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Sarajevo, proteste mai cos forti

Circa 9 mila persone hanno ripreso ieri a manifestare davanti al Parlamento centrale bosniaco per chiedere l'approvazione della nuova Legge sui codici fiscali. Circa 9 mila persone hanno partecipato oggi alle manifestazioni davanti al Parlamento centrale bosniaco per chiedere l'approvazione della nuova Legge sui codici fiscali. Si tratta, secondo quanto riferisce la stampa locale, tra cui l'emittente "Radiosarajevo", delle manifestazioni pi massicce dal dopoguerra. Le manifestazioni rappresentano una continuazione della protesta dello scorso gioved, quando diverse migliaia di persone hanno bloccato l'uscita dalla sede del parlamento, impedendo l'uscita di circa 1.500 impiegati e di 250 cittadini stranieri per 19 ore. La protesta di gioved, definita dal presidente della Repubblica Srpska, Milorad Dodik, come "la pi grande crisi degli ostaggi sul territorio della ex Jugoslavia", terminata dopo l'intervento dell'Alto rappresentante internazionale in Bosnia, Valentin Inzko, il quale ha promesso ai manifestanti un impegno riguardo al problema dei codici fiscali, che non vengono rilasciati dal febbraio di quest'anno. In seguito alla riunione di oggi del Consiglio per l'attuazione della pace (Pic, organismo internazionale), Inzko ha comunque annunciato che non utilizzer i poteri di Bonn per imporre una nuova legge. I manifestanti hanno chiesto oggi una soluzione finale al problema dei codici fiscali, questione che impedisce ai bambini nati dopo il mese di febbraio di munirsi del passaporto e dunque di viaggiare, entro il 30 giugno. Il gruppo degli organizzatori delle manifestazioni ha inoltre chiesto l'istituzione di un fondo statale per il finanziamento degli interventi sanitari all'estero per bambini malati che non possono essere curati in Bosnia e il rilascio dei cinque manifestanti arrestati gioved. Il portavoce del ministero dell'Interno del cantone di Sarajevo, Irfan Nefic, ha riferito al portale "Klix" che "nessun incidente stato segnalato", anche se un centro commerciale situato nelle vicinanze del parlamento stato evacuato per un messaggio anonimo che ha segnalato la presenza

di un ordigno esplosivo. Gli artificieri del ministero dell'Interno non hanno finora riferito se la segnalazione sia vera o meno. Il raduno terminato ufficialmente alle ore 16, ma diverse migliaia di manifestanti sono rimasti davanti al Parlamento anche dopo quell'ora. Il capo della delegazione Ue a Sarajevo e rappresentante speciale di Bruxelles in Bosnia, Peter Sorensen, ha sostenuto in conferenza stampa che "le manifestazioni pacifiche sono parte del processo politico e i cittadini hanno il diritto di far sentire la propria voce". Sorensen ha dichiarato che " ora particolarmente importante che le istituzioni bosniache inizino a lavorare a pieno regime per risolvere le questioni urgenti: l'ingresso della Croazia nell'Ue il primo luglio del 2013 avr implicazioni importanti sulla Bosnia, e tali problemi possono essere risolti soltanto da un sistema pienamente funzionale a tutti i livelli del potere, soprattutto al livello del Consiglio dei ministri centrale e dell'Assemblea parlamentare bosniaca". Sorensen ha pertanto invitato le istituzioni ad "adempiere alle richieste dei cittadini e impegnarsi in modo costruttivo per trovare una soluzione". Inzko ha dichiarato che "i cittadini si aspettavano che il Pic imponesse la legge, ma tale intervento avrebbe soltanto liberato dalle responsabilit i politici locali". Una decisione in tal senso, secondo Inzko, "sarebbe ingiusta, soprattutto ora che i cittadini hanno manifestato in massa e fatto pressione sui politici". Riguardo alle dichiarazioni dei deputati serbi in Parlamento, secondo cui i manifestanti hanno minacciato la loro incolumit, motivo per cui hanno deciso di non partecipare pi ai lavori dellassemblea, Inzko ha dichiarato che "i genitori che sono usciti a manifestare con i propri figli non rappresentano una minaccia, e infatti a nessuno stato torto un capello". Per quanto riguarda il divieto espresso oggi dal governo della Repubblica Srpska di organizzare manifestazioni a Banja Luka, Inzko ha dichiarato che "la situazione ricorda quella della Corea del nord".

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