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Galleria Schubert

Piersandro Coelli
Domani è un altro giorno,
forse ...
A Lalla Schubert Lilloni
che conosce quale sia il sentimento della pittura

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Organizzazione eventi espositivi Maria Grazia Iannacchino

Assistenza tecnica Valentina Gentile

Patrocinio

Patrocinio Comune di Arluno

Fotografie S. M. Rodinò

Progettazione allestimenti arch. Adalberto Schubert

Coordinamento editoriale Nicole Cavazzuti

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© Galleria Schubert
via fontana 11
20122 Milano MI
tel +39 0254101633
www.schubert.it

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Piersandro Coelli

Domani è un altro giorno,


forse ...

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Un attimo discese e si librò
e durò molto più di un attimo
John Steimbeck

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Indice

7 Daniela Benelli
9 Luigi Losa
11 Valerio Adami: per Piersandro
15 Roberto Roda: Un sessantottista non sessantottino
23 Ettore Ceriani:Piersandro Coelli, Elogio della semplicità
33 Simonetta M. Rodinò: intervista Piersandro Coelli
43 Carlo Castellaneta: Versi erotici per Coelli
45 Opere
67 Rassegna critica
75 Esposizioni

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L'esperienza artistica di Piersandro Coelli ruota attorno a due forze: la prima è quella del suo estro e della sua passione, instancabi-
li, che hanno prodotto decine di personali in Italia e all'estero; la seconda è la costanza delle sue immagini e dei suoi motivi icono-
grafici, che caratterizzano uno stile e parlano un linguaggio suo, molto connotato.
Ma definire uno stile in modo univoco non è sempre facile. Soprattutto quello di Coelli, che ha impatto perché attinge a fonti diver-
se, mischiandole e riposizionandole con fantasia crescente: la grafica pubblicitaria, il fumetto, la foto, il collage, un "brain storming" di
citazioni arstiche, il vintage. Il risultato è un racconto artistico lungo una vita, dominato da donne seduttrici e da situazioni narrative,
che mescolano una certa ironia e uno sguardo ammiccante sulle cose, le persone, gli accadimenti. L'ironia è un'arma. Lo è nella paro-
la scritta e lo è anche nella pittura. Coelli allude, annuisce, compone e smitizza. Questo mi sembrano le sue figure femminili, donne
che giocano con l'essere guardate e che rimandano un gioco di specchi e di illusioni. Una specie di fotografia delle relazioni umane
in generale, costruite su mascheramenti progressivi e concatenati. Guardando le opere di Coelli viene da pensare anche agli anni
Settanta, ad un'epoca in cui l'immagine pittorica era ancora dominante, prima dell'esplosione della televisione e dello strapotere del
cinema hollywoodiano. Un'immagine spesso simile ai fumetti, ma con una sua identità e dignità. Oggi le tecnologie digitali hanno sop-
piantato il disegno e la manualità iconografica, togliendoci un po' di quella poesia del fumetto che non era privilegio solo dei bambi-
ni.

Daniela Benelli
Assessore alla Cultura
Provincia di Milano

“Senza titolo” pagina seguente: dettaglio


2002 “Senza titolo”
cm 25x35 2004
ecoline su carta cm 60x70
ecoline su carta

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Piersandro Coelli è un artista eclettico e ironico. Il suo linguaggio è talmente ricco di sfumature e tutt’altro che scontato, da costrin-
gere il suo interlocutore - noi spettatori – a sintonizzarsi sulla sua lunghezza d’onda. Ma proprio in questo stanno la difficoltà e il
fascino delle opere di Coelli: il codice interpretativo non è immediato, tanto che il messaggio che ne deriva, apparentemente com-
preso, si rinnova ad ogni osservazione.
Non può che essere l’ironia la chiave di lettura delle opere di Coelli, il motore che guida la scelta delle sue composizioni e la sua
arte, che passa attraverso diverse tecniche per comporre una realtà di cui ci dà un’interpretazione smitizzata e disincantata.
L’impressione è che questo gioco di immagini, questa scelta di figure fantasticate, queste opere sognanti e poetiche siano il frutto di
un divertimento lavorativo che Coelli costruisce giorno dopo giorno, con passione e precisione, nel suo atelier milanese.
E lo spazio diventa il luogo dove maggiormente si attualizza l’ironica realtà dell’artista e della sua arte: il piccolo laboratorio creativo è
la fucina della fama internazionale e sconfinata di un autore che ha già esposto in tutto il mondo; lo sfondo infinito e neutrale delle
sue opere è il luogo che ospita le figure ben delineate delle sue donne, tanto sensuali quanto illusorie, di fronte alle quali sicura-
mente mai si resta neutrali.
In questa fumettistica realtà Coelli ci invita ad entrare, quasi fossimo in un sogno parallelo, per cogliere appieno i suoi messaggi, tra-
smessi con un codice personalissimo che l’autore ancora sa utilizzare, andando oltre le apparenze su cui spesso si poggia la nostra
quotidiana realtà.

Luigi Losa
Sindaco di Arluno
“Senza titolo“
2002
cm 25x35
ecoline su carta

10
Per Piersandro
Valerio Adami

11
“Senza titolo “
2001
cm 25x35
ecoline su carta

12
“Senza titolo “
1998
cm 50x50
ecoline su pastale-
gno

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UN S ESSANTOTTISTA
NON S ESSANTOTTINO
R O B E RT O R O D A

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Roberto Roda|UN SESSANTOTTISTA NON SESSANTOTTINO

Senza titolo: dettaglio


2000 cm 70x50
tecnica mista su tavola

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Piersandro Coelli non è un artista facilmente etichettabile. poca alla pittura dozzinale di genere, dalla fotografia editoriale al
Eppure qualcuno, cogliendo i legami linguistici e stilistici che le cinema…) sicché i riferimenti a Tizio, Caio e Sempronio si mol-
sue opere instaurano con gli universi dei cartoon e del fumetto, tiplicano e si stratificano, ovunque sparsi a piene mani.
lo ha sbrigativamente ascritto alla Pop-Art, o meglio alle nutrite Rintracciarli, riconoscerli può per l'osservatore diventare un gioco
schiere dei figli e dei nipotini di Lichtenstein, Ramos. Warhol, coinvolgente, divertente, affatto banale. Per poter pienamente
Wesselmann. Fermandosi ad alcune apparenze più superficiali v'è cogliere i sottintesi, chi guarda deve però entrare nel gioco sug-
anche chi nelle sue pitture ha ipotizzato consequenziali asso- gerito dall'artista, soprattutto comprendere che non si tratta di
nanze con l'italiano Valerio Adami. Ma sarà proprio vero? La cri- mere citazioni, ma per l'appunto di dialoghi. Per "leggere" appro-
tica d'arte contemporanea è un territorio così labile, e spesso così fonditamente Coelli bisogna accettare gli sconfinamenti discipli-
volutamente impreciso, che tutto e il contrario di tutto può alla nari e superare le apparenze.
fine, per ragioni di mercato, trovarvi giustificazione. Di certo Per tentare di spiegare meglio il gioco intellettuale di Coelli devo
Piersandro Coelli è un trickster colto, che nelle sue opere allesti- introdurre alcune considerazioni. Se osserviamo un dipinto del-
sce un reticolo di provocatori dialogismi intertestuali, usando rife- l'artista confinandolo nella dimensione della sola pittura contem-
rimenti che non appartengono solo all'universo dell'arte contem- poranea i rimandi ad Adami possono apparire plausibili, ma se
poranea, ma anche (seppur non esclusivamente) alla comunica- si tiene conto dell'imprinting che gli studi di architettura hanno
zione popolare (dai cartoni animati ai fumetti, dalle stampe d'e- lasciato all'artista nato ad Arona, riesce più chiaro perché molte

Senza titolo Senza titolo Senza titolo


2002 1998 2005
cm 25x35 cm 60x50 cm 50x60 dettaglio
ecoline su carta ecoline su pastalegno ecoline su carta

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Roberto Roda|UN SESSANTOTTISTA NON SESSANTOTTINO

sue realizzazioni presentino una vocazione innegabile all'arredo. fumetti di Cocco Bill e Zorry Kid. Piersandro tappezza le sue pit-
Se si guardano le opere coelliane dal punto di vista differente ture di calzini ben sapendo che proprio un calzino fu il soggetto
dell'arredo e del design, si aprono nuovi imprevisti dialoghi. Adami di una delle prime opere di successo di Roy Lichtenstein (Sock,
magari si eclissa e pare insinuarsi la lezione di Ettore Sottsass 1961). Ma poi questa icona, che sta alle origini della Pop-Art,
jr. e dell'esperienza di Memphis. Quello che Sottsass ha soste- viene moltiplicata (e irrisa) usandola allo stesso identico modo
nuto nei riguardi del disegno industriale (il design è un modo di con cui il disegnatore del "Vittorioso" punteggiava le sue caoti-
discutere la vita. È un modo di discutere la società, la politica, l'e- che tavole fumettate di salami e lische di pesce. Per non dire dei
rotismo, il cibo e persino il design. Infine, è un modo di costrui- cerotti che segnano i personaggi jacovittiani così come le gambe
re, una possibile utopia figurativa o di costruire una metafora delle avvenenti pin-up di Coelli. Sono dialoghi sottili, forse persi-
della vita) si adatta bene all'agire artistico di Piersandro ( si pro- no snob, mai urlati piuttosto bisbigliati, quelli instaurati da Coelli:
vino a sostituire le parole pittura o arte al termine design), a patto affermano le contraddizioni di un artista serio che non vuole
di accettare che la discussione possa contemplare anche una prendersi troppo sul serio.
salutare dose d'ironia, di intelligente sberleffo, di lucida e amabi- Coelli è partecipe, italica punta di diamante, di un movimento arti-
le follia. Se supponiamo che Coelli stia dialogando non solo con stico internazionale a cui non viene dato statuto ma che, non per
il mondo della pittura e del design ma anche con quello dei car- questo, è inesistente: certo non ha manco un nome sicché
toon e del fumetto, si può scoprire che invitati a conversare nel debbo, per ragioni comunicative, inventarmene uno.
salotto dell'artista, non ci stanno solo Adami e il guru Sottsass, Sessantottismo, mi pare adeguato. I suoi aderenti, spesso così
ma anche, bene in vista, Heiz Edelmann, il geniale artista inconsapevoli da non riconoscersi nemmeno fra di loro, non sono
cecoslovacco che firmò la grafica di "Yellow Submarine", rivolu- assolutamente da confondersi con i sessantottini e i post-ses-
zionario capolavoro dell'animazione filmica (1968) e persino santottini che sono, in Italia reduci patetici e un po' obnubilati,
Benito Jacovitti, l'esilarante disegnatore del "Vittorioso" e dei troppo spesso riconvertiti alle politiche del potere. I sessantottisti,

“Meriggio a Bellaria con mareggiata e reggiseno”: dettaglio


2007
cm 40x50
tecnica mista su tela dipinta

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invece, amano gli anni cinquanta-sessanta, non per acritica lenta ma per gli artisti che si lasciano sedurre da laici pensieri
nostalgia ma perché vi riconoscono lo splendore delle loro origi- irreligiosi (certo che, a pensarci bene, la fantasia del Vittorio
ni intellettuali, non necessariamente anagrafiche. I sessantottisti nazionale non ha limiti: che anche lui sia da ascrivere alle file
sono persone colte e curiose e sanno bene che la cultura (degli sessantottiste? Mah!).
altri) è spesso come la marmellata (meno ce n'è più la si spal- I sessantottisti sono fermamente e politicamente scorretti, ma
ma): per questo vedono, come fumo negli occhi, quei politici che, non amano la violenza reale, semmai adorano quella eccessiva,
pur senza aver mai indossato l'uniforme nazista, ogni volta che parodistica e sublimata della pulp-fiction perché sono convinti che
si imbattono nella parola cultura fanno incredibili sforzi di auto- un sorriso impertinente sia, alla fine, l'arma migliore. Agli avver-
controllo per fingersi democratici e non tirar fuori la luger. I ses- sari rivolgono il motto: una risata vi seppellirà. Il Sessantottismo
santottisti non stanno necessariamente a gauche, ma inneggia- ha patriarchi nobili, assolutamente tricksterici: per capire di cosa
no concordi al potere dell'immaginazione e della cultura, consa- stiamo parlando occorre ricordarsi almeno di Curt Stenvert
pevoli che, con l'aria di restaurazione che ha iniziato a soffiare (Vienna 1920-Köln 1992 ) e delle sue irridenti installazioni degli
forte, occorre davvero un grandioso miracolo perchè l'immagina- anni sessanta, dei film di Russ Meyer (Oakland 1922-Hollywood
zione possa andare al potere. E gli eventi miracolosi si sa mica 2004), di certe poesie di Lawrence Ferlinghetti (New York 1919),
capitano tutti i giorni. Per questo stanchi di sorbirsi l'isola dei di Bruno Vidoni (Cento 1930-2001), fotografo e pittore emiliano,
famosi alla tv, i sessantottisti italiani sono magari disposti a fare che nei primi anni settanta costruiva nella pianura padana falsi
scalzi un pellegrinaggio sino a Bologna per assistere alle epifa- reportage sul Vietnam e le rivolte irlandesi per dimostrare che la
nie (teatrali) della Madonna che piange sperma sfidando le ire e fotografia di guerra non la racconta mai giusta e dieci anni più
le messe riparatrici del vescovo felsineo e persino gli sproloqui tardi dava forma, per riflettere sulla credulità di massa, ad un inte-
dell'onnipresente Vittorio degli Sgarbi che dalle pagine del Carlino ro inesistente paese, Santa Bladina in provincia di Forlì (sic!), con
invoca le patrie galere non già per chi truffa, depreda, ruba e vio- tanto di santa patrona e cultualità annessa tipo santini, ex voto,

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Roberto Roda|UN SESSANTOTTISTA NON SESSANTOTTINO

che qualcuno ancora oggi prende per buoni. Una performance pittorico, ma un modo di sentire, una filosofia di vita contro la
artistica protrattasi per diversi anni, con svariati differenti episodi stupidità e l'omologazione, senza rifiutare la modernità. I sessan-
e culminata nella partecipazione poco oltre la metà degli anni tottisti non sono dei goliardi e nemmeno dei nostalgici piuttosto
ottanta ad un mega-convegno nazionale sulla cultura degli enti dei resistenti. La loro lotta è quella di chi (ricordate i Fab Four di
locali in qualità di assessore del Comune di Santa Bladina! Il Yellow Submarine) si ostina ancora a combattere i Biechi Blu, tutti
Palmiro Cangini, immaginario assessore del comune di quegli zombi che vogliono ridurre il mondo ad una grigia mono-
Roncofritto del comico romagnolo Paolo Cevoli avrebbe visto i tonia. Oggi fra i nomi attivi in questo movimento di idee che attra-
natali ben più di un decennio più tardi. versa arte, letteratura, cinema, fumetto ascriverei per parte inter-
Per capire il Sessantottismo occorre rispolverare la lezione di Dino nazionale (ovviamente a loro insaputa) il cartoonist Matt Groenig,
Buzzati (San Pellegrino1906-Milano1972) che nelle premesse a creatore dei Simpson, i registi Robert Rodriguez (sessantottista
Poema a Fumetti (1969) prendeva per i fondelli i suoi più bor- assai più del suo amico Quentin Tarantino), i Thierry e Didier
ghesi e perbenisti lettori ringraziando, fra gli artisti di assodata Poiraud di Atomik Circus, il Jim Jarmush di Coffee and Cigarettes,
fama che l'avevano "altamente" ispirato, anche Irwing Klaw e lo scrittore francese Daniel Pennac e ancora, per rimanere oltral-
Mademoiselle Féline, pornografo statunitense il primo, caraibica e pe, il disegnatore e soggettista David B. e ancora Joann Sfar
prorompente spogliarellista la seconda. Il Sessantottismo non è, quando, insieme al già citato B., racconta a fumetti le storie di
come si può facilmente capire uno stile artistico e men che meno Urani, la città dei brutti sogni. Ma la lista corre il rischio di diven-

“Solitudine ai margini del bosco con ombrello” “Senza titolo” “Senza titolo”
2006 2007 1996
cm 50x60 cm 17x24 cm 50x35
tecnica mista su tela dipinta tecnica mista su carta ecoline su pastalegno

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tare un elenco telefonico se entriamo nella pittura e nell'arte con- pittore) godono di fama assai inferiore ai loro meriti culturali. Si
temporanea: il sudafricano Conrad Botes, l'inglese ma berlinese pensi a Buzzati, idealmente legato alle innovative sperimentazio-
d'adozione Mattew Hale, il tedesco Fabian Weinecke, le bulgare ni dialogiche intertestuali del milieu surrealista parigino che ruo-
Boryana Dragoeva e Alla Georgeva, tutti questi artisti presentano tava intono alle edizioni di Jean Jacques Pauvert, Eric Losfeld e
in molte loro realizzazioni spiccate tensioni sessantottiste. Nel Planète ma etichettato, sbrigativamente, come un emulo della
Sessantottismo italiano ci stanno dentro fino al collo l'iiridente Pop-Art perchè reo di aver dipinto dei quadri-fumetto. Eppure i
pittore e scultore novarese Corrado Bonomi, gli incontenibili arti- primi quadri-fumetto di Buzzati sono del 1957 e dunque antici-
sti torinesi Plinio Martelli e Titti Garelli (separati nella produzione pano quelli di Warhol di tre anni, e di almeno quattro-cinque
artistica ma uniti nella vita), il filosofeggiante pittore friulano (ma quelli di Lichtenstein e Ramos. Sarebbe bastata, e tutt'oggi baste-
svizzero di nascita) Walter Bortolossi, la dirompente scrittrice ligu- rebbe, un poco di umiltà e di ricerca cronologica e interdiscipli-
re Claudia Salvatori, il comico zelighiano Paolo Cevoli… nare, per accorgersi che i modelli dialogici buzzatiani traggono
Piersandro Coelli, pure lui sta qui, in buona, anzi ottima compa- ragione, nella fattispecie, dalla lezione pittorica di Gianfilippo
gnia, col rischio di risultare incompreso, perché la critica italica Usellini, dai fumetti del "Corriere dei piccoli" (che Dino ben cono-
non ama chi trasgredisce le regole delle discipline, chi sconfina sceva lavorando al Corriere della Sera a cui faceva capo anche
di qua e di là, a maggior ragione se questi sconfinamenti sono la nota rivista per ragazzi), dai fumetti e dalle foto bondage del-
intelligenti, pertinenti, dialogici. L'inseguimento comporta troppa l'underground erotico statunitense (Klaw, Willie, Stanton, Jim,
fatica. Uscire dagli schemi richiede troppo impegno, troppo stu- Eneg, ecc.) tutto ripensato e shakerato usando le metodologie di
dio. Questo è l'unico motivo perché personalità geniali e non quel surrealismo ereticale (non bretoniano) che figliò il Realismo
omologabili del Novecento italiano come Alberto Savinio (pittore fantastico, il gruppo Panique, i fotoracconti sperimentali di Ado
e scrittore), Dino Buzzati (scrittore, giornalista, pittore, critico d'ar- Kirou e persino i fumetti di Barbarella. Basterebbe davvero poco
te), Furio Jesi (archelogo, antropologo, germanista, romanziere, per evitare inconsistenti luoghi comuni, quegli stessi in cui rischia

“Marinaretta in paesaggio lacustre forse austriaco”


2007
cm 63x82
tecnica mista su tela dipinta e sughero

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Roberto Roda|UN SESSANTOTTISTA NON SESSANTOTTINO

di rimanere ingiustamente imprigionato Coelli. rale e fors'anche dovrebbe condividerne lo stesso vissuto. Il che
Dicevo di come Coelli ci imponga di travalicare le discipline o naturalmente è impossibile e rende non perseguibile una com-
meglio ci obblighi continuamente a mutare i nostri punti di vista pleta decifrazione degli allestimenti. Il gioco a cui Coelli chiama
iconografici anche perché le sue opere da semplici pitture si sono l'osservatore è dunque un divertente processo investigativo (che
evolute negli anni in oggetti e collage, dove il suo bagaglio cul- presuppone sempre una buona dose di inconoscibilità), non trop-
turale (che comprende la pittura, la letteratura, l'architettura, il po dissimile da ciò che amava praticare anche Dino Buzzati nei
design, il fumetto, il cinema, la fotografia e persino la poesia visi- suoi quadri-racconto. Del resto Coelli non ha mai fatto mistero di
va) viene tutto mescolato, tutto tritato. Piersandro prende foto, avere riservato a Buzzati e alla sua pittura narrativa molte appas-
parole, fumetti, pezzi di suoi disegni e "sbatacchia" tutto insieme, sionate attenzioni e di averla ben digerita. Più l'osservatore saprà
magari incollandolo su vecchi dipinti, incerti e dozzinali, recupera- immedesimarsi con l'artista, più saprà nel tempo accrescere le
ti ai mercatini per due lire, pardon per due euro. L'esito è esila- proprie conoscenze visuali, maggiormente arriverà alla appagan-
rante, pur anche stravagante per via di una casualità che qual- te decifrazione di sempre nuovi riferimenti dialogici. Se ogni qual
che critico ha voluto ricondurre concettualmente, e non del tutto tanto l'osservatore tornerà ad osservare una medesima opera
impropriamente, alle lezioni del dada o alla poesia futurista, ma coelliana, sempre avrà possibilità di scorgervi qualcosa che
che in realtà essendo solo apparente sembra piuttosto racco- magari prima era stato, per impreparazione di parte, impossibile
gliere (opportunamente travisandoli) i suggerimenti di alcuni poeti notare. Rimane implicito che nel frastuono visivo allestito da Coelli
visivi, Michele Perfetti in primis. Del resto fra i poeti visivi Perfetti ascoltare tutte le voci che dialogano accavallandosi è pratica-
è l'unico a cui il Sessantottismo non starebbe poi tanto stretto. mente impossibile, ma alla fine è proprio questo che conferisce
Poiché l'universo culturale coelliano è straordinariamente ampio, fascino indubbio al gioco dell'artista e alle sue divertenti opere.
il fruitore-osservatore per comprendere e inserirsi nei dialoghi
lanciati dall'artista dovrebbe possedere lo stesso bagaglio cultu-

“Senza titolo”
2007
cm 17x24
tecnica mista su carta

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PIERSANDRO C OELLI
Elogio d ella s emplicità
E T TO R E C E R I A N I

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Ettore Ceriani|PIERSANDRO COELLI - ELOGIO DELLA SEMPLICITA’

“Senza titolo”
2006
cm 24x49x16
applicazioni su sughero e piombo

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“Dio ci ha donato la vita, una cosa semplice se non fosse che commerciali.
noi uomini tendiamo a complicarla" così affermava un celebre Del resto, la 'globalizzazione' non ha necessità di approfondi-
scienziato in una sua pubblicazione. mento e di sollecitazione intellettuale. Come lo stesso termine
In effetti, se guardiamo a quanto sta succedendo nel mondo in lascia chiaramente intendere, la sua principale finalità è quella di
questi ultimi decenni, possiamo notare che le cose stanno sem- trasformare il mondo in un'unica regione pianificata. La più vasta
pre più complicandosi, nonostante scienza e tecnologia abbiano possibile, dominata da poche regole, in cui il singolo, specie
dipanato un bel po' di problemi. quando diverge o diventa un ostacolo, va accantonato. La per-
E' indubbio che il mondo stia marciando a forte velocità e non sona non è considerata protagonista, ma utente.
tutti abbiano il passo per seguire i suoi repentini cambiamenti. Esattamente il contrario dei fondamenti su cui si basa l'arte, nella
Peggio ancora se si appartiene ad una nazione povera, dove il quale conta la personalità, intesa quale suprema esperienza
'gap' tecnologico e culturale forma un divario che tende conti- dell'Essere (ovviamente in tutte le sue varianti).
nuamente ad allargarsi. Nel mondo contemporaneo siamo così in presenza di un ridut-
Il cosiddetto 'villaggio globale' ha sicuramente contribuito ad tivismo diffuso. In tutti i campi muta a volte (ma non troppo) la
ampliare gli orizzonti, ma dando prevalenza agli aspetti economi- veste esteriore, mentre i contenuti sono praticamente gli stessi,
ci, finanziari, produttivi. Invece, i confronti fra le diverse culture, poiché vale la legge della massima diffusione e del più vasto uti-
che rappresentano le radici di ciascun popolo, sono stati sinora lizzo.
estemporanei, casuali e, quando avvengono, superficiali. Una tendenza che, pur nel dovuto rispetto a chi opera intelligen-
Va da sé che la cultura, invece di essere fenomeno di reciproca temente nei diversi settori, definiremmo 'pubblicitaria' in quanto
conoscenza ed approfondimento, sia spesso messa ai margini, gioca molto non sulla sensibilità dei singoli, ma sulle preferenze
diventando - nelle occasioni in cui viene proposta - momento di medie dei più.
mera curiosità, oppure prodotto che soggiace alle leggi Del resto, sono la stessa fragilità della società contemporanea e

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Ettore Ceriani|PIERSANDRO COELLI - ELOGIO DELLA SEMPLICITA’

la fretta che la contraddistingue ad incanalare le nostre esigen- un'epoca, come l'attuale, in cui la fretta sotto le stelle è molta.
ze, materiali e psichiche, su false piste. Chi riflette ama analizzare, confrontarsi, risalire al significato pro-
Se un individuo non ha il tempo per riflettere, è costretto a fondo dell'Essere. Proprio per questo la semplicità non può esse-
demandare tale facoltà ad altri, che fanno per lui pure le scelte, re confusa con il semplicismo. Quando la sintesi nasce dalla
ovviamente sulla base della loro discrezionalità, votata al principio semplicità è sentimento, quando nasce dal semplicismo è bana-
economico del massimo utile con il minimo sforzo. lità.
In arte, la situazione risulta ulteriormente peggiorata dal fatto che Il poeta belga Jacques Brel soleva dire che "artista è colui che
a tendenze e movimenti aperti a tensioni universali sono andati invecchia senza diventare adulto". Non a caso, tanti grandi artisti
sostituendosi linguaggi personali portati a misurarsi non sulla (Picasso fra i primi) hanno sentito l'esigenza di guardare all'uni-
base di valori fondanti e motivanti, ma sul clamore, sulla rottura, verso dei bambini, quasi a voler purificare la loro arte dalla pre-
sull'escamotage. tenziosità dei tempi e dalle incrostazioni della retorica.
Oggi nelle mostre maggiormente propagandate conta l'evento in
se stesso più del contenuto. Non c'è quindi da meravigliarsi se Ho riscoperto il valore della semplicità una domenica mattina,
ai valori da sempre legati al 'fare arte' si sono sostituiti strata- andando a far visita a Piersandro Coelli nel suo studio di Milano.
gemmi fortemente indirizzati verso la massima possibilità di pub- Ho avuto così modo di rendermi conto, proprio dalle sue opere
blicizzazione. iniziali, che è un requisito fondamentale del suo approccio all'ar-
Uno dei valori dimenticati è la semplicità, quella semplicità che te, un bisogno connaturato di risalire alle radici dell'emozione.
risulta necessaria per dare via libera alle emozioni più sincere, per Piersandro mi ha mostrato alcuni piccoli lavori che avevano come
raggiungere la poesia, per far sì che l'opera d'arte sia veramente soggetto gruppetti di case. Composizioni lineari, apparentemente
mezzo di comunicazione. (ma solo apparentemente) elementari, però sublimate da colori
La semplicità è diventata qualità rara al mondo, specialmente in chiari e luminosi, più immaginari che reali. Impostata sulla tradi-

“Senza titolo”
2004
cm 60x70
ecoline su carta

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zionale struttura centrata, portata a chiudere lo spazio in avanti Uno spazio elastico, pronto a flettersi o ad ampliarsi a seconda
come a voler inglobare l'osservatore permeandolo di sollecitazio- delle necessità, ma che prescinde dalle regole dell'oggettività, pur
ni primarie, in modo da permettere alla stringatezza strutturale del mantenendone le forme. Uno spazio in cui può esserci indiffe-
dipinto di accompagnare la scansione intima. rentemente tutto e niente, nel quale si assiste ad una distribu-
Le sue immagini intendono però penetrare nel corpo degli even- zione uniforme dei centri d'interesse visivo. In questo spazio le
ti umani e non arrivare ad un loro rigoroso trascendimento. Non forme fluttuano, libere da rapporti chiaroscurali e da schemi pre-
c'è quindi la ricerca di una estrema purezza della forma, ma piut- costituiti, come un'immensa riserva di rivelazioni, amalgamando -
tosto il maturare un fatto visivo per arrivare all'essenza, come al di fuori di qualsiasi ordine cronologico - memoria e realtà entro
percezione di articolazioni temporali, nell'intento di riportare alla un unico insieme emblematico.
luce una loro primigenia forza intrinseca. In realtà, quella di Coelli è la dimensione della vita entro cui si
Questa forza intrinseca rimarrà caratterizzante pure nelle succes- saldano passato e presente, un palcoscenico capiente che rac-
sive definizioni d'esiti e permetterà, anche nelle composizioni più coglie vissuto, incontri, sospiri, intuizioni momentanee ed espe-
assiepate, di mantenere un ordine vitale. rienze destinate a durare.
Sembra infatti che l'artista voglia preservare l'originale percezione Non a caso ho parlato di palcoscenico perché, per certi versi, il
di ogni elemento dell'immagine da possibili travisamenti. suo armonico dispiegamento sul supporto assomiglia all'opera
lirica, dove i personaggi, invece di parlare, cantano fra loro, e can-
Un passaggio significativo della sua pittura, attraverso i vari cicli tano anche quando riflettono per conto proprio, spesso inspiega-
che contrassegnano lo sviluppo della sua identità stilistica, avvie- bilmente non sentiti da chi gli sta accanto. All'opera, le emozioni,
ne quando lo spazio, sino a quel momento naturalistico, si tra- gli affetti e persino i fatti si sentono prima che se ne capiscano
sforma in dimensione virtuale, non più legata ai condizionamenti le parole che li esprimono.
fisici del supporto ma alle molteplici speculazioni mentali. Ecco, nei lavori di Piersandro c'è una realtà che esce dai tempi

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Ettore Ceriani|PIERSANDRO COELLI - ELOGIO DELLA SEMPLICITA’

e dai modi del quotidiano, che raccoglie nello stesso ambito legato ad un quadro esposto nel 1956 durante una mostra rac-
accadimenti e pensieri, impulsi e riflessioni, in quanto la realtà colta sotto il titolo " Questo è futuro" alla Whitechapel Art Gallery
'personale' non è il frutto di un particolare momento, ma un con- di Londra.
tinuo sommarsi di acquisizioni, dove ogni oggetto, ogni cosa, ogni Ma il modo con cui l'ambiente artistico americano l'ha pronta-
figura non è mai a se stante, ma nasce da un determinato entro- mente adottata, facendola sua, ci fa pensare che avesse piena-
terra, ha una sua precisa identità, è in rapporto mutabile con le mente maturato i prodromi per accogliere tale apporto artistico.
altre. Come un mosaico, in cui ogni tessera ha una sua funzio- In seguito la 'Pop Art' è diventata un contenitore in cui è stato
ne, un proprio posto, pur essendo incastonata fra le altre. messo un po' di tutto e proprio per questo ha finito per perde-
Ecco perché, nelle sue immagini, pur essendoci uno stretto rap- re le sue caratteristiche principali, sino a degenerare.
porto di sintonia (non solo pittorica) fra gli elementi riportati sulla Per quanto lo spazio di Coelli sia virtuale, non è mai asettico, né
superficie, ciascuno di loro ha uno spazio netto e compiuto, che ritagliato attorno ad un soggetto centrale destinato a proporsi
corrisponde rigorosamente alla misura del riporto in carta colora- emblematicamente allo sguardo dell'osservatore. Spesso, quando
to, quasi a volersi staccare dalla materia indeterminata, a voler ad esempio diventa cielo 'stellato', si tramuta in una proiezione a
ribadire una propria storia. Da quante vicende è formata la vita! forte impatto emotivo, addirittura intensamente poetica, ed assor-
be gli elementi che formano la composizione, li ingloba. Il lin-
Inizialmente siamo stati in molti a sbagliare, adottando per le guaggio di Piersandro, non scade mai al livello di sub-cultura, in
opere di Coelli il termine 'Pop Art' . Forse per la fretta che tutta ciò aiutato da una fine ironia che gli permette di volare alto. Anzi,
la critica ha di catalogare entro registri di vasta popolarità. Prima proprio per il modo con cui è enunciato, lascia sottendere un
di tutto perché la 'Pop Art' è un fenomeno che si identifica con entroterra sostanzialmente umanistico e di vaste connessioni let-
un contesto tipicamente americano. Sappiamo che il primo terarie.
esempio di pittura 'Pop' appartiene a Richard Hamilton ed è Così, questi elementi fluttuanti destinati a solidificarsi nella

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memoria, anche quando appartengono alle funzioni della quoti- l'uomo, dentro il quale questi valori vengono dipanati.
dianità sembrano essere animati da una propria autonomia Altra icona che ricorre spesso nella pittura di Coelli è quella lega-
distintiva, che nasce dal contatto con la persona. E' la stessa ta ad una nota confezione di cioccolatini. Dapprima potrebbe
relatività della condizione umana a sublimarne il ruolo. Un ogget- sembrare una larvata denuncia della strumentalizzazione, anche
to usato da una persona cara, per quanto comune, non sarà mai sentimentale, che la pubblicità effettua subdolamente a livello di
una cosa qualsiasi, ma un oggetto particolare e ad offrire la inconscio popolare.
misura del suo valore non sarà la sua funzione, ma il suo signi- Larvata perché l'artista non è abituato a declamare, ma suggeri-
ficato. sce, usa i toni ed i modi pacati di una discussione serena, dove
La tecnica usata da Piersandro, che ritaglia tali oggetti o figure o non vale il primo impatto, ma le svariate circostanze che lo
loro particolari, li colora e poi li imprime sul fondo, ci sembra un determinano.
tentativo di nobilitare questi elementi, uno per uno, nell'ambito del Non è denuncia, ma semmai il tentativo di recuperare l'icona da
contesto pittorico che li accoglie. un ambito riduttivo che non è suo, per arrivare a ripristinare, nella
E quando, più avanti, apre un nuovo ciclo, caratterizzato dagli rigorosa interpretazione del bianco e nero, le sue prerogative ori-
ambienti, dalle sovrastrutture e dagli orpelli che distinguono le ginali, innestandole in una trama pittorica che ne valorizzi pie-
funzioni e le tipologie dei vari lavori, al di là dell'assiepamento che namente le sue potenzialità espressive.
tende a evidenziare il caos della nostra epoca, anche in tali icone Non a caso, Piersandro la riporta così com'è, senza effettuare
è ben presente il registro del vissuto. alcun ritocco, attribuendole la valenza di un antico reperto final-
L'esempio che intravedo dietro tali composizioni è quello di una mente tornato alla luce.
formazione corale in cui ogni voce ha una sua tonalità particola- Ecco un ulteriore esempio di semplicità poetica, intesa come
re, una sua funzione, un suo valore, pur facendo parte di un naturale capacità di arrivare all'essenza delle cose.
insieme che segue un unico spartito. Lo spartito naturalmente è

“Senza titolo”
2003
cm 25x35
Ecoline su carta

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Ettore Ceriani|PIERSANDRO COELLI - ELOGIO DELLA SEMPLICITA’

La figura femminile è un altro elemento ricorrente nell'arte di tele di intonazione popolare dove i paesaggi tendono a declina-
Coelli. E' una donna ricondotta a simbolo, lontana da qualsiasi zioni fiabesche. In questi panorami improbabili, nei quali l'ingenui-
tentativo di raffigurazioni fisionomiche. Intera o frammentata in tà della rappresentazione arriva spesso all'assurdo, inserisce com-
particolari, spesso rappresentata da un indumento o da un binazioni di figure e di oggetti, tentando una difficile mediazione
aggeggio che introduce alla femminilità, da una morbida curvatu- estetica, ma nel contempo cercando mediazioni forti che, proprio
ra di linea o da una stesura di colore tenero, non ha mai un signi- a causa delle loro incongruenze temporali e strutturali, portano
ficato univoco. alla riflessione.
In realtà, la donna è la dimensione più evidente della vita, con Una riflessione che richiede una interpretazione 'intuitiva', chia-
tutti i suoi limiti, ma anche con tutte le sue eterne illusioni. Spesso mando l'osservatore ad immettere la personale visione della vita,
rappresenta quella parte dell'uomo che lo stesso non conosce, il la sua esperienza intellettuale, la mentalità del suo tempo, gon-
mistero dell'esistenza; altre volte è la concretezza cui ci dobbia- fiandole o sgonfiandole a suo arbitrio.
mo adattare, altre ancora è la possibilità di sognare e di andare La presenza di un fondale che costringe a ritornare a ritroso nel
oltre le contingenze della quotidianità. Insomma, la donna è la vita tempo, ad un'epoca antecedente, smorza la fretta dei nostri gior-
nella sua globalità, comprendente anche quella parte che spesso ni e costringe a ripensamenti.
trascuriamo. In un piccolo e divertente catalogo, 'Storia dell'Arte-Volume 3°', per
Proprio per tale molteplicità di significati assunti di volta in volta, una mostra alla Galleria Schubert (2001), Coelli parla delle sue
l'elemento femminile è la linea di continuità che attraversa i vari 'sculture'. Se pensiamo alla scultura in senso classico, la defini-
cicli affrontati dall'artista, in qualsiasi modo e con qualsiasi parti- zione ci sembra un po' rischiosa. E' però anche vero che tutto
colare venga rappresentata. nella sua arte non rispetta steccati e convenzioni. Ma è poi così
importante che un'opera d'arte si chiami scultura, quadro o instal-
Ogni tanto Piersandro frequenta qualche mercatino ed acquista lazione?

“Senza titolo”
2004
cm 60x70
ecoline su carta

30
Nei quadri, alcuni elementi compositivi sono spesso inseriti ai tre tempi, il passato, il presente e il futuro, bensi' tre presenti: il
confini della superficie dipinta, quasi volessero uscire, andare oltre presente del passato, il presente del presente, il presente del
i limiti coercitivi della rappresentazione, mossi da una forza miste- futuro'.
riosa che li fa vivere. Quando un paio di gambe femminili pen- Ecco perché le 'sculture' di Coelli mi ricordano tali altarini, in con-
zolano dall'alto sorge immediata l'idea che oltre vi sia il resto del tinuo divenire nel corso degli anni, dove coesistono i tre tempi di
corpo, in un prolungamento ideale che però non si vede. Si può un continuo presente ed un unico attore: l'uomo.
solo prefigurare, dando spazio alla immaginazione.
Ciò è dovuto al dinamismo intrinseco dei suoi lavori, più menta- Da molti anni Piersandro Coelli sta compiendo un articolato e sin-
le che fisico, che coinvolge l'osservatore in un processo specula- golare viaggio nel mondo dell'arte, osservando, riflettendo, tra-
tivo. scrivendo con segni e colori il suo multiforme vissuto. Che la
Negli anni del secondo dopoguerra, periodo nel quale Coelli attin- dimensione sia temporale o immaginaria, il viaggio è in ogni caso
ge parecchio, in molte case venivano allestiti degli 'altarini popo- un muoversi verso un altrove, che talvolta significa la trasforma-
lari', diversissimi fra loro per composizione e gusto. Tali altarini che zione del viaggiatore in un altro, perché il cambiamento è prima
di solito venivano posati su un mobile, raccoglievano foto, statui- di tutto modificazione mentale di ciò che si è o si crede di esse-
ne, oggetti, immaginette, cartoline, ecc. Insomma, un po' di tutto, re.
assemblato senza distinzioni di tempo e per questo considerati Diceva Khalil Gibran: 'Sono un viaggiatore e un navigatore, e ogni
come una memoria di famiglia, sempre aperta a nuove aggiun- giorno scopro qualche nuova regione dentro la mia anima'.
te.
Senza arrivare a sostenere che il 'futuro non esiste'', la relazione
con il passato è implicita nella vita e nella concezione del tempo.
Sant'Agostino diceva che 'Non esistono, propriamente parlando,

31
“Senza titolo”
2007
cm 20x30
tecnica mista su carta

32
MERCI, M ONSIEUR D EGAS
Parole che SIMONETTA M. RODINO' domanda a PIERSANDRO COELLI

33
Simonetta M. Rodinò|MERCI,MONSIEUR DEGAS

34
Significati, simbologie, astrazioni, introspezioni, analisi: cosa biano. Ma il metodo è rimasto il medesimo. Un po’ come quel-
significa dipingere per te? lo del bambino con le matite colorate.

A dire la verità ci si siede sopra lo sgabello. Davanti al tavolo. Io I bambini, col loro modo ingenuo, a volte riescono a stupirci,
dipingo in orizzontale. E si inizia a disegnare. E tutto è semplice. mescolando sui loro fogli fantasia, colore e pura innocenza.
O almeno così lo era all’inizio. Perché: “dipingere non è molto
difficile quando non ci sai fare. Ma quando si incomincia a saper- Li ho visti i bambini, accompagnati dalla maestra, nei musei e
ci fare, allora le cose cambiano”. specialmente in Francia. Davanti ai quadroni. Se ne stanno sedu-
Ma questa è una frase di Degas, che pare fosse una malalin- ti per terra. Mangiano il panino, fanno le briciole e copiano. In
gua. realtà fanno pasticci. Ma bellissimi pasticci. Molto migliori di certe
pomponeggianti Madonne strabiche. Che allattano improbabili
Quali allora i cambiamenti dal tuo inizio ad oggi? bambolotti macrocefali con il nome di Gesù Bambino. Il tutto
sotto gli occhi caramellosi di un San Sebastiano sorridente a
E, di fatto, tanti anni fa la matita, o la fusaggine, il carboncino o causa delle trentasette frecce che lo trafiggono. Spesso, in basso
il pastello andavano da soli. Mi preoccupavo essenzialmente di a destra, vi è un setter bastardo probabilmente incrociato, a giu-
usare la matita giusta, morbida o dura, 5B o HB, per il tratteg- dicare dalla coda, con un maialino d’India.
gio giusto. E di disegnare i contorni delle cose. Poi quei contor-
ni li coloravo. Con l’ecoline, i pastelli a cera, l’acrilico; quasi mai Che cosa pensi delle collezioni dei Musei?
con l’olio. Ed era tutto qui.
Oggi, forse, disegno i contorni dei pensieri. E non so più bene la Bisognerebbe selezionare meglio i quadri esposti nei musei. E
differenza tra una mina 5B ed una HB. Ecco dove le cose cam- magari, anziché appendere chilometri di Mattia Preti o di Carlo

“Senza titolo” “Senza titolo”


2001 2000
cm 60x50 cm 50x50
tecnica mista su tavola tecnica mista su tavola

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Simonetta M. Rodinò|MERCI,MONSIEUR DEGAS

Maratti o, che so, Francesco Solimena, incollare alle pareti i cose più difficili. Ma i rapporti tra le cose, quelli non li si posso-
foglietti colorati di Martina, di Nicole e di Simonetta: allieve della no eliminare. E si incomincia a costruirsi un proprio schema, una
terza B. E la pensava così anche un certo Huysmans se già a propria geometria che a volte rischiano di diventare una gabbia.
fine ‘800, in “Á rebours”, scriveva di quelle azimate famiglie pari- Si inventano le proprie regole. Che non sono quelle dei 112
gine che la domenica, in una noia estatica, sfilavano davanti a manuali intitolati: “Come dipingere in 14 facili lezioni”. Manuali
certe atrocità esposte al Louvre. responsabili dell’esistenza di 627.893 pittori che davanti ad un
Insomma, datemi meno musei, ma datemeli migliori. Datemi più Fontana o ad un Capogrossi possono dire con orgoglioso
bambini e meno scuola. disprezzo: “Sono capace di farlo anch’io”.

Ma la formazione è non solo necessaria ma anche fondamen- Molti artisti si sono conformati ad una regolamentazione seve-
tale: altrimenti si verificherebbe non solo il trionfo dell’improv- ra e rigorosa, penso al Kandinsky di “Punto, linea e superficie”
visazione, ma anche quello del kitch. E già ne vediamo parec- o ai ‘Programmes’ di Vasarely. Tu quali regole segui?
chio in giro.
Ma, per me, non si può chiedere a chi dipinge davvero quali
Certo: bisogna imparare, ma la cosa difficile è dimenticare. Così, siano le sue regole. Semplicemente: le sa. E spesso le sbaglia.
quando non ci si sa fare, si impara a disegnare una casa, un Quando questo accade nascono i quadri migliori. In una parola
fiore, un’automobile (che è più difficile). Il fatto è che, dopo, non voglio dire che bisogna essere capaci di sgrammaticare. Purchè
importano più la casa, il fiore o l’automobile (che resta difficile). si conosca la grammatica. Poi, mi vengono dubbi che anche que-
Ma il loro volume, i loro rapporti. Ed è lì che le cose incomincia- sto sia esatto, ma lasciamo stare.
no ad essere impegnative per davvero. L’automobile la si può Per esempio, io ho fatti quelli che pomposamente si possono
anche eliminare perché nessuno ordina di fare a tutti i costi le chiamare “cicli”. Una serie di “Madonnine”, “Rifacimenti di quadri

“Senza titolo”
1996
cm 60x70
ecoline su pastalegno

36
dell’otto e novecento”, “Titoli di libri”, una che si può chiamare “On freddo, e può essere perché il primo colore che stendo è sem-
the road” ed altre serie che ora non mi vengono in mente. Più pre quello che mi capita in mano a caso, lo debbo armonizzare
o meno è sempre andata così.. con uno caldo; un tono chiaro con uno scuro. Non è difficile, ma
incomincia a divenirlo, inizia ad essere pittura. Poi, quando se ne
Hai già in mente come verrà un quadro, o il processo creati- è completamente padroni, si inizia a limare, a raffinare, direi a
vo matura parallelamente alla componente tecnica? gigioneggiare. E’ l’idea che se ne è andata e rimane solo la tec-
nica. E allora bisogna smettere. O almeno io credo che sia così.
I primi quadri di quello che possiamo chiamare, tanto per darsi Perché si rischia di fare l’accademia di se stessi. O comunque non
delle arie, “periodo” nascono da un’idea. E chissà come viene ci si diverte più. E qui preferisco non pensare a quanti “mostri
quell’idea? E camminano veloci. Perché si ha fretta di tramutare sacri” dell’arte hanno rifatto se stessi. Sì, certo: c’è il mercato, il
in immagini quel pensiero nato magari in metropolitana o men- successo, l’immagine, i soldi. Ci sono troppe cose intorno all’ar-
tre si fa colazione o si è fermi ad un semaforo. Poi è come sedi- te. Che dovrebbe essere sola. Non voglio essere io a pontificare.
mentato. Ed allora si cura maggiormente sia il quadro che l’idea. Scherzosamente potevano farlo Baj e Guttuso. Parlando di
Li si affinano. Si è più attenti. Se metto una cosa in basso a Morandi. Più o meno dicevano: “che noia, una vita passata a
destra deve essere bilanciata da un’altra al centro. Che a sua dipingere bottiglie”. Nel caso specifico penso proprio sbagliasse-
volta deve concatenarsi con una in alto. E poi se c’è un colore ro perché, per tutta una vita, Morandi ha fatte bottiglie che non

“Senza titolo” “Senza titolo” “Senza titolo”


2005 2006 2006
cm 31x35x20 cm 32x34x3 cm 54x56
applicazione su sughero e piombo applicazione su sughero e piombo acrilico su legno sagomato

37
Simonetta M. Rodinò|MERCI,MONSIEUR DEGAS

erano niente male anche se forse, ma questa è un’altra storia, è sempre dei giovani Werther. E non si può starsene lì a medi-
avrei preferito che qualcuna contenesse un sano Lambrusco della tare sul significato della vita e sul destino dopo la morte. Come
sua terra. E penso anche che si divertisse a dipingerle. in un tumultuoso quadro di Friedrich dove il viandante aspetta e
Comunque, quando si capisce che si rischia di essere la copia di aspetta. Anche perché a furia di aspettare i pittori invecchiano.
se stessi, è meglio passare ad un’altra idea. Perché la copia di Almeno in età. Non dovrebbero nello spirito. E poi non credo più
se stessi vuol dire cercare di fare un quadro più bello. E penso di tanto al così detto artista che se ne sta lì, a cercarla tra le
non ci sia nulla di peggio, per un pittore, che voler fare un qua- nuvole. L’ispirazione. Bisogna, Leopardi mi perdoni, andare a
dro bello. Riuscirà magari ad ingannare il pubblico. Ma mentirà a vedere cosa c’è oltre la siepe. Altrimenti si rischia di non dipin-
se stesso. gere. Un pittore così farebbe meglio ad andare al cinema. E se
Ecco perché bisogna passare ad un’altra idea. Non foss’altro per non vi sono buoni film potrebbe, meglio ancora, andare a donne.
il gusto di ricominciare. Chissà che lì, al cinema dico, non gli venga un’idea. L’importante
però è non tirare fuori un taccuino per appuntarsela. A parte il
Ma da dove nasce l’idea? ridicolo anacronismo della cosa, che fa tanto acquerellista
dell’Ottocento, deve rimanere da sola nella mente. Se se ne va,
Già, ma l’idea, questa come viene? Come viene l’ispirazione? Che vuol dire che non era buona.
è un bellissimo concetto. Forse un po’ troppo romantico. Non si

“Senza titolo” “Senza titolo” “Senza titolo”


1996 1995 1995
cm 40x50 cm 45x45 cm 40x45
ecoline su pasta legno ecoline su pasta legno ecoline su pasta legno

38
Il tuo dunque è quello che oggi si definisce work in progress. ne, di tempo. Ecco perché nello studio raramente tengo la radio
accesa e, quando lo è, cambio stazione all’apparire della nevrosi
No, è un lavorare continuo e non m’importa se non faccio pro- di notizie criminalpolitiche per sintonizzarmi solamente sulla musi-
gressi. Il work in progress lasciamolo ai pubblicitari o ai bancari, ca classica a bassissimo volume (Satie mi perdonerà se perdo
ai pittori lasciamo la fantasia che non ha programmi di progres- qualche vibrazione delle sue Gymnopedies). Ecco perché tengo
so. Si lavora e basta. Ognuno col suo metodo. Io per esempio l’orologio su una sedia nell’altra stanza e procedo lentamente, con
non faccio mai bozzetti. Sarebbero crogiuoli di appunti, di idee. pignoleria forse eccessiva.
Ed a che cosa mi servirebbero quando poi, dipingendo il quadro,
mi metterei ad inseguire altri sogni? Perché le immagini nuove Nulla nei tuoi lavori è affidato al caso: nessuna sbavatura, nien-
spesso vengono lavorando. Da un segno tracciato. Che può te trucchi per coprire il minimo errore. Tutto sempre ‘pulito’ e
essere il contorno di una bottiglia. Però è venuto male. E fa pen- perfetto.
sare, che so, ad un salame. Ed allora si dipingerà una trattoria.
Ma non è importante sia una trattoria od una bottiglia. Ciò che E questa è la mia gabbia. Li invidio quei pittori che sbagliano. Io,
importa è che sia una costruzione. Questo almeno per me. Che invece, correggo spesso con la gomma. Ricordo una di quelle
i quadri li costruisco. domande saccentemente giornalistiche fatte a Giovanni Arpino:
Ricordo che, per una mostra all’estero, la gallerista voleva appen- “Cosa ci vuole per essere uno scrittore?” La risposta fu: “Il cesti-
dere accanto alla porta una sorta di manifesto. Mi ha dato un no della carta straccia”. Insomma, se mi domandano cosa serve
rotolo di carta alto più di due metri, una manciata di pennarelli, ad un pittore, io potrei rispondere: la gomma. Perché sto atten-
un’ora di tempo e mi ha detto: “Fai ciò che vuoi”. Credo di aver to alle distanze, ai rapporti. E questa forse è una colpa.
disegnata la cosa peggiore tra tutte quelle che ho fatte. Perché Molti anni fa un gallerista, che poi ha accettati i miei quadri, mi
la pittura ha bisogno di silenzio e di solitudine, di concentrazio- ha detto: “Sbaglia di più”. Ho fatto esattamente l’opposto. Una

“Senza titolo”
1997
cm 70x100
ecoline su pasta legno

39
Simonetta M. Rodinò|MERCI,MONSIEUR DEGAS

parte determinante in ciò la hanno avuta le piccole sculture che strada di una qualunque città. C’è spazio persino per gli alberi e
ho costruite con piombo, fili di ferro, fotografie e colori. E quelli per un cane che fa pipì. Per un lampione e per una puttana. Per
che chiamo altorilievi: fatti con sughero, un po’ di metallo, ritagli il rumore e per il silenzio. E per una coppia di vigili. Per due auto
di foto e fumetti. O le sagome di legno che ho pazientemente, che si scontrano, una saracinesca che si abbassa ed il menù di
troppo pazientemente, intagliate. un ristorante. Ci sono ombelichi scoperti e culi bassi e manager
che passano con la loro valigetta che contiene pratiche e panini
Un’attenzione quasi paranoica verso il concetto di equilibrio. imbottiti e la ‘Gazzetta della Sport’. C’è spazio persino per un pit-
tore. Che enumerando tutte queste cose non ha fatto altro che
In questi lavori più che mai dovevo stare attento alle misure, agli dipingere un quadro scritto. Perché, almeno per me, un quadro
spessori, ai punti di vista. Posso sbagliare, ma penso che la tri- non è che affacciarsi alla finestra.
dimensionalità abbia influenzato il mio successivo modo di dipin-
gere. Lo ha, per così dire, baroccheggiato. Portandomi al proble- Il mondo che raffiguri nelle opere è il nostro quotidiano, con
ma del mettere e del togliere. difetti e debolezze. Non tutti però comprendono, davanti a un
Ed alla fine è tutto lì. Nel cosa mettere o nel cosa togliere. tuo quadro, di non essere spettatori, ma attori delle tue scene
Probabilmente Mondrian e Pollock ragionavano nello stesso ironiche strappati alla propria realtà.
modo. L’uno tendeva verso il nulla, l’altro verso il tutto. In entram-
bi i casi l’importante è sapersi fermare. Non importa quali siano Per questo cerco di rubare la realtà. Per questo faccio furti di foto-
le tecniche, la concezione, la tematica od il pensiero. Io ritengo grafie che incollo. Per questo vado per mercatini e compro per
semplicemente che in un quadro od in una scultura, oggi anche due soldi dignitosissime ‘croste’. E poi le stravolgo con quelli che
in un video o a maggior ragione in una installazione, ci possa oggi sono ridicolmente, ma in modo trendy (si dice così?), chia-
stare ogni cosa. E’ un po’ come l’immagine di una qualunque mati interventi. E poi le parole dei fumetti e brandelli di disegni

“Senza titolo”
2004
cm 70x100
ecoline su carta

40
fatti da me. In una parola: sto a guardare, rubo qualcosa ed il che il quadro è finito, il pittore se le è gia dimenticate. Forse. O
quadro è già fatto. Per farlo realmente, poi, ci vogliono sei o sette forse fa finta che sia così. Perché la pittura è finzione. O è real-
ore. E un bel po’ di concentrazione e magari anche molta fatica. tà? Meglio smettere se no arriviamo a Platone. E non ho mai
Ma tutto questo è tanto bello. Forse solo per me (o comunque capito se sia la natura ad imitare l’arte o il contrario. E allora chiu-
per ogni pittore) perché questo è il mio mondo, sono le mie idee. do il libro della filosofia perché credo che chi dipinge debba solo
Ed un quadro è fatto con le idee. Ma a chi le dipinge non biso- dire che si mette lì, per tanti e tanti giorni della propria vita, insie-
gna chiedere quali siano. me agli strumenti del suo lavoro. Le matite, i pennelli, la colla, i
pennarelli, i colori. Poi tra quegli strumenti ci metterei anche un
E’ vero che Kandinsky apprezzava le persone che guardano i poco di fantasia, di intelligenza e non voglio sdilinquirmi con paro-
quadri in silenzio, ma non pensi che una tua chiarificazione le come poesia o cuore. E con questi suoi mezzi fa delle cose.
aiuterebbe a comprendere di più il tuo spirito, o almeno avvi- E tutto questo “non è molto difficile quando non ci sai fare. Ma
cinare chi lo guarda al modo di leggere un quadro come lo quando si incomincia a saperci fare, allora le cose cambiano”.
fai tu?
Sarà vero, signor Degas? Ma, senza risposta, lo lascio nel suo
Ma è più che legittimo che chi guarda un quadro se ne faccia studio con i suoi sogni, i suoi colori, cartoncini e pezzetti di
una propria idea, giusta o sbagliata che sia, purchè non ascolti i foto sparsi ovunque, le sue mani da operaio intellettuale e le
fiumi di parole che la vanagloria del così detto artista rischia di sue opere, appese fino al soffitto, che ci fanno viaggiare in un
rovesciargli addosso. Se cercassi di dare una risposta potrei dive- mondo onirico la cui dimensione della realtà è pura fantasia e
nire un filosofo da terza liceo classico formatosi su un Bignami disincanto.
mal digerito. O peggio un parolaio di imbecillità patinata da
canale televisivo o da rivista glamour. E poi quelle idee, una volta

“Senza titolo”
2006
cm 39x52x21
applicazione su sughero e piombo

41
42
Versi erotici per Coelli
Basta vederlo, Piersandro Coelli, come
si attarda nei particolari, e come indugia a sondare negli anfratti
il grado di umidore, come esplori l’intera cavità, corteggi
nastri e bindelli, richiami in vita peduncoli e pistilli
che subito si dispongono nell’universo pittorico del loro
creatore ad assumere le forme più gradite e i colori più
eccitanti, dunque l’anatomia segreta che le donne gelosamente
custodiscono ma che sono felici di rivelare fingendo una sapiente
noncuranza, appena l’attimo di schiudere una plica, di lasciare
una fessura che tutto il suo aroma venga esaltato, e quindi
la carica di rugiada che contiene, e diviene la perla luccicante
distillata nell’acme del desiderio.

Carlo Castellaneta

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“Senza titolo” “Senza titolo” dettaglio
2007 cm 20x30 200 cm 50x60
tecnica mista su carta tecnica mista su tavola

43
OPERE

45
46
“Meriggio a Bellaria con mareggiata e reggiseno”
2007 cm 40x50
tecnica mista su tela dipinta

47
“Maternità sul fiume tra le belle lavanderine”
2007 cm 50x70
tecnica mista su tela dipinta

48
“Promontorio prealpino all’ora della toilette”
2007 cm 60x120 tecnica mista su tela dipinta

49
“Il primo cavaliere”
2006 cm 60x80
tecnica mista su tela dipinta

50
“Riflessi sul lago con vele, amanti e forse parrucchiera”
2006 cm 40x50 tecnica mista su tela dipinta

51
“Guado di fiume asiatico con mutanda in altalena”
2007 cm 50x70 tecnica mista su tela dipinta

52
“Senza titolo”
2007 cm 20x30
tecnica mista su carta

53
“Senza titolo”
2007 cm 20x30
tecnica mista su carta

54
“Senza titolo”
2007 cm 20x30
tecnica mista su carta

55
“Senza titolo”
2007 cm 20x30
tecnica mista su carta

56
“Senza titolo”
2007 cm 20x30
tecnica mista su carta

57
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

58
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

59
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

60
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

61
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

62
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

63
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

64
“Senza titolo”
2007 cm 17x24
tecnica mista su carta

65
66
Rassegna critica

67
RASSEGNA CRITICA

68
Le immagini di Coelli sono composte come un puzzle di Nei cieli di Coelli dimora il silenzio dei media, sono
colori: frammenti bidimensionali contornati da righe nere, realizzati a video spento. Qui si scoprono fragili sago-
affastellati con un ritmo da discomusic. me di uomini e donne forse mai nati, ma evocati a
Francesca Bonazzoli intermittenza.
Jaqueline Ceresoli
I cieli di Coelli sono dei veri e propri palchi su cui
si recita la commedia della vita quotidiana. Coelli spinge avanti verso l’o rizzonte cose e pensieri
apparentemente in bilico ma al contrario ben ancorati al
Roberto Borghi tavolo del di-segno/di-s-sdegno, ma soprattutto ai segni
del quotidiano di cui riorganizza il caos.
Si ha la sensazione che Coelli sia proprio riuscito a cat- Gigiotto Del Vecchio
turare in extremis sulla tela qualche flash di ricordi acco-
stati secondo la fantasia del loro proprietario. E’ lo scor- Coelli è un irriverente pittore serio le cui opere invadono
rimento del sogno che non tiene conto delle regole della lo spazio sia con totale noncuranza nei confronti di con-
logica ma solo della logica prodotta dall’immaginario. fini e tele, sia con ironia e voglia di giocare con i non-
Luciano Caprile sense.
Silvia Dell’Orso

“Senza titolo” “Senza titolo” dettaglio


2000 2005
cm 50x60 cm 40x40
tecnica mista su tavola tecnica mista su tavola

69
RASSEGNA CRITICA

Le contraddizioni di Coelli continuano fra ordine e dis- Le opere di Piersandro Coelli sono qui non tanto per dirci
ordine, fra l’impulso a narrare e l’a ttenzione alle emozio- una teoria dell’a rte, ma per utilizzare le forme dell’a rte
ni. Se la contraddizione fosse una colpa, in lui sarebbe moderna per una nuova finalità: quella impegnata a
felix culpa. mostrare la propria sensibilità, il personale piacere di tro-
Gian Luigi Falabrino varsi soggettivamente e creativamente nell’o pera.
Loredana Parmesani
Coelli se la deve vedere solo con se stesso quando
perde, e ci fa perdere, la testa per le sue fantastiche fem- Per Coelli la pittura è sogno, memoria anche di cose che
mine discinte disegnate alla maniera di un fumetto: pupe non ha visto né conosciuto, solitudine con se stesso, e la
da sballo, senza chiaro scuro, soltanto un contorno netto possibilità di parlare il suo linguaggio, usando un alfabe-
(e crudele). to che è fatto di forme e colori.
Melisa Garzonio Fernanda Pivano

Coelli lascia in sospensione le immagini, gli avvenimenti Nelle opere di Coelli si produce un effetto straniante tra
e con un programmatico azzeramento delle situazioni porta in immagini inventate e immagini vere, tra finzione fantasti-
risalto soprattutto il momento elegantemente pittorico. ca e realtà, ma tutto all’interno dell’universo della rappre-
Paolo Levi sentazione virtuale, in un iconico gioco di rispecchiamen-

“Senza titolo”
2006
cm 35x34x3
applicazioni su sughero e piombo

70
ti linguistici. Quella di Coelli è una pittura in bilico tra figurazione e
Francesco Poli astrazione, dove la realtà del quotidiano viene trasfigura-
ta da immagini deformate che evocano i ritmi del vivere
Nel suo lavoro ritrovo la mia generazione: tutta una tribù urbano tra ironia, denuncia e visione poetica.
(tribalizzazione contro la globalizzazione) più un surreali- Paolo Rizzi
smo ritagliato quasi metafisico visto dalla parte dell’o ggi.
Concetto Pozzati Assemblando personaggi, tipi e oggetti d’o gni genere
Coelli produce quadri, sculture e altorilievi dove si respi-
Coelli non chiede niente a chi lo guarda, neanche di ra un’a ria un po’ Pop, Dada e anche da operetta.
essere capito, soltanto di essere rispettosi delle sue Fabrizio Rovesti
inquietudini inquietanti.
Carlo Rizzi
Le scene di Coelli sono familiari, fanno parte del quotidiano, tutte
risolte con un moto di spirito attento, sensibile e contempora-

“Senza titolo” “Senza titolo” “Senza titolo”


2007 2003 2007
Øcm 19 cm 30x30 Øcm 19
tecnica mistasu sughero tecnica mista su tavola tecnica mista su sughero

71
RASSEGNA CRITICA

neamente indagatore, ma senza ansie o patemi d’animo perché più dell’immediata percezione di una foto patinata, di uno
così è la gente comune, quella di tutti i giorni. spot dal montaggio serrato e dalla colonna sonora assor-
Michela Sala
dante.
Maurizio Scudiero
Una storia in ogni opera, un continuo articolarsi di un unico rac-
conto. Tra il fumetto e il surreale Coelli ci suggerisce un’interpre-
Nell’à-plat a tutto campo del colore a valenza simbolica
tazione della vita stessa. Una filosofia leggera ma mai troppo
Coelli introduce qualche frammento iconico, e il racconto
spensierata.
si dispiega. A tratti amaro, spesso ironico, talvolta ludico:
Andrea Schubert
sempre affascinante ed elegante.
Pier Luigi Senna
Coelli ci vuole condurre per mano attraverso un mondo
che, pur apparentemente irreale, può comunicare molto di
Sono invenzioni appassionate, tutte da godere nella

“Senza titolo”
“Senza titolo” “Senza titolo”
2005
2005 2005
cm 50x50
cm 50x60 cm 70x100
ecoline su carta
ecolinesu carta ecolinesu carta

72
loro pittura agile e disinibita, tutte da scoprire che
Coelli ci regala a piene mani per parlarci della
vita e del sogno.
Giorgio Seveso

Caro Coelli, sono andato a vedere i vostri quadri,


sono molto belli e mi piacciono anche i colori di
alcuni. I vostri quadri sembrano dei sogni un po’
realistici e anche un po’ fantastici. Invece quelli
arrotondati sono sempre belli ma non particolar-
mente come gli altri.
Daniele Frizzorin
(allievo di terza media)

Piersandro Coelli e Martina

73
74
Personali

1995
Galleria Nuovo Aleph – Milano
Galleria Spazio Libero – Milano
Galleria TeArt – Torino
Galleria Il Torchio di Porta Romana – Milano

1996
Galleria Microbrera – Milano
Galleria Bianca Pilat – Milano
Galleria Priuli agli Scalzi – Venezia
Galleria Schubert – Milano
Galleria James West – Londra (UK)
Galleria Il Prato dei Miracoli – Pisa
Galleria Salone Colombo – Portovaltravaglia
1997
Galleria Veratti – Varese
Galleria Canonica Arte Incontro – Milano
Galleria Studio Jelmoni – Piacenza
Galleria Bianca Pilat Contemporary Art – Chicago (USA)
Galleria Studio Laboratorio di Anna Virando –Torino
2002
Galleria Aquifante – Busto Arsizio
Galleria Azzardo – Milano
Galleria Immagini Spazio Arte - Cremona
1998
Galleria La Roggia – Pordenone
Galleria Artistudio – Milano
Galleria L’Idioma – Ascoli Piceno
Galleria Feltrinelli – Milano
Palazzo dell’Antica Pretura – Castell’Arquato
Galleria San Carlo – Milano
Galleria Ghelfi – Montecatini Terme
Galleria Brezia – Cosenza

2003
1999
Galleria Schubert – Milano
Galleria Fonderia delle Arti – Malnate
Galleria Bianca M. Rizzi – Milano
Galleria Satura – Genova
Galleria Ghelfi – Verona
Galleria Bocca – Milano
Galleria Il Collezionista – Roma
Palazzo Comunale - Carona

2004
2000
Villa Pomini – Castellanza
Galleria Studio Laboratorio di Anna Virando - Torino
Galleria L’Incontro - Santa Margherita
Galleria Arianna Sartori Arte – Mantova
Galleria Schubert – Milano
Galleria Fluxia – Chiavari
Ex Chiesa di San Pietro in Atrio – Como
Galleria Alphacentauri - Parma
Galleria Centro Arte - Pisa
Galleria Milarte - Milano
2001
Galleria Artistudio – Milano

75
2005
Galleria Aunkan – Barcellona (Spagna)
Galleria Studio Laboratorio di Anna Virando –Torino
Galleria Artetadino6 – Milano
Galleria Istinto – Milano

2006
Galleria Schubert – Milano
Galleria Spia d’Italia – Lonato
Galleria BorgoArte – Borgosesia
Galleria Tridentum - Trento

2007
D’Art Gallery – Seoul (North Korea)
Galleria Milarte – Milano
Galleria Porta Rose – Garessio
Castello Sabaudo – Casotto
Palazzo Comunale – Canzo

2008 Principali collettive e manifestazioni


Galleria d’Arte Moderna – Cento
Galleria Arianna Sartori Arte – Mantova 1995
Galleria Schubert - Milano
Galleria Il Cannocchiale – Milano
Spazio Civico Museale Francesco Tonali - Arluno
Galleria De Bellis – San Francisco (USA)
Galleria La Crocetta – Gallarate
Galleria Bianca Pilat – Milano

1996
Galleria Contemporanea – Bari
Galleria San Carlo – Milano
Miart – Milano
Comune di Tropea
Asta Finarte – Milano
Fiera Arte – Padova
Comune di Cancelli
Lineart – Gent (Belgio)

1997
Columbus Center – Toronto (Canada)
Chapelle du Bon Pasteur – Montreal (Canada)

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Galleria San Carlo – Milano
Asta Sotheby’s – Roma
Arte Fiera – Bologna
Miart – Milano
Galleria Derbylius – Milano
Fiera Arte – Padova

1998
Galleria Bianca Pilat – Milano
Galleria Arte Giappone – Milano
Comune di Maranello
Galleria Satura – Genova
2002
Asta Rotary Club – Milano
Galleria Yuikaji – Kioto (Giappone)
Galleria Circus – Kube
1999 Galleria Attico – Tokio
Galleria Il Tempo Ritrovato – Milano Galleria Mibu - Kioto
Galleria Aquifante – Busto Arsizio Galleria 446 – Osaka
Galleria San Carlo – Milano Galleria Artestudio – Milano
Asta Archè – Milano Galleria Centro dell’Incisione – Milano
Galleria Canonica Arte Incontro – Milano Spazio Camelot – Gallarate
La Permanente - Milano
Palazzo Aldobrandini – Frascati
Galleria Ghelfi – Montecatini Terme

2000
2003
Sharjah Art Museum – Sharjah (Arabia) Galleria Schubert – Milano
Galleria San Carlo – Milano Galleria Franco Cancelliere – Messina
Galleria Artestudio – Milano Galleria Studio Laboratorio di Anna Virando – Torino
Società Umanitaria – Milano Galleria Comunale Arte Contemporanea – Piombino
Galleria Schubert – Milano Galleria L’Incontro – Santa Margherita Ligure
Miart – Milano Museo Civico - Asti
Asta Christie’s – Milano Fiera del Levante – Bari
Salone del Libro – Hermillon (Francia)

2001
2004
Galleria Franco Cancelliere - Messina
Palazzo del Broletto – Como
Galleria Arte Giappone – Milano Galleria Artestudio – Milano
Galleria Schubert – Milano Galleria Schubert – Milano
Galleria Artestudio – Milano Fasco Group – Lugano (Svizzera)
Art-Wave – Rimini Foro Italico – Roma
Asta Lion’s - Legnano

77
2005
Galleria Arte Radici – Milano
Galleria Studio Vivo – Cremona
Galleria Aquifante – Busto Arsizio
Fiera Civitas – Padova
Galleria Studio Laboratorio di Anna Virando - Torino
Galleria Artetadino6 – Milano

2006
Galleria ArtKultur – Monaco di Baviera (Germania)
Palazzo Tè – Mantova
Casa di Pavese – S. Stefano Belbo
Ambasciata egiziana – Roma
Galleria Ada Zunino – Milano
Galleria Arte à – Ferrara
Galleria Il Dado – Torino
Galleria Dimensione Arte – Nocera

2007
Galleria Schubert – Milano
Palazzo della Regione – Trento
Arianna Sartori Arte – Mantova
Galleria Pont-Aven – Suzzara
Galleria D.A. Nuova Visione – Gallarate
Palazzo Comunale - Nocera
Galleria Artestudio - Milano

78
Non si sa dove si va,
ma ci si va
Luciano Bianciardi

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