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CONCERTO DELLE MENTI

P R I M O
ATTO I Tra poco voi salirete su di un tram, uno di quei vecchi scassati tram, che assomigliano tanto a voi, dopo una giornata nera, vuota, paranoica. Per un p l'andatura di quel tram sar per voi quella di tutti i giorni: il vostro occhio cadr sul pavimento, lurido pavimento, ricoperto dalle incrostazioni degli sputi dei passeggeri che vi hanno preceduto. Toccherete sulla spalla il vostro vicino di sedile per chiedergli qualcosa, vi renderete conto con immensa disperazione che non avete toccato altro che un mucchio di stracci, il cui contenuto, il nulla. Chiamerete urlando il conducente: Egli si volter e vedrete il volto della morte delle menti: La vostra unica possibilit di uscita sar quella di affacciarvi ad uno qualsiasi dei tanti finestrini dello stesso tram: E allora vi accorgerete che quello che vi vedevate di solito sta cambiando lentamente, inesorabilmente: La forma delle case, le auto, la gente prenderanno le forme, e i colori dei profumi che la vostra mente vi suggerir. Il tram stesso si staccher da terra e ognuno di voi, pur rimanendo sullo stesso tram, viagger per conto suo, superando porte dimensionali. A questo punto la vostra mente sar predisposta ad accettare ci che Pholas Dactylus ha gi accettato a suo tempo: Non siamo soli nell'universo... ATTO II Il poeta scava

T E M P O

di Paolo Carelli (Pholas Dactylus)

con artigli di ferro le sabbie del deserto che spofonda. Rifatta a seme la rosa rampicante, l' insetto riprende la sua forma di larva. Nella gola vuota di Mos come fumo rientrano tutte le parole pronunciate. La lama di Caino si leva dalla ferita e Abele risorge dalla polvere. Pilato non trova pi la sua lingua e Giuda sale all'albero a cui si appese. Lucifero si invola ruggendo dalla terra e ricade il Cristo nella sua, solo sua morte. Adamo ha nuovamente la sua costa. Una donna piange, dentro il suo fianco. La distesa dell' Eden verde e folta. La foresta mormora, non si vede animale. Un sole sciolto in catene di avida sete ciba il primo con l'ultimo giorno. ATTO III Camminando sui tetti delle case morte m'accorgo di avere le tasche piene di sabbia: sabbia azzurra, di un deserto di ametista. Nelle narici semi di belladonna e le piante della canapa indiana, Mari di libanese rosso e mille cavalli in corsa sul dorso della mia mano. Ditemi voi piccoli uomini insignificanti... che credete di star cos bene laggi semisepolti sotto una pioggia di tarantole nere. Perch non dovrei viaggiare oltre la soglia di un altra dimensione? E ditemi voi, piccole donne di stucco, che ci capite voi se vi dico, che ci capite voi se vi dico, che ci capite voi

se vi dico che un sasso si apre e ne esce un fiore?! Che ci capite voi se vi dico che da un mare salgono comete viola!? Che ci capite voi se vi dico che da una camera vuota pu uscire un esercito di funghi verdi e scomparire, inghiottiti dalla bocca di un inferno?! Che ci capite voi se vi dico che da un mare salgono periscopi d'argento con la lente candida?! E vedo una lunga fila di esseri umani: sono nudi e privi di faccia! Al posto della faccia c' uno specchio levigato! Che vedo rospi?! Canocchi di gemme?! Che vedo alberi con le foglie nere!? Che vedo edifici le cui fondamenta fluttuano sopra la superfice del suolo?! Che vedo abissi scarlatti?! Montagne d'oro?! Che dal mare salgono periscopi giganti?! Per funziono, funziono bene! Ed questo, solo questo che conta.

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