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Le due verità

Dzogchen Ponlop Rinpoche

Gli insegnamenti del Buddha del secondo e del terzo giro della ruota del
Dharma approcciano le realtà attraverso due verità: la verità relativa e la
verità assoluta.
Per comprendere la vacuità, è necessario distinguere queste due verità.
La verità relativa, o realtà convenzionale, è quella in accordo con le modalità e
la cognizioni mondane ordinarie, qualcosa su cui tutti concordano.
Ha a che fare con gli oggetti dell’esperienza quotidiana ed è sempre
concettuale. La ragione per cui non è la verità ultima, è perché i fenomeni
relativi non possono resistere all’analisi. Quando sono sottoposti all’analisi, i
fenomeni relativi scompaiono, e tutto quello che si trova è la realtà assoluta, o
vacuità.
Per esempio, se vi chiedo: “Per favore datemi il mio thermos”, semplicemente
me lo passerete senza domande. Ci capiamo l’uno con gli altri perfettamente e
tutto questo funziona abbastanza bene. Non vi chiederete: “Il thermos esiste
oppure no? Da dove proviene?”
Se, tuttavia, voi voleste prima di tutto trovare la sua essenza, la sua
“thermosità”, allora dovreste sottoporre il thermos all’analisi. Dovreste
esaminare l’intero thermos e poi ognuna delle sue singole parti, cercando di
localizzare la sua più fondamentale entità. Man mano che le sue parti vengono
scomposte sempre di più, continuerete a cercare l’essenza del thermos fino a
che non ne rimarrà nulla. A questo punto, il thermos sarà scomparso e sarete
giunti alla realizzazione che esso non ha mai possseduta una vera e sostanziale
realtà. Il thermos davanti a voi è solamente una “mera apparenza”, un oggetto
di sogno. E’ percepibile ai sensi ma la sua natura persistente è vacuità.
Così lo stesso oggetto ha due nature: relativa ed assoluta.
Questo processo di analisi porta ad una chiara comprensione della vacuità;
tuttavia, questa determinazione di esistenza non reale non è la verità assoluta
finale, perché è ancora concettuale.
C’è ancora un “Io” con la comprensione concettuale che il thermos non esiste.
Per poter andare oltre, deve esserci la meditazione non concettuale attraverso
la quale si può sperimentare direttamente la natura della vacuità. Ciò di cui si
fa esperienza attraverso la meditazione non concettuale è la vera, genuina
verità assoluta.
La verità assoluta è l’essenza reale, la “talità” delle cose. Non è oppugnabile.
Non è solamente temporanea. Dunque, è definitiva e questa natura definitiva è
il principale oggetto della nostra realizzazione. E’ caratterizzata dall’essere
indescrivibile, inconcepibile, e impossibile da indicare con parole, gesti o
concetti.
Allo stesso tempo, è importante realizzare che comprendere la verità relativa è
la causa della comprensione della verità assoluta. Così la verità relativa non
dovrebbe essere considerata come un qualcosa di inferiore e di scollegato dalla
verità assoluta. La verità relativa può essere concettuale, ma non c’è modo di
realizzare la verità assoluta non concettuale senza di essa. La comprensione di
una delle due verità, quindi, favorisce la comprensione dell’altra.

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