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tutti piatti di grasso. Boileau non tocc nulla.

Il principe se ne accorse e preg il critico di man giar di grasso, scusandosi di non aver badato che quello era giorno. di magro. - Vostra Altezza - rispose Boileau - non ha che da battere il piede in terra per ch ne escano i pesci. La risposta fece ridere i convitati, e la costanza del critico a non voler mangi are di grasso fu lodata. (Mmoires des rgnes de Louis XIV et de Louis XV). 1594. Boileau seguiva il re nelle sue campagne col titolo di storico di corte e con lo stipendio di quattromila lire. Una volta che Luigi XIV aveva corso, il ri schio di esser ferito da una palla di fucile, il poeta gli si gett umilmente ai p iedi, supplicandolo di aversi riguardo. - Vi prego, Maest, - gli disse - di non farmi terminar cos presto la mia storia. Probabilmente l'adulatore voleva intendere che non voleva che finisse cos presto il suo stipendio. (E. COLOMBEY, Ruelles, Salons etc.). O 1595. Nella campagna del 1677, il re s'era esposto un po' troppo. Boileau gli faceva presente che, se fosse stato tre passi pi in l, sarebbe stato colpito da un a palla di cannone. - E voi - domand il re al suo storiografo - a quanti passi eravate da quella cann onata? - A pi di cento, sire. - E non avete avuto paura? - Altro che! Avevo doppiamente paura, per Vostra Maest e soprattutto per me. (Mmoi res des rgnes de Louis XIV et de Louis XV). 1596. Il commendatore Janson, trovandosi a pranzo con Boileau, gli disse: - Che nome stupido che portate! Boileau! (Bevilacqua). Vorrei chiamarmi piuttost o Boivin! (bevivino). - E voi come vi chiamate? - domand a sua volta Boileau. - Mi chiamo Janson. - Janson! Vorrei chiamarmi meglio Gian Farina. Gian Farina era un celebre ciarlatano di quei tempi. (E. GUERARD, Dictionnaire d 'anecdotes). O 1597. Il padre Malebranche non amava troppo i suoi critici e inveiva contro di essi, sostenendo che non l'avevano capito. Un giorno stava parlando con Boileau a proposito di un'acerba critica fatta contro di lui dal grande Arnaud. - Non mi ha capito - diceva il frate. - E se non vi ha capito lui - gli rispose Boileau chi volete che vi capisca? (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 1598. Quando fu presa la fortezza di Mons, una signorina pregava insistentemente Boileau di volerle esprimere il suo parere su quella vittoria francese. Allora il maligno poeta rispose: - Sentite: Mons era una verginella che un re conservava con ogni cura; il nostro Luigi XIV ne aveva bisogno, e la verginella ha ceduto. So che voi fareste altre ttanto. (Encyclopdiana). 1599. Il padre Bouhours aveva pubblicato una traduzione,- col commento, del Nuov o Testamento, vivamente criticata dai competenti come poco fedele all'originale. Il padre se ne lamentava con Boileau e diceva: - Mi vendicher aspramente dei miei stupidi censori. - Guardatevi bene, - gli osserv allora Boileau - se farete questo i vostri critic i avranno tanto pi la prova che non siete penetrato affatto nello spirito di un'o pera che raccomanda il perdono delle offese. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdot es). 1600. Boileau, ostinatissimo e indocile coi suoi amici, era invece servile col r e; e nessuna adulazione gli pareva mai troppa. Una volta, avendogli Luigi XIV do mandato che et avesse, Boileau rispose: - Sono venuto al mondo un anno prima di Vostra Maest, per annunciare le meravigli e del suo regno. (E. COLOMBEY, Ruelles, salons etc.). 1601. Uri giorno, il re Luigi XIV domand a Boileau: - Chi Letourneaux? Si dice che alle sue prediche ci sia sempre una gran folla. P redica egli dunque molto bene? - Sire, - rispose il gran critico sapete bene che il mondo corre sempre alle cos

e nuove: Letourneaux predica nientemeno il Vangelo. (LEON VALLE, La Sarabande). 1602. Negli ultimi anni della sua vita, il celebre Boileau non andava pi a corte. Avendogli un tale domandato il perch di questo suo allontanamento, egli rispose: - Alla Corte? E che ci andrei pi a fare? Ormai non so pi adulare! (E. GUERARD, Dic tionnaire d'anecdotes). 1603. Il grande Boileau era sul letto di morte. Ma anche l non lo lasciavano in p ace, e Le Verrier volle leggergli a forza una nuova tragedia di Crbillon. Quando ebbe finito, Boileau esclam: - Perch, amico mio, ha voluto affrettarmi l'ora fatale? Io ho detto tanto male di Boyers e di Pradon; ma costoro, a petto di Crbillon, sono dei genii. Adesso, in compenso, lascio la vita con meno rimpianto, perch mi accorgo che l'umanit si va f acendo di giorno in giorno pi stupida.. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 1604. Quando Boileau mor il suo funerale riusc cos solenne e numeroso, che una donn a del popolo disse: - Toh! quanti amici aveva costui! E pensare che mi hanno detto che era uno che d iceva male di tutti! (PANCKOUCKE). BOISROBERT Francesco n. 1592 - m. 1662; poeta e drammaturgo francese. 1605. Dissero un giorno a Boisrobert: - C' un tale che fa la corte a vostra moglie. - Faccia, faccia pure - rispose Boisrobert - io non me ne incarico. Vedrete che alla fine se ne stancher, come me ne sono stancato io. (LEON VALLE, La Sarabande). 1606. Durante la Fronda, il coadiutore domand a Boisrobert di recitare la satira che il poeta aveva composto contro di lui. - No no, - disse il poeta - la vostra finestra troppo alta! (DE LA BA TUT, L'esp rit des grands hommes). 1607. Quando Richelieu non era ancora vescovo di Lugon, prov un giorno un cappell o di castoro davanti a Boisrobert, domandandogli come gli stesse. -Vi starebbe ancor meglio - risponde l'abate - se fosse color del naso del vostr o elemosiniere, cio rosso scarlatto. (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 1608. Boisrobert, per il suo spirito e per la comicit dei suoi racconti, era il d ivertimento preferito del cardinale Richelieu, che, conversando con lui, dimenti cava le cure dello Stato e i dispiaceri politici. Tuttavia Boisrobert ebbe una v olta qualche cosa da dire col cardinale, e cadde in disgrazia. La pace fu fatta per opera del medico Citois, che, chiamato al letto del cardinale, il quale accu sava un'infinit di malattie, mentre era malato solo d'ipocondria e di malumore, g li prescrisse per tutta medicina: recipe Boisrobert. E la ricetta ebbe l'effetto s perato. (Encyclopdie mthodique). 1609. L'abate di Boisrobert spiegava in questo modo il fatto che Cristo fosse ap parso prima alle donne: Sapendo la natural disposizione ch'esse hanno di cicalare , non poteva far meglio che apprender loro prontamente un mistero che, per edifi cazione della gente, voleva render di pubblica ragione. (DE LA BATUT, L'esprit de s grands hommes). 1610. Quando Boisrobert si fece prete, l'abate La Victorie disse: - Il sacerdozio sta a Boisrobert come la farina sta sulla faccia dei buffoni: se rve a farli apparire anche pi ridicoli di quel che sono. (E. COLOMBEY, Ruelles, s alons, etc). BOISSIER Gastone nato a Nimes nel 1823 - morto a Parigi nel 1908; dotto archeologo ed umanista fr ancese. 1611. Boissier era ospite di Napoleone III a Compigne. Proprio in quei giorni era uscito sulla Revue des deux mondes un articolo dell'illustre storico, in cui er ano molte frecciate contro gli imperatori romani. Napoleone gli disse: - Siete stato molto severo con gli imperatori. Il segretario particolare di Napoleone, che era presente, volle rincarare la dos e: - Voi avete il torto di credere a Tacito che era un libellista e a Svetonio che era pettegolo come una portinaia. Boissier, col suo fine sorriso: - Sbagliate, signore, Svetonio era semplicemente il segretario particolare dell'

imperatore! (Manuel gnral, 1 luglio 1.933). 1612. Un giorno, all'Accademia, Boissier sosteneva la nomina di un candidato. Gl i fecero osservare che il candidato da lui protetto era il pi vecchio degli altri due o tre candidati che concorrevano. Ed appunto per questo che io lo sostengo rispose causticamente Boissier. - Nominando candidati molto giovani, essi finiranno per occupare la loro poltron a troppo a lungo; mentre quel che rende vive le accademie sono... le morti. (Man uel gnral de l'instruction, 17 giugno 1933). BOITO Arrigo poeta e musicista italiano, nato a Padova nel 1842 - morto a Milano nel 1918, au tore del Mefistofele e del Nerone. 1613. Boito e Faccio, condiscepoli, avevano vinto un premio in denaro, col quale passarono alcuni mesi a Parigi. L conobbero Rossini e furono anche invitati pi vo lte a pranzo da ilui. Essi, per ricordarsi al Maestro, lasciavano tutti i giorni un loro biglietto da visita a casa sua. Alla vigilia della partenza da Parigi, essendo andati a salutarlo, ebbero dal Maestro suggerimenti e consigli per la lo ro carriera musicale; e mentre se ne andavano, Rossini diede loro un pacchettino dicendo: - Ai giovani tutto torna utile. Appena fuori di casa, i due giovani aprirono il pacchetto con gran curiosit. Sar u na spilla, un anello? Ohim! Erano tutte le loro carte da vista che avevano, in qu ei mesi, lasciate in casa Rossini. (RICCI, Arrigo Boito). 1614. La prima del Mefistofele alla Scala fu un fiasco terribile. I fischi e gli urli erano una tempesta. Un signore in marsina and fin sotto il podio e disse a Boito: - Basta! Gi la tela! il Boito, senza scomporsi: - No, bisogna andar sino in fondo. Con tutto ci, finito lo spettacolo, il maestro, con una calma perfetta, and a cena al Cova. Nei tavoli vicini erano molte persone che continuavano a denigrare l'o pera sua. Boito udiva e rimaneva imperturbabile. Quando un cameriere gli si avvi cin per domandargli che cosa desiderasse, Boito disse ad alta voce perch tutti sen tissero: - Stasera non posso mangiare che del porco. Il porco ha infierito contro di me a lla Scala; ora tempo che me ne vendichi, mangiandomelo. (Minerva, 15 gennaio 193 2). 1615. Arrigo Boito non sapeva parlare, in pubblico. Dopo il trionfo del Mefistof ele rinnovato, alcuni amici gli offrirono un banchetto, alla fine del quale, nat uralmente, i discorsi furono numerosi. Arrigo Boito, dopo averli ascoltati tutti in atteggiamento di vittima rassegnata e paziente, si alz fra il pi religioso sil enzio e disse: - Signori, io sono come le bestie: non so parlare,! (Risata generale). Io posso dirvi soltanto: grazie! - E ripiomb sulla sedia fra applausi scroscianti. (La Sta mpa, giugno 1924). 1616. Una sera, a teatro, Boito si vide venire avanti un giovanotto che con aria spavalda gli disse: - Maestro, sono venuto qui per aver un vostro autografo. Vado da un mese a casa vostra, ma la vostra portinaia non mi ha mai lasciato entrare. - Bravo! - rispose Boito - avete fatto bene ad avvertirmi, cos dar una buona manci a alla portinaia! (CRISTOFARI, Aneddoti). 1617. A un amico che gli scriveva ancora col lei, rispose, invitandolo a ,dargli del tu: - Il tu rinfresca l'amicizia, sembra ringiovanire gli interlocutori, ama la veri t, facilita le discussioni ed evita le conseguenze spiacevoli di esse. Se un gior no, per esempio, mi dirai: Sei un imbecille, ci non avr nessun'importanza; ma se qua lcuno mi dir: Lei un imbecille, bisogner che io gli mandi i padrini. (Minerva, 15 se ttembre 1933). 1618. Mentre Boito era a Nervi, per curarsi di un lieve esaurimento, ricevette i n dono da un amico, Procuratore del Re, una scatola di torroni. Lo ringrazi con l a seguente poesia:

Ricevo a Nervi, ove ho i suddetti in cura, il tuo saluto che m'allieta il cor e il tuo don, che soavi a me procura gioie, o di gioie a me... procurator. Tu fai del mio palato un ciel giulivo dolce alunno di Flacco e di Maron. a te l'omaggio d'un accrescitivo do e ti proclamo Procura... torron! 1619. Quando Boito lesse il Novantatr di Vittor Hugo telegraf al maestro laconicam ente questa sola parola: Gloria. Vittor Hugo per lo super in laconicit. Quando a Bolo gna si rappresent il Mefistofele con esito favorevolissimo, che era una riparazio ne all'insuccesso di Milano, il grande poeta francese mand a Boito suo amico un t elegramma che consisteva in un solo punto esclamativo (MONALDI, Le prime rappres entazioni celebri). BOLDINI Giovanni nato a Ferrara il 31 dicembre 1842 - morto a Parigi nel 1930; grande pittore. 1620. Frequentava la scuola a Ferrara, insieme col fratellino minore Gaetano. Un giorno che il maestro, armato di una lunga canna, stava spiegando ai ragazzi zo ologia, indicando gli animali dipinti su un quadro murale, il piccolo Giovanni i nsensibile alle bellezze della scienza, stava disegnando un pupazzo sul margine del suo libro di testo. Il fratellino Gaetano s'era accorto che il maestro era m al intenzionato e guardava Giovanni con occhio severo; ma invano cercava di attr arre l'attenzione del fratello maggiore. A un tratto, la terribile canna, invece di finire sul quadro degli animali, cadde sulla mano del piccolo disegnatore. I l ragazzo diede un balzo, guard attorno a se e vide i compagni che ridevano di lu i; guard il maestro, e vide che anche lui rideva soddisfatto. Rosso di vergogna, il ragazzo prese il calamaio e lo gett in faccia al maestro; poi, approfittando d ello stupore generale, raccolse i libri e i quaderni, prese per mano il fratelli no ed esclam: - Racconter tutto al babbo. Questa scuola una scuola di bastonate. maestosamente usci. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1621. Il padre, pittore, era molto fiero del suo figliuolo. - Quel ragazzo - diceva - ragiona gi come un uomo, come un artista. Un giorno gli ho domandato perch tra tutti i suo fratelli e sorelle preferiva Beatrice; egli m i ha risposto: Perch la pi bella di tutti e cammina come una signora. - E che farai di quel ragazzo? - Lui vorrebbe fare il pittore. Ma fin che vivo mi opporr a che abbracci questo d annato mestiere! Non voglio che crepi di fame. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1622. Il piccolo Boldini aveva fatto un suo studio segreto nel granaio. L, con i colori rubati a suo padre, dipingeva. In quel granaio stava ore e ore, senza acc orgersi del tempo che passava. Poi, quando aveva finito od era stanco, chiudeva il granaio a chiave e scendeva tra gli altri fratelli a giocare. Un giorno trov a perta la porta del suo granaio. Chi aveva osato violare il suo santuario? Dentro c'era un gran disordine. Scese irritatissimo in casa per domandare chi avesse s cassinato la porta del granaio, quando, arrivando nella stanza di ritrovo, vide suo padre che con uno dei suoi quadretti in mano lo faceva ammirare a uno sconos ciuto. E, mentre il ragazzo entrava, il padre diceva: - Guarda! Questo di un ragazzo di dodici anni! Egli credeva che il padre, avendo scoperto il suo segreto, volesse sgridarlo; in vece il padre lo accarezz dolcemente e gli disse: - Bisogner proprio che ti faccia fare il pittore; dal momento che ne sai pi di me, ormai. Rosso di gioia, Giovanni torn a chiudersi nel suo granaio. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1623. Il lusso e l'eleganza divennero ben presto le sue pi ardenti aspirazioni. A veva vergogna di mostrarsi in giro con indosso gli abiti smessi dei suoi fratell i maggiori. Soffriva di un vestito che non gli andasse bene, come si soffre per una malattia. - Senti, Giovanni, - gli disse un giorno un suo amico - vorrei che tu facessi il mio ritratto: un piccolo quadretto, che vorrei regalare alla mia amorosa: sai,

essa sta in convento come educanda, e il ritratto deve nasconderlo... - Va bene; ma quanto mi di? Fu stabilito il compenso di una lira e mezzo. Dopo questa, ebbe altre commission i, e coi risparmi il ragazzo pot finalmente dar corpo al suo sogno e farsi fare u n abito dal primo sarto di Ferrara. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1624. Un giorno, nei primi tempi che era a Parigi, ammirando molto un'attrice ce lebre, le chiese l'onore di farle il ritratto; ma la bella donna non volle accon discendere a posare per un pittore sconosciuto. Quando questo pittore divenne po i celebre e alla moda, l'attrice, incontrandolo una volta a pranzo da un amico c omune, gli disse: -Ebene, maestro, volete farmi adesso il ritratto? Boldini, seccamente: - Mi dispare... ma quando ve l'avevo offerto io, eravate bella e ora invece... L'attrice dovette mordersi le labbra. (CARDONA, Vie de Jean Boldini) . 1625. Come indiscusso pittore di eleganze femminili, passava anche per profondo conoscitore del bel mondo. Una volta un amico gli domand che differenza aveva not ato tra le dame del gran mondo e le cocottes. Rispose: - Nessuna differenza, se non questa: che le cocottes non sempre rassomigliano al le dame, ma le dame rassomigliano sempre alle cocottes. (CARDONA, Vie de Jean Bo ldini). 1626. Hanno rimproverato a Boldini d'essere stato un satiro e di non aver amato mai davvero una donna. Non vero; ma certo il pittore nascondeva, sotto un elegan te scetticismo, il suo animo e i suoi sentimenti. - Una donna onesta? - diceva. - Ma io non ho avuto mai l'occasione d'incontrarne una sola. Invece una volta s'innamor di una bella signorina, e quando qualche tempo dopo se ppe che essa aveva sposato, il pittore scoppi in lagrime. Lo sorprese cos piangere un amico e gliene domand la ragione. E Boldini seccamente: - Ma io non piango affatto. Ho la testa piena d'acqua; ecco. (CARDONA, Vie de Je an Boldini). 1627. Non amava sentire della letteratura a proposito dei suoi quadri. Diceva ch e la pittura non era altro che della pittura e che si sbagliavano coloro che vol evano trovare nei suoi quadri quello che non c'era. Un pittore un giorno, mostrando una delle sue tele rappresentante un paesaggio s otto la pioggia, gli disse: - Magnifico, Boldini! Si sente cadere la pioggia. E Boldini ironico: - Credi? Io, per me, non sento niente. (CARDONA, Vie de Jean Boldini), 1628. Un giorno d'estate Boldini era a Versaglia e, internatosi in un boschetto, s'era messo a dipingere. Ed ecco che sente lontano qualcuno che canta. Il canto cos dolce, che il pittore lascia di dipingere e si mette ad ascoltare, commosso. Il canto si avvicina e il cantore arriva nella radura dove il pittore sta dinan zi al suo quadro. - Bravo! - esclama Boldini - il vostro canto mi piace molto. Il cantore guarda c i che il pittore dipinge. - E a me piace molto il vostro dipinto. Me lo vendereste? - Volentieri. Come vi chiamate? Il cantore era il celebre tenore Faure. E quando questi seppe che il pittore era il famosissimo pittore Boldini, fu ben felice di diventargli amico. (CARDONA, V ie de Jean Boldini). 1629. Adorava Verdi e la sua musica. Lo aveva visto dirigere l'Aida all'Opera e diceva di lui: - I suoi gesti sobri, tanto diversi dai movimenti pazzi degli altri direttori d' orchestra, rivelano subito in lui un uomo superiore. Volle fargli il ritratto; e mentre Verdi posava nello studio di Boldini in piazz a Pigalle, la signora Verdi faceva la predica al pittore, dicendogli che quello studio non era degno di lui, che era umido, che aveva bisogno di una camera pi ar iosa, ecc. La ramanzina della brava donna persuase Boldini, che subito dopo camb i studio. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1630. Spesso Boldini diceva agli amici:

- Tra i miei ricordi pi cari un'indimenticabile notte che ho passato con Adelina Patti. E quando vedeva gli amici stupefatti di quella sua dichiarazione, il buon Boldin i, sorridendo, riprendeva: - S; mi trovavo allora in Italia, anzi ospite di Verdi nella sua villa di Sant'Ag ata. Il maestro Verdi aveva una debolezza: ed era quella di credersi inarrivabil e nel fare il caff. Potevate dir male della sua musica, ma non del suo caff. Ora q uella sera il maestro fece un ottimo moca, e tutti i presenti dovettero prenderl o. Io non prendo mai il caff la sera, ma come sottrarsi alla gentile offerta del maestro senza offenderlo? Presi dunque anch'io il caff, e l'effetto fu disastroso . Risalito nella mia camera, non potei chiuder occhio per tutta la notte. Di fro nte al mio letto c'era un bellissimo ritratto di Adelina Patti, e io passai tutt a la notte a guardarlo. Questa l'indimenticabile notte che io passai con Adelina Patti. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). O 1631. Fu detto il pittore dei miliardari. Un giorno gli si present nello studio un certo Stewarth, proprietario dei Grandi Magazzini di Nuova York che era allo ra in viaggio attraverso l'Europa. Guard i quadri in lavorazione del pittore e fi ss la sua attenzione su un quadro che rappresentava una figura femminile. - Quanto volete di questo quadro? Boldini disse una cifra piuttosto alta. Il miliardario la triplic. Boldini cadde dalle nuvole. - A una condizione. - aggiunse subito lo Stewarth. - E cio che voi mettiate a que sta signora parecchi ornamenti di jais: un nastro di jais, un vezzo di jais, ins omma qualche cosa di jais. Boldini capiva sempre meno. - Non crediate che io voglia darvi consigli di carattere estetico. Oib. Far esporr e il quadro a Nuova York, e le signore americane, vedendo che le parigine fanno grande uso di jais, si precipiteranno a comprarne. Ora io ho accaparrato tutta l a produzione di jais che sul mercato (BUZZICHINI E PIAZZI, Taccuino di Musetta). 1632. Una sera Boldini si trovava insieme con una sua modella in un caff di Montp arnasse, quando, visto passare un signore barbuto, si alz e and verso di lui. I du e si misero a chiacchierare e la conversazione andava per le lunghe. La modella esclam: - Ohi, Boldini, vuoi staccarti da quella barba? L'uomo barbuto lanci un'occhiata terribile verso la modella, mentre Boldini si to rceva dal ridere. Tornato al suo tavolino, Boldini disse alla modella: - Sciocca, non sai chi quello l? Nientemeno il pittore Degas. La donna arross di v ergogna, ma Boldini continu per un pezzo a ridere. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1633. Fece un viaggio al Marocco insieme con Degas. Ma si trattennero poco: il c lima snervante del mezzogiorno non era fatto per loro e tutt'e due rimpiangevano il cielo pi delicato di Parigi. Boldini diceva: - Il mezzogiorno non elegante; il sole un pezzente. (CARDONA, Vie de Jean Boldin i). 1634. Il pittore Boldini fece uno scherzo al famoso caricaturista Sem, che era m olto suo amico. Gli fece telefonare che era in fin di vita e che, prima di morir e, voleva rivederlo. Sem si precipit in casa dell'amico. Qui tutto era preparato per fargli credere che Boldini era morto: la porta di casa era aperta, intorno a l letto del pittore ardevano i ceri, e il pittore stava immoto sul letto, con le mani in croce sul petto. Sem, tutto commosso, pens che era un pietoso dovere per lui ritrarre il suo amico sul letto di morte, e cav fuori un taccuino ,e un lapis; ma, mentre si disponeva a cominciare il ritratto, Boldini salt in pi edi. Immaginate la sorpresa di Sem, che tuttavia si rimise subito, esclamando: - State fermo cos, che anche cos la posa buona. (VOLLARD, Souvenirsd'un marchand d e tableaux). 1635. Sebbene orgoglioso, Boldini non amava parlare, dei suoi quadri e nemmeno a mava farli vedere. Sapeva anche criticarsi da s. Negli ultimi anni della sua vita , guardando alcune fotografie dei suoi quadri giovanili, s'arrab-- bi, pest i pied i e disse: - Credevo d'essere stato un grande artista:- ora capisco d'essermi ingannato. Vo

rrei distruggere tutto quello che ho fatto, e ricominciare. Dipingerei qualcosa di buono. (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1636. Diceva che per lui la giovinezza era passata senza ch'egli se ne accorgess e nemmeno. - Tutto occupato del mio lavoro, non ho badato che il tempo correva via.. E un b rutto giorno mi sono ritrovato vecchio. Un'altra volta, quando, in occasione del suo compleanno, gli amici gli facevano festa, egli disse: - Non ho colpa, se sono tanto vecchio. Mi successo senza che me ne accorgessi, a ll'improvviso! (CARDONA, Vie de Jean Boldini). 1637. Anche vecchio e celebre, aveva conservato nella sua anima qualcosa d'ingen uo e di infantile. Un giorno, nella bottega del signor Petit, mercante di quadri , avendo veduto nelle mani di lui un pezzo di lapis che parve di una pasta speci ale, gli domand se glielo vendeva. Il mercante rispose che-di quei lapis l se ne t rovavano quanti si volevano in ogni negozio di cartolaio; ma Boldini insistette per averlo. Il signor Petit allora glielo regal. Il Boldini volle subito provarlo e fece, con quel mozzicone di lapis, un magnifico schizzo, che regal al mercante in compenso del suo lapis. Un dono veramente regale.. (CARDONA, Vie de Jean Bol dini). 1638. A ottant'anni sonati, egli era ancora in gamba e faceva conquiste femminil i. Una sera uscendo da una trattoria di Montmartre con alcuni amici di vecchia d ata, si avviava con loro verso la Piazza dell'Opera. - Miei cari - disse agli amici - accompagnatemi fin laggi. Se in quel palazzo ved o una finestra spenta, allora mi vorrete scusare, ma bisogna che vi lasci. Giunti sotto il palazzo, tutti videro che la finestra era illuminata. Allora Bol dini, con un tono di arguzia maliziosa: - Ho capito - disse - elle a son vieux! (BUZZICHINI E PIAllI, Taccuino. di Muset ta). 1639. Un mattino del 1930 il suo medico lo trov che stava facendo, colazione in p iedi come era sua abitudine. Essendo egli vecchio e malato e avendogli il medico prescritto un assoluto riposo, il dottore lo sgrid. Boldini stette ad ascoltarlo e poi disse: - Che volete, dottore? Io non ho amato mai le comodit. (CARDONA, Vie-de Jean Bold ini). BOLENA Anna n. 1507 m. 1536 seconda moglie del re Enrico VIII d'Inghilterra, fatta decapitar e dal marito. 1640. Prima di salire sul patibolo, Anna Bolena scrisse al marito, il re Enrico VIII che l'aveva fatta condannare innocente: Sire, voi avete avuto sempre cura di elevarmi di grado: da semplice signorina mi avete fatta marchesa di Pimbrock; po i da marchesa mi avete fatto regina; e adesso da regina mi elevate al grado di m artire e di santa. Io vi ringrazio. (GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 1641. Quando Anna Bolena fu portata al supplizio, le ultime parole che essa diss e furono: - In tanta disgrazia ho almeno questa fortuna, che il mio boia molto esperto nel tagliar le teste, e io ho il collo sottilissimo. (Encyclopdie mthodique). 1642. Anna Bolena, condannata a morte, al momento del supplizio, aggiust la bella testa sul ceppo, mirando l'esecutore. Due volte il boia alz la scure e due volte non os colpire! - Oh, milord, - disse egli a Tommaso Cromwell, che assisteva all'esecuzione - se la povera donna continua a guardarmi, non avr mai il coraggio di fare il mio dov ere! Allora Anna abbass gli occhi, e la mannaia cadde. (Noi e il mondo, settembre 1922 ). BOLINGBROKE Enrico n. 1678 - m. 1751; statista e filosofo inglese; visse molto tempo in Francia, al la corte di Luigi XIV. 1643. Luigi XIV era stato assai commosso dalle premure di Bolingbroke durante la sua malattia: - Ne son tanto pi commosso, perch voialtri Inglesi non amate i vostri re.

- Sire, - rispose Bolingbroke - noi somigliamo ai mariti che, non amando le loro mogli, sono pi desiderosi di piacere a quelle degli altri! (DE LA BATUT, L'espri t des grands hommes). 1644. Si parlava, in presenza di milord Bolingbroke, dell'avarizia del duca di M arlborough, di cui Bolingbroke era stato acerrimo nemico, Poich qualcuno dei pres enti si rifiutava di credere agli episodi che si raccontavano, il narratore si a ppell a Bolingbroke, che rispose: - Era un s grande uomo, che io ho dimenticato affatto i suoi difetti. (BLANCHARD, Ecole des moeurs). BONALDI Antonio patriota e giornalista veneto nell'epoca del Risorgimento, fu direttore del Bacc higlione. Combatt nelle Bande di Pietro Calvi ed ebbe medaglie al valore. 1645. Le sedute del Parlamento erano a quei tempi molto lunghe, sino a sei o set te ore nel pomeriggio, e i giornalisti che vi assistevano e dovevano farei resoc onti (allora non c'erano gli stenografi) si stancavano e, a un certo punto, sent ivano il bisogno di riposarsi e di rifocillarsi. Pertanto, quando cominciava a p arlare, qualche deputato, di quelli che si sapevano lunghi e noiosi nei loro dis corsi, i giornalisti si allontanavano dall'aula alla chetichella e riparavano in un'osteria vicina a Montecitorio, a mangiare e a bere. L'anima di questo ritrov o era appunto ilGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-469 2-9DC5-DA0556BA26AC} w ! sm

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