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A CASA DI DOROTHY

Dorothy viveva nel cuore delle grandi praterie del Kansas con lo zio Henry
e sua moglie, la zia Em. La loro casa era piccola: c’erano quattro pareti, un
pavimento e un tetto, che formavano un’unica stanza. Questa stanza
conteneva una stufa dall’aria arrugginita e la credenza per i piatti. Vi era
un piccolo buco, scavato nel terreno, chiamato “sotterraneo anticiclone”,
nel quale la famiglia poteva rifugiarsi nel caso in cui si fosse scatenato un
uragano. Si accedeva al piccolo e buio rifugio passando per una botola,
posta al centro del pavimento, da cui partiva una piccola scala.
Se Dorothy si affacciava alla soglia di casa e si guardava intorno, non
vedeva altro che l’immensa , grigia prateria. Il sole aveva arso il terreno
arato rendendolo una macchia grigia attraversata qua e là da piccoli
crepacci. Perfino l’erba non era verde, poiché il sole aveva bruciato le
cime dei lunghi steli, fino a farli diventare grigiastri, come il resto del
paesaggio.
Anche la zia Em era opaca e grigia. Era pure magra e smunta, e non
sorrideva mai. Neppure lo zio Henry rideva, aveva un’aria seria e
raramente parlava. Solo Totò non era grigio. Totò era un cagnolino dal
pelo lungo e morbido, con un musetto buffo in cui brillavano due occhietti
neri e vispi. Totò teneva allegra Dorothy. Giocava tutto il giorno e la
bambina si divertiva con lui e gli voleva molto bene.
(Frank Baum, Il mago di OZ, Editrice Piccoli)

Sottolinea nel testo le sequenze descrittive secondo le indicazioni.


Casa  rosa Sotterraneo blu Prateria  verde
Zia Em  rosso Zio Henry azzurro Totò  arancione

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