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Una scuola che accetti di sporcarsi le mani Libro di Brevini (Un cerino nel buio).

Pensare e capire il proprio tempo, malgrado tutte le remore su di esso (cfr. Benjamin). La scuola deve sporcarsi le mani se vuole dare strumenti di comprensione del reale. Praticamente cosa significa, rispetto ai programmi, alla cultura alta ricevuta in eredit e completamente afasica rispetto alle nuove generazioni. Prendere atto del mutamento antropologico. Mia ambiguit, potenzialmente feconda: essere un apocalittico che per vuole agire, dunque accetta il presente, non cerca arcadie ma si sporca le mani, senza il rischio di diventare un integrato, un acritico riproduttore del sistema. I giovani e il nichilismo Buon libro di Galimberti. Stimoli importanti per proseguirei il mio lavoro di educatore come fatto fino ad ora, senza tentazioni disciplinari (in tutte e due i sensi). Condivido la diagnosi ma non la prognosi. Galimberti rimane allinterno dellaporia nietzschiana, di cui non a caso riprende limmagine sradicante del navigante, affermando lineluttabilit, anche storica, dello sradicamento planetario. Credo, invece, con la Weil, che luomo abbia bisogno di radicamento e che la patria sia un bisogno strutturale delluomo, non indotto. Fine della politica? Elaboro lentamente gli accadimenti politici degli ultimi due anni. La scelta governi sta della sinistra, appoggiata con entusiasmo, il rapido declino di speranze anche minime di una politica ecologica ed equa. Crisi del governo, affaire Mastella. Rassemblemement obbligato dei piccoli partiti di sinistra, nascita della Sinistra Arcobaleno, carrozzino pi che carrozzone per salvare una casta politica dal diluvio elettorale e dai vari sbarramenti. Entusiasmo zero. Voglia di votare per il nuovo, il Partito Democratico. Sento Calearo, imprenditore del Nord-Est, passa la voglia. Voter a sinistra, disilluso. Questo il punto chiave. La disillusione che possa esserci una vita prioritariamente politica alla trasformazione. Torna la contraddizione che segnalai a me stesso dellopera di Illich,

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che mi interpellava esattamente sulla questione del ruolo del potere e dello stato nazione nei processi di trasformazione del reale. Chiudevo la riflessione scritta per soglie (una vita fa!) lasciando aperta la domanda. Ora torna urgente. La riforma, il superamento del capitalismo non pu nascere attraverso gli strumenti della politica, nata anchessa, nella forma che conosciamo allinterno dello stato-nazione, capitalistico. La politica politicante oggi ha poca presa sulle realt che necessario cambiare, e dunque bisogna essere prudenti nellutilizzarla (S. Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, 2008, p. 83). Lentezza Latouche indica, tra le cose da ridurre i viaggi in paesi lontani, e invita a gustare la lentezza e riscoprire il proprio territorio. Gli uomini che pi ammiro, Socrate e Ges, non si mossero mai dal proprio paese. Relazioni A p. 86 del libro di Latouche c un bellelogio del relazionale: forse da qui la grande sofferenza di questi anni (personale e occidentale), lo svuotarsi delle relazioni. Immaginario del capitalismo, nascita della modernit Tema da affrontare con la I Liceo dellanno prossimo in storia: che cos, come nasce, quale mentalit e cultura presuppone il capitalismo. Confronto con altre societ non occidentali, dove leconomico subordinato ad altre dimensioni dellesistenza. (Difficolt di liberarsi, nellinsegnamento della storia, delleurocentrismo). Ricordi cartacei Sto cercando di fare un elenco dei libri letti fino al 1995 circa, anno in cui ho iniziato a tenere una sorta di malcerto registro delle letture. Lo faccio a memoria, per capire cosa veramente mi rimasto di una miriade di letture, che cosa mi abbia veramente segnato nel profondo. Un ricordo indelebile (ma che anno era? Il 1984? Il 1983?) quello legato ai primi Meridiani che mamma mi

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regal. Una scatola piena: cerano Papini e Vittorini, Piovene e Wilde, Kafka e Quasimodo Il mio incontro con i libri antichissimo. Ci vivevo immerso! E li odiavo: levavano spazio ai miei amati fumetti. Periodicamente svuotavo la stanza dei libri di mamma e li sostituivo con fumetti. Come sempre la scelta deve avere la parvenza della libert Nelledicola dove oggi vado a prendere ogni giorno i giornali, un giorno cera una pila di Oscar Mondadori. Lessi la quarta di un libro giallo di Hesse. Fu la mia prima vera lettura. Allora si apr la porta segreta, preparata sapientemente da mia madre con tentativi apparentemente vani. Ricordo una orrenda lettura di Superman, fatto nella stanza da letto in campagna, quella grande azzurra, quando dormivo ancora con loro. Avevo forse tredici anni Ricordo vagamente un David Crockett, un Sandokan Tutti tentativi legati a miti cinematografici o televisivi. Restavo un divoratore di fumetti, buoni, ottimi fumetti. Giustizia Rileggo, ma come se fosse ogni volta la prima volta, le pagine meravigliose della Weil sulla giustizia. Malgrado le mie lordure, i miei limiti, devo riconoscere a me stesso, e prima a mia madre e mia nonna, cui debbo questo dono, di essere giusto nella sua accezione, di aver sempre considerato gli altri uomini uguali per dignit, di trattato potenti ed umili allo stesso modo, senza piaggeria gli uni n arroganza gli altri. Se si tratta da uguali coloro che il rapporto di forze pone sul piano inferiore, si fa loro veramente dono della qualit di essere umani di cui il destino li privava, e si riproduce nei loro confronti, per quanto umanamente possibile, la generosit originaria del creatore (Lattesa di Dio, p. 108). Retaggio materno Mia madre era una personalit forte e gioiosa che ci ha insegnato a provare compassione e rispetto per i deboli e gli sventurati. Ci ha insegno a salutare sempre le donne di servizio quando andavamo a casa altrui e ad avere un atteggiamento rispettoso nei confronti dei contadini (i coloni si chiamavano ancora negli anni Settanta). Il vero potere Il cittadino deve poter controllare il potere dove si esercita concretamente. Se il potere sta nei grandi gruppi economici, l deve

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esercitare il suo controllo, perch l vengono prese le decisioni che riguardano la sua vita quotidiana (Intervista a Giorgio Galli, Un bipartitismo finto e tardivo, il manifesto, 2 aprile 2008). Questa, secondo Galli, la scaturigine della crisi della democrazia. Il voto deve essere articolato sui poteri reali, e ora che la politica obbedisce a gruppi di pressione economica non ha pi senso votare per partiti che non decidono. Mi sembra che queste parole sintetizzino bene il disagio che molti di noi provano. Il cantiere dellaltra politica Tra una decina di giorni si vota. E si vota, mi pare, in un clima tra il rassegnato e il furibondo: mai come questa volta le nostre antenne hanno captato malumore, distanza e desiderio di disertare le urne, o di votare, s, ma senza farsi troppe illusioni. Magari esagero, e in ogni caso parlo degli interlocutori consueti di Carta: reti e movimenti sociali e territoriali. A noi pare stiano venendo al pettine alcuni inestricabili nodi, che si possono riassumere in due parole: sviluppo e democrazia. Lo sviluppo arrivato al capolinea, nella forma che conosciamo (anzi, rischia di spingere al capolinea noi tutti e il pianeta); la democrazia rappresentativa ha cessato di funzionare insieme alle sue protesi, i partiti. Voglio dire che quel che capita in questo paese un sottoprodotto di processi generali, anche se i modi in cui si producono qui hanno le loro peculiarit. Ad esempio, un Partito democratico che continua a parlare di globalizzazione, competitivit e infrastrutture come se vivessimo negli anni ottanta, allepoca di Reagan. Perci quel che a noi pare urgente cercare di vedere, in quel che di positivo avviene nella societ, le nuove forme delleconomia e della politica che medicheranno quel che il liberismo e la politica in forma di marketing hanno fatto ammalare. [...] Il punto di partenza che appunto conosciamo ormai bene i termini della crisi della democrazia, dello sgretolamento dei diritti individuali e collettivi e dellinsopportabilit delleconomia della crescita. Insomma il problema noto: si tratta ora di cercare le soluzioni, ossia di mettere insieme quel che la societ civile sperimenta, nonch le proposizioni degli intellettuali pi attenti a queste questioni, e di prospettare - in forma aperta - vie percorribili per la costruzione di unaltra politica (modi diversi della democrazia), coerente con una economia della sobriet (o della decrescita), ovvero di un nuovo genere di ben-essere

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individuale e collettivo (Pierluigi Sullo, il manifesto, 3 aprile 2008). Disillusione La cifra dominante della campagna elettorale pi brutta della storia la disillusione. Nessuno crede pi a ci che i candidati dicono. Perch tutti sanno che, una volta finita la festa, essi decideranno in base a convenienze del momento. Il nostro voto al buio. La devastazione peggiore del governo Prodi, se vogliamo, stata questa: aver reso, almeno a sinistra, la politica e i politici poco credibili, incredibili. Non dobbiamo rassegnarci a credere che questo sia un dato strutturale della politica, ma certo in questa fase difficile tornare a riporre fiducia in questi politici. Avremmo bisogno di un cambiamento radicale della classe dirigente, a sinistra e a destra. Esperienza contemporanea del tempo, impossibilit del classico in quanto tale Revelli cita a pp. 15 e 16 del suo Sinistra/Destra (Laterza) Koselleck e la sua teoria sulla percezione odierna del tempo, che renderebbe impossibile la formazione di unidentit (non solo politica), che necessita di memoria e progetto. In relazione alla nostra scuola, in particolare il Liceo Classico, questa intuizione non inficia ab imis la possibilit di una cultura classica? Elezioni 2008 Ieri sera avevo voglia di piangere, con il consueto mal di testa che mi prende in occasione delle elezioni. Con difficolt avevo votato per una Sinistra Arcobaleno che mi era parsa timida nella strada dellunificazione, inviluppata in piccole lotte di potere interno, incapace di rilanciarsi dopo la stagione di governo, incapace di rinnovare i propri volti. Ma non avrei mai pensato, nella pi nera delle previsioni, ad un Parlamento italiano senza sinistra, come invece sar nei prossimi cinque anni (nella migliore delle ipotesi). Al di l della vittoria prevedibile di Berlusconi (anche se nessuno forse laspettava cos netta, soprattutto al Senato), la dimensione davvero epocale di queste elezioni politiche data dalla scomparsa della sinistra dal quadro parlamentare e dalla fortissima bipolarizzazione del quadro politico. Da una parte ci sono due partiti (PD e IDV, unico dato positivo per me, tentato per un certo periodo

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di votare Di Pietro), che si unificheranno nel tempo; dallaltra PDL e Lega, molto omogenei culturalmente, al di l delle piccole schermaglie. La forza di centro di Casini non avr in questo schema alcun potere di interdizione, anche se nel tempo potrebbe raccogliere i delusi. Non so cosa accadr in futuro. Sono cupo. Nella storia dItalia una svolta triste, soprattutto per gli anni di crisi che ci accingiamo a vivere. Ricostruire tutto da zero! Ma a partire da cosa? Con tutta la disillusione che avevo maturato per la politica, continuavo e continuo a credere che fosse necessaria una rappresentanza istituzionale. Mi spiace per Bertinotti: passer alla storia come laffossatore della sinistra italiana. Non lo merita. Ma gli altri, da Pecoraro a Diliberto, sono impresentabili. Il popolo della sinistra ha dato un segnale inequivocabile. Tutti a casa. Saranno altri a ricostruire sulle macerie che essi ci lasciano. Heidegger e la politica oggi Sempre pi mi persuado della funzione centrale che il pensiero di Heidegger pu svolgere anche rispetto ad alcune questioni politiche. Flusso di coscienza: lavoro (la pasticciera: gli apprendisti mi chiedono subito quanto devono lavorare e quanto prenderanno), distruzione delle risorse, iperconsumo. Se si deve partire dal lavoro solo una concezione spirituale di esso potr salvarci dalla deriva catastrofica cui siamo avviati. Solo una ridefinizione del sacro, non come separatezza o trascendenza, ma come inviolabilit. Anche il pensiero tradizionale pu risultare utile. Ma perch nessuno ne parla? Solo la Weil fa accenni in La prima radice. Illich e il metodo Come applicare le suggestioni contenute nellopera di Ivan Illich al mio lavoro di insegnante? possibile partire dalla impossibilit di capire alcuni concetti a causa di trasformazioni culturali talmente grandi da rendere letteralmente illeggibili alcuni testi? quello che ho sempre sostenuto, ad esempio, rispetto a Dante e in generale rispetto ai testi della spiritualit medievale. Sarebbe interessante applicare questo principio allintroduzione alla filosofia greca. Nello stesso tempo utilizzare lo sguardo straniato che pu dare un testo stoico, ad esempio, per vedere la nostra epoca nelle sue degenerazioni rispetto allumano.

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Ancora su Illich Quando scrissi per Soglie su Illich riconoscevo il disagio che mi creava il confronto con il suo pensiero. Disagio di una persona cresciuta nella cultura classica della sinistra tardonovecentesca, per la quale il Welfare una conquista irrinunciabile. Ora, rinnovando il confronto con la sua opera, mi rendo conto di come fosse profetico, come Pasolini, daltronde, un Pasolini non letto in maniera estetizzante.

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