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“Estremamente rari sono i risvegliati.

Di questi, difficilmente visibili nel mondo,

Io sono il senza pari che guarisce….”

Così parlò Buddha Shakyamuni, stabilendo la ricca tradizione del paragonare e, fino ad un certo
punto, dell’eguagliare la pratica e la realizzazione a un processo di guarigione. Da questo punto di
vista, una vita di illusione è vista come una condizione di malattia, e il Dharma è considerato il
“rimedio sovrano” che conduce alla liberazione dalla sofferenza in tutte le sue forme. Negli ultimi
secoli, questa giustapposizione di concetti ha trovato nell’ambito della tradizione Mahayana una
rappresentazione nella figura di Bhaishajyaguru, il Maestro della Guarigione.

Bhaishajyaguru, conosciuto anche come il Buddha della Medicina, è per la prima volta descritto nel
Sutra sui Meriti e il Voto Originale del Maestro della Guarigione, il Tathagata dalla Radianza di
Lapislazuli. La prima trascrizione di questo sutra è in cinese ed è datata attorno al IV° secolo. In
questo sutra, il Buddha Shakyamuni rivela Bhaishajyaguru a chi lo ascolta, descrivendolo come un
buddha celestiale residente in un suo proprio paradiso situato ad est e chiamato Vaiduryavati, la
“Terra dei Puri Lapislazuli”. Si dice che quando il Buddha della Medicina intraprese la via del
bodhisattva, espresse i seguenti 12 voti:

1) Possa la luce risplendere dal mio corpo …. e possa ogni essere godere di una perfetta forma
fisica, identica alla mia.

2) Possa il mio corpo essere come un puro e risplendente lapislazuli….. e far luce a chi viaggia
nell’oscurità, permettendogli di seguire il sentiero.

3) Possa io far si che tutti gli esseri ottengano ciò che loro necessita nella vita.

4) Possa il sentiero dell’illuminazione essere mostrato a tutti gli esseri.

5) Possano tutti gli esseri ricevere aiuto nel seguire i precetti della condotta morale. Nel sentire il
mio nome, coloro che non hanno seguito i precetti possano ricevere aiuto nel riguadagnare la loro
purezza e nel non ricadere in un livello d’esistenza deplorevole.

6) Possano tutti coloro che sono deformi vedere le loro limitazioni rimosse nel sentire il mio nome.

7) Possano tutti coloro che sono malati essere guariti nel sentire il mio nome.

8) Possano quelle donne, che sconvolte dal dolore cercano di diventare uomini, rinascere come
uomini nella prossima vita

9) Possano tutti coloro che sono presi nella rete di Mara, preda delle visioni errate, ottenere la
giusta visione e quindi praticare la Via del Bodhisattva.

10) Possano tutti coloro che ricevono punizioni dal re essere liberi dalle loro sofferenze.

11)Possano tutti gli affamati ricevere cibo. Possano loro gustare i sublimi Insegnamenti.

12)Possano coloro che sono ignudi trovare bei vestiti ed ornamenti concentrandosi sul mio nome.
Fra questi 12 voti, sono il sesto e il settimo i più conosciuti in relazione al Buddha della Medicina.

I mezzi per invocare il potere di Bhaishajyaguru sono indicati nel sutra e includono: la sincera
recitazione o concentrazione sul suo nome, la celebrazione di una puja davanti ad una immagine
del Maestro della Guarigione, la celebrazione di una puja o di offerte per il sutra, la sua recitazione
e diffusione. Un ulteriore metodo prevede un modo di aiutare una persona priva di conoscenza e
sull’orlo della morte. Si dice che in questa condizione la persona è condotta dalle schiere di Yama
alla presenza del Re della Legge affinchè il suo karma sia valutato. Se coloro che assistono il
malato pregano il Buddha della Medicina con grande fervore e sincerità, allora questi intercederà
per il malato e lo riporterà alla coscienza.

La pratica vera e propria comprende l’offerta di sei puja al giorno e la lettura del sutra per 49
volte.

Comprende anche l’accensione di sette lampade davanti a sette immagini d Bhaishajyaguru per 49
giorni, il preparare uno stendardo di cinque colori alto 49 palmi e liberare 49 specie diverse di
animali.

L’uso ripetuto del sette e del 49 è probabilmente legato allo “stato intermedio” descritto nel
Buddhismo tibetano, il cosiddetto Bardo. Il malato, una volta ristabilitosi, ricorderà l’esperienza
fatta e sarà ispirato a cambiare il suo modo di vivere così da non accrescere più il proprio karma
negativo. Ciò si richiama alla nozione di bodhicitta e al favorevole momento nella vita di una
persona in cui la direzione dell’esistenza cambia dal vagare senza fine nel samsara verso il
desiderio dell’illuminazione.

In questo dipinto Bhaishajyaguru appare seduto al centro e circondato da una varietà di altri
esseri. Un livello di interpretazione può essere quello di un mezzo di invocazione di una serie di
poteri che diano aiuto nella ricerca del benessere personale. Ad un altro livello più esoterico, il
dipinto serve da strumento didattico o da memento dell’analogia fra la guarigione e la pratica
buddhista che conduce alla realizzazione

Bhaishajyaguru è la figura più grande e centrale e quindi è il punto focale del dipinto. La sua mano
destra è atteggiata nel varada mudra, il mudra dell’offerta. Ciò che è offerto è una pianta di
mirobolano, il cui frutto è usato a scopo medicinale nei disturbi digestivi, per aumentare la
presenza mentale, l’attenzione e la longevità. Il fatto che il mirobolano influisca sia sul corpo che
sulla mente è simbolico della natura globale della guarigione apportata da Bhaishajyaguru. La sua
mano sinistra è atteggiata nel dhyana mudra, il mudra della meditazione, e regge una coppa
contenente amrita, il nettare dell’illuminazione.

Nell’angolo superiore sinistro del dipinto compare Amitabha che, assieme a Bhaishajyaguru,
svolge il ruolo di consolatore e guaritore. Mentre ci si rivolge ad Amitabha per quanto concerne la
prossima esistenza, si invoca invece Bhaishajyaguru per essere guariti in questa. Nel canone
buddhista cinese è detto che chi ha praticato il Dharma senza essere riuscito a realizzarlo,
sentendo il nome di Bhaishajyaguru in punto di morte verrà scortato da otto grandi bodhisattva
verso il Paradiso Occidentale.

In alto al centro è raffigurato Shadakshari Avalokiteshvara. Avalokiteshvara è una figura salvatrice


che offre il suo potere di aiuto nell’affrontare gli otto pericoli: leoni e orgoglio, serpenti ed invidia, i
sei veleni e l’avarizia, ladri e convinzioni fanatiche, elefanti selvaggi, fuoco e odio, demoni e
diavoli, e inondazioni e lussuria.

Padmasambhava compare seduto nell’angolo superiore destro. E’ colui che ha introdotto il culto di
Amitabha, e probabilmente anche quello di Bhaishajyaguru, in Tibet. La sua associazione con
Bhaishajyaguru può anche essere dovuta al fatto di aver probabilmente diffuso dei testi di
medicina in Tibet. La sua presenza fa propendere per l’appartenenza del dipinto alla scuola
Nyingma.

Ad un livello di interpretazione superiore, le tre figure rappresentano da sinistra a destra il


Dharmakaya, il Sambhogakaya, e il Nirmanakaya - o corpi di Verità, Beatitudine e Emanazione del
Buddha – e quindi, in ultima analisi, la propria vera natura.

Nell’angolo inferiore sinistro è seduto Simhananda Avalokiteshvara, noto come “Colui che cura da
tutte le malattie”.

Alla sua destra compare Dam Chen Garba Nagpo, un protettore irato il cui nome significa “Lo
scuro fabbro legato da giuramento”. Nell’antichità chi lavorava il ferro era creduto in possesso di
poteri magici e quindi particolarmente temuto e ciò, assieme alla reverenza e ammirazione
tipicamente tibetana per il mondo sotterraneo e le sue divinità, fanno di Garba Nagpo un
protettore nei confronti della magia nera. Fra queste due divinità, direttamente al di sotto di
Bhaishajyaguru, c’è un’offerta di sette oggetti che comprende, da sinistra a destra: l’orecchino del
re, un corno di rinoceronte o di unicorno, un corallo a otto rami, un prezioso gioiello, una
conchiglia destrogira, una zanna d’elefante e l’orecchino della regina.

Questi oggetti non rappresentano un set iconografico definito, ma sono piuttosto una collezione
apparentemente tratta da gruppi distinti di simboli, come gli Otto Simboli di Buon Auspicio e le
Sette Gemme. La posizione delle divinità rivela l’analogia e la relazione potenziale fra la guarigione
e la realizzazione della propria vera natura.

Le divinità alla base del dipinto sembrano avere una funzione protettiva contro le forze negative.

Le divinità in alto rappresentano le varie manifestazioni della buddhità. Al centro Bhaishajyaguru


unisce le due funzioni .

Il dipinto funge quindi da vera e propria meditazione visuale sulla vera natura della guarigione
offerta da Bhaishajyaguru: la cura della malattia fisica come metafora e via di guarigione dalla
malattia dell’illusione.

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