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TEORIA E PRATICA DEL

KRIYA YOGA

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SOMMARIO

TEORIA E PRATICA DEL _______________________________________________________ 1


KRIYA YOGA __________________________________________________________________ 1
TEORIA_______________________________________________________________________ 3
Essenza della Gita (Ch. II : 55-72) _____________________________________________________ 3
Essenza SVETASVATARA UPANISAD _______________________________________________ 8
Vita lunga alla tradizione di Lahiri __________________________________________________ 14
PRATICA ____________________________________________________________________ 15
AVVERTENZA AL SAGGIO ________________________________________________________ 15
INTRODUZIONE AL KRIYA YOGA _________________________________________________ 15
LA TECNICA DELL’OM____________________________________________________________ 16
LA TECNICA DELL'HONG SO ______________________________________________________ 18
TECNICA DEL PRIMO KRIYA - (prima parte)_________________________________________ 18
PREPARAZIONE AL KRIYA_______________________________________________________________ 19
LA TECNICA VERA E PROPRIA ___________________________________________________________ 20
TECNICA DEL PRIMO KRIYA - seconda parte - _______________________________________ 21
PUNTI CHIAVE__________________________________________________________________________ 21
NUMERO DI KRIYA CHE POTETE ESEGUIRE _______________________________________________ 22
LA TECNICA DEL SECONDO KRIYA________________________________________________ 23
TECNICA DEL TERZO KRIYA______________________________________________________ 24
TECNICA DEL QUARTO KRIYA ____________________________________________________ 25

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TEORIA

Essenza della Gita (Ch. II : 55-72)


quale è stata percepita da Shibendu Lahiri durante un profondo processo meditativo
mentre testimoniava il graduale trapasso di sua moglie Bithika che si trovava nello stadio
finale del cancro.

La frase più significativa e rivelatrice in questi 18 versi è: "Indriyani-indriyarthebhas tasya


prajna pratisthita".

Questa frase appare due volte nell'insieme di questi 18 versi (58 2ª riga e 68 2ª riga) e ciò
proprio a causa della sua straordinaria importanza. Questo messaggio ha un potere
devastante; se esso riesce a colpire la vostra "Ego-ità" allora la coscienza di separazione
salterà per aria. Il pensiero si troverà allora nel suo stato naturale cioè non più
continuamente presente: ci sarà un ri-orientamento, una mutazione, una introspezione e la
vostra vita sarà libera dal dolore, angoscia, agitazione, arroganza, antagonismo, stress e
fatica, tensione e inquietudine, congetture e supposizioni, inibizioni e idiosincrasie,
paradossi e perplessità, perversioni e paranoie. Allora il pensiero farà cessare la presa
strangolatrice sulla vostra esistenza dando origine ad uno stato di consapevolezza attiva la
cui natura non è di separazione ma di unione, dove cioè stimolo e risposta diventano un
unico movimento.

Una persona iniziata al Kriya viene detta "Kriyanwita" o "Kriyaban" che significa: colui che
è stato attivato. Cioè una persona in cui è stata attivata la consapevolezza e quindi non
continua a illudere se stesso né fa qualcosa per ingannare gli altri. Questa persona è
consapevole dei trucchi dell’io, dell'ego, della egoità e dei meccanismi auto protettivi della
mente.

Questa frase estremamente importante che appare due volte nella essenza della Gita
afferma che le percezioni sensoriali dovrebbero funzionare in modo naturale per lo scopo
per cui sono state designate. Il pensiero (i condizionamenti e la cultura) sovrappone un
qualcosa di estraneo sui sensi che trasforma le sensazioni dirette in sensualità.

Il pensiero divide le sensazioni in piacevoli e spiacevoli e questo da origine alla sensualità.

Il pensiero, perciò crea desiderio per ripetere ciò che è piacevole ed evitare ciò che è
spiacevole: questa è propriamente sensualità e l'inizio di qualcosa di orribile nella pura
qualità della vita.

Questa fase carica di significato implica che non c'è alcun problema nelle percezioni
sensoriali ma che la sensualità è la causa prima del nostro dolore e sofferenza.

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Dunque quando le sensazioni non sono contaminate dalla sensualità allora si rimane
stabili nello stato di saggezza. Quando i cinque sensi funzionano in modo naturale, senza
interferenza del pensiero allora non c'è più problema di alcun tipo.

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Quando la sensualità è totalmente spazzata via cioè quando il pensiero ha definitivamente


cessato di interferire con le funzioni dei sensi, allora non c'è più la dicotomia soggetto-
oggetto nell'ambito della coscienza, cioè è avvenuta una fusione tra il "me" e la cosa che
agisce su di "me". Allora emerge il "non-me", il "non-io" ovvero la "non-mente". Questo
comporta assoluta equanimità, imparzialità ed equilibrio nella mente.

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In questo stato di equilibrio non ci si trova più nello stretto corridoio degli opposti. Allora
il piacere non è più il "tuo" e così il dolore, l'attaccamento, l'avversione. Né lo è più la
paura né la mancanza di paura, la codardia o il coraggio, l'aggressione o l'amicizia, la
vittoria o la sconfitta. Nulla è più "tuo".

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In questo stato di equilibrio il bene non è il "tuo", il male non è il "tuo", l'adulazione, la
ferita, l'onore, l'insulto non sono "tuoi".

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Nello stato di consapevolezza senza preferenza i sensi funzionano esattamente nel modo
per il quale sono stati designati. Cessata la loro funzione naturale essi vengono ritirati (pur
tuttavia rimanendo vigili) come gli arti di una tartaruga e in questo modo la sensualità è
evitata.

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Quando la sensualità non viene nutrita più le genuine percezioni dei sensi rivelano il
Param (l'Altro) neutralizzando l'osservatore, il "me".

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Pesino una persona che possiede un costante discernimento può essere sopraffatta dalla
sensualità della mente (cioè dalla follia dei sensi) nonostante la determinazione di
mantenere sempre lo stato di equanimità.

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Quando i condizionamenti sono tenuti a freno e ogni disordine viene eliminato alla radice
allora avviene l'integrazione, la stabilità della "NON-MENTE" (KRISHNA). Quando i sensi
funzionano correttamente cioè in modo olistico senza contaminazioni sensuali allora la
saggezza è costante.

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Dal contatto nasce il desiderio, nutrito dall'immaginazione per l'oggetto e questo diventa
brama incontrollabile. Quindi inevitabilmente si arriva a frustrazione e al risentimento.

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Dal risentimento nasce lo schermo dell'illusione e quindi la percezione stessa viene


disturbata. Allora si perde il contatto con l'intelligenza e da ciò ne viene la caduta
definitiva dallo stato iniziale di Grazia.

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Il Sé quale sottile energia individuale in stato di ordine totale (e non il centro dell'Ego che
si trova in stato di disordine) non è altro che il Sé nello stato naturale ovvero di completa
libertà senza condizionamenti. In tale situazione si entra in uno stato di benedizione. E
questo è possibile solo quando i sensi funzionano con assoluta equanimità durante il
contatto con gli oggetti. Solo nello stato di equanimità i sensi funzionano nello stato
naturale e la loro trasformazione in sensualità e le conseguenti brame (che sono causa del
dolore) possono essere evitate.

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Nello stato benedetto di pura percezione sensoriale ogni DUKKHA (dolore) viene
spazzato via. Sicuramente così ci si stabilisce nello stato di interezza, in sintonia con il
felice stato di intelligenza.

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Non ci può essere pace per chi si è separato dall'intelligenza e dalla consapevolezza. Se
non c'è pace non c'è felicità ma disarmonia con la totalità della vita.

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La mente che si trova nella presa della sensualità non trova più la saggezza, che è
l'intelligenza propria della NON-MENTE, e così entra nella tempesta come una nave
sconvolta dalla bufera.
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68

Una persona nella quale i sensi funzionano naturalmente per lo scopo per cui sono stati
designati si trova in uno stato di completo distacco (libertà) e così la sua saggezza diventa
stabile.

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Colui in cui ogni condizionamento si trova sotto controllo, rimane desto con una
consapevolezza attivata; mentre altri si trovano nell'oscurità dei riflessi condizionati. E
quando altri sembrano gioire dei loro obiettivi sensuali questo viene visto dal saggio come
oscurità.

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Chi cerca i piaceri sensuali non potrà mai trovare pace. Ma colui in cui le brame e i
desideri sorgono e scompaiono naturalmente (stato di distacco) conosce la pace e non è
disturbato proprio come l'oceano non è alterato dai fiumi che affluiscono e svaniscono in
esso.

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Chi vive in uno stato di distacco e di mancanza di Egoità entra certamente nel regno della
pace e della tranquillità.

72

L'umanità si meraviglia perché questo Brahmi-Stithi (stato di unificatore di risveglio) non


viene raggiunto. Ma persino alla fine della propria vita, se uno emerge in questo stato
raggiunge la liberazione suprema da cui non c'è possibilità di caduta.

HARI AUM TAT SAT

HARA HARA SHAMBHO

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Essenza SVETASVATARA UPANISAD
A meno che non avvenga - nella percezione - un lampo dell’Altro non è possibile liberarsi
dal ciclo di nascita e morte: no, non è possibile, non è proprio possibile!

C’'e una particolare energia che avvolge con amore e comprensione ogni più piccola cosa
dell’universo: il suo splendore è tremendo!

A meno che non ci si risvegli a questa realtà non sarà possibile uscire fuori dal ciclo di
nascita e morte.

Non c’'e altro modo, non c’'e altro modo, non c’'e altro modo!

Ciò che è sconosciuto non potrà mai essere compreso attraverso l’organo della mente.

A meno che questa comprensione non ti colpisca come una scarica di luce non avranno
fine i tuoi giri nel regno dell’Ego ne’ il ciclo di nascita e morte.

Non c’'e altra strada all’infuori di questa, non c’'e altra strada, non c’'e altra strada!

La sessualità non è qualcosa di negativo in se e che quindi, come tale, debba essere
condannata o superata.

Essa è soltanto uno tra i vari aspetti della vita e perciò non dovrebbe dominare la vita. Sta
a noi fare in modo che la sessualità non degeneri in una valvola di sfogo della lussuria ma
sia una espressione di amore e divina intelligenza.

Scopriamo un sentiero equilibrato a metà strada fra la totale dissipazione senza alcun
scopo e la repressione ascetica che uno si autoinfligge tormentando il proprio essere.

La sessualità è un fiore tenero. Dovrebbe essere nutrita e trattata con molta cura. Se da un
lato, si decidesse di darle sempre libero sfogo allora diventerebbe una insensata
dissipazione di energia ma se, all’opposto, si cercasse di sopprimerla brutalmente allora si
distruggerebbe qualcosa di delicato e di bello.

Cerchiamo invece di scoprire che cosa realmente la sessualità è, e lasciamo che essa cresca
e fiorisca: dunque non neghiamola né diventiamone suoi succubi.

Amare: questa è la cosa più grande di tutte poiché nell’amore c’'e il completo abbandono
del proprio Ego.

Amare è essere consapevoli dell’eternità. Amare è la perfetta intelligenza che si manifesta.


Amare significa dimorare nella “non-mente”.

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Kriya Yoga: La scienza dell’interiorità e la sua diretta esperienza
non richiedendo particolari credenze.

Se voi vi lasciate abbindolare dalle forze seducenti proprie dei mercati “religiosi”
presupponendo di essere delle creature molto speciali, allora vivrete divisi, non come
singoli individui ma come folla di individui: questo è caos. Il Kriya Yoga vi insegna a
vivere come una unità armoniosa, vi insegna l’integrazione ovvero a liberarvi dalla presa
strangolatrice delle attività centrifughe della mente. Quello di cui c’è bisogno è un
processo di cristallizzazione in cui la forza centripeta diventa essenziale.

Se questo non avviene allora tutto quello che è fatto è del tutto inutile: la vostra vita e il
vostro tempo sono sprecati. La vera gioia è con colui il cui percorso è totalmente diretto
verso il centro. Perché per vivere avete bisogno di storie, di varie credenze, fantasie,
bugie? Come mai quella che chiamate verità non sono che delle belle bugie, delle frasi
altisonanti, dei concetti che pretendono di essere “sacri” ma che invece provengono dalla
meschinità della mente?

Kriya Yoga è esperienziale ed esistenziale. Non ce bisogno di alcun credo. Quello di cui c’è
bisogno è il coraggio di sperimentare quello che non è proiettato e sostenuto dalle pure
credenze! Quello di cui c’è bisogno è una trasformazione che non sia manipolata dalla
mente!

Kriya Yoga è la scienza dell’interiorità. Questa scienza deve essere compresa e praticata.
Solo allora ci potrà essere libertà dal dolore, dall’angoscia e dalla agitazione. Non è
necessario conferire titoli immaginari (Paramahansa, Avatar, Ananda questo e Ananda
quell’altro, Giri tal dei tali e Giri tal altro) a degli yogi ed attendersi soddisfacimento delle
proprie brame egoiste attraverso di loro. Lo yogi non è altro che uno scienziato che lavora
con l’energia della pura comprensione cioè con la NON MENTE.

Chiamereste Max Plank come Paramahansa Max Plank e Einstein lo chiamereste Avatar
Einstein? Allora lasciamo che Lahiri Mahashay sia per noi semplicemente Lahiri
Mahashay, lui che forse è stato il più grande scienziato dell’azione centripeta di pura
percezione.

JAI LAHIRI MAHASHAY

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Lo scopo del Kriya Yoga è una profonda religiosità che emerga dallo svanire (Laya) della
mente e diventi la religione della “ non-mente”: una mente nuova in cui vengono negate le
negatività della mente. Comunque, prima di iniziare il viaggio in questa profonda
religione (Sat-Chit-Anand) che viene menzionata brevemente nelle ultime righe del foglio
del primo Kriya sotto il nome di Laya Yoga, vale la pena di riflettere sulle quattro specie di
religione che appartengono alla mente proprio per prendere in considerazione la
situazione reale da cui noi, in un modo o nel altro, siamo partiti.

La prima è il prodotto dell’ignoranza.

L’Ego non accetta di essere ignorante; perciò asserisce con aggressività che tutto quello che
conosce è la verità suprema e finale. Tutto questo conduce al fanatismo, fondamentalismo
e a tutto quel sangue che è stato versato nel nome della religione (forse più sangue per tale
motivo che non per nessun’altro). Questa religione arriva ad affermare che persino la
guerra può essere un atto religioso (si pensi alle guerre sante, alle crociate allo Jihad!). Se la
guerra è santa allora che cosa mai meriterà di essere considerato non santo? Questa
perversa religione della mente ha distrutto l’integrità dell’essere umano ponendolo contro
la totalità della vita, spingendolo a distruggere la vita. I sistemi di credenza di questo tipo
di religione non sono altro che strategie per ingannare l’umanità e mantenere l’uomo per
sempre in uno stato miserabile.

La seconda è il prodotto della paura.

Ogni specie di paura e di senso di colpa viene qui indotto attraverso miti, storie e
congetture. Secondo questo tipo di religione l’uomo esiste solo per essere punito, per
pagare il suo peccato “originale”. Da questo ordine di idee scaturisce anche l’idea
dell’inferno che incarna la più terribile di tutte le paure.

La terza è il prodotto dell’avidità.

Qui vengono generate tutte le specie di fantasie, aspettative, speranze, ambizioni, desideri
e avidità per mantenere l’essere umano sempre in uno stato di agitazione e disturbo. Il
concetto di paradiso è la massimizzazione dell’avidità stessa.

La quarta è il prodotto della teologia.

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Questa è bastata sul portare avanti tesi - antitesi e sintesi e con ciò tutte le controversie e
contraddizioni, tutte le asserzioni e le negazioni, vari concetti di “sacro” attraverso frasi
altisonanti. Tutte queste cose non sono altro che la spazzatura della mente a guisa di
escrementi che un animale lascia cadere.

Non c’è verità alcuna in quello che la mente - attraverso questi quattro tipi di religione
afferma.

Adesso cerchiamo di comprendere la religione della “non-mente” nelle sue tre dimensioni.
Questa è una sola anche se si presenta sotto tre aspetti che si integrano a vicenda. Questa
profonda religione spazza via ogni oscura emozione creatasi nell’uomo per seguire la
religione della mente, emozione che è malata, brutta, nauseabonda. La mente vi corrompe,
la “non-mente” corregge in voi quello che non va ( N.B. “non-mente” è diverso da
“mancanza di mente”!) Voi potete usare male la mente ma non la “non-mente“. Questa
religione della “non-mente” è la scienza del decondizionare, del cancellare i programmi
che sono stati registrati nella mente. Essa non ha bisogno di profeti, saggi, papi, Avatar,
Paramahansa, Mahamandaleshwar. Energia di pura comprensione ed intelligenza ecco
quello che serve! La mente vi può fornire un bagaglio di informazioni, la “non-mente”
provoca in voi una permanente trasformazione.

Prima dimensione della religione della “non- mente”.

Sat—pura esistenza—Atithi Bhava ovvero vivere con l’attitudine dell’ospite. Tutti noi
siamo ospiti. Nessuno di noi risiederà permanentemente in questo mondo. Un ospite vive
senza attaccamenti ma con un senso di proporzione: non crea alcun disordine alla pura
qualità della vita.

Seconda dimensione della religione della “non- mente”.

Chit—pura consapevolezza—Sakshi Bhava. Questo significa esistere quali testimoni che


non hanno preferenze, la cui consapevolezza non è più teatro di battaglie tra differenti
pensieri. Questa è una consapevolezza in cui non viene meno lo stato di equanimità.

Terza dimensione della religione della “non- mente”.

Anand—pura gioia (che è diversa dal piacere!)—Samapti Bhava. Qui si sottolinea, si


realizza il momento del finire e non più l’essere attirato dalla trappola degli opposti. Se
coltivo l’opposto del male non otterrò la bontà ma solo una povera imitazione di essa che
sarà pur sempre il prodotto della furbizia della mente. La bontà fiorisce quando il male è

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totalmente finito, terminato. Quando il dolore dovuto alle brame egoistiche trova la sua
fine come conseguenza del manifestarsi della “non-mente“ allora la beatitudine (Anand) è
presente.

Meditate sugli insegnamenti del Laya Yoga, di cui abbiamo scritto sopra, e che sono
condivisi durante il processo di iniziazione al Kriya Yoga e cercate di comprendere questo
messaggio semplice e incisivo che proviene dallo Yogi capofamiglia Lahiri Mahashay e
non restate confusi con tutte quelle parole vuote che gli vengono attribuite e che vi
vengono proposte nei mercati spirituali. Lahiri Mahashay non abitò questo pianeta solo
per lasciarci soddisfatti con povere consolazioni paralizzanti ma venne a spezzare la
nostra prigione mentale. Comprendete e praticate il Kriya Yoga e allora troverete quello
che Lao Tzu e Lahiri Mahashay avevano trovato nel Laya (“non-mente”).

Quel “vedere” che non è legato ad alcuna esperienza, anzi che scaturisce dall’assenza
stessa di qualsiasi esperienza, è una consapevolezza in cui non è possibile ci sia alcuna
agitazione in quanto non c’è alcuna scelta, alcuna classificazione in “piacevole” e
“spiacevole”. Quello stato è MEDITAZIONE.
Ecco allora che —nel silenzio — avviene ciò che di più SACRO può avvenire, con la sua
incommensurabile benedizione. Questa esperienza — realmente un miracolo — è ogni
volta nuova anche se, forse, ogni volta è esattamente la stessa.
Paradossalmente essa ha una forza e un potere immensi e, nello stesso tempo, una
tremenda vulnerabilità: essa ricorda la forza di un filo d’erba che può — con un sorriso —
accettare una morte casuale. Quando arriva ti riempie completamente e poi se ne va in un
attimo: ma quel momento è al di là del tempo e della morte.
La mente meschina che si infrange contro il nulla del suo esistere questo è il significato
dell’esplosione dell’Omkar nello Yoni Mudra, questo è l’inizio della vera meditazione e
del divino ubriacamento.
La meditazione è la distruzione del pensiero non è l’indulgere nei piaceri del pensiero
prigioniero dei suoi propri intrighi, inibizioni, divisioni, allucinazioni, brame, paradossi.
Ecco un semplice esempio di consapevolezza che non nasce da una “esperienza“:

quando una persona è abbastanza matura da comprendere che sia l’adulazione che
l’insulto si muovono entrambi entro i confini della vanità e dell’egoismo della mente
umana, allora non c’è adulazione o insulto che possano avere alcun effetto su di questa.
Allora non ci sarà “esperienza” di adulazione o di insulto anche se ci sarà consapevolezza
di tali movimenti che avvengono tutt’intorno.

La maturità appartiene ad un area che non è della mente. La mente è sempre immatura e
non potrà mai sperimentare ciò che è di più sacro poiché ogni “esperienza” è profana.
Pretendere di avere “esperienza” di qualcosa è la prova che quel qualcosa non è reale.
Semmai è un segno che indica una strada da essere percorsa, un seguo che deve essere
oltrepassato.

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Il vostro viaggio deve proseguire e perciò non accontentatevi mai del discernimento, della
comprensione raggiunta: ben presto ogni raggiungimento diventa vecchio e stantio.
Benedetti sono quegli esseri umani la cui unicità si realizza nella completa apertura alla
suprema beatitudine del Divino. Questa unicità non ha nulla a che vedere con la
costruzione di una personalità plasmata dall’Ego.

Jai Kriya Yoga

“Resurrezione” significa ritornare alla vita da uno stato di morte e distruzione causata dal
pensiero e dalle sue famigerate trame. Quello che allora opera è il meraviglioso organismo
vivente, il nostro corpo con la sua inerente intelligenza. Ecco che allora sgorga la piena
esperienza della vita, il suo palpito unico e inconfondibile, la sua bellezza, la sua gioia, la
sua benedizione. Tutto questo va ben oltre la falsità dei dogmi, del fanatismo, delle
storielle meschine, delle congetture scambiate per verità e delle superstizioni. Questa
“resurrezione” è davvero il significato della melodia del Kriya Yoga di Lahiri Mahashay.
Per favore cercate di comprendere questo è smettete di andare sempre in cerca di nuove
cose presso i mercati “spirituali”. Cercate di vivere, di esistere come esiste un fiore:
espressione vivente di ciò che non si può misurare, nominare, capire.

Cercate di vivere in uno stato di continua ricerca non tenete la testa piena di inutili
domande. Non sprofondate nel fango delle diatribe teologiche che sono incoraggiante dai
ciarlatani spirituali e dalle mafie “religiose“. Trovarsi in uno stato di ricerca significa
essere alleato con l’intelligenza e la consapevolezza al di fuori di ogni coscienza di
separazione mentre riempirsi di domande vuol dire trovarsi impelagati con gli inganni e le
manie della mente. Ricerca significa azione. Porsi domande significa attività cioè re-
azione. Tutte le vostre “esperienze“ (sia religiose che non) sono la causa prima del vostro
DUKKHA (dolore). Il “vedere” realmente distruggere la continuità del pensiero e —
almeno per un po’ — libera dalla pressione delle varie “esperienze“ che accadono nel
regno dell’Io. Questo stato è l’equilibrio che consegue alla pratica del Kriya di Lahiri
Mahashay ovvero la liberazione dalla impostura dello Yoga pubblicizzato e venduto sul
mercato che altro non è se non inquinamento mentale organizzato.

In nome di Dio, liberatevi per sempre dalle consolazione e dalle gratificazioni che
ricavereste dal coltivare concetti mentali su Dio come tante altre illusioni.

Il Kriya Yoga non consiste tanto nel “fare” questo e quest’altro, semmai è piuttosto una via
per “non fare”, per “disfare qualcosa“! Kriya significa raccogliere energie per riuscire un
giorno ad esplodere in “quello che è“ e non a sfuggire dalla realtà rifugiandosi in “quello
che dovrebbe essere“.

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Vita lunga alla tradizione di Lahiri
Lo scopo principale del Kriya è di essere nello stato naturale. (“Sahajavastha” del Vedanta,
“Swarupe Avasthanam” di Patanjali, “Swadharma” della Gita e “Parabastha” di Lahiri
Mahashay). Yoga significa integrazione tra la mente e la vita, tra il mondano e il più sacro,
tra il divino imminente ed il divino trascendente, tra il sacro e il tran-tran, tra la coscienza
separativa generata dal costante ribollire dei pensieri e la consapevolezza unitaria in cui
stimolo e risposta diventano un movimento unitario.

Nello stato naturale questo organismo vivente, questo corpo riceve le istruzioni dai chacra
e dalle ghiandole. Il pensiero non interferisce come un intruso che crea tutti tipi di
problemi psicosomatici ed ambizioni, tutti tipi di paradossi, perplessità ed imbarazzi.
Allora il corpo è libero dalla presa strangolatrice delle immaginazioni della mente. La
mente con il suo meccanismo protettivo ha una tremenda presa sul corpo la quale
distrugge la qualità della vita che si vive. Per questo la mente viene chiamata coscienza
separativa, una coscienza nella quale si viene separati e de-conessi dall’armonia con
l’esistenza intera.

Perdere la presa strangolatrice del pensiero è l’inizio dell’illuminazione. Il pensiero, nello


stato naturale del corpo è discontinuo. Viene attivato quando c’è uno stimolo oppure una
necessità. Poi genera una adeguata risposta con eccellenza e perfezione. L’ego non sabota
la risposta attraverso vanità ed interessi personali. La veracità viene in primo piano, non la
volgarità delle attività centrate sul”Se” della mente. Questo è Kriya Yoga – non l’ardere
per grandezza, glorificazione e gratificazione nel nome del Kriya Yoga.

Conoscere, non credere, è la disciplina del Kriya Yoga e l’amore è il suo compimento.
Kriya Yoga è il coraggio di arrendere se stesso, il coraggio di annientare l’orgoglio, il
coraggio di diventare un vuoto. Colui che è disposto a sparire ottiene compimento … chi è
disposto a morire ottiene la vita.

Jai Eterna Saggezza dell’India

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PRATICA

AVVERTENZA AL SAGGIO

La conoscenza è responsabilità. Prima di iniziare una qualunque di questa o altre pratiche che
possono essere pericolose se non eseguite correttamente, chiedi un suggerimento a chi ritieni essere
più saggio di te; se non hai questa possibilità e senti di voler provare, prega sinceramente il tuo
Santo Angelo Custode, che ti suggerirà la cosa più giusta da fare e ti terrà al sicuro da eventuali
pericoli. “Sii prudente come un serpente e semplice come una colomba”.

INTRODUZIONE AL KRIYA YOGA

1. Per arrivare alla vera iniziazione e cioè alla percezione immediata e diretta dei mondi
paralleli è necessario il distacco della mente dalle impressioni sensoriali e la sua
concentrazione al terzo occhio . Per ottenere questo stato di distacco dai sensi, chiamato da
Patanjali pratyahara si deve controllare l’energia vitale con il pranayama. Per
immobilizzare i pensieri bisogna immobilizzare il respiro, quando uno è fermo si ferma
pure l’altro. Solo allora si può avere vera concentrazione, in sanscrito Dharana, ed in
seguito immissione all' interno, meditazione o in sanscrito dyana per arrivare alla fine alla
immedesimazione con il piano spirituale detta Samadhi.
Questi sono i vari gradini, grosso modo, verso l’assoluto, i vedantisti hanno scritto
centinaia di libri su questo argomento. Una volta riuscito il distacco il praticante deve
focalizzare la sua attenzione al c.d. terzo occhio che il veggente vede come una stella a
cinque punte dentro due aloni concentrici quello interno di colore blu scuro quello esterno
dorato come il sole. La sensazione che si ha è quella di immergersi su un tunnel luminoso
che si restringe diventando blu e poi si restringe ancora diventando la stella a cinque
punte. La vera porta della iniziazione!
Per entare bisogna “bussare” con il suono dell' Om. La via “stretta come una lama di
rasoio” comincia alla base della colonna vertebrale eterica la c.d. Sushumna. In essa si
trovano le 7 chiese di cui parla San Giovanni nell’apocalisse le sette ruote o vortici di
energia che in sanscritto si chiamano chakras. Nel primo dal basso il Muladhara chakra si
trova lo spirito cristallizzato, la Kundalini che dorme come la “bella addormentata”. E
questa forza che una volta svegliata trascina l’energia eterica o prana dai rivoli dei 5 sensi,
la canalizza nella sushumna e passando per gli altri 6 chakra si unisce con Brahman nel
loto di mille petali che ha la sua corrispondenza fisica nella ghiandola pineale, sede
dell’anima secondo Platone.
Si procede in questo ordine : utile anche se non indispensabile è praticare un po di
ginnastica o gli esercizi di ricarica che inventò Paramahansa Yogananda. Essi sono una
specie di ginnastica isometrica nella quale si tendono e si rilanciano i vari muscoli del
corpo. Una descrizione vi viene fornita anche qui ma la magior parte delle persone ha

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bisogno di vedere dal vivo l’esercizio per capire come funziona. Una valida alternativa
sono i filmati che potete trovare al sito www.guruji.it. In seguito si deve praticare un po’,
diciamo sei mesi la tecnica dell' Hong So e dopo anche la tecnica dell' Om.
Quando vi sentite pronti, diciamo in media dopo 10 12 mesi che avete praticato per un ora
al giorno (meglio due volte per mezz’ora ciascuna) potete passare al primo Kriya il più
importante. Yogananda praticava l' Hong So 7 ore al giorno, non esistono regole generali
per tutti importante è andare in progressione.
LA TECNICA DEL KRIYA USATA MALE DIVENTA PERICOLOSA. Prima di svegliare il
“drago” bisogna esser preparati. Il Kriya agisce direttamente sui chakras eterici i quali a
loro volta forniscono di energia le 7 ghiandole endocrine. Respirate profondamente fate
pochi kriya ma lenti ogni uno di essi deve durare 20 - 30 secondi.
LA FAMOSA MODIFICA. In realtà non è modifica ma il Kriya originario essendo quello
dato da Yogananda rivolto ai praticanti occidentali: “Ferma restando la concentrazione la
terzo occhio il percorso delle correnti calde e fredde comincia dalla base della colonna
vertebrale per finire alla ghiandola pineale” Infati la Shakti Kundalini è da lì che deve
uscire per raggiungere il suo sposo Shiva nel matrimonio mistico. E lì che l’aspirante
rinasce un'altra volta e diviene cittadino del mondo Spirituale.
IL SECONDO KRIYA Serve per localizzare esattamente i chakras.
IL TERZO ED IL QUARTO KRIYA sono uguali cambia il numero delle ripetizioni
praticandolo si crea un magnete che porta il prana in alto.
Si da qui per scontato una certa dimestichezza con lo Yoga. Nel caso di neofiti invece è
indispensabile leggere nel ordine :
1) Autobiografia di uno Yoghi di Paramahansa Yogananda Ed. Astrolabio.
2) Lezioni di Yoga Pratico di Kriyananda Ed: Mediterranee.

LA TECNICA DELL’OM

1) Siediti eretto. Appoggia i gomiti su di un oggetto che li mantenga alti, in modo


sufficiente affinchè tu possa far pressione sulle orecchie con i pollici, senza inclinare, ne'
incurvare il corpo;

2) Premi i fori delle orecchie con i pollici, senza provare scomodità;

3) appoggia i mignoli sulle palpebre, vicino agli angoli esterni di esse, per mantenerle
chiuse, ed esercita una lieve pressione per impedire, allo stesso tempo, i movimenti
inquieti degli occhi;

4) appoggia le dita restanti sulla fronte;

5) con gli occhi chiusi, o socchiusi, concentra lo sguardo nel punto che si trova tra le
sopracciglia (N.d.R: il terzo Occhio), e mantienilo fisso li';

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6) canta mentalmente "OM", "OM". Non parlare, non sussurrare, e non compiere alcun
movimento con la lingua;

7) ascolta attentamente all'interno dell'orecchio destro, dove c'e' un forte afflusso di


energia, e dove i suoni si percepiscono prima (se sei sordo, la percezione auditiva sara' piu'
acuta dall'orecchio sinistro - e, di conseguenza, puoi concentrare la tua attenzione
all'interno di esso);

8) concentrati nel suono che diverra' dominante (e' probabile che tu percepisca un assieme
di suoni dalla differente intensita');

9) concentrati solo su di un suono alla volta (il piu' forte). Mentre ascolti, appariranno altri
suoni. Ascoltali, uno ad uno, a misura che ognuno di essi si evidenzi sugli altri;

10) devi cantare, in modo automatico e mentalmente, OM, mentre dirigi lo sguardo al
centro della Coscienza Cristica, senza - con cio' - compiere alcuno sforzo mentale. Quando
gli occhi si saranno tranquillizzati e quietati, ti troverai nella condizione di contemplare
una luce nel centro che corrisponde alla Coscienza Cristica; però è più importante sentire i
suoni astrali, o il suono di OM (dopo questa tecnica, cerca di scorgere l'occhio spirituale,
nel posto ove risiede il Centro della Coscienza Cristica). Ogni sforzo mentale deve essere
dedicato ad ascoltare il suono all'interno dell'orecchio destro;

11) Se riuscirai subito a percepire il suono di OM - un suono travolgente, simile a quello di


un oceano tumultuoso - cessa di prestare attenzione ad altro. Ascolta il suono di OM;
unificati ad esso, poiché e' Dio che si sta manifestando a te, sotto forma del Suono Cosmico
di OM.

Punti importanti

1) Prima di iniziare la tua pratica, prega Dio ed i Guru.

2) Se ti e' possibile, costruisci un supporto di legno per i tuoi gomiti, a forma di "T" ed
imbottisci la traversa superiore con del materiale appropriato. Servendo d'appoggio ai
gomiti, durante la pratica della tecnica di meditazione dell'OM, il supporto aiuta lo
studente a mantenere la postura eretta. La base del supporto si dovra' appoggiare tra le
gambe, sul pavimento, o sopra il sedile di meditazione.

Se il vestito delle donne non permette ad esse di appoggiare il supporto tra le loro gambe,
possono aggiungere un'altra traversa piana alla base, identica a quella superiore. Questa
traversa, la potranno comodamente appoggiare sui loro muscoli.

Il supporto per i gomiti e' un oggetto utile ed appropriato, e puo' venire trasportato
facilmente. Si possono ordinare alla Sede Centrale della Self Realization Fellowship dei
supporti per la tecnica di meditazione dell'OM, di metallo leggero, la cui altezza e'
regolabile, e che hanno la traversa superiore imbottita con spuma di tela cerata.

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Al posto di questo supporto, puoi semplicemente appoggiare i gomiti sopra diversi
cuscini, posti su di un tavolo, sino a che si ottenga un'altezza conveniente.

3) Non appoggiarti sulle mani. Siediti eretto, e con le braccia rilassate. Diversamente, le
mani e gli avambracci si stancheranno presto; di conseguenza, tu ti troverai piu'
concentrato sulla scomodita' fisica, piuttosto che nei suoni interiori astrali.

4) Pratica la tecnica di concentrazione dell'"Hong-So" prima di praticare la tecnica di


meditazione di OM; tranquillizzati, interiorizzati. In tal modo sara' molto piu' facile
ascoltare i suoni che provengono da OM.

5) Con reverenza e senza alcuna sensazione che ti provochi tensione, unificati ad ogni
vibrazione che tu percepirai.

6) L'intensita' dello sforzo e i periodi prolungati di pratica sono necessari per raggiungere i
piu' elevati stati di unificazione con il suono OM.

LA TECNICA DELL'HONG SO

State seduti con la colona vertebrale dritta.


Tendete e rilasciate tutti i muscoli del corpo 3- 5 volte.
Fate alcune profonde respirazioni.
Concentratevi sul punto fra le sopracciglia.
Mentre il respiro entra accompagnatelo mentalmente dal suono Hong.
Mentre esce con il suono So.
Questo è tutto, l'importante è non cercare di ritmare il respiro su un vostro canto hong so,
hong so, ...
Accompagnatelo come viene viene. Per tutta la durata della inspirazione con il suono
Hoooooooooong
per tutta la durata dell'espirazione con il suono Sooooooooooooo.
Piano piano quando l'attenzione si sposta sulla respirazione essa tenterà a rallentarsi.
Se si ferma niente paura. Si respira dal midollo allungato.
In India si dice che il cigno Hansa (che si pronuncia Hong So) porta sulle sue spalle
l'uccello dell' Om.
Infatti quando la respirazione si ferma sentirete l’ Om.

TECNICA DEL PRIMO KRIYA - (prima parte)

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PREPARAZIONE AL KRIYA

1. La posizione corretta a spina dorsale diritta è estremamente importante per la


meditazione. Ciò vale in modo particolare per il Kriya Yoga. Si è liberi di scegliere la
posizione a gambe incrociate, oppure seduti su di una sedia, con le piante dei piedi
poggiate a terra; ma la colonna vertebrale deve essere verticalmente diritta. Il mento sia
tenuto parallelo al suolo, le spalle bene all'indietro, il petto in fuori, l'addome rientrato. Le
mani, palme in su, si appoggino sulle cosce, dove si congiungono all'addome.

2. Gli occhi rivolti verso l'alto si fissino con lo sguardo fermo nel Centro Cristico (chakra
Ajna), rimanendo immobili. Se vi riesce è bene praticare con gli occhi semichiusi. Quando
le palpebre sono chiuse completamente, gli occhi hanno la tendenza a rilassarsi,
abbassando lo sguardo. Tuttavia, quando colui che medita è riuscito ad abituarsi a tenere
gli occhi fermi rivolti al Centro Cristico, non importa più che le palpebre siano semichiuse
o chiuse completamente.

3. Usate (se lo ritenete opportuno) una piccola quantità di burro non salato, o d'olio
d'oliva, o di qualunque altro olio vegetale per lubrificare la gola. Ponete l'olio sulla lingua
e lasciatelo scivolare lentamente in gola.

4. Prima di iniziare la pratica del Kriya, esercitatevi a produrre i suoni esatti di "Oooo" e
"Iiii", e ad avvertire le sensazioni fresca e calda che sentirete nella colonna vertebrale
durante la pratica del Kriya. Di questo esercizio preliminare si potrà fare a meno quando
diventeremo esperti nell'esecuzione della vera tecnica del Kriya.

a) Chiudete ciascuna mano leggermente a pugno. Unite i due pugni in modo che la parte
del pollice di una mano venga premuta sulla parte del mignolo dell'altra mano, formando
un tubo come la zampogna di un pastore. Ponete la mano più vicina alle labbra, come per
suonare la "zampogna". Inspirate dalla bocca e avvertite la sensazione fresca entro il tubo
cavo delle mani. Espirate, sempre dalla bocca, e percepite la sensazione calda nei vostri
pugni socchiusi. Eseguite ciò varie volte, concentrandovi sulle sensazioni alterne di
frescura e di calore, mentre immettete ed espellete il respiro.

b) Toglietevi le mani dalla bocca. Trasferite le sensazioni di fresco e di caldo dai pugni alla
gola. Per aiutarvi a provare queste sensazioni nella gola, dilatatela e inalate dalla bocca
con il suono aspirato di "Oooo"; esalate dalla bocca col suono di "Iiii". Il suono di "O"
inalato, e la sensazione fresca che ne risulta, si ottengono inspirando l'aria dal profondo
della gola dilatata. Il suono di "I" e la risultante sensazione calda vengono prodotti
esalando il respiro dall'alto della gola dilatata. Inalate ed esalate rapidamente un paio di
volte, producendo i suoi corrispondenti di "O" ed "I" nel modo che abbiamo descritto.

c) Ora, continuando ad inalare ed esalare come abbiamo spiegato in b), trasferite


mentalmente le sensazioni dalla gola alla spina dorsale. Ciò non è difficile, poiché la parte
superiore della colonna vertebrale si trova immediatamente dietro la gola. Sentite la fresca

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corrente "O" spostarsi per un breve tratto in alto lungo la spina dorsale, e la calda corrente
"I" fare un breve tragitto in giù entro la colonna vertebrale, nella zona corrispondente alla
gola. Rallentate gradualmente le inalazioni e le esalazioni rendendole più profonde, e
sentite le correnti spostarsi su tratti più lunghi in su ed in giù entro la colonna vertebrale.

d) Eseguite senza interruzione il trasferimento delle sensazioni dai pugni alla gola e dalla
gola alla colonna vertebrale. La trasposizione deve essere uniforme, fluente e ininterrotta.

LA TECNICA VERA E PROPRIA

1. Immaginate la colonna vertebrale come un tubo cavo che si estende dal coccige al bulbo
rachideo (midollo allungato [quel tratto di sostanza midollare nervosa che collega la base
del cranio alla prima vertebra della colonna vertebrale]). Dal bulbo, questo tubo continua
passando direttamente dal cervello fino al Centro Cristico fra le sopracciglia.

2. Dilatate la gola: ripiegate la lingua all'indietro verso l'ugola, quanto più indietro
possibile; poi, fatela ritornare nella posizione normale, mantenendo però l'espansione
della gola provocata dal ripiegamento della lingua all'indietro.

3. Inspirate dalla bocca, lentamente e tranquillamente, contando fino a dieci o fino a


quindici, immettendo l'aria nei polmoni dalla parte bassa della gola dilatata. Il respiro
inalato dovrebbe dare un suono aspirato appena udibile di una "O" larga, quasi una "A",
nel profondo della gola dilatata, e produrre una sensazione fresca. Sentite che la
sensazione del respiro inalato è una corrente fresca che sale all'interno del cavo cerebro-
spinale, dal coccige al midollo allungato e fino al Centro Cristico.

4. Trattenete il respiro per una breve pausa, rimanendo nel Centro Cristico. Il tempo
necessario per contare fino a tre dovrebbe essere sufficiente.

5. Espirate dalla bocca, lentamente e tranquillamente, contando fino a dieci o fino a


quindici, mentre espellete il fiato dalla parte alta della gola dilatata. Mantenete lo stesso
conteggio per l'esalazione come per l'inalazione. Il respiro esalato dovrebbe dare il suono
appena udibile di "I", nella parte alta della gola espansa, e produrre una sensazione calda.
Sentite che la sensazione di calore del respiro esalante è una corrente calda, sottile,
filiforme che discende entro la cavità del tubo cerebro-spinale dal Centro Cristico, e dal
bulbo rachideo al coccige.

6. Ripetete quanto precede in successione ininterrotta quattordici volte, senza pause e


senza respirazioni intermedie.

7. Eseguite ciò ogni mattina ed ogni sera.

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TECNICA DEL PRIMO KRIYA - seconda parte -

PUNTI CHIAVE

1. I suoni di "O" e di "I" sono suoni aspirati, prodotti cioè dal respiro e non dalla voce. "O"
si forma nel basso della gola dilatata con l'inalazione; "I" si produce con l'esalazione nella
parte alta della gola dilatata. Questi suoni siano percettibili, ma non forti; vale a dire,
appena udibili soltanto da colui che li produce. I suoni esatti sono necessari per la buona
riuscita del Kriya.

2. Il suono inalante di "O" accompagna la corrente fresca, ascendente nella cavità del tubo
cerebro-spinale dal coccige al Centro Cristico. Il suono esalante di "I" accompagna la
corrente calda che discende all'interno del tubo cerebro-spinale dal Centro Cristico al
coccige.

3. Non interrompete l'uniforme fluire del respiro, con pause come: "O… O… O" ed "I… I…
I".

4. L'inalazione e l'esalazione debbono essere lente ed eguali. La cassa toracica non deve
muoversi che poco o punto.

5. Se un Kriya non vi riuscisse bene, ripetete quella singola respirazione Kriya ed


eseguitela correttamente.

6. Durante l'inalazione, percepite il fresco della gola e udite il suono di "O". Trasferite
mentalmente la sensazione ed il suono all'interno della colonna vertebrale. Sentite che il
respiro fresco sale dal coccige all'interno del tubo cerebro-spinale fino al Centro Cristico, e
rendetevi poi consapevoli che il respiro caldo discende all'interno del tubo cavo dal Centro
Cristico al coccige con il suono di "I". La concentrazione iniziale sull'idea di trasferire la
sensazione ed il suono dalla gola al tubo cerebro-spinale serve soltanto per stimolare il
movimento delle correnti effettive di energia vitale nella spina dorsale. Quando
comincerete a sentire le vere correnti, concentratevi unicamente su quelle: fresca con
l'inalazione, calda con l'esalazione.

7. Mantenete l'attenzione concentrata sull'interno del cavo cerebro-spinale. Ponete là tutta


la vostra mente e tutto il vostro sentire.

8. Il Kriya deve essere sempre eseguito con la più profonda concentrazione e il più
completo distacco da tutte le distrazioni esteriori. Non siate distratti. Questa tendenza
potrà sussistere per i primi Kriya eseguiti. Praticate ciascun Kriya con la consapevolezza
della sua importanza. Nella graduatoria dell'avanzamento spirituale, un Kriya praticato
correttamente equivale ad un anno d'evoluzione solare naturale.

9. Importantissimo: non tendetevi nello sforzo; siate rilassati.

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10. Praticate il Kriya regolarmente, mattina e sera, ogni giorno, incuranti di qualsiasi
circostanza che possa sopravvenire per ostacolare la vostra pratica.

11. Non abbandonate la meditazione alzandovi immediatamente dopo il Kriya.


Continuate a meditare a lungo, pregate con fervore e profondamente, e sperimentate il
gioioso contatto con Dio. La profondità della vostra concentrazione è più importante della
lunghezza della meditazione

12. Non praticate mai il Kriya a stomaco pieno. Eseguitelo prima dei pasti, o quando lo
stomaco è sufficientemente libero; oppure almeno tre ore dopo aver ingerito un pasto
completo. Se non vi è possibile praticare il Kriya prima o almeno tre ore dopo il pasto, non
eseguite più di sei Kriya alla volta.

13. Se avete disturbi di cuore, o all'apparato respiratorio (anche se si tratta di un solo


raffreddore), oppure se soffrite di qualche altro, temporaneo, ma serio disturbo fisico,
praticate il Kriya solo mentalmente.

14. Non abbiate timori, sospetti o dubbi. Se avete delle domande da porre, mettetevi in
contatto con il vostro Istruttore Kriya.

NUMERO DI KRIYA CHE POTETE ESEGUIRE


1. Non sorpassate il numero concesso dei Kriya.

2. Quali principianti nel Kriya Yoga potete eseguire soltanto quattordici Kriya alla volta,
due volte al giorno, mattina e sera.

3. Se sarete regolari e fedeli nella vostra pratica e di conseguenza trarrete dei buoni
risultati, al termine dei tre mesi potrete aumentare il numero dei Kriya mattutini e serali a
ventiquattro alla volta. Dopo di ciò sarà il vostro Istruttore Kriya a consigliarvi in merito.

4. Oltre alla pratica mattutina e serale dei Kriya, potrete anche eseguire pochi Kriya (fino a
sei, mai di più) qualora abbiate qualche momento libero durante la giornata.

Se una volta alla settimana avrete un periodo di tre ore o più di meditazione, potrete
eseguire il numero regolare dei Kriya nella prima ora, e fino a sei Kriya, ogni ora
successiva.

Paramahansa Yoganada non volle dare ai discepoli occidentali il vero Kriya Yoga come lo
praticano in oriente e come viene tuttora insegnato da swami Hariharanada Paramhansa
diretto discepolo di Sri Yukteswar. ( Vedere www.kriya.org).

In realtà si deve mettere a contatto materia e spirito che trovano la loro corrispondenza ai
centri Muladhara nella base della colona vertebrale, ma non nel corpo fisico bensì in quello
eterico, ed il Sahashrara o lotto dei mille petali che si trova in corrispondenza della
ghiandola pineale.

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Penso che potete fare altrettanto tenendo presente che il metodo è potentissimo e non
bisogna esagerare con le ripetizioni.

Allora praticate portando le correnti fra questi due poli e non finendo al centro Cristico
dopo aver attraversato il cranio. Dopo il midollo il flusso va alla ghiandola pineale!

LA TECNICA DEL SECONDO KRIYA

Praticate il primo Kriya eventualmente con la modifica con il percorso completo da


Muladhara a Sahshrara.
La colonna vertebrale deve essere dritta. Potete sedere con le gambe incrociate o su una
sedia. Per isolare le correnti terresti potete mettere sotto di voi una coperta di lana e una
stoffa di seta naturale sopra. In india si usa la pelle di tigre o di leopardo ma Kriyananda
osserva che può eccitare il svadisthana chakra agli occidentali che non seguono i canoni di
purezza orientali.
Bisogna avere a portata di mano lo strumento "T" usato per la tecnica dell' Om. Altrimenti
usate un tavolo con dei libri per poggiare i gomiti. Chiudete le orecchie spingendo con i
pollici le due piccole protuberanze contro il buco delle orecchie stesse. Poggiate gli indici
agli angoli esteriori degli occhi chiusi.
Gentilmente e con leggera pressione fate ruotare gli indici, poggiati agli angoli esterni
degli occhi chiusi, mentre al contempo si stringono i muscoli al di sotto del coccige
cercando di sentire il suono del corrispondente chakra eterico che come noto si chiama
Muladhara.
La positiva concentrazione sopra il negativo Muladhara chakra eventualmente produrrà
suono e luce. Il suono si produce più facilmente mentre è richiesto un alto grado di
sviluppo per poter percepire i raggi dei loti con i loro petali (i chakras). Ad ogni modo se ci
riuscite l'occhio spirituale prenderà un colore rosso scuro o arancione o blu a secondo le
varie vibrazioni dei 5 chakras sottostanti l'ajna chakra il terzo occhio o sesto chakra
contando dal basso). Tale colore sarà appunto riflesso in tale sesto centro o nel midollo
allungato.
(L'ajna chakra tiene due petali uno positivo in corrispondenza della radice del naso e
l'altro negativo in corrispondenza del midollo allungato. Dal centro corrispondente al
midollo, dico corrispondente il chakra si trova nel piano eterico non è il midollo stesso!!,
entra l'energia, e la bocca di Dio; dal altro petalo ne viene regolato il flusso. Confronta con
la Bibbia : Non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che entra dalla bocca di Dio. La
parola è l'om. ).
Allora mantenete la tensione muscolare e la concentrazione per sentire il ronzio del
calabrone. (Quasi nessuno riuscirà subito).
Dopo salite mentalmente una inch o due per arrivare al prossimo chakra lo svadisthana
contraendo i corrispondenti muscoli sacrali e facendo le rotazioni degli indici (Dove avete
i pollici? Devono stare a tappare le orecchie durante tutto l'esercizio!) Cercate di sentire il

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suono del svadisthana chakra che è quello del flauto di Krishna. Notate il cambio di colore
nell' occhio spirituale!
Dopo fatto questo rilasciate i muscoli sacrali ed i bulbi occulari e salite mentalmente al
manipura chakra che ha la sua corrispondenza fisica al altezza della colonna vertebrale
diametralmente opposta al ombelico. Per localizzare questo chakra basta contrarre all'
improvviso l'ombelico. Mentre mantenete la tensione dei muscoli lombari fate le rotazioni
degli indici, poi cercate si sentire il suono del chakra che è il suono di una arpa.
Rilasciate muscoli lombari e gli occhi e salite mentalmente sino all'Anahata chakra il quale
ha la sua corrispondenza nella colonna vertebrale al punto opposto al cuore. Per
localizzare tale punto cercate di unire le spalle al indietro. Di nuovo eseguite le rotazioni
degli indici poggiati sugli angoli esterni degli occhi chiusi notando il cambio del colore al
terzo occhio e cercate di sentire il suono profondo di una campana. (Come quella delle
cattedrali che altro non fanno che simbolizzare tale suono interno).
Rilasciate tutto un altra volta e poi andate mentalmente al Vishuda chakra, per localizzare
la sua corrispondenza muovete il collo a destra e a sinistra. Il punto è dove si sente lo
scricchiolio nelle vertebre cervicali.
Ruotando gli indici cercate di sentire il suo suono che è quello delle onde del oceano che si
abbattono sulla spiaggia, continuate a concentrarvi a questo suono che proviene
esattamente dal centro cervicale.. Notate il cambio di colore al terzo occhio...
Dopo aver rilasciato tutto tendete i muscoli del cranio opposti al midollo e mentre e
mentre eseguite le rotazioni cercate di sentire la sinfonia degli suoni di ronzio del
calabrone, flauto, arpa, campana e onde dell' oceano. Cercate anche di vedere il terzo
occhio. Rilasciate tutto.
Alla fine con gli occhi chiusi concentratevi alla radice del naso nel punto fra le sopracciglia
e fate le solite rotazioni. Mentre state facendo questo cercate di vedere un anello dorato
attorno un centro blu con la stella di diamante (la stella delle cinque punte il sacro
pentalfa) e concentratevi alla sinfonia dei suoni dei chakra sotto quello del midollo.
Fate questa pratica dalle 6 alle 12 volte muovendosi su e giù per la colona vertebrale
focalizzando la vosta attenzione ai vari suoni dei chakras per fare in modo che si fissi sulla
vostra mente il posto esatto dei chakras medesimi.
Finite la pratica salendo un ultima volta dal basso in alto.
Questa è la grande tecnica segreta per localizzare i chakras.
Non esser impazienti; se non si sentono i suoni insistete un altro po' e poi passate al chakra
successivo, ci vuole tempo.
Con il terzo ed il quarto Kriya imparerete a salire e scendere nella colona vertebrale
vibrando la sillaba di un mantra in ogni chakra.
Perciò dovete sapere localizzarli prima.

TECNICA DEL TERZO KRIYA

Praticate per venti volte il primo Kriya e dopo sei volte questo terzo kriya. Fate così per i
primi tre mesi per passare in seguito a dodici ripetizioni.
Il metodo è il seguente:

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Per prima cosa fate una lenta e profonda ispirazione portando la corrente fredda su
partendo dal coccige con il suono ooooooooooo (come per il primo kriya). Mentre la
corrente sta salendo da chakra in chakra lungo la colona vertebrale cantate mentalmente
per ogni chakra :
1) Om in relazione a quello corrispondente al coccige.
2) Naw ( in Italiano si pronuncia Na) per il centro sacrale
3) Mo al centro lombare
4) Bhaw ( ba in italiano) per il centro dorsale
5) Gaw ( gha in Italiano)
6) Baw (ba in Italiano) al centro della Coscienza cristica fra le sopraciglia.

Mentre cantate mentalmente e portate all' insù il fresco respiro e la corrente dal coccige al
Centro Cristico dovente cercare nel contempo di esercitare continuamente una pressione
mentale, non fisica, per portare il respiro dalla parte inferiore del addome allo sterno ed al
petto. Mantenete fermo il respiro al centro della coscienza Cristica fra le sopracciglia.
Pensate che tutta l’energia del corpo ed il respiro entra nel punto fra le sopracciglia.
In seguito continuando a trattenere il respiro piegate gentilmente la testa il più che potete
verso la spalla sinistra e cantate mentalmente il suono Ta concentrandosi al midollo
allungato e cercando di sentire la corrente che arriva là.
Trattenendo ancora il respiro piegate gentilmente la testa verso la spalla destra
immaginando nel contempo che la corrente si muove verso giù verso il centro cervicale.
Cantate mentalmente Ba mentre l’attenzione e la corrente sottile rimangono concentrate al
centro cervicale.
Continuando a trattenere il respiro inchinate velocemente la testa in avanti in modo che il
mento colpisca il petto. Sentire la corrente calda che arriva al centro dorsale. Cantando
mentalmente Su nel contempo. Sentite il respiro e la corrente che riposano in questo centro
dorsale.
Alzate il mento, in modo che sia parallelo al terreno e continuate a sentire la sensazione
calda del respiro che si dirige verso il basso emettendo il suono IIIIIIIII come nel primo
Kriya. E cantate mentalmente Da al centro lombare Ba al centro sacrale e Yaw al centro
coccigeo.
Se avete fatto caso salendo e discendendo la colona vertebrale si pronuncia un mantra :
Om namo bhagabata Basudabaya .
Si dice nella letteratura sanscrita che ogni chakra abbia il suo suono primordiale il suo Bija
mantra che lo risveglia. Le mie conoscenze non arrivano a tanto; io non li conosco questi
suoni che servono per risvegliare i chakras vedere i loro colori e sentire i loro suoni astrali.
A mio avviso questa tecnica del terzo kriya usa un mantra indù allora non può esser
universale; con ogni probabilità altre religioni userano altri mantra.

TECNICA DEL QUARTO KRIYA

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E' uguale al terzo, cambia il numero delle rotazioni della testa a respiro fermo. Yogananda
sostiene che è molto importante per il raggiungimento dello stato del Samadhi. Fate tre
rotazioni cantando Ta ba Su e con il respiro fermo i primi sei mesi della vostra pratica.
Potete piano piano ad arrivare a ventiquattro a patto che riuscite a trattenere il respiro
senza sforzo. Se no fate il numero che potete fare senza che vi venga il fiato.
Arriverà il momento che con la costante pratica riuscirete a staccare la vostra coscienza dal
mondo dei sensi per proiettarla verso il mondo dello spirito.

V V V

OM. AMEN.AUM

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