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Al COMUNE DI VENEZIA

Ca’ Farsetti – San Marco, 4136


30124 Venezia
all’att.ne del Sindaco di Venezia c/o
Assessorato Urbanistica Mestre

MEMORIA DI INTEGRAZIONE all’OSSERVAZIONE ALLA DELIBERA DEL


CONSIGLIO COMUNALE N. 131 DEL 3.11.2009 SU:
CONTRODEDUZIONI ALLA PROPOSTA DI MODIFICA ALLA VARIANTE
PARZIALE ALLA VPRG PER LA TERRAFERMA PER IL “QUADRANTE DI
TESSERA” di cui alla Delibera della Giunta Regionale n. 2893 del 29.09.2009

Con riferimento alle Osservazioni protocollate in data 04.01.2010 a firma di Davide SCANO e
Carlo GIACOMINI con prot. n. PG/2010/0000860 ed a firma dell’associazione ITALIA NOSTRA
e Cristiano GASPARETTO con prot. n. PG/2010/0000449, i sottoscritti cittadini/associazioni - alla
luce di ulteriori approfondimenti sulla documentazione disponibile e sulla legislazione in materia –
ravvisando rilevanti anomalie procedurali ed evidenti profili di illegittimità e di probabile illiceità,
inviano le seguenti ulteriori Osservazioni quali integrazioni alle precedenti.

1. Le osservazioni di Save S.p.A. & Marco Polo S.r.l. sono pervenute ben 4 anni dopo l'adozione
della Variante. Non sono espresse né dimostrate le ragioni tecniche, amministrative e
giuridiche , che non siano frutto di accordi extra istituzionali ed extraprocedurali con i
soggetti interessati, per le quali la Regione non si è espressa (con parere favorevole, contrario,
con prescrizioni o proposte di modifica ) nei tempi e con le modalità previsti dalla Legge
regionale (art. 48 della L.R. n. 11/2004) e comunque secondo l'ordine cronologico delle
Varianti ai PRG pervenute in Regione entro la scadenza del 28.02.2005 (scadenza prevista
dalla L.R. 11/2004 per le Varianti ai PRG , approvabili prima dei PAT, ai sensi dell'art. 50
della L.R. 61/85). Mentre sono state approvate dalla Regione altre Varianti al PRG , anche di
Venezia, adottate contemporaneamente o dopo di questa. Tale inadempienza, tanto più alla
luce della successiva compravendita dei terreni interessati, potrebbe essere oggetto di
contestazione /denuncia nei confronti della Regione (Direzione Urbanistica), ma anche del
Comune di Venezia che - a fronte di tale inadempienza - non ha mai provveduto ai sensi della
stessa Legge Regionale o, quanto meno, a inviare solleciti e/o diffide a tutela del proprio
interesse a vedere approvata la Variante adottata che, proprio in ragione del fatto che era stata
approvata con le procedure derogatorie di cui sopra, doveva avere una chiara necessità ,

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urgenza ed interesse pubblico (in caso contrario avrebbe dovuto/potuto aspettare
l'approvazione del PAT).

2. I responsabili della Regione Veneto (quindi il presidente Galan e/o il suo Assessore) hanno
ritardato l'approvazione della Variante, dando tempo e modo alla società privata SAVE S.p.A.
di acquistare, a prezzo agricolo, enormi terreni a destinazione ancora agricola, limitrofi a
quelli interessati dalla Variante in itinere. Si è avviata in seguito l’approvazione della
Variante, subito dopo che le due società private (SAVE S.p.A. e Casinò-Marco Polo S.r.l.) ,
una volta raggiunto l’accordo, hanno presentato direttamente alla Regione (aggirando quindi il
Consiglio Comunale che si era già espresso sulle controdeduzioni alle osservazioni pervenute)
una Osservazione "tardiva" che in realtà si configura a tutti gli effetti come una Variante del
tutto diversa rispetto a quella adottata dal Comune, cioè un'altra Variante al PRG. Ne è
dimostrazione che sia la Giunta Comunale, con il suo “atto di indirizzo”, sia la stessa Regione
Veneto definiscono la proposta dei privati come “revisione della Variante adottata”,
terminologia che non esiste e non ha alcun significato tecnico-giuridico nella legislazione
urbanistica.

3. Tale Osservazione di fatto configura una cosa ben diversa da quella prevista dalla legge e
dalla giurisprudenza (consolidata ed unanime) ovvero " contributi dei cittadini alla miglior
definizione del Piano adottato nell'esclusivo interesse pubblico " che non danno luogo a
peculiari aspettative di carattere privatistico (da ultimo: Cons. Stato, sez. IV, 7 luglio 2008, n.
3358), dal momento che le stesse Osservazioni non hanno in ogni caso finalità di "rimedio
giuridico" per tutelare interessi privati relativi ad aree interessate dal Piano adottato (o sue
Varianti), né, tanto meno, di introdurre modifiche al PRG su aree diverse da quelle interessate
dalla Variante adottata. Il tentativo della Direzione Urbanistica e del Comitato Tecnico
regionale di darvi una giustificazione di pubblico interesse appare indebito e chiaramente
forzato e strumentale , dato che non è compito della Regione operare un raffronto tra una
Variante adottata dal Comune (Consiglio Comunale) - ben definita nei suoi scopi e nel suo
ambito territoriale - ed una Variante del tutto diversa proposta dai privati (sotto forma di
Osservazione). Infatti le Osservazioni non possono inerire ad aree che non siano interessate
dalla Variante parziale al PRG adottata (infatti, la legge n. 11/2004 consentiva - nelle more di
approvazione del primo PAT - l'approvazione di Varianti parziali entro i limiti dati dall' art.
50 della L.R. 61/1985, la "vecchia" legge regionale). E’ chiarissimo nello stesso articolo 50,
oltre che nella giurisprudenza consolidata, oltre che nella logica comune, che le Osservazioni
su cui si può esprimere la Regione, oltre che il Comune, sono solo quelle inerenti alla
Variante adottata, relative in primo luogo all'ambito territoriale interessato e al suo
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dimensionamento.

4. La Regione, anziché cestinare le Osservazioni pervenute fuori termini e senza il parere del
Consiglio Comunale (in realtà, la proposta di una nuova , diversa, Variante parziale al PRG)
dichiarandole non esaminabili e pertinenti rispetto ai contenuti e ai limiti (anche d'ambito
territoriale, oltre che dimensionali) della Variante Parziale adottata, restituisce la Variante al
Comune approvandola con "proposta di modifica", di fatto recependo le richieste dei privati
(le due società) che poco o nulla hanno a che fare con l'interesse pubblico e con gli scopi
prefissi dal Comune con la Variante adottata (se ciò fosse possibile, i proprietari delle aree
dell'intero territorio comunale potrebbero sempre cogliere l'occasione di una Variante parziale
per proporre , con un'osservazione, ulteriori varianti parziali? E la Regione potrebbe
accoglierle? E così via di seguito. Avendo ovviamente “coperture” regionali e comunali. A
meno che per le due società immobiliari private non vi sia una particolare legislazione che
confessiamo di ignorare).

5. C’è qualche precedente, per quanto anch’esso di dubbia legittimità, riguardo ad Osservazioni
“tardive”, giunte direttamente alla Regione durante la fase di esame di PRG o Varianti ai PRG
adottati: ma, nei casi a noi noti, la Regione ha sempre trasmesso ai Comuni le Osservazioni
pervenute, affinché i Consigli Comunali esprimessero (essendo comunque liberi di non farlo)
le proprie “controdeduzioni”, in assenza delle quali le Osservazioni venivano cestinate in
quanto tardive. E’ evidente che il caso in esame è affatto diverso ed anomalo per molteplici
aspetti!

6. In altri tempi (cioè prima dell’entrata in vigore della Legge Regionale n. 11/2004), il Comune,
ravvisata la necessità di rivedere le previsioni urbanistiche della Variante adottata, avrebbe
necessariamente dovuto seguire la normale procedura tecnica ed amministrativa che prevede
il ritiro/revoca della Variante ancora in itinere (mediante una delibera di competenza non della
Giunta ma del Consiglio Comunale) e l’adozione di una nuova Variante al PRG (cioè quella
che viene del tutto artificiosamente definita “revisione della Variante”). Ma ora ciò sarebbe in
aperto contrasto con la stessa L.R. 11/2004 che consente prima dell’approvazione dei PAT
l’adozione di Varianti al PRG, entro la data del 28 febbraio 2005 ed entro limiti chiaramente
definiti (vedi art. 48 – Disposizioni transitorie).

5. Per aggirare tale impedimento la Regione, attraverso lo stratagemma della “proposta di


modifica”, introduce surrettiziamente di fatto una Variante di dimensioni ed ambito del tutto
diversi, probabilmente oltre i limiti dimensionali e gli scopi consentiti (cfr. LR 11/2004 e

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art.50, comma 9 punto b) della LR 61/1985) ed oltre la data del 28/02/2005, prima
dell’approvazione del PAT, scaricando comunque sul Consiglio Comunale la responsabilità di
avvallarla con una nuova “adozione” (mascherandola con la denominazione di
“controdeduzioni alle proposte di modifica…”). Infatti, la procedura di legge con cui il Comune
si può esprimere sulle “proposte di modifica” è ben diversa da quella qui proposta dalla
Regione (e seguita dal Comune) , non implicando affatto una nuova adozione (pubblicazione,
osservazioni ecc.) dal momento che le stesse “proposte di modifica” non possono interessare
aree non comprese nella Variante: il Comune dovrebbe semplicemente esprimersi sulle
“proposte di modifica”, approvandole integralmente o parzialmente o rigettandole, senza alcun
bisogno di fare una ri-adozione e ri-pubblicazione con nuove osservazioni e relative
controdeduzioni.

6. Nel momento in cui la Regione fa propria, proponendola come “proposta di modifica”,


l’Osservazione dei privati su cui il C.C. non si è mai espresso si inventa una procedura a
ritroso (invertita rispetto alle competenze sulle Varianti) che, a tutti gli effetti, è una (nuova)
adozione di una nuova e ben diversa Variante al PRG, oltre i limiti temporali previsti dalla
Legge, con un’approvazione anticipata (nel senso che la Regione propone al Comune una
nuova e diversa Variante al PRG proposta dai privati), condizionando preventivamente la
competenza e volontà del Consiglio Comunale affermando, nella sostanza: “se si approva così
per la Regione va bene”. Il fatto che ciò sia stato in qualche modo concordato con
l’Amministrazione Comunale (in quali sedi, con quali poteri e sulla base di quali norme?), che
l’ha autorizzato con un “atto di indirizzo”, mediante Delibera di Giunta (organismo che non ha
competenze in materia di Varianti al PRG) , non legittima certamente una tale procedura!

7. Infine, è da notare che la legge stabilisce che, se il Comune non si esprime entro 90 gg., le
“proposte di modifica” (che, in genere, sono restrittive, cioè limitative, rispetto alle previsioni
della Variante adottata) queste entrano a far parte integrante della Variante definitivamente
approvata. (L.R. n.61/85, art.46 – (….) “ In caso di inerzia del Comune, il decorso del termine
di cui al terzo comma comporta l’automatica introduzione nel Piano Regolatore Generale delle
modifiche proposte dalla Provincia (Regione)”): nel caso in oggetto, non potendosi certo la
Regione sostituire al Comune nell’approvare una Variante totalmente diversa e di ben più
ampia portata (proposta da privati!) , si arriva a capovolgere l’iter, affermando che se entro il
termine di 90 gg. il Comune non accoglie la “proposta di modifica” entra in vigore la Variante
adottata nel 2004.

8. Non sono noti simili precedenti nella Regione Veneto; probabilmente non nelle gestioni del
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presidente Galan, certamente non nelle precedenti gestioni .

9. Il Consiglio Comunale ha adottato in data 03.11.2009 la Delibera C.C. n. 131 che recepisce la
“proposta di modifica”, come da delibera Giunta Regionale del 29.9.2009 n. 2893, ridefinita
secondo la richiesta/osservazione delle due società, ripubblicando la Variante. Di fatto, il
Comune ha - con ciò - adottato una nuova Variante al PRG, del tutto diversa da quella
precedente. E ciò in violazione della LR 11/ 2004 e della LR 61/85. Si sono forzate o violate
- grazie alla mancanza di qualsiasi controllo amministrativo e di legalità - le procedure e le
stesse leggi regionali (e nazionali), trovando l'avvallo di dirigenti amministrativi. Si tenga
presente che in più di qualche occasione lo stesso Ufficio Legale/legislativo regionale ha dato
torto all'Ufficio Urbanistica, proprio sulle procedure e sull'interpretazione giuridica delle norme
regionali, così come risulta esservi un notevole contenzioso avanti ai tribunali amministrativi
nei confronti della Regione.

10. Non è giuridicamente corretto - nè motivato con necessità ed urgenza particolari - forzare
tempi e procedure (con il rischio, più che probabile, di denunce penali e ricorsi amministrativi)
per approvare una Variante al PRG di tale importanza , in grado di avere riflessi a lunghissimo
termine sull'intero ambito Comunale, sia d’ordine urbanistico ed ambientale sia di notevole
peso economico anche rispetto alle attività commerciali e alberghiere esistenti, senza che sia
inquadrata nel nuovo Piano Regolatore generale , ovvero nel PAT in fase avanzata di
elaborazione.

11. Non è giuridicamente accettabile l’inserimento nella Zona “F” ad Attività Sportive di Attività
Economiche Varie, fuori della specifica destinazione di zona (AEV). La nuova Variante
adottata (di questo si tratta), ed oggetto delle presenti Osservazioni, prevede un surrettizio
ulteriore incremento, all’interno della Zona “F”, delle Attività Commerciali (lettera D) ; Attività
Direzionali (lettera C) , Attività Ricettive (lett. E1 e E2), nonché Attività per lo spettacolo ed
eventi (lettera F) previste all’art. 8 delle NTGA del PRG il quale, non a caso, regola le zone
AEV: di fatto estendendo ulteriormente – in misura considerevole - le quantità già
incrementate nella Zona specificatamente destinata a queste attività , che nulla hanno infatti a
che fare con le Attrezzature pubbliche e di pubblico interesse (Z.T.O. “F”) , ovvero con la
“Zona per lo sport e spettacolo (stadio)” regolamentata dall’art. 51 delle NTGA del PRG
vigente (VPRG per la terraferma , DGRV 3905/04 e recentissima DGRV 2141/08). La
contraddizione è peraltro evidente: le NTGA del PRG vigente (V.G. al PRG per la Terraferma ,
approvata da poco più di un anno) prescrivono, del tutto correttamente, rigide limitazioni alle
attività non strettamente sportive (commerciali e di servizio) realizzabili nell’ “Area (F) per lo
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sport e spettacolo (stadio)” , consentite “ purchè collocate nell’organismo edilizio dell’impianto
per lo sport agonistico e connesse alle finalità e alla gestione dello stesso impianto”. Mentre
la nuova Variante di fatto prevede, all’interno della Zona “F” (per attività pubbliche e di
pubblico interesse ) destinazioni d’uso , previste dalle Norme generali del PRG (nonché dalla
Legge ) nelle ZTO “D”, del tutto estranee e per nulla inerenti le attrezzature pubbliche previste
(lo Stadio), ed in misura (Slp) addirittura assolutamente prevalente rispetto a quelle cui l’area è
destinata. Il fatto che ciò serva a valorizzare aree agricole (leggi “far cassa”) non può
legittimare assolutamente tale previsione: si abbia quindi almeno la correttezza di prevederle in
zona propria, riducendo la Zona “F” ed ampliando ulteriormente la Zona “D” (AEV). Dal
momento che la Zona “F” concorre al dimensionamento, non solo della Variante in oggetto ma
dell’intero PRG, si avrebbe in realtà una duplice riduzione delle “aree a standard” , da un lato
perché gran parte di essa sarebbe occupata da attività commerciali, direzionali ed alberghiere,
dall’altro perché queste necessiterebbero di per sé di ulteriori aree a standard. Il “mix
funzionale”, cosi come l’applicazione della “perequazione urbanistica” (in questo caso, la
realizzazione dello Stadio “in cambio” di milioni di metri cubi di edifici privati) non si attua
certamente riempiendo le Aree per Attrezzature Pubbliche con attività economiche private:
semmai si ottengono , a livello di pianificazione, attraverso il coordinamento delle diverse
funzioni (Zone territoriali omogenee) e la eventuale trasposizione di zona (a parità di superfici
territoriali) mediante i P.U.A., a livello economico e amministrativo attraverso gli “accordi di
programma” e le relative “convenzioni”.

12. Il generale contrasto, piuttosto evidente, tra i dati dimensionali complessivi della “nuova”
Variante proposta dai privati ed i limiti dimensionali delle Varianti consentite dalla L.R.
11/2004, prima dell’approvazione dei nuovi PAT, per le attività commerciali, direzionali ed
alberghiere ( art. 50, comma 9b della L.R. 61) – in questo caso – è aggirato evitando una
qualsiasi verifica (sia da parte della Regione sia da parte del Comune) del dimensionamento
della Variante, ricorrendo anche allo strumentale inserimento di una rilevantissima quantità di
esse all’interno della Zona “F” (Zona per lo sport e spettacolo).

13. Parimenti con questi espedienti si eludono anche le corrette procedure di calcolo per il rispetto
dei limiti della legge regionale sui dimensionamenti delle attività e sul consumo dei suoli
agricoli, omettendo altresì una verifica di compatibilità rispetto al PTCP ed al PTRC adottati.

14. Si nota, infine, che mentre l’entrata in vigore della Variante, qualora venisse definitivamente
approvata, comporterebbe – ovviamente – un immediato vantaggio economico (rivalutazione
delle aree) per i privati, la realizzazione dello Stadio è invece solo genericamente indicata, sia
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nei tempi che – soprattutto – nelle modalità e nelle caratteristiche tecnico-economiche:
dimensioni, numero di spettatori, qualità progettuale, costo, ecc. Dunque, in assenza di una
preventiva convenzione (come nel caso dei PIRUEA o degli “Accordi tra soggetti pubblici e
privati” di cui all’art. 6 della L.R. 11/2004, connessi ai PAT ed ai PI) le due Società potrebbero
poi opporsi ad un progetto che ritenessero troppo oneroso, potendo legittimamente impegnarsi
solo fino al concorso dovuto per gli Oneri di urbanizzazione secondaria; in ogni caso, ciò
potrebbe ingenerare un contenzioso, specie con SAVE, da cui il Comune risulterebbe
soccombente e penalizzato.

In conclusione, oltre che ai fini di tutelare l’ambiente ed il territorio interessato e di non


pregiudicare, con una scelta affrettata e disorganica, un corretto sviluppo, non solo urbanistico ma
anche economico-sociale, dell’intera città (di cui la riconversione di Marghera, così come la tutela e
riqualificazione del Centro Storico e delle sue attività economiche, sono elementi fondamentali) i
sottoscritti, date anche le questioni di legittimità rilevate, propongono

che il Consiglio Comunale revochi in autotutela la delibera C.C. n. 131 del 03.11.2009
oppure,
in via subordinata, che non proceda all’adozione finale approvando, entro i 90 gg. prescritti,
la delibera di “controdeduzioni alle Osservazioni” (in tal caso, come indicato dalla Regione,
entrerebbe in vigore la Variante adottata nel 2004 che prevede comunque sia lo Stadio che l’edificio
per il nuovo Casinò). Saranno quindi il PAT ed i relativi P.I., approvabili in tempi sufficientemente
brevi, a verificare la compatibilità urbanistica, ambientale e socio-economica delle proposte delle
due Società, così come delle altre Ditte e dei cittadini.
La rilevanza giuridica delle considerazioni qui svolte e l’ordinatorietà (e non perentorietà )
del termine per la presentazione delle Osservazioni (vedasi il ritardo di qualche giorno a
fronte dei 4 anni delle Osservazioni delle due società SAVE S.p.A. e Marco Polo S.r.l.) fa
auspicare un attento esame della presente memoria ed esaustive controdeduzioni, anche al
fine di tutelare, sotto ogni profilo, i consiglieri comunali chiamati a votare l’eventuale
delibera.

N° NOME E COGNOME INDIRIZZO FIRMA


1 Davide Scano Via Morlaiter, 6 Mestre Davide Scano

2 Emanuela Amici Via Metauro, 1 Mestre Emanuela Amici

3 Carlo Giacomini Via Aleardi, 78 Venezia Carlo Giacomini

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Allegati alla memoria integrativa: estratti dalla Legge Regionale n. 11/2004 e Legge Regionale n.
61/1985

L.R. n.61/85, Art. 45 - (Approvazione con modifiche d' ufficio).

Quando la Provincia ravvisa che i criteri informatori e le caratteristiche essenziali del Piano
Regolatore Generale sono conformi a quanto previsto nel Piano Territoriale Provinciale e nel Piano
Territoriale Regionale di Coordinamento, lo approva introducendo d' ufficio le modifiche necessarie
per:
1) il rispetto delle prescrizioni e vincoli contenuti nel Piano Territoriale Regionale di
Coordinamento e nel Piano Territoriale Provinciale;
2) l’accoglimento delle osservazioni presentate durante il procedimento di adozione di cui all’art.
42 e che abbiano ottenuto parere favorevole dal Comune;
3) la razionale e coordinata sistemazione delle opere e degli impianti di interesse dello Stato, della
Regione e della Provincia;
4) la tutela del paesaggio e dei complessi storici, monumentali,ambientali e architettonici;
5) l’osservanza dei limiti e dei rapporti di dimensionamento ai sensi del titolo III;
6) l’osservanza di prescrizioni e i vincoli stabiliti da leggi e regolamenti. (34)

L.R. n.61/85, Art. 46 - (Approvazione con proposte di modifica).

Quando la Provincia ravvisa che i criteri informatori e le caratteristiche essenziali del Piano
Regolatore Generale sono conformi a quanto previsto nel Piano Territoriale Provinciale e nel Piano
Territoriale Regionale di Coordinamento, l’introduzione di modifiche diverse da quelle dell’articolo
precedente è soggetta al preventivo rinvio del Piano al Comune per l’adeguamento.
In tal caso il Piano è approvato con dettagliate proposte di modifica mediante provvedimento
interlocutorio.
Entro 90 giorni dal ricevimento del provvedimento della Provincia, il comune può far pervenire le
sue controdeduzioni alla Provincia.
Entro 90 giorni dal ricevimento del provvedimento del Comune, la Provincia introduce nel Piano
Regolatore Generale le modifiche ritenute opportune fra quelle proposte.
In caso di inerzia del Comune, il decorso del termine di cui al terzo comma comporta l’automatica
introduzione nel Piano Regolatore Generale delle modifiche proposte dalla Provincia. (35)
In ogni caso non è richiesta l’adozione del progetto preliminare.

L.R. n. 61/85, Art. 50 - Varianti parziali. (37)

1. Le varianti del piano regolatore generale diverse da quelle dell’articolo precedente sono parziali.
2. Le varianti generali e parziali indicano nella relazione tecnica gli obiettivi da perseguire e devono
contenere l’aggiornamento dello stato di fatto, la verifica dei rapporti e limiti di dimensionamento e
lo stato di attuazione del piano.
3. Le varianti parziali diverse da quelle elencate ai commi seguenti sono adottate e approvate con lo
stesso procedimento del piano originario, escludendo in ogni caso l'adozione del progetto
preliminare.
4. Sono adottate e approvate dal comune con la procedura prevista ai commi 6 e 7 le varianti
parziali che interessano:
(...)
b) le modifiche di indicazioni progettuali puntuali purché non comportino nuova edificazione o
cambi di destinazioni d'uso;
(...)
f) la realizzazione di opere pubbliche ai sensi del quinto comma dell’articolo 1 della legge 3
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gennaio 1978, n. 1, purché dette opere possano essere considerate di modesta entità sulla base degli
atti di indirizzo di cui alla lettera d), del comma 1 dell’articolo 120;
g) le modifiche alle previsioni viarie purché non interferiscano con la viabilità di livello superiore;
h) l'individuazione di aree per attrezzature pubbliche, con superficie inferiore ai 10.000 mq., di cui
al D.M. LL.PP. 2 aprile 1968, n. 1444 come modificato dall’articolo 25;
(...)
l) le modifiche alle norme tecniche di attuazione e al regolamento edilizio, con esclusione degli
indici di edificabilità, delle definizioni e delle modalità di calcolo degli indici e dei parametri
urbanistici, nonché delle destinazioni d'uso e delle modalità di attuazione;
(...)
6. Le varianti parziali di cui al comma 4 sono adottate dal consiglio comunale ed entro cinque
giorni sono depositate a disposizione del pubblico per dieci giorni presso la segreteria del comune e
della provincia; dell’avvenuto deposito è data notizia mediante avviso pubblicato all’albo del
comune e della provincia e mediante l’affissione di manifesti, nonché attraverso altre eventuali
forme di pubblicità deliberate dal comune. Nei successivi venti giorni chiunque può presentare
osservazioni alla variante adottata.
7. Il consiglio comunale entro trenta giorni dalla scadenza del termine stabilito per la presentazione
delle osservazioni, approva la variante apportando le eventuali modifiche conseguenti
all’accoglimento delle osservazioni pertinenti e la trasmette alla Regione per la pubblicazione.
8. La variante approvata viene inviata alla struttura regionale competente e acquista efficacia
trascorsi trenta giorni dalla pubblicazione nell’albo pretorio del comune interessato. (38)
9. I comuni dotati di strumento urbanistico generale adeguato alle leggi regionali 31 maggio 1980,
n. 80 e 5 marzo 1985, n. 24, nonché ai rapporti e ai limiti di dimensionamento di cui agli articoli 22
e 25, adottano ed approvano, con la procedura prevista ai commi 10, 11, 12 e 13, le varianti
parziali che:
a) prevedono ampliamenti finalizzati esclusivamente al completamento delle zone territoriali
omogenee esistenti a destinazione residenziale, ovvero modifiche ai parametri urbanistici delle zone
stesse secondo gli indirizzi di cui all’articolo 120 corrispondenti ad un numero di abitanti teorici,
calcolati sui residenti insediati e rilevati alla data di adozione dello strumento urbanistico generale,
come di seguito indicato:
1) non superiore al cinque per cento per i comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti
2) non superiore al quattro per cento per i comuni con popolazione compresa tra i 3.001 e i 5.000
abitanti;
3) non superiore al tre per cento per i comuni con popolazione compresa tra i 5.001 e i 10.000
abitanti;
4) non superiore al due per cento per i comuni con popolazione compresa tra i 10.001 e i 15.000
abitanti;
5) non superiore all’uno per cento per i comuni con popolazione compresa tra i 15.001 e i 50.000
abitanti;
6) non superiore al 0,5 per cento per gli altri comuni.
In tali casi deve essere previsto il conseguente adeguamento della dotazione di aree per servizi;
b) prevedono ampliamenti delle superfici territoriali esistenti e incrementi agli indici di edificabilità
nelle zone a destinazione produttiva, commerciale, direzionale e turistico ricettiva in misura non
superiore al due per cento, delle aree rilevate alla data di adozione dello strumento urbanistico
generale, purché detti ampliamenti non comportino nuovi accessi alla viabilità esistente e comunque
secondo gli indirizzi di cui all’articolo 120;
c) omissis (39)
10. Le varianti parziali di cui al comma 9 sono adottate e pubblicate con la procedura prevista al
comma 6.
11. Il consiglio comunale entro trenta giorni dalla scadenza del termine stabilito per la
presentazione delle osservazioni, si pronuncia sulla variante confermandola o apportando le
modifiche conseguenti all’accoglimento delle osservazioni pertinenti e, senza necessità di procedere
9
alla ripubblicazione degli atti, trasmette la variante in Regione per l’acquisizione del parere previsto
al comma 12.
12. Il dirigente responsabile della struttura regionale competente, entro il termine perentorio di
sessanta giorni dal ricevimento della variante e accertata la sussistenza dei requisiti di cui al comma
9, esprime un parere relativamente ai punti 1, 3, 4, 5 e 6 dell'articolo 45, nonché sulla pertinenza
delle osservazioni accolte e sulla congruenza della variante rispetto agli atti di indirizzo previsti
dall’articolo 120. Trascorso detto termine senza che il dirigente si sia espresso, il consiglio
comunale procede all’approvazione della variante prescindendo dal parere.
13. Il consiglio comunale approva la variante urbanistica in conformità al parere del dirigente
responsabile della struttura regionale competente, ovvero formula, entro sessanta giorni dal
ricevimento del parere, opposizione alla Giunta regionale che, nei successivi novanta giorni, decide
definitivamente, approvando o restituendo la variante.
14. La variante approvata viene inviata alla struttura regionale competente e acquista efficacia
trascorsi trenta giorni dalla pubblicazione nell’albo pretorio del comune interessato. (40)
15. Le percentuali relative agli ampliamenti ed incrementi di cui alle lettere a) e b) del comma 9 non
possono essere superate attraverso la predisposizione di varianti successive. (41)
16. Le varianti parziali elencate ai commi 4 e 9, non possono incidere sulle caratteristiche essenziali
e sui criteri informatori del piano regolatore generale, né porsi in contrasto con la pianificazione di
livello superiore. (42)

L.R. n. 11/2004 , Art. 48 – Disposizioni transitorie. (27) (28)

1. (....) Fino all'approvazione del primo piano di assetto del territorio (PAT), il comune non può
adottare varianti allo strumento urbanistico generale vigente salvo quelle finalizzate, o comunque
strettamente funzionali, alla realizzazione di opere pubbliche e di impianti di interesse pubblico,
(....). Con le procedure dei commi da 5 a 8 e 16 del predetto articolo 50, possono essere adottate le
varianti allo strumento urbanistico generale finalizzate a dotare di infrastrutture di trasporto, che
non determinino volumetria, aree contigue ad altre già destinate dalla pianificazione urbanistica e
territoriale, vigente al 30 ottobre 2005, ad attività produttive nel settore della logistica. (31) (32)
1 bis. In deroga al divieto previsto dal comma 1, e comunque fino all’approvazione del primo PAT,
possono essere adottate e approvate, ai sensi della normativa di cui al comma 1, le varianti allo
strumento urbanistico generale di cui all’articolo 50, commi 3, 4 e 9, della legge regionale 27
giugno 1985, n. 61 e successive modificazioni, (...)
1 ter. In deroga al divieto previsto dal comma 1, fino all’approvazione del primo PAT, sono
consentite,anche in assenza dei requisiti di cui al comma 9 dell’articolo 50 della legge regionale 27
giugno 1985, n. 61 e successive modificazioni e con le procedure dei commi 10, 11, 12, 13 e 14 del
medesimo articolo 50, le varianti allo strumento urbanistico generale finalizzate all’adeguamento al
piano territoriale regionale di coordinamento (PTRC), ai piani territoriali di coordinamento
provinciale (PTCP), ai piani di assetto del territorio intercomunale (PATI) aventi ad oggetto i
singoli tematismi di cui al comma 1, dell’articolo 16, riferiti agli ambiti e previsioni di cui al
comma 2, lettere a) e b) del medesimo articolo 16 limitatamente a temi di interesse pubblico o di
pubblica utilità, (35) ai piani di area ed ai piani ambientali di cui all’articolo 9 della legge regionale
16 agosto 1984, n. 40 . (36)
(...)
4. Fino all'approvazione dei piani territoriali di coordinamento provinciali (PTCP), e comunque non
oltre centottanta giorni dalla loro trasmissione in Regione per l'approvazione ai sensi dell'articolo
23, i piani di assetto del territorio (PAT) sono approvati dalla Giunta regionale sentita la provincia.
(39) In sede di prima applicazione, per l'acquisizione del parere della competente commissione
consiliare, il suddetto termine di centottanta giorni è sospeso, con decorrenza dalla trasmissione in
Consiglio regionale del piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP), per una sola volta e
per non più di sessanta giorni, trascorsi i quali si prescinde dal parere della commissione consiliare.

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(...)
7 bis 1. In deroga al divieto previsto dal comma 1, fino all’approvazione del primo PAT, e
comunque non oltre il 30 giugno 2006, possono essere adottate le varianti allo strumento
urbanistico generale disciplinate dall’articolo 50, commi da 9 a 16 della legge regionale 27 giugno
1985, n. 61 e successive modificazioni ed è necessario il parere favorevole della provincia da
rendersi entro sessanta giorni dalla richiesta, trascorsi i quali, se ne prescinde. (41)
(...)
7 bis 4. Le varianti allo strumento urbanistico generale, adottate entro il 28 febbraio 2005 ai sensi
del comma 1 bis, da trasmettersi in Regione ai fini della loro approvazione, devono essere inviate, a
pena di decadenza, entro il 30 giugno 2006; successivamente a tale data le varianti pervenute sono
restituite al comune. (44)

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