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«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non
fate troppi pettegolezzi». C. Pavese
2
Simonetti Walter
3
"Non sono d'accordo con ciò che dite, ma mi batterò
perchè possiate dirlo liberamente". VOLTAIRE
4
La psicosi del capro espiatorio
Da: rikizero@inwind.it
A: <propop@linkproject org>; shake milano
<press@shake.it>; estragon bologna<live@estragon.it>; radio k
centrale<radiorkc@iperbote.bologna.it>;
Data invio: sabato 13 gennaio 2002 23:27
Oggetto: Letterà aperta?
Simonetti Walter
IL VILLAGGIO DEI DANNATI
Saluti psichedelici
Tavor27
6
http://it.wikipedia.org/wiki/Psicosi
Il termine psicosi fu introdotto nel 1845 da Ernst von
Feuchtersleben con il significato di "malattia mentale o
follia". È un grave disturbo psichiatrico, espressione di
una grave alterazione dell'equilibrio psichico dell'individuo,
con compromissione dell'esame di realtà e dunque con la
negazione[1] come meccanismo di difesa, inquadrabile da
diversi punti di vista a seconda della lettura psichiatrica di
partenza e quindi del modello di riferimento
SINOTOMATOLOGIA
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in corso di disturbi mentali organici secondari a
malattie internistiche o neurologiche (Lupus
Eritematoso Sistemico, endocrinopatie, uremia,
porfiria, Sindrome di Wilson, corea di Huntington,
lesioni del lobo temporale e parietale, epilessia,
abuso di sostanze come alcol, anfetamina,
cocaina, cannabis e allucinogeni);
in corso di disturbi cognitivi correlati alla demenza;
in corso di disturbi dell'umore;
in corso di quadri schizofrenici;
in corso di quadri schizoaffettivi;
psicosi acute: schizofreniformi, reattive brevi,
cicloidi,puerperali, ecc.;
in corso di disturbi deliranti (di tipo paranoide);
in corso di disturbi di personalità.
EPIDEMIOLOGIA
EZIOLOGIA
NOTE
BIBLIOGRAFIA
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Simonetti Walter
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vita. Ma resta un individuo Unico, speciale, terrorista
poetico, dalla personalità multipla, un Esperimento XXX.
Spia ed agente provocatore doppiogiochista dello
SDECE, e gola profonda al servizio della Stasi, cacciato
con disonore dalla Legione Straniera.
Il Gobbo Internazionale
12
Bogdanov e la verità operaia
Leonardo Fibonacci
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Futuro anteriore e Psicosi del capro
espiatorio
Lo script autobiografico, “La psicosi del capro
espiatorio” è avvincente un mix di situazionismo P.
K. Dick siringato con la scimmia sulla schiena di W. S.
Burroughs. Un invettiva fuori dalle regole lessicali,
che va contro il mondo intero, una visione psicotica,
allucinata, delirante, ed estrema della realtà.
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colpa di Simonetti Walter, Il mezzo per fermarlo si chiama
“Sistema Amerikano” (S.A.).
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anarchico strineriano, si è meritato questa folle
persecuzione, questo fac-simile di non vita.
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“L’Opera di soccorso si dedico sistematicamente a individuare i
bambini jenisch allo scopo di sottrarli ai genitori e collocarli
presso famiglie affidatarie o negli orfanotrofi, quando non
venivano addirittura incarcerati o internati in ospedali
psichiatrici. Secondo i principi perversi di un’eugenetica
feroce, sopravvissuta tra le pieghe delle società europee alla
stessa catastrofe nazista”.
“Poi una volta impadronitesi dei piccoli, ne organizzava la
ricollocazione in una rete fitta di referenti, contadini desiderosi
di acquistare braccia giovani per i lavori nei campi, istituti
religiosi, istituzioni psichiatriche, penitenziari. Un mondo fatto
di uomini e donne per bene, tutti timorati di Dio e l’autorità, che
si prendevano cura dei loro corpi e delle loro anime educandoli
alla vita ordinata e alla disciplina del lavoro con ogni mezzo di
correzione, a suon di nerbate o di elettroshock, sottoponendoli a
controlli feroci e talvolta anche (è documentato) a molestie
sessuali, impegna dosi con precisione svizzera all’unico vero
dovere di cui erano ritenuti responsabili: impedirne ogni contatto
con la famiglia di origine. Vigilare affinché l’identità originaria
di quei loro protetti fosse davvero cancellata”.
“Ecco questa è la nuda vita. Questa “massa informe di carne
senza volto” (così la Mehr si vede nel suo primo barlume di
autocoscienza) totalmente affidata agli altri, estranei, nei luoghi
degli altri, esposto. E’ una vita che non può vivere una vita
propria. La vita che non “si appartiene”, perché negata nei
suoi fondamenti identificanti, privata della stessa continuità
temporale. La vita di coloro che sono spiritualmente privati
della propria identità, perché non conformi allo jus soli … è
la vita cui viene negato finanche il diritto alla propria
naturalità (cosa più naturale del legame per nascita?). E’ la
vita interamente, liberamente manipolabile perché res
nullius. Privata di un soggetto. Separata dalla soggettività che la
dovrebbe abitare, ma anche socialmente inaccettabile.
Inopportuna. Da rimuovere con misure amministrative. Con le
tecniche neutre dell’igiene sociale”.
Marco Revelli Controcanto
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Se questa vittima può elargire anche dopo la sua morte i
suoi doni a color o che l'hanno uccisa, è perché essa è
risuscitata, oppure perché non era veramente morta. La
causalità del capro espiatorio s'impone con tale forza che
neanche la morte è in grado di fermarla. Per non rinunciare
alla vittima in quanto causa, essa la risuscita se occorre, la
rende immortale, almeno per un certo periodo, inventa
tutto ciò che noi chiamiamo trascendente e sovrannaturale.
René Girard
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Jonh Doe
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Capitolo 001
Uno spettro si aggira per l’isola felice 31/10/2000
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“Sono Richi non capisco cosa volete dire, però mi sento strano,
cosa c’è nel mio passato, chi sono veramente?”.
Mi guardano divertiti e accennano alla loro verità:
“Sei un pazzo, un killer tossico dell’Ordine della Stella. Tu sei
Simonetti, il traditore dell’Italia”.
Comincio a ricordare, a sistemare nella mente le immagini del
mio passato. E mi viene da ridere, come un Satiro folle senza
morale. Ma con un codice d’onore quello dell’anarchia da
rispettare. Rispondo dicendo:
“La verità non è mai così semplice. Una medaglia ha sempre due
facce. E prima di giudicare come degli stolti, bisogna guardare in
faccia la realtà. La vita di merda che mi hanno costruito addosso,
i vostri eroi. Ma ora mi sento bene, troppo bene, vedo il futuro e
sono cazzi amari per tutti”.
Vado con loro in macchina. Mi nascondo dietro per non farmi
vedere. Ci vuole poco per arrivare al centro dell’isola felice, è
una cittadina piccola. Quello che si mostra alla fine del corso è
uno spettacolo stravagante, persone che parlottano tra di loro
eccitate. L’argomento sono io o meglio la mia morte è al centro
di questo festino domenicale. Alcuni ridono, altri sono spaventai,
chissà perché?
Alla fine non resisto e mi faccio vedere, quasi tutti rimangono a
bocca aperta, ma le parole che avanzano contro di me sono fuori
dalla norma, mi spiazzano.
Mario, l’amicone freak comunista, si avvicina con un fare
diverso dal solito mi parla, come se mi conoscesse da sempre. E
non da pochi anni. Mi dice:
“Simonetti lo sapevo che ci saresti ricaduto, sei strafatto, era
meno di un anno che non combinavi disastri. Ma sei finito, ti
aspetta la galera, i francesi non ti proteggono più. Ci hanno detto
che hai ammazzato una ragazza”.
Rimango stupito ma fino ad un certo punto e rispondo subito. Ma
parlo un linguaggio allucinato, farsesco, da teatro dell’assurdo.
“Nemmeno per un cazzo! Non ho ammazzato nessuna ragazza,
voglio sapere, chi ha messo in giro questa stronzata? E poi non
sono Simonetti, ho capito cosa intendi, ma questo che vedi è la
personalità Richi, alla massima potenza.”.
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Poi risate continue quasi deleterie, sembra che sto per andare via
di testa, ma alla fine mi riprendo in extremis. E continuo nel mio
monologo strippato:
“Ho già visto tutto, e come se questo fosse già successo. Sono
ancora coperto, non andrò mai in galera. Ci sono persone
importanti che lo devono cazzo …”.
A questo punto interviene Paolo, uno della sinistra rivista:
“Senti mostro della Laguna, in stato di shock permanente, è
impossibile questa volta non c’è la fai. I capi del Partito sono
stati chiari, non hai scampo ti spediscono in galera e buttavano
via la chiave. Finalmente!”.
Ma non mi convincono anzi rido ancora di più. E lo spettacolo
più infame e degradante deve venire. Altri ragazzi hanno in mano
un manifesto da morto, c’è il mio nome e cognome, non riesco a
crederci come hanno fatto in poche ore a stamparlo e diffonderlo.
La risposta è semplice i leader della Lobby satanista cristiana che
domina nell’isola felice e gli eroi dello Stato ne hanno stampato
uno per l’evenienza. Sapevano della trappola mortale a Bologna,
sapevano che la primula rossa aveva i giorni contati.
Mi dicono di andare al bar del Corso dove una moltitudine di
uomini, donne, vecchi, ragazzi e ragazze stanno festeggiando la
mia dipartita, con un brindisi edonista, quasi religioso. Mi
avvicino alla porta del locale, con il lugubre manifesto nelle
mani, guardo queste pecorelle smarrite, questa folla adulante,
con il sorriso sul volto, e provoco la loro stoltezza:
“Tana libero tutti, sono vivo pezzi di merda!”.
Rimangano di sasso, stupiti, inebetiti, non accettano che
Simonetti Walter sia sopravvissuto ancora alla morte. Pensano
che sia impossibile i loro ministri del culto erano stati chiari
l’ebreo morirà è il volere di Dio, non ha più scampo è il capro
espiatorio. I loro dirigenti di partito erano stati categorici quello
scherzo del destino creperà non ha più protezioni. Ma di che Dio
stanno parlando? E’ il Dio della Gnosi ariana mai debellata
veramente dalla Chiesa Cattolica, anzi sempre usata per i loro
lavori sporchi, infiltrata da Massoni di ogni specie, una Cultura
antica che non vuole rendersi civile, ma continua a considerarsi il
Santo Grall, la verità assoluta.
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Ma di che giustizia politica parlano? E’ la ragione di uno Stato
che si è sporcato le mani, e usa il Segreto come arma politica
perché non vuole rendere conto alla comunità internazionale, dei
crimini commessi. I moderni rappresentanti di questa Statolatria
sono gli ex stalinisti e i liberal fascisti. Il paese dilaniato da lotte
intestine e istituzionali, si unisce incredibilmente contro un
nemico del popolo. E visto che non si riesce a mandarlo in
galera o internarlo in un manicomio lo si fa ammazzare, la taglia
fa gola a tanti criminali.
Chi sono queste persone nel bar Corso? Li guardo bene sono
facce già viste, un universo composito e variegato, vedo con
sorpresa anche parenti ed amici lì a festeggiare per il macabro
evento, il sacrificio umano. Ci sono mantenuti da genitori
miliardari. Giovani di sinistra, alternativi figli di papa, portatori
entusiasti del socialismo degli imbecilli, che di radicale non ha
proprio niente. Ci sono i neofascisti, i bulli più dementi, senza
una briciola di sale in zucca, i servi più infami dello Stato
d’eccezione. Vecchi amici che hanno cambiato bandiera e
vogliono stare con i vincitori. Poi altre istituzioni cittadine,
borghesi rimasti con il cuore ai tempi del Duce e delle leggi
razziali. E non potevano mancare gli eroi del Partito, sono loro a
spingere questa folla multicolore, contro di me. Vorrebbero fare
giustizia, qui e ed ora, ma si bloccano, si accorgono che non ho
paura, che la forza della disperazione e la droga mi rendono
pericoloso, refrattario alla loro volgarità.
Parole di odio e vendetta fermano il tempo, per il momento la
resa dei conti è rinviata, dei ragazzi mi prendono e mi portano
fuori in piazza. Ho bisogno di bere a volte mi sento mancare, una
debolezza che sembra avvolgermi per sempre. Poi mi riprendo
con della birra e ricomincio con il monologo schizofrenico di
parole dissacranti. Penso sono tornato, come un Profeta, un
moderno Zarathustra folle e drogato sono sceso di nuovo a
portare la parabola dell’anarchia. Ma non c’è più nessuno qui ad
ascoltare, i fratelli e le sorelle non sono più tali, altri sono spariti
nel nulla o sono morti. Sono rimasto solo?
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Mi sbaglio qualcuno c’è, che sta avanzando verso di me dal
Duomo, veloce sconnesso è proprio lui Massimo, l’amico matto
del cuore. Si avvicina ridendo e non crede hai suoi occhi:
“Dino sei tu? “.
Io lo guardo e rispondo:
“No, non sono Dino in questo momento, il cocktail di droga che
ho preso non mi ha fatto cambiare personalità”.
Massimo mi guarda e pensa a voce alta:
“Trip ed eroina è già successo non ti ricordi? Delle volte ti
prendevamo e invece di risvegliare Simonetti, ti facevamo
prendere altre cose ed eri così in mezzo al guado. Sempre fuori
di testa. Per me sei sempre Dino”.
Ma la folla degli stolti non è sazia, vuole chiudere per sempre la
partita e cerca un pretesto per saltarmi addosso. Mi fa cadere in
trappola, invia un tipo, un pericoloso picchiatore ormai
consumato dall’alcool e derivati, che mi minaccia.
“Ti devo dare una lezione, non ho paura di te”.
E nello stesso istante arriva un altro che mi porge un coltello per
difendermi, cado nella trappola e a mia volta minaccio il
picchiatore:
“Fatti avanti che ti taglio la gola”.
Ho paura ma fino ad un certo punto, le visioni mi aprono la
mente, mi indicano una via, un futuro possibile, auspicabile, la
mia storia non finirà ora per mano di questi idioti in preda hai
fumi dell’intolleranza. Prendo coraggio e mi faccio avanti con il
coltello, il picchiatore si blocca e lui ora ad aver paura del
demone che vede nei miei occhi. Ogni uomo a un suo tallone
d’Achille, la sua kryptonite che lo distrugge e gli fa tremare le
gambe. Ora ricordo l’io Simonetti, quando è alla massima
potenza, quando la forza delle sue parole fa vibrare di spasimo
ogni persona sana o malata di mente. Per i tanti squadristi rossi,
neri, azzurri e verdi Simonetti è la kryptonite. Hanno fallito
miseramente, questi porci con le ali non sono riusciti a
distruggere definitivamente Simonetti Walter.
Ricordo come non l’avessi mia dimenticato, già perché ho
dimenticato tutto? Quale shock mi fa vivere senza passato?
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Ma anche questo è un segreto di Pulcinella. Questo paese
di preti pedofili, criminali in divisa, padroni della libertà
altrui, burocrati statolatri, nazi-padani e brave persone
sempre alla moda, nasconde un segreto che non è tale.
Perché le medicine della memoria, anche se messe al
bando dagli organismi internazionali, sono una realtà di cui
tutti conoscono lo scopo e l‟uso criminale. La società civile
democratica ne ha giustificato l‟uso, a tonnellate alla fine
degli anni 70, per distruggere il brodo di cultura del
terrorismo in Italia.
Un vero e proprio sistema di rieducazione forzato e di
distruzione della personalità (inviolabile sulla carta)
dell‟individuo, messo in moto dallo Stato, con l‟appoggio di
tutti i Partiti (dai fascisti del MSI, passando per i Demoni
Cristiani, i Socialisti di Craxi fino al PCI entusiasta di
entrare nell‟area di governo). L‟unico politico che si è
opposto a questa deriva autoritaria e ha difeso lo Stato di
diritto è stato Marco Fannella. Ricordo ancora quella
tribuna politica, avvenuta 30 anni fa. Pannella e il cattivo
maestro Macalzone hanno avuto il coraggio di denunciare
l‟uso di massa delle medicine della memoria e l‟altra
infamia, il ringiovanimento molecolare e psicologico di 120
bambini, avvenuto in una clinica segreta create dal Duce,
insieme hai nazisti, e poi usate dallo Stato Democratico per
il bene della scienza (Sic.).
Tutto questo è sotto il massimo segreto di Stato, quella
tribuna politica e la campagna portata avanti da anarchici e
da una parte del movimento per la verità sulle medicine
della memoria è stata cancellata dalla memoria collettiva.
Tramite mass media, istituzioni e centinaia di migliaia di
militanti, dei partiti dell‟area costituzionale, zelanti agenti
della controrivoluzione preventiva. Insieme alle forze
dell‟ordine felici finalmente di vendicarsi dei sovversivi
finocchi, drogati e straccioni.
Avevano bisogno di un capro espiatorio per sfogare la loro
vendetta democratica, il loro istinto di morte. Tutti quelli
che hanno tentato di opporsi e denunciare questo stato
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illegale di cose alla comunità internazionale è finito matto o
morto in spiacevoli incidenti accidentali.
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Se non avessi quelle droghe nel sangue, ora non ricorderei le
ultime ore di vita, e sarei in balia degli altri.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Pharmakos
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Capitolo 002
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“Ti porto in un posto che dovresti conoscere. La chiamano la
casa del Diavolo è in campagna. Lì c’è una persona Maniac, è il
maggiore responsabile della tua persecuzione, potrai finalmente
vendicarti ”.
Anche la strega mi dice di scappare e mi offre il suo aiuto.
Comincio ad aver paura, sono circondato da una massa di
indemoniati che agitano la croce, e non sentono ragione. Non
vogliono giustizia, ma il sacrificio umano. Credono che il mio
sangue, plachi il loro Dio dell’amore, portano avanti una strana
fede, la gnosi ariana.
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burocratico e un canale per il potere più deleterio e totalitario. Il
significato vero del comunismo: la lotta contro lo sfruttamento,
la liberazione dal lavoro, il deperimento dello Stato, la fine
dell'alienazione. E' per questi nazi stalinisti il fumo negli occhi e
un incubo a cielo aperto.
Nel socialismo degli imbecilli si trova una delle giustificazione
alte, della mia persecuzione. Questa ideologia e pratica
reazionaria ha creato una zona grigia dove stalinisti, nazi, liberali
della domenica, fondamentalisti cattolici, camicie verdi e Radical
Gullo Chic (un po Naif) si sono ritrovati di comune accordo.
Anche uno dei loro padri putativi, G. Stalin, con gli ebrei, aveva
un comportamento ambiguo e cinico. Per alcuni era
semplicemente un antisemita, per altri un dittatore senza scrupoli
che a parole combatteva l'antisemitismo, ma nella pratica usava
con gli ebrei il bastone e la carota.
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sembra una vecchia casa colonica. Qui è iniziato qualcosa ne
sono certo, mi sembra di tornare indietro nel tempo. Queste
mura, queste porte e finestre le ho già viste, le ho già sognate
toccate. Ma in che vita è successo? Chi sono?
Sono la reincarnazione dello spirito della provocazione, un
apostata di nome Simonetti Walter. Questa è la risposta che mi
nasce da dentro. Tutto il resto non conta nulla, solo parole senza
senso ne segno, ne rispetto.
Non siamo soli ci sono due persone che ci aspettano, un vecchio
ed un ragazzo, facce conosciute ma che non riesco a definire,
collocare. Sono spaventati, nervosi, hanno paura che la
situazione finisca al peggio. I due indigeni non sono in buoni
rapporti, il vecchio anarchico Enrrico bestemmia quando il
ragazzo Benitino comincia a parlare.
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in via d‟estinzione si fanno rispettare. Adesso quei
documenti storici sono in Francia in buone mani.
Beninitino si è riempito la testa di merda
nazionalsocialista, supramatista, Evolinana da Ordine
Nuovo credendo di essere un duro, ma è solo un topo di
fogna, protetto dai soliti noti in doppio petto. Si considera
un Mago, ma è solo esoterico da strapazzo, che si crede
un Dio invocando forze primordiali in quelle ridicole messe
nere. Gli antenati, il consiglio degli unici, dall‟oltretomba
l‟hanno già giudicato quel nome, Simonetti, non potrà più
usarlo (e questo vale per tanti altri idioti), ed il nostro
Benitino non troverà mai pace.
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Non sono così stupido da crederci veramente ho un altro progetto
per il maiale. Senza pensarci due volte mi avvento sulla terrorista
e le prendo la pistola buttandola a terra. Lei rimane di sasso, dico
a Massimo di trovare una corda che la leghiamo. Non mi fido di
questa donna. I suoi discorsi suonavano falsi fin dall’inizio,
completamente fuori dal tempo. Adesso che ha paura dice di
essere una poliziotta infiltrata della Digos, che doveva portarmi
quassù per incastrarmi. Io non capisco per quale motivo, cosa
vogliono ancora da me, e ricordo di essere stato una povera spia
del vecchio SDECE, uno di quegli anarchici stirneriani che
facevano il doppio gioco. I traditori della nazione vanno distrutti,
ma siamo nel 2000, forse è l’ora giusta di battere cassa.
Il passato mi torna poco per volta, la mia mente non accetta tutto,
la mia vita sembra un film di fantascienza ispirato da Phip Dick.
Non ho tempo di pensare arriva Maniac, si avvicina camminando
piano, si sente sicuro è gonfio come un pavone. Con quella voce
da imbecille mi dice di arrendermi che non ha paura di me. Pensa
di essere indistruttibile.
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Le medicine della memoria sono la sua arma proibita è il
potere di travalicare la legge (lo Stato d‟eccezione), si
crede Dio ma è solo un moderno squadrista, uno
stupratore, un avanzo da galera che parla di sinistra ma
non ha un briciolo di dignità. Per gli organismi
internazionali che si battono per il rispetto dei diritti umani
è solo un criminale antisemita protetto dallo Stato.
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Italia. Porterò il Re ed il Principe nudi davanti al mondo intero,
questo mi dice il mio spirito da iconoclasta.
Ma non è finita, sistemato Maniac, il piano dei servizi e della
digos viene a galla. Dalle colline parte un colpo di un cecchino
mi arriva vicino una folata di vento mi salva la vita. Non ho
paura gli altri tremano come foglie e dico ad alta voce:
“Chi ammazza un Unico, un anarchico stirneriano, non campa
una settimana, queste sono le leggi del limbo dei demoni”.
Questo mio folle discorso a effetto, non arrivano più spari i
cecchini hanno paura, di che cosa? Non saprei rispondere ma la
leggenda dell’Ordine della Stella “La cultura”, centra quel nome
ancora oggi fa paura ad ogni essere umano.
Decido di consegnarmi alla sedicente terrorista ora poliziotta,
con una specie di cerimonia dissacratoria le consegno la pistola.
Lei all’inizio impreca e minaccia di farmi male, ma poi mi mette
solo le manette e torniamo con l’auto tutti e quattro all’isola
felice. Come se fosse stata una strana gita nel tempo.
Questa mia ribellione contro la persecuzione, sarà considerata un
insurrezione contro lo Stato, in realtà non era altro che una
trappola della Digos e dei servizi con i cecchini armati fino ai
denti appostati li vicino. Non sono riusciti nemmeno questa volta
ad incastrami a liquidarmi. Ma loro i polis e tutti gli altri, sono di
un'altra idea mi aspetta la galera, per il reato di voler la verità
sulla mia vita. Per il reato di lottare contro il segreto di Stato, per
il reato di essere vivo nonostante tutto e tutti. Per il reato di
essere un homo sacer che si è ribellato alle quotidiane vessazioni
e violenze, alla condizione incostituzionale di Paria.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Paria
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Capitolo 003
Acid test
http://it.wikipedia.org/wiki/Merry_Pranksters
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Il ritorno all’isola felice è pieno di incognite, bombe a calore, che
bisogna dosare con calma, per non bruciarsi, dilaniarsi il corpo.
Ormai senza più organi ma con solo una testa pulsante, visioni
diurne e futuro alternativo per ogni situazione che vienesi a
creare, sono il sale di questi secondi che valgono anni di vita
vissuta, intensamente senza riflettere solo azione e immanenza.
Il Dio di Spinoza è ovunque ne sento la presenza la sua forza mi
da una coraggio senza precedenti che può portarmi alla follia.
Non sono come il Coraggioso di Jonny Depp non cerco il
sacrificio per il denaro, per la mia famiglia, voglio tutto e lo
voglio subito per me, per la mia vita malandata. Ma il mio piano
fa acqua da tutte le parti appena scesi dalla macchina c’è un
intero paese che ci attende con il sangue agli occhi. Le parole del
pubblico astante sono piene del loro Dio dell’amore.
“Criminale, assassino, finocchio, terrorista, spacciatore, deviato,
ebreo”
E’ una litania a senso unico. Sono un generatore di Kaos questo
sento nell’aria e nel Kaos regna sovrana l’anarchia, il principio
naturale primordiale fa dell’uomo e della donna essere liberi ed
uguali. Né Stato né padroni, sono refrattario alla gerarchia e
all’autorità, ma qual è la mia legge?
Risuona nella mai testa lisergica, drogata, come una campana
stonata, il motto di A. Crowley:
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Ma non sono mai stato, un discepolo e un amante del Magus,
troppo decadente e serioso per la mia provocazione, per la mia
“arte? No grazie”. Per il mio spirito anarcoide. Che non vuole
legami esoterici, maestri senza parte da venerare, ma fratelli e
sorelle, unici in simbiosi con cui camminare insieme una strada
in divenire
Come un satiro folle cerco e scappo dalle baccanti in preda alla
follia dionisiaca, mi accingo a giocare la mia ultima partita con
la morte, qui nell’isola felice.
Ad un tratto viene messa in scena una strana votazione. Tra me
un’opera d’arte giuliva. Chi di noi due dovrà pagare il prezzo
dell’anarchia. Chi tra noi due merita il frutto del peccato, chi tra
noi due è un Iconoclasta.
E’ incredibile perdo la votazione, per queste persone radunate
qui, non sono io il criminale, in questa ultima storia di estremisti
della porta accanto, le persone sanno la verità.
E la storia di giovani figli di papa che volevano fare la
rivoluzione e vendicare non si sa che cosa, non si sa chi. Che
dopo aver presentato Simonetti Walter ai quattro dell’oca
selvaggia e perso la ragione per il folle infiltrato che sfidò la
stella con il coltello in mano. Tornano a casa dai padri in
ginocchio a benedire il partito dell’avvenire, si fanno gesuiti
della sinistra e vivono come ipocriti del nulla stato. Odiando
Simonetti fino al parossismo. L’unico, l’uomo sacer che lotta
solo contro la svastica sul sole. L’infame limbo della banalità del
male. Dove un maiale può dettare legge.
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della luce non si può piegare distruggere è immortale. Persi tra la
croce e i rituali satanisti hanno perso il senno e si fanno
inconsapevoli baluardi del Nichilismo. Quello più truce e infame
coi valori sempre in mostra. I sacri valori della morale.
Arriva l’Acid Test è un’idea beffarda che abbiamo all’unisono io
e Massimo, negli occhi drogati un lampo come un tempo come
da bambini lo scherzo è liberatorio.
Gli ultimi acidi erano quasi finiti, Massimo però non li ha buttati
e per l’occasione vanno benissimo. Nel contenitore della birra
scivolano via che è un piacere, saperli in azione. Insieme a lui
beviamo questa bionda lisergica con i massoni satanisti cristiani.
Loro sanno della droga nella bevanda ma non gli importa nulla
sono troppo felici è un giorno di festa cittadina, da ricordare per
sempre.
Le manette hai polsi fanno un po’ male ma la gioia della
disobbedienza è troppo grande, l’Acid Test sta dando i suoi
frutti. Vittorio il grande Vittorio venuto subito a trovarmi
sapendo del disastro da me combinato, rimane in balia di queste
donne sotto acido, maschere del carnevale che tentano in ogni
modo di farsi notare dal mattatore. Ride ma non sa che dire
questo spettacolo stravagante è troppo anche per lui, uno dei
pochissimi che si ricorda dell’unico del folle.
Ma c’è anche Marco con la sigaretta sempre accesa e la voce in
continuo fermento che non mi da pace. E Sergio che sembra un
gesuita che vuole redimere la pecorella smarrita che lui ed altri
hanno costruito tanti anni fa. Arrivano anche i bolognesi
ripresesi dalla notte e dal delirio del pazzo. Sono giunti qui
alcuni con buone intenzioni altri neri di rabbia. Gippo e il padre
che dicono di aiutarmi. Luca in stato di shock e con la lingua
serpentina tenta di provocarmi. E ci sono anche gli scrittori l’ex
Luther Blisset. Hanno un libro da mostrarmi, me lo danno. Per
una magia senza tempo appena lo apro sfogliando le pagine
riesco a leggere tutto (la super intelligenza che va e viene e
tutt’uno con il mio sorriso dionisiaco). In pochi secondi ho finito
il libro una delle doti dell’esperimento XXX che non ricordavo.
Mi piace di più una versione della storia del bar dell’Aurora, ma
dicono i post-avanguardisti che non sarà quella ad essere
42
pubblicata. I misteri della fede nella sinistra italiana. Totem e
tabù che non moriranno mai.
43
Straniero (Battisti Venexia)
44
Heidegger, Martin, Lettera sull’«umanismo», Franco
Volpi, a cura di, Milano, Adelphi,
Piccola Biblioteca, prima ed. 1995.
45
ente sarebbe stato infallibilmente e indiscriminatamente a
disposizione dell‟essere umano.
46
Come per il concetto di nichilismo passivo trattato da
Nietzsche, in Heidegger «l‟essenza del nichilismo consiste
[…] nella sua incapacità di pensare il nihil». Non è quindi
per niente automatico che i pensatori avversari del nulla
sfuggano a quell‟ospite inquietante che il nichilismo
costituisce. L‟ethos heideggeriano consiste dunque in una
profonda lucidità e radicalità del pensiero innanzi ad un
mondo che cambia troppo velocemente rispetto ad ogni
lettura e ad ogni possibile direzione interpretativa. Non più
il “che fare?” sembra prospettarsi per Heidegger bensì il
“che cosa non fare?”, il “che cosa lasciar stare?”. Il punto
in Heidegger sta nel fatto che a suo avviso l‟uomo debba
liberarsi dall‟interpretazione tecnica del pensiero. Troppo
spesso la filosofia si trova nella situazione di doversi
giustificare innanzi alle scienze e troppo spesso dunque
esce dal terreno che secondo Heidegger le è proprio.
Contro il predominio del platonismo, Heidegger gioca difatti
Sofocle e il pensiero tragico in genere, Eraclito e, di
conseguenza, lo stesso Nietzsche.
47
apologie antiscientifiche. Rimane un autore fortemente
critico di molti degli atteggiamenti della scienza moderna
ma laddove essa smaschera le illusioni egli non rinuncia
mai a valorizzarne gli aspetti liberatori. Differentemente da
Heidegger - il cui atteggiamento sembra maggiormente
unilaterale - in Nietzsche, arte, scienza, filosofia e poesia
danzano comunque insieme tra le macerie da esse stesse
provocate e dalle quali a loro volta scaturiscono. In
Heidegger, per alcuni versi, sembra esserci invece un forte
ritorno ad una sorta di orientamento idealistico tipico della
scuola filosofica tedesca rispetto al quale Nietzsche era
sostanzialmente insorto.
48
49
http:it.wikipedia.org/wiki/Cadiscismo
50
STORIA
TEOLOGIA
51
sintetizzati in un'unica entità, patroni delle tempeste;
Kothar Wa Khasis, dio della magia, identificato con il
kemetico Ptah; Shempsu (o Shapash), dea del Sole; Yam
(o Nahar) dio delle acque; Mot, divinità della morte e della
sterilità; Rashap (o Reshep), dio delle pestilenze e della
salute; Athartu (o Atharat), dea identificata spesso con la
stessa Anat; Gapan e Ugar, dèi della fertilità e dei campi;
Choron (o Horon), spesso identificato con il kemetico
Horus; Yarikin, divinità della Luna; Nikkal, dea della fertilità
di origine mesopotamica; e infine Shachar e Shalim, dèi
della natura e dell'irrigazione. L'insegnamento cadiscita si
basa poi sull'idea del fatto che il mondo sia pervaso da
spiriti di ogni sorta, chiamati kakabuma, ovvero
letteralmente "stelle".
SIMBOLOGIA
52
TESTI SACRI ED EPICI
CREDENZE E PRATICHE
Offerte
53
Etiche
RICORRENZE
CONTROVERSIE
54
seconda, la quale tende a ricercare le radici della religione
ebraica originale assimilando elementi dalle tradizioni
native confinanti, ma ponendo come proprio perno la
corrente della Cabala. Il Cadiscismo è dunque differente
perché totalmente fondato sulle tradizioni pagane, senza
influenze ebraiche. Altra differenza fondamentale sta
inoltre nella concezione teologica e nella visione della
natura divina.
55
http://it.wikipedia.org/wiki/Giudeopaganesimo
56
GILLES
DELEUZE
57
né storico, quanto "intempestivo", sempre intempestivo.
Nietzsche ha difficilmente dei precursori. A parte i primi
presocratici, egli stesso ne riconobbe uno solo: Spinoza.
La filosofia di Nietzsche si organizza su due grandi assi. Il
primo ha a che vedere con la forza, con le forze e le forme
di una semiologia generale. I fenomeni, le
cose, gli organismi, le società, le coscienze e le anime
sono segni, o meglio sintomi che riflettono attraverso se
stessi gli stati delle forze. Da qui deriva la concezione del
filosofo come "fisiologo o medico". Possiamo chiedere, per
una determinata cosa, quale stato di forze interiori e
esteriori presuppone. Nietzsche è il responsabile della
creazione di una tipologia generale atta a distinguere le
forze attive, attività e reattività, e analizzare le diverse
combinazioni. In modo particolare, uno dei punti pili
originali del pensiero di Nietzsche sta nell'aver delineato un
tipo di forze genuinamente reattive. Questo tipo di
semiologia generale include la linguistica, o più
concretamente la filologia, come una delle sue parti, posto
che ogni proposizione è in se stessa un insieme di sintomi
che esprimono una forma di essere o un modo di
esistenza di chi parla, sarebbe a dire, lo stato di forze che
mantiene o tenta di mantenere con se stesso e con gli altri
(si consideri, per esempio, il ruolo della congiunzione in
questa connessione). In questo senso, una proposizione
riflette sempre un modo di esistere, un "tipo". Qual è il
modo di esistere di una persona che pronuncia una
proposizione data, quale modo di esistere è richiesto per
poter giungere a pronunciarla? Il modo di esistere è lo
stato delle forze nella misura in cui danno forma a un tipo
che può essere espresso attraverso segni o sintomi.
I due grandi concetti reattivi dell'uomo, diagnosticati da
Nietzsche, sono il risentimento e la cattiva coscienza.
Risentimento e cattiva coscienza sono l'espressione del
trionfo delle forze reattive dell'uomo, ivi inclusa la
costituzione dell'uomo attraverso le forze reattive: l'uomo
schiavo. Tutto questo evidenzia in che modo il concetto
nietzscheano di schiavo non rappresenti un qualcuno
58
dominato dal destino o dalla condizione sociale, piuttosto
caratterizza tanto i dominati quanto i dominatori una volta
che il regime di dominio è caduto sotto il potere di forze
che non sono attive, quanto reattive. I regimi totalitari sono,
in questo' senso, regimi di schiavi, non solo a causa della
gente che soggiogano quanto e soprattutto per il tipo di
"padroni" che producono. Una storia universale del
risentimento e della cattiva coscienza - a partire dai
sacerdoti giudaico-cristiani fino al sacerdote secolare del
presente - è una componente fondamentale della
prospettiva storica nietzscheana (i supposti testi antisemiti
di Nietzsche sono di fatto testi sul tipo sacerdotale
originario).
II secondo asse riguarda la potenza e dà luogo ad un'etica
e a una ontologia. Nietzsche è stato male interpretato
soprattutto in relazione alla questione del potere. Ogni
volta che si interpreta la volontà di potenza come
"desiderio o ambizione di potere", incontriamo delle
semplificazioni che non hanno nulla a che vedere con il
pensiero nietzscheano. Se è vero che tutte le cose
riflettono uno stato
delle forze, la potenza designa allora l'elemento, o meglio
la relazione differenziale delle forze che si affrontano
direttamente tra loro. Questa relazione si esprime nelle
qualità dinamiche del tipo come la "affermazione" e la
"negazione". La potenza non è dunque ciò che la volontà
desidera, piuttosto, al contrario, ciò che desidera nella
volontà. E "desiderare o ambire la potenza" è solo il grado
più basso della volontà di potenza, la sua forma negativa,
la piega che prende quando le-*' forze reattive prevalgono
nello stato delle cose. Una delle caratteristiche più originali
nella filosofia di Nietzsche è la trasformazione della
domanda: Che cos'è... ? in Chi è...? Ad esempio, per ogni
proposizione una data domanda: Chi è capace di
pronunciarla? Su questo punto dobbiamo disfarci di ogni
riferimento "personalista". "Chi..." non si riferisce a un
individuo o a una persona quanto a un evento, ossia, alle
forze che diversamente relazionate incontriamo in una
59
proposizione o in un fenomeno, e alla relazione genetica
che determina queste forze (potenza). "Chi..." è sempre
Dioniso, una maschera o maschera di Dioniso, un lampo.
L'eterno ritorno è stato mal interpretato come la volontà di
potenza. Ogni volta che sentiamo l'eterno ritorno come il
ritorno ad un determinato stato delle cose dopo che tutte le
altre cose si sono già realizzate, ogni volta che
interpretiamo l'eterno ritorno come il ritorno dell'identico o
dello stesso, stiamo sostituendo il pensiero di Nietzsche
con ipotesi puerili. Nessuno ha esteso la critica ad ogni
forma di identità tanto lontano come Nietzsche. In due
occasioni nello Zarathustra Nietzsche nega esplicitamente
che l'eterno ritorno sia il circolo che compie sempre lo
stesso giro. Si tratta esattamente dell'idea diametralmente
opposta, perché l'eterno ritorno non può essere separato
da una selezione, da una doppia selezione. In primo luogo,
vi è la selezione della volontà o del pensiero che
costituisce l'etica di Nietzsche, ciò che vuoi, voglio in modo
tale da volere anche il suo eterno ritorno (si eliminano così
tutti i volere a metà, tutto quello che solo può essere voluto
a condizione di volerlo "una volta, solo una volta"). In
secondo luogo, vi è la selezione dell'essere che costituisce
l'ontologia di Nietzsche: solo ciò che diviene nel più
completo senso della parola può tornare, è atto a tornare.
Solo l'azione e l'affermazione ritornano: il divenire, e solo il
divenire, è. Ciò che si oppone, lo stesso o l'identico,
strettamente parlando, non è. La negazione come grado
più basso della potenza e il reattivo come grado più basso
della forza non ritornano perché sono l'opposto del
divenire e solo il divenire può essere. Possiamo vedere
allora come l'eterno ritorno si collega, non ad una
ripetizione dello stesso, ma al contrario, ad una
transvalutazione. È l'istante, o l'eremità del divenire, ciò
che elimina tutto quello che gli resiste. Libero, crea di
colpo, il puramente attivo e la pura affermazione. Da
questo deriva l'unico contenuto del superuomo. È il
prodotto congiunto della volontà di potenza e dell'eterno
ritorno, Dioniso e Arianna. Questa è la ragione per la quale
60
Nietzsche afferma che la volontà di potenza non è volere,
ambire o desiderare il potere, quanto solo "dare" o
"creare". Questo libro vuole analizzare, prima di tutto,
quello che Nietzsche chiama divenire.
La difficoltà che pone Nietzsche, senza dubbio, dipende
meno dall'analisi concettuale che dalle valutazioni pratiche
che evocano nel lettore un'atmosfera complessiva e tutto
un tipo di disposizione emozionale. Come Spinoza,
Nietzsche sostenne che vi è una relazione molto profonda
tra il concetto e l'affetto. Le analisi concettuali sono
indispensabili, e Nietzsche le porta più lontano di tutti, però
risulteranno sempre inefficaci se il lettore le trasporta in
un'atmosfera che non è quella di Nietzsche. Mentre il
lettore continua: 1) a vedere lo schiavo come colui che si
trova ad essere dominato da un padrone e merita di
restarlo 2) a intendere la volontà di potenza come volontà
di volere e ambire al potere 3) a concepire l'eterno ritorno
come il tedioso ritorno dello stesso 4) a immaginare il
superuomo come una razza superiore, non sarà possibile
alcuna relazione positiva tra Nietzsche e il suo lettore.
Nietzsche apparirà come un nichilista, o, ancor peggio,
come un fascista e, nel migliore de casi, come un oscuro e
terrificante profeta. Nietzsche lo sapeva, conosceva il
destino che lo riguardava, lui che diede a Zarathustra una
"scimmia" o un "buffone" come doppio, predicendo che
Zarathustra sarebbe stato confuso con la sua scimmia (un
profeta, un fascista, un pazzo...). Questa è la ragione per
la quale un libro su Nietzsche deve sforzarsi di correggere
i malintesi pratici 0 emozionali, così come stabilirne l'analisi
concettuale. È, in effetti, vero che Nietzsche diagnosticò il
nichilismo come il movimento che spinge la storia in avanti.
Nessuno ha analizzato il concetto di nichilismo meglio di
lui, fu lui che ne inventò il concetto. Però è importante
tener presente che lo definì come il trionfo delle forze
reattive o del negativo nella volontà di potenza. Al
nichilismo oppose la transvalutazione, ossia, il divenire che
è simultaneamente l'unica azione della forza e l'unica
affermazione della potenza, e l'elemento transtorico
61
dell'uomo, il superuomo (non il superman). Il superuomo è
il punto focale in cui il reattivo (il risentimento e la cattiva
coscienza) è conquistato e in cui la negazione dà luogo
all'affermazione. Nietzsche si mantiene inseparabilmente
legato, in ogni momento, alle forze del futuro, alle forze a
venire che le sue suppliche invocano, che il suo pensiero
abbozza, che la sua arte prefigura. Non solo diagnostica,
come disse Kafka, le forze diaboliche che sta chiamando
alla porta, ma le esorcizza erigendo l'ultima potenza
capace di lottare contro di loro, espellendole entrambe da
noi, fuori di noi. Un aforisma nietzscheano non è un mero
frammento, un pezzo di pensiero: è una proposizione che
ha senso solo in relazione con lo stato delle forze che
esprime, e che cambia senso, che deve cambiare senso,
in rapporto alle forze che è "capace" (ha la potenza) di
attrarre.
Senza alcun dubbio, questo è il punto più importante della
filosofia di Nietzsche: la trasformazione radicale
dell'immagine del pensiero che creiamo per noi stessi.
Nietzsche si spinge al pensiero dell'elemento della verità e
della falsità. Lo converte in valutazione, interpretazione di
forze, valutazione della potenza. - E un movimento del
pensiero, non solo nel senso che Nietzsche desidera
riconciliare il pensiero e il movimento concreto, quanto nel
senso che il pensiero stesso deve produrre movimenti,
piccoli stati di velocità e lentezze straordinarie (possiamo
osservare di nuovo la carta dell'aforisma, con le sue
diverse velocità e il suo movimento "tipo proiettile"). Di
conseguenza, la filosofia ha una nuova relazione con le
arti del movimento: teatro, danza e musica. Nietzsche non
fu mai soddisfatto dal discorso o dalla dissertazione (logos)
come espressione del pensiero filosofico, nonostante l'aver
scritto le più belle dissertazioni - specialmente ne La
genealogia della morale, verso la quale tutta l'etnologia
moderna ha oggi un debito impagabile. Ma un libro come
lo Zarathustra, può solo essere letto come un'opera
moderna, e visto e ascoltato come tale. Non è che
Nietzsche abbia prodotto un'opera filosofica o un testo di
62
teatro allegorico, o un'opera che esprime direttamente il
pensiero come esperienza o movimento. Quando
Nietzsche dice che il superuomo assomiglia più a Borgia
che a Parsifal, o che è un membro tanto dell'ordine dei
gesuiti quanto del corpo degli ufficiali prussiani, sarebbe
molto erroneo considerare queste tesi come delle
dichiarazioni protofasciste, perché sono le osservazioni di
un direttore che indica come dovrebbe essere
"interpretato" il superuomo (come Kierkegaard quando
dice che il cavaliere della fede è come un borghese
domenicano). - Pensare è creare: questa è la più grande
lezione di Nietzsche. Pensare, lanciare i dadi...: questo era
già il senso dell'eterno ritorno.
63
Paolo Persichetti
65
esclusiva in cui erano relegate le figure di frontiera affiorate
al cospetto dei salotti letterari dopo che la rivoluzione
aveva fatto emergere la realtà del popolo.
Icona ambivalente, l‟immagine del paria servirà da
strumento d‟educazione politica dei ceti popolari mentre va
prendendo forma quello spazio pubblico plebeo che un
inorridito Burke non esitò a definire «moltitudine porcina»,
scandalizzato dall‟inversione della gerarchia dei valori che
accordava ai subalterni, «questa moltitudine a più teste»,
un privilegio cognitivo, una superiorità morale e politica.
Ma al tempo stesso offre ispirazione anche all‟elitaria
immagine dell‟artista maledetto, alla marginalità idealizzata
e trasformata in consapevole scelta di vita, forma di
contestazione individuale, icona del proscritto, simbolo
dell‟individuo soffocato, inadatto o ribelle a norme
retrograde e oppressive, condannato alla solitudine, tanto
più carico di grandezza quanto più disprezzato e escluso,
che raffigura i tratti romantici della rivolta intellettuale verso
la nuova etica borghese e, in epoca a noi più vicina, la
ribellione alla società massificata e serializzata.
Utilizzato in forma metaforica, il paria diventa una figura
retorica della lotta politica di volta in volta riempita di nuovi
contenuti ed immagini. Se nel discorso degli Illuministi
l‟attacco contro le gerarchie sociali di Paesi lontani serviva
da espediente per colpire la tirannia dell’ancien régime che
dominava in casa propria (non a caso il termine si
accompagna alla diffusione della nozione di casta), con
l‟approdo al concetto di umanità la categoria dei «senza
diritti» diventa lo specchio che rinvia l‟immagine capovolta
della civiltà in cui si afferma il valore universale dei diritti
umani. Così la figura del paria illumina la cattiva coscienza
di una società che ad ogni nuovo diritto acquisito vede
subito comparire la categoria di chi ne è a sua volta
escluso: dapprima gli schiavi, i neri, i colonizzati, le donne,
quindi i proletari, gli ebrei, gli arabi, gli omosessuali, i matti,
gli zingari, i migranti, i rifugiati, i carcerati, i precari e tutto
ciò che oggi il sistema capitalista considera un‟eccedenza,
un fastidioso soprannumero di cui sbarazzarsi. Paria è il
66
membro di una casta inferiore in una società che si
enuncia senza caste, paradosso di un‟uguaglianza dei
diritti meramente formale ma la cui presenza rivela
l‟ipocrisia di persistenti asimmetrie sociali, economiche,
culturali, etniche, religiose, sessuali, di genere che
sorreggono nuove barriere invisibili.
L‟immaginario del paria scandaglia con la sua
rappresentazione potente le vite inedite dell‟oppressione e
dell‟esclusione ma al tempo stesso offre loro una forma
d‟espressione, mette in evidenza la doppia genealogia
dell‟universalismo: la sua sconfitta storica ma anche la sua
capacità d‟infondere spirito di resistenza. Il paria è la
coscienza critica dell‟universalismo inespresso,
protagonista indefesso di una tradizione nascosta, come
osserva Hannah Arendt parlando di «paria ribelle». Non
solo umiliati e offesi, mute e anonime figure di un
sempiterno cielo dei vinti, ma anche protagonisti di un
«disprezzo sovrano» verso l‟oppressione, renitenti
all‟ordine che li esclude, refrattari ad ogni ragione
compromissoria offerta da una società che non lascia
ormai posto.
67
Jean-Paul Sartre, Réflexions sur la
question iuive
“Per causa sua il Male accade sulla terra, tutto ciò che c‟è
di male nella società (crisi, guerre, carestie, rivolgimenti e
rivolte) gli è direttamente o indirettamente imputabile.
L‟antisemita ha paura di scoprire che il mondo è fatto male:
perché allora bisognerebbe inventare, modificare e l‟uomo
si ritroverebbe padrone dei propri destini, provvisto di una
responsabilità angosciosa e infinita. Perciò localizza
nell‟ebreo tutto il male dell‟universo. Se le nazioni si fanno
guerra ciò non deriva dal fatto che l‟idea di nazionalità,
nella sua forma presente, implica quella dell‟imperialismo e
del conflitto di interessi. No, è l‟ebreo che sta lì dietro ai
governi, e soffia discordia. Se c‟è una lotta di classe, ciò
non si deve al fatto che l‟organizzazione economica lascia
a desiderare: sono i caporioni ebrei, gli agitatori dal naso
adunco che traviano gli operai. Così l‟antisemitismo è
originariamente un manicheismo; spiega il corso del
mondo con la lotta del principio del Bene contro il principio
del Male. Tra questi due principi non è concepibile nessun
accordo: bisogna che uno dei due trionfi e che l‟altro sia
annientato. […] [A questo punto risulta possibile tracciare
un profilo dell‟antisemita:] Questo tipo siamo ora in grado
di comprenderlo. È un uomo che ha paura. Non degli
ebrei, certamente: ma di se stesso, della sua coscienza,
della sua libertà, dei suoi istinti, delle sue responsabilità,
della solitudine, del cambiamento della società e del
mondo; di tutto meno che degli ebrei. È un codardo che
non vuol confessarsi la sua viltà; un assassino che
rimuove e censura la sua tendenza al delitto senza poterla
frenare e che pertanto non osa uccidere altro che in effigie
o nascosto dall‟anonimato di una folla: uno scontento che
non osa rivoltarsi per paura della sua rivolta. Aderendo
all‟antisemitismo, non adotta semplicemente un‟opinione,
ma si sceglie come persona. Sceglie la permanenza e
68
l‟impenetrabilità della pietra, l‟irresponsabilità totale del
guerriero che obbedisce ai suoi capi, ed egli non ha un
capo. Sceglie di non acquistare niente, di non meritare
niente, ma che tutto gli sia dovuto per nascita - e non è
nobile. Sceglie infine che il Bene sia bell‟e fatto, fuori
discussione, intoccabile: non osa guardarlo per timore
d‟essere indotto a contestarlo e a cercarne un altro.
L‟ebreo è qui solo un pretesto: altrove ci si servirà del
negro, o del giallo. La sua esistenza permette
semplicemente all‟antisemita di soffocare sul nascere ogni
angoscia persuadendosi che il suo posto è stato da
sempre segnato nel mondo, che lo attende e che egli ha,
per tradizione, il diritto d‟occuparlo. L‟antisemitismo, in una
parola, è la paura di fronte alla condizione umana.
L‟antisemita è l‟uomo che vuole essere roccia spietata, un
torrente furioso, fulmine devastatore: tutto fuorché un
uomo.
69
Osservatorio Democratico - 10/02/2004
UN ASCETA ASSAI POCO ”SPIRITUALE”:
LA CENTRALITA’ DEL RAZZISMO E
DELL’ANTISEMITISMO NEL PENSIERO DI JIULIUS
EVOLA
71
“razze superiori”, ma anche socialmente da una rigida
gerarchia in caste. La storia stessa è “storia delle razze”,
disse Evola. Anche l‟antisemitismo fu “totale”, fino a
“giustificare – scrive Cassata – ideologicamente pratiche di
persecuzione e di sterminio”. L‟ammirazione,
contraccambiata, per Himmler, che finanzierà i soggiorni di
Evola in Germania (“va pazzo per Evola” si scrisse nel
1939 in una nota della Divisione della Polizia Politica
fascista), rimarrà costante. Verrà riaffermata nel
dopoguerra, quando sulla rivista di Ordine Nuovo Evola
dedicherà pagine apologetiche proprio alle SS, assunte a
modello “ascetico-cavalleresco”. Sarà solo per ragioni di
opportunità che Evola conierà, dopo la fine del secondo
conflitto mondiale, il termine di “razzismo spirituale”.
All‟epoca della sua carcerazione, nel maggio del 1951, con
l‟accusa di essere l‟ispiratore del gruppo terroristico dei
FAR (i Fasci di Azione Rivoluzionaria), guidato da Pino
Rauti e Clemente Graziani. In sua difesa cercherà di
dimostrare come le teorie razziste da lui stesso elaborate
si muovessero unicamente nel campo rarefatto dello
“spirito”. Si smentirà negli anni immediatamente successivi
in opere come “Gli uomini e le rovine” (1953), dove
disquisirà della “necessità di combattere e perfino di
sterminare un altro popolo”. Finirà negli ultimi anni della
sua vita a inveire contro “l‟egualitarismo democratico”, la
“sovversione comunista” e la “rivolta dei neri”,
pronunciandosi a favore dell‟apartheid e della deportazione
dei popoli di colore. Ossessionato dalla “negrizzazione”
degli Stati Uniti, destinata a coinvolgere presto anche
l‟Italia e l‟Europa, si scagliò contro il rock and roll e la beat
generation, i blue-jeans, il jazz, le ballerine di colore, tutte
espressioni della decadenza del mondo moderno. IL
FILOGOLPISMO Un altro aspetto fondamentale, presente
nell‟opera di Jiulius Evola nel dopoguerra, fu senz‟altro il
tentativo di condizionare gli avvenimenti politici,
nonostante fosse stato costretto su una sedia a rotelle,
dopo le ferite riportate a Vienna nel 1945 nel corso di un
bombardamento. Il gruppo di Ordine Nuovo, strutturatosi
72
inizialmente come corrente interna al MSI, fin dal 1954,
rappresentò in un qualche modo una sua proiezione. Lo
ribadì anni dopo lo stesso Clemente Graziani, uno dei suoi
dirigenti più importanti: ”Il lavoro di Ordine Nuovo è sempre
stato quello di trasferire sul piano politico gli insegnamenti
di Evola”. Dopo i fatti del luglio 1960 si pronunciò con forza
in favore di un colpo di Stato militare, sostenendo la
necessità di “un‟azione preparatoria” all‟interno delle “forze
sane” dell‟esercito, delineando “un‟ora X” in cui si
sarebbero dovute occupare le sedi del Partito Comunista
ed arrestare i suoi rappresentanti. A tale scopo
indispensabile era, sempre secondo Evola, il sostegno
degli Stati Uniti e della NATO. Propose anche un “blocco
nazionale” composto da liberali, missini e monarchici. Non
siamo per nulla lontani da quello che poi davvero si tentò
in Italia negli anni della “strategia della tensione”, con
Ordine Nuovo in prima fila nel campo dello stragismo nero.
Non si limitò, in conclusione, come qualcuno ancora ci
vorrebbe far credere, a rimanere nel campo dell‟”utopico” e
dell‟”impolitico”. Dagli scritti di Evola, se opportunamente
letti, si ricava un profilo ben più complesso dall‟asceta
indifferente al corso della storia. Decisamente qualcosa di
più di un semplice “maestro spirituale”.
73