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Il Cinquecento.

La struttura del clavicembalo italiano basata su un fondo (dallo spessore di 12-20 mm.) ricavato dall'incollatura di assi di abete o pioppo, e ritagliato secondo la forma dello strumento. Sul fondo vengono applicati alcuni squadretti a sostegno della lista d'appoggio della tavola armonica, alcune catene di rinforzo, la barriera e il somiere. Attorno al fondo vengono incollati i fianchi di cipresso o di acero (dello spessore di 2 5 mm.) sui quali saranno incollate le modanature inferiori e superiori. Il risultato ottenuto per mezzo di questo metodo costruttivo anzitutto quello di ridurre al minimo la massa dello strumento il quale, alleggerito in tal modo, riesce a trasformare rapidamente in suono l'energia prodotta dalle oscillazioni delle corde. Ogni componente del cembalo italiano contribuisce alla resa acustica dello strumento: oltre alla tavola armonica, sono i fianchi, il fondo e il somiere a determinare la qualit timbrica dello strumento. Sul piano estetico, le raffinate proporzioni della cassa ornata da modanature, la presenza di una o pi rosette di altissima qualit, restituiscono un assieme di compiuta armonia formale. L'estensione della tastiera pi comune DO1/MI1 fa5. Le leve dei tasti sono costruite in legno duro (principalmente faggio, noce o castagno) e la loro lunghezza decisamente ridotta se confrontata con quella delle tastiere degli strumenti nord-europei. La ridotta ampiezza della leva, comporta una scarsa escursione dei tasti che, a giudicare dallo spessore dei tasti cromatici, non doveva superare i 7 millimetri. La principale conseguenza consiste in un tocco rapido, immediato, in grado di trasmettere all'esecutore la sensazione di un contatto ravvicinato con le corde. I tasti diatonici sono solitamente ricoperti da una spessa lamina in legno di bosso e sono ornati dall'aggiunta di frontalini intagliati dello stesso legno. I cromatici sono spesso costituiti da un blocchetto di legno colorato di nero e da una lamina di ebano incollata. Alcuni strumenti presentano tasti cromatici spezzati all'interno di ciascuna ottava, in ordine all'esigenza di avere a disposizione un suono diverso per le alterazioni di diesis e bemolle. La tavola armonica composta da sottili assi di cipresso o di acero incollate tra loro. Sulla parte inferiore della tavola vengono applicate delle catene di abete, disposte in modo da aumentare la stabilit del piano armonico e migliorarne la resa acustica. Sulla parte superiore vengono applicati uno o due ponticelli (solitamente di cipresso, noce o acero) a seconda del numero di registri.

La disposizione originale pi comune quella di un registro di 8' e uno di 4', esistono tuttavia numerosi strumenti dotati di un solo 8'. La disposizione originale di due registri di '8 molto rara in tutto il '500 ed appare, nella maggioranza dei casi, il frutto di una modifica seicentesca. La misura (lunghezza della corda do4 nel registro di 8'), varia notevolmente da strumento a strumento, senza che vi siano regole apparenti nel rapporto esistente tra dimensioni della cassa, ambito della tastiera e lunghezza delle corde. L'altezza del diapason appare pertanto estremamente incerta ed impossibile da determinare in relazione a ciascuno strumento. Altrettanto incerto il materiale utilizzato per le corde. Un'incordatura realizzata interamente in ottone molto probabile negli strumenti con una misura del do4 inferiore ai 280 millimetri. Per i cembali con una misura superiore dobbiamo prendere in esame due possibilit: la prima quella relativa ad una incordatura interamente in ottone accordata ad un diapason pi basso (forse una quarta sotto) la seconda riguarda l'utilizzo delle corde di ferro, ovvero di un materiale pi resistente, limitatamente a tutta la regione dei ponticelli interessata dalla progressione geometrica. La cassa e la tavola armonica del cembalo italiano solitamente non viene trattata con vernici o decorata con pitture. Esiste qualche rara eccezione, ad esempio la cassa del clavicembalo di Guido Trasuntino datato 1560 (Musikintrumenten Museum, Berlino) in cui fianchi e listello frontale (nameboard) sono interamente ricoperti da un motivo pittorico geometrico di ispirazione moresca. Il pi delle volte le decorazioni sono realizzate ad intarsio e sono limitate al bordo interno dei fianchi o al listello frontale. Una robusta cassa in legno di abete o di pioppo costruita su misura, protegge al suo interno la fragile struttura dello strumento. Oltre a ad essere una custodia, essa svolge anche una duplice funzione acustica: enfatizza le frequenze medio-basse del suono prodotto dallo strumento e, grazie alla riflessione del coperchio, ne favorisce la proiezione a favore degli ascoltatori. Nessuno degli oltre cinquanta cembali italiani del '500 superstiti giunto sino a noi nel suo stato originale. Tutti gli strumenti sono stati oggetto di rimaneggiamenti al fine di adattarli alla prassi esecutiva ed al repertorio delle epoche successive. Le modifiche principali hanno riguardato l'ambito della tastiera, la disposizione dei registri e l'assottigliamento della tavola armonica. In seguito a queste modifiche ed alle incertezze relative al materiale delle corde, non esiste alcuna possibilit di ascoltare le propriet timbriche degli strumenti nel loro stato originale. La citt pi importante per la produzione di clavicembali fu senza dubbio Venezia. Gi a cominciare dalla prima met del '500, i cembalari veneziani riuscirono a conquistare le corti di tutta Europa, divenendo i loro strumenti veri oggetti del desiderio per i regnanti del tempo. Tra i numerosi costruttori attivi in laguna, il primato della celebrit spetta a Domenico da Pesaro, la cui abilit di cembalaro venne attestata da una frase del teorico Gioseffo Zarlino: "[...] Maestro Dominico Pesarese raro & eccellente fabricattore di simili instrumenti [...]". Dei circa 150 strumenti italiani cinquecenteschi giunti ai nostri giorni, ben 15 sono attribuibili con certezza all'opera di Domenico da Pesaro.

Il Seicento. L'arte cembalaria nell'Italia del '600 caratterizzata da una sostanziale continuit con la tradizione cinquecentesca; il progetto ed il metodo costruttivo restano pressoch invariati. Alcune differenze sono rintracciabili nella disposizione dei registri, dove assistiamo alla scomparsa del 4' in favore di un secondo registro di 8'. Si continuano a costruire alcuni cembali con un solo 8' e non mancano rari strumenti con due 8' e un 4' (ad esempio il Giusti della collezione Tagliavini) tuttavia la disposizione del doppio 8' sar di gran lunga la pi comune per tutto il sei-settecento. Negli ultimi anni del '500 si cominciano a realizzare strumenti 'falsi levatori di cassa', ossia clavicembali e spinette dotati di fianchi spessi in abete o pioppo, in

grado di sostenere il peso di un coperchio. Questo provoca un aumento della massa complessiva dello strumento con notevoli conseguenze sul piano acustico. Il primo esempio ci perviene da una spinetta di Giovanni Celestini del 1587. Tale strumento assemblato in modo da apparire separabile dalla sua cassa di trasporto con la quale, in realt, forma un corpo unico. Nei materiali della tavola armonica, oltre al tradizionale cipresso, si fa strada l'utilizzo dell'abete rosso o bianco. I motivi ornamentali che compongono la rosetta divengono meno complessi e la qualit di esecuzione appare generalmente inferiore. A partire dalla seconda met del '600, molti cembali sono privi di rosetta. Le estensioni della tastiera pi frequenti sono (DO1/MI1 - do5) (DO1,RE1 do5 senza DO1) {SOLO/SIO do5) e il tradizionale (DO1/MI1 fa5) Il costruttore italiano pi celebre del '600 Girolamo Zenti, nato a Viterbo nel 1609. Egli fu attivo presso i Medici e la corte papale, quindi si trasferi a Stoccolma al servizio della Regina Cristina di Svezia, poi fu in Inghilterra con l'incarico di cembalaro del Re ed infine nel 1666 a Parigi. Oltre che in qualit di abilissimo costruttore, egli ricordato per l'invenzione della spinetta traversa, la cui prima testimonianza ci giunge attraverso lo strumento del 1631 conservato al Muse Instrumental di Bruxelles. Nell'Italia del XVII secolo i centri pi importanti per la costruzione dei clavicembali sono Roma, Firenze e Napoli. Il numero degli strumenti prodotti registra un notevole incremento in base alle richieste di una committenza che non pi ad esclusivo appannaggio delle corti. Oltre ai clavicembali di raffinata fattura (come il Pietro Faby del 1677), possiamo trovare strumenti costruiti con estrema semplicit, talvolta molto lontani per qualit della lavorazione dai cembali del secolo precedente. Nel 1606 Vito Trasuntino firma uno dei clavicembali pi celebri di tutti i tempi: il Clavemusicum Omnitonum, ora conservato al museo della Musica di Bologna. Il suo committente Camillo Gonzaga, conte di Novellara. La cassa costruita con fianchi e modanature in cipresso secondo la tradizione italiana. Sulla tavola, anch'essa in cipresso, sono presenti tre splendide rosette in legno su pergamena. Sullo strumento disposto un solo registro con saltarelli che pizzicano la corda posta a sinistra. L'elemento che rende unico questo clavicembalo la sua tastiera che presenta ciascuna ottava divisa in 31 tasti. L'estensione complessiva di quattro ottave DO1-do5 sviluppa quindi un totale di 125 corde.

La realizzazione delle 125 leve in castagno che compongono la tastiera deve aver richiesto un lavoro estremamente complesso e di grande precisione; uno sforzo costruttivo teso a tradurre nella realt quella che teorici e musicisti dell'epoca dovevano avvertire come una fondamentale tensione ideale: la possibilit di eseguire i generi diatonico, cromatico ed enarmonico secondo gli intervalli della musica greca antica. Purtroppo il Trasuntino, nel tentativo di contrastare il tiro delle 125 corde, commette un grave errore nella progettazione della cassa. Egli sceglie di orientare gli squadretti che sostengono le punte di aggancio delle corde in direzione della tastiera, in modo da creare un angolo acuto (invece che retto) tra gli squadretti e la fascia curva. Nonostante i vari tentativi fatti per rimediare all'errore, l'intero corpo dello strumento risulta imbarcato.

Il Settecento. Il XVIII secolo rappresenta per l'arte cembalaria italiana un periodo di evidente decadenza. Il numero degli strumenti prodotti subisce un netto calo e il livello medio della loro fattura appare decisamente inferiore. Non mancano tuttavia, anche in quest'epoca, clavicembali e spinette di straordinario interesse, soprattutto grazie all'originalit e all'inventiva di alcuni illustri costruttori, ad esempio Bartolomeo Cristofori di Padova (1655 1732) e Giuseppe Goccini di Bologna (1675-?) Accanto a strumenti estremamente conservativi con estensione do1/mi1-fa5, troviamo numerosi clavicembali dotati di 5 ottave complete ed una cassa molto pesante, privi di qualsiasi riferimento alla tradizionale simulazione della controcassa. Gli intarsi, che in passato impreziosivano molte parti dello strumento, diventano molto rari e la decorazione appare sempre pi affidata esclusivamente ad elementi pittorici. La disposizione preferita dai cembalari italiani continua ad essere quella del 2 x 8' con una sola tastiera.

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