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LETTERARIA
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DANIELA DE LISO
DANIELA DE LISO
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Felicita, Graziella, Ketty; sono crestaie, fantesche, cameriste, signorine dabbene, attrici e costruiscono un universo policromo, ammirato,
vagheggiato, ma non amato. Si stagliano nel verso come icone di un
sentimento che il poeta ritiene impossibile nutrire nella realt a lui
contemporanea.
Lamore sempre altrove rispetto al mondo in cui il poeta
vive6 rileva opportunamente Brberi Squarotti ; perch ci che
Gozzano prova per le sue donne fatte di versi, come per la schiera
folta di attrici e soubrette di cui fedelissimo estimatore nella sua
quotidianit di dandy dannunziano, non amore; piuttosto una
sorta di remedium doloris, di incantamento superficiale ed estemporaneo, come il battito dali delle sue eleganti Farfalle7.
I sentimenti, la vita stessa del poeta e delluomo Gozzano sono
prigionieri della soffitta nella quale trema damore la Signorina Felicita. Se la sua fama di dandy corteggiatore e corteggiato indurrebbe
ad assimilarne lesperienza proprio a quella del dAnnunzio che,
secondo leloquente immagine montaliana, riuscir ad attraversare8, i versi de La via del rifugio come quelli dei Colloqui disegnano
il profilo di un uomo che convive con la sua impossibilit damare
e desser felice, strettamente correlate, con la consapevolezza dello
sfacelo morale che vive la societ borghese a lui contemporanea9.
Le donne sono uno dei volti ingannevoli di questo universo in
decadenza e a loro come allaltro da s il poeta guarda con ironia
disincantata, con quel distacco che possibile solo di fronte alle
cose alle quali si rinunciato. Labbassamento del registro linguistico, il ricorso alla citazione scoperta, la leziosit di uno stile in cui
nulla casuale10 sono le armi di questironia, arsura della sete
Il fatto che Gozzano verifica limpossibilit, anche, del sentimento autentico, nella contemporaneit borghese. Anche lamore sempre altrove rispetto al mondo in cui il poeta vive: nel passato, soprattutto, cos come nel passato
la poesia, la possibilit di far poesia: e amore e poesia sono, romanticamente,
due aspetti di uno stesso problema (G. Brberi Squarotti, Introduzione, in
Poesie, p. 15).
7
Sul poema omonimo, dedicato ad Alba Nigra (Amalia Guglielminetti) e
mai concluso si leggano i saggi introduttivi di E. Montale (G. Gozzano, Poesie,
a cura di F. Antonicelli, Alpignano, Tallone, 1970), M. Guglielminetti (G.
Gozzano, I colloqui e prose. I Crepuscolari, Milano, Mondadori, 1974), E. Sanguineti
(G. Gozzano, Tutte le poesie, Torino, Einaudi, 1990).
8
G. Brberi Squarotti, Introduzione, in Poesie, p. 7.
9
Ivi, p. 11.
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Di questa studiata umilt lessicale e stilistica scrive Renato Serra: Come
un pittore pu ottenere un colorito ricchissimo anche solo con un po di bistro
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inappagata secondo Borgese11 , e diventano lhabitus delle numerose scene nelle quali sono incorniciate le donne di Gozzano.
Le prime immagini femminili de La via del rifugio sincontrano
nella lirica eponima che apre la raccolta del 1907; sono le bimbe di
sua sorella, incastonate in una sorta di filastrocca popolare, originata da quellidea di desublimazione della poesia mediata da Jammes12:
Belle come la bella
vostra mammina, come
il vostro caro nome,
bimbe di mia sorella13!
La studiata naturalezza del quadretto silvestre, in cui si muovono le bambine come piccole divinit dei boschi o come le Parche,
alle quali sono accomunate non solo nel numero tre , ma anche
nel ruolo di filatrici di vita e morte, la cornice in cui si consumer
la dolorosa e disincantata scoperta di s; le filastrocche senza tempo
delle nipotine, inconsapevoli interpreti di un rito ancestrale gi com-
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Il tutto e il niente nel quale il poeta come sospeso il medesimo luogo nel quale le bimbe, cui ripetutamente associato lattributo bianche, metafora di purezza, compiono lassassinio ineluttabile della farfalla che non vuol morire, proprio come il poeta, che
attonito rivolge al nulla la sua retorica domanda di leopardiana
memoria:
A che destino ignoto
Si soffre? Va dispersa
La lacrima che versa
LUmanit nel vuoto16?
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e balda []
la gran chioma disfatta nel tocco da fantino.
[]
E lAltra intanto
Vedevo: triste accanto a quelladolescenza!
Da troppo tempo bella, non pi bella tra poco,
[]
Belli i belli occhi strani della bellezza ancora
Dun fiore che disfiora e non avr domani.
Al freddo che sannunzia piegan le rose intatte,
ma la donna combatte nellultima rinunzia25.
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antica, vestita con una tunica stile impero, come le raffinate dame
dannunziane, il poeta descrive, in unatmosfera quasi di lugubre
sospensione, un passato di menzogne amare, senza amore, in cui
gli piacquero leggiadre bocche, e in cui non ha pianto mai per
altro pianto che il pianto di sua madre32, coltivando il bel sogno
di un cuore intatto che attende lamore che non giunge33. Marta,
lungi dallessere lAmica che conforta, solleva solo un momento gli
occhi dal libro che sta leggendo, per rispondere al poeta che le
chiede: Lamore giunger, Marta?34; indecifrabile proprio come
una sibilla, azzarda: Forse! Perch non vuccidete?35. Lamore
che il poeta attende non potr lambirlo, come Marta sembra sapere,
poich egli appartiene alla Morte, pi che alla vita.
Nellattesa della Morte lamore sar unillusione consolatrice, possibile solo in un passato che rivive attraverso oggetti impolverati e
demod, fotografie ingiallite, statue sgraziate e Loreti impagliati. In
una fotografia rivive Carlotta Capenna, icona sottratta ad un museo
dantichit, miracolosamente rediviva nei quasi diciassette anni che le
consentono daggiungere quel cerchio amplissimo che increspa la
gonna a rose turchine36. La vita di vespa che emerge dalla crinoline, lo scialle ad arancie, a fiori, a uccelli, a ghirlande37 accendono di vita una giovinezza che non vive nella realt e le donano un
corpo che ispira volutt, una voce che canta, un cuore che, tra i sospiri
adolescenziali, gi ama di quellamore che il poeta non sa. Eppure
somiglia a lui il Principe azzurro, lo sposo dei sogni sognati38,
dal titolo: e le due strade non sono soltanto quella di un amore puro e innocente da un lato e quella di un rapporto adulterino, ipocritamente basato sulla
finzione, dallaltro; ma sono pi in generale quella della vita, intesa come passione e sentimento, e quella della rinuncia alla vita, quella delleventuale felicit
e quella della sicura serenit (W. Boggione, Poesia come citazione, cit., p. 128).
32
Cfr. La taciturna amica con quel volume austero /mapparve nel mistero
duna sibilla antica. [] E a quella donna, avvezza a me come a un fratello /
buono, mi parve bello dire la mia tristezza./ Ah! Se potessi amare! Vi giuro,
non ho amato / ancora: il mio passato di menzogne amare. / Mi piacquero
leggiadre bocche, ma non ho pianto /mai, mai per altro pianto che il pianto di
mia Madre (Il responso (vv. 25-34), in Poesie, p. 80).
33
Cfr. Ogni sera pi lunge qualche bel sogno fatto: / aspetta il cuore
intatto lamore che non giunge (Ivi, vv. 63-64).
34
Ivi, v. 71.
35
Ivi, v. 78.
36
Lamica di nonna Speranza, (v. 21), in Poesie, p. 85.
37
Ivi, v. 23.
38
Ivi, v. 49.
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In realt Carlotta sarebbe stata oggetto anche di desiderio sessuale, in
unaltra lirica, Lesperimento, scritta nel 1908 e pubblicata per la prima volta il 7
novembre 1909 su Il Viandante e poi, nella versione definita, su La donna
del 20 giugno 1911. La lirica, molto licenziosa, la parodia de Lamica di nonna
Speranza; il poeta ne annunciava la composizione a Carlo Vallini, in una lettera,
scritta da San Giuliano dAlbaro, il 15 gennaio 1908: Ho abbozzato una
stiticissima poesia su Carlotta Capenna, dove finisco per chiavare la medesima
sul divano chermisi, ma non riesco a partire nella paura che entrino da un
momento allaltro li zii molto dabbeneLidea, come vedi, sublime: ma non
ho saputo ridurla in bei versi e ne sono contrariatissimo (G. Gozzano, Lettere
a Carlo Vallini con altri inediti, a cura di G. De Rienzo, Torino, Centro studi
Piemontesi, 1971). I versi propongono ad una giovane amante di vestire gli abiti
di Carlotta e di concedersi alla sua volutt, fingendo dessere lamica di nonna
Speranza: Nel salone ove par morto da poco/ il riso di Carlotta, fra le buone/
brutte cose borghesi, nel salone/ questoggi, amica, noi faremo un gioco./ Parla
il salone allanima corrotta,/ dunaltra et beata e casalinga: / pel mio rimpianto voglio che tu finga/ una commedia: tu sarai Carlotta (Lesperimento (vv. 512), in Poesie, p. 373).
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Lamica di nonna Speranza (v. 46), in Poesie, p. 85.
41
Ivi, vv. 103-104.
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Le donne di questi versi non sono altro dai loro bei labbri
vermigli e lamore che il poeta dice di nutrire nei loro riguardi,
non che libido; preclude alla donna il suo ruolo fondamentale di
madre. Tuttavia la sterilit con cui il poeta vuol punire la donna,
non frutto dacrimonia nei suoi riguardi, quanto piuttosto dellacquisita e disillusa consapevolezza dellinfelicit cui sono condannati
contenti e non contenti,/ tutti pur che viventi,/ in carnevali e in
lutti44.
Forse val la pena notare che anche il poeta vittima della propria nemesi, poich, rifiutandosi di procreare, ridimensiona anche il
suo ruolo nelluniverso: non considera se stesso neppure pi uomo,
ma solo fra tante cose strambe/ un coso con due gambe/ detto
Ivi, vv. 109-114.
Nemesi (vv. 49-52), in Poesie, p. 117.
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Ivi, vv. 90-92.
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bel romanzo vissuto dal suo fratello muto, un alter ego che
ama e vive la sua dolce vita, diversamente dal poeta, che guarda,
restando sulla soglia, i colori duna vita che ancora una bella
favola, ma gi compita51 alla maniera petrarchesca (Rime, CCIV,
13).
In questo libro fatto di passato, che ricorda scopertamente il
Canzoniere petrarchesco, quanto i Canti di Leopardi52, fin dallesordio del giovenile errore, su cui ci illuminano gi i Colloqui, lirica
disincantata di un poeta dimidiato che guarda se stesso restando in
disparte, uno spazio importante dedicato alle donne, dalle figure
irreali di un passato talvolta solo immaginato, a quelle dimesse, da
salvare, di un presente scialbo, in cui sembra che il poeta abbia
rinunciato ad ogni velleit estetizzante, come per auto-punire quel
suo giovenile errore. A Gozzano che passa in rassegna lo spetro di
s accade cos, di tornare con la mente e con ironica53 provocazione
agli amori ancillari di petrarchesca memoria (R. V. F. CCCLX, 96)
svelati con una dissacratoria ars narrandi di ascendenza piuttosto
boccaccesca. La servetta, che custodisce in seno il segreto ( secretaria antica) degli amori clandestini della sua padrona, la preda
51
Nella lirica eponima Gozzano ed il suo alter ego sincontrano, per consentire al poeta di guardare la propria vita riflessa nello specchio della vita dellaltro da s: Ma un bel romanzo che non fu vissuto /da me, chio vidi vivere da
quello/ che mi segu, dal mio fratello muto. / Io piansi e risi per quel mio
fratello/ che pianse e rise, e fu come lo spetro / ideale di me, giovine e bello
(I Colloqui (vv. 23-28), in Poesie, p. 132).
52
E che, dietro questa intenzione, ci siano il Canzoniere del Petrarca ed i
Canti del Leopardi un segnale importante, tanto pi che impegno di Gozzano
richiamare allattenzione del lettore i nomi di questi poeti. Cos la prima sezione
si pone, fin dal titolo, Il giovenile errore, sotto linsegna del Petrarca (R. V. F. I,
3), mentre a Leopardi si ricorre nel componimento eponimo, I colloqui, con
lepigrafe reduce dallAmore e dalla Morte / gli hanno mentito le due cose
belle, che riassume, in apertura della raccolta, le esperienze umane del personaggio: lamore, ovvero quegli episodi giovanili di vagabondaggi e di deviazioni sentimentali alle quali si riferiva il titolo petrarchesco, e la Morte, che
sar invece materia della seconda sezione, Alle soglie (P. Menichi, Guida a
Gozzano, cit., pp. 86-87). Per la presenza di Petrarca, Dante e Leopardi: M.
Guglielminetti, Introduzione a G. Gozzano, Tutte le poesie, a cura di A. Rocca,
Milano, Mondadori, 1980; M. Guglielminetti-M. Masoero, Spogli danteschi e
petrarcheschi di Guido Gozzano, OttoNovecento, a. VI (1982), n. 2, pp. 169-258;
Aa.Vv., Da Petrarca a Gozzano. Ricordo di Carlo Calcaterra, a cura di R. Cicala e
V.S. Rossi, Novara, Interlinea, 1994.
53
Per lironia gozzaniana: M. Guglielminetti, La scuola dellironia. Gozzano
e i vincitori, Firenze, Olschki, 1984.
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Su questa donna giovane, che finge fedelt alla propria padrona, ma civetta con il suo amante, perch lusingata dalle attenzioni del poeta-personaggio, Gozzano consuma la sua sottile vendetta; affrancatosi finalmente dallimmagine letteraria di Andrea Sperelli, di cui sembra prigioniera la sua giovinezza, (come il Piacere,
i Colloqui sono un percorso rebours), esercita la propria superiorit sulle gaie figure di decamerone che sono le cameriste; il
segreto del successo di queste donne sta nel loro dare senza tormento:
Non la scaltrezza del martirio lento,
non da morbosit polsi riarsi,
e non il tedioso sentimento
che fa le notti lunghe e i sonni scarsi,
non dopo volutt lanima triste:
ma un pi sereno e maschio sollazzarsi56.
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Lepigrafe, che Gozzano sceglie di premettere alla lirica eponima dei Colloqui, tratta da In casa del sopravvissuto, inserita nella terza parte della raccolta,
Il Reduce: [] reduce dallAmore e dalla Morte / gli hanno mentito le due cose
belle (In casa del sopravvissuto (vv. 13-14), in Poesie, p. 234).
58
Cfr. Il gioco del silenzio (vv. 2-6), in Poesie, p. 143.
59
La sera dell11 marzo 1908 Amalia scrive a Guido:Mi balenano a tratti
nella memoria certi atteggiamenti nostri di quel giorno che gi tanto lontano
ormai, tanto sperduto in un vapore molle di sogno. vero, Guido, che noi
labbiamo vissuto? [] Vi mando attraverso lo spazio il saluto che vi diedi in
treno attraverso il velo. Lo ricordate? (G. Gozzano, Lettera del 12 novembre
1907, in Lettere damore di Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti, prefazione e
note di S. Asciamprener, Milano, Garzanti, 1951, pp. 87-88).
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Il gioco del silenzio (v. 10), in Poesie, p. 143.
61
Ivi, vv. 17-18.
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chiede, perch teme risposte. Ma la cosa vivente detta guidogozzano non pu dare amore62, perch amare significa legarsi alla
vita, desiderare di appartenere a quella vita cui appartengono un
corpo di donna, una voce, una chioma ribelle, uno sguardo intenso.
Cos quando, in Invernale, affollata di citazioni scoperte dellInferno
dantesco63, la pattinatrice ambiziosa gli chiede di restare sul ghiaccio e nella sua vita, lo spetro,/ senza passato pi, senza ricordo64
che il poeta fugge, terrorizzato dallimmagine della mente, riflessa
sul ghiaccio, dei volti degli amanti risupini lividi sepolti65.
Solo ne Lassenza la situazione sembra sovvertita; il poeta colui
che resta, la donna di cui si coglie lassenza torner. Un bacio ha
portato via quellabito grigio, i suoi romanzi, ogni traccia di lei, ma
il poeta non vive alcuna ansia. Lassenza di lei un vuoto momentaneo che gli consente di ristabilire un contatto con la natura che
vive intorno. Non c la tristezza che compete, invece, alle donne
abbandonate, non c il timore di restare soli: Non sono triste
scrive, quasi stupito Gozzano. La mancanza di tristezza non solo
connessa alla certezza del ritorno, piuttosto deriva dalla quies del
mondo circostante: la sottile malinconia dellestate che declina, quel
geranio vermiglio come la bocca di una donna, su cui si libra pi
leggera delle sue ali una farfalla diurna, lazzurro infinito del giorno
di seta ispirato a Jammes66, una luna amica che attende il ritorno, lo
stagno che risplende, il guizzo che lo accende dello smeraldo del
martin pescatore67. Secondo il topos letterario del locus amoenus, senza dubbio caro alla produzione lirica leopardiana, il poeta entra a
far parte dellidillio che ha costruito. Strano , piuttosto, quello stupore di fronte alle cose che riconduce Gozzano, attraverso la magia
del coinvolgimento emotivo e lincantamento delle suggestioni
foniche, alla condizione dellinfanzia. La donna che non c condicio
62
In una lettera ad Amalia del 30 marzo 1908 Gozzano scriver: Gi altre
volte tho confessata la mia grande miseria: nessuna donna mai mi fece soffrire;
non ho amato mai; con tutte non ho avuto che lavidit del desiderio, prima, ed
una mortale malinconia, dopo (Ivi, p. 95).
63
Cfr. M. Guglielminetti-M. Masoero, Spogli danteschi e petrarcheschi di
Guido Gozzano, cit.
64
Invernale (vv. 13-14), in Poesie, p. 148.
65
Ivi, v. 23.
66
Brberi Squarotti giudica limmagine attinta da Existences (XIX, da Le
triomphe de la vie) di Jammes: Le ciel /est bleu comme une soie tendue qui va
craquer (G. Brberi Squarotti, in Poesie, p. 151).
67
Cfr. Lassenza (vv. 13-24), in Poesie, pp. 150-151.
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sine qua non sarebbe possibile la magia del ritorno alle origini; lo
stupore che accompagna questa nuova scoperta del mondo anche
i fiori appaiono strani spia inequivocabile di una cupiditas vitae
che Guido ha imparato insieme ad Amalia, a cui, nei versi de Il
buon compagno, spiega la natura di una passione conclusa:
Non fu lAmore, no. Furono i sensi
Curiosi di noi, nati pel culto
Del sognoE latto rapido, inconsulto,
ci parve fonte di misteri immensi68.
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quasi un grido quello del poeta; sta urlando alla donna che
non riesce ad essergli amica, di sottrarsi allineluttabile delusione, di
affrancarsi dal dolore di un amore che non pu essere corrisposto.
Chiede aiuto il poeta; Amalia lo inquieta, perch la donna giusta,
ma egli non sa amarla: lemblema del suo fallimento sentimentale.
lontana lironia gozzaniana da questi versi che sorprendono il
poeta nellatto della sua ennesima fuga da una donna reale che non
si lascia rassicurare da baci voluttuosi e promesse da innamorati,
una donna che sa assetare di s lanima e non solo il corpo, e
potrebbe costringere il poeta maledetto, che gioca allodi et amo con
la morte, a comunicare e a condividere quella solitudine immensa,
ultimo baluardo innalzato a difesa dellirrompere tumultuoso della
vita.
La consolatio per la propria inettitudine sempre tra le braccia
delle donne che accendono sorrisi ed allontanano i pensieri, come
Ketty72, lamericana, il bel fiore del carbone e dellacciaio, che sulla
nave che li porta a Ceylon il poeta sorprende a fumare. Questa
vergine folle, nata dalla suggestione dellomonima raccolta della
Guglielminetti, sta compiendo lultima tappa di un viaggio di formazione che si concluder con il ritorno a Baltimora e le giuste
nozze con il cugino, di cui tesse gli elogi, mentre esplora il mondo ignoto che le avanza/ e qualche amico (il poeta, dal latin sangue gentile) esplora che la esplora73.
Ketty, figlia della cifra e del clamore, cio del guadagno e
della pubblicit, ride insensibile ai versi di Leopardi, che Guido
recita per lei; la sua una cultura materiale; il suo la parodia dun
viaggio di formazione; cede, dopo falsa ritrosia, ai piaceri del sesso;
Lonesto rifiuto (vv. 25-30), in Poesie, p. 228.
Insieme al Risveglio sul Picco dAdamo, Ketty quanto Gozzano decise di
salvare della produzione poetica relativa al suo viaggio in India, distrutta dal
poeta stesso, perch considerata oscena e pornografica. In una lettera del 1916
Gozzano scrive: Tranne il poemetto di Ketty, lagile ragazza americana, tutto il
resto per il cestino: la pornografia di rado diventa arte, forse mai. Io non sono
tagliato per le spirituali sconcezze letterarie (Poesie, p. 397).
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Ketty (vv. 18-19), in Poesie, p. 398.
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Queste donne redivive nel sogno non nutrono astio nei confronti
del poeta che non le ha amate; la non appartenenza alla realt e alla
vita dona loro la saggezza dellatarassia, che le guida alla pietas
verso un fanciullo triste che non sa lamore. Non hanno un
volto, ma hanno voce e sono rievocate in un testo denso di richiami
danteschi; al loro apparire Gozzano sembra essere ossessionato dalleco dun monito duplice: Amor chal cor gentil ratto sapprende,
Amor cha nullo amato amar perdona.
Questo jaccuse maturato attraverso la progressione poetica del
romanzo di vita del personaggio Gozzano chiosa la prima sezione
dei Colloqui e fa da trait dunion con la successiva, in cui il poeta,
rimasto Alle soglie del mondo, intraprende il suo vagabondaggio tra
la vita e la morte. La rilettura del romanzo Paul et Virginie (1787) di
Henri Bernardin de Saint-Pierre (1737-1814), giunto a Gozzano attraverso le rivisitazioni poetiche di DHouville e Jammes, suggerisce
lidea dun poemetto romantico, costruito su suggestioni dantesche
(Paolo anche il nome dellamante di Francesca da Rimini) e petrarchesche. Paolo e Virginia crescono come fratello e sorella, ma in
loro sorge un amore, contrastato dallimprovvisa partenza di Virginia,
costretta a raggiungere una potentissima zia. Dopo molte peripezie
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Non c nessun pericolo che il sogno del matrimonio borghese con la
Signorina Felicita si compia davvero: quando sembra proprio che laspirazione
alla normalit stia per essere soddisfatta, ecco che il rischio incombente dellaltro viaggio, quello della morte, stacca il poeta dalla Signorina Felicita, e fa
svanire per sempre limmagine e la possibilit della vita secondo la norma
borghese (G. Brberi Squarotti, in Poesie, p. 11).
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Cfr. Lipotesi (vv. 9-10), in Poesie, p. 357.
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per un attimo ha sognato di amare Felicita, che ha tentato di riportare in vita una Cocotte, ha rinunciato allillusione di fuggire la
realt, cui il Tempo lo ha condannato e da cui solo la Morte, sorella del niente, lo affrancher, ed ha indossato la maschera di un
nuovo personaggio, Tot Mermeni, moderna ed ironica trasposizione
dellHeautntimoromenos terenziano, il punitore di se stesso,
riesumato dalla rivisitazione di Baudelaire. Tot ha i venticinque
anni del fratello muto dei Colloqui iniziali, ma non conosce gaiezza. Al di l della patetica esistenza spesa nella villa triste con una
madre inferma, una prozia canuta ed uno zio demente, Tot il
vero figlio del Tempo nostro. Molta cultura e gusto in opere dinchiostro, tempra sdegnosa, scarsa morale, spaventosa chiaroveggenza91 compiono la fusione tra il personaggio ed il suo autore,
dipingendo un ritratto che non vorrebbe ricordare quello di Dorian
Gray.
Tot-Guido vive una vita che ha gi deluso le sue promesse, ha
sognato per anni un Amore che non venne, ha per amante una
cuoca diciottenne, che, fresca come una prugna al gelo mattutino,
si concede a lui che la possiede senza amarla, perch non pu
sentire92. Per il mondo egli non che un coso strambo e vive.
E un giorno nato. Un giorno morir93.
Daniela De Liso
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ANNO XXXVI
FASC. I
N. 138/2008
Direzione e redazione: Prof. Raffaele Giglio - 80013 Casalnuovo di Napoli, via Benevento 117 - Tel. 081.842.16.93; e-mail: giglio@unina.it
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Finito di stampare il 27 marzo 2008