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Fondazione Istituto Gramsci

Africa, bel suol d'amore. Sulla storia del colonialismo italiano


Author(s): Gian Mario Bravo
Source: Studi Storici, Anno 33, No. 4 (Oct. - Dec., 1992), pp. 939-950
Published by: Fondazione Istituto Gramsci
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20565538
Accessed: 11-04-2015 13:21 UTC

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AFRICA, BEL SUOL D'AMORE.

SULLASTORIADEL COLONIALISMOITALIANO
Gian Mario Bravo

1. Della storia della politica coloniale dell'Italia - monarchica, <<imperia


le>>e repubblicana - si e scritto molto e il tema continua a essere
affrontato talora con passionalit'a e leggerezza, talaltra con acribia e
sensibilita e, negli ultimi lustri, con maggiore attenzione che non in
passato per le sorti dei popoli e delle regioni, che gli effetti della
colonizzazione conobbero di persona. E le cui aspirazioni all'indipenden
za nazionale, a volte grazie e a volte a causa della politica estera e degli
interventi italiani, risultarono ritardate od ostacolate o magari anche
favorite. D'altra parte, coloro che delle vicende delle colonie si sono
occupati, hanno dovuto fare i conti non solo con la politica dello Stato, o
meglio, dei governi e dei regimi che, lungo piu di un secolo, si sono
susseguiti in Italia, ma anche con quella che Angelo Del Boca in una
recente ricerca dice esser l'<<Africanella coscienza degli italiani?, con i
miti, le nostalgie, i ricordi reali o romanticamente romanzati, gli errori,
le colpe sia dei singoli sia delle classi dirigenti sia delle diplomazie, sia
infine delle sconfitte subite ma raramente ammesse1.
La ricercadi Del Boca non e nuova. 0 meglio, non e nuova per l'autore,
il quale al tema ha dedicato, negli ultimi decenni, volumi massicci, che
hanno sollevato discussioni e spesso contrasti, con riferimento sia agli
<<italianiin Africa orientale>>2sia agli <<italianiin Libia?3. Nei suoi libri,

1A.Del
coscienza
nella
italiani. Miti,
Boca,
memorie,
errori,
L'Africa
degli
sconfitte,
1992.
Laterza,
Roma-Bari,
2 A.Del
in Africa
4 voll.:
Boca, Gli italiani
Roma-Bari,
orientale,
Laterza,
1976-1984,
I,
su Roma;
Dall'Unit?
alla marcia
La
caduta
dell
II, La conquista
III,
dell'impew,
'impero-,
Oscar Mondadori,
delle
colonie. Nuova
ediz. Milano,
IV, Nostalgia
1992, 4 voll.
3A.Del
2 voll.:
in Libia, Roma-Bari,
bel
Boca, Gli italiani
Laterza,
1986-1988,
I, Tripoli,
a Gheddafi.
Nuova
suoi d'amore;
ediz. Milano,
Oscar Mondadori,
II, Dal fascismo
1992,
2 voll. A temi africani Del Boca aveva dedicato
in anni precedenti
volumi d'analisi
politica
e sociale:
e Apartheid.
e dolore,
Milano,
1959,
aspetta,
Bompiani,
L'Africa
Affanno
italiana
sul colonialismo,
cfr. C.Giglio,
Gli
1962. Sulla storiografia
Milano,
Bompiani,

studi storici italiani relativi all'Africa dal 1945 al 1967, in La storiografia italiana negli

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tuttavia, 1'autore e andato al di la di una mera analisi della politica
coloniale nazionale e ha seguito 1'evoluzione dei paesi studiati ancor
prima dell'avventura italiana, per giungere poi a epoche vicine.
Sempre per la direzione e con la cura di Del Boca, un gruppo compatto
di studiosi italiani, europei, americani e africani ha poi analizzato in un
denso testo antologico le <<guerrecoloniali del fascismo>>4,proponendo
bibliografie e documenti, che vanno molto al di la dell'ottica nazionale e
coloniale
dello stesso rapporto fra gli Stati interessati (la <<potenza?>
italiana e i territori africani oggetto di conquista) e inseriscono corretta
mente il tema in una dimensione piu ampia. Come gia aveva fatto
Giuliano Procacci, quando aveva assunto come chiave interpretativa e
d'Abissinia le reazioni dell'anti
canovaccio per la lettura dell'<<impresa?>
fascismo e della sinistra internazionale, attraverso lo studio dell'atteggia
mento dei comunisti e della III Internazionale, dei labouristi, degli
organi dirigenti dell'Internazionale operaia socialista, utilizzando la
documentazione del Partito comunista d'Italia sulla guerra d'Etiopia5.
Sono svariati i meriti storiografici di Del Boca. In primo luogo, egli
confuta gli stereotipi consueti, che hanno accompagnato il colonialismo
italiano. In secondo luogo, controbatte la parte piu tradizionalista e
chiusa della storiografia che si e occupata di <<politicacoloniale?>operando
di cio che fu il colonialismo. In terzo luogo, egli non
la <<rimozione>>
ma segue la vicenda
della politica coloniale?>
propone soltanto una <?storia
dei paesi e degli Stati africani, siap7ima dell'intervento italiano sia dopo
esso, nella via faticosa per il conseguimento dell'indipendenza nazionale.
E uno fra i non molti autori italiani che inmodo organico e sistematico
sia stato e sia in grado di confrontarsi con la grande storiografia
cosmopolita, specie anglosassone e francese, sul mondo ex coloniale
africano: 'equesto un assunto che, da solo, valorizza i testi discussi.
2. Numerosi sono stati i politici, gli studiosi, i giornalisti, gli autori che
Del Boca riprende il tema
hanno parlato dell'<<imperialismostraccione>>.
con puntualita, alla luce di un'eccezionale quantita di carte reperite in
ultimi

anni.

venti

Marzorati,
4 Le
guerre

Atti

del

primo

congresso

nazionale

di

scienze

storiche,

Milano,

1970, vol. II.


coloniali del fascismo,

a cura di A.Del
1991: testi di
Boca, Roma-Bari,
Laterza,
F.W.Dea
G.Calchi
L.Ceva, A.Curami,
Novati,
A.A.Dawi,
G.Balestra,
A.Del
Boca,
Z.Hailemariam,
kin, J.Delarue,
M.Isnenghi,
M.T.Jerary,
A.Giovagnoli,
E.Santa
M.Palla,
R.Pankhurst,
G.Rochat,
M.Mozzati,
G.Maione,
N.Labanca,
G.Quazza,
in Etiopia,
Del Boca aveva
I.Taddia.
Sul colonialismo
fascista
F.Surdich,
relli, A.Sbacchi,
H.W.Al-Hesnawi,

uno
riassorbito
studio,
poi
gi? proposto
Feltrinelli,
19662.
Milano,
1935-1941,
5
internazionale
7/ socialismo
G.Procacci,

nelle

opere

e la guerra

maggiori:
d'Etiopia,

La guerra
Roma,

d'Abissinia

Editori

Riuniti,

1978.

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archivi pubblici e talora presso privati; utilizza anche copiosamente lo
strumento delle interviste, che non sono pero assimilabili metodologica
mente a commenti giornalistici ma sono parte di un uso meditato delle
testimonianze, nell'ambito di una ricerca in cui la <<storiaorale>>risulta
d'importanza decisiva. Accoglie la tesi - confermata storicamente in
campi differenti - che gli italiani, nelle imprese coloniali e in situazioni
particolari nel corso del secondo conflitto mondiale, per quanto concerne
lo sterminio di popoli, di minoranze, di gruppi etnici marginali e nei
confronti di altre razze, si sono comportati esattamente come i nazisti
tedeschi prima del '45, o come gli inglesi in Sudafrica a cavallo fraOtto
e Novecento, e poi in India, in Kenia e in tanti altri luoghi, come gli
americani in Viet-Nam, come i francesi in Indocina e in Algeria, e cosi
via, cioe con disprezzo delle regole elementari della giustizia e del diritto
internazionale e delle norme etiche e naturali che dovrebbero reggere sia
la convivenza sia le contese fra gli uomini.
L'<<imperialismostraccione>>in Eritrea e in Somalia, in Libia e in
Abissinia e stato altrettanto brutale e feroce: basti pensare a quanto
l'autore scrive - sulla base di documenti italiani - sull'utilizzo dei gas da
parte delle truppe del maresciallo Rodolfo Graziani in Etiopia, per
comprovare la crudelta della guerra italiana e dell'espansionismo violento
imposto dalla classe dirigente nazionale. La quale invece, ufficialmente,
ha sempre negato e continua a negare, convinta della menzogna, d'aver
utilizzato strumenti di morte condannati dalle convenzioni internaziona
li6.
Altri punti sono in evidenza. La politica coloniale italiana 'estata cieca, a
fine Ottocento come nel primo decennio del Novecento come negli anni
Trenta, non c'e stata preparazione ne cultura adeguata per essa, hanno
dominato retorica e pressapochismo. Del Boca richiama il giudizio di
Gaetano Salvemini (1914) sull'<<inculturadella leggerezza>>a proposito
della guerra coloniale in Libia. E di Salvemini riprende le parole
illuminanti sulla mancanza di motivazioni e sull'inconsistenza della
preparazione politica e militare7:
Sia il quando,

sia il perche,

sia il come dell'impresa

libica non si spiegano,

se

non tenendopresenti la incultura, la leggerezza, la facile suggestionabilita,il


fatuopappagallismodelle classidirigenti italiane.
Osserva Del Boca che la politica coloniale italiana e stata aprioristica e
6 Cfr.
7

il vol.

soprattutto

Perch?
G.Salvemini,
Librer?a della
Firenze,
cit.,

vol.

I, p.

in Africa
II, Gli italiani
orientale,
passim.
siamo andati
in Libia,
in Aa.Vv.,
Come
siamo
1914, p. XXIV,
Voce,
ripreso da Del Boca, Gli

andati
italiani

in Libia,
in Libia,

78.

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verticistica: le prime spedizioni nel Corno d'Africa e l'impresa di Libia
sono state volute da pochi intellettuali, dagli ambienti di corte, da settori
dei vertici militari e da una parte dei mass-media. Seppur motivata da
premesse analoghe, soltanto grazie a questi ultimi - imezzi di comuni
cazione -, cioe in virtu di una propaganda illusoria indirizzata a una
popolazione misera e condizionata da subcultura provinciale, la conqui
sta dell'Etiopia e stata popolare ed e stata usata dal fascismo per ottenere
consensi fra le masse. Ma cio non toglie che le premesse siano state
quelle comuni a tutte le guerre coloniali degli altri paesi europei e secondo le indicazioni ormai recepite dalla storiografia - degli Stati Uniti
d'America. Inoltre, rilevaDel Boca, se la politica coloniale ha mostrato
d'essere abile nella propaganda interna, ha appalesato pecche e la sua
incapacita militare, burocratica e amministrativa nella realizzazione
esterna, sul campo. Essa ha presentato appariscenti aspetti di crudelta, di
terrorismo,di tragicita, sia per imilitari e per i civilimandati almassacro
spesso impreparati sia per gli esiti. Non a caso Del Boca - che non
giustifica per questo le reazioni altrettanto crudeli del mondo etiopico e,
in Libia, delle etnie arabe contro gli italiani, ma cerca di fornire delle
spiegazioni - parla frequentemente di <<genocidio>>8.
Infine, la politica italiana e stata rozza: operando in ambienti geopoliti
ci, culturali, linguistici, sociali ed economici scarsamente conosciuti, i
colonialisti italiani <portatori di civilta>> li hanno giudicati barbari,
mentre - qui sta l'originalita della lettura obiettiva di Del Boca, per
null'affatto terzomondista - le societa nelle quali gli italiani sono
intervenuti con goliardica brutalita erano civili, avevano loro culture e
forme autoctone d'indipendenza, collegamenti spirituali e religiosi diver
si, patrimoni ideali cospicui e tradizioni ricche. Scrive polemicamente
l'autore9:
La storia del colonialismo
italiano e costellata da mostri. Generati
dalla
propaganda colonialista o dalla fantasia popolare. Si comincio con ras Alula,
l'autore della strage di Dogali, per proseguire con ilMad Mullah, che per venti
anni sconvolse il Corno d'Africa. Poi fu la volta del somalo Omar Samantar,
dell'etiopico
Balcia, del libico Omar al-Mukhtar. Oggi l'Italia non ha piu
colonie ma non ha smesso di vedere mostri. L'ultimo e Gheddafi.

A distinguersi, staccandosi da visioni di tal tipo, artefatte e artificiose,


furono pochi: alcuni missionari e religiosi, Salvemini, Turati nel mondo
8 Cfr.

Gli

Sulla

ad esempio,
Ivi, pp. 375-376.
anche sull'?umanit?
in L'Africa

italiani

burocr?tica?

e la coscienza

in Libia,

?brutalit??

degli

degli

cit.,

vol.

italiani,

I, pp.
tutto

245, 247, 248.


su fonti
fondato

cfr. Un
di parecchi
ufficiali,
cit., pp. 41-57.
italiani,

archivistiche

lager del fascismo:

ma

Danane,

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943 Sulla storia del colonialismo italiano


socialista.Mentre l'Etiopia, la Libia, le altre regioni hanno sperimentato
sulla loro pelle la parte peggiore dell'Italia, che - e la conclusione
esplicita di Del Boca - non ha ancora saldato il debito contratto, ormai

secolare.
L'Italia ha partecipato alla ?spartizione dell'Africa>, al abanchetto africa
no?, con ritardo rispetto alle altre potenze10, e la sua azione e stata
caratterizzata da contorsioni e incertezze. Alla fonte dell'interventismo,
sono stati i
con le sue punte manifestatesi nella ricordata <<propaganda>>,
richiami alla scienza e alla ?civilizzazione? propri dell'eta del positivismo;
a essi si sono accompagnate le notizie dei grandi viaggi, delle esplorazio
ni, la stessa volonta di ?cristianizzazione>>dei missionari, ai quali invero
sono stati attribuiti compiti non solo spirituali ma di avanguardia
espansionista. Anche da cio ha avuto origine il mancato appoggio alle
guerre coloniali della maggioranza degli italiani: il che non vuol dire che
l'Italia, o meglio, le sue classi dirigenti, non abbiano avuto consistenti
interessi nella politica coloniale. Le stesse adesioni per il fascismo con la
guerra d'Etiopia vennero estorte e furono dovute da un lato all'avventu
rismo e al giovanilismo tipici della retorica dell'epoca, al dannunzianesi
mo trionfante e, da un altro, alla promessa fallace di <terra?e di ?lavoro?
rivolta a un popolo misero e incolto: portarono infine alle note
drammatiche conseguenze per il paese e per tanta parte delle giovani
generazionill.

Sempre in Etiopia, a una vittoria rapida sul campo, frutto soprattutto


degli eccessi e dell'uso indiscriminato di armi proibite, seguirono la
resistenza e la guerriglia, che si protrassero fino al ritorno della sovranita
del Negus e del potere legittimo nel '41. II commento di Del Boca e, di
nuovo, amaro e alieno da ogni connotazione ideologica12:
La guerra contro l'Etiopia, condotta con una dovizia di mezzi che contrastava
palesemente con la diffusa poverta degli italiani, non duro che sette mesi. Ma il
tripudio per la vittoria fu abbastanza effimero. Se era cessata la guerra, era per6

cominciata la guerriglia, che gli etiopici avrebberocondotto ininterrottamente


sino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

3. Con la serratapresentazione di materiali documentari e attraverso un

10Cfr.

e la spartizione
il cap. Vitalia
ivi, pp. 3-39.
dell'Africa,
in Etiopia,
il cap. Un'avventura
ivi, pp. 95-109.
12Vitalia
e la spartizione
il vol. III, Gli italiani
in
cit., p. 38, e in genere
dell'Africa,
reduci dalla
in luce il contributo
di alcuni
cit. Del Boca mette
italiani,
orientale,
Africa
11Cfr.

fra cui quello


di Ilio Barontini
alla guerriglia
(pp. 334 sgg.),
guerra di Spagna,
eti?pica,
e
e in Emilia:
cfr. G.Amendola,
in Francia
Comunismo,
antifascismo
poi partigiano
e N.Badaloni,
in //
Ilio Barontini,
Editori
1967, pp. 344-370,
resistenza,
Roma,
Riuniti,

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944 Gian Mario Bravo


uso oculato della ricerca storica internazionale, Del Boca scalza - e il
termine adatto - la vecchia storiografia nazionalista, chiusa, insensibile
agli orrori prodotti da un colonialismo becero e distinguentesi da quello
delle grandi potenze soltanto per la superficialita e l'inconsistenza ideale.
Storiografia che non fu ne' e scienza, ma apologia acritica e talvolta anche
sentimentale difesa di un presunto patrimonio acquisito con le conquiste
coloniali, su posizioni che - citando come esempio emblematico Indro
Montanelli e la sua non volontd di acquisire dati e informazioni, che pur
gli archivi patri conservano - Del Boca ha definito <<irriducibili?per
l'esaltazione colonialista e per il rifiuto di ammettere le efferatezze
compiute anche dagli italiani'3. E convincente il commento dell'autore.
Si tratta, sia per gli storici sia per coloro che rimpiangono il passato
coloniale14, di <<unastagione ormai sigillata, immutabile>>,che
respingeogni tentativodi manomissione e di demitizzazione.Che non accetta,
soprattutto, la realta documentata dei genocidi, delle rappresaglie,dell'uso
sistematicodei gas, delle deportazioni, dei campi di concentramento,della
segregazionerazziale.Molti difendono questa stagione, unica e irripetibile, in
assoluta buonafede, perche nella loro memoria non c'e traccia di eventi crudeli e
anche i piccoli soprusi ai quali hanno assistito si sono stemperati nella nebbia del
tempo. Ma parecchi lo fanno in malafede, per puntiglio o per una dubbia carita
di patria.

Alla radice di questi atteggiamenti e degli errori compiuti successivamen


te, dopo gli anni Cinquanta, dalla diplomazia postfascista, causa di
quanto Del Boca definisce la <<nostalgiadelle colonie>>e, per altro verso,
delle incomprensioni del mondo politico per le vicende dei territori gia
soggetti alla sovranita italiana, e soprattutto il <<mancatodibattito sul
colonialismo>>,che - nel confronto storiografico - ha comportato una
degli avvenimenti trascorsi, senza dover peraltro
?rimozione quasi totale>>
render conto delle colpe'5.
Mito, mistificazione, sopravvivenza di leggende hanno impedito una
discussione ?seria, organica e definitiva>>sul colonialismo. II tentativo di
ricostruzione piu ampio, a partire dal 1952, e stato l'avvio della cura e
della pubblicazione prevista in 50 volumi, con il patrocinio del ministero
a cura di F.Andreucci
e T.Detti,
Dizionario
italiano.
operaio
biogr?fico,
Editori Riuniti,
182-186.
Roma,
1975, vol. I, pp.
13
e la coscienza
in VAfrica
Montanelli
Introduzione,
italiani,
cit., pp. VIII-X:
degli
e cos? via.
africana? una ?bella,
considero
T?awentura
lunga vacanza?,
14
Ivi, p. XI.
15Cfr. il cit.
e il cap. //
vol. IV, Gli italiani
in Africa
delle
colonie,
orientale,
Nostalgia
e la coscienza
mancato
in L'Africa
sul colonialismo,
dibattito
cit.,
italiani,
degli
111-127.
pp.
movimento

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945 Sulla stoiia del colonialismo italiano


degli Esteri, della serie L'Italia in Africa: l'opera - interrotta all'inizio
degli anni Ottanta - ha presentato invece, proprio nella direzione della
rimozione politico-storiografica, <<unbilancio truccato, anche rozzamente
e con impudenza, con il solo scopo di porre in evidenza imeriti della
colonizzazione italiana e anche la sua diversita ed eccezionalitd, se
confrontata con i colonialismi coevi>>.II <(bilanciocritico della presenza
italiana in Africa? si 'etrasformato <(inun'operazione da un lato elusiva e
con l'<<assoluzione>
finale per tutti, con lamancata
dall'altro agiografica>>,
revisione (in questo caso puo esser si adoperato il termine allamoda nel
dibattito fra storici e politici) della storia del colonialismo16. Cio ha
influito negativamente sull'informazione e sulla formazione scolastica
delle nuove generazioni. Del Boca rileva come lamanualistica di storia
contemporanea per i licei e le scuole superiori sia stata superficiale, e
quindi gli studenti, che su di essa avrebbero dovuto <<apprendere?,
abbiano enormi lacune sui temi dell'espansionismo coloniale. L'osserva
zione e corretta, anche se si constata che in opere apparse in tempi
recenti - verosimilmente, grazie alle informazioni e ai materiali d'archi
vio che Del Boca ha reso disponibili - il problema coloniale italiano
viene affrontato con ben altra forza, chiarezza e lungimiranza. Come
risulta, fra i libri che possono esser citati, almeno in quelli di Della
Peruta, di Negrelli, di Traniello, o come gi'a e stato reso palese dalla
di Santarelli, con un'intera sezione dedicata al <<tramonto
<<storiasociale>>
del colonialismo>>17.
D'altra parte, a un cambiamento delle valutazioni ci si deve per forza
adeguare, perche' dagli Stati ex coloniali sta prendendo le mosse una
nuova storiografia, che vede in primo luogo impegnati gli etiopici e i
libici e che tende a ristabilire, alla luce della documentazione conservata
e reperita in Italia, il corso degli avvenimenti, la conquista, la resistenza,
la repressione attuata non solo dal fascismo ma, precedentemente, dal
mondo liberale.
Inoltre, negli ultimi lustri una storiografia specialistica ha fatto fare
<<sostanziosi
progressi>>e ha seguito inmodi analitici lo svilupparsi della
in
politica estera e delle guerre coloniali del fascismo e della <conquista>>
16
17

Ivi, pp.

114-116.

E.Santarelli,

Storia

nea,

Dalla
di Parigi ai nostri
Comune
contempor?neo.
Manuale
di storia. Vet?
1982; G.Negrelli,
contempor?nea,
e il mondo.
Vet?
vol. Ill; F.Traniello,
contempor?
VEuropa
Storia del novecento.
vol. Ill; F.Della
Dalla
Peruta,
?grande

sociale

Feltrinelli,
Milano,
giorni,
1991,
Palermo,
Palumbo,
1992,
Torino,
Sei,
ai giorni
nostri,

del mondo

Le Monnier,
cfr.
di Santarelli
1992.
Firenze,
Infine,
sempre
Terzo mondo.
Socialismo.
Roma,
soprattutto
Imperialismo.
Saggi di storia del presente,
e delP anticolonialismo,
del colonialismo
cfr. G. Caichi
1992. Sui problemi
Venti,
Quattro
La decolonizzazione,
1983.
Torino,
Novati,
Loescher,
guerra?

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946 Gian Mario Bravo


Africa, dell'imperialismo italiano, delle sue origini e delle sue conseguenze
e del lascito, quasi sempre negativo per colpa non degli italianima delle
classidirigenti italiane, trasmessoai paesi di recente indipendenza. Si tratta
degli esponenti delle nuove correnti storiografiche, che sollevano l'apprez
zamento di Del Boca. Gli autori sono parecchi e, fra essi, ci sono Enrico
Serra,Giorgio Rochat, FrancescoMalgeri, Enzo Santarelli, Romain Rainero,
Luigi Goglia, Giuliano Procacci, Eric Salerno, Carlo Zaghi, Renato Mori,
Gianluigi Rossi, Francesco Surdich, Fabio Grassi.
Agli storici che rifiutano la 'zrimozione>>
del fenomeno del colonialismo ita
non necessariamen
liano si contrappone una tendenza <<giustificazionista>>,
te fascistanel senso originario della parolama che tende ((agiustificare>>al
meno in parte <deviolenze del colonialismo, a riabilitare fatti e personaggi,
favorendo, quindi, quella rimozione delle colpe che la storiografiaprogres
sista si sforza di combattere>>.
Ilmaggior esponente del revisionismo storiografico (qui il concetto di <revi
e quello negativo usualmente utilizzato con riferimento al dibattito
sione>>
sul nazismo e sui grandi nodi della storiamoderna e contemporanea) 'eindi
viduato inRenzo De Felice, cosi <indulgente>>,nella sua poderosa opera sul
fascismo, col <<Mussolini
africano?, con i suoi generali (Graziani), con i cri
mini italiani e i loromandatari. ScriveDel Boca che De Felice non presta
<<molta
attenzione alle imprese del fascismo inAfrica e, comunque, non ha
messo sufficientemente in risalto la gravita dell'aggressione all'Etiopia e i
metodi spietati che hanno caratterizzato la campagna di conquista. Per fare
un solo esempio, De Felice ha liquidato laquestione dei gas, forse ilpeggior
crimine del fascismo, con una sola riga>>18.
Questo modo di vagliare gli avvenimenti suscita opposizioni, nonostante gli
apprezzamenti formali:Del Boca viene tacciatodi continuare a combattere
contro una storiografia- quella paludata e coloniale - da lui stesso gia vinta,
nel nome di un vano autonomismo o nazionalismo anticolonialista, che
avrebbe perso attualita e incisivita. Cosi giudica Sergio Romano, che pur
anni fa era intervenuto conmaggiore credibilita sui primi passi dell'impresa
libica e sulle mire dei gruppi dirigenti italiani sulla quarta sponda. Dice
Romano in un'intervista, commentando le tesi di Del Boca'9:
Ora perche ostinarsi in una battaglia gia vinta? Perche diffondere
18L

Africa

G.Mayda,
coloniale
Marzotti,

l'idea che ci siano

e la coscienza

Su Graziani,
121-125.
ora, cfr. anche
cit., pp.
italiani,
degli
su aspetti
La Nuova
della politica
Italia,
Firenze,
1992;
Vafricano,
cfr. R.Rainero,
La rivendicazlone
del fascismo,
sulla Tunisia,
Milano,
fascista
e la
e E.Santarelli-G.Rochat-R.Rainero-L.Goglia,
Omar
al-Mukhtar
1980,
Graziani

della Libia, Milano,


1981.
Marzorati,
riconquista
fascista
19 Intervista
in P.Battista,
di S.Romano
rimozione?.
reticenza,
?Malafede,
in ?La Stampa?,
27 giugno
divide
1992; cfr. S. Romano,
d'Africa
gil storici,
sponda,

Milano,

Bompiani,

La

guerra
La quarta

1977.

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947 Sulla storia del colonialismo italiano


chissaqualimacigni da sollevare,segreti inconfessabilida rilevare?Io do questa
spiegazione: la persistenza, sia pur residuale, di un terzomondismoduro a
morire e che pero ha bisogno continuamentedi autoalimentarsiinventandosiun
Nemico

che non c'e, o che comunque

non c'e piu.

II discorso di Del Boca non e fine a se stesso. Mostra invece con


convincenti argomentazioni come, dalla misconoscenza della storia colo
niale nazionale e delle sue conseguenze, la politica della Repubblica - in
particolare la sua diplomazia, di cui Romano fu esponente prestigioso abbia conseguito esiti disastrosi: in Etiopia, in Somalia, in Eritrea, in
Libia e in genere per quanto concerne la storia passata e piu recente e gli
avvenimenti politici ultimi dei singoli paesi. L'Italia non ha compreso gli
atteggiamenti dei gruppi dirigenti dei popoli ex coloniali, ha sostenuto
apertamente e senza incertezze dittatori e regimi tribali, totalitari,
talvolta efferati. Anzi, deduce Del Boca con indubbio pessimismo e con
condanna recisa, proprio il mancato dibattito fra gli studiosi italiani e
l'indifferenza per le risultanze della storiografia progressista hanno
fornito per lungo tempo dei puntelli a diversi sistemi dispotici, che
meglio parevano garantire affari e commerci, spesso poco puliti.
sono passate per
4. La <<unganotte colonialexs e la <<decolonizzazione>>
anni sotto silenzio: s'e cercato di tener separata la politica africana
dell'Italia da cio che accadeva nel resto del continente. Il che ha prodotto
errori e incomprensioni: anche nella sinistra, che solo tardivamente, ad
esempio, ha preso atto della guerra di liberazione e per l'indipendenza
dell'Eritrea, secondo quanto conferma in una sua monografia Stefano
Poscia20. Per non menzionare il sostegno senza tentennamenti concesso
per lustri al presidente-padrone della Somalia, Siad Barre. Dittatore
sanguinario, questi ha creato un sistema autocratico, con un socialismo di
facciata e un effettivo tribalismo di sostanza: l'Italia, con una sorta di
coerente continuita, ha dimostrato di non capire il significato reale del
modello-Barre. Fino al '77 il Pci l'ha appoggiato con forza, in quanto
filosovietico; successivamente, con il 1981 e col cambio delle alleanze,
dopo l'approvazione della legge sulla cooperazione allo sviluppo lamano
e passata al governo e specie ai socialisti, che hanno esercitato il loro
strapotere. La conclusione, spiega Del Boca, e che il regime e ulterior
mente degenerato ma e restato sempre nelle mani di Barre e della sua
famiglia. L'Italia, incapace di seguire gli avvenimenti, ha sostenuto il
20
Eritrea.
Colonia
tradita,
S.Poscia,
Edizioni
1989
associate,
(Fondazione
dei popoli).
liberazione

con

Introduzione

internazionale

Lelio

di W.Weldemari?m,
Roma,
e la
il diritto
Basso
per

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948 Gian Mario Bravo


presidente fino al tracollo e al caos del '91, anche dopo fatti torbidi e
crudeli, come I'assassinio nell'89 del vescovo di Mogadiscio monsignor
Salvatore Pietro Colombo, sanzione definitiva del fallimento della
politica e della diplomazia italiane21. E vera incomprensione e negligen
za nel percepire quello che ad altri - alle diplomazie americane e
sovietica - alla fine degli anni Ottanta divenne chiaro. Nel 1988, avendo
sposato fino in fondo la causa di Barre, chiudendo gli occhi di fronte ai
suoi crimini, all'esercizio incontrollato del potere personale, agli assassi
nii, alle speculazioni finanziarie, economiche e commerciali (note in
tutto il mondo), l'allora ministro Francesco Forte in un'intervista al
a Giuseppe Di Piazza che osservava che il Fai (Fondo aiuti
<<Messaggero>>,
italiani) aveva assegnato alla Somalia - <<chenon e un esempio di
Somalia e
liberta>>,diceva il giornalista - 500 miliardi, rispondeva: <<La
uno dei paesi africani che rispetta di piu i diritti umani [...] Jo so che si
parlamale della Somalia solo perche non e un regime marxista>>22.
La lungimiranza e chiaroveggenza italiane sono state e sono sintomati
che. Ed ecco il commento di Del Boca23:
C'e da sperare che, anche da parte italiana, si voglia girare pagina. E che ci sia
risparmiato in avvenire lo spettacolo indecoroso di partiti politici che considerano
alcuni paesi africani, e in particolare la Somalia, come proprie riserve di caccia.
L'Africa, che sta andando alla deriva oppressa da problemi irrisolti e da mali che
sembrano incurabili, ha urgente bisogno di comportamenti
leali, non di
complicit'a.

L'Italia, nel dopoguerra, avrebbe potuto fare una politica libera e aperta,
non condizionata dai vincoli che, per ricordareun unico caso, avevano
legato la Francia all'Algeria ma da cui questa si affranco traumaticamen
te fin dal 1962. Invece, continuo in Italia la passata incomprensione per i
anche se il libro piu celebre di Franz Fanon e un
?dannati della terra>>:
terzomondismo di matrice marcusiana godettero d'immenso favore gia
all'inizio degli anni Sessanta, specie fra l'intellettualita della sinistrama
non negli ambiti governativi24.
21 Cfr.
degli

il cap.
italiani,

Somalia
cit.,

pp.

e Italia:

una sconfitta
in VAfrica
nella coscienza
dell'intelligenza,
e aggiornata,
Una
sgg. e 321 sgg. E in veste pi?
ampia
Italia e Somalia,
1993 (Saggi tascabili).
Roma-Bari,
Laterza,
7 aprile
1988,
ivi, p. 317.

277

dell'intelligenza.
sconfitta
22 Cos? in ?Il
Messaggero?,
23
Ivi, p. 379.
24 Cfr.
Les damn?s
F.Fanon,

de la terre, Paris,
della
1961
terra,
it., / dannati
(trad,
si pubblicarono
L'an V de la
fra altri,
anche:
Torino,
Einaudi,
1967). Ma di Fanon,
con una
della rivoluzione
r?volution
1959 (trad, it., Sociolog?a
Paris,
algerina,
alg?rienne,
e Peau
di G.Pirelli,
Presentazione
blancs,
Torino,
Einaudi,
noire, masques
Paris,
1963),
e I'altro, Milano,
nel
1952 (trad,
1971, Pedkore
Successivamente,
it., Il negro
1965).
con Prefazione
2 voll, di Opere
di G.Jervis.
Einaudi
scelte,
stamp?

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949 Sulla storia del colonialismo italiano


Parimenti, non si ebbe ne' si ha una politica per ilMaghreb - sottolinea
Del Boca - per cui imaghrebini sono indotti a invadere la <<ricca>
Europa
proprio amotivo delle scelte comunitarie e quindi dell'Italia25. L'Eritrea
e sempre stata considerata una regione intoccabile dell'Etiopia, sebbene
la guerriglia antietiopica fosse cominciata fin dal 1961. E soltanto una
parte del mondo cattolico progressista, con <Nigrizia>>- peraltro forte
mente contestata dalle gerarchie della Chiesa - ha proposto tesi originali
e di supporto alla lotta di liberazione non solo coloniale ma anche etnica
e religiosa (prendendo atto della spinta islamica, anteponentesi al
conservatorismo copto)26.
Infine, la diplomazia e con essa settori della storiografiahanno fallito nel
delineare i rapporti con la Libia. Da una parte veniva ed 'econdannato il.
colonialismo come fenomeno in se, ma da un'altra si e ostacolato
l'approfondimento delle cause del malessere, per cui il mondo libico
rivendicava ed esige dall'Italia consistenti risarcimenti, sicuramente fi
nanziari ed economici ma che, in primo luogo, hanno un valore politico
e morale e mirano a fornire una riparazione, almeno parziale, degli
stermini di massa e della ferocia o, piu semplicemente, delle conseguen
ze dello sfruttamento coloniale imposto tramite la forza o attraverso gli
strumenti piu subdoli della corruzione27. Con Gheddafi che, nell'opera
di Del Boca, non e raffigurato come il mostro per eccellenza o il
terroristaper antonomasia, quale sovente lo rappresenta per fini contin
genti anche la piu sofisticata informazione internazionale, ma come un
personaggio mediocre seppure con alcune capacita, di cultura media,
<giovane? nella formazione e nell'informazione, espressione del livello
intellettuale cui le potenze europee - fra esse sono da annoverare l'Italia,
naturalmente, e l'America - hanno condannato il mondo libico dagli
anni della prima invasione, all'inizio del secolo XX.
Del Boca propone dunque una lettura dinamica di un continente,
l'Africa, che si e mosso e agisce secondo proprie logiche e necessita,
25Cfr. il
cap. i/ risveglio del mondo arabo. Il caso del Maghreb,

in L'Africa nella

Del
Boca
dal
173 sgg. Commenta
cit., pp.
sulTimmigrazione
non
Se essa
intende
scelta dall'Europa
alternative.
Nordafrica:
presenta
o regolare
contener?
il flusso migratorio
che proviene
dalla sponda africana del Mediterr?
non ha altra opzione
in Europa
di maghrebini,
neo, e che ha gi? portato
cinque milioni
coscienza

italiani,
degli
?La strada

stesso Maghreb,
e
i posti di lavoro nello
Teconomia
sviluppandone
il potere d'acquisto.
II che finirebbe,
in un secondo
anche per dare
tempo,
che oggi non ha. Ma la sfida ? di proporzioni
stabilit? politica
colossali
quella

che quella
di
aumentandone
alla regione
e anche se
i mezzi
26 Cfr.
sgg
^ Cfr.

creare

se possiede
awerte
di affrontarla,
c'? da chiedersi
pi? di ieri Turgenza
TEuropa
e soprattutto
a compimento?
la volont?
per portarla
politica
(p. 224).
e Addis Abeba,
il cap. La questione
nei rapporti fia Roma
dell'Eritrea
ivi, pp. 245

il cap. La diplomazia

italiana

e la ?svolta moderata?

di Gheddafi,

ivi, pp.

381-465.

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950 Gian Mario Bravo


abbandonando invece le indicazioni esteriori di una diplomazia vecchia e
incapace di intuirne le ragioni di vita e le categorie mentali, i modelli
ideali, le reazioni psicologiche, la stessa storia. Riesce a far questo
attraverso una lettura a tappeto della documentazione e dei materiali
raccolti dai <<colonialisti>>
italiani, che certo furono poco prodighi nell'e
largire riforme e formazione agli africani e inabili nei loro comportamen
ti politici, ma che, da bravi burocrati civili o militari, furono invece attivi
e prolissi estensori di documenti e raccoglitori di carte: che hanno atteso
decenni perche' venissero sottratte all'oblio degli archivi dei ministeri
romani.

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