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GENESI DELLA MESOPOTELSA

Tanto tempo fa, in queste terre viveva il Popolo della Palude, che non conosceva
nessun tipo di arte, ma soprattutto non aveva un metodo per poter cambiare lo stato
delle cose.
Il loro più grande problema era l’enorme e terribile palude che si estendeva in tutte le
terre, tranne che sul poggio della Pieve unica terra emersa.
Per essere aiutati mandarono un Usignolo viaggiatore in giro per il mondo a cercare
qualcuno che li volesse aiutare.
Era questa una creatura molto importante per gli abitanti delle Terre Senza Nome,
infatti era un animale particolare, dotato della parola e dalla soave voce, l’unico che
nelle tenebrose notti passate vicino alla palude riusciva, con i suoi canti e i suoi
racconti, a placare l’animo dei poveri abitanti.
Il piccolo volatile viaggiò molto a lungo passando per alte montagne e immense
distese d’acqua, senza però trovare nessuno che volesse aiutare il Popolo della
Palude. Quando ormai aveva quasi perso la speranza si fermò nelle Terre Lontane e
qui fu raccolto da una Fata che lo interrogò e lo portò al cospetto dei propri re e
regine.
Le Terre Lontane erano un luogo meraviglioso e magico, dove, tante creature
diverse vivevano in pace e armonia. In queste terre si imparavano e ci si
scambiavano continuamente nuove tecniche e nuove arti, si praticavano magie di
gioco, ma mancava solo una cosa: mancavano le persone che avessero voglia di
imparare tutto ciò che queste creature sapevano fare.
Così quando arrivò l’Usignolo viaggiatore, le varie creature ascoltarono il suo
racconto e incantati dalla sua voce si consultarono e decisero di inviare proprio i loro
Re ad aiutare il Popolo della palude: l’anziano Re-elfo, Finarfin, bello e dal cuore
saggio; l’anziano Re-nano, Beor, forte e coraggioso; l’anziana Regina-fata, Lasabruc,
dolce e giudiziosa. Non solo, con una magia trasformarono l’Usignolo in una persona
e gli elfi fecero si che non invecchiasse mai, i nani gli donarono la forza e le fate la
grazia, rubandogli una promessa, che un giorno sarebbe tornato nelle terre senza
nome per vedere l’operato degli anziani e per ritrovare quello che sarebbe diventato
il nuovo popolo della palude, a patto che vi rimanesse per non più di due settimane,
pena, sarebbe tornato ad essere un uccellino.
I tre anziani Re, dopo un lunghissimo viaggio, arrivano nelle Terre Senza Nome del
Popolo della Palude, portando con sé le loro abilità tecniche, quali l’arte della pittura,
gli elfi, l’arte della costruzione, i nani, l’arte orafa, le fate.
Insieme, i tre anziani Re ed il popolo della Palude, si adoperano per fondare una
nuova civiltà, basata sulla lealtà, sul lavoro, sul rispetto, sulla cooperazione e sulla
partecipazione. Queste furono le basi per la stesura del Liant (ponte), la carta che
conteneva le regole base di convivenza decise e condivise da tutti quanti.

NASCITA DEL REGNO DI SOPRA


All’inizio tutti gli abitanti del Popolo della Palude, ed i tre anziani Re, vivevano sul
poggio della Pieve, unica parte non paludosa della zona.
Era questo un luogo assai spoglio, l’unica costruzione era la Pieve, che dava
appunto il nome al colle. Questa era la grande casa dove vivevano tutti gli umani, ma
il suo aspetto era austero e rendeva i suoi abitanti sempre tristi.
Così decisero di utilizzare l’abilità dei nani per costruire le prime abitazioni, delle alte
case fatte di fango, le fate le resero forti come il cemento cospargendole con l’alito di
orco.
Una volta costruito il villaggio, il saggio Bonaccorso,uno tra i cittadini più rispettati e
ascoltati, fece notare a tutti quanto spoglie fossero le case. Allora, insieme agli elfi, si
adoperarono per decorarle, con coloratissime pitture e scintillanti mosaici.
Dopo lunghi mesi di lavoro, si resero conto di quanto bella e colorata fosse diventata
la collina e non tardarono ad arrivare dalla palude delle tremende creature fatte di
fango e melma che volevano impadronirsi delle nuove case. Gli Finarfi, re degli elfi,
con una formula magica fece arrivare dalle Terre Lontane un loro vecchio e fedele
amico: l’ enorme Serpente Elfico, che depose le sue spire poco sotto la Pieve e
scaccio tutti i golem di fango e melma che avevano attaccato gli uomini.
Il tempo era trascorso senza mai un momento di calma e di divertimento, i Re delle
Terre Lontane decisero di chiamare una creatura particolare che avrebbe
sicuramente rallegrato l’atmosfera: il Folletto Roger, noto per il suo gran cuore e per
la sua fantasia nell’inventare magie di gioco.
Così nacque il Regno di Sopra, e fu stabilito che il primo giorno, della prima
settimana, del mese più caldo si festeggiasse la sua fondazione.
Da allora questo regno fu nel tempo tanto rinomato per la sua diffusione delle arti
umanistico-pittoriche che molti grandi artisti decisero di fermarcisi e lasciare un
segno del loro passaggio. Uno fra tanti fu Benozzo Gozzoli che nel tragitto per
Firenze decise di sostarci e lasciò due affreschi, ancora oggi custoditi in queste terre.
Nel Regno di Sopra, che ricordava per la sua geografia Tumhald ( vallata tra i fiumi
Gingli e Narog), dove abitavano gli elfi delle Terre Lontane, decisero di stabilircisi
quest’ultimi insieme ad un gruppo del Popolo della Palude, che da allora presero il
nome di bonaccorsini.

NASCITA DEL REGNO DEL FIUME


Successivamente, i Nani delle Terre Lontane e gli abitanti del Popolo della Palude,
decisero di iniziare a bonificare le terre palustri, perché le terre del Regno di Sopra
non bastavano a contenere tutti gli abitanti.
Furono fondamentali le innovazioni tecniche che portarono due illustri personaggi: il
vecchio fattore Agostino Testaferrata che inventò un sistema per rendere coltivabili le
terre ed il Marchese Cosimo Ridolfi esperto in botanica e tecniche dell’agricoltura.
Ci vollero tanti mesi di duro lavoro per riuscire a bonificare quelle terre così insidiose,
ma questo non bastava, perché la terribile palude era abitata da tremende creature
di fango che non avevano tardato ad attaccare il regno di sopra e scacciate dal
Serpente Elfico erano ancora più arrabbiate. Beor, re dei nani non tardò a far valere
la sua abilità nel maneggiare le armi e scagliò tante frecce quante solo un esercito di
arcieri sarebbe stato capace di scoccare. Con una magia riuscì a imprigionarli nelle
profondità delle terra tracciando sul terreno, con elementi naturali, una spirale,
simbolo magico che li risucchiava uno ad uno e non gli permetteva più di uscire.
Una volta resa vivibile tutta la zona bassa della Terra senza Nome, gli abitanti
decisero di mantenere il fiume e di chiamarlo Elsa, come il nome della fanciulla che
avevano accolto e curato, perché in fuga dal malvagio Re Myr, alleato dei golem di
fango.
In quei giorni accade anche un fatto curioso e straordinario che divenne leggenda: le
acque del fiume Elsa trasformavano in pietra qualsiasi cosa che vi fosse gettata.
Fatta questa importante scoperta decisero, grazie all’abilità tecnica dei Nani, di
costruire un ponte in legno e di bagnarlo nelle acque del fiume, così che divenisse un
solido ponte di pietra.
In queste terre si stabilirono i Nani, che vennero detti “dai piedi d’argilla”, perché
iniziarono ad utilizzare questo materiale che estraevano direttamente dal letto del
fiume.
Anche di qui fu chiamato il Folletto Roger ad allietare con canti, balli e magie di gioco
la grande festa fatta il primo giorno, della prima settimana, del mese più caldo, in
onore della fondazione del Regno del Fiume.
REGNO DI SOTTO
Iniziarono le esplorazioni in cerca di nuovi territori.
Un gruppo del Popolo della Palude e la Regina delle Fate Lasabruc si diressero ai
confini più remoti delle Terre senza Nome e qui trovarono verdi prati e un grande
albero dalle fronde ombrose. Fin dai tempi più remoti le fate sono state custodi della
natura e loro più accanite difenditrici. Decisero quindi di stabilirsi in queste nuove
terre e di custodire i tesori della natura che vi trovavano.
Qui iniziarono la lavorazione delle pietre estratte dal fiume Elsa e intrecciarono
ciondoli e anelli. Forgiarono poi otto spille fatate che donarono agli otto anziani re
delle Terre Lontane, questi oggetti dalle graziose e delicate fattezze erano e tutt’oggi
sono il simbolo distintivo delle varie casate e rappresentano chi le indossa
proteggendolo da ogni sorta di cattivo presagio.
Presto insegnarono agli uomini l’arte di intrecciare fili fatati per creare amuleti e con
loro prepararono pozioni magiche di ogni sorta utilizzando i frutti della natura.
Viaggiarono ed esplorarono vari luoghi alla ricerca di erbe e fiori per i loro
incantesimi.
Per difendere il loro Regno chiamarono una loro amica di vecchia data: un’anziana
ninfa che con il suo arcolaio intrecciò una stoffa magica e la passò attraverso gli
alberi creando un intricato labirinto che cancellava la memoria a chiunque tentasse di
attraversarlo.
Dei loro lavori e delle loro abilità rimangono tre canzoni e tre sonetti composti dal
poeta Terino, che amava sostare, nelle calde giornate estive, all’ombra dell’albero
fatato.
Nacque così l’ultimo dei tre regni: il Regno di Sotto. Qui si stabilirono le Fate che vi
ritrovarono l’atmosfera e l’ambiente che avevano lasciato nelle Terre Lontane, ed il
primo giorno, della prima settimana, del mese più caldo, fu fondato il Regno di Sotto.
Anche qui venne chiamato il folletto Roger ad insegnare, a tutti gli abitanti, magie di
gioco, canti e balli.

LA COMPAGNIA DEI FOLLETTI


Il folletto Roger decise di rimanere in queste terre e così, considerando che oltre a
inventare giochi, un’altra sua abilità era la cucina decise di aprire una taverna nella
zona di confine tra due regni, quello dei nani e quello delle fate. Per ringraziarlo di
essere rimasto con loro, i Re, gli dedicarono un intero giorno che lui poteva utilizzare
per organizzare i suoi giochi. Roger decise che questo giorno sarebbe stato detto
“delle Olimpiadi” per la sua vicinanza, in maniera però più scherzosa, alle olimpiadi
che si svolgevano nell’antica Grecia.
Così tutti gli abitanti della Mesopotelsa, una volta alla settimana, si dedicarono,
seguiti dallo sguardo vispo e attento di Roger, alle varie discipline sportivo-ludiche.

LA COMPAGNIA DEGLI HERTZ


Per far si che la storia della Mesopotensa non fosse dimenticata, gli Anziani Re delle
Terre Lontane chiamarono Abliz, un abile tecnico della Comunicazione. Appena
arrivato tutti notarono in lui una cosa piuttosto strana, le sue orecchie erano verdi.
Semplicemente, il caro esponente degli Hertz spiegò questa strana mutazione
facendo notare che la sua capacità di percepire ogni minima forma di comunicazione
gli aveva col tempo fatto mutare il colore degli orecchi, organo sensibilissimo alle
vibrazioni. Non solo, fece notare al popolo della Mesopotelsa che quando parlava il
suo nome rea Abliz, ma quando ascoltava il suo nome si trasformava in Zilba.
Appena trovata una sede stabile dove vivere e lavorare, formò una compagnia di
Hertz che si occupò negli anni di diffondere le notizie e i pettegolezzi all’interno dei
vari regni e di fissare nel tempo tutto ciò che accadeva. Nel tempo la sua enorme
abilità lo portò ad utilizzare tutti i mezzi tecnologici più avanzati.
IL LEXON
Una volta che furono creati i tre regni, il popolo della Palude e i tre anziani Re delle
terre lontane si riunirono in un Assemblea per decidere come chiamare le Terre
Senza Nome. All’unanimità scelsero come nome “Mesopotelsa”, perché in sé
esprimeva il significato dei tre regni: il fiume in mezzo a due terre.
Mancava solo una cosa. L’ormai vecchio Liant non bastava più per regolamentare la
vita di un territorio così vasto, quindi con l’aiuto di Pompeo Neri, noto esperto e
conoscitore di leggi e regolamenti, fu redatto il grande libro del “Lexon”.
In esso vennero scritti: i principi fondamentali della Mesopotelsa, i diritti, i doveri e le
caratteristiche dei suoi abitanti.
A decorare il Lexon fu il famoso miniatore Attavante Attavanti, che già aveva
decorato i codici della famiglia de’Medici. Questi rese così importante e prezioso il
grande libro, che la sua fama si tramandò per molto tempo ed arrivo fino ai confini
del mondo.
Ancora oggi è possibile consultare, ammirare e integrare il Lexon, nel luogo dove
esso é custodito: il Tempio di Kronos e Metoché.
Questo edificio è il luogo più sacro di tutta la Mesopotelsa, il luogo dove il gran
consiglio degli Anziani si riunisce per prendere le decisioni più importanti e per
parlare di ciò che accade nei vari regni. L’importanza di questo luogo lo ha reso facile
preda degli attacchi di vari nemici che nelle ere si sono avvicendati cercando di
rubare il Lexon. Il più feroce di tutti fu l’attacco degli Orchi di montagna che
arrivarono cavalcando dei terribili draghi dall’alito infuocato. Tutte le creature della
Mesopotelsa si allearono per combattere gli attacchi dei nemici, ma fu l’aiuto di
alcune piccole creature, che di nascosto erano giunte nella Mesopotelsa dalle Terre
Lontane: gli hobbit.
Dei piccoli Hobbit dal passo leggero riuscirono a liberare Lasabruc, fatta prigioniera
da uno degli Orchi. La regina delle fate e Finarfin, re degli Elfi invocarono il sole che
si liberò dalle nuvole nere spostate su di lui dai draghi e colpì con i suoi raggi gli
Orchi. Questi si pietrificarono all’istante e i nani non tardarono a imprigionare tutti i
draghi. Da quel giorno ogni anziano decise di avere con se’ un hobbit.
Per proteggere definitivamente del grande libro fu chiamato dalle Terre Lontane un
rappresentante della stirpe dei custodi Droneon, con il compito, oltre che di
proteggere il libro anche di verificare che gli abitanti della Mesopotelsa ed i suoi
visitatori rispettassero tutte le regole contenute nel Lexon.

IL SIMBOLO DELLA MESOPOTELSA: LA STORIA DI ENOK


Vi racconterò una storia che si perde nelle nebbie del tempo. Il protagonista è
un’antica creatura della famiglia degli Otocioni chiamata Enok. Era Enok una
creatura speciale, il più giovane di tutta la famiglia di otocioni, che vivevano nelle
verdi colline delle Terre Lontane. Gli Otocioni erano creature pacifiche, che vivevano
la loro luga vita aiutando le fate a lavorare la terra e scavando profonde gallerie per
le miniere dei nani. Nessuno di loro aveva mai lasciato le Terre Lontane e nessuno di
loro si sarebbe mai avventurato in imprese eroiche.
Enok, preso dal fervore della sua gioventù, era solito cacciarsi in ogni sorta di guaio,
o di combinare malestri nelle occasioni ufficiali, ma certo, di tutta la sua specie, era
quello che si distingueva per coraggio e sfrontatezza.
Un giorno arrivò nelle terre lontane un messaggio incantato dei re che stavano
lavorando in Mesopotelsa. La missiva in formava i cittadini delle Terre Lontane che
nella Mesopotelsa era stata redatta una Grande Costituzione ed era stato creato per
lei un enorme libro: il Lexon.
Finarfin chiese al popolo elfico di forgiare un lucchetto e una chiave nell’indistruttibile
materiale che i nani estraevano dalle viscere della terra, e, una volta fatto ciò di
inviare i due oggetti.
E così fu fatto, con un lungo rituale fatto di canti, balli e giochi, gli elfi costruirono un
lucchetto e una grande chiave, le fate li resero incantati cospargendoci sopra una
pozione magica.
Era arrivato il momento di mandare qualcuno a portarlo nella Mesopotelsa, ma chi
poteva affrontare un viaggio così lungo?
Le terre lontane erano ricche di tante creature dalle caratteristiche più disparate, ma
solo la famiglia degli otocioni si dimostrò la più forte e resistente tra tutte.
I nani interrogarono il più anziano tra gli otocioni: Emerok. Questi indicò il nipote,
Enok, come l’unico, anche se giovane, in grado di compiere un simile viaggio.
E così fu, in men che non si dica sulla schiena del giovane otocione venne caricata
una borsa che conteneva la chiave e il lucchetto, gli venne indicato il cammino che
doveva percorrere e fu salutato da tutti gli abitanti delle Terre Lontane.
Per Enok aveva inizio un’avventura che non sarebbe stato facile dimenticare.
Erano per il mondo tempi molto duri, mote delle terre emerse erano continuamente
invase da creature maligne e tremendi mostri che divoravano e distruggevano quello
che trovavano. I Volle il caso che il giovane otocione dovesse passare proprio sopra
la nera foresta di Viezma, che in quei tempi era abitata da delle creature malefiche e
incredibilmente cattive i Zerpers, che nella loro dieta avevano da tempo incluso la
tenera e proteica carne degli ottriati. Questi animali erano un incrocio
Enok aveva viaggiato molto senza mai fermarsi ed era stanco e affamato, atterrò in
uno spiazzo in mezzo alla foresta e, visto che anche il sole stava calando, decise che
per quella notte avrebbe dormito lì.
Era una bellissima notte di primavera, il cielo era pieno di stelle, l’aria era fresca ed
Enok non tardò ad addormentarsi. All’improvviso fu svegliato da dei rumori che
giungevano dalla foresta. Si accorse tardi che era circondato da un branco do
Zerpers che era da giorni che non catturavano e mangiavano ottriati. In pochi
secondi gli furono addosso, alcuni lo morsero, altri lo graffiarono, ma Enok riuscì ad
aprire le sua grandi ali e a spiccare il volo, salvandosi per un pelo dal branco
affamato.
Arrivato a destinazione fu subito accolto dagli abitanti della Mesopotelsa, le sue
condizioni erano molto gravi. Gli Anziani dei regni e delle compagnie gli costruirono
intorno una capanna per ripararlo e si diedero da fare per curarlo. Le fate gli
curarono le ali e con il loro fili magici gli ricucirono i punti che erano stati strappati
dagli artigli dei Zerpers; gli Elfi gli colorarono la pelle per curare e coprire le ferite; i
Nani gli donarono una corazza invulnerabile, ma allo stesso tempo leggera e
trasparente come l’aria; gli Hertz gli donarono un’ antenna lunghissima che gli
permettevano di captare il pericolo a chilometri di distanza e in mezzo ai rumori più
assordanti; infine i Folletti gli donarono la formula del sorriso, cioè il segreto per non
essere mai tristi e trovare, anche nei momenti peggiori,la forza per andare avanti.
Dopo un lungo periodo di convalescenza Enok poté nuovamente mettersi in viaggio
per le Terre Lontane e per poter raccontare la sua storia al suo branco e
riabbracciare gli altri otocioni.
Il popolo della Mesopotelsa lo saluto e per ringraziarlo e premiare il suo coraggio
fece sì che la sua immagine diventasse il simbolo delle loro terre, il marchio che
univa regni e compagnie.

IL DONO DI LASABRUC
Era arrivato il tempo di partire e le compagnie di Elfi, Nani, Fate, Folletti ed Hertz
erano già formate. L’emozione di andare ancora una volta nella Mesopotelsa era
forte, ma un dubbio li terrorizzava, cosa li avrebbe legati per un’ultima volta alle loro
terre d’origine?
Lasabruc intervenne e tirò fuori dalla sua sacca dei doni fatati per i viaggiatori. Erano
delle meravigliose spille che aveva intrecciato con le proprie mani.
Si avvicinò al gruppo e disse loro: “ Miei cari amici, non disperate. Ho per voi un dono
speciale che non vi farà mai dimenticare quale sia la vostra origine. Per voi ho creato
delle spille che rappresentino i vostri popoli, di modo che nessuno possa dubitare
della vostra provenienza”.
Chiamò allora le anziane fate Florecita ed Ellispora e con loro l’ottriato, l’hobbit, gli
apprendisti e i custodi fata, a loro donò le spille farfalla che racchiudevano la grazia;
agli anziani Nani Mammaut e Marvin, seguiti dal loro l’ottriato, l’hobbit, gli apprendisti
e i custodi nani ebbero in dono la spilla felce simbolo di forza; venne il turno degli
anziani Elfi Ninniah e Isil affiancati dal loro l’ottriato, l’hobbit, gli apprendisti e i custodi
elfi, che ricevettero la spilla edera portatrice di eterea bellezza; Al folletto Diesis alla
sua coppia di ottriati, agli apprendisti e ai custodi folletti donò la spilla suonante per
donare a tutti il sorriso ed infine toccò agli Hertz e al loro anziano Abliz con il suo
ottriato, il suo hobbit, i suoi apprendisti e i suoi custodi hertz.
Felici di aver ricevuto le loro spille fecero una solenne promessa alla regina
Lasabruc: non le avrebbero mai abbandonate.
Detto ciò si incamminarono per il lungo viaggio dalle Terre Lontane fino alla
Mesopotelsa.

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