrarli con esclusiva

attenzione alle sue iniziative e alle conseguenze che egli si trov ad


affrontare? (31).

E la caratterizzazione compiutamente favorevole ad A. che scaturisce dal nostro testo suggerisce, a mio parere, una via diversa per
tentare una collocazione cronologica pi plausibile di quella finora
proposta: individuare cio, nell'evoluzione della fortuna antica di A.,
il momento in cui una presentazione e una lettura del personaggio
come quella della pergamena troverebbero convincente ambientazione
e ragione d'esistere.
L'epoca cui viene attribuita su basi paleografiche la scrittura della
pergamena - la prima parte del V secolo d.C. - coincide con un'epoca
di interesse e di attenzione per il passato, che testimoniata proprio in

Egitto da figure come Olimpiodoro o Sinesio e che rende credibile


anche il recupero di un'opera che fosse antica o rara: il nostro frammento, inoltre, apparteneva ad un'opera copiata con ordine in due
colonne e su materiale pregiato, come se il committente del lavoro,
o lo scrivente medesimo, attribuissero particolare valore al testo e lo
prevedessero destinato ad analisi e chiosatura.
5. Proposta di datazione
5.1

Fra II e 1 secolo a.C. lo scultore Firomaco realizz, forse in collaborazione con il collega Ni cerato, un gruppo marmoreo raffigurante

A. alla guida di una quadriga (Plin. NH XXXIV 80) ; l'artista risulta


(31) Constatazione che postula un intervallo di tempo relativamente breve
fra i due autori?

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attivo a Pergamo e fu autore fra l'altro di un gruppo celebrativo della

vittoria sui Galati (XXXIV 88) (32). L'idea, gi prospettata (33),

che la quadriga fosse un'opera di committenza attalide, intesa a celebrare la vittoria olimpica di A., cio un momento prestigioso nell'ascesa dell'uomo politico greco che aveva trovato la morte, e una
degna sepoltura proprio a Melissa in Frigia, appare molto suggestiva
(34).
Non va dimenticato del resto che alcune citt dell'Asia Minore,
nel V secolo alleate di Atene, cio Efeso, Chio, Lesbo e in una versione
Cizico, avevano rifornito in vario modo A. per il suo soggiorno a
Olimpia e per i festeggiamenti della vittoria (35).

E non va neppure dimenticato che a Samo, dove A. aveva una

(32) Per le questioni connesse con i due artisti nelle citazioni pliniane rimando
a H. Gallet de Santerre (Ed.), Pline V Ancien, Histoire naturelle. L.XXXIV,

Paris 1953 note ad locc, sopr. pp. 211-12, e pi recentemente, a W. D. E.


Coulson, Phyromachus the Athenian, Journ. of the Theory & Crit. of the Visual
Arts 1982, pp. 5-14, H. Mueller, Phyromacos im pergamenischen Nikephorion?,
Chiron 1992, pp. 195-226.

Gli argomenti con cui C. M. Bowra, Euripides' Epinician for Aldbiades,


Historia 1960, p. 72, propone di identificare l'autore della quadriga con un

artista, attivo nella seconda met del V sec. e citato nei rendimenti dell'Eretteo,
e di accostare la realizzazione del gruppo alla commissione dei quadri di Aglaofonte (Plut. Ale. 16 e Athen. XII 534c), nella seducente ipotesi di una superba
celebrazione della propria vittoria fatta dallo stesso A., non mi convincono del
tutto : in particolare perch le testimonianze sul Firomaco del III -II secolo e la

sua, e la loro, connessione con la quadriga non sono facilmente superabili.

Sul valore di Firomaco e sulle caratteristiche della sua scultura cfr. B.

Andreae, ANTIS0ENHS OIAO2OOO2 OTPOMAXOS EIIOIEI, in Eikones. Studien H. Julker, Bern 1980, pp. 40-48 e V. Uhlmann, Wandel einer
Gttergestalt, HASB 1982, pp. 27-37.

(33) Cfr. L. Guerrini s.v. Phyromachos in EAA 1965, p. 143 (ipotesi J.

Marcade', Recueil des signatures des sculpteurs grecs, II, Paris 1957).
(34) Questo aspetto non stato ripreso negli studi pi recenti su Pergamo

come quelli di R. E. Allen, The Attalid Kingdom, Oxford 1983, che peraltro
sottolinea il legame degli Attalidi con la dea Atena (pp. 434-50), e di H. J.

Schalles, Untersuchungen zur Kulturpolitik der pergamenischen Herrscher im


dritten Jahrhundert von Christus, Istambuler Forschungen 36, Tbingen 1985,

che ricorda solo en passant la quadriga di A. (p. 48 n. 38).

(35) Secondo And. De myst. 30 e Plut. Ale. 12, Efeso offr una tenda per-

siana, Chio foraggio e vittime sacrificali, Lesbo vino e cibi; secondo Satiro
(in Athen. XII 534d), invece Chio offr solo il foraggio mentre le vittime furono

date da Cizico.

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statua (Paus. VI 3, 15) (36), almeno una famiglia si faceva un blasone


della (presunta?) discendenza dall'Ateniese; le nostre attestazioni appartengono alla prima et imperiale (37) ma famoso antesignano di
questo atteggiamento fu, proprio nel III secolo a.C, il samio Duride.
Lo storico riconosceva in A. colui che in passato aveva dato importanza alla sua isola, poi tanto decaduta, ma anche il precursore di
personalit come Demetrio di Falero o Demetrio Poliorcte che coniugavano teatralit e attivit politica (38). I risultati dell'attenzione di
Duride per il proprio avo non sono lusinghieri per quest'ultimo, dato
che dai frammenti dello storico a noi pervenuti, accanto a materiale
biografico in parte ostile, emerge per lo pi la predilezione per la variante anomala e astrusa, ma ci non toglie importanza a un fatto:
che nel III secolo in Asia Minore la figura di A. suscitava un positivo
interesse ed era attuale.

Non quindi del tutto improbabile che, accanto all'onore del


gruppo statuario, fosse stata curata in ambienti pergameni la redazione di una scheda biografica , impostata su criteri di organica ten-

denza favorevole, di rifiuto dei particolari scandalistici - forse in


consapevole contrapposizione con la tendenza ' alessandrina' testimoniata da Satiro - e, pu essere, con carattere di ufficialit. Come
riferimento si pu ricordare il nome di Neante, originario proprio di
Cizico, una delle citt che avevano fornito di beni A. ad Olimpia,
un contemporaneo di Attalo I (241-194) (39) che scrisse delle Historiai

(36) II Periegeta si esprime come se Is. statua fosse stata realizzata all'epoca
dell'attivit di A. nell'Egeo, ricordando che gli Ioni avevano fatto il doppio
gioco fra Sparta e Atene onorando prima A, e poi Lisandro: difficilmente per
la statua sar rimasta neWHeraion durante l'egemonia di Sparta dopo il 404;
e del resto ds Atene, nel momento del recuperato prestigio nel IV sec, non
potevano certo partire segnali per la riabilitazione di un personaggio cos discusso in patria (cfr. supra nota 25), e quindi tantomeno per il recupero della
sua effigie. Tale recupero invece - se la statua risaliva effettivamente al V sec.
- sarebbe pi che motivato, per impulso autonomo dei Se.m, nell'epoca in cui
visse Duride.

(37) Cfr. IGRRP IV, 981 + 1705 (et di Caligola) e 1729 (et Flavia) ; i personaggi menzionati sono definiti come discendenti da A. e 'da coloro che rien-

trarono dopo l'esilio', cio da quei Sam che, esiliati nel 336 in seguito all'im-

posizione di una cleruchia ateniese, rientrarono nell'isola intorno al 320.


(38) Cfr. Musti, Protagonismo, art. cit., p. 27.

(39) Cfr. FGrHist n. 84, con relativo commento ai Frammenti, e A. Chaniotis, Historie und Historiker in den griechischen Inschriften, Stuttgart 1988,
p. 297-99.

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che sembra indizio di un interesse biografico caratteristico dell'epoca


e non dissimile da quello che origin in seguito il De viris illustrious.
Non contrasta affatto, anzi trova soddisfacente spiegazione nel
contesto culturale pergameno anche Tunica notizia extralcibiadea del
frammento : la menzione dell'arresto di Andocide, che appare un riferi-

mento facile in un'epoca che coltivava l'interesse per gli autori


della letteratura prima ancora di quello per i personaggi storici.
5.2

La correttezza impone di segnalare che un elemento concreto


permette di situare anche nel II secolo d.O. un interesse non effmero

e soprattutto autorevole per la memoria di A. : Ateneo, subito dopo


aver ricordato (XIII 574d-e) la passione dell'Ateniese per le etere ed
aver precisato che l'ultima di esse, Teodote, ne aveva curato la sepoltura, inserisce un ricordo autoptico :
'abbiamo del resto veduto anche noi la tomba di A. a Melissa nel

fare il viaggio da Synnada e Metropoli: su di essa ogni anno viene


sacrificato un bue, per volont dell'ottimo imperatore Adriano; il
quale fece anche porre sulla tomba una statua di A. in marmo pario'
(574f).

L'iniziativa imperiale di adornare - forse dopo un restauro - la


tomba di A. con una scultura gi di per s significativa di un interesse
e soprattutto di un apprezzamento per il personaggio ; la prescrizione

del sacrificio annuale testimonia inoltre la volont di un omaggio


cospicuo e duraturo. L'espressione odeporica (da Synnada a Metropoli,
via Melissa) messa da Ateneo sulla bocca del deipnosofista richiama la
tappa di un itinerario di viaggio, quale quello compiuto da Adriano
nel corso delle sue visite in Oriente (40).

(40) A. Garzetti, L'impero da Tiberio agli Antonini, Bologna 1960, pp.


406-409, preferisce situare il viaggio di Adriano in Frigia nel 123-24 (ma non

ricorda Melissa); mentre H. Halfmann, Itinera principum, Stuttgart 1986,


pp. 190-93 e 206, attribuisce la sosta a Melissa al secondo viaggio dell'imperatore, nel 129. Per quanto riguarda la mia ricerca del tutto ininfluente precisare oltre la data della visita.

Un interesse p?r le tombe illustri Adriano manifest anche a Mantinea


per quella di Epaminonda e e Troia per quella di Aiace, oltre che in Egitto per

quella di Pompeo, cfr. Halfmann, Itinera, pp. 42-43.

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Un'attribuzione del testo dell'Anonimo al II secolo d.O., nel con-

testo del filellenismo dell'imperatore e pi specificatamente dei gesti


da lui compiuti in Frigia, potrebbe trovare supporto nel fatto che il
verbo opxso[/.ai, usato per definire la profanazione, sembra conoscere
proprio in quel periodo una certa fortuna, attestata dagli autori a noi

pervenuti, quali Arriano, Luciano, Elio Aristide e poi Taziano (41).


Tuttavia, se tale possibilit appare plausibile per quanto riguarda il
contesto storico, essa manca di appigli nel contesto letterario della
tradizione su A.

E ad analoga conclusione si giunge anche considerando il favore con cui A. venne accolto fin dall'inizio nell'ambito dei riferimen-

ti ellenici all'interno della cultura romana (42).

In altri termini, la redazione di una 'scheda' sul personaggio a Pergamo nel corso del III secolo a.C. - quale opera di puntualiz-

zazione, sia nei confronti dei dibattiti pro e contra dei secoli precedenti, sia nei confronti della pi recente presentazione sensazionalistica che, anche sulla scorta di essi, ne veniva data in ambiente ales-

sandrino, risulta un'iniziativa comprensibile e caratterizzata da una


sua funzione ed utilit.

Piuttosto peregrina sarebbe invece l'iniziativa di realizzare un testo

come quello dell'Anonimo dopo le grandi biografie di A., cio non

solo quella di Satiro ma anche e soprattutto quelle di Nepote e di


Plutarco : una replica seriosa a Satiro avrebbe mantenuto la propria
efficacia solo se offerta in contemporaneit o a breve distanza di tempo ;

d'altra parte un documento affine per impostazione alla Vita di Nepote, ma al tempo stesso pi conciso e pi colto non aveva ragion
d'essere a posteriori ma semmai a priori; quanto al rapporto con la
Vita di Plutarco, appare evidente - al di l della diversa tendenza di
fondo - che un'operetta che si pu immaginare monocromatica ri-

(41) Cfr. supra p. 5 e nota 8.


(42) Esiste la tradizione (Plin. NH XXXIV 12 e Plut. Numa 8.20) di un
oracolo delfico che all'epoca della 'guerra sannitica' avrebbe imposto ai Romani
di erigere statue al pi saggio e al pi valoroso fra i Greci : essi scelsero Pit agora e A. Cfr. ancora Prandi, Introduzione alla Vita di Alcibiade. cit. supra nota 3.

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spetto a quella sfaccettata del biografo era desinata, se successiva, a


scapitare enormemente nel confronto (43).
Soltanto un testo di media o bassa divulgazione avrebbe avuto,
dopo Plutarco, un suo pubblico, ma ho appunto espresso in questa
sede le ragioni, in base alle quali ritengo infondato attribuire aiTopera dell'Anonimo tale finalit e tale carattere.

Milano, Universit Cattolica

Luisa Prandi

(43) Gli Editori (cfr. supra note 1 e 4) pensavano ad un rivale di Plutarco,


senza entrare nel merito della sua caratterizzazione: mi risulta per difficile
comprendere quale concorrenza potesse fare l'Anonimo al biografo.

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