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Secolo d'Italia

I ee &I magini d m
NOVALIS

15
Marted 1 marzo 2005

BREVIARIO
Lo spazio trapassa nel tempo come il corpo nellanima

EMBRA che questo sia un periodo fortunato per le scoperte archeologiche. Giorni fa il ritrovamento della reggia di Romolo sul Palatino aveva fatto gioire gli studiosi e cos pure, qualche giorno dopo, la prova dellesistenza dei re-sacerdoti sabini. Ora, ritornando indietro nel tempo, a una svolta anche il mistero di Mari, lantica citt dellEufrate vicino al confine tra Siria e Iraq. La citt, abitata gi dal 3000 a. C., pare proprio che fosse il primo centro metallurgico della Mesopotamia. quanto ipotizza larcheologo francese Jean-Claude Margueron, che ha diretto gli scavi di Mari dal 1979 ad oggi, compiendo importanti ritrovamenti. Secondo lipotesi avanzata da Margueron, la capitale del potente regno degli Amorrei, distrutta da Hammurabi, fu creata appositamente 5000 anni fa con lobiettivo preciso di dar vita a una fondamen-

FILO DI NOTA

Il mistero di Mari e la buona stella dellarcheologia


tale fucina per la fabbricazione di armi e metalli. E a tale scopo lantica citt fu dotata di una rete di collegamenti via fiume. Mari fu scoperta nel 1933 dal leggendario archeologo francese Andr Parrot, che port alla luce il palazzo reale, con uno straordinario archivio di oltre 25mila tavolette di argilla in accadico, il tempio di Ishtar e fantastiche statue di divinit.

Il professor Margueron ha proseguito le ricerche del suo illustre predecessore, arrivando a formulare la tesi di Mari come importante centro metallurgico per tutta larea mesopotamica. I prodotti venivano inviati in altri centri della regione grazie a un canale di navigazione che costeggiava la riva sinistra dellEufrate, lungo circa 130 chilometri, di cui sono state scoperte recentemente le tracce. Margueron ha scoperto anche i resti di un canale per lirrigazione che permise a Mari di conoscere unattivit agricola fiorente altrimenti impensabile nella zona. Un momento fortunato per larcheologia, che mette in fibrillazione gli studiosi del mondo antico ma anche noi semplici appassionati delle civilt passate e del patrimonio artistico che abbiamo ereditato.
IL SORVEGLIANTE

morto ieri a Firenze lultimo grande esponente della tradizione lirica del 900

Mario Luzi, la poesia come ricerca


Si spento ieri, nella sua casa di Firenze, il grande poeta Mario Luzi. Aveva compiuto 90 anni lo scorso 20 ottobre. Pochi giorni prima era stato mominato senatore a vita. Sar allestita nella sala dArmi di Palazzo Vecchio una camera ardente. I funerali si svolgeranno in Duomo, nella giornata di mercoled.
ANTONELLA AMBROSIONI

A SCOMPARSA di Mario Luzi segna il tramonto della grande stagione della poesia italiana, unepoca straordinaria di arte e genialit letteraria, che ha segnato interamente il Novecento. Nonostante questo non ce lha fatta, come gi successo ad altri grandi, a ricevere il premio Nobel per la letteratura. Luzi sapeva coniugare perfettamente la parola ricca di suggestioni e creativit espressive a un senso religioso sempre raffinato ed attratto dalle realt soprannaturali pi alte. Una grande voce italiana si spegne, come tutto il mondo politico ieri ha sottolineato, in un diluvio di dichiarazioni ed espressioni di cordoglio da parte di tutte le componenti politiche, da parte delle massime autorit dello Stato e delle pi pre-

stigiose istituzioni culturali. Il poeta ebbe come committente nientemeno che il Papa, nelloccasione in cui il Pontefice lo chiam a scrivere un testo per la cerimonia del Venerd santo. Nel testo Luzi non segu lordine delle stazioni della Via Crucis. Le stazioni della Via Crucis - spieg - non mi interessano; a me interessa la passione in s, quindi ho scritto la passione di Cristo, un testo con lui unico protagonista, lui che parla, un monologo rivolto al Padre, in cui si dibattono la natura umana e il divino compresenti nella sua tribolazione. Luzi, che non amava essere definito poeta cattolico ( un termine un po abusivo, disse) parlando del suo rapporto con la fede, ripeteva: Non sono un uomo di chiesa, ma il cristianesimo implicito a tutto ci che io ho pensato e scritto, sempre pi meditato, e messo in rapporto con tutta levoluzione della cultura occidentale. La prima raccolta di versi, La barca, fu pubblicata nel 1935, ma la sua attivit era iniziata molto prima, a ridosso della Grande Guerra, frequentando altri giovani poeti della scuola ermetica fiorentina, fra cui Bigongiari, Parronchi e Bo, e formandosi alle riviste d'avanguardia come Frontespizio e Campo di Marte. A La Barca seguirono Avvento Notturno del 1940 e Un brindi-

Unimmagine del poeta scomparso Mario Luzi

si del 1945, in cui d voce a un cattolicesimo nutrito della grande lezione della spiritualit francese. Il momento centrale della sua produzione rappresentato da tre libri: Primizie del deserto del 1952, Onore del vero (1957) e Dal fondo delle campagne (1965, ma composto in anni precedenti), che risentono della lezione di Eliot. Una svolta nella produzione di Luzi avvenne nel 1963 con la pubblicazione di Nel

magma, seguito da Su le fondamenta invisibili (1971), Al fuoco della controversia (1978), Frammenti e incisi di un canto salutare (1990), Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994) e la primavera scorsa Dottrina dell'estremo principiante. Tema dominante della poesia di Luzi l'angosciosa contrapposizione tempo-eternit, individuo-cosmo. Il discorso che ne nasce, affidato a un linguaggio analogico denso

e pregnante, muove da una specie di limbo lirico verso una realt carica di presenze, di "altri": da questo colloquio con il mondo fluttuante degli uomini e della storia si piega a volte a dialogo familiare, altre volte diventa lucidissima presa di coscienza del lacerarsi di una civilt. La sintassi, dapprima costretta entro moduli chiusi, si via via accostata al parlato, giungendo da Onore al vero in poi, a un equilibrio di recitativo e di canto, fino a configurarsi come ardito disegno epico-narrativo. Non molto tempo fa era entrato nell'occhio del ciclone a pi riprese per le sue dichiarazioni rilasciate dopo l'aggressione di piazza Navona al presidente del Consiglio Berlusconi. Luzi si era, quindi, invischiato in una spiacevole polemica politica, rilasciando dichiarazioni estremamente ingenerose verso la destra italiana che criticammo da queste colonne. Fu il ministro Gasparri in quelloccasione a chiarire i termini di una polemica che fu naturalmente molto strumentalizzata da certa stampa. Successivamente, intervistato dal Giornale, si sofferm, tra le altre cose, sul periodo della sua collaborazione alla rivista Primato, fondata e diretta ( anni 1940-43) dal ministro fascista dellEducazione, Giuseppe Bottai (che Luzi definiva un buon ministro). Su Primato

scrissero letterati e artisti di variegata estrazione politica che costituiranno lossatura della cultura italiana del dopoguerra, anche quella antifascista per eccellenza. Luzi in quellintervista ammise che Bottai era stato in grado di dare vita a un certo fermento culturale, che si spingeva anche, talvolta, su posizioni di critica e autocritica nei confronti del fascismo. Classico e moderno al tempo stesso, come ha sottolineato la sua grande amica, la poetessa Maria Luisa Spaziani, con Mario Luzi non c' pi l'endecasillabo, c' il verso libero, franto, come in una ricerca continua nel porre domande. La sua poesia diventata una continua domanda, strenua ricerca di una risposta. A chi gli chiedeva, quale parola proporre per il Ventunesimo secolo?, lui rispose in inintervista su queste colonne: La semplicit. Ricondurre l'uomo alla sua elementare, creaturale verit e da l rinvigorire il suo cammino eliminando le cose truccate. E un augurio all'uomo come tale, che oggi vive sempre piu' di apparenza. Ci piace, quindi, ricordare lultimo grande protagonista della grande tradizione lirica italiana con il suo messaggio ai giovani: I giovani che si avvicinano alla poesia -disse - si rendano conto di essere dei rivoluzionari. Un verso -spiegava - dice piu' di tante parole.

Pubblicata una raccolta di scritti dello scrittore francese


SICOLOGIA, narrativa, filosofia, poesia, sociologia, religione? Tutto questo ed altro ancora negli scritti di Georges Bataille. Una recente pubblicazione della Bollati Boringhieri raccoglie tutti i romanzi dellintellettuale francese, controversa figura di letterato-filosofo che rappresenta il possibile sbocco di un pensiero che unisce Sade a Freud, passando per Nietzsche. In maturit Bataille intrattenne stretti rapporti, fra gli altri, con Adorno, Breton, Sartre e Levi- Strauss e, nel dopoguerra, divenne un vero e proprio guru spirituale, influenzando e incoraggiando Barthes, Derrida e Foucault. Pi celebri dei suoi romanzi in realt sono i suoi saggi, come La teoria della religione, Su Nietzsche o La letteratura e il male, al quale i suoi racconti rimandano inevitabilmente. Non si tratta, in questa sede, di discutere delle posizioni politiche o filosofiche di Bataille, che, come si immaginer, risultano ben distanti da quelle della destra, ma del valore del francese come letterato, ma questo metodologicamente, quasi fingendo che tra i due mondi, larte e la politica, non vi sia contiguit, per poi recuperarla ed interpretarla solo in ultimo. Nella raccolta curata da Guido Neri per la Bollati Boringhieri troviamo, tra gli scritti pi rappresentativi, Storia dellocchio, Madame Edwarda, e Limpossibile. Ovunque leco del Marchese de Sade fortissima e i personaggi di questi brevi romanzi si aggirano per le loro vite tra lussu-

Bataille, la monotonia di un nichilista senza qualit


MATTEO SIMONETTI

rie, violenze e sofferenze, nel tentativo di far fronte al nulla dal quale non riescono a nascondersi, nonostante le tante partenze per nonluoghi dellanima e del mondo. I protagonisti si perdono nella loro estrema sensibilit, si attorcigliano in elucubrazioni e sottigliezze razionali, sezionando i propri sentimenti e il tempo, alla ricerca del godimento interiore dellattimo, nella certezza di non disporre delleternit. Bataille un Bukowski senza ironia, ma con la pi perfetta lucidit, un Sade in ritardo, con maggior acume psicologico ma meno carica erotica. La riflessione che sorge leggendo questi scritti quella, mai esaurita, sul rapporto tra letteratura e morale, tra arte e morale in genere. In che modo raccontare, dipingere o far ascoltare il male possono influire sulla scelta tra questo e il bene? Si potrebbe affermare che solitamente ricorrono due posizioni estreme: la prima, quella moralista, borghe-

se e un po pretacchiona, ritiene di dover annullare ogni spazio e ogni tempo nei quali il male si esprime; la seconda invece, ed quella di matrice progressista postmoderna derivante dalla concezione adorniana, concepisce larte solo come espressione della resistenza a qualsiasi legge, a qualsiasi stato dellessere, perch solo nel superamento v bene. Ed questultima, ovviamente, quella pi chic. Nel libro di Bataille ci sono comunque parecchie intuizioni felici e toccanti: Il tavolo da gioco questa notte stellata dove cado, gettato come un dado su un campo di possibili effimeri, e poi Lei sa, ma dimentica, che siamo entrati tutti e due nel buio di una prigione dalla quale usciremo solo morti, ridotti ad incollare, nel freddo, il cuore a nudo contro il muro, in attesa di un orecchio incollato dallaltra parte. Questi passi sono tratti da Limpossibile, ma di suggestioni potenti - tra sapori di topo, occhi e globi di carne sot-

to il sole di una corrida, freddo palpabile, seduzioni di vesti e nudit improvvise, immobilit che sa di letto e di stanze vuote, risate sguaiate e disperate - ce ne sono molte tra queste pagine. Da un punto di vista generale, poi, si potrebbe rilevare che Bataille, come Sade, in fondo un essere religioso, in un certo senso metafisico, e in quanto tale feroce combattente dellutilitarismo razionale e dunque alleato di noi nostalgici di unet aurea. Quindi un giudizio del tutto positivo? No, perch, a ben vedere, questo puntare tutta la posta sul male soffre del difetto della modernit, ossia il voler riportare il tutto a una sua parte. Ed il difetto di Freud e del suo dio sesso, di Marx e del suo dio economia, di tutti quelli toccati dal miraggio della riduzione del mondo ad un dettaglio illuminante, tara dello scientismo di sempre. E per questo la letteratura di Bataille, a lungo andare, si scioglie nella divagazione di un pazzo, che non sa far altro che piagnucolare e dimenarsi, che non conosce grazia e coraggio, abnegazione e amore fraterno. Un demente che, di un frutto, getta polpa e semi, rigirandosi in mano il pur significativo picciolo. Come del male la mancata accettazione porta inevitabilmente allipocrisia, allo stesso modo la mancata comprensione del valore estetico del bene conduce ad una sterilit ripetitiva. A mio parere la lezione del pensiero tradizionale deve concretizzarsi, nellarte, nel rifiuto di ogni parzialit, di ogni settorialit, nellaccettazione dellimmutabile che, se non tutto, gi molto.

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