Questo un percorso, il percorso del mio pensiero. Sono un inguaribile romantico a
causa della piccola porzione di mondo in cui mi muovo: la musica: l'arte, dove pascolano le idee. Ho sempre creduto che la matematica fosse nella sua austerit una disciplina sterile, arida. lim f x Un giorno ho studiato questa scrittura e mi sono ricreduto, cosciente del x fatto che non mi stavo pi rapportando con qualcosa di aridamente immanente ma al contrario con uno strumento trascendente. Questo operatore, attrezzo dell'analisi matematica alla base della mia teoria dell'errore che espongo al fine di orientarVi in questa disquisizione. Mi sono chiesto perch ci fosse una distanza tra il valore sperimentale e il valore teorico a prescindere dalla precisione o dalla sensibilit delle apparecchiature utilizzate, perch i risultati teorici sono relativamente distanti da quelli che si registrano in fase sperimentale. In questa riflessione voglio scendere in profondit per cogliere la causa al contempo ineliminabile e prima dell'errore, della distanza relativamente piccola dei risultati. Se affermassimo che la Terra fosse perfettamente sferica ed effettuassimo degli esperimenti sulla caduta dei gravi in diversi punti della superficie terrestre noteremmo con stupore che i dati sperimentali ottenuti si allontanerebbero dalle supposizioni teoriche. Questo perch i punti della superficie terrestre non sono equidistanti dal centro Mm della terra e nella relazione di Newton F =G 0 2 non si tenuto conto che d un d parametro variabile. Se prima di effettuare gli esperimenti avessimo messo in relazione la legge di Newton con l'osservazione che l'accelerazione di gravit non uguale in tutti i punti della superficie terrestre per via della diversa distanza dal centro della terra avremmo ottenuto un risultato sperimentale relativamente meno distante da quello teorico. Formalizzando questo concetto nella scrittura di limite scrivo: lim valore teorico=valore sperimentale dove con c indico la capacit di mettere in c relazione modelli matematici. Per assurdo se fossimo capaci di relazionare infiniti modelli avremmo un risultato sperimentale uguale a quello calcolato a priori. Se cos fosse saremmo come Dio che non cambia perch assoluto, che non cambia perch immutabile, eterno. Se paradossalmente questo accadesse potremmo ancora parlare di panta rei, futuro? Perch il nostro limite intrinseco, il fatto che siamo infiniti e finiti al contempo, che possiamo intuire ma non arrivare necessario a garantire l'attivit dell'uomo? Kant che nell'analitica trascendentale si occup di questioni gnoseologiche, avvert gi una finitudine dell'uomo quando parlando dell'intuizione intellettuale releg all'io soltanto il ruolo di organizzare la realt e non di crearla. Tuttavia, non centr appieno la questione e non si espresse sul fatto che questa fosse necessaria al fine di conoscere visto che il filosofo intu la presenza di un limite intrinseco nell'uomo ma non colse realmente il problema che al contrario fu affrontato dal filosofo idealista Fichte. Quest'ultimo, come gi aveva insegnato Eraclito nella teoria degli opposti, dimostr come l'attivit dell'uomo, del pensiro, conoscitiva, fosse strettamente correlata alla presenza di un io e all'opposizione di un non io e che la conoscenza avesse alla base l'ostacolo della finitudine umana : L'io pone il non io. Con questa affermazione decade la normale concezione idealista dell'uomo-dio e si fa posto ad una definizione onnicomprensiva che vede l'uomo come unione e al contempo opposizione di infinito
futuro contrasto Simone De Venuto 2011
e finito. Il contrasto primo, intrinseco nell'uomo ci che al contempo lo unisce e
separa da Dio, l'assoluto. Poco pi tardi, quanto detto appare ne L'infinito di Giacomo Leopardi che nonostante stesse approdando in quel periodo ad una visione pessimistica della finitudine umana sulla scia del filosofo Schopenhauer, scrive l'idillio avente come oggetto il contrasto intrinseco sopra citato: l'uomo come unione e al contempo opposizione di infinito e finito dove quest'ultimo rappresenta la possibilit di andare oltre, di tendere con atteggiamento asintotico all'infinito. Segue il testo: Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di l da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Cos tra questa immensit s'annega il pensier mio: e il naufragar m' dolce in questo mare Mi allontano da qualsivoglia analisi gi effettuata su questo testo per cogliere l'importanza del contrasto primo che va ponendosi alla base anche del successivo pessimismo cosmico in una duplice valenza. Il rapporto tra Leopardi ed il non-io di odio e amore. Da un lato gli caro perch il mezzo che gli permette di fuggire dal dolore della vita ma d'altra parte anche la causa di questo dolore, dell'impossibilit di raggiungere il piacere in senso assoluto. Per Leopardi la vita, che futuro, quindi unione e opposizione, amore ed odio. Ritrovo ancora quanto osservato in precedenza nella pittura di Caspar Friedrich che usava dipingere principalmente su due piani rappresentando il contrasto di cui sopra. Nell'opera Monaco in riva al mare si osservano due principali livelli nella composizione e dinnanzi alla vastit della natura si distingue la piccola figura di un monaco in contemplazione sulla spiaggia, che evidenzia il contrasto tra la finitudine e l'infinito, l'io che pone il non io. Un critico d'arte comment su una nota rivista: "Si tratta sempre del dialogo del singolo con l'incommensurabilit dell'universo, un dialogo che attende una risposta di Dio". Friedrich riflette la concezione idealistarealista dell'uomo e come Leopardi anch'egli approd alla fase successiva della storia del pensiero che pone al centro quanto diceva Schopenhauer: La vita umana come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di pi illusori, di piacere e gioia. Questo palese nell'opera Il naufragio della speranza. Seguono le opere sopra citate.