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Appello alla Societ delle Nazioni - Ginevra


30, giugno, 1936 Io, Haile Selassie I, Imperatore dEtiopia, sono qui oggi per richiedere la giustizia che dovuta al mio popolo, e lassistenza promessa ad esso otto mesi fa, quando cinquanta Nazioni affermarono che unaggressione fu commessa in violazione dei trattati internazionali. Non c precedente per cui un Capo di Stato parli in prima persona a questa assemblea. Ma non c neanche precedente per cui un popolo sia vittima di cos tanta ingiustizia ed attualmente minacciato di essere abbandonato al suo aggressore. Inoltre, non abbiamo mai avuto esempio di un Governo che proceda a sterminare sistematicamente una Nazione con mezzi barbari, in violazione delle pi solenni promesse fatte dalle Nazioni della terra che non sarebbe mai stata usata larma terribile dei gas venefici contro esseri umani innocenti. per difendere un popolo che lotta per la sua antica indipendenza che il Capo dellImpero Etiope giunto a Ginevra per compiere il suo dovere supremo dopo aver combattuto in prima persona in testa alle sue armate. Prego Dio Onnipotente affinch risparmi alle Nazioni le terribili sofferenze che sono state appena inflitte al mio popolo, e di cui i capi che qui mi accompagnano sono stati inorriditi testimoni. mio dovere informare i governi riuniti a Ginevra, responsabili quali sono della vita di milioni di uomini, donne e bambini, del mortale pericolo che li minaccia, descrivendo loro il destino che ha colpito lEtiopia. Non soltanto contro i combattenti che il governo italiano ha fatto la guerra. Ha attaccato soprattutto persone molto lontane dalle ostilit al fine di terrorizzarle e sterminarle. Inizialmente, verso la fine del 1935, aerei italiani hanno lanciato bombe di gas lacrimogeni sulle mie armate. Gli effetti vi furono, seppur leggeri. I soldati appresero a sparpagliarsi, aspettando che il vento disperdesse rapidamente i gas velenosi. Laviazione italiana ricorse allora alliprite. Barili di liquido furono gettati su gruppi armati. Ma questo mezzo non fu efficace, il liquido colp solo pochi soldati, e gli stessi barili al suolo fungevano come avvertimento del pericolo per le truppe e la popolazione. stato nel momento in cui le operazioni per laccerchiamento di Makall si svolgevano che il comando italiano, temendo una disfatta, ha seguito la procedura che ora mio dovere denunciare al mondo. Irroratori speciali sono stati installati a bordo degli aeromobili in modo da poter vaporizzare, su vaste aree di territorio, una fine, mortale pioggia. Gruppi di nove, quindici, diciotto aeroplani si susseguivano in modo che la nebbia che usciva da essi formasse una distesa continua. Fu cos che, a partire dalla fine di gennaio del 1936, soldati, donne, bambini, bovini, fiumi, laghi e campi furono irrorati con questa pioggia mortale. Al fine di uccidere sistematicamente tutte le creature viventi, al fine di avvelenare con certezza le acque e i pascoli, il comando italiano ha fatto passare pi e pi volte i suoi velivoli. Quella fu la loro principale strategia di guerra.

Devastazione e terrore
Il vero affinamento nella barbarie consist nel portare la devastazione e il terrore nelle parti pi densamente popolate del territorio, i punti pi lontani dalla scena delle ostilit. Lo scopo era quello di

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spargere paura e morte su una gran parte del territorio etiope. Queste tattiche di induzione della paura ebbero successo. Uomini ed animali soccombettero. La pioggia mortale che veniva dagli aerei faceva morire con grida di dolore tutti coloro che toccava. Chiunque abbia bevuto lacqua avvelenata o mangiato i cibi infetti mor con terribili sofferenze. Decine di migliaia di vittime delliprite italiana caddero. per denunciare al mondo civile le torture inflitte al popolo etiope che mi sono deciso a venire a Ginevra. Nessuno oltre Me stesso ed i miei coraggiosi compagni di armi avrebbero potuto portare alla Lega delle Nazioni lincontestabile prova. Gli appelli dei miei delegati rivolti alla Societ delle Nazioni rimasero senza alcuna risposta; i miei delegati non furono testimoni. Per questo motivo ho deciso di venire io stesso a testimoniare contro il crimine perpetrato contro il mio popolo e dare un avvertimento del destino che attende lEuropa, se dovesse inchinarsi di fronte al fatto compiuto. necessario ricordare allAssemblea le varie fasi del dramma etiope? Per i 20 anni passati, sia come reggente dellImpero, che come Imperatore, non ho mai smesso di sforzarmi per portare al mio paese i benefici della civilt, e in particolare per stabilire relazioni di buon vicinato con le potenze confinanti. In particolare sono riuscito a concludere con lItalia il trattato di amicizia del 1928, che vietava assolutamente il ricorso, sotto qualunque pretesto, alla forza delle armi, sostituendo alla forza e alla pressione la conciliazione e larbitrato su cui le Nazioni civili hanno fondato lordine internazionale.

Paese pi unito
Nella sua relazione del 5 ottobre 1935, il Comitato dei Tredici riconobbe il mio impegno ed i risultati che avevo ottenuto. I governi pensavano che lingresso dellEtiopia nella Lega, pur dando al paese una nuova garanzia per il mantenimento della sua integrit territoriale ed indipendenza, lavrebbe aiutata a raggiungere un livello superiore di civilt. Non sembra che in Etiopia oggi ci sia pi disordine e insicurezza rispetto al 1923. Al contrario, il paese pi unito e il potere centrale meglio obbedito. Avrei potuto procurare risultati ancora maggiori per il mio popolo, se ostacoli di ogni genere non fossero stati messi sul percorso dal governo italiano, il governo che ha suscitato la rivolta e armato i ribelli. Infatti il governo di Roma, come ha oggi proclamato apertamente, non ha mai smesso di prepararsi per la conquista dellEtiopia. I trattati di amicizia che ha firmato con me non erano sinceri, il loro unico scopo era quello di nascondermi le loro reali intenzioni. Il Governo italiano afferma che si preparato per 14 anni a conseguire la sua conquista attuale. Pertanto, ammette oggi che quando appoggi lammissione dellEtiopia alla Societ delle Nazioni nel 1923, quando ha concluso il trattato di amicizia nel 1928, quando ha firmato il Patto di Parigi che bandiva la guerra, stava ingannando il mondo intero. Al governo Etiope sono state, in questi solenni trattati, date ulteriori garanzie di sicurezza che consentissero di realizzare ulteriori progressi lungo il percorso pacifico di riforma su cui aveva mosso i suoi passi, e al quale stava dedicando tutta la sua forza e tutto il suo cuore.

Il pretesto di Ual-Ual
Lincidente di Ual-Ual, nel dicembre del 1934, arriv come un fulmine per me. La provocazione italiana era evidente e non ho esitato a ricorrere alla Societ delle Nazioni. Ho invocato le disposizioni del trattato del 1928, i principi del Patto, ho sollecitato la procedura di conciliazione e di arbitrato. Sfortunatamente per lEtiopia era il momento in cui un certo governo riteneva che la situazione
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europea rendesse imperativo a tutti i costi ottenere lamicizia dellItalia. Il prezzo pagato fu labbandono dellindipendenza Etiope per lavidit del Governo italiano. Questo accordo segreto, contrario agli obblighi del Patto, ha esercitato una grande influenza sul corso degli eventi. LEtiopia e il mondo intero hanno sofferto e stanno ancora soffrendo oggi le sue disastrose conseguenze. La prima violazione del Patto stata seguita da molte altre. Sentendosi incoraggiato nella sua politica contro lEtiopia, il governo di Roma febbrilmente mise in atto i preparativi per la guerra, pensando che la pressione concertata che cominciava a essere esercitata sul governo Etiope potesse non superare la resistenza del mio popolo al dominio italiano. Il tempo doveva venire, in cui ogni sorta di difficolt fu messa sul percorso, al fine di abbattere la procedura di conciliazione e di arbitrato. Ogni tipo di ostacolo fu posto allo svolgersi di tale procedura. I governi cercarono di evitare che il governo Etiope trovasse arbitri fra i suoi cittadini: una volta che il tribunale arbitrale fu istituito fu esercitata pressione in modo tale che venisse concesso un riconoscimento favorevole per lItalia. Tutto fu vano: gli arbitri, due dei quali erano funzionari italiani, sono stati costretti a riconoscere allunanimit che, nellincidente di Ual-Ual, come negli episodi successivi, nessuna responsabilit internazionale era da attribuire allEtiopia

Gli sforzi di pace


Dopo questo riconoscimento, il governo Etiope sinceramente pensava che unera di relazioni amichevoli potesse essere aperta con lItalia. Ho offerto la mia mano con lealt al governo romano. LAssemblea stata informata dalla relazione del Comitato dei Tredici, datata 5 ottobre 1935, dei dettagli degli eventi che si sono verificati dopo il mese di dicembre 1934, e fino al 3 ottobre 1935. Sar sufficiente se cito alcune delle conclusioni di tale relazione (nn. 24, 25 e 26) Il memorandum italiano (contenente le denunce presentate dallItalia) stato posato sul tavolo del Consiglio il 4 settembre 1935, mentre il primo appello dellEtiopia al Consiglio risaliva al 14 dicembre 1934. Nellintervallo tra queste due date, il governo italiano si oppose alla considerazione del quesito del Consiglio sulla base del fatto che lunica procedura adeguata era quella prevista dal Trattato italo-etiope del 1928. Durante tutto quel periodo, inoltre, linvio di truppe italiane in Africa Orientale stava procedendo. Queste spedizioni di truppe sono state presentate al Consiglio dal Governo Italiano come necessarie per la difesa delle sue colonie minacciate dai preparativi Etiopi. LEtiopia, al contrario, concentrava lattenzione sulle dichiarazioni ufficiali rilasciate dallItalia che, a suo parere, non lasciavano dubbi riguardo alle intenzioni ostili del governo italiano. Fin dallinizio della controversia, il governo etiope ha cercato una soluzione con mezzi pacifici. Si appellato alle procedure del Patto. Il governo italiano era desideroso di seguire scrupolosamente le procedure del trattato italo-etiope del 1928, il governo etiope acconsent. Ha sempre dichiarato che avrebbe seguito fedelmente il riconoscimento arbitrale, anche se la decisione fosse contro di essa. Ha convenuto che la questione della propriet di Ual-Ual non dovesse essere trattata dagli arbitri, perch il governo italiano non sarebbe stato daccordo a seguire tale corso. Ha chiesto al Consiglio linvio di osservatori neutrali e si offr di prestarsi a qualsiasi richiesta di informazioni che il Consiglio potesse decidere. Una volta che la controversia di Ual-Ual fu risolta dallarbirato, tuttavia, il Governo italiano ha presentato la sua relazione dettagliata al Consiglio a sostegno della sua pretesa di libert dazione. Essa ha affermato che un caso come quello dellEtiopia non potesse essere risolto attraverso gli

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strumenti previsti dal Patto. Ha dichiarato che, poich la questione riguarda gli interessi vitali ed di primaria importanza per la sicurezza e della civilt italiana questa verrebbe meno al suo dovere pi elementare, se non cessasse una volta per tutte di riporre fiducia nellEtiopia, riservandosi piena libert di adottare tutte le misure che si rendessero necessarie per garantire la sicurezza delle sue colonie e per salvaguardare i propri interessi.

Patto violato
Questi sono i termini della relazione della Comitato dei Tredici. Il Consiglio e lAssemblea hanno adottato allunanimit la conclusione che il governo italiano aveva violato il Patto ed era in uno stato di aggressione. Non ho esitato a dichiarare che non volevo la guerra, che mi stata imposta, e che avrei lottato solo per lindipendenza e lintegrit del mio popolo, e che in quella lotta sono stato il difensore della causa di tutti i piccoli Stati esposti allavidit di un paese potente confinante. Nel mese di ottobre 1935 le 52 Nazioni che mi stanno ascoltando oggi mi hanno assicurato che laggressore non avrebbe trionfato, che le risorse del Patto sarebbero state impiegate al fine di assicurare la vittoria del diritto e il fallimento della violenza. Chiedo alle cinquantadue Nazioni di non dimenticare oggi la politica nella quale si imbarcarono otto mesi fa, e la fede con cui ho diretto la resistenza del mio popolo contro laggressore che aveva denunciato al mondo. Nonostante linferiorit delle mie armi, la completa mancanza di aerei, artiglieria, munizioni, servizi ospedalieri, la mia fiducia nella Lega era assoluta. Ho pensato che fosse impossibile che cinquantadue Nazioni, tra cui la pi potente del mondo, potessero venire contrastate con successo da un unico aggressore. Contando sulla fede dovuta ai trattati, non ho messo in atto alcun preparativo per la guerra, e questo anche il caso di alcuni paesi di piccole dimensioni in Europa. Quando il pericolo diventato pi urgente, essendo consapevole delle mie responsabilit verso il mio popolo, durante i primi sei mesi del 1935 ho cercato di acquistare armamenti. Numerosi governi hanno proclamato un embargo per impedirmi di farlo, mentre al governo italiano attraverso il Canale di Suez, sono stati garantiti tutti i servizi per il trasporto senza interruzioni e senza proteste, truppe, armi e munizioni.

Costretto alla mobilitazione


Il 3 ottobre 1935, le truppe italiane invasero il mio territorio. Solo poche ore dopo ho decretato la mobilitazione generale. Nel mio desiderio di mantenere la pace, seguendo lesempio di un grande paese europeo alla vigilia della Grande Guerra, ho ordinato alle mie truppe di ripiegare per una trentina di chilometri in modo da eliminare ogni pretesto di provocazione. La guerra poi ha avuto luogo nelle condizioni atroci che ho depositato presso lAssemblea. In questa lotta impari tra un governo al comando di pi di quarantadue milioni di abitanti, avente a disposizione mezzi finanziari, industriali e tecnici che gli hanno consentito di creare quantit illimitate delle armi pi mortali, e, dallaltra parte, un piccolo popolo di dodici milioni di abitanti, senza armi, senza le
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risorse e che aveva dalla sua parte solo la giustizia della propria causa e la promessa della Lega delle Nazioni. Che tipo di assistenza vera e propria stata data allEtiopia dalle cinquantadue Nazioni che avevano dichiarato il governo di Roma colpevole di una violazione del Patto e si erano impegnate a impedire il trionfo dellaggressore? Ha ciascuno degli Stati Membri, come era suo dovere fare in virt della sua firma apposta allarticolo 15 del Patto, considerato laggressore come se avesse commesso un atto di guerra diretto personalmente contro se stesso? Avevo riposto tutte le mie speranze nella realizzazione di questi impegni. La mia fiducia era stata confermata dalle ripetute dichiarazioni fatte in sede di Consiglio al fine di stabilire che laggressione non doveva essere premiata, e che la forza avrebbe dovuto inchinarsi di fronte al diritto. Nel dicembre del 1935, il Consiglio ha detto chiaramente che i suoi sentimenti erano in armonia con quelli di centinaia di milioni di persone che, in tutte le parti del mondo, avevano protestato contro la proposta di smembrare lEtiopia. stato costantemente ripetuto che non era soltanto un conflitto tra il governo italiano e la Societ delle Nazioni, ed per questo che rifiutai tutte le proposte a mio vantaggio personale avanzatemi dal governo italiano, poich se lo avessi fatto avrei tradito il mio popolo e il Patto della Societ delle Nazioni. Stavo difendendo la causa di tutti i piccoli popoli che sono minacciati di aggressione.

Che ne stato delle promesse?


Che ne stato delle promesse fattemi da molto tempo, dallottobre del 1935? Ho notato con dolore, ma senza sorpresa che tre potenze consideravano i loro impegni nel quadro del Patto come assolutamente di nessun valore. I loro collegamenti con lItalia li spinsero a rifiutare di prendere ogni misura di sorta, al fine di fermare laggressione italiana. Al contrario, stata una profonda delusione per me apprendere dellatteggiamento di un certo governo che, pur manifestando sempre il suo attaccamento scrupoloso al Patto, ha instancabilmente applicato tutti i suoi sforzi per prevenire la sua osservanza. Appena qualsiasi provvedimento che poteva essere rapidamente efficace veniva proposto, vari pretesti sono stati elaborati al fine di rinviare anche lesame di tali misure. Forse gli accordi segreti del gennaio 1935, prevedevano questa ostruzione instancabile? Il governo etiope non si mai aspettato che altri governi spargessero il sangue dei loro soldati per difendere il Patto quando i loro interessi personali non erano in gioco. I guerrieri etiopi hanno chiesto solo i mezzi per difendersi. In molte occasioni ho chiesto lassistenza finanziaria per lacquisto di armi. Questa assistenza mi stata costantemente rifiutata. Che significano, allora, in pratica, larticolo 16 del Patto e la sicurezza collettiva? Luso da parte del governo etiope della ferrovia da Gibuti ad Addis Abeba era nella pratica ostacolato per quanto concerneva il trasporto di armi destinate alle forze etiopi. Al momento attuale questo uno, se non lunico, dei mezzi di approvvigionamento degli eserciti di occupazione italiane. Le regole della neutralit avrebbero dovuto vietare i trasporti destinati alle forze italiane, ma non c neppure la neutralit in quanto larticolo 16 stabilisce per ogni Stato membro della Lega il dovere di non rimanere neutrale e di venire in aiuto non dellaggressore, ma della vittima di unaggressione. stato rispettato il Patto? Viene rispettato oggi? Infine, una dichiarazione stata appena effettuata nei Parlamenti dei Governi di alcune Potenze, tra cui i membri pi influenti della Lega delle Nazioni, secondo cui, poich laggressore riuscito a occupare gran parte del territorio Etiope, si propone di non continuare ad applicare nessuna misura economica e finanziaria che fu decisa contro il governo italiano. Queste sono le circostanze in cui, su

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richiesta del governo argentino, lAssemblea della Societ delle Nazioni si riunisce per esaminare la situazione creatasi a seguito allaggressione italiana. Affermo che il problema sottoposto allapprovazione dellAssemblea oggi molto pi ampio. E non solo una questione legata allinsediamento dellaggressione italiana.

Lega Minacciata
E la sicurezza collettiva: lesistenza stessa della Lega delle Nazioni. E la fiducia che ogni Stato ripone nei trattati internazionali. E il valore delle promesse fatte agli Stati di piccole dimensioni, ai quali integrit ed indipendenza devono essere rispettate e garantite. E il principio di uguaglianza degli Stati da un lato, o lobbligo che incombe sulle piccole potenze di accettare i vincoli di servit dallaltro. In una parola, la moralit internazionale che in gioco. Avere le firme apposte ad un Trattato vale solo quando le potenze firmatarie hanno un interesse personale, diretto e immediato in gioco? Nessuna sottigliezza pu cambiare il problema o spostare i motivi della discussione. E in tutta sincerit che indirizzo queste considerazioni allAssemblea. Nel momento in cui il mio popolo minacciato di sterminio, quando il supporto della Lega pu parare il colpo finale, mi concesso di parlare con tutta franchezza, senza reticenze, in tutta la schiettezza richiesta dalle regola di uguaglianza tra tutti gli Stati membri della Lega? A parte il Regno del Signore non c su questa terra una nazione che sia superiore a qualsiasi altra. Se dovesse accadere che un governo forte ritenga di poter distruggere impunemente un popolo debole, allora giunge il momento per le persone deboli di fare appello alla Lega delle Nazioni per emettere la sua sentenza in tutta libert. Dio e la storia ricorderanno il vostro giudizio.

Assistenza rifiutata
Ho sentito affermare che le sanzioni inadeguate gi applicate non hanno raggiunto il loro scopo. In nessun momento, e in nessuna circostanza possono sanzioni formulate come volutamente inadeguate, intenzionalmente mal applicate, fermare un aggressore. Questo non un caso di impossibilit a fermare un aggressore, ma di rifiuto nel fermare laggressore. Quando lEtiopia ha chiesto e chiede di essere aiutata finanziariamente, fu questa una misura impossibile da applicare, mentre lassistenza finanziaria della Lega stata concessa, anche in tempi di pace, a due paesi ed esattamente due paesi che hanno rifiutato di applicare sanzioni contro laggressore? Di fronte a numerose violazioni da parte del governo italiano di tutti i trattati internazionali che proibiscono il ricorso alle armi e luso di barbari metodi di guerra, mio dovere doloroso sottolineare che liniziativa oggi stata presa al fine di aumentare le sanzioni. Questa iniziativa non significa in pratica labbandono dellEtiopia allaggressore? Proprio alla vigilia del giorno in cui stavo per tentare uno sforzo supremo per la difesa del mio popolo davanti a questa Assemblea, questa iniziativa non privava forse lEtiopia di una delle sue ultime chance di riuscire a ottenere il sostegno e la garanzia degli Stati Membri? questa la guida che la Societ delle Nazioni e ciascuno degli Stati Membri hanno il diritto di attendersi dalle grandi Potenze quando affermano il loro diritto e loro dovere di guidare
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lazione della Lega? Confrontandosi con laggressore davanti al fatto compiuto, vogliono gli Stati creare il terribile precedente di inchinarsi davanti alla forza? La vostra Assemblea ha senza dubbio prima di questo deciso le proposte per la riforma del Patto e per rendere pi efficace la garanzia della sicurezza collettiva. E lalleanza che ha bisogno di riforme? Quali interventi possono avere valore se la volont di metterli in pratica manca? E la moralit internazionale che in gioco e non gli articoli della Convenzione. A nome del popolo etiope, membro della Societ delle Nazioni, chiedo allAssemblea di adottare tutte le misure adeguate per garantire il rispetto del Patto. Rinnovo la mia protesta contro le violazioni dei trattati di cui il popolo etiope stato vittima. Dichiaro di fronte al mondo intero che lImperatore, il Governo e il popolo dellEtiopia non si piegher davanti alla forza; che manterr tutti i suoi propositi e che user tutti i mezzi in suo potere per assicurare il trionfo del diritto e il rispetto del Patto. Chiedo alle cinquantadue nazioni, che hanno dato al popolo etiope la loro promessa di aiuto nella resistenza contro laggressore, cosa siete disposti a fare per lEtiopia? E le grandi potenze che hanno promesso la garanzia della sicurezza collettiva agli Stati di piccole dimensioni su cui pesa la minaccia di subire un giorno il destino dellEtiopia, quali misure intendono adottare? Rappresentanti del mondo sono venuto a Ginevra per condividere con voi la pi dolorosa delle funzioni di un capo di Stato. Quale risposta dovr portare al mio popolo?

Qadamawi Haile Selassie


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Tradotto da I&I con la consulenza di Sister Tseghe Selassie

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Augurio al popolo americano (discorso radiofonico da Londra)


25, dicembre, 1937 Sono lieto di poter rivolgermi personalmente a voi, in questo giorno benedetto per il genere umano e dallospitale Citt di Londra, per augurarvi felicit, prosperit e pace. Che la pace regni nel vostro cuore, tra le vostre famiglie, sui vostri governi, nella relazioni con gli altri popoli del mondo. Non c giorno di maggiore gloria e gioia per i Cristiani della nascita di Nostro Salvatore Ges Cristo. In questo giorno di letizia, ogni cristiano, meditando la vita di Colui che il Supremo Signore di tutti, tende a dimenticare le proprie ansie e preoccupazioni, e si adopera per alleviare le sofferenze dei propri compagni ed amici, e perdonare coloro che lhanno ferito. Sin dalla nostra prima infanzia, siamo colpiti da sentimenti di imperscrutabile mistero, semplice eppur sublime, generati in noi dallevocazione della Nascita del Bambino Divino. Il Mistero di Betlemme si rivela nel nostro spirito, facendosi sempre pi affascinante man mano che avanziamo lungo il sentiero della vita, e comprendiamo limportanza della missione che ognuno di noi deve compiere in questo mondo,sia essa umile o nobile, ardua o ingrata. Un evento unico, atteso da pi di 40 secoli, si infine realizzato: Il Figlio di Dio nato, Egli ha soltanto una stalla come palazzo, ed una mangiatoia per culla. I cuori dei Saggi tremano dinanzi alla sua Maestosa Umilt. I re della terra piegano le proprie ginocchia dinanzi a Lui e Lo adorano. Pace sulla terra, buona volont verso gli uomini. Questo fu il Suo primo messaggio. Alla stessa maniera, quando si rec sul Calvario per espiare i nostri peccati con il proprio supremo sacrificio, invoc con il suo ultimo respiro il perdono di coloro che lavevano torturato, dicendo: Padre, perdonali perch non sanno quello che fanno. Osservando la vita, la bont, lumilt e il martirio del Salvatore del mondo, e guardando le leggi che Egli ci diede, quanto dovremmo vergognarci di chiamarci cristiani senza seguire le sue orme ? Se fossimo stati Cristiani, se fossimo stati degni di quel nome, la pace avrebbe regnato sulla terra, e saremmo stati elevati al livello degli angeli viventi che sempre glorificano il Dio Eterno, e i popoli della terra non sarebbero rimasti divisi in campi ostili. In verit, non vi sono interessi n ragioni, per quanto legittimi, che possano giustificare la guerra. E non fu proprio ispirandosi a questi nobili principi che i grandi figli dellAmerica, e i loro fratelli provenienti da altri continenti, riuscirono a stabilire le fondamenta di un nuovo ordine internazionale che meglio si accordasse alla Legge del Nostro Salvatore ? Essa prescrive di bandire il flagello della guerra e riunire le nazioni piccole e grandi come in ununica famiglia, e di risolvere le dispute che possono sorgere tra di esse secondo il diritto e la giustizia. Eppure, allo stesso tempo, un fatto che il Maligno continui a proiettare la propria ombra su questo mondo, anche se ci rende soltanto pi meritevoli gli sforzi dei saggi. Possiamo osservare con chiarezza come gli ambiziosi soccombano dinanzi alla tentazione, e guidino i loro popoli al crimine ed alla desolazione. Poich le leggi della societ internazionale sono costantemente violate e gli atti di aggressione hanno ripetutamente luogo, come vi stato illustrato dal vostro onorabile Presidente, i trattati pensati per assicurare la pace e la sicurezza di tutti i popoli hanno perso valore, i concilii della pace vacillano e le nobili istituzioni sono derise. Questo il risultato di 20 secoli di Civilit Cristiana, che ora rischia di cadere in pezzi. Se questo
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accadesse, ritorneremmo alla legge della jungla, ai giorni della barbarie. Affinch lopera del male non trionfi di nuovo sulla Razza Umana che Cristo ha redento, tutti coloro che amano la pace dovrebbero raccogliersi per ristabilire il diritto e la serenit. La guerra non lunico mezzo per fermare la guerra. Gli uomini di buona volont, consci della propria missione e sostenuti da tutti i popoli liberi, possono ancora salvare questo prezioso tesoro, la Pace, e fermare la guerra. Essi possono anche ricostruire laddove la guerra produca distruzione e desolazione. Popolo dAmerica, vi auguro un buon Natale, e vi chiedo di ricordare nelle vostre preghiere tutte le persone deboli e minacciate che guardano con fiducia alle bandiera stellata della terra della libert, sperando di poter riconoscere la Stella che annuncer redenzione e pace.

Qadamawi Haile Selassie


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Traduzione tratta dalle pubblicazioni F.A.R.I.

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Dichiarazione d'oro pronunciata dopo la liberazione dell'Etiopia


22, gennaio, 1940 Popolo nostro dEtiopia! Ascolta! Sia ringraziato il Signore Onnipotente che imparziale nei confronti di tutti. Che pu spezzare le braccia del forte e che sta al fianco delloppresso. Quando la nostra da lungo tempo nemica, lItalia, super i nostri confini e occup il nostro paese con forza aggressiva, Noi combattemmo quanto pi possibile per difenderlo e ci recammo in Europa per chiedere aiuto mentre voi, patrioti dEtiopia, continuavate a lottare e ad attenderci combattendo giorno e notte, nelle foreste e sulle montagne, contro il brutale avversario militarmente superiore, sfruttando il vostro naturale eroismo come la vostra arma migliore, senza mai deporre le vostre spade, abbandonare la vostra bandiera o arrendervi al comando straniero. Come potete vedere adesso, la vostra lotta cinquenne vi ha dato la possibilit di assistere ai frutti dei vostri sforzi e dei vostri sacrifici. Prima vi abbiamo detto daver portato con noi per voi laiuto della Gran Bretagna, che ci ha promesso di cacciare via completamente i nostri nemici dal paese e di restaurare la nostra indipendenza. La nostra felicit sconfinata quando vi annunciamo che siamo ritornati nella nostra amata Nazione, con il volere di Dio, e che siamo presenti in mezzo alla nostra gente di cui abbiamo avvertito per diverso tempo la mancanza. Popolo nostro dEtiopia, tu sai quanto sia difficile la vita di un popolo privato del proprio governo, della propria indipendenza e della propria Terra Madre. E giunto il tempo per ognuno di noi di proteggere e servire il nostro amato paese, con ancor pi zelo e vigore. Dio Onnipotente stato misericordioso nei confronti di noi tutti. Dobbiamo dunque essere noi misericordiosi verso coloro che, volendo o non volendo, hanno tradito la vostra Nazione e il vostro Imperatore nello stesso tempo qui e allestero, e vi raccomando, in qualunque luogo vi troviate di levare le armi contro il nemico che venuto, determinato a distruggere la vostra razza, confiscare le vostre propriet e a deturpare il vostro nome. Adesso dobbiamo allontanarlo dallEtiopia. LItalia ora in grande disperazione, pressata dalle forze terrestri, marine ed aeree della Gran Bretagna, e non vi saranno pi soldati italiani dopo le intimazioni delle nostre affidabili forze patriottiche. Esprimiamo la nostra gratitudine al governo e al popolo della Gran Bretagna, per aver fatto ascoltare tutto il mondo, nel vostro e nel nostro interesse, per la calorosa, generosa e cordiale accoglienza che ci hanno concesso durante il nostro periodo pi difficile. Lunga vita allEtiopia Indipendente! Lunga vita alla Gran Bretagna!

Qadamawi Haile Selassie


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Traduzione fornita da Ras Markus e Sis Kynthia e tratta dalle pubblicazioni F.A.R.I.

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Proclama di Misericordia
5, maggio, 1941 Gente del mio Paese ed in particolare miei fedeli soldati! Le labbra umane non sono in grado di esprimere la riconoscenza che provo nei confronti del Dio misericordioso che mi ha dato la possibilit di essere presente tra di voi in questo giorno, riguardo al quale n gli angeli in Cielo n la creazione sulla Terra avrebbero potuto pensare o sapere (Matteo 24, 36). Prima di ogni altra cosa voglio dirvi e farvi comprendere che questo un giorno nel quale inizia un nuovo capitolo della storia della Nuova Etiopia. In questa nuova era, sta iniziando un nuovo lavoro che dovere di noi tutti compiere. Se desideriamo ricordare la disgrazia che ha lacerato il nostro Paese durante gli anni passati sar sufficiente parlare della sua storia recente. Quando lEtiopia, che aveva preservato la propria indipendenza per molte migliaia di anni, venne attaccata nel 1896 dallItalia, che nutriva disegni aggressivi nei suoi confronti da molto tempo con lintenzione di distruggere la sua libert, i suoi coraggiosi figli combatterono ad Adua ed essa salv la propria autonomia. Il trattato di Uccialli non fu la sola causa della battaglia che si tenne ad Adua. Esso fu solo un pretesto per il costante desiderio di governare lEtiopia che lItalia aveva. Sebbene la Grande Guerra Europea interfer con i suoi piani per un periodo, e nonostante le sue apparenti dichiarazioni di amicizia, lItalia rivel negli anni recenti i preparativi bellici allestiti ai danni del nostro Paese dopo la sua sconfitta ad Adua, a causa del suo risentimento per il fatto che la giustizia avesse prevalso contro di essa. Quando lItalia diede inizio ad una guerra di aggressione contro lEtiopia, sebbene sapessimo di non essere armati al suo stesso livello, combattemmo contro di essa con quella forza che eravamo stati in grado di raccogliere, poich era nostro dovere resistere ad un nemico venuto per impadronirsi del nostro Paese. Ma appena apparve evidente che questi fosse deciso a sterminare la nostra popolazione col gas venefico, lutilizzo del quale era proibito dalla legge internazionale, andammo ad appellarci alla Lega delle Nazioni per reclamare giustizia. Nel momento in cui si temette che questa ostilit iniziata dallItalia potesse diffondersi in tutto il mondo, e quando giunse il periodo in cui tutti coloro che erano stati incaricati della responsabilit del governo cercarono di salvare il pianeta dalla catastrofe che si stava allora scatenando, questi iniziarono a lavorare per laffermarsi della comprensione sul globo, al fine di evitare il diffondersi della conflagrazione.In quel tempo la nostra grande amica, la Gran Bretagna, ci ricevette con solidariet. Rimasi l a lavorare, pur essendo nello spirito costantemente assieme ai miei connazionali di cui si stava spargendo il sangue, inutilmente e crudelmente, per mano degli Italiani: con le chiese ed i monasteri dati alle fiamme; assieme a coloro che furono costretti a cercare rifugio presso le terre straniere; assieme ai sofferenti ed agli afflitti nei deserti, nelle grotte e nelle foreste della loro terra natia. Quanti furono i giovani, le donne, i preti, i monaci disumanamente massacrati in questi anni? Voi sapete che soltanto ad Addis Ababa ne perirono molte migliaia durante i 3 giorni seguenti quello di San Michele, il 19 Febbraio 1937. Il sangue e le ossa di coloro che vennero uccisi con picconi e vanghe, che vennero squarciati con asce e martellati sino alla morte, trafitti dalle baionette, bastonati e lapidati, di coloro che vennero bruciati vivi assieme ai propri figli nelle loro case, di coloro che morirono di fame e sete in prigione, piangevano per la giustizia. Tutti sanno che questi atti di barbarie e crudelt non furono perpetrati esclusivamente ad Addis Ababa, ma in particolar modo nelle province dellEtiopia. Difficilmente sarebbe possibile trovare qualcuno che non sia stato catturato e percosso, preso a calci, umiliato ed imprigionato.Adesso passeremo alla nuova storia che ci dinanzi. Cinque anni fa le forze
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fasciste entrarono nella nostra citt capitale. Quindi Mussolini annunci al mondo che egli aveva stabilito un Impero Romano nel nostro paese, lEtiopia (Rivelazione 17, 1 - 14). Egli credeva che la terra che aveva dichiarato daver conquistato sarebbe rimasta perennemente nelle sue mani. Leroismo del popolo etiope conosciuto nella storia. Ma esso non ebbe la possibilit di ottenere gli armamenti di cui necessitava, in mancanza di uno scalo attraverso il quale importarli. 52 Nazioni condannarono Mussolini per ci che aveva commesso. Ma egli si glori della sua violenta opera senza curarsi dei loro giudizi. I passati cinque anni hanno costituito un periodo oscuro per te, popolo mio. Ma non hai mai smarrito la speranza, e poco per volta ti sei sparso tra le colline del nostro Paese. Il nemico mai os avventurarsi presso le montagne nelle quali eravate poich, sopportando ogni amarezza ed afflizione, voi, guerrieri dEtiopia, nei passati cinque anni avete combattuto per la vostra libert. Malgrado egli non potesse conquistare il paese, spese comunque molte migliaia di milioni di lire, dichiarando che stava civilizzando ci che egli avrebbe potuto controllare. Egli non impieg tutto quel denaro perch intendeva migliorare la condizione delloppresso popolo etiope e mitigare lingiustizia che aveva commesso. Egli voleva fondare una colonia fascista nella nostra Sacra Terra dEtiopia ed imporgli il regime delloppressione che aveva progettato. Cerc di sterminare la razza etiope, senza neppure prendere in considerazione lidea di concedergli lamministrazione di un mandato o di un protettorato, che in ogni caso sarebbe stato considerato come un pesante giogo per un popolo libero. Ma tutti i denari, contati per migliaia di milioni, e tutti gli armamenti preparati non raggiunsero mai il fine a cui Mussolini avrebbe voluto destinarli. Nel momento in cui lItalia rivel le sue intenzioni di entrare in guerra al fine di essere in grado si strappare alla Francia sconfitta quanto pi essa potesse, il numero dei soldati, la quantit di soldi e di armi che essa aveva inviato in Etiopia era enorme. Le truppe regolari che aveva raccolto non erano inferiori alle 250.000 unit; e fino allultimo per molti anni ammass provvigioni nelleventualit che venisse circondata. Confidando nellinvincibilit della sua forza militare, e vantandosene, il governo fascista procedette allinstaurazione del regime totalitario nel nostro Paese. Ma accadde qualcosa che quel governo non aveva considerato. Lo spirito combattivo, essenziale nella guerra moderna, si rivel in voi.Voi foste capaci di distruggere il nemico che vi era superiore in numero ed equipaggiamento, poich siete un popolo in possesso di coraggio e misericordia, poich avete cooperato, poich conoscevate gli stratagemmi della guerra. Le truppe britanniche, che stavano combattendo per i diritti umani su altri fronti, avevano bisogno di tempo per prepararsi a venire in aiuto dellEtiopia e liberarla. Ma voi, guerrieri etiopi, infastidivate il nemico interrompendo le sue comunicazioni, tormentandolo e limitandolo alle sue fortificazioni. Nonostante il gran numero di soldati nel quale egli riponeva fiducia, si rese conto che gli Etiopi, dal primo allultimo, odiavano lui ed il suo governo. Egli comprese inoltre che gli sarebbe stato impossibile vivere in una nazione di tal fatta ed in mezzo ad un popolo di tal genere. Anche con lutilizzo del gas venefico e delle bombe, anche commettendo le sue atrocit, non pot pi sperare nel godimento di una sovranit sul Paese, al suo interno ormai minato. Egli realizz che i soldati che lo attorniavano erano avversari molto pi potenti di quanto non fosse egli stesso. Sfrutt laudacia e spese il denaro che gli erano rimasti per affrontare i suoi avversari. Dunque si guard intorno, per vedere se vi fosse un posto in Etiopia nel quale trovare rifugio, ma senza successo.Quando giunse il tempo, il nostro grande alleato, il governo britannico, si prepar a sferrare lattacco dovuto contro il nostro nemico. Appena venni a conoscenza di ci, partii dalla distante terra del Sudan, con noi confinante ad ovest, ed entrai nel Gojjam centrale. Qui il nostro nemico aveva vigorose posizioni fortificate, potenti truppe, aeroplani ed artiglieria. Confrontando il numero dei nostri uomini con quelli del nemico risult che avevamo un soldato per venti dei loro. Oltre a ci, non possedevamo artiglieria o aerei di cui poter disporre a volont. Il fatto che io mi trovassi fra i miei guerrieri subito attrasse molte migliaia di uomini. E la paura e lansia del nostro avversario accrebbe notevolmente. Mentre i miei soldati infastidivano e tagliavano le comunicazioni del nemico e dopo aver condotto le sue milizie aldil dellAbbai (Nilo Azzurro), lo inseguirono verso lo Shoa ed il

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Begamder. Udii dunque la buona notizia che le truppe britanniche imperiali avevano, con incomparabile rapidit, occupato la nostra capitale e che stavano spingendo verso il Dessie, a Nord, e verso lo Jimma, a Sud. Allo stesso modo, le forze partite dal Sudan distrussero la fortezza di Keren con sorprendente forza e sconfissero totalmente il nemico. Ed appena giunto il tempo del mio ritorno nella capitale, ordinai ai miei soldati di spargersi in ogni direzione alla ricerca dei nemici, ed oggi mi trovo qui. Sono incredibilmente lieto di essere stato in grado di arrivare in questo luogo alla testa del mio esercito, daver sconfitto i nemici incontrati sul sentiero, e daver spezzato il potere del nostro comune avversario. Sono profondamente grato a Dio Onnipotente dessere oggi fra di voi, nel mio Palazzo, dal quale il governo fascista fuggito.Popolo del mio paese, Etiopia!Questo il giorno in cui lEtiopia sta tendendo le sue mani al Signore (Salmo 68, 32) nella gioia e nella riconoscenza, rivelando la sua felicit ai suoi figli. Questo giorno, nel quale il popolo etiope libero dalloppressivo giogo straniero e dalla servit eterna, e nel quale ho la possibilit di ricongiungermi alla mia gente, che amo e che ho desiderato ardentemente, verr onorato come una festa e commemorato annualmente come un Grande Anniversario Nazionale. In questo giorno ricorderemo quei guerrieri eroici che, determinati a non abbandonare il grande incarico affidatogli dal loro Padre, si sacrificarono, versando il proprio sangue e spezzando le proprie ossa per la libert e per la terra che essi amavano, e per lonore del loro Imperatore e della loro bandiera. La storia dellEtiopia render testimonianza a questi nostri combattenti. Le tribolazioni e le afflizioni, di cui abbiamo perso il conto e che non possibile enumerare con esattezza, le quali ci hanno colpito durante i cinque passati anni, saranno di grande insegnamento per noi tutti; con la diligenza, lunit, la cooperazione e lamore impressi nel vostro cuore, saranno un grande stimolo per voi nellaiutarmi negli affari dellEtiopia che ho in mente. Nella nuova Etiopia desidero che siate un popolo indiviso e dotato di libert ed uguaglianza dinanzi alla legge. Dovete unirvi a me nei miei sforzi per la prosperit del Paese, per la ricchezza del popolo, per lo sviluppo dellagricoltura, del commercio, delleducazione e dellapprendimento, per la tutela della vita e delle risorse della nostra gente, e per il perfezionamento, a moderne linee, dellamministrazione della nazione. E mio espresso desiderio e fine meritare la benedizione con cui Dio nella Sua misericordia ci ha visitato, innanzitutto mostrando gratitudine verso i nostri alleati, i Britannici, concedendo alle truppe imperiali di combattere il nemico comune su altri fronti, ed inviando in loro aiuto soldati, ovunque essi possano servire; in secondo luogo, lavorando per il beneficio del popolo e del paese, stabilendo nella nostra Etiopia un governo che protegga la Fede e grazie al quale essa sia rispettata, e garantendo la libert del popolo e la Libert di coscienza.Ci che dovrei infine annunciarvi, popolo mio, che questo un giorno di gioia per noi tutti. Oggi il giorno in cui abbiamo sconfitto il nostro nemico. Dunque, quando diciamo di voler noi tutti rallegrarci con i nostri cuori, non dobbiamo farlo in nessun altra maniera se non nello spirito di Cristo. Non ripagate il male col male (Romani 12, 17). Non abbandonatevi alle atrocit che il nemico commise usualmente, sino allultimo istante. Badate di non deturpare il buon nome dellEtiopia attraverso atti degni del nostro avversario. Noi controlleremo che sia disarmato e lo invieremo per la stessa strada da cui giunto. Dal momento che San Giorgio che uccise il dragone il Santo Patrono del nostro esercito come di quello dei nostri alleati, uniamoci con loro in una eterna amicizia, in modo tale da essere capaci di fronteggiare il dragone crudele e senza Dio che si nuovamente levato e che sta opprimendo lumanit (Rivelazione 12, 3 - 13, 4; 16, 13 14). Vi ordino di considerarli come fratelli ed amici, e di mostrargli benevolenza e considerazione.

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Qadamawi Haile Selassie.


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Inaugurazione del monumento all'Abuna Petros


luglio, 1946 Ci siamo incontrati oggi per commemorare, in Nostra presenza, il martirio di un patriota etiope che ha consacrato col proprio sangue il luogo in cui siamo adesso, in difesa dei principi di religione e di resistenza senza compromessi contro le forze daggressione. Il monumento che abbiamo scoperto distingue larea in cui il capo della Chiesa, lAbuna Petros, venne fucilato dagli aggressori italiani nel Luglio 1936. Il suo crimine fu che, essendo unetiope ed il capo della Chiesa dEtiopia, non evit di condannare dinanzi al mondo limmoralit del regime Fascista e di Graziani. La sua morte, tra le prime ad essere state ordinate di quelle desiderate dai fascisti, ha marcato limportanza donata dallaggressore alla distruzione delle basi della cultura etiopica e dei modelli di condotta. Ci ha indicato inoltre il punto culminante nella amara lotta, nel corso della quale il nemico bruci e distrusse sistematicamente le chiese in ogni parte del Nostro Impero. La Lega delle Nazioni e la Croce Rossa Internazionale, cos come le nazioni civilizzate, furono testimoni della diffusa distruzione di santuari e del saccheggio di oggetti religiosi e di reliquiari. Essi furono, allo stesso modo, testimoni della pubblica confessione di tali atrocit da parte del criminale di guerra Badoglio. La scomparsa dellAbuna Petros segna un punto significativo in uno scontro caratterizzato dallutilizzo di strumenti bellici banditi, come il gas venefico, lincendio di villaggi e case, lassassinio di civili, il tentativo di degradare i livelli morali e la cultura del paese mediante il terrorismo, il massacro delle classi istruite e la totale distruzione delle scuole. La sua morte precede similmente le stragi del Febbraio 1937 e quelle che seguirono. Il mondo ha assistito anche alla brutalit, allavidit ed allorgia che hanno caratterizzato il regime fascista nei lunghi mesi successivi al decesso dellAbuna. Quante vittime qui, oggi, con le loro vite spezzate, testimoniano lintensit di quelle atrocit? A dispetto di questa testimonianza, il nemico oggi, con insensibile cinismo, cerca di giustificare i suoi crimini indicando i benefici che afferma daver portato in Etiopia. Nel caso parli di benefici materiali, coloro che sono stati qui prima dellinvasione, e che sono in condizione di stabilire un paragone, possono esprimere una valutazione reale riguardo questa pretesa. Il nemico ha costruito freneticamente al fine di difendere se stesso da una nazione che rifiutava fermamente di deporre le proprie armi contro laggressore; egli non ha costruito con lintento di recare un permanente contributo al paese. Se lavversario ha, piuttosto, la sfacciataggine di riferirsi a valori morali, lasciamo allora alla coscienza del mondo, raffinata da 10 anni di guerra, il dovere di replicare, dal momento che lEtiopia si astiene dal descrivere minuziosamente il degrado che il regime fascista ha introdotto nel paese. (Questo monumento) un triste commentario allo stato del mondo di quel periodo, che toller le brutalit e le campagne di indicibile crudelt in Etiopia. Noi ci chiediamo se si sia rifiutato il pianeta di tollerare quelle immoralit, se esso abbia reagito energicamente alle violazioni della legge internazionale, se non avessimo potuto risparmiare i morti ed i sacrifici senza numero dellultimo decennio. Questo monumento, bench si trovi lontano dai campi di battaglia europei, ha, dunque, un significato che trascende le frontiere nazionali ed in confini del continente africano e che unisce i caduti dellEtiopia, eroi etiopi e britannici, a quelli di El Alamein, di Salerno, di Stalingrado, della Normandia e
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di Okinawa. Siamo adesso alla vigilia della Conferenza della Pace. LEtiopia ha dato prova di grande tolleranza verso un nemico che per sei anni le ha recato incalcolabili tormenti e lutti. Migliaia dei nemici nazionali vivono fuori, pacificamente, tra di noi. Abbiamo sostenuto la decisione di garantire lassistenza dellAmministrazione delle Nazioni Unite per il Soccorso e la Riabilitazione ai nostri vinti avversari, bench tale aiuto allEtiopia, vittima dellaggressione, sia stato infinitesimale. In qualit di membro delle Nazioni Unite abbiamo accettato di lavorare in pace assieme ai nostri antichi nemici. Tuttavia, quella collaborazione deve basarsi sulla buona fede e sulla mutua confidenza. LEtiopia ha dimostrato e continuer a dimostrare la sua buona fede, nonostante gli inganni di coloro che ne hanno abusato. E dunque giunto per il nemico il tempo di offrire una mano damicizia. Se egli desidera quella dellEtiopia, deve, tuttavia, sinceramente pentirsi di sei anni di ingiustizia e dichiararsi pronto a rimediare. Se quel gesto verr accompagnato dalla ferma volont di lavorare in pace, senza quei pensieri di aggressione che hanno motivato e guidato le politiche italiane per sei anni, lEtiopia lo accetter nello spirito dellamicizia e della reciproca comprensione. Dobbiamo ora volgerci verso il periodo di pace che abbiamo, con la Grazia del Signore, finalmente raggiunto. E necessario che i Governi delle Nazioni Unite, che stanno adesso lavorando per la ricostruzione della pace planetaria, siano guidati dai principi di imparzialit, cos che essi depongano una solida e vera prima pietra di un pacifico sistema che sopravviva alle generazioni. Nel caso la condizione della pace sia tale da soddisfare la coscienza ed il senso di giustizia degli uomini, nel caso vengano assicurati al genere umano un lavoro ed una vita felici, sotto un giusto sistema che non generi discriminazioni tra il piccolo ed il grande, il pacifico sistema che verr deposto potr dunque lasciare uneredit per la generazione ventura, che sar piena di vita lieta e sconfinata prosperit. Speriamo che la generazione futura si renda conto dellimportanza dei sacrifici che sono richiesti per il compimento di tutti i lavori, che in particolare Nostro dovere realizzare per lEtiopia, come anche di quello per la pace, cos che possa preservare questultima e migliorare. Sebbene lEtiopia annoverasse tra le antiche nazioni civilizzate, si conosce che essa deve lottare per prendere posto tra le nazioni civilizzate di oggi. La cultura moderna non una nuova voga per lEtiopia, la porta per lei completamente aperta. Tutto ci di cui ha bisogno sono istituzioni e scuole per filtrare ed assimilare la sua antica cultura con quella moderna. Come voi tutti sapete, prima che lEtiopia fosse invasa dal nemico facevamo tutto il possibile per migliorare leducazione, nonostante le numerose difficolt che dovevamo incontrare. I prodotti delle nostre scuole sono stati messi alla prova sia in tempo di pace sia in tempo di calamit nazionale. In questo momento ricordiamo tutti quelli che sono stati catturati ed assassinati dal nemico. La natura ha donato allumanit la capacit di pensare liberamente, ma perch i suoi liberi pensieri la guidino allobiettivo della libert e dellindipendenza, il suo modo di riflettere deve essere modellato dal processo educativo. Si comprende che lindipendenza della mente creata dalleducazione individualmente, avr come risultato la creazione di una nazione incline allindipendenza. Quando paragoniamo il numero delle scuole funzionanti oggi in Etiopia con quelle che esistevano prima delloccupazione nemica, possiamo osservare con viva soddisfazione i miglioramenti raggiunti nei passati cinque anni. Stiamo seminando su un suolo fertile, e in ogni parte del paese stanno spuntando scuole frequentate da una giovent odierna assetata di conoscenza.

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In questo momento ve ne sono numerose frequentate da migliaia di giovani. Un gran numero di questi stanno gi dando segno del proprio futuro di utili sudditi dellEtiopia. Tra questi ne sar scelto un gruppo intelligente e di meritevole carattere, per essere inviato allestero a completare la propria istruzione. Inoltre abbiamo fondato scuole speciali per la formazione di cadetti e di polizia, cos come una daviazione, al fine di aiutare il buon funzionamento dellamministrazione. Non abbiamo limitato il nostro programma educativo a ci che stato gi raggiunto, al contrario, stiamo facendo il possibile per aprire altre migliaia di istituti nellintero Impero. E in via di preparazione anche lapertura di ununiversit ad Addis Ababa. Educazione, lavoro e diligenza costituiscono i cardini dellesistenza nazionale. Invitiamo tutti gli Etiopi a mandare i loro figli nelle scuole pi vicine, poich non educarli un suicidio ed un crimine contro la responsabilit che il Signore ha posto su ogni genitore. La catastrofe causata dalle mani delluomo, durante i passati anni, pu essere evitata in futuro dalla religione e dalla speranza in Dio, che dovrebbero risiedere nel cuore della gente. Ci pu essere raggiunto dalleducazione, e se essa non verr sostenuta dai giovani, lo sforzo che si compie per la pace si riveler vano. Noi speriamo che nella Conferenza della Pace, che si terr prossimamente, i responsabili vengano ispirati dalla profonda idea di giustizia per la causa ed i diritti umani.

Qadamawi Haile Selassie


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Traduzione tratta dalle pubblicazioni F.A.R.I.

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In occasione della posa della pietra di fondamenta dell'Haile Selassie I Stadium


Estratto da The Seventeenth Anniversary of the Coronation of His Imperial Majesty Haile Selassie 3, novembre, 1947 Siamo felici di celebrare oggi la posa della pietra di fondamenta dello Stadio che porter il Nostro Nome, e che ospiter eventi sportivi per il benessere del Nostro popolo. Lo sport non nuovo al popolo etiope; corse di cavalli, nuoto, gougs, lancio del giavellotto, gittee, meket, genna, corse, salto in alto e in lungo, caccia, sono sempre stati considerati contributi allo sviluppo fisico e morale della Nostra gente. Senterej, gebetta e akandoura, sono alcuni tra i giochi etiopici che hanno attirato linteresse degli Etiopi. Sebbene essi vengano comunemente chiamati giochi, i moderni eventi sportivi del giorno doggi che avranno luogo in questo Stadio saranno di primaria importanza perch riveleranno al mondo il vigore del sangue etiope, e della forza etiopica. La costruzione di questo stadio chiama i giovani etiopi al loro sacro dovere di preservare la vigoria del corpo e la sveltezza della mente allontanandosi da tutto ci che indebolisce il corpo o limita lintelletto. Di tutte le cose buone del mondo che sono state raggiunte dalla saggezza degli uomini e che posso essere realizzate solo grazie a tale saggezza, la salute il dono divino da considerare al di sopra di tutto da coloro che si occupano di preservarla al meglio. Se manca la salute, linsegnamento, la conoscenza, la vita stessa, tutto risulta inutile. Essendo lo sport il simbolo della fraternit e del lavoro di squadra, non c dubbio circa la sua utilit o delle sane virt che sviluppa. E Nostro desiderio che lEtiopia prenda parte ai grandi eventi atletici e sportivi e desideriamo che dora in avanti tutti quelli le cui condizioni fisiche lo permettano si allenino. Non si deve dimenticare che per amare lo sport e salvaguardare il prestigio nazionale, indispensabile non avere a che fare nulla con lalcool ed evitare tutte le cose contro le quali la coscienza parla. Quando questo amore per lo sport sar diventato una forza morale nel carattere, voi marcerete insieme come una squadra verso la vera fine. Noi desideriamo che la forza fisica e morale che vi stata data non rimanga vana, ma che permetta il raggiungimento dellimmenso obiettivo che la responsabilit del futuro dellEtiopia.

Qadamawi Haile Selassie


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Ricerca e traduzione di Viktor Tebebe tratta dalle pubblicazioni F.A.R.I.

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Apertura di librerie e scuole serali


30, marzo, 1948 Quando Noi abbiamo fondato la Biblioteca Nazionale Etiope, Nostro desiderio era che la biblioteca avesse molti rami nelle province e nei distretti. Poich necessario aumentare biblioteche, al fine di aumentare il numero di lettori, oggi Noi inauguriamo questa, cos che possa essere un luogo per coloro che sono avanzati nella loro educazione, insieme con la scuola serale per coloro che desiderano proseguire gli studi. Questa Biblioteca e Scuola serale stata progettata per servire coloro che sono al momento fuori della portata del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, che sta dedicando i suoi sforzi nelleducazione dei giovani. Vorremmo assicurare loro che lutilizzo delle strutture, con il duro lavoro, possono migliorare la loro istruzione e recuperare in larga misura il ritardo ed il tempo perduto dallinterruzione inevitabile della loro educazione. Con duro lavoro ed ambizione gli esseri umani possono raggiungere qualsiasi obiettivo. Poich essenziale che i giovani inizino la loro scuola prima dei sette anni, gli adulti potrebbero trovare essenziale frequentare la scuola prima dei cinquanta, e trarre beneficio dal farlo. La padronanza della tecnica di apprendimento non mai negata a coloro che che si dedicano allo studio. Dovete rendervi conto che la propria educazione anche a vantaggio del proprio paese. Essa non porta a trascurare le usanze del vostro paese, n va scapito della vostra fede in Dio. Cio puo accadere solo come risultato di cattive maniere. Se entrambi, giovani e adulti, contemplano seriamente la loro istruzione e lavorano assiduamente, insieme daranno assistenza al loro paese. Pertanto, lavorate sodo e in modo costruttivo. Se passate il tempo da impiegare alla scuola serale in altri luoghi indegni, comprendete che siete a caccia di fantasmi e state seguendo un sogno illusorio. Il nome di questo Istituto, La vostra luce brillante oggi, ispirato da una citazione di San Luca, capitolo 19, versetti 42 e 45 dove si parla di proprie opportunit. Oh se tu sapessi, almeno oggi, ci che occorre per la tua pace! Ma ora nascosto ai tuoi occhi. Questo nome viene dato per ispirare il tipo di lavoro e le misure di realizzazione che dovrebbero derivarne. Noi Ringraziamo il direttore e gli insegnanti danticipo, sperando che possano soddisfare le Nostre speranze.

Qadamawi Haile Selassie


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Tradotto da I&I

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Discorso inaugurale alla Cerimonia di Consacrazione di cinque Vescovi Etiopi in Alessandria


25, luglio, 1948 Grazie alle relazioni spirituali conservate con il Trono di San Marco, una gioia per tutta lEtiopia, conosciuta come lisola della Cristianit nel continente Africano, vedere realizzati il desiderio della Chiesa Etiopica, un desiderio degno della sua grandezza e della sua gloria, per cui, senza sosta abbiamo lottato per lungo tempo. Lo spirito di buona comprensione che stato preservato tra la Cattedrale di San Marco e la Chiesa dEtiopia unassicurazione degli elevati risultati nello sviluppo spirituale al quale le due Chiese, fianco a fianco, hanno dedicato loro stesse. Il mantenimento di questo buono spirito di comprensione, che il prodotto del Nostro tempo, costituisce un onore sia per Noi che per Sua Santit Yousab II. E necessario che il progresso che lEtiopia vuole realizzare sia armonizzato con la sua Fede. Quando non c nessuna fede in una civilt ma solo potere, quest civilt circondata dal dubbio e dalla paura ed il suo potere si esprime nella brutalit. In questo tempo quando, assumendovi la piena responsabilit dello sviluppo religioso e delleducazione morale voi iniziate, con la grazia di Dio, la vostra missione attraverso la quale vi conquisterete la gloria del Cielo, i Nostri pi grandi auguri sono con voi.

Qadamawi Haile Selassie


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Tradotto da Sister Tseghe Selassie

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Scuola addestramento Cadetti della Guardia Imperiale


25, maggio, 1950 In passato vi abbiamo ripetutamente ricordato che il coraggio una caratteristica naturale del popolo etiope, che esso non ha bisogno di prendere in prestito da alcun altro luogo, e che il possesso da parte del popolo etiopico di tale genuina qualit largamente conosciuto. Poich vi abbiamo gi espresso la Nostra considerazione di voi, oggi non necessario dilungarci su di essa. Larmoniosa mescolanza delladdestramento militare con linerente valore non solo risparmia il vano spargimento di sangue, ma assicura anche la vittoria senza un eccessivo sforzo. Poche truppe ben disciplinate ed addestrate, la storia lo testimonia, possono vincere una battaglia contro una forza numericamente superiore, anche dieci volte pi grande. La storia narra che la scienza militare rese Alessandro il Grande capace di conquistare larga parte del mondo, spesso impegnando in battaglia i suoi 30,000 soldati contro i 600,000 dellavversario. Listruzione e laddestramento, cos come in ogni sentiero della vita, offrono benefici illimitati in campo militare. Nato per lottare in questo mondo, luomo si rende conto gradualmente dei miracoli della luce ed incanala questa conoscenza affinch sia il suo primo strumento di difesa contro i tormenti della vita, indi mai preferendo muoversi nelle tenebre. Voi ragazzi, a cui abbiamo affidato la potente arma della luce, dovete fare del vostro meglio per portare la sua torcia, rifiutando rigorosamente di ritornare nelloscurit. I risultati del vostro addestramento, che sono stati dimostrati appena adesso, sono motivo dorgoglio per il vostro Imperatore e fonte di forza per il vostro paese. Ogni qual volta siamo testimoni di tale progressivo conseguimento, ci sentiamo estremamente felici, guardando innanzi allalba del giorno che annuncer il compimento del Nostro piano per il benessere del Nostro popolo. Non c persona in questo mondo che sia libera dalle responsabilit della vita. Questa responsabilit intima ad ognuno di assolvere il proprio dovere verso il paese, servendolo e morendo per esso. Nessuno, che sia soldato o civile, pu permettersi dessere un codardo e fuggire questa responsabilit. Fortunatamente, al presente non vi necessit di impiegare le Nostre forze armate, qui nel Nostro territorio o allestero. Ma quando si richiederanno i vostri servizi, la forza militare a cui ci siamo riferiti sino ad ora sar una garanzia per la libert e lindipendenza. Possa Dio aiutarvi ad onorare limpegno che avete preso con il vostro Imperatore e con il vostro paese. Osserviamo con soddisfazione i servizi del Comandante del Corpo della Guardia Imperiale, il Brigadiere Generale Mulugueta Bully, che sta adempiendo efficientemente alle Nostre direttive, e degli istruttori per la propria devozione al compito delladdestramento.

Qadamawi Haile Selassie


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Agli studenti Etiopi all'estero - Nord America


2, settembre, 1950 Sono veramente lieto di poter inviarvi poche parole di saluto in occasione di questa riunione degli studenti etiopi in America. E bene che sia stato possibile preparare questo incontro, cos che per un po possiate rilassarvi e gioire insieme. Speriamo che questo sia, inoltre, un momento per rinvigorire le amicizie con i vostri simili connazionali, e dunque per rafforzare i legami che vi stringono alla vostra patria, lEtiopia. Dovrebbe anche essere un momento in cui possiate esaminare voi stessi, e considerare quale profitto dobbiate rendere per le opportunit che vi sono state concesse. Uomini grandi e saggi, provenienti da ogni paese, ci hanno rivelato, attraverso i secoli, come il pi proficuo genere di vita sia quello del servizio Lavorare per il beneficio degli altri. Il Divino Insegnante ci istru, con la parola e lesempio, su come lunico modo di vivere degno sia dare piuttosto che ricevere. Nei giorni oscuri delloccupazione, i nostri patrioti non considerarono i propri vantaggi personali, combattendo per realizzare il loro ideale. Poich vi preparate a ritornare in Etiopia, vi raccomando una vita che dia agli altri che sono meno privilegiati di noi e che non hanno avuto opportunit. Ognuno di voi abbastanza anziano e maturo per sapere che negli Stati Uniti ed in Canada listruzione raramente stata stimata in riferimento alla sua utilit per gli individui, bens per la societ. Di rado intesa esclusivamente come un ornamento della persona che la riceve. Questa concezione delleducazione ugualmente importante per noi in Etiopia, dove solo leducazione pu mostrare il cammino verso un migliore tenore di vita per tutta la popolazione. E in attesa di un ricco guadagno che il Governo Etiope ha speso gratuitamente per inviarvi allestero, sperando che con il vostro ritorno renderete un generoso contributo al miglioramento del vostro paese. Noi non vogliamo che ritorniate in Etiopia da Americani o Canadesi; le tecniche americane, nella loro interezza, possono essere buone solo in America, e listruzione canadese sar particolarmente applicabile alle condizioni di quel paese. Speriamo che siate saggi nello scegliere quegli elementi provenienti dallistruzione straniera applicabili alle condizioni dellEtiopia, e che possono essere utilizzati nel nostro paese. C un terzo pensiero che vorrei teniate sempre in considerazione. In un mondo che diventa pi piccolo, tanto quanto migliora la comunicazione, le nazioni devono vivere come vicini con le altre nazioni. Cos come le vostre impressioni sullAmericano sono costituite dagli individui americani che incontrate, cos le idee di uno straniero sullEtiopia dipendono dagli Etiopi che incontra e conosce. Ognuno di voi , in senso ampio, un ambasciatore del proprio paese. Se sarete amichevoli, tolleranti e cortesi, indurrete la gente a pensare bene di noi se sarete arroganti, orgogliosi ed ostili, ci screditerete dinanzi agli occhi altrui. E mia sincera speranza che possiate essere, in ogni momento, degni rappresentanti dellEtiopia.

Last update: 2012/08/04 21:45

Qadamawi Haile Selassie.


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Printed on 2013/02/17 15:21

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