Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
RIVISTA DI STORIA
E LETTERATURA RELIGIOSA
DIRETTA DA
FIRENZE
L E O S. O L S C H K I E D I T O R E
MMX
Redazione
Linda Bisello, Paolo Cozzo, Valerio Gigliotti, Giacomo Jori, Marco Maggi,
Chiara Pilocane, Davide Scotto
423
425
427
431
443
455
485
489
517
533
579
589
593
Sezione documentaria
PRIVATI INDIVIDUALS
solo cartaceo - print version only
2010: Italia: E 72,00 . Foreign E 98,00
2011: Italia: E 79,00 . Foreign E 108,00
Pubblicato nel mese di giugno 2011
444
Come non ricordare che fino alla seconda Guerra mondiale esistevano
in Italia poche riviste di storia religiosa (a parte quelle riguardanti ordini
religiosi o territori geografici piu` ristretti) che provenivano peraltro, e
non e` certo un elemento di poco significato, da movimenti religiosi minoritari. Pensiamo al Bulletin de la societe dhistoire vaudoise, fondato nel
1881 a Torre Pellice (Torino), edito con il titolo di Bollettino della societa`
di storia valdese dal 1931 e sostituito nel 1940 dal Bollettino della societa` di
studi valdesi. Rivista di studi e ricerche concernenti il valdismo e i movimenti
di riforma religiosa in Italia, tuttora esistente, e alla Bilychnis Rivista mensile di studi religiosi, organo della Scuola Teologica Battista di Roma, pubblicata tra il 1912 e il 1931.
Esisteva pero` in Italia almeno una rivista di storia religiosa che si ispirava alla histoire des religions gia` molto praticata oltrAlpe, gli Studi e materiali di storia delle religioni, fondata nel 1925 da Raffaele Pettazzoni presso luniversita` di Roma. E gia` piu` di un ventennio prima, Salvatore
Minocchi, con i suoi Studi religiosi (1901), Giuseppe Bonaccorsi e Ernesto
Buonaiuti, con la Rivista storico-critica delle scienze teologiche del 1905,
avevano creato riviste periodiche aventi lo scopo di presentare ricerche storiche basate sui nuovi orientamenti storiografici di fine Ottocento, in particolare francesi e tedeschi. Questi due tentativi non ebbero un successo
duraturo, e la ragione va anche attribuita al fatto che i principali protagonisti furono coinvolti nella crisi modernista e nella successiva repressione.
Poco dopo lapertura degli Archivi Vaticani per volonta` di papa Leone
XIII, Isidoro Carini, prefetto della Biblioteca Vaticana, e lo storico umbro
Michele Faloci Pulignani, insieme ad Umberto Benigni, professore al Seminario romano, e allerudito pavese Rodolfo Maiocchi, tentarono di fondare
una rivista storico-religiosa, ma il progetto non ebbe un seguito.
La situazione oltrAlpe era ben diversa. Nel 1900 era nata a Lovanio la
Revue dhistoire ecclesiastique; nel 1910, a Parigi, la Revue dhistoire de lEglise
de France, seguita, nel 1914, dalla creazione della Societe dhistoire de lEglise
de France, sulla scia delle associazioni nate dopo il Combismo. Gia` nel 1876,
nel clima del Kulturkampf, era sorta in Germania la Gorresgesellschaft.
La Revue dhistoire ecclesiastique, generale, e la Revue dhistoire de lEglise de France, nazionale, non influenzarono subito la nascita di analoghi
progetti in Italia. Soltanto verso la fine degli anni Trenta vi fu un breve
e temporaneo tentativo. Lo storico bresciano Paolo Guerrini, tornando
dal convegno della Societe dhistoire de lEglise de France del 1938, auspico`
la fondazione di un istituto, modellato su quello francese, che avrebbe dovuto prendere il nome di Societa` nazionale di storia ecclesiastica italiana e
pubblicare una rivista che ne facesse conoscere limpegno scientifico.
445
446
suddivisa per periodi e regioni, che ancor oggi costituisce uno dei fulcri
della Rivista di storia della Chiesa in Italia. La Rivista aveva un direttore
che aveva studiato alla Scuola Normale di Pisa, non era stato cioe` educato
in istituzioni ecclesiastiche che avevano vissuto lo choc del modernismo.
Il consiglio di redazione era composto da ecclesiastici di riconosciuto
valore, come il prefetto dellArchivio Vaticano, Angelo Mercati, il professore e rettore della Pontificia Universita` Lateranense, Pio Paschini, il bibliotecario del Campo Santo Teutonico in Vaticano, Hubert Jedin e il gesuita Pietro Pirri, professore alluniversita` Gregoriana; non mancavano
professori laici delluniversita` Cattolica di Milano, rappresentata dal professor Giovanni Soranzo, e di universita` statali, come Giovanni Battista Picotti di Pisa e Paolo Brezzi di Roma.
Come si deduce dallelenco di un centinaio di nomi di potenziali collaboratori conservato tra i suoi appunti, Michele Maccarrone voleva coinvolgere gli storici italiani piu` affermati appartenenti a diversi orizzonti storiografici. Nel primo fascicolo sono infatti presenti firme come quelle di
Cantimori e Jemolo, autori di due recensioni.
Le relazioni con lUniversita` Cattolica non furono facili fin dallinizio,
pur essendo presente nel Consiglio un suo rappresentante. Padre Gemelli
non approvo` la scelta di pubblicare la recensione di Jemolo, giudicato
troppo nemico del cattolicesimo, e Giovanni Soranzo polemizzo` con
lo studio del Picotti su Alessandro VI, aprendo uno dei rari accesi dibattiti
pubblicati allora dalla Rivista.
Quattro anni dopo nasceva, nel 1951, lArchivio italiano per la storia
della pieta`, il sogno di trentanni di vita, di preghiera, di studio, di poesia,
come ebbe a esprimersi lo stesso De Luca nei giorni in cui usciva il primo
volume. In una densissima e amplissima Introduzione, il sacerdote lucano
spiegava presupposti ideali e scopi dellimpresa, dedicata a dar voce a
cio` che non si puo` esprimere a voce, a quelle espressioni di religiosita`
interiore ineffabile, che egli ricercava appassionatamente nei frammenti
di poesie, preghiere, canti e manifestazioni devote provenienti da ambienti
popolari e anonimi, collocandosi quindi in un ambito assolutamente diverso da quello istituzionale della Rivista di Maccarrone.
Sullaltro versante della storia istituzionale nasceva nel 1963 lArchivum
historiae pontificiae, organo della facolta` di Storia ecclesiastica dellUniversita` Gregoriana. Il periodico, diretto prima da Burkhart Schneider (19631975), poi da Paulius Rabikauskas (1976-1998) e ora da Josep M. Bentez,
aveva avuto una lunga gestazione. Il progetto iniziale era stato concepito
dal padre gesuita Pedro de Leturia ({ 1955), piu` o meno contemporaneamente alla fondazione della Rivista di storia della Chiesa in Italia. Lidea
447
448
che la storia della Chiesa poteva costituire un terreno di incontro tra la cultura cattolica e quella laica.3 Ma come ha ricordato di recente Paolo Prodi,4
le vicende legate alla stampa degli atti portarono a una frattura aperta tra
il gruppo di Bologna e la Rivista; la non accettazione del testo della
Premessa, preparato da Alberigo, fu vista come un colpo di freno ad
un cammino verso una storia della Chiesa concepita come campo autonomo di ricerca ma inserita [...] nel contesto vivo della cultura italiana in
stretto rapporto con la storiografia laica. Alberigo e Prodi si allontanarono dalla Rivista, scegliendo di concentrare le loro forze nello sviluppo del
Centro di documentazione fondato a Bologna da Giuseppe Dossetti nel
1952. Oltre al Centro di documentazione di Bologna, trasformatosi nel
1960 in Istituto per le scienze religiose, sorsero nel decennio successivo altri centri dediti alla ricerca nel campo della storia religiosa con un precipuo interesse per la raccolta della documentazione (visite pastorali e cos`
via). Il primo fu il Centro per le fonti della storia della Chiesa nel Veneto
sorto a Padova nel 1966, seguito dal Centro per le fonti della storia della
Chiesa nel Mezzogiorno di Salerno, entrambi promossi da Gabriele De Rosa. Nacquero poi il Centro per la storia religiosa ed ecclesiastica della Campania, fondato nel 1967 a Napoli, presso la Facolta` teologica, e il Centro di
studi sulla storia e sociologia religiosa del Piemonte fondato nel 1970 a Torino, sotto la direzione di Franco Bolgiani. Nel 1975 inizio` a operare lIstituto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa di Vicenza, sempre
legato allattivita` di De Rosa e dei suoi collaboratori ed erede del centro
padovano.
La vitalita` dei fermenti presenti nella ricerca storica italiana trovo` un
suo luogo di riflessione e di diffusione nella fondazione della rivista
(1965) di cui oggi festeggiamo gli indici delle prime venticinque annate.
Gia` il titolo Rivista di Storia e Letteratura Religiosa intendeva richiamare
una esperienza degli inizi del nostro secolo, con il riabilitare [...] e rivendicare cio` che poteva contenere di suggestivo e stimolante un precedente,
come la Revue dhistoire et litterature religieuses, fondata da Loisy nel 1896,
sottolineava la distinzione tra studio teologico e studio storico e assumeva una concezione aperta e dinamica della Storia del cristianesimo.
Gli scopi della Rivista furono delineati nella presentazione del primo
fascicolo e ripresi in interventi successivi del direttore responsabile, Franco
Bolgiani. Il campo tematico era senza limitazioni di tipo geografico e si
3
4
449
apriva anche alle altre religioni. Per quanto riguarda la storia del Cristianesimo, Bolgiani prendeva esplicitamente distanza dal piu` ristretto ambito
della storia della Chiesa, caratteristico della Rivista di storia della Chiesa
in Italia. Bolgiani criticava lopera di inventariazione documentaria di tutte le vestigia del passato della Chiesa, portata avanti dalla Rivista di Michele Maccarrone, ritenendo troppo marginale in essa quel dibattito
critico-metodologico, che la nuova Rivista intendeva assumere come sua
caratteristica specifica.5
Su proposte e prospettive storiografiche in un certo senso analoghe, ossia di confronto esplicito con la tradizione storiografica ecclesiastica, si fondano anche gli intenti programmatici delle altre due riviste piu` importanti a
livello nazionale nate nel corso di quei decenni: Ricerche di storia sociale e
religiosa, fondata da Gabriele De Rosa nel 1972, e Cristianesimo nella Storia, fondata da Giuseppe Alberigo nel 1980. Sono riviste che riflettono la
vitalita` di due centri di ricerca (Padova, Salerno, Istituto per le ricerche di
storia sociale e di storia religiosa di Vicenza; Istituto per le scienze religiose
di Bologna), in cui aleggia fin dallinizio una rivendicazione esplicita di liberta` della ricerca storica, ampliata allintero periodo della storia del cristianesimo.
Quindici anni dopo, nel 1980, usc` il primo fascicolo di una nuova rivista, Cristianesimo nella storia, fondata da Giuseppe Alberigo, espressione
del fecondo Istituto per le scienze religiose di Bologna. Cristianesimo nella
storia voleva porsi come scopo un impegno di ricerca storico-critica capace
di una conoscenza globale [...] del fatto cristiano, al di la` dei limiti tradizionali della storia della chiesa e delle chiese istituzionalizzate in genere,
non solo in senso geografico, ma, al di la` delle istituzioni e delle cose fattuali,
alle dottrine, alle tradizioni, alla spiritualita`, alla concreta vita cristiana delle comunita`, al cristianesimo che si e` manifestato fuori dalle chiese storiche
[...] con viva attenzione ai contesti storico-culturali con i quali i cristiani sono entrati in contatto. Contrariamente alla Rivista di storia e letteratura religiosa, Cristianesimo nella storia voleva pero` rimanere aperta a contributi
di analisi critica della riflessione teologica, non solo di storia della teologia,
purche tenessero presente che la distinzione tra conoscenza storica del cristianesimo e riflessione teologica diviene via via piu` rilevante.
La rapida evoluzione della situazione storiografica italiana in tema di
ricerche di storia religiosa aveva condotto negli anni Settanta a due importanti crisi in seno alla Rivista di storia della Chiesa in Italia, che si era nel
450
frattempo aperta alla collaborazione di numerosi studiosi laici per formazione, metodo di studio e impostazione storiografica, tra i quali il segretario
Margiotta Broglio, Sofia Boesch Gajano, Gigliola Fragnito e Guido Verucci, pur rimanendo legata allautorita` ecclesiastica, scelta ribadita fortemente
al momento della prima crisi, quella del 1976, che costo` alla Rivista la perdita di numerosi collaboratori.
La crisi fu provocata dalla recensione, firmata da Gregorio Penco, in
aperta polemica con linnovativo saggio su La Storia religiosa, pubblicato
da Giovanni Miccoli nel volume II/1 della Storia dItalia di Einaudi. Approvata da Maccarrone, la recensione del Penco suscito` la presa di distanza
di Sofia Boesch che abbandono` la Rivista.
La seconda crisi fu provocata dalla decisione di Paolo Brezzi di candidarsi alle elezioni politiche di quello stesso anno 1976 come indipendente
di sinistra, episodio che provoco` le dimissioni di Fausto Fonzi e di Paolo
Sambin, condirettore dal 1965, preoccupati della svolta confessionale
della Rivista di Michele Maccarrone, il quale decise di sciogliere il consiglio
di redazione, in seguito al rifiuto di Brezzi di dimettersi spontaneamente.
Alla ricostituzione del consiglio di redazione, come risulta dal fascicolo II
del 1979, oltre ai tre citati, mancavano allappello altri membri del consiglio, tra cui significativamente i funzionari dellArchivio Vaticano,
Martino Giusti e Germano Gualdo.
Sfogliando gli indici delle Riviste stesse fino allinizio degli anni 90, ossia fino al momento in cui si arresta il primo volume degli indici della Rivista di storia e letteratura religiosa e qui mi rifaccio di nuovo ad alcuni
dati fornitimi da Maria Lupi 6 emergono chiaramente alcuni interessi tematici prevalenti.
Lepoca meno rappresentata e` quella antica, coltivata praticamente solo
dalla Rivista di storia e letteratura religiosa (39,5%) e Cristianesimo nella
storia (23%), presente in percentuale di molto sotto il 10% nelle altre. Leta` medievale prevale in Archivum historiae pontificiae (44%), Rivista di storia della Chiesa in Italia (40% fino al 1976, 34% tra il 1977 e il 1991) e
nella prima serie di Archivio italiano per la storia della pieta` (51%), ma
e` abbastanza presente anche in Rivista di storia e letteratura religiosa
(20%) e Cristianesimo nella storia (19%). Le Ricerche di storia sociale e religiosa appaiono invece decisamente situate in eta` moderna e contemporanea (46% di contributi riguardanti leta` moderna e 46,5% di contributi riguardanti la contemporanea), fatto che si spiega per la natura delle fonti
451
privilegiate. Allepoca moderna appaiono interessati anche lArchivio italiano per la storia della pieta` di De Luca (35%), la Rivista di storia della chiesa
in Italia, soprattutto fino al 1976 (31%), e in misura minore lArchivum
historiae pontificiae (23%) e la Rivista di storia e letteratura religiosa
(21,5%). Decisamente aperto a problemi di storia contemporanea oltre
alle Ricerche di storia sociale e religiosa appare Cristianesimo nella storia
(42%), ma temi piu` vicini a noi compaiono anche nella Rivista di storia della Chiesa in Italia, soprattutto dopo il 1976 (28%), nellArchivum historiae
pontificiae (25%) e nella Rivista di storia e letteratura religiosa (18%).
Molte delle riflessioni che scaturiscono, quasi spontaneamente, da una
lettura dei sommari delle riviste di storia religiosa in Italia appaiono con
chiarezza aprendo il volume degli Indici dei primi venticinque anni della Rivista. Sono impressioni prese al volo da una prima lettura che e` pero` molto
facilitata dalla composizione stessa e dalla disposizione grafica degli indici,
due elementi in grado di facilitare continui passaggi dalluno allaltro indice.
Un primo dato riguarda il grande divario che esiste tra la Rivista di Torino e quella di Maccarrone. Le voci di questo indice venticinquennale che
rinviano a problemi di storia istituzionale sono infatti relativamente poco
numerose.
A questo proposito, la voce Italia appare emblematica (indice degli argomenti, p. 213). Se sotto Abruzzo troviamo per prima la voce ordine benedettino, alla voce successiva, Basilicata, ambedue le voci rinviano a temi
molto seguiti dalla Rivista di Torino fin dallinizio, ossia devozione popolare,
folklore. Ma anche la terza regione citata in questa stessa voce Italia, ossia
Calabria, segnala con chiarezza gli interessi generali della Rivista di Torino
con la parola valdismo. Non si tratta di coincidenze, perche termini come
inquisizione, magia popolare, poesia sacra, eresia e usura, evangelizzazione,
quietismo, poesia sacra medioevale, ex-voto e santuari, religiosita` popolare,
tradizioni popolari e ancora religione popolare, arte sacra, ascetismo, ebraismo, sacre rappresentazioni, oratoria sacra, movimento religioso femminile,
costituiscono lossatura dellintera voce Italia, dove i rinvii a problemi istituzionali sono, ripeto, in posizione di forte inferiorita` numerica, mentre voci come minoranze, ebraismo, poesia sacra e religiosita` popolare, folklore,
pauperismo, religiosita` popolare occupano uno spazio notevole. La voce valdismo, ad esempio, e` assai piu` ampia della voce papato...
Alcuni termini di storia religiosa non riescono invece a raggiungere la
stessa ampiezza numerica, come ad esempio preghiera e miracoli. Ed anche
la voce predicazione e` piu` povera di quella molto articolata e ricca di
poesia sacra, che si trova proprio nella pagina precedente. Questultimo elemento ci ricorda, semmai lo avessimo dimenticato, che la Rivista di Torino
452
e` anche una rivista di letteratura... ragion per cui converra` leggere e consultare con cura voci come Petrarchismo, Letteratura cristiana antica, ebraica, giudeo-persiana, greca antica, latina cristiana, monastica medioevale, norrena, popolare, religiosa.
Anche la voce Francia illustra e condensa le grandi linee storiografiche
percorse dalla Rivista di Torino tra il 1965 e il 1989, con termini come calvinismo, ebraismo e cristianesimo, evangelismo, giansenismo, illuminismo,
poesia sacra, protestantesimo, quietismo, riforma protestante, stregoneria
che difficilmente troveremmo cos` riunite in un indice tematico della Rivista di storia della Chiesa in Italia, in cui molto probabilmente apparirebbero ben altri termini, anzitutto di mera storia ecclesiastica, monastica e forsanche politica.
Sono differenze che appaiono forse ancor piu` evidenti se si pensa alla
presenza, folta e ricca, di termini che rinviano allattenzione con cui la Rivista di Torino, fin dalla sua nascita, si e` rivolta ai movimenti del mondo
riformato, da Martin Lutero a puritanesimo, dal pietismo al taborismo, dalla
voce riforma protestante, molto articolata geograficamente e tematicamente, a erasmismo, zwinglianesimo, walser, minoranze religiose, nicomedismo e
cos` via.
Anche le altre riviste di storia religiosa sorte in Italia nel dopoguerra
trattano di storia dei movimenti del mondo protestante e di minoranze religiose. Lo ha fatto anche e sovente la Rivista di storia della Chiesa in Italia,
ma, in attesa di poterlo verificare nello specifico sulla base di indici che ancora non esistono, per lo stesso periodo, per quanto riguarda la Rivista di
Maccarrone, cio` che conta in questo momento e` lintensita` dellattenzione e
la cura con cui questa attenzione storiografica si e` mantenuta nel tempo. In
questo senso, le differenze tra le due Riviste mi sembrano assolutamente
notevoli. Nellindice ventennale della Rivista di Torino, persino nella voce
Francesco dAssisi si nota un rinvio a fortuna, diffusione, riforma protestante.
E la voce tomismo presenta quasi soltanto un rinvio a Bonaiuti e alla dottrina delleresia...
Mi sia permessa unultima osservazione che mi ricollega ai ventanni di
ricerche che ho avuto loccasione di dirigere a Losanna sui piu` antichi processi di stregoneria intentati sulla base del nuovo concetto di sabba che si
diffonde nelle Alpi occidentali, e quindi nelle diocesi di Aosta, Sion, Losanna e Ginevra, dagli anni 1425-1427 in poi.7 Ora, leggendo la voce strego7 Si veda ora Chasses aux sorcie
`res et demonologie. Entre discours et pratiques (XIVe-XVIIe
sie`cles). Textes reunis par M. OSTORERO, G. MODESTIN et K. UTZ TREMP, Firenze, 2010 (Micrologus Library, 36).
453