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IL RUOLO CENTRALE DEL PARLAMENTO NEL SISTEMA COSTITUZIONALE ITALIANO Lintento della Assemblea Costituente nel momento della

stesura della nuova Carta Costituzionale, tra il giugno del 1946 e il dicembre 1947, era sancire come fondante della nuova repubblica un sistema fondato in primis sulla chiusura con il periodo totalitario e sulla volont di evitare la possibilit che altri simili nascessero, ma anche sullaffermazione della pari legittimazione dei grandi partiti e delle minoranze che avevano contribuito alla liberazione del paese, partiti di massa come espressione di tutte le istanze della societ. A tal fine la scelta della forma di governo della neo Repubblica italiana si orient verso un sistema di tipo parlamentare, in cui il Governo risulta vincolato ad un Parlamento, attraverso una relazione di fiducia. Il Parlamento esercita quindi un controllo politico sullesecutivo, controllo legittimato direttamente dal popolo attraverso le elezioni. Quindi una democrazia rappresentativa in cui al Parlamento spetta la determinazione della vita politica della nazione e che conferma o nega lattribuzione di potere al Governo. Tale legame assume connotazione fisica nella presenza del Governo allinterno dellaula parlamentare, una collocazione che simboleggia la centralit e linterconnessione tra Parlamento e Governo. La scelta del parlamentarismo e di un sistema elettorale proporzionale presupposto di un pluripartitismo, cio di varie associazioni di cittadini che in tal modo vengono a trovare rappresentanza nei centri del potere politico ed istituzionale. Proprio il sistema elettorale di tipo proporzionale pone in essere le problematiche riguardo alla rappresentanza: il cittadino si trova a dover esprimere un voto orientato a sostenere un orientamento ideologico-politico pi che un programma o una figura rappresentativa. Quindi in sostanza il Parlamento diviene centrale in quanto condiziona la scelta dei rappresentanti dei vari partiti, non derivante da una volont diretta del popolo, ma su logiche partitiche nascoste agli elettori. Logiche di alleanze, assai instabili, portano per decenni , alla formazione di Governi di coalizioni fondati su una maggioranza parlamentare eccessivamente composita. Ma anche a permettere ai partiti di assoggettare i ministri delle varie legislature a rispondere pi ad essi che come norma al Presidente del consiglio. Una necessit per evitare la riduzione di potere e mantenere il potere decisionale sulla determinazione dei governi e dellindirizzo politico? Oppure frutto di ingerenze esterne dovute a periodi di difficile situazione internazionale?

Ogni spiegazione non elimina la precariet in cui il sistema si trovato a patire: una precariet cronica dovuta alla mancanza di esecutivi fortemente legittimati da una dichiarazione diretta di voto e ad un sistema in cui prevaleva la mediazione fra interessi di gruppo. Questa situazione inizia a mostrare i primi segni di debolezza dovuti ad una crescente insoddisfazione della popolazione nei confronti del sistema politico in generale, e soprattutto verso un Parlamento in cui le leggi e indirizzi politici sono approvati su accordi parlamentari, che poco o nulla rispettano i pur nebulosi programmi dei partiti. Larena parlamentare un luogo che riafferma in quegli anni ,con forza, un sistema di compromesso, che crea il cosiddetto sistema di democrazia bloccata, che estranea il cittadino dalla politica, rendendolo impotente e indifferente rispetto alla sorte sociale e politica del paese. Con la crisi dovuta alla dimissione del Presidente della Repubblica Cossiga nel 1992 e soprattutto con Tangentopoli il sistema mostra la corda: evidente che il sistema partitico fortemente accentrato, con un potere che nelle aule parlamentari non esprime pi il paese. La collettivit ovviamente si mostra sfiduciata e prova un sentimento di disatteso diritto alla sovranit e rappresentanza. Questo terremoto istituzionale, la disillusione dei cittadini, conduce verso una trasformazione generale: del sistema elettorale che da proporzionale in cui si chiede ai cittadini una remissione totale al partito della scelta dei loro rappresentanti, ad un sistema di tipo maggioritario in cui il partito dichiara prima del contratto elettorale fini, programmi, ma soprattutto un leader, garante della linea e del progetto politico che esso persegue. Ma anche a dichiarare prima quali forze e correnti politiche concorreranno alla guida del paese, cio una dichiarazione di coalizione palese. Ma pu una forma nuova di governo imperniato su una figura emblematica di leader carismatico consentire quella visione ampia di un paese, raccoglierne le richieste e problematiche, o permane una necessit di garanzia da pericolose possibilit accentratrici? Comunque, nonostante levidente maggior condizionamento da parte della maggioranza nella determinazione delle politiche nazionali, resta nel Parlamento una volont di mantenere un sistema che garantisca la rilevanza delle minoranze e il loro intervento. Il Parlamento resta quindi luogo di eguale legittimazione in cui, nonostante la tendenza ad un bipolarismo di alternanza, permane un confronto pluripartitico fra molti gruppi parlamentari il che sembra rendere difficile lo svilupparsi di vere coalizioni e un confronto fra maggioranza ed opposizione.

In realt appare troppo semplice attribuire lorigine di ogni malgoverno nella forma di governo parlamentare: una privazione delle funzioni di controllo e indirizzo, di molteplicit di intenti e visioni, accentuerebbe ulteriormente quella personalizzazione della politica (la figura del leader ne lemblema) che inevitabilmente spazza quel perseguimento del pluralismo ideologico e di opinione, e conduce ad un inevitabile monopolio ideologico sostenuto da una pressante azione mediatica. Personalizzazione che produce per quale effetto, per chi si determina un voto, a quale mezzi il leader ricorre a tal fine, ed infine, legittimo e auspicabile rimettere a una figura simbolica, unica, forte, lindirizzo di un paese? Non sembra logico quindi eliminare la centralit del Parlamento come utopica panacea dei mali politici, ma semmai restituire ad esso il disegno originario fondativo, che vede nel pluralismo la massima espressione. Un Parlamento che nella molteplicit trova forza, soprattutto in ragione della progressiva dislocazione dei poteri in ambito territoriale, leggibile nella riforma del Titolo V della Costituzione, e in un raffronto con le realt costituzionali europee, a cui oggi indispensabile porsi a confronto. Il dibattito politico deve continuare allinterno del Parlamento in un interscambio fra esecutivo e camere, e non trasferito integralmente nei vari teatrini televisivi che forse sembrano avvicinare il popolo alla politica, ma in realt intendono stabilire relazioni di causa-effetto scavalcando un tradizionale e legittimato luogo di discussione e dibattito, in nome di una facile audience e di una semplicista riduzione delle tematiche e delle issues. Il Parlamento necessariamente deve rafforzarsi e non vedere diminuite le proprie funzioni: sganciato da logiche partitiche, ma anche dal sensazionalismo e da un eccessivo personalismo, da media che incombono e da logiche qualunquiste. Un luogo super partes, di garantita libert, legalit, imparzialit, legittimazione del popolo alla propria sovranit. Dove le posizioni di dissenso continuano a trovare spazio, attraverso contingentamenti e regolamentazioni. Affermarne la centralit e limportanza urgente: attraverso riforme istituzionali che non cancellino loriginario disegno della Costituente, ma che determino un aderenza ai principi fondanti tenendo ben presente le nuove realt, sociali, mediatiche e politiche, meno generali, particolari, che nascono e si affermano nel nostro paese e che ne mutano decisioni e movimenti. Antonella Bianchi FAD III anno

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