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Galleria

Schubert

giugno 2015

In copertina: Saverio Palatella

Sotto: Samurai, Michele Lazzaro

La traduttrice di fotografia
di Davide Faccioli

Nel libro La Traduttrice di Rabih Alameddine edito da Bompiani nel


2013, la protagonista ama citare noti scrittori da lei tradotti, fornendo
al lettore una sua versione per ogni loro libro significativo. Direi che per
gli amanti di letteratura quello di Alameddine un romanzo del tutto
particolare, una vera chicca, fino allultima citazione... E che autori!
Tra quelli letti, citati o tradotti la lista infinita: Benjamin, Yourcenar,
Spinoza, Kant, Pessoa, Calvino, Moravia, Roth, Yeats, Nabokov, Conrad,
Marquez, Saramago, solo per citarne alcuni. Al contrario la traduttrice
commenta in maniera critica altrettanti scrittori mai letti o mai tradotti
come Camus, Faulkner, Hemingway, Beckett, Kundera... e in questo atteggiamento la protagonista dimostra una certa genialit. Pur negando
la propria vicinanza a quellautore, comunque ne traccia un identikit letterario, visivo, svelando le pieghe oscure di quella sua scelta. Come un
fotografo che pur non volendo scattare una certa inquadratura decide di
fissarne comunque limmagine sul negativo per poi tagliarlo o distruggerlo: ci annuncia di voler escludere quella foto dalla propria scelta finale.
Il lavoro fotografico di Giulia Efisi si innesta in un contesto conoscitivo
analogo a quello della traduttrice di Alameddine. La Efisi, una persona dal trascorso accademico/scolastico, un po annoiata dalla routine
quotidiana, viene rapita dalla fotoarte e inizia un intelligente percorso
conoscitivo. Da un lato legge di fotografia (storia, biografie, critica, recensioni, etc) e dallaltro intraprende una inconscia registrazione di immagini che incontra a mostre, cataloghi e internet. Istintivamente fa una
selezione ed esclude quelle a lei non affini, creando un processo che
sinonimo di libert e di certezza delle proprie scelte. In maniera irreversibile, la sua voracit pellicolare crea di per s un personalissimo
archivio interiore di immagini. Questi segni bidimensionali non giacciono freddi e inermi nellinconscio della Efisi... al contrario! A contatto con la propria superficie sensibile e magicamente esaltata dalla sua
libera curiosit, queste fotografie riprendono vita e vigore sotto nuova
forma, il tutto attraverso la sua sorprendente umanit relazionale.
La purezza di questa foto-trasformazione quotidiana travalica ogni tipologia stilistica e ricorda la manipolazione senza confine di genere di

Andy Warhol. Nel lavoro della Efisi infatti risorge e si evidenzia il segno
fotografico di alcuni grandi maestri dellobiettivo, il tutto senza malizia
e senza alcuna furberia stilistica. I suoi paesaggi notturni per esempio si
compiono e funzionano senza voler celare le immagini notturne di Ghirri, Barbieri o Crewdson. La sua primordiale voglia di libert si mostra (pur
con un certo pudore) nei conturbanti nudi in bianco e nero alla Francesca Woodman. Qui Giulia Efisi entra in un gioco performativo e rimane
il dubbio se il selfie viene condiviso o se realmente frutto di un raptus
di solitudine. In Hole, Advertorial opera magazine e in Piano stenditore
le sue fotografie vogliono gridare che appartengono allultimo Giacomelli. Appare chiaro che lui lartista che pi ama e che ahim non ha mai
potuto conoscere di persona; il che sarebbe stato per la Efisi un ulteriore salto dentro la poetica della fotoarte sia per lo straordinario immaginario surreale che per lumana quotidianit di Mario Giacomelli...
In ultimo, anche nei tanti ritratti inclusi nelle serie Backstage, Adv Campaign DP69 e Portraits, si riconoscono quegli autori che ha guardato e
inconsciamente registrato come suoi: Cindy Sherman, Richard Avedon, Tony Thorimbert, Philip Lorca di Corcia, Albert Watson e tanti altri. Come per la protagonista de La Traduttrice, la Efisi dimostra quindi
con che passione, con che curiosit e con che mole di informazioni, si
prodigata a essere essa stessa autrice. Da un lato la scelta dei suoi
fotografi pi amati, dallaltro tutti quelli che sono ancora esclusi. Ma per
quanto? Non giacciono anchessi nel suo profondo archivio emozionale?
O forse vi da pensare che proprio in quelle scelte cos nette e precise si
nasconda la sua volont di escludere tutti gli altri? Personalmente credo
che anche i non-compresi (meglio dire in-compresi?) si celino tra le profonde trame dellimmaginario efisiano. In fondo posseggono anchessi
quellaura che fa s che possano emergere da un momento allaltro.

La Pina

La Pina

Olivia e Anita

Sasha Grey e Mattia Venni Uberti

Emmanuelle Moreau

Tom Rebl

Campagna Adv dp69

Campagna Adv dp69

Emiliano Pepe

Rachid Dhibou

Jimmy Jean-Louis

Carlo Monni

Mostrare lassenza, negare la


presenza
di Emanuela Costantini

Tra le possibilit concesse dalla fotografia ce ne sono alcune che mettono


in crisi lattitudine pi comune e immediata quella documentaria dello
scrivere con la luce. Mostrare lassenza, negare la presenza sono tra queste.
Meccanismi binari centrali nella ricerca artistica di Giulia Efisi, in cui trovano
posto situazioni assai eterogenee, spesso binarie anchesse. Storie vissute
in prima persona o evocate da racconti e ricordi altrui, espressioni cercate e
teatrali alternate ad altre pi intime, fuggevoli. Ma pur sempre tracce di una
vita che pulsa, mai costruita o prevedibile, in continua trasformazione.
Nulla dato nelle sue immagini. In quelle asciutte e abbaglianti realizzate
in chiave alta, come nelle altre in cui domina il nero pi denso, assoluto.
In questa alternanza Giulia rifugge la retorica del dover essere. Dei lineamenti fissi, dei volti plausibili, direbbe Eugenio Montale. Il rimando allaltro,
allesterno, continuo e necessario, anche se mai del tutto risolto. Il percorso seguito dallautrice segna una traiettoria senza soluzione di continuit:
lei stessa il punto di partenza e di arrivo, e poi di una nuova partenza. Un
viaggio senza sosta nello spazio e nel tempo in cui procede ora con delicata e
gioiosa ingenuit, ora con lucida e malinconica consapevolezza. Nonostante
la circolarit della sua riflessione, la mta non certo lautocelebrazione.
Forse il suo vero scopo cercare se stessa, con il timore di trovarsi troppo
presto e di esaurire cos la spinta al viaggio, ci che pi di ogni cosa la affascina.
Il patto tra Giulia e il suo mezzo di trasporto la fotografia resta dunque
un affare privato di cui dato conoscere solo poche, precarie rivelazioni. Nei
progetti che porta avanti parallelamente ai Ritratti, una delle sue aspirazioni
trovare un accordo, seppure instabile, con la realt, con gli oggetti, con chi
e con ci che stato o che ha potuto solo sfiorare. E per farlo ha bisogno
di creare ordine intorno a s. Di eliminare ogni sovrastruttura, etichetta,
certezza, di cui piena la prosa quotidiana. Un lavoro a togliere, dunque,
che le permetta di recuperare lessenza pi vera della realt. Sia che si tratti
di oggetti e di luoghi, sia di persone, sensazioni e ricordi. Per questo la fotografia di Giulia epidermica, essenziale. Nuda, e per questo, talvolta, vulnerabile.

Di ci che si offre al suo sguardo trattiene solo ci che reputa vicino al proprio sentire. E non importa quanto siano nobili quei frammenti, quelle forme
inaspettate regalate da punti di ripresa spesso audaci, i profili scomposti o
quasi annullati che annegano ora nella canicola, ora nel buio pi profondo.
Anche nei Ritratti Giulia rincorre la fugacit, il momento in cui il soggetto abbassa le difese, si toglie la maschera e riprende fiato. Lei ama tutto ci che
residuale, anarchico, e per questo autentico. Non cede alle facili lusinghe
delle convenzioni e dei ruoli sociali. E ci permette alle persone da lei ritratte
famose o comuni di riappropriarsi della loro umanit.
Lartista filtra ogni istante con la propria sensibilit, pensando solo al qui e
ora. Riscrive i contorni dei soggetti, li decontestualizza, riduce le loro sembianze ai minimi termini. Sottrae forma per aggiungere sostanza, in un gioco
a perdere che la rende vincente perch scevra dal timore reverenziale verso
ogni stereotipo. Quello compiuto da Giulia , dunque, un atto liberatorio,
per s e per i soggetti che sceglie di ritrarre. In questo suo fare non esistono
mezze misure. Non c spazio per la retorica del documento, del dove, del
come. E, soprattutto, del perch. Fotografa quando ne sente il bisogno.
Per Giulia fare una fotografia come premere un interruttore e far fluire
energia: emotiva, creativa, riflessiva, espressiva. precipitare nellabisso pi
cupo per poi spiccare il volo, verso la luce.

Giulia Efisi (1971) ha compiuto gli studi di Filosofia presso lUniversit di Firenze. Le sue opere sono state esposte in numerose gallerie italiane e pubblicate su prestigiose riviste darte.

I miei figli

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