Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
-,
''
-'
F.
OTTO
ri"C'
"
TRADUZIONE
DI
i^^^M..^
LA NUOVA ITALIA
FIRENZE
W^ALTER
F.
OTTO
greco
Fireaes
u
.w
-'i^-
M-
WALTER
Fi
OTTO
ti
GLI DEI
DELLA GRECIA
^SO
?Z.7//
/
"
IL
'ff
fi
1708587(>^
non avendo
io
ne parziale. Onde
consultazione del volume aggiunsi l'in-
ziale rielaborazione,
facilitare la
totale,
Per
uscito nel
il
Lago
W.
F.
OTTO
INTRODUZIONE
1.
Una
tica
non
giusta comprensione della religione greca an cosa facile per l'uomo moderno. Ammirato di
un brivido
meno
grave suono religioso, la sacra armonia d'ineffabile elevatezza a noi nota e da noi venerata fin dall'innir
il
Seguendo codesta impressione si sente chiaramente ci che manca. Questa religione tanto naturale
che la santit par non trovarvi luogo. Indubbiamente
nessun contatto col dio dei Greci ci pu mediare quel
fanzia.
momento
d'elevazione
non
solo dell'anima,
ma
dell'uni-
dalle
santo
il
gravit morale,
vera e propria;
llali,
ma
GRECU
natura per riconoscere all'elemento etico il supremo valore. E non giusto allora che abbiamo a ridella
la
mancanza
di
indiscutibile ch'egli
viamo
dedizione
ama
li
li
onora.
un vero
i
Ma
suoi di?
dove
tro-
di
l'anima,
quant' pi caro, persino della propria personalit, il
dialogo da cuore a cuore e la beatitudine della mistica
imione? Fra l'uomo e la divinit rman sempre un dla
di
tutta
il
sacrificio
anche
desima, eternamente separato. Par quasi crudelt quando il poeta fa cantar dalle Muse al banchetto degli di,
onde
non
ci
Ma
a questi
anmaiettere
non
dere,
ma
primitivi, pi geniali,
prima e grandissima
INTRODUZIONE
testimonianza dei quali sono i poemi omerici. questa
un'epoca in cui la fede negli di ancora sostenuta dalla
pi viva confidenza ; e pure, proprio qui, le rappresentazioni hanno cos poco di quel che tocca immediatamente
cuore dell'uomo di oggi, che molti le giudicano assolutamente prive di elemento religioso.
il
Questo concepibile eppure ad un tempo curiosissimo. Pensiamo ad Omero, al quale sopratutto venne
mosso questo rimprovero. Nella sua poesia non ammiriamo solo l'arte, ma pure la ricchezza profondit e grandiosit del pensiero. A chi verrebbe in mente di tacciare
di visione superficiale del mondo un'opera che fa vibrare
gli
spiriti
Non
si
come
in chi giudica? In realt c' da allibire nel sentir sentenziare con tanta sicurezza su ci che genti cos signi-
mondo
spirituale.
2.
Le propriet
di cui sentiamo la
mancanza nella
and
fino
do la greca a queste unit di misura, per lo pii nconscianiente, ma con una fiducia tanto maggiore. Ogni volta
che la religione venne intesa nel senso pi alto del ter-
nerale.
secoli
della
pii
viva spiritualit
della
civilt
greca,
Non
si
osava pi dichiarare, come avevan fatto i primi cristiani, che la fede pagana era stata schietta opera demoniaca. Tuttavia questi furono i migliori conoscitori, che
alla leggiera,
come
fosse qualcosa
la
suscit la reli-
gione della decadenza, e quanto pi forte l'avrebbe suscitata la religione degli antichi Greci
ancora intatta,
era ritenuta fino allora l'unit di misura della religiosit in generale, si pu facilmente dedurre che non g
d'al-
sono uni in
ispirito.
Ogni
essente,
che
sia
veramente
tale,
trova di fronte al vivo ideale del proprio valore sostanziale, della propria forza e del proprio fine conie di
si
INTRODUZIONE
cos
all'indiano.
3.
figurative.
infinita.
Anche qui
diffe-
la
abbiamo imparato
a capire
come
grandiosit che
ovunque
un'altezza,
una
il
E non
ed
lo
spirito,
me-
della natura si
infinito, a foggiare
anche
la religione del
rivelazione divina
racconti,
agli
di ed
al
loro potere, il miracolo non si presenta mai. Onde provare tutta la singolarit di questo fatto basta prendere
a confronto l'Antico Testamento.
il
mare
divide, affinch
una
citt, le
cui
mura
la
al
al
circondano crollano da
canto
se,
cosi
mo
si
il
o nell'azione. Queste svolte decisive, che ogni attento osservatore sa che appartengono
alle esperienze normali di una vita movimentata, hanno
momenti pi
salienti,
Da
tutte le
il
mondo. Per-
siasi
il
divino
si
rivela
nelle
so-
INTRODUZIONE
quale sua essenza e suo essere. Se per gli altri accadono
i miracoli, nello spirito del Greco si svolge il pi grande
dei miracoli pel fatto che gli dato di vedere gli oggetti
nell'esperienza viva in guisa tale, ch'essi gli mostrano i
venerabili contorni nel divino, senza nulla perdere della
loro realt naturale.
il
natura
fica
4.
mondo
si
presenta in isvariati
modi
allo spirito
che
ed
il
al-
modi
in quanto non
la realt naturale,
modo
di pensare
il
valori.
magico ed ha sempre a
che fare col dinamico. Forza ed azione sono le sue categorie fondamentali. Perci cerca
ed esalta lo straordi-
un
di
parlare di un modo di pensare magico. Di fronte alla coscienza che ha l'uomo della propria potenza, i fenomeni
del
mondo
esterno stanno
di potenza.
rienza naturale del regolare e normale. Ma all'interesse
appassionato per lo straordinario corrisponde un concetto assai esiguo del naturale. Il regno del naturale
sgretola subito
Con
si
in giuoco il mostruoso.
esso comincia la sfera delle forze ed azioni infinite,
regno del brivido del terrore o della gioia. La grandzza, che qui si offre all'ammirazione e venerazione,
il
modo
Questo
rin-
monianza
la fede in
che
il
mondo
dell'esperienza
finisce
col
venir confi-
INTRODUZIONE
nato fuor dal rango della realt inferiore nel nulla della
pura apparenza (cfr. H. Oldenberg, Die lielire der
Ci che qui venne caratterizzato come pensiero mafu estraneo neppure ai Greci.
gico, naturalmente non
mondo
massima oggettivazione.
con-
si
fa qui vastissimo.
al
mondo
naturale
medesimo
sublime e del divino. Certamente anche l'intervento dedi greci suscita avvenimenti straordinari e travol-
gli
un
essere,
che
di volte quale
Il
primo e
il
si
le migliaia
si
Ed
i ter-
rori
dell'esperienza naturale.
10
rare ad
mio ad uno
mio
Cos io
stessi,
natura, davanti a te uomo, e uomo soltanto, allora s, meriterebbe d'esser uomini , non fu mai cos ben realizzata
come
estra-
mondo
per vld. popolo come per il singolo, trovare se medesimo, raggiungere la realizzazione
del^ proprio essere. Perci l'epoca, che conosciamo at-
proprio
traverso
significa,
Omero, pu
Con
Si suol dire
dell'esistenza
che l'accrescersi e
umana
ci che
si
il
dell'inunagine di Dio. Sia pure: ma a questi bisogni appartengono anche le esigenze del pensiero e dell'intuizione. L'evento piti importante nella vita di
un popolo
esteriori
gli
parti-
da sempre, e dal
per
quale d'allora in poi verr contrassegnato nella storia
universale. Ci avvenne allorquando la visione arcaica
colare,
mondo
tramut in quella che cominciammo a conoscere con Omero e dopo di lui non incontreremo mai
del
si
INTRODUZIONE
11
naturalezza che in esse ci stupisce ed incanta, precisamente il carattere essenziale di questa nuova religione,
greca nel senso vero e proprio del termine.
5.
L'antica religione greca ha concepito le cose di questo mondo col pi potente senso di realt che sia mai
esistito,
motivo
e purtuttavia
la
che que-
risolvono le
non vien
teorici e moralisti
12
possiam
nit
ropeo.
Ma
essenzialmente
dello
affine
e concepita nel
si
impone
alla nostra
mondo che
sente in
si esige,
mondo
un raro momento
il
am-
nati, del
quale siam
i
parte, nel
mondo
quale
non dimostrano
ancor oggi, che ancor oggi ci si fanno incontro non appena vogliamo, fuor dalle grette costrizioni, elevarci ad
una
venerano le idee
dello spirito gTeco, non bisogna mai dimenticare, che
queste furono le sue maggiori, in certo sento il com-
si
orientale
od
al razionalismo utilitario.
allo spirito
PRELIMINARI
La nascita
pi importante espressione. Perci codesta nostra trattazione fondata sulle testimonianze omeriche. Se per,
ci
ci
Possiamo trascurare
de e l'Odissea,
le differenze di
come pure
tempo
fra l'Ilia-
dappertutto la stessa.
Nessuno
era
si
omerica e
scandalizzi
altre,
fiss.
Non
vo-
gliono significare nulla che riguardi la sua sfera di vao di potenza in senso spaziale e neppure sociale.
lori
un
che
Vengon
al-
od individui
len-
14
si
gli usi
le loro origini
ha
il
diritto
misurata non in latitudine, dov'essa s'appiatfa grossolana e, perdendo il suo carattere, diviene simile a tutte le altre, sibbene secondo i chiar e
di venir
tisce, si
IL
1.
poemi omerici
mondo
si
La manifestano quasi
in ogni verso,
di
tanto,
particolare.
del
tri
Denominiamo
il
suo carattere
mondo, per quanto lontana sia dalla religione di alpopoli e tempi. Infatti per essa il divino il fondo
viva in tutto ci che accade, che vien detto e penE se pure nei particolari si sente qualcosa di am-
uomo
e Dio,
li-
16
CRECU
ha
Ognuno
di essi
tore acquister una visione ben viva dell'essere e dell'essenza di ognuno. Ogni qualvolta fa comparire un dio,
lo caratterizza
tracciati
Omero,
ma non
riguardano
si
gli di;
pi
significative, ch'offrivano
La
tata
divinit,
uguale a s
e alto significato
s'e-
solo
La concezione
del
ed
mondo, che in
fissa la
17
sentative della grecit, siano esse poetiche, d'arte figurativa o teoretiche. Esso
ha
tutti i caratteri di ci
che
in contrapposto
ad ogni altro popolo e in modo spesi chiama greco; e l'ha come qualciale all'orientale
cosa d naturale ed ovvio. D. suo mondo d'intuizioni
e di pensiero
si
nei secoli
esistito
omerici. Sui
poemi
non abbiamo
svolsero allora
la succes-
il
miceneo
postmiceneo, pure bisogna rinunciare a codesti tentativi, giacche i documenti, che sarebbero a ci necese il
sari,
mancano assolutamente.
Ma
riche si
perdano
che and compiendosi chiaro ed evidente. I poemi omerici ci mostrano gi matura e fissata
quella nuova concezione del mondo, che sar risolutiva
per la grecit. Vi sono poi ancora resti ed echi sufficienti
anche in Omero stesso
dai quali possiamo
cesso spirituale
2.
medesima. Terra generazione sangue e morte sono le grandi realt che predo-
cos
come
l'antica
esistenza
ha
niinano.
di
Ognuna
di esse
18
riman loro
ma
ineluttabili ordinamenti.
appartenenti ad
un medesimo
non solo
in una gran-
regno, e
le
rappresentano: appartengono tutte alla terra, tutte partecipano della vita e della morte; pur essendo ognuna
foggiata in un modo particolare,
divinit della terra e dei morti.
Ci
le contradistingue in
si
modo
assoluto dagli di
quali
ma li lasci
con quella
liberalit e verit, che le son proprie pi che ad ogni
posto,
altra.
la quale rivoluzione
il
culto antico
si
pi puro testimone
della religione olimpica, l'elemento, mantiene il suo antichissimo carattere sacro, e gli spiriti divini che agiil
gli di.
degno
due
del titano
il
Echeggia
19
lamento e lo scherno
scitica, ov'egli
in-
vi di
e, se
in
un
solo
ed
il
sivo,
teplicit,
divini cos
espres-
si
Le Eumenidi
stesse si
denominano
(960), le
che
anche
venerande
deit,
loro sorelle
prima
, le
tempo
Le immagini del
non avevano in s
loro culto in
Atene
(cfr.
Paus.
I,
28^ 6)
benevole
oppure
20
esempio delle Cariti. L'antica Madre Terra, Demetra, come Erinni Demetra, ne porta il nome, e la stessa Gaia vien
designata come loro madre (Sofocle, Edipo a Col. 40).
Senza malintesi possibili i versi di Epimenide (Framm.
la
Euonime,
Moire.
Ma
dea della
terra,
sommo
gata al
tremenda consequenzialit, per la quale egli vien chiamato a render conto di ci che ha fatto e a pagare il fio
con l'ultima goccia di sangue, senza badare se fu cattiva
o buona intenzione a spingerlo ad agire o se il pentimento gli merita misericordia
questo carattere severo
e minaccioso della natura risalta nelle Erinni con partico-
il
loro
nome: le Furie
La
tragedia di Eschilo le mostra allorquando perseguitano Oreste per l'atroce crimine commesso contro il
sacro carattere del sangue; ha versato il sangue della
da
follia.
Ovunque
egli
vada o
sosti, esse
sono presso di
vive per poi trascinar lui, ombra esangue, nella notte del
terrore (264 ss.). Ma Oreste non ha compiuto il delitto
21
ed ucciso in
uno
a lui stava
pii
grande di lui:
il
Le Erinni son
le
mentre
Apollo, il dio olimpico, prova il piti profondo ribrezzo dinnanzi agli spiriti spaventosi, che sorbiscono
sangue umano e celebrano le lro orrende feste nei luoghi dei supplizi e dell'abominio (186 ss.).
Sordo e cieco come
Le Erinni son
il
del
volere
sangue ogni loro pensare ed agire. Alla libert spirituale del dio olimpico contrappongono schernendola la
loro rigidit; infatti la mollezza della natura priva di
spirito si
fa durezza petrigna
conoscono che
non
ogni ulteriore
parola superflua. All'azione segue la conseguenza preordinata da tutta l'eternit. La loro argomentazione la
(587). Il
fatto
Apollo,
Oreste
none.
gli
ha vendicato
che Apollo
l'assassinio del
sangue della
il
madre? Secondo
la legge del
sangue la
il
ri-
22
Sposta
bono
uscir vittoriose.
Azione cruenta
non
affine
Che
(605
ss.).
da un mondo
non pu venire
ss.)? il
Non
sen-
im-
che se ci
propria madre. La dignit dell'ucciso e l'insulto subito decidono del carattere dell'azione. Qui un nobile signore,
un
Vediamo con
mondi
opposizione non
stare l'uno
si risolve.
uno
il
ti
si
riserva
un
23
d ad Oreste, poich
ella
morte di
per
alla fine
di maledirli,
sommo
significato.
La
il
l'istitu-
quale subentra, al
posto dell'antichissima espiazione dell'assassnio, la giustizia ed il potere dello Stato. Ma pei Greci codesto avve-
degli di.
alto,
Allorquando fra
gli
uomini
si
ha da
de-
chiaro
e libero
spirito
le antiche
potenze della
Assai significativa la presa di posizione di Atena a favore della virilit. Infatti si potrebbe anche
terra.
dire
che qui
si
Come
stabilire la colpa:
Hai tu
uc-
24
terribilit.
la severit
gno degli
prima, sotto vari nomi. Dal suo grembo sgorga ogni vita
e opulenza che in essa ritorna. Nascita e morte son
sue e chiudono in lei
il
cerchio sacro.
Ma
tanto inesau-
sono
il
loro
No!
cezione, che porta quel che di primitivo proprio alla re^- del resto ancor
ligione arcaica anche nella classica
va ben poco
vivo fra noi, se pure in tutt'altra forma
d'accordo con una fede nella divinit, intesa quale persona spirituale. Il fatto poi che, malgrado tutto, non sia
mai stata totalmente eliminata, dimostra quanto pro-
di
norma per
delle
intesa
come
25
mondo.
un
Si rivela poi
certo grado di fe-
sdegno
potenze superiori.-
vinit
Anche
la vita
umana
Ed
eccoci giunti improvvisamente alla magia. Effettivamente essa tanto vicina alla sfera di vita e di pensiero
dall'omerica.
so
pongono da un
lato la coscienza
umana
e la concentra-
zione del pensiero, dall'altro l'esistenza di un ordine naturale rigido, ma non meccanico. L'atto veramente magico
solo
possibile in
imo
26
ha
che
le
-^
come punto di partenza oiide spiegarla. Non bisognerebbe mai cessar di vedere come essa sia intimamente
connessa alla coscienza delle norme universalmente vache limitano la volont personale. Non arbitrio
se l'infelice maledice il prepotentie, il padre offeso o la
levoli,
madre maltrattata
il figlio, il
vecchio
giovane insolente.
casi nei quali, secondo l'anil
si
ergono sde-
gnate.
Esse medesime
si
sot-
mensa
mente
le potenze superiori (Odissea, 21, 28). Zeus assunse poi pi tardi personalmente, insieme a parecchie
cose dell'antico diritto, la protezione degli ospiti forestieri e di coloro che chiedono asilo (Odissea, 9, 270 s.);
suo ben noto attributo di protettore dello straniero (Xenios), che esprime chiaramente codesto lato
da qui
il
Ma
pi gravi sono
sangue e della
parentela. La storia di Altea e Meleagro dimostra che
l'intuizione della santit di questi legami e della terriassai
diritti del
27
in un'epoca che la pensava ben altrimenti dell'epoca storica per ci che riguarda la parentela. Altea vota alla
morte
il figlio
suo, perch'egli
ha ucciso in guerra
565
ss.).
Irrorato
il
il
di lei
volto di la-
grime s'inginocchia al suolo, percuote la terra con le mani, chiama le potenze sotterranee affinch diano morte al
l'Erinni spietata, errante nelle tenebre, ascolta la sua voce dal profondo . Meleagro ha ucciso in guerfiglio.
ra
il
fratello di sua
madre.
Non
fu
un
Ed
l'infinito
invoca.
tutto ci
se la
durezza di cuore del figHo a spinger la madre a pronunciare la parola della maledizione, che risuona e riecheggia nei regni sotterranei. Telemaco non pu costringer la
di
un
potenze superiori lo punirebbero, che nell'andarsene l'infelice invocherebbe 1' orrende Erinni
(Odissea, 2,
135).
Ma
pure
il
padre invoca
le crudeli
Erinni contro
quand'egli invece di tributargli gli onori dovulo insulta. Cos narra Fenice nell'Iliade (9, 454).
il figlio,
tigli
che
Ancor
pel
momento cede e
s'accontenta.
28
Ma
cos
esso, la
doveri verso
sua
in-
gli
Nell'Iliade lo
ma
Ed
infatti Apollo,
come
un crimine
orrendo, che Gaia la Terra, fra divi esimia diva altrice inesaurita.... , come canta il coro del
La
gravit che assumevano gli elementari doveri dell'uomo nella vecchia religione della Terra, si appalesa
29
La
agli sperduti.
nome
sono
prima di tutto lo spergiuro ; ed degno di nota come nell'Iliade, dove s'ignora affatto una possibile beatitudine o
pena d'oltre tomba,
si
trovi
di giuraFiumi, la Terra,
il rispetto dovuto ai genitori. Ed Eleusi era precisamente noto come il luogo dei principali Misteri della
Grecia, vantato anche da Cicerone, per aver insegnato
pre
agli
rire
uomini non solo a vivere con allegrezza, ma a moancora con speranza migliore (Cicerone, de legi-
bus, 2, 14).
della Terra
preghiere ed
e col lo raggiungono le
doni dei viventi, da l manda le sue
cu
30
DI DELLA GRECIA
benedizioni su di
essi.
quando la terra si
nan tutti i morti, accolti da
feste
ra,
Codesta credenza presuppone la sepoltura nella terper cui il corpo ritorna nel grembo della terra dal
quale provenne. Di quest'uso non fatta menzione nell'epoca omerica. Qui cosa ovvia il bruciare i cadaveri,
collega indubbiamente una differente conceziorfie
dei morti
differenza anche questa che caratterizza le
al
che
si
nuove di fronte
fra le
due
sfere.
non
esiste
pi collegamento
Anzi: la sfera della morte ha perso il
con un morto, che l'esistenza di questi fa parte assolutamente del passato; ma in epoche posteriori, quando il
problema della morte non venne pi affrontato cos liberamente, evitano la vicinanza di morenti e di morti,
per non venir contaminati (cfr. Euripide, Ale. 22; Ippol.
1437). Tale il distacco fra gli di antichi e gli olimpici.
Che
tutti
senza eccezione ad
dei morti.
si
il
li
riaccoglie
femmineo ha
il
nuovamente in
s.
quando
La ma-
reli-
31
manca
mascolino, ma
gione legata
subordinato al femmineo. Ci vale pure per Poseidone,
di cui il potere si estendeva nell'epoche preistriche
aDa
Non
terra.
il
I) lo
suo
Il
come
definisce
nome
(cfr.
lo sposo della
si
limita
svariati, egli
al
contro la
tempi
(Iliade,
15,
195).
Deve
cielo,
esser stato in
poemi omerici tendono ripetutamente a chiarire, imprimendogli im forte carattere, che la sua vera
e propria grandezza cosa passata. Lo pongono sovente
di fronte alle divinit piti recenti, ed ogni volta appare un
po' greve e antiquato rispetto allo spirito chiaro ed agile
di un Apollo (cfr. Iliade, 21, 435 ss.; Odissea, 8, 344 ss.).
l'Iliade.
minore di Zeus. Ma, come si mostrer in seEsiodo ha conservato l'antica tradizione, quando fa
il fratello
guito,
ss.)
Efialte,
Polifemo ed
altri.
come Orione,
Madre Da.
I culti
32
arcadici
danti
riguar-
una
partorisce
figlia
ed Arione,
il
quale si dice pure esser stata la Terra medesima a generarlo (Antimaco, presso Pausan. 8, 25, 9). Affine a questo mito l'sdtro, secondo il quale Poseidone si sarebbe
accoppiato con la Medusa
ch'essa porta
fica la
i
suoi
un nome
dominante
figli
dea Terra ed
il
l'uomo
cavallo lampo.
Che
la
il
cavalli.
Con Neleo
im tempo
gesta
si
vi abbia dimorato. Se ci
chiediamo in quali
remo
sempre
56
ss.)
il
terribile dio
(20,
tagne e lo spaventoso regno della morte minaccia di schiudersi. Ma non solo spacca la terra, sibbene fa zampillare da essa
il dio
33
L'immagine di
lui
come dominatore
rimasta in
una
fede,
il
fulmine.
compagna Demetra
di
risale a questo
intenti, dal
34
male doveva
essere assolutamente
al dio
non poterono
d' esistenza
che
liberarsi,
dei
conforme
tempi
che vien
difficile
capire
non
cer-
esempio
il
tati
di
gli
come
tempi
animali,
postomerici eran stati rappresentati antropomorficamente. La religione olimpica d alla divinit solo aspetto
umano. Questa determinazione mostra un fondamentale
mutamento
di pensiero,
il
ticercare
il
si
il
presupporre
che i tempi primitivi del pensiero umano avessero ci
che noi chiamiamo concetti semplici , mentre proprio del primitivo il non essere semplice. In questo mondo di pensiero e di intuizioni un determinato uomo o su-
peruomo
sotto spoglie
Umane pu
quando
modo
d'altro asso-
di vedere, e
argomenti parte da
smarrito
fin da pringi
ha
dominar
nostro
modo
di rappresentare, educato
a voler
il
35
la natura,
mormorare
sento
nucleo originario di una stirpe formato da uomini che possono essere ad un tempo aquile
od altro. L'arte figurativa interpreta codesta pienezza
zione primitiva,
di
essere
il
sua oggettivit terrestre. Par essere una contraddizione, invece naturalissimo. Se pensiero e culto sono
legati all'essere elementare, non possono possedere conla
libert
l'inequivocabile chiaspirituale. Perci il modo di pensare e d'intuire asiatico rimasto sempre fermo a quel
temporaneamente
rezza della forma
grado,
la
talmente
preistoria
invece,
quanto pili lontano si risale, deve aver predominato anche qui fortemente il pensiero elementare. Per
loro, essere era intimamente collegato ad alberi piante
tanto pili
Vedemmo come
femmineo. Ci
si
tendenze: le donne
rivela
il
assai
hanno fra
domini
36
come
lo dice
nome,
denominazione che antiquata riecheggia ancora solennemente in Omero per Zeus (per es. Iliade, 7, 411; 16,
88).
Un
soffio
il
divino, e gli
nit e virilit pel mondo omerico. Nelle antiche storie
di Urano e Gaia, di Crono e Rea, delle quali tosto ci
il
la
peso del femmineo, ci che differenzia la religione preomerica dall'omerica. Gli di maschili son qui foggiati
diversamente da come noi siamo avvezzi a rappresentarceli
secondo
Omero
o l'arte
classica.
Essi
sono
Titani,
disputa, che fin con la vittoria dei nuovi di. Che cosa
si super? Certamente non solo nomi, ma essenzialit.
Ne sappiamo
abbastanza sui Titani per poter concludere ch'essi erano fondamentalmente diversi dagli
olimpici, che li sconfissero. La prima delle sopracitate
tragedie di Eschilo ce ne mette uno sotto gli occhi di
37
lo
materna
terra,
il sole.
venti, le acque,
il
dell'Oceano,
ed
la terra interviene in persona onde mostrare la sua solidariet. Eschilo concep questo Prometeo, che porta con
se nell'abisso
il
fissarlo
c'
Egli era,
come
Efesto,
l'esistenza
al
maggiore di
{y%v'ko\ir\xr\g:
Teog.
il
racconto di
18,
Deve
mostrano come
consultare Esiodo.
dalla
Al
superba e magnifica
caratteri e tutti
Ma Omero
riuscire spiacevoli.
Prometto
si
agli
il
quale
di la
uomini i
Anche Crono un furfante. Approfittando dell'oscurit,
prende in un'imboscata il padre suo Urano e lo mutila.
sciare agli
38
Pure
le sue
figli
ven-
momento
di partorire Zeus, riesce a questa, con l'aiuto dei suoi genitori, di sottrarsi
a lui e mettere segretamente al mondo il minore dei
i figli
divo-
prima.
Leggendo queste
storie
stabilirsi
Come
redentore dei suoi, colui che sar chiamato a dominare, il pili giovane. Tale Crono (Esiodo,
zioni: l'eroe,
il
tale,
per addurre un
di
Crono
sia pii il
(v, p. s.)
significato di
re
prove di ci
e di quanto segue in: Kaibel, Daktyloi Idaioi, Nachil
(cfr. le
39
Poi non
di di, sibbene in
generale i grandi di veri e propri, cos come deus
presso i Romani, -des presso i Greci. Coincide con tutto
nome
significhi il
nome, me-
il
quale
gli di
ribelle o persino
Ora, strano che questi Titani ci siano stati presentati sovente come di priapici. Il Kaibel (scr. cit. passim)
ritenne esser questa la prima ed originaria concezione,
realmente esistita
Soltanto
si
non bisogna
uomini dei
gli
gli
occhi tali antiche statuette in legno, fossero indotti a pensare a Priapo e simili. In queste figurette semplici e
40
sempre piccole
modo
il
virili,
il
grandezza e dignit.
4.
si
ha parole
e
la
Cielo
bramosia di sposa della Terra che vien fe-
condata dalla pioggia. Il mito pone l'amplesso come potentissimo accadimento, al principio del mondo. Meracconto della Teogonia (176), quando il
grande Urano giunse portando la notte, e avido d'amore, abbracci Gaia, tutto distendendosi su di lei .
raviglioso
il
Di quanto
significato fu questa
il
portano pi
nomi
Danae ed
immagine,
lo
sposi non
e Terra j>:
gli
parlanti di Cielo
avanza Zeus, in quella di Terra
si
Ma
donne.
non muta
religioso
il
mito di
lui.
41
ci
Ma
partendo dalla figura del dio Ciela la nostra attenzione s' fissata su uno dei fenomeni pi importanti
mondo spirituale arcaico il mito antico. Bisogna comprendere come questo svan, allorquando ebbe il sopravdel
vento la
nuova
antico
personale ben
delimitata,
va concentran-
mentre
il
mito
sempre un accadimento,
loro
dell'evento in tal
modo
il
gigantesco
sue creazioni pi caratteristiche, come non le conoscessero, sebbene sian loro note; ed un Platone, ch'era
zio, le
sebbene in modo
diverso
di
li
nasconde gi nei di
sua angustia;
figli
padre, solo
lei
suoi
il
pi
d'amore
membro
si
virile
di-
che
in mare.
aflfine
alla ce-
lebre
42
loro
figlio
(cfr.
Andrew
Lang,
p. 45 ss.; per le rappresentazioni egizie, cfr. Schafer, Antike III 1927, p. 112 s.). Gi il Bastian
aveva accennato a questa parentela (Die heilige Sage der
Polynesier, 1881, p. 62). Non gi che possa risultare prhahile un legame storico fra essi. Facendo pur astrazione
da
tutto, le differenze
ed alz
alto
il
si
fece puntello
il
Ma
mente
mito
ad insegnarci che
un
altro particolare
pili
il
racconto esiodeo
il
poema
In
po-
polinesiano
chiude con
Terra
(FaCirig
secondo
la
v ^EV^jicovi),
traduzione
ed
del
il
racconto
Bastian
le parole :
'di
E mito
si
fece visibile
il
di
ed appena nati
li
Terra
43
Crono divora i suoi immediatamente dopo la nascita; e anche qui la salvezza viene da Zeus, il minore.
Chi, in questo complesso, non pensa al celebre mito della
COS
per la prima
La madre di Atena de-
dre.
il
il
anche qui fa ci, onde prevenire il destino annunciato da Urano e Gaia, che un figlio nato da questo
connubio lo avrebbe detronizzato (cfr. Esiodo, Teog. 463
dre;
Ma
e 891).
qui subentra
il
figlio
che
assai curioso
tutti questi
si
dir
pu
prio la
con
cer-
questa pro-
pure quanto
il
di strano av-
venturoso ed
valore di
curiosa nascita di
lo
meno
in ci che
dalla testa.
il
V;.
44
Papa non
South
si
la designazione ono-
figlia del padre potente >>, evidentemente intende ricordar ci; e come in Eschilo questa
dea, secondo la sua stessa testimonianza, interamente
rifica pQijxojtdtQT]
infatti
da un pezzo.
del
mondo
grandiose,
Il
e della vita
non ha
umana va plasmandosi
in figure
pi la sovrana indipendenza e la po-
due mondi
si
gia
non ha
significato alcuno,
ed
pochi
casi,
nei quali
45
si
modo da
agendo a volte in
il
Un
la
dorata del dio del cielo, e che adolescente vien ripescato dal mare in una cassa, per poi passare attraverso
gia
le pili
straordinarie avventure.
ventose Gorgoni
l
Onde giungere
dell'Oceano, visit
prima
alle spa-
mondo,
al di
le vecchie e le obblig a
mostrargli la via che conduce alle Ninfe, dalle quali ricevette i calzari alati, il mantello che rende invisibile, la
mondo
concepiti da Poseidone.
Come altro questo
mondo,
al
quale appartengono
tali
al
al
46
tanto
pu
invisibile,
con
le quali sol-
Ma
vedremo in
seguito, al
modo
piti antico
di concepire.
dall'omerica
e,
immagini ed
spirito
Ma
d'allora.
spirito
pregno lo
guarda con altri
Non
potere, ma
realt, nelle quali
il
nuovo
occhi l'esistenza.
e
il
gli di si
m.
FIGURE DI DI OLIMPICI
PRELIMINARI
La
vogliamo prestare la nostra maggiore attenzione, dovrebbe cominciare con Ermete, se fosse nostra intenzione riallacciare immediataserie degli di, ai quali
pensiero arcaico
con lui.
Ma
mena naturalmente
a concludere
si
trova
pensiero fondamentale di questo libro spiega chiaramente perch solo le figure di di ch'hanno un signifi-
nci
pi
teriore
nel culto o
non ne trovano
Zeus,
il
tempo in
maggiore degli
affatto in
Omero,
ver-
seguito.
di, il
compendio del
divino.
48
problemi
tutti
riferiscono a lui.
ATENA
1.
il
della
corpo
si trova
norme
37,
950
ss.).
Le
non
tosto la
cano tutto
schia.
il
Siamo
spiriti brutali,
che
espli-
loro essere nella selvaggia volutt della misempre tentati di pensare per primo al
cosidetto Palladio
ed
alle
del-
cu
l'Atena in armi,
prese
il
nome
simile
1908, 19
la citt di Atene,
non presentava
tipo
(cfr.
Frickenhaus, Athen,
ss.,
che
dell'Acropoli mia
affatto
49
DI OLIMPICI
ss.).
Mitteil.
L'antica
Diomede ed
altri
prediletti
aiuta pure Giasone a costruire la sua
lave e Bellerofonte a domare il cavallo. E similmente
ma
nella tenzone,
al fianco di Ulisse in
queste forme
di
ogni
d'attivit
momento
pu, se
diflficile.
facciamo,
rompiamo
l'unit
Nessuna
non arbitrariamente,
se lo
dell'immagine omerica e
non
l
ci
dove tutto
il
un prodotto
di vari casi
2.
La dea
cos si
si
ss.),
partor
suo corpo la Tritogenia glaucopide, indomita, eccitatrice del tumulto, condottiera d'eserciti . Suona gran-
dal
il
50
sempre
prudente....
agitando
giavellotto acuto;
il
fonda
la terra e
le oscure
mugghiante
si
si
figlio di
potente
mente
i ca-
final-
prudenza, gio .
La sua influenza sul
mondo
degli
umani ed
il
suo
cominci la battaglia essi sentono la sua presenza animatrice e anelano di dar prova del loro eroismo (Hiade, 2,
446
ss.).
La dea
s'affretta,
fra le schiere pronte alla battaglia; queste avevano appena volto il pensiero con giubilo al ritorno in patria
ed eccole ora dimentiche di tutto : lo spirito della dea fa
mezzo
della mischia
sempre presente
allor
che
Greci
fino a sera ;
cu
51
DI OLIMPICI
Vespe, 1086).
(Aristofane,
Il
nare
guerrieri
(Iliade,
17,
547
di
ss.).
Particolarmente
significativo il
tro
solo la
il
(239) ed
entrambe
ec-
cominciano da
direttamente, con la sua sola presenza. In questo atteggiamento la mostrano anche i famosi frontoni del tempio
presentata Atena (Diade, 18, 516) accanto ad Ares, entrambi di statura sovrumana, in testa alle torme pronte,
all'assalto.
la
Uno
struggitrice di citt
la
(jtEQoreutoXig),
(Iliade, 6,
305;
poi venerata
iXovxog) e
cfr.
{Qvainto'ki^
come dea
prima
('AyE^eCr]
si
Ho
nome
da-
il
52
lei.
Diomede,
quest'amicizia.
il
libro
preg cos
in ogni
mezzo
figlia
mia opera
Diade, eredit
Ulis-
par-
nottetempo per
dell'
chi
di
uno
dovumque
io
amami ancora
ne sovvenga. Diomede poi prega a sUa volta: Ascolta anche me, ed accompagnami come un tempo accompadre mio.... eternamente memorabili sono
imprese che col tuo favore comp, celeste diva. De-
pagnasti
le
il
la
dea
li
Diomede
GLI DI OLIMPICI
53
La sua
mente
si
nell'Iliade,
farci
pu
erompe
capir qualcosa
ripetutadella sua
guerra (Iliade,
ss.).
Vien dato
il
dio
della
come motivo
del-
l'odio il
ci
in
mi'antitesi
delle
sua sicurezza di vittoria, di fronte alla forza intelligente di un'Atena, non nuU'altro che millanteria.
e la
Gli di lo
5,
chiamano insano
761, 831);
egli
e forsennato
(5,
(Diade,
761), e
gliosamente,
immagine
stacca meravi-
la
l'espressione dello spirito di Atena. Tanto nella letteratura quanto nelle arti figurative la vediamo al suo
fianco; l'accompagna nei suoi viaggi, l'aiuta a compiere
gesta
sovrumane e
lo
conduce finalmente
al cielo
(Pau-
54
La
rappresentano in modo
della dea e del gran vittorioso. Ella appare sempre
al
mai messa
l'istante
La
giabile
squisitezza
del
gesto,
caratteristica
del
nume
simo periodo mostrano l'eroe durante o dopo ima fasovrumana: la presenza della dea, la quale con
gesto regale l'ammaestra oppure accetta l'offerta del
bottino, non ci lascia dubbio alcuno: l'azione compiuta
tica
di grande significato.
Ci che la dea chiede all'uomo non mi colpire
all'impazzata, sibbene riflessione e dignit, il che si di-
un
si
volge
il
55
GLI DI OLIMPICI
narrata in
de, 4,
ss.),
(cfr.
Bacchilid.
ss.).
farlo
aprendo
il
furore cannibalesco
da lui ed
il
cervello. Inorridita la
dea
si
volse
il
medesimo disonorato.
un
errore
il
s'era
da se
na
dell' Iliade
si
trattasse di
medesima vera
ne se convenisse colpire o dominarsi. Mentre cos soppesava e gi stava tirando la grande spada fuor dal fodero,
Atena
lo tocc
>>
sopraggiungere
si
fa incontro al suo
forma di pensiero
vittorioso in
un
somma
ria energia,
salvare la
similmente
ma
tensione, nel quale non solo necessapure, e prima di tutto, prudenza, onde
difficile
situazione.
L'invito
di ritornare in
patria,
56
ed a riprenderla
Ulisse
immediatamente dopo
le parole di lei.
Dopo poco
per, quand'egli
do e invita
si
Fra
molto senno
tutta l'Hiade
gli
allato
noXvyi\\xiq
).
lo
come sua
corda
il
sempre
consigliando e aiutando,
dell'Odissea.
come
ella gli
il
uomini
il pili
esattamente come
(3toXv[iY|tis)
e precisamente all'inizio,
vengano esaltate
(28, 2)
le
(cfr.
anche
57
GLI DI OLIMPICI
HXkag). Nell'Odissea (13, 297) manifesta ella stesad Ulisse ci che entrambi distingue ed entramb
PouXe
sa
fortemente iinisce
Se fra
mortali tu sei
il
pi forte
prudenza di Atena
{\ir\xi6(0(sa) al
mente
aXX'vT]as
un
verso
'A'6'T|vt]i
Odis-
Osa
jlavaGTtiq
momento
decisivo in cui
ella
Troia (Odissea,
8,
493
ss.
13,
65
ss.).
ecc.); aiuta
Bellerofonte a
le redini d'oro
(Pindaro,
poemi
il
fuoco Efesto, ed
un
anche per
il
una
58
il
potere lenitivo di
(piTjTiEig,
un medicinale come
assennato
4, 227).
3.
Quanto
il
seria
senno e
il
ed antica
sia la rappresentazione,
che
si appalesano in
mito
del suo concepicelebre
consiglio
(|JifJTig)
Atena, ce lo insegna
della sua nascita.
il
mento e
Nessuna madre l'ha partorita. Conosce solo un padre ed tutta di lui. Questa appartenenza stretta ed imilaterale per Omero, quand'egli canta gli di, mia
delle presupposizioni fisse. Eschilo fa parlare espressala dea della sua mancanza di madre e del suo
mente
figlia ch'
siglio
(fifjtig).
della dea, e
con gran
comprendiamo
il
suo silenzio.
Ma
padre
la
chiama
(pQljxo-
risuonare il mito
7cdtQr\)j ed in questa parola sentiamo
prodigioso, che ci verr poi raccontato da Esiodo.
La
Ma non
59
GLI DI OLIMPICI
per averla per sempre dentro d lui quale consiil termine, egli stesso avrebbe
gliera. Quando poi giunse
scita,
la
venzione
figlia
alla
relativamente
guardante Metis
tarda,
come una
ed
ridicola
anzi
la
parte
ri-
trovata teogonica
(v.
950
sere
tivo,
di
un
qui
ro a suo riguardo;
silenzio, cos come
il
E tantomeno
v'
60
che s'accorda poi anche coi precedenti di tale mito; ch'ella cio, malgrado tutto, abbia
avuto una madre, la dea Metis, inghiottita in istato di
dea
virile e prudente. Il
lisi
essa si rivelerebbe
come
Non
madre
Certo fu pi tardi che l'essenza di Atena venne interpretata come spirito e pensiero (vovg %ai idvo la)
Platone, Cratilo, 407b ed altri dopo di lui). Ma il
suo antico legame con Metis significa ben altro. La pa(cfr.
fisica.
ss.) il
inizio la
(ixfitig)
mare burrascoso,
cocchiere .
col senno
un cocchiere supera
l'altro
superiorit di Atena sulla vergine guerriera, sulla Walkiria , questo che la distingue da essa. Quando infine
un mito
le
GLI DI OLIMPICI
abbiamo
61
allora
buon motivo
4.
ora giunto
l'essenza di Atena.
il
di penetrare pi addentro
qui in uno con l'essere della divi-
tempo
chia-
Ma
da esse la sua
all'azione,
gloria
gloria
incontro volando
il
compimento,
cos
come
la
Nike
alata
volo dalle mani della dea per coronare il vincitore. Ella l'onnipresente, la parola e il folgorante occhio della quale, incontrano l'eroe al momento opporspicca
il
ad opere ingegnose e
virili.
il
62
Come Apollo
il
come
tale
questo ella^guida
come fortuna
prodi-
giosa, nella vittoria improvvisa, nel trovare, nel sorprendere, nell'inconscio godere. Mentre Atena la presenza e
pro-
prio
ha
Ad Ermete
il
mistero,
il
di sogno, di nostalgico, di languido. Nulla sa delle delicate delizie dell'amore. Tutti gli esseri in cielo ed in
ma
nome
cit.,
il
(cfr.
la
ed
v.
celebre
di vergine
legami amorosi ed al matrimonio l'avvicina ad Artemide. Ma anche qui il valore del paragone consiste in
ci che fa risaltare le differenze essenziali. Non in
Atena, come in Artemide, l'austero ritroso e contegnoso
carattere verginale a difenderla dall'amore, sibbene lo
spirito d'azione.
Le naturale
il
il
non per
ritrosia,
alla sorella
sua Ar-
legami suoi son della specie dell'amicizia, che prova l'uomo per l'uomo. Ne fa testimoniani
63
GLI DI OLIMPICI
za la vita
dimoiti
esempio poetico
figurativa quello per
non
si
una volta
riaf-
la
figlia
Eumenidi
cetto
(736), il
mio cuore
in tutte le cose
ec-
parte vige l'opinione che non avremmo nessun motivo di cercar qui un significato recondito. Atena
Da una
sarebbe gi stata dea, prima ancora che i suoi adoratori scoprissero in se tante disposizioni bellicose, cos
d'aver bisogno di urna divinit tutelare delle battaglie.
Sarebbe quindi stata costretta in seguito ad assumere
qualit ad un tempo virili e guerriere (Nilsson). Un'altra ipotesi
si lascia-
64
Tono guidare da
lei,
non
si
campo
di battaglia
ed include
il
of-
Anche qui giova un paragone. In Apollo riconosciamo l'uomo assolutamente virile. La sublime distanza,
la superiorit della conoscenza, il ritmo creativo, questo
Ma
vince sempre la donna all'uomo, pel quale lo entusiasma, la sublime delizia del quale egli pu imparare da
lei.
La divina
pronti a tutto ci
rabilit, il fresco
malgrado
ben ponderata,
che richiede forza immane ed
chiarit dell'azione
perenne desiderio di
vittoria,
l'esser
ineso-
quanto,
donna dona
un
femmina
con
tutte
le sue grazie,
65
La
me
n saggezza ne sogno ne
sacrificio
il
presente immediato,
ecco Atena.
pieno e perfetto
realizzazione,
ne godimento.
il
qui per
5.
Il significato
che
la
dea ha per
pochi grandi, lo
dopo aver
costruire
da
mano
ima nave,
ed
il
Omerico, 14, 2
in
(cfr.
pure
Monumenti
66
gio-
Afrodite per bellezza, con Atena per abilit. Questa presta alle fanciulle
mano ed
pi
leggiadri (Odissea, 20, 72; Inno ad Afrodite, 14 s.; Esiodo, Erga, 63 s.). Dona a Penelope mano dotta , ingegno e sagacia come a nessuna altra donna greca (Odissea, 2,
116
ss.).
735) ed
mani
la sua veste
ste piu:e
Un
5,
con
la
72).
ricamente
(texvrj),
il
gli
esiste
(?toXiJ[AT|tig)
(cfr. Diels,
protesta.
non fu pi
l'ispirato,
nuova
il
6.
il
l'oriz-
GLI DI OLIMPICI
zonte del
sivo
si
campo
67
conosce in ogni istante quel ch' decistabilisce ci che risponde allo scopo, corrisi
r occhi-bovina
predicato
Ma
il
proprio a quest'animale?
Questa domanda
si
rono
un tempo pure
la
mondo
press^'one
divine.
largo, serve
di
nel
poema
a caratterizzare Era.
ma
gi evi-
68
civetta:
occhiazzurra .
vien caratterizzato
Si
il
antico da predicato pel mare (cfr. Iliade, 16, 34; Esiodo, Teog. 440), e vien ripresa nel nome del vecchio
dio del mare Glauco e della Nereide Glauca; pure
lo sguardo
(cfr.
Em-
Framm. 42 D;
pedocle,
confermato dall'uso nel linguaggio comune, che attribuisce all'ulivo, pel suo luccichio, il medesimo predicato
(cfr. Sofocle,
una data
gnificare
s'adatta
sorta di sguardo,
pmre all'occhio
l'assalto
(cfr.
ecc.).
Se vuol dunque
il
medesimo termine
Iliade, 20,
172),
pronto
o all'occhio del
OHmp.
6,
si-
45; 8, 37),
al-
drago
ma
non
ma
gorgopide.
Che
il
mare e
cos, lo dimostra,
dunque vien
as-
sia creduto,
so,
si
69
GLI DI OLIMPICI
ma
da preda, battagliero,
essere
con molti
altri.
dero
il
l'uccello
che
le die-
pi intelligente
orat. 12, 1
(efr. Dion.,
quale Ossiderca, dalla vista acuta , pare fondato da Diomede in ringraziamento alla dea per avergli
tolta la nebbia dagli occhi , quando stava a combattere
rinto
Troia (Pausan.
Con quanta
due
gli
del
luccicante
occhi.
(yXavKq) ulivo
di
interpretazione
volervi trovare
un
immagine
zioni
dov' in gioco
da
resto' di
Omero
il
gli
apparve im-
70
7.
un
n un
essere contemplativo. parimenti distante da entrambe
queste nature. La sua combattivit non amore per la
lotta, il suo chiaro spirito non ragione pura. Rappresenta il mondo dell'azione, ma non dell'azione impensata
e primitiva, sibbene della ponderata, che conduce meessere impulsivo,
vit-
toria.
per l'appunto
la vittoria a
render
il
suo
mondo
suo nome, venne chiamata ella stessa Nike, e la celebre statua di Fidia nel
Partenone portava nella mano destra un'immagine della
perfetto. Nella citt che prese
dea della
il
taglia, la
sono manifestazioni
della divinit.
Chi
rifiuta
l'aiuto
della dea, e confida solo nelle proprie forze, va in perdizione per opera della stessa potenza divina (cfr. So-
focle,
tutto
umana. Essa
un mondo chiuso
in s
il
senso e la realt di
dell'arduo e glorioso
che
si
mondo
compiace nella
GLI DI OLIMPICI
71
Questo
la
Ma
per capire interamente il senso della personalit di Atena dobbiamo ancora chiarire ci ch'ella
dustriosa.
non
divenne anche la patrona delle arti e delle scienze. Questa tarda immagine
di Atena testimonia dello splendore e dell'alta spirituaoltre in considerazione. Alla fine
lit della
Ma
si
mondo
delle Muse.
La
rinunzia,
il
senso stretto e lato della parola. Si dice che avesse inventato il flauto, ma si narra pure che lo abbia immedia-
tromba guerriera
Non
se.
gli altri
sempre
vicina.
72
APOLLO ED ARTEMroE
APOLLO
La descrizione
stile
di Apollo richiede
snblime: un'elevazione al di
(Winckelmaiin).
1.
il
vi
tivo.
pu
esser
immaginare
dubbio alcuno
ch'egli possa
com-
parire senza dar prova della sua superiorit. Le sue manifestazioni sono in piti di un caso veramente grandiose.
al
par di tuono
allor-
cli
i
anche dei
divinit. Finch durer nell'uo-
mo
il
intimamente
non
mezzo
grande Achille,
dinanzi a
si
che
della
ss.).
il pii
pugna col
lasciarlo
piegher
lui. Il cavallo
forte degli di
due grandi
destini.
La
grandiosit dell'Apollo omerico nobilitata dall'elevatezza dello spirito. E cos pure gli artisti dell'epo-
73
GLI DI OLIMPICI
in
mezzo
alla
mschia tumultuante
ma
miftove
un sapere
superiore.
divino
in
alla
brutalit
ed alla
del
mezzo
L'apparizione
confusione d questo mondo, non pu venire rappresenil
tata in
sempre imberbe
non mai seduto, sibbene- ritto o nell'atto del camminare.
La sua figura ricorda assai quella d Artemide, nella
quale tutto ci ricompare, ma in forma femminile; infatti i due numi sono da tempi antichissimi strettamente
L'arte figurativa lo rappresenta quasi
e
miiti,
cos
in-
sieme.
2.
piamo quale fu
fratelli.
Non
l'origine di quest'avvicinamento.
sap-
Ma
le
tra in
fa
fondo
pi significativa si
questa rassomgHanza. Ci che par separarli si dimo-
stra
ben presto
del
74
sesso,
ed infine
essere divino, le
essi si svelano
come
le
due f accie
di im
mondo
intero.
Ce
lo dice
il
poesia ed arte figurativa. Della loro posizione privilegiata nel circolo dei celesti rende gi testimonianza
visti
predicato di purezza e santit che loro proprio. Secondo Plutarco ed altri, Febo significa puro e san-
il
to , e senza
dubbio
essi
cos pure
la stessa parola
per
nome
ca-
era
nume non
solo
entrambi e
il
saettato
invisibili, colpiscono
si
sulle labbra.
spegne senza
Artemide
da enormi distanze, ed
la
sempre lontana.
Ama
le soli-
ripide, Ippolito, 75
ss.).
scioltezza, liberazione.
lo
Tutto
Ed
lo star in disparte.
il
suo
modo
di essere
Si credeva
a Delfi, a Delo ed
si ri dr asse
75
GLI DI OLIMPICI
andasse
per tornarsene solo in primavera salutato da canti sacri. Per Delo nei mesi d'inverno
col principiar dell'inverno
si
soffermava in Licia
(cfr. Servio,
Comm.
all'Eneide, 4
un mormorio
intomo a
lui
suonar di
lire e flauti,
di cori virginali,
mentre
un
ri-
ma
ma
certo
paesi (cfr.
Aristea
figliolo
p. 35).
proconnesio, dice nei suoi carmi
uomo
Iperborei (Erodoto,
4, 13). Si
conoscono
gli
Iperborei
se
mostrare che la rappresentazione di queste contrade luminose deve esser antichissima. Col esisteva l'antico
giardino di
Febo
come
dice Sofocle in
una tragedia
76
gli
Iperborei; gli
ma
egli
rimase
un anno
la
la stagione calda
Mentre
ella
prossima,
egli
il
Non
distaccato.
ac-
d'azione.
3.
Ma
chi
dunque questo
e la cui apparizione
circon-
da porsi non in Grecia, ma in Asia Minore (cfr. v. Wilamowitz, Hermes 38 e Greek historical writing and Apllo, a cui contraddice Bethe nell' 'AvticoQOv per Wackernagel, mentre Nilsson nella sua History f Greek religion, 1925, p. 132, s'accorda con lui). Par aver le sue
GLI DI OLIMPICI
77
concezione piti antica del suo essere, come appare evidente nell'introduzione dell'Iliade, sarebbe quella di un
dio terribile e annunziatore di morte.
La
distanza che
corre tra questa immagine spaventosa e il dio della saggezza delfica d'altronde cosi grande, da non poter venir
Ma
scono
gli
formata l'immagine del dio, ci mancano segni caratteristici e documenti. Nessuno pu dubitare che l'arco e la lira gli abbiano appartenuto fin dai
di quest'epoca si sia
prima volta
Se
si
si
legge
rivela chiaramente in
Omero
Omero.
altro
78
tatori. Gli
tratti,
due fra
numi
rifiutano di battersi,
ognuno
di
Come
Mi
Ma
chiameresti insen-
animosit femminile lo accusa di vigliaccheria e lo rimbrotta, egli volge i suoi passi altrove (Iliade, 21, 461 ss.).
Non
questo
il
dio
di,
Pindaro,
il
vedutezza, dell'autoconoscenza, della misura e dell'ordine sensato? Che cos' l'uomo? , dice Pindaro, par-
lando nello spirito di lui (Pitica 8, 95). L'uomo il sogno di un'ombra, ma quando dal cielo gli piove un divino bagliore, tutto riluce e la vita gli grata . Niente
GLI DI OLIMPICI
meglio l'atteggiamento,
caratterizza
posto
79
il
quanto
rico,
che non
medesimo Apollo della soscena di Omero? Ma non solo qui. Nel V libro
pracitata
dell'Iliade Diomede cerca la rovina di Enea, ferisce la
bitare
sia
questo
il
dea Afrodite,
e
assale
mano
tiene la
sua
Tideo, indietro.
di,
tali
E non
medesima
che non
e gli uomini che camminano
son della
gli
nell'ultimo libro dell'Iliade col pathos della ragione che frena e dell'animo nobile, s'erge Apollo per
por fine all'inumano gesto di Achille che da ben dodici
440).
scempio del cadavere di Ettore, Lo accusa diagli di di scelleratezza e durezza di cuore, d'es-
giorni fa
nanzi
ser
e
le
la
sensibil terra
ad
(Iliade, 20,
40
ss.).
Apollo.
non
annunziava
pensieri del
cu
80
DI DELIA GRECIA
cielo, gli
anche in Omero
pili vicino
questa sfera,
ma
Omero par
Febo, ossia il puro. D'altronde solo quando avremo appreso a concepire cosa significhino purezza e purificazione nel senso di Apollo, potremo comprendere giustamente la vera natura della sua grandezza spirituale.
musica apollinea,
il
sapere,
il
giusto, il prevedere
gerarchie superiori; ma tutto ci s'addice anche all'Apollo omerico. Presentiamo gi che queste qualit e perfezioni sono irradiazioni di una e medesima
l'istituire
Ma
bisogna che le esaminiamo singolarmente se vogliamo cogliere meglio il senso del tutto
lo
prima
di
Omero.
e del singolo.
4.
Cominciamo
dalla purezza.
L'Apollo postomerico
si
cura particolarmente di
ci
si
sentiva
il
bisogno
di
Ed Apollo
era
il
pi
GLI DI OLIMPICI
31
Col nome di Agieo, secondo l'antica denominazione (cfr. pure SvQaXoq ed altri
soprannomi) purifica le vie da ogni male, e, simbolo della
ed
il
risanatore
il
purificatore.
erma dinnanzi
Pur essendo
Omero lontano dall'idea di ogni purificazione od espiazione, tuttavia l'Apollo omerico pu esserci indice pre-
zioso del
L'associare
il
alle case.
la purificazione apollinea.
xm
dio,
un senso assolutamente
materialistico.
Ma
dobbiamo
modo
di
comportarsi
perci
il
Si credette di
l'impedimento
che
costituito
via
fisica.
Ma
la mentalit
82
GL DI DELLA &RECU
modo
del' suo
di comportarsi.
Non
corpo da
quello che noi chiamiamo spirito od anima, sihbene i
vede sempre l'un nell'altro. Essendo, secondo questa
separa
il
concezione, i contatti e le macchie qualcosa di non eolamente materiale, la loro azione abbraccia l'uomo intero e non mette solo in pericolo la sua natura fsica,
cade
in
uno spaventoso
irre-
Inquietudini minacciose guatano la sua esistenza esteriore, ma ancor pi spaventevole la maledizione che lo tormenta interiormente. Questa convin-
timento.
non
meno
seria e pro-
fisico.
casi di contatto
colpa morale,
si
credette di poter
asserire
che tutto
almeno
risultare
tacciano pure
vecchi
do
caso, le cose
63
GLI DI OLIMPICI
caso di
cessit
l'uomo dovesse soffrire anche per qualcosa che non aveva voluto. Chi pu dire che ci non sia vero? Chi pu
permettersi di chiamarlo ingiusto?
Si capisce facilmente come queste purificazioni con
le loro regole e pratiche fossero suscettibili di cadere
nel
Ma
il
loro
mondo,
i sacri
antichissimi
le-
gami, le irrevocabili responsabilit sulle quali esse vegliano (v. p. 19 ss.). Alla tenebrosit e gravit di questo
mondo
pici.
antico
Non
si
vale
il
Si
rammenti
II capitolo. Il dio
di Eschilo,
gi citato
il
tiel
ma-
ma
tricida,
di
l'Oreste
ordinata, in
nome
di
un
Assume l'impegno
della
ma
sa
superiore, Apollo.
purificazione, ossia riconosce
diritto
si
debba
trala-
84
GLI DI
sciare, sul
ammenda
DEUA
GRECIA
riconciliarsi e far
mia
di pericoli demoniaci.
Ma
si
delfico.
parlava gi
medesima che
egli annunzi solennemente da Delfi accanto alle norme
di espiazione, e che dovrebbe ammonirci di non prendere
le purificazioni apollinee in un senso troppo esteriore.
L'uomo deve guardarsi dai pericoli evitabili, mediante
il
di purezza, quella
pi: l'iddio ad eriger l'ideale del comportamento esteriore ed interiore, che, facendo astrazione dalle conseguenze, significa purezza nel senso pi alto del termine.
Non con la consueta formula che l'Apollo delfico
il
mide, 164 D). Pare esser cotesta una delle sentenze che
loro
questa
sponde esattamente
alla
al quale la tradizione
li
forma
presumere di
85
GLI DI OLIMPICI
4
come per
l'uomo
fosse
Socrate
il
seguente:
il dio,
nome
richiesto qual
di Socrate.
senso,
sapendo se
si
sia la
morte
felicit
od
infelicit;
ed in ci
non sapeva
poter avere un sapere; una cosa per
non opinava di
sapeva: che fare
ss.,
28
ss).
5.
n
delle
il
fondatore
la convivenza fra
nuova
patria.
il
patrono
86
ed
vano in tre cori secondo l'et e la grande festa delle Carnee era caratterizzata da una disposizione ed ordine che
ricordava
il
militare.
Ed
citt
prega Apollo
af-
Telemaco un
Cfr. H. Kch,
La conoscenza
all'essere
l'occulto
ed
ed
al nesso
il
Agamennone
uomini
Amer
ecco le parole
piani infallibili di Zeus
che pronuncia l'Apollo neonato dell'Inno Omerico. I
i
si
famose son
Ma
non
GLI DI OLIMPICI
87
gogna chiedere quale forma di profezia fosse originariamente specifica del culto ad Apollo. La scienza delle
cose occulte, non importa quale procedura la medi,
Non dovrebbe
esser la
musica
riate perfezioni di
Apollo?
Non dovrebbe
esser questa
la
que-
ma
Apollo
s.)
ed
il
come pi
Omero non lo
(I.
Che Apollo
cantasse
da lui e quando
il
suo canto
da Apollo
(cfr.
Muse
e da
il
N.
tutti gli di si
commuovono
Le Muse cantano
pena degli uomini
Ore, Armonia,
mano:
Ebe
e Afrodite
volta a Delfi
come
si
5).
Al buo
le cicale,
88
(Inno ad Apol. I
il
GRECU
il
Anche
cigno
ss.).
danno
I,
ss.):
Aurea
cetra, dovizia
chiome, al
comune
di
al sonno,
canzoni incantano
sieme
il
alle
Muse.
numi
Ma
allor
In-
tutto ci che
Anche le pietre al suono della lira si dispongono a formare il muro (cfr. Apollonio Kodio, 1, 740). Son fecondi
inoltre
gli
Admeto, musicando
Iliade, 2, 766). Secondo
di
cornigere
mandre
di
2,
47
li
custodisce
Ha
(cfr.
il
gregge
pascolato
Euripide, Alcesti, 569 es.';
la leggenda troiana custod le
ss.).
(cfr.
Laomedonte
(Iliade,
21,
448).
89
GLI DI OLIMPICI
umana
Anche
gliosa
...
gli di
aven-
riposo e in contraccambio delle fatiche, le feste eacre agli stessi di, e diedero le Muse, Apollo loro guida,
di
balzando e saltellando, come se danzasse piacevolmente e giocasse, e chi emettendo ogni specie di suoni.
Senonch gli altri animali non hanno il senso dell'orchi
si
il
riome
danze e di
e
feste,
il
dell'armonia congiunto al piacere, e con essi ci muoci guidano nel coro, avvincendoci l'un l'altro coi
vono e
con
canti e
le
danze
1)
che
la
(Carmina,
B,
Muse
4).
6.
et nervis
temperai arcum.
Ed
90
COS sovente
vista
prima
Varco.
Amer
(131), e
potente l'immagine di
che pone
dio
il
lui,
Omero e
zano come l'arciere.
lativi,
in
strage nel
in altri
dopo di
lui,
All'inizio dell'Iliade
campo greco
il
lo caratteriz-
suo strale
2,
La sua
festa
si
(cfr.
lare menzionata
il
lui
267, 338).
fa
e sconfigge i Proci; tutto ci egli compie sotto la protezione di Apollo (cfr. Odissea, 21, 338; 22, 7). Eurito, che
sfid
Apollo
sea, 8, 226).
all'arco,
pag con
la
morte
al drago
Ma
il
proposito dell'isola felice (15, 409 ss.) ch'ivi non esistono malattie malvagie; quando gli uomini diventan
vecchi Apollo ed Artemide pongono fine ai loro
giorni
con
Che
la bella
morte Apollo
la
manda
GLI DI OLIMPICI
uomini;
solo agli
91
le
strale di
Artemide.
Da
descrizioni,
come
un
in origine
Ma come
avrebbe potuto
Un
Egli compare al principio dell'Diade come giustiziere, ed il suo fosco sguardo vien poi paragonato alla
notte, come quello di Ettore quando irrompe nel campo
Delfi.
il
to,
lo
il
con
Non
freccia
forse l'arco
un simbolo
della lontananza?
spazi verso
il
segno.
la lira?
per
gli
ha un
signifi-
La
Non
92
clito
il
simbolo dell'unit di
due tendenze opposte (efr. Framm. 51, D). Entrambi sottendono visceri d'animale. Per indicare il vibrar rapido
delle corde dell'arco
che per
(oi^ctco)
si
il
nar forte
corda
la
quando Pandaro
fondo
il
, si dice nell'Iliade
(4,'
125), allor-
chiama pro-
6,
8.).
quadro pi vivace ce lo offre una celebre scena
dell'Odissea (21, 410 s.): Ulisse tende il grande arco, dopo
34
Proci, Ulisse, quale esperto cantore che sa maneggiare la cetra e fissa torcendola
i
musicale noto
nell'etnologia e
l'arco
andavano verso
la pugna.
Per
la nostra
comprensione
della figura di Apollo per di gran momento che il
Greco stesso senta l'affinit di ci che proviene dall'arco
e dalla
lira.
Vede
in entrambi
un dardo
lanciato: qui
che non
falla.
ricordiamo
l'altra freccia,
Omero chiama
acerba .
poeta delle feste olimpiche, si diriga l'arco al segno. Chi coglieremo con la freccia gloriosa che lancia il
il
mio
(Olimp. 2, 98). Vede le Muse tendere r arco del canto e le esalta con la stessa parola
ilare spirito?
93
ch'
il
liingisaettan-
te
(Olimp. 9, 5).
noto come sia famigliare ai Greci l'immagine
del buon tiro d'arco per rappresentare la conoscenza
ma
qui precisamente
della
il
punto dove
si
svela l'essenza
musica apollinea.
canto del pi vigile fra gli di non sale da un'aniintorpidita dal sogno, sibbene vola precisamente verso
Il
ma
Nella
deve formarsi,
forma in
di-
tutto. Il caotico
il
grande destino?
.
7.
Che
cosa
pu aver
significato in
un
senso eletto la
Apollo
il
pi greco di
Quando
lo
94
suoi maggiori rappresentanti si professarono decisamente spiriti ed indoli apollinei. La natura dionisiaca
i
par esprimere immediatamente soltanto qualcosa di negativo, mentro invece nasconde quanto c' di pili positivo: il comportamento di colui che conosce.
Apollo
mento
plicazioni psichiche,
tico.
Non
il
vuole anima,
ma
che
troppo intimo,
l'attacca-
spirito.
i
pesi
Ci significa: libera-
gravami ed
vincoli
essi
Con
Apollo non
si
oppone
sol-
sommamente onorato.
Come Apollo non accentua mai la propria
e coi suoi oracoli delfici non chiede mai
nel cristianesimo
lit,
personadi venir
esaltato
il
non
l'immutabile, le forme
realt, l'esi-
come un'onda.
Ma
eterna
95
GLI DI OLIMPICI
di, la
forma
L'individuale,
tempo e
modo
ed
fenomeni
un
non pu raggiungere
dirigendosi
siste,
Apollo,
o
meno
uomini.
non
il
regno
suoi
ai
pure
dell'infinit.
Pindaro
in-
spirito
di
nello
ascoltatori
un
al di l pili
madre
prima, ma l'uomo passa e s'annulla e solo i celesti durano eternamente (Pind., Nem. 6, 1 ss.). Fugge come ombra la vita
umana, e
se
ha splendore,
l'indora
ss.).
il
raggio
Perci l'uomo
Nem.
11,
15
s.).
La corona
la
memoria
pure
delle
il
sue
mor-
tale
pu
Non
conquistarsi,
nel canto
zione.
virti.
morte ed aleggia
Che
solo la
In Apollo
ci si fa
libert,
il
genuino spirito
ed esistenza quali forma, con lo sguardo scevro da concupiscenze e nostalgie di libert. Nella forma s'annulla
l'elementare,
il
momentaneo
e l'individuale,
il
loro es-
96
8.
il
Apollo la
rive-
di
un amore
infinito,
non
nella provvidenza
pare nel
mondo
luminosamente penetra.
Comprendiamo facilmente come questo essere sublime, che non era fondato in nessun elemento o precedente naturale, abbia potuto relativamente presto venir
collegato col sole. Gi in una tragedia andata perduta di
Eschilo, nelle Bassaridi,
come
il
Apollo.
i
maggiore degli
un
essere
si
con
dato
Prometeo
il
nome
di
(22) caratterizza
la parola (q)oTPog),
il
che conosciamo
suo
piti
famoso:
GLI DI OLIjVIPICI
97
(cfr.
Hermes, 1931,
p. 389).
ARTEMIDE
Non
si
l'essenza di Apollo
sia
di s
tura,
stessi.
Chi
ha pure perso
s'
la di lei
materna
tutela; e solo
il
qui incontro con una libert d'altro genere: la femminile. Lo specchio di questa femminilit divina la naturU
non la santa grande Madre,
Artemide
ci si fa
e,
come
questa, ad
e crudele.
1.
La natura
vilt
piti
quella specie
col quale generazioni pili pie andavan vagando per le valli e sulle alture silenti.
godimento
non vien turbato da una lieve impressione di estraniet,
di timore,
si
sente nel
98
GBECU
che la contrada pi selvaggia. Ma questo fiero trionfatore pu investigare fin che vuole: il mistero non gli si
manifesta, l'enigma non si risolve, fug^ge soltanto lontano da lui senza ch'egli se rie accorga per riapparire
ovunque egli non : sacra unit dell'immacolata natura,
ch'egli
pu
solo
rompere e distruggere,
ma non mai
ca-
pire e costruire.
un tumultuare
fiorisce,
fermenta, spriz-
vimento febbrile ;
si
lotte,
calma e mo-
l'umanit sentiva che l'uomo, quest'essere problematico, che in se stesso si rispecchia, di se dubita e
colato.
poi si condanna, che da tempo ha perduta la pace attraverso tante traversie e tanti aneliti, poteva solo con rispettoso tremore penetrare nella casta contrada, dove
vive e domina il divino. Il quale pareva alitare nella
un
od una
umane, or
Le
solitudini
della
natura
hanno
di mostro, or d'animale.
genii svariati che vanno dai pi barbari ed orrendi fino
figura,
dio
Ma
suprema cosa
GLI DI
l'incontro
vette,
OUMPICI
99
dimora
nell'etere delle
Qui
e,
La
terra
medesima ha perduto la sua pesantezza ed il sangue dimentica le sue cupe passioni. Ve qualcosa sospeso dal
suolo come una danza di eburnei piedi. Oppure si sente
passare nell'aria un vento di corsa. Ecco lo spirito divino
natura sublime, la grande signora stupenda, la
pura, che porta al rapimento e non pu amare, la danzatrice e cacci atrice che prende in grembo l'orsacchiotto
della
morte
Ecco Ar-
temidel
le
non
si
la loro
contradcono pi.
2.
I suoi rapporti
V.
Wilamowitz,
(cfr.
il
namente greca.
Anche qui
argivi festeggiavano
suo ritomo;
Come
100
zione con
gli
Pindaro, Olimp. 3, e le
mito nomina ancora altre con-
Iperborei
(cfr.
tradizioni delfiche); il
trade lontane e fabulose, precisamente Ortigia, che vien
celli sacri
mavera
prende il nome dalle quaglie, tead Artemide, che tornavano a stormi ogni pri-
103). Ortigia
I,
migratore
un simbolo
Suo regno
la selva sconfinata.
Fa parte
della sua
dvvTJ
(cfr.
Odissea, 5, 123;
18, 202; 20, 71), parola nella quale confluiscono i significati di sacro e di puro e che viene specificamente
adoperata per
Omero,
oltre
gli
Ovunque
deliziose
di lei
il
GLI DI
OUMPICI
101
monti, lungo
i
il
scsFpassarle del
Ha
vette :
gne
(Framm. 342 ;
ergersi
88.).
la
distinta .
Ama
pure
le
muove
non mai
Il
suo splendore
calpestati:
qui
si
suol
ove
il
mando
p. 74).
ta ella
men
di pensare a lei (Odissea, 6, 151). Alle fanciulle che predilige ella dona alta statura (Odissea, 20,
far a
'ili).
La
si
chiama la bella
, la bellissima e la si
102
Come
la sua
danza e
la sua bellezza
appartengono
vive,
con
gli
animali
agitatrice di belve
ma
1),
corrisponde pure
prenda cura di loro
col suo
che
si
com-
piace amorevolmente dei miseri rampolli dei leoni feroci e dei teneri poppanti di tutte le altre belve . Deve
aver avuto ima particolare predilezione per
leoni. Sui
Francois, Artemide, anche qui come l, vien rappresentata alata secondo la maniera orientale e la sua mano
destra tiene
un
suo tempio a Tebe
la sinistra stringe
il
leone,
era l'orso
il
e nel culto antico quest'animale era salito a gran significato. Il cervo il suo attributo usuale nelle arti figurative.
Cacciatrice
omerici (27,
2),
ed
di cervi
altri appellativi
103
GLI DI OLIMPICI
ed Ifigenia
cerbiatta;
ad Artemide, dove
un'isoletta consacrata
dassero
nuotando
cerbiatto
le
gravide
si
credeva an-
per partorire
4)).
E molti
altri;
animali an-
ed
il
cavallo
(Iliade, 6, 205)
lei.
Patrasso
7, l8,
11)
un carro
tirato
cavano, su
un
da cervi;
giorno seguente
si sacrifi-
caprioli, lupacchiotti
adulti, tutti vivi; se
fiamme
il
la si ricacciava dentro e
si sia ferito.
Omero
(Iliade,
21,
483), ^molto
strali
(Iliade,
5,
53
spesso
amica
sovente Co/aioi).
degli
Parecchie
104
Tiskabsivri
),
nel senso
vetta dei
Si
rici, 9, 6). Il
Omero
(Iliade, 5, 51
maestr a saettar
Ed
ss.)
le fiere
cacciatore felice
il
stessa
Artemide
lo
am-
appende
agli alberi
per
lei a
mo'
d'offerta
La
che la
fa-
od
il
prati
e le selve. Allora Artemide va cacciando e brandisce le
ardenti fiaccole con le quali scorre per i monti della Licia (Sof., Ed. a Col., 206). Si chiama per l'appunto l'amante delle notti (Antonino Liberale 15). Sofocle la dice
ucciditrice di cervi , agitatrice di faci (Trachinie
214). Ad Aulide v'erano due statue che la rappresentava-
no, l'una con la fiaccola, l'altra con freccio ed arco (Pausan. 9, 19, 6). Nel tempio di Despoina di Acacesio nell'Ar-
mani.
Da
entrambe
le
come dea
105
GLI DI OLIMPICI
in
spiriti.
s'avvicina
Qui
ad
debbono
costruire.
Dinnanzi
al fon-
ima lepre,
in
che poi scomparve
un mirto; l'albero venne ritenuto
sacro e vi si onor Artemide quale salvatrice (Paudatore della citt di Boiai in Laconia correva
La dea
delle lontananze la
buona com-
La regina
umana portando
ma anche
anche nella
vita
suoi orrori,
suoi benefizi.
Sentiamo parlare sovente di vittime umane sacrificate al suo culto (cfr. p. es. Pausan, 7, 19, 4). Doveva
venirle oiBferta in sacrifcio Ifigenia
come
la pili bella
A Melite, sobborgo
pio dedicato ad
occidentale di Atene,
si
Taur.
trovava
il
21).
tem-
ai
suicidi
conta
2,
54;
cfr,
Usener, Gottemamen,
51).
Si
rac-
guarirla.
La
Greci presero
la
parola
macellala ,
campo
nome
certo
appare anche
d battaglia sa-
106
un
della Beozia
Ma
l'irrequieta
umani. I suoi
addormentare
far
strali
la vittima,
male (Odissea,
5,
come
ss.,
18.
de, 6, 428; 19, 59; Odissea, 11, 324; 15, 478). Tuttavia
suo giungere significa per il sesso femminile duri triboli, che l'amarezza e il pericolo delle ore difficili proil
vengon da
fece fra le
donne un leone e
le
Ua
piace
schier
posta
sullo
stesso
piano
della
dea
delle
doglie,
la
GLI DI OLIMPICI
107
mide saettatrice
(166).
Faidimo
(Antol. Pai. 6, 271) la si ringrazia per un parto felice : che tu venisti senz'arco,
signora, alla puerpera e teneramente tenesti le tue mani
sopra il suo capo . Artemide, lungisaettante, guarda
ellenistico
con benevolezza le puerpere , invoca il coro delle Supplici di Eschilo (676). Quando s'adira con gli umani, allora
muoiono
le
donne di parto
pure, se riescono a salvarsi, partoriscono bambini non vitali (Callimaco, Inni, 3, 127). Quale dea dei parti
porta
venivano consacrati
(cfr.
'
danze di fanciulle.
Ed
infine
della vita,
il
che
si
suo potere
mani
si
rienti,
ed
il
108
mo
altri
pu
esser detta
lei,
che portava
il
nome
amica
significativo di
benevolmente
ed
il
poeta
giovi-
Vigila dunque, come suo fratello Apollo, sull'adolescenza e sta in ispeciali rapporti coi giovinetti sulla
soglia dell'et virile. Si pensi a questo proposito alle
dure prove
venivan sottoposti i ragazzi spartani nel culto dedicato a lei. Non intendevano questi riti
alle quali
umani,
ma
la dea
cittadini e forestieri;
come
ma
si
com-
dice l'Inno
GLI DI OLIMPICI
109
4.
Ecco come
trice
degli
eternamente pura.
Nella religione dell'epoca ionica appare per lungo
tempo accanto ad Apollo, quale figlia di Zeus e Latona:
Salve,
magnifici :
il signore Apollo e Artemide l'arciera, lei a
Ortigia e
lui nell'aspra Delo (Inno Omerico ad Ap. Del. 1, 14).
Nell'Iliade
salvato
figli
da Apollo
(5, 447).
Muse
allo splendido
un
lato
che colpiscono portando morte senza dolore ed improvvisa. Nell'isoletta favolosa di Siria non vi sono masibili,
proprio del carattere di entrambi l'assoluta purezza e la loro natura testimonia di una lontananza che
410).
Ma
cos che
110
ApoUo
vq.
Esprime una
tutt'altra
forma
di femmini-
lit
gine originaria del femminile, la cui forma eterna appartiene alla cerchia degli di.
che rifulge di luce stellare, sfolgoe tanto pi attrae l'uomo con la sua
la Vita e l'esser
pi dlci
te-
GLI DI OLIMPICI
111
AFRODITE
S*erge ogni Venere terrena come
prima del cielo, parto misterioso dell'infinito oceano.
la
(Schiller).
1.
Era
che
acclimat,
ma
in
fin
greca.
dei
si
ma
greco.
un
viene
cielo
la
con esattezza le
105) il
Ascalona;
culto
pure a Citer (cfr. anche Pausan, 1, 14, 7). Il nome famoso di Ciprigna che troviamo in Omero (Diade, 5, 330),
come libera designazione della dea, allude all'isola di
Cipro:
come pure
nomi
di Ciprogene e Ciprogeneia
Esiodo mostrano palesemente la sua derivazione dall'isola di Cipro. L'Odissea parla del suo santuario di Pafo
in
nell'isola di
Cipro
Citer ci richiama
il
passata a Cipro.
Ma
112
Anche
suoi antichi legami con lo spirito demoniaco della maledizione e del sangue, Ares, dal quale
mia.
jebbe,
Demo e Fobo, ma
ad una figura popolare
pure Armonia,
ci
fa pensare
primitiva.
nuovo
aspetto
vengono
escluse
e senso proprio.
merc
inoltre,
sua,
una
assolutamente ignota
pure
non
ma
agli Orfici.
2.
Secondo
l'Iliade,
Afrodite
figlia di
Zeus e di Dione
miti arcaici.
Ma
spuma
del
113
GLI DI OLIMPICI
mare qui non pi una potenza cosmica, sibbene l'autentica Afrodite greca, la dea della volutt.
Esiodo ci dona una pagina di alta poesia quando
descrive Urano,
il
si
in
Crono.
Il
suo
membro
virile
derio
amoroso,
le
cospetto degli di. Sua prerogativa fra gli di e gli uomini era il cicaleccio della fanciulla, l'inganno e la
una
conchiglia
torno
11,
8).
ele-
mento, e
ai lati le
114
le
Ore
divine; le posero sul capo una corona d'oro e le appesero agli orecchi preziosi gioielli; ne inghirlandarono il
collo
ed
il
tarle le
si
come
soglion por-
Che quadro! La bellezza sorge dall'immenso elemento e lo fa specchio del suo celeste sorriso. Bisogna
notare che colei, la quale nel mito nacque dalla spuma
del mare, venne da tutta l'antichit venerata come la dea
del mare e della navigazione. Ma non lo nel senso di
Poseidone e d'altri dominatori del mare. Il medesimo
onde e folgorare
immenso
dei
la superficie dell'acque
gioiello. Ella
mari e
fossero
gono
come
come
lo
meglio d'ogni
i
venti e fug-
le
il
dono in
silenzio . Perci
si
tran-
143
s.).
avesse portato seco un'immaginetta di Afrodite, comperata a Pafo onde preservare la nave dal naufragio;
allorquando egli s'accinse a pregare davanti ad essa,
115
suo oracolo a Pafo prima d'intraprendere una navigazione (Tac, hist. 2, 4; Svet., Tib.
5). Le citt di mare la veneravano. Sovente s'accomuporto e s'interrogava
il
culto di Poseidone con quello di lei. Rodo era ritenuto figlio di Afrodite e Poseidone, Rodo la personifica-
nava
il
si
7,
con
Demetrio Poliorcete veniva salutato dagli Atequale figlio del potente dio Poseidone e di Afro-
scolii).
niesi
dite (Ateneo, 6, p.
253 E).
A Tebe v'erano
antiche ecul-
16, 3).
n miracolo
in terra.
la
di Afrodite si
compie
cos sul
mare come
Ella danza con loro (Odissea, 18, 194), e son esse che
la lavano, la cospargono di fragrante olio
(Odissea, 8, 364),
si
e le intessono
il
peplo (Diade,
5, 338).
Ella
Perci
il
nome
di lerocepi dato
Alcamene (Pausan.
1, 19, 2).
Medea
campagne dolce
alito di
Dea
ss.),
chiome
fiori di
si
chiamava presso
116
1, 10).
ne a
more
und Simonides,
122
ss.).
dei luoghi dov'ella era venerata. Sul grande altare d'Afrodite del monte Erice pare che ogni mattino sparissero
tutte le ceneri e al loro posto crescessero rugiadose ver-
zure (Aelian., nat. an. 10, 50). Alcune piante le erano particolarmente care. Tamarisco (M'UQixai) chiamavasi un
luogo a
lei
lei
il significato
pomi
dorati,
(Ovid.,
Ma
coi
Metam.
10,
ciprioti
quali
644
giardini .d'Afrodite
anche
nella vita degli animidi e degli uomini? La delizia dell'amplesso amoroso venne da tempi antichissimi desi-
117
Erga, 521).
Ed
in cento altri
il
nome suo nei tempi postomerici per denominare godimenti amorosi ((pik6tr\g XQVGB\g 'A(jpQo8(tT|S nel Frammento di Esiodo 143 Rz; d(pQo8iaid|8iv e t dq)po8C<na
in Democrito, Framm. 137, 235 Diels). Cantami, o Musa ,
dice l'Inno
che risveglia la
pi dei mortali;
Omerico
4, le gesta dell'aurea
Afrodite
brama soave fra i numi e soggioga le stircome pure gli uccelli del cielo e tutte le
bestie
pi oltre, le resistono : Atena, Artemide e Estia. Nessun altro potr mai sfuggire al suo potere, n dio u
nomo . Celebre quanto dissero della sua onnipotenza
il
zano poi
bal-
pascoli rigogliosi e
attraversano gli impetuosi torrenti; cos ognuno, preso
i
tenero
tutti
continuino nella
118
Ma
se dato
per
si
troppo naturale
che venisse collegata pure al matrimonio ed alla generazione dei figli, Nell'Odissea (20, 73 ss.) si narra come
ella volesse portare
Ermione
le ragazze e le
madri portavano
un'ojffierta
figlia
tv
non mira all'unione conon fu mai, come Era, la dea del matri-
niugale ed ella
monio. Da lei deriva quell'anelito potentissimo che fa dimenticare tutto l'universo per un unico essere, e rom-
pere
Ha
alcuni
La leggenda
lo con-
119
GLI DI OLIMPICI
la
sposa;
non
ti
varran la cetra, ne
doni d'Afrodite,
Paride bello, sonator
i
ne la chioma, ne la bellezza .
di cetra e danzatore. Quando Afrodite lo ebbe salvato
miracolosamente nella
non
risplende di belt,
lui:
si
il
di
mentre intento a suonare la lira (7j6 ss.). L'antitesi fra le due forme di vita, di Paride e di Menelao,
non poteva venir posta sotto gli occhi con maggior evichise
IH
dell'Iliade,
dove Pa-
sottratto al duello
mo femmineo, amante
In tutte le epoche
di Afrodite.
la
Prima
si
jia-
seduzione (xaQig).
EUa
sentante della bellezza e grazia .femminile medesima, circonfusa dal vaporoso alone della volutt; eternamente
120
bellezza
mulo baleno
del
collo
degli
occhi
al
tre-
come
il
nome
loro
(X^Qi?
dona a Pandora,
Di bellezza
{aaXkogj
8J.
la
)?
lustra
come
<^
divina
di
65).
essenza
la volutt
d'amore e
il
desire e
il
favellare
amo-
desima donato
Pai.
6,
88).
il
Oltre
le
Cariti
la
(Antifane, Antol.
circondavano
genii
non conosce
ripulse (Eschilo,
121
GLI DI OLIMPICI
Medea
il
ri-
pungolo di Peito . H
suo incanto esercita un potere che fa dimenticare ogni
dovere e conduce la vittima della seduzione a prened in lei si facesse sensibile
concepibili.
ci
che
Il
pu
il
in-
norme, che irresistibile Afrodite quando s'immischia nel giuoco (797). poi curioso come Afrodite
quando, come Ippolito,
porti fortuna agli uomini
infelici
che
si
danno ciecamente
sovente colpevolmente allo straniero. Su questo argomento il mito ci cre tutt'una schiera di tipi famosi.
e
ss.).
si
fa delmquente.
me il
per
un
toro.
il
gran discorso sulla responsabilit, nel quale ella attribuisce ad Afrodite tutta la colpa della mostruosit della sua
passione.
l'antica ingiustizia
122
l'ira
degK di
pu
nell'ostinato e altezzoso,
ma
se s'imbatte
inau-
ss.):
ler essere
divinit
alle tue
por fine
pu
pene
Tanto prepotente e
terribile
e sorriso!
Tebe, Afrodite veniva venerata come Apostrofia (Pausan. 9, 16, 3)/ senza dubbio pel fatto che do-
Venere Verticordia,
dea,
122)
memori
della
madre
dite! Ella fa s
Poco
Afrodite.
Ma
clemenza sa
togliere, grazie
ad un istante luminoso,
123
molestie dell'esistenza, veniva festeggiata alla felice conclusione d'imprese importanti (cfr. Senofonte, Hellen. 5,
4,
4; Plutarco,
ganti
dopo
il
non posse
3.
Afrodite pur essendo originaria d'Oriente ci d chiaramente a conoscere la pretta formazione greca. In lei
vien intuita,
come
forma d'esistenza
essere divino,
realt
ci
questa e tema costituzione dell'essere? la luce che costringe vincendo ogni cuore, nella quale stanno davanti
all'occhio dell'amore tutte le cose e l'intero universo,
la delizia della
manifesta come vera divinit, a cominciar dal naturale fino alle vette sublimi dello spirito.
si
Afrodite ripartisce le sue grazie non solo fra i viventi, sibbene anche fra i morti. Come la sua essenza di
bellezza rida a Penelope la freschezza e la gioventii
(Odissea, 18, 192), cosi la dea preserva dalla corruzione
GLI DI DELLA
124
e giorno
GRECU
La medesima
forza d'attra-
serve onde unire sessi diversi, conclude e mantiene pure le amicizie. Si venerava un'Afro-
si
Apollodoro dichiara esser la dea dei legami fra amici ed amiche (Aten. 13, 571c.). Tutto ci ch'
grazioso avvincente ed amahile, sian gesti, discorsi od
azioni prende il nome da lei (jtaqppSito? ed in latino
venustus). Facci amabili nel dire e nel fare , cosi la
noto come
Felix,
invoca da
si
lei il
colpo pi fortimato, ed
suo appellativo di
il
favore di Afro-
dite (nafpQixoq),
cia....
gli di, i
lui
vita piena;
giunse la
Qui
il
fortuna che viene dalla buona occasione, dal fortuito incontro, dal ritrovamento. la benevolenza; la
la
Ma
grare quanto v' di pili sublime nel mondo del pensiero e della poesia. Eternamente indimenticabile l'im-
125
GLI DI OLIMPICI
fresche e
manda
(eQCDteg)
stare alle
ed amabilit. Usualmente
secondo
il
nostro
modo
si
presentano al plurale,
di concepire
dunque possono
es-
ser
importante e
significativo. Egli lo spirito divino degli istinti e delle
virt germinative. Ma il mondo afrodisiaco di tutt'altra specie,
ben pi vasto e
ricco.
Qui
la rappresentazione
sog-
la
non
demoniaco, mediante il
preda. Chi preso nei lacci d'amore vuol egli medesimo
darsi, colui che ama tende ad intenerirsi con quella languida sincerit che sola la fa veramente irresistibile. Ecco
il
126
la sua amorevolezza
ad un tempo
recettivit
ed
eco,
Tebe, son
fissato il culto di
gi state citate.
In senso
Armonia
consimile
agisce
secondo
Saffo,
che,
figlia
di Zeus, l'astuta
mondo
Come prima
fa
ri-
l'u-
nit.
il
127
GLI DI OlilMPICI
celesti
e tutto ci opera
di
quando la pioggia nuziale si rivers impetuosa nel grembo dell'eccelsa sposa (59 ss.).
celebr Etere,
31
ferita
fra le
donare
la
al
mondo. Che
la
profonda
d'amore getta persino il dio della guerra sovente
sue braccia ed egli se ne giace fissandola negli
ss.),
pace
Ed ecco
allora
prorompere graziosamente
la preghiera
pure l'orrore e la distruzione. Nessuna potenza pu portare tanta discordia e confusione quanto costei, la cui
opera illuminatissima e beata armonia; solo attraverso
quest'ombra scura il luminoso incanto di Afrodite asBUrge a creazione totale.
ERMETE
1.
Il
pi umano fra
abitator d'Olimpo.
tutti gli di ,
La sua natura ha
Ermete,
il
vero
la libert, l'ampiezza
128
pone vivo
di solo nell'Odissea e
non
da messaggero
Ma
nell'Iliade.
degli
ahhiamo
la
pron-
Non
maestro rubando
buoi
al fratello e sviandolo
modo pi
malizioso ed impensato.
lo conosce
come
poi nel
La leggenda
l'uccisore di quell'Argo,
di Io
che custodiva
Io tramutata in vacca;
quello di rubare la
volevano por fine allo strazio che Achille andava facendo del cadavere di Ettore, pensarono in un primo tem-
24).
per
gannatore
il
ben destro
il
trin-
129
GLI DI OLIMPICI
ciare le carni,
mescere
il
vino
tutto
ci proviene
ila
delle quali
lecito
varrebbe tutta la genialit del far fortuna, se non sapesse guadagnarsi i cuori? Nella pugna degli di del XXI
libro dell'Iliade lui, lo smaliziato, a concludere.
si
Dopo
l'altra, e
ridicola
il
buon
buona fortuna
gli di
e le dee
dell'Olimpo per la delizia di trovarsi nelle braccia dell'aurea Afrodite (Odissea, 8, 339 ss.). L'Apollo, che il
poeta ci mette qui sotto gli occhi abbastanza largo per
non catechizzare il suo scaltrito fratello; anzi se ne di-
130
verte.
ci
mettiamo
|n
pur riuscendo
demmo, un
altri di
dell'Olimpo.
E quel suo sembrare estraneo nella cerchia di Zeus,
provien dal ricordo delle divinit dei tempi arcaici, che
hanno
le ali ai piedi
ed
il
invisibile,
entrambi
si
cappa che rende invisibile ha per in se un che di magico. Si chiama mantello infernale ed una volta nell'Iliade se ne serve pure Atena. Ma la caratteristica
di Ermete, e ci appalesa quel che di magico ch' nelle
sue azioni.
La magia, che
mondo
magica con
la
Com'egli medesimo ha
bile
mediante
Autolieo ha
il
gli
uomini.
e render tutto
il
essenza
ed
131
GLI DI OLIMPICI
un nuovo
pico
significato pi spirituale.
L'antichit di
ci
il
Ermete
si
nome, che
sovrastava
il
mucchio di
sassi
tempi posteriori
il fallo.
Anche questo
significa
una
vec-
chia
ma
di rappresentazione dei
Par
tempi primitivi.
Ma
rito
2.
Qual'
il
si
suppose
or questa or quella la sua sfera originaria, tentando poi di mostrare, partendo da qui, come la sua inesser
ampliarono col progredire dei tempi, finch si comp l'immagine che ci ora famigliare. Si
ritiene ovvio nella scienza delle religioni che la figura
fluenza
di
un
ed essenza
si
pu operare
ci che vuole,
non
pos-
132
non a\Tebbe
una volta, come tin
ed
v^e-
man mano
che crescevano
loro
bi-
sogni. Qusta opinione presuppone una strana inconsistenza nelle rappresentazioni degli di e pu venir con-
trobattuta anche
fi-
gura di una divinit greca. La sua difettosit particolarmente palese in Ermete. Par quasi che questo agile
dio voglia sfuggire continuamente a tale presa volgare.
Si pu tentare di far cominciare la sua storia a partire
oppure
lo in
il
modo
particolare.
questo suo
modo
tanto
cos
infaililiilmente in tutti
suoi
Ermete.
il
Luciano, Prometeo s. Cauc. 18). Questa formula laudativa vien applicata in modo speciale ad Ermete (Odissea, 8, 335; Inni
(SotfJQsg
dcov,
133
GLI DI OLIMPICI
ti
protegger contro
Da
lui proviene il
guadagno, vuoi
il
gi calcolato,
pita
per significare cupidigia di guadagno suona Ermete comune (xoivg 'EQjAfjg). bens vero che sovente
alata
trovamento. Cos
il
ma
in primo piano, che i ladri lo considerano semloro protettore particolare. Cos pure , dice
pre il
il Gk)ethe nel Faust
mone
quelli
si
dimostra con
tiri
di
grande abilit .
Neonato, gi si mostr maestro nell'arte del furto,
riuscendo a rubare i buoi a suo fratello Apollo e ad
ingannare l'inseguitore. Ci si narra nell'inno omerico
assai
ci:
(cfr.
134
ad Apollo, proprio
ciava per
il
(cfr.
1,
sua facolt di
trarsi
gionia
(cfr.
Iliade, 5, 390).
Citammo
gi anche suo
fi
non fosse
che colla mano, diveniva invisibile (cfr. Esiodo, Framm.
112 Rzach). Di un tiro birbone giocato da un altro
glio Autolieo, l'arciladro; ci ch'egli toccava,
stile
nell'oscurit
(216
s.).
Gompar
135
GLI DI OLIMPICI
gi
gli
uomini
nell'arte
del ladrocinio
dello
fra
spergiuro
(v. p. 128).
ci, ce lo
insegna
la
festa
birbanterie
furti
Egli
(ofr.
Plutarco,
quaest.
Gr.
55).
adomandola di
di tanto danno
bellezza, la
femmina, ehe
uomini, fu Ermete a
metterle in cuore bugie, parole lusinghiere e malizia
(Esiodo, Erga;, 77 s.). dono suo tutto ci che tocca aldoveva esser
agli
guadagni
felici
ed impensati.
Ma
il
dio
con ci s'intende
un
altro in miseria.
improvvisamente fa
un tesoro, pu far scomparire altrettanto
mente il possesso del ricco.
improvvisa-
3.
Ma
della fecondit.
Per non
cos
come
il
dispensatore
136
Lo affermano
altri
nide (Framm.
18), i
il
Ermete e
la tutela di
numero
490
ss.).
zampogna
(511).
lo
narra che egli abbia fatto cessare una pestilenza che faceva strage, girando intorno alle mura della citt con un
montone
il
pi bello fra
Ermete
ripe-
1).
In che consiste
il
modo Ermete
favore che
il
In che
palesa in
modo
si
ap-
137
GLI DI OLIMPICI
zione che ci d
dei versi
il
ad Atene Oreste,
nume
il
custo-
ed essere
dirlo
lare ,
che
il
tale gregge
Ermete rappresenta quindi lo spirito buono, che il mattino conduce le pecore fuor dall'ovile e le segue fedellaente.
Ma
un
solo
pu anche
far
il
orme
l'inse-
Ed
dit.
ma
La sua benedizione ha
il
suo
Ovunque va
mondo
lo stesso
affer-
mondo
dell'abile
La prodigiosa
condit.
Ma
si
138
senta anche
che
il
il
con altrettanta
gregge diminuisce
loso e dannoso
(cfr.
Inno
stupefacente
Omer.
286). Nell'inno
pi
il
come
esiodea
comTeogonia
appare
pagno di Ecate, la quale con lui accresce il bestiame
4.
Ermete
s' stabilito
ve lo incontriamo
<M)n
si
regno di Ermete. Cos lo defin con ammirevole maestria Omero nel canto famoso di Ares ed Afrodite. Er-
il
mete non trova la posizione di Ares incatenato cos penosa, da non esser egli pronto ad affrontarne una tre volte
peggiore pur di stringere fra le braccia l'aurea Afrodite
(Odissea, 8, 339 ss.). il godimento d'amore inteso come
incontro fortuito , furto (cfr. furtum nei poeti
W.
Jaeger in Hermes 1915). H popolino dell'Attica venerava un dio Ticone, nel nome del quale riconosciamo lo spirito dellatini e nelle istruttive dissertazioni di
l'
aver fortuna
(cfr.
139
GLI DI OLIMPICI
fettamente.
nell'Inno
Appare
felice
Figlio di
notte
morte durante la corsa. La sua tomba sorgeva a Feneo in Arcadia dietro il tempio di Ermete,
e venivan fatte annualmente delle offerte notturne al
morto (cfr, Pausan. 8, 14, 11). In Eubea prendeva Ermete il nome dal letto nuziale, Epitalamite, ho troviamo sovente unito ad Afrodite. Erbe e medicamenti, atti
vocandone
la
promuovere la sanit e la bellezza dei bambini, prendon nome da lui. A questo proposito bisogna ricordare
che le erme antiche erano di regola di forma itifallica. Anzi a Cillene nell'Elide si onorava quale Ermete
un fallo che era collocato, come l'erma, su una base
a
(Pausan,
6, 26, 5).
Ermete non
e della fecondit,
anche se
alle volte
pu apparir
tale,
unione amo-
quando
il
che fa raggiimgere la conquista preziosa. Ermete rapisce la bella dalla schiera danzante e la conduce, sicuro
140
ss.).
Lo vediamo sovente
in
Ma
coppa
vediamo un
giovane
sonno forse Teseo che fugge da Arianna? e Erfig.
124)
mete
lo
precede cauto.
5.
Ermete
dare a prendere
il
il
cane infernale
(cfr.
Come
uccisi,
onde guidarle
Dei morenti
Coef. 622).
Ad
si
dice che
Ermete
li
afferra (Eschilo,
Ermete, la scorta , Ajace, prima di trafiggersi con la spada, chiede il favore di comporlo in
GLI DI OLIMPICI
141
pace (Sofocle, Ajace, 832). Il cieco Edipo, guidato prodigiosamente da lui, trova la via per il luogo dove morire
conducesse dol-
escono volando anime alate. Nell'ultimo giorno delle Antesterie, la festa di tutte le anime, nel quale si onorava-
Ermete infero (Ermes Chthonios). La piti bella e commovente rappresentazione di Ermete, scorta dei morti,
maestro del celebre bassorilievo di Orfeo;
Ermete guida Euridice liberata fuor dal regno dell'ombra, e non appena questa si volge, la prende dolcemente
ce la diede il
more per
(cfr.
142
6.
gli di Bot-
nome
come
proteggere scortando
si
mucchi dei
Dal mucchio
erme
le
campagne. Tutt'una serie di aggettivi mostra l'onore reso ad Ermete, quale dio dlie strade e degli accessi , quale guida ed indicatore di via. il naturai
delle
copricapo. Egli ha, calzari dorati che gli permettono di sorvolare i mari e l'immense terre con lo
ali del
Ecco un'immagine
143
GLI DI OLIMPICI
"Ad Ogni
ingresso, al termine di
una strada
si
fa in-
1135)
di
il
l'arte figurativa.
Sul trono
cielo
tuts
fisso
del suo
modo
ristico
za
mano
si
usa
2).
La
sensazione di straordinario ch' contenuta in queste parole nota pure a noi; diciamo infatti anche noi che un
angelo passa per la stanza. come se misteri notturni
aleggiassero in pieno giorno e Ermete veramente lo
spirito della notte.
Il
tello
le.
di
infernale,
mediante
Nottetempo compie
il
si rivela
gi nel
man-
il
fama pieno
cui
il
ss.).
144
di battaglia ben
si sapeva quanto fosse pericoloso arrischiarsi di andar soli
esplorando l'oste nemica attraverso l'ambrosia notte
campo
non
Ermete
di
avendo
egli parlato,
condo
le
(index),
Metamorfosi di Ovidio,
Ermete signore
2,
687
ss.,
l'
indice
(Odissea,
7,
138).
Con
la sua bacchetta
magica addor-
sua lira
si
chiama
onori
(cfr.
Apollon. Rhod.,
4,
1731 e
scolii).
7.
145
GLI DI OLIMPICI
penetrare personalmente nel campo dei nemici e gettarsi ai piedi del pi implacabile fra tutti, di Achille,
che fa ogni giorno strazio del cadavere del di lui figlio
prediletto. Allora Giove gli manda quale guida Ermete,
(Iliade, 24, 334 ss.): Ermete, tu
ad un mortale ed ascolti chi ti piace.
Va' dunque e conduci Priamo alle navi achee, in guisa
che nessuno degli altri Danai lo veda o riconosca, finch
non sia giunto al figlio di Peleo . Ermete tosto ubbie lo interpella cos
un
caso fortuito,
un
caso che
mai
il
vecchio avreb-
compare improvviso un
zano
giovinetto.
Priamo
si riz-
capelli sul
niero gli
Padre.
come uno
del seguito
di Achille e si dichiara disposto a condurlo al sicuro
fino alla porta del suo signore. Pu anche dar la notizia
senz'altro:
all'afflitto
padre che
Si presenta
il
cadavere del
figlio,
malgrado
Io
protettrice
degli
le spoglie di Un
lo
a
da
giovinetto
scorta, questo
sapr allor che
fargli
sar giunto alla mta, dinnanzi alla porta di Achille,
di (374).
quando
ed
il
il
le
mule
ri-
146
intomo
alle
navi,
fatto conoscere e,
Achille tratt
il figlio
morto e
non eran
finiti.
riconosciuto da
per la notte.
Ma
pericoli
Agamennone
vano
sulle strade
morti, ai crocicchi
si
riunivano, sulle
non avere
sempre or qui or
improvviso col
solitario.
fissa
dimora, sibbene
In questo suo
modo
d'agire
si
appalesa
il
di ci che
Greci dicono a proposito della notte, dobbiamo involontariamente pensare ad Ermete. Appari
il
GLI DI OLIMPICI
ciare
147
ad Ermete di Omero
(97) vien denominata ausiliatrce (JcCTtovQOg). Amabile (sijqjpvr]) il suo nome nella poesia dopo Esiodo
e
la confidente e la protettrice
amanti. Nell'Inno Orfico gi citato le vien persino attribuito il nome di dea dell'amore
(KiJJtpig).
degli
figlio in
Suo
a fianco
per
le sta,
malizia o
quale altro
figlio,
($dTT]g)
e assai signi-
ficativo, la
l'
8.
Ma
viso
no.
'rabbuiament o strano sorriso sulla faccia del giorQuesto mistero notturno nel giorno, questa magica
regno di quell'Ermete,
magia dei tempi posteriori onor a ragione come
suo maestro. Nella sensibilit popolare s'annunzia nelil
che la
Ermete
sere
Un
ce lo
e,
convincente realt
solitari.
il
Ulisse era uscito tutto solo per andare alla ricompagni rimasti nella casa di Circe. Non
si
le valli
di
un
ss.).
Questi
gli fa
noto
148
ma
il
egli
in possesso dell'erba magica, ch'ora egli medesimo eoglier per lui. Ulisse pu finalmente senza paura bussare alla porta misteriosa.
in
mezzo
alla
Cos
si
manifesta Ermete
da
il
sole, all'incertezza
della notte,
che pu
farsi im-
9.
un tempo lontano e
pur
es-
intimit,
ed
il
giorno passo passo porta innanzi e fa noto, sorge immediato fuor dalle tenebre. Nasce improvviso come un
chccos' che
una magica
sposa, uno spirito maligno od un semplice ceppo? Tutte
le cose paion beffarsi del viandante, assumono volti conomiracolo l'incontro
si
svela:
149
GLI DI OLIMPICI
ma nn momento
gciuti,
l'antico aspetto;
dopo riprendon
sorprendono facendo sbigottire con atteggiamenti bizzarri, e poi eccole di nuovo famigliari ed innocue.
Ovunque
che
notte,
si
chi
ridde, e
gerlo,
guidarlo, consigliarlo?
Lo
medesimo
della notte,
il
gode della sua protezione e cosi pure il peresguitato e l'astuto, al quale vengon in aiuto con mille
invenzioni e destrezze le subdole tenebre.
felice
gli
gli
amanti e custodisce
incanti occulti e
La musica
svelati
nella sua
il
la
tura,
il
loro punto
d'accordo.
Ma
sonno, d anche nuova vivezza e chiarezza allo spirito. Lo fa pi conoscitivo, ardito, temerario. Uno strano
al
prezioso sapere
150
il solitario,
Fausi-
liatrice, la consigliera.
10.
ma
ci offre tuttavia
la
alcuni suoi
traduciamo in qualcosa di pi
virile e gagliardo
uno
li
ci
ai nostri occhi
Cosi pure
il
mondo
di Ermete.
Ha come
ogni altro
mondo una sfera superiore ed una inferiore. In entrambi
ci si pu imb attere nella buona occasione, nella fortuna
del
momento
lenti l'agilit, la
destrezza, la prontezza, e
virtii eccel-
mta
il
Come vasto
come
di un dio
Ci che
Ermete anima
qualsiasi di tutta la
appartiene,
ma
somma
dell'esistenza.
Ogni cosa
gli
151
GLI DI OLIMPICI
11.
pu
Veda venerano un
questo, ch'egli
ve*,
conosce le
mostra
le vie,
guida Bulle
smarrimenti, sa ricondurre i fuorvie,
Lo
si
ritenne
ritto il solco,
che va tracciando
l'aratro,
ar-
seguendo,
Quando mattino
Pushan,
il
che nuoce,
il
lupo ed
ma-
il
strade, egli
prano....
La forma,
farli
trovare... .
agli
(Religion des
ss.).
si
che vi
si
al-
152
l'utile
mondo, e
mini
come
vi opera
pacifici e giusti;
li conduce rettamente e li
guarda
da ogni possibile pericolo. Scaccia dalla via ci che
nuoce: il lupo ed il masnadiero .
anche
che
masnadieri ed
ladri, e
il
trova allora che questa sfera come cattivo, riuscita e disillusione, alto e
tutta l'esistenza.
prende buono
si
basso. Si chiedeva ad
Ermete
la grazia di
de dicendo che a
Ermete
Ma
tutti,
non dimentica
il
scampare feche
spazz
primo
s>
mucchi
di pietre
uomini e
l'altro lato,
di,
(cfr.
si chiu-
s'accompagna
quando continua
pu
quella,
punto di
espressioni,
Buo essere.
almeno nella
totalit
153
GLI DI OLIMPICI
32.
mondo
Il
di
prima di
raccomanda ad Ermete aflinch
si
conduca e riconduca
sano e salvo (216; cfr. pure Sofocle, El. 1395; Fil. 133).
Perci Ermete pure il dio di quell'abilit che rende
che merc
319),
star
il
a pari nell'arte
di
pu
il
ancora che^
incliti
scoprire
il
modo
gli
s.);
pure tenuto in
conto di offerente esemplare. Nessuna meraviglia dunque se questo maestro di ogni abilit e destrezza sia di-
180
Zeus
ss.
(cfr.
Eschilo,
to;
ecc.;
Aristof., Pace,
Alceo lo conoscono
10;
Prom. 941
come portavoce
425 D). L'Iliade invece lo ignora sotto questo aspetin essa la messaggera degli di Iris, e quando Zeus
154
Ma
mente
all'essenza
fondamentale del
p
apparire pi atto a portar messaggi celesti, di
quest'Ermete, che guizza, vola, sguscia e rispunta ovun
teva
(Erga,
79).
Se pure
il
mondo
di
Ermete non
un che
fuori
d piuttosto l'impressione
riman sempre
da tutto
ci
ch' volgare e sgradevole. Vi aleggia uno spirito di serenit, un sorriso di superiorit, che tutto trasfigura e
riconcilia,
sorriso ci
d a capire, se
si
giudicatrici,
non
esista
tecipi o
sublime.
Non
155
GLI DI OLIMPICI
favore di Ermete conferisce grazia alle opere deuomini (cfr. Odissea, 15, 319). Egli stesso sta sovente
Il
gli
si
chiamano
Cariti. In
Omero appare
ad Ermete a Tanagra
9, 22, 1).
comprende
tutti
A-frodite, e
Poto
il
(456).
Ermete,
il
Ed
ed
sfigurata
musica. L'In-
1).
comune
32, 8).
alle
Pare che
rato da
Ermete
il
delle destrezze,
il
che di sereno e al tempo stesso di tenebrosamente misterioso, di incantevole e tenero proprio ad Ermete, che
l'incantevole dolce suono della cetra o del flauto. Nel-
156
13.
ha senso alcuno
una
il
sola la linea; e se
nuova espressione
un unico
senso fondamentale. Qualsiasi cosa sia stata pensata su Ermete nei tempi arcaici,
sta il fatto che ad un dato momento deve esser sorta dal
di
mondo.
Ecco l'origine della figura del dio Ermete, che
Omero conobbe e le epoche seguenti conservarono.
IV.
1.
sa sfilata
di esse si presentata
ma
Ma
qui, fra
esser
ad abbandonare
presupposti del quadro universale giudaico-cristiano e partire per una valutazione dell'essere
ed accadere da
un nuovo punto
di vista.
Ma
non
forse
problema sul come intese la divinella sua ra arcaica, un'umanit quale la greca, o
ben interessante
nit
il
158
il
2.
Malgrado
temperamento questi di son tutti della medesima natura. Perci vengono posti di fronte al genere umano
come
Comune
a tutti l'immortalit e
si
chiamano
gli
la loro
divinit
uno
stato di sfinitezza,
staccare lo spirito.
mai oltrepassare
Anche
la saggezza
dimorava non
sulla
il
carattere di tutto
il
divino. Nell'Inno
Omerico
159
dea congedandosi dall'uomo moral quale ha donato il suo amore, lamenta ch'egli
ed ancora un giovinetto
verr sorpreso
ad Afrodite (244
tale,
tosto
ss.)
la
dall'implacabile vecchiaia, miserevole, penosa, detestata dagli dei . Chi giudicato degno di vivere con
deve ricevere oltre all'immortalit pure l'eterna
gli di,
giovinezza. Cos avvenne alla bionda Arianna, la figlia
di Minosse prescelta in isposa da Dioniso dall'aureo
crine
nacque mortale
n vecchiezza
La
5,
ss.).
Ninfe con le quali si trastulla Artemide, ma que tutte le signoreggia per la testa e per la fronte
son le
sta
(Odissea, 6, 107).
agli
Quando Demetra
si
diede a conoscere
comparve improvvisamente
al-
Ma un
rispettoso senso di ritegno di fronte alla natura proibisce alla fantasia di esass.).
Non
doveva la divinit presentarsi gigante, sibbene nella migliore delle proporzioni del corpo, in quella forma nella
quale la natura produsse le sue opere pi spirituali.
Eterna giovinezza bellezza ed ancor forza e sapere, che
GLI DI DELLA
160
GRECU
ss.)
netra ne miseria
ri
Dovrebbero
dove non
6,
pe-
pena.
gioia;
Apollo medesimo
trova incompatibile con la sua dignit divina di comamore degli uomini i suoi simili (Iliade, 1,
batter per
573
21, 462
ss.).
Infatti
illanguidiscono (Iliade, 21, 464). Le Muse lassii nel palagio degli di cantano Tetema maest dei celesti, e la
non
trapposto mnano.
Noi siamo
assuefatti a pensar
sempre
la divinit
mondo
superiore, che
contempla
non
s'incarica pi dell'uomo,
ma
ci
appare
un lontano
ci rapisce.
riflesso,
Per quanto un
161
relle,
della festa.
Che
essi
ben sanno
medesimo
di
divisi, il
il
degli
uomini e permettano
olimpico; esorta la
madre
si
turbi
il
Ed Era
sorride.
malgrado
dell'Iliade ha
che,
Prende
la
grande awenimenta
inizio con una disputa fra gli di, che
tutto,
ama. Cos
il
presto si
divino,
mensa gravit.
poeta ci lascia intravedere qualcosa, sia
pur in fuggevole baleno, della dimora degli di, dei
loro luoghi di riunione e palazzi^ del come l'inge^oso
Talvolta
II
il
162
Efesto
li
Ma
li
orn
di
danno nessuna
dorature.
viqueste immagini non
sione chiara e compita. E poco c'importa; che se anche
il ricordo del tessalico monte divino non ancor spento
ci
,
\
pure maestoche
l'uomo
istitu
santuri,
s'innalzi essa
Zeus
e 19, 30
ss.
ss.).
Gi l'aspetto esteriore
il
dell'esistenza
affine all'umana*
medesimo, sebbene
la divinit
Dione
la consol
soffrire
(Iliade, 5,
Era e Atena,
enumerando
383
tutti gli di
ss.).
Zeus una
163
le
loro ferite
de, 15,
17
non
ss.).
si
(Ilia-
legami coniugali.
Dee mettono
al
greco degli di
al
mondo
rimprovero d'immoralit.
Affini quindi, pur essendo separati da un profondo
abisso, stanno uomini e di gli uni di fronte agli altri.
il
6,
1):
Una
una madre
diede vita
l'una
bronzo.
riori, gli
pi nobile.
vino come gH
uomini; e perci nelle loro vene non scorre sangue, sibbene un fluido di elemento eternamente celestiale (Diade,
5,
339).
B.
Vedemmo
ma
serva
lico
troviamo documenti che parlano dell'antichissimo culto per la grande montagna amabile sog-
altrove
giorno
degli
di ,
come
dice
Esiodo
(Teogon.
129).
cu
164
DI DELLA GRECIA
vano negli
famigliari ai
di l delle nuvole, nelle lontananze eteree, inaccessibiU
mente
all'occhio.
male,
il
forma animale o
non potrebbe
fantastica.
il
ludi-
fare una
la trasfigurazione
tempo
da
In un dato tempo deve esser avvenuto un rivolgimento, attraverso il quale una nobile stirpe divina giunse
a predominare il pensiero religioso. Il mito greco conserva ancor le traccio di
un superamento
delle antiche
credenze. Zeus,
racconta, precipit
padre Crono ed
i Titani nelle tenebre del Tartaro e ve li confin (Iliasi
il
di Esiodo). L'immenso significato di questo dramma divino ebbe echi lontani. Ancora nelle tragedie di Eschilo
le antiche potenze avanzano terribili accuse contro
sforzi.
165
della
del
d'Apollo e del coro delle Muse, mentre gli avversari di Zeus, i barbari nemici degli di, sulla terra
della lira
mare
nel
Ma
abissi
le antiche
dalla
nuova congrega
di
negli
comu-
nit
dominante.
Ma
anche
Titani ven-
gon poi, come si narra pi tardi, liberati. E non fu certamente codesta un'invenzione dovuta ad un senso di
che le rappresentazioni di Crono, sovrano dell'Isola dei Beati (cfr. Pindaro, Olimp. 2, 77
giustizia del poeta,
fede, che
letteratura,
mai and
in seguito
l'atmosfera dell'Olimpo, e
La nuova
gi fin
il
delle
sopravvento
cerchio relativamente
166
mano
che in
Omero hanno
in
Che
se il poeta
pone una
un determinato
awien sempre con
divinit in
ma
celesti
il
cui capo
civilt
il
vecchio
167
Anche presso
la
altri
ci
spi*
al
ci
voUe
grandezza
manifestava per la sua bocca, esigeva guerra contro
tutto ci che non era lui o la sua specie. In entrambi
si
i
si
casi,
Persiani
si
contrappone mae-
rilit;
che
sia
che presso
della
spiri-
L'immensa
questi due popoli
figli d'Israele.
Dio di
168
GLI DI
presso
Greci e
ci si
DELLA &SECU
immagin
il
problema in una zona meno spinosa. Ma nessuno che ragioni vorr affermare che i grandi poemi greci abbiano
parlato al loro ascoltatore solo da un punto di vista estetico. Gli mostrarono vero le immagini pi incantevoli
di tutte le perfezioni sognate e esaltarono solo quegli di,
verso i quali egli era portato con tutte le forze del suo
Tuna
all'altra
toccarsi.
Le
civilt gio-
reli-
gione all'infuori di quella ch' indissolubilmente assimilata a tutta l'esistenza umana. Perci ogni accadere pensare ed agire trova la sua infinit e gloria nell'idea di
Dio. Quale compito investigare questa idea di Dio in
xm popolo come
il
Ja
massima contemplazione e
della som-
pia devozione?
4.
Il
mondo omerico
numi,
una
religione in
ovunque
169
meno
non riempiono la
oppure non contan nulla neppur l ed allora non
grande secondo
vita;
il
significato di queste,
nomi
fulgenti, divinit,
ma non
distinguono dalle altre, ecco ci che dobbiamo domandarci se vogliamo riuscire a capire lo spirito della nuova
rivelazione di Dio. Le altre, che furono messe in disparte,
appartengono alla religione arcaica. Due mondi si guardano in faccia, l'uno luminosamente presente, l'altro che
va sempre pi dileguandosi nel buio. Molto di questo
antico mondo riapparso potente nei tempi postomerici,
ed anche in
in
Omero non
secondo piano.
Il
nuovo
spirito
perenne impronta
portantissimo quindi
il
ma
per ha
sta solo
diato
alla
specifica.
Im-
commsuirarlo a ci che fu
5.
che lo
170
GLI DI DELLA
GRECU
condo
lasciare la casa di
attende la
non pu
amato
Addio
Ippolito,
Non
Ma
i
il
al cadavere.
loro devoti
piti .nulla
di quel
aver pi occhi per la morte; jche nella sua mirabile chiarezza si rispecchiasse l'esistenza fin all'ultimo palpito
di vita, e persino le crudezze della fine gli fossero, in
ma
che la chiaroveggenza di
non penetrasse pi
oltre, e
perci per
la
effettivamente
affatto
un puro
nulla.
Anche
se
171
rapporti fra loro ed i vivi son cessati, pure sussiste ancora una chiara e caratteristica rappresentazione del
loro essere e della lor situazione.
Lo
spirito
nuovo non
si accontentato di porre qui un concetto limite. La sua
idea di morte e di passato , come risidta da un esame
pi minuzioso, altrettanto nuova ed ardita quanto profonda. I morti non sono stati banditi dalla nuova concezione del
un
altro posto.
mondo, occupano
solo
Nostro
uno
dei tratti
caratteristici
nuovo
spirito.
6.
si
ha a
volte
il
mondo
olimpico.
Ma, osservando
Ade,
il
sovrano del
mondo
GRECU
GLI DI DELLA
172
Si
chiama
il
forte , lo spietato ,
il
custode , l'eterna
magione ,
dimora dei morti,
dello sconfitto. Il
suo cane vorace vigila; mostro con piti teste, che latra
orribilmente minaccioso (Iliade, 8, 368; Esiodo, Teog.
310 ss.). Quando si parla dei destrieri coi quali egli ratto
se
ne va quale
raffica
di vento, ecco
schiudersi d'un
quadro:
il
sovrano delle tenebre esce sul suo carro d'oro fuor dal
baratro e rapisce Persefone, che gioca spensierata su
im prato fiorito (limo Omer. a Dem. 17 ss.). Da allora
l'inclita Persefone
In molti miti
il
come
una
Eracle,
il
occhi
il
orrenda:
Dopo
di che
si
e non
gli si
173
vita della
Non
raggiunge preghiera ne offerta, nessuna via li riconduce indietro. E che sono laggiii nel luogo della loro
li
pu ancora
il
vivente e onorarne la
jnemoria.
Il
morti.
il
Ed anche
suo influsso,
Erwin Rhode,
in
sopratutto
negli
usi
sentire ancora
Psyche
della
di
sepoltura.
zione
si
tenevano
morti.
Non venivan
esclusi totalmente
sulla loro
174
padri e
si sacrificasse loro.
Qui prevalse
una tutt'altra mentalit. Quando l'uomo giunge al termine della sua vita, finita per lui in questo mondo.
Non cresce morendo, ne sar degno di onori divini. I
sopravviventi non potranno raggiungerlo con doni, u
avranno in avvenire mai pi da sperare o temer nulla
da lui. Laggiii, nel silente regno dei trapassati, non sar
pregassero
null'altro
Come
che tm'omhra.
capire questa grande evoluzione di pensiero?
7.
La
La
motivi
popoli
vien espo-
societ primitiva,
come
se le rappresentazioni spirituali
che noi tutti ammiriamo, fossero spuntate immediatamente fuor da un deserto di zotichera e magia. Cos
si vuole sia stata la paura il motivo decisivo che valse
a confioaare fuor dagli occhi dei vivi
il
morto, e Ja cre-
mazione del suo cadavere il mezzo usato dai sopravviventi onde liberarsi al piti presto da lui. Sarebbe quindi
cremazione del cadavere in origine un atto di
e il culto, o meglio il non culto, dei morti, come
stata la
difesa,
lo troviamo in
dichiara espressamente
che lo spirito del morto poteva, solo dopo la cremazione,
venir accolto nel regno delle ombre, ossia, solo mediante
175
di
questi
Se una
fatti?
suoi cadaveri, in
civilt
un
il
Ma anche
il
come un'azione difensiva dovuta a paura, denota un'evidente leggerezza. Ci non fa che porre tm altro enigma
pi grande del primo.
Non
eran
stati i
morti un tempo
come
lo ridivennero poi
possono gli antichi avi,
la
amore e benedizione, per mantener solo l'inquietudine paurosa che sempre insita nella morte, cos da
obbligarci ad assumere verso di loro una posizione pudi
ramente difensiva?
fra
il
daveri,
buona
via,
quan-
Omero
che in
diatamente
il
sulla
il
suo corpo.
morto dall'ambiente
ci accade
lo
vitale,
dice
imme-
distruggendo
Omero
in
modo
esplicito
spezzati. Cos
credono
tutti i
176
il
morto desidera di
liberarsi,
ed
do-
La cremazione
pria,
in
un
dall'esistenza,
ma
ordinato
un
diventa
mai
ecl
in-
fatti nel regno del sole e della freschezza vitale, la debole ombra, muto riflesso del passato? E questo il
secondo principio; anche laggi il morto non ha essere
attivo
solo
un
neppure
come un
il
ma
nessuna
che
fa-
la coscienza.
soffio sottile,
essere estraneo.
17'
8.
d'esistenza, nulla
essi
il
i^
una
realt d
la
una
sorta particolare.
maniera della
nuovissime rivelazioni fuor dalle profondit delle antichissime concezioni, onde renderle per la prima volta
chiare e mature. Cos avvenne anche qui. Riapparve
vivo al limpido sguardo del greco che riprendeva a con-
1923).
si
178
cadavere
il
se
si
corrompe o
ne va lontano,
gi lo
al
distrutto,
il
trapassato
han preceduto
morti una
quale non
si
pu
E ci consequentissimo
mancano
Omero,
alla figura
che possedeva
218 ss.). Ma nel
Ed
non deve
sottile spirito in
volont e forza.
forma umana,
Un
un
sempre laggi
nel-
179
codesta
una brutale
sfida lanciata alla fede ingenua ed alle sue rappresentazioni predilette. Eppure non contiene solo tma pura ne-
Se
non
possono continuare, come lo credettero altri popoli, ed
anche i Greci pi tardi, l loro vita attiva, cos come l'avevan condotta un tempo sulla terra, che cosa impedisce
gazione.
il
del
morto, in
modo sommamente
ingegnoso.
all'indietro,
Che
la sua realt di
ima specie
particolare.
idea.
ma
1'
esser stato ,
il
per
forma etema.
la
si
chiami dominante
la
non
il
futuro, contempla
si
180
ragione che non
gli
il
regno
il
pur
con*
sua vittoria; che se essa celebra i morti sublimi, li celebra per quali grandezze passate e non quali presenti
o demoniache. Ancora per secoli ed ancora presso
grandi Romani perdur potente il pensiero che in Omero
espresso nella sua originale chiarezza;
pu pi essere un soggetto
stinto non spenta.
attivo,
ma
De
Ho
gi compito.
Or
la
morto non
la figura dell'e-
<: ...
il
il
corso
me
che lascio?
(Eneide,
L'ombra conserva
tutta la
sua realt.
4, 683).
Riman
coi
Goethe, allorquando
verso le
liberi
Madri
egli
dell'andare
181
che fa
il
Faust
disse:
spazii delle
eterno .
il
9.
La celebre rappresentazione,
analizzato il
il
abbiamo
Eppure ha
della quale
anch'essa circonfusa
proprio a tutti
totalmente scevra di contradizioni,
ma
per l'appunto dimostra, se ancor dovesse esser necessario, che non essa
opera dell'intelletto logico, sibbene lo schiudersi di
vasto colpo d'occhio nelle profondit deU'essere.
un
sembrano
vengon
vane ombre. Eppure c' in loro una certa qual
agitazione, che viene descritta nelle immagini omeriche
<lel mondo, sotterraneo con
profonda commozione (Odisressa
intorno al visitatore, che da
sea, 11). Le ombre fan
dette:
182
commovente
assistere a
come
la mor-
Patroclo
cammina
Aiace
il
Pelde (467
ss.).
tutti gli
naturale che
Achei dopo
il
la rappresentazione
non venga sostenuta con rigidit dogmatica. Poeti pi tardi, come Pindaro, lasciano
che i morti odano gi nell'oscuro spirito della tomba
dell'incoscienza dei morti
le lodi
esplicita-
mente, essergli stata concessa la facolt del pensiero anche laggi (Odissea, 10, 492 ss.). Nella seconda parte
(Odissea, 11, 385 ss.) il poeta non accenna pi alla necessit di bere il sangue, delle vittime, quando il morto
riconosce Ulisse e gli parla; come pure in Bacchilide (5,
67
ss.)
il
aver
ss.),
gli abitatori
del
mondo
sot-
Ma
18S;
vicende.
la
ss.).
Ma
il
non
ci
Ma
mondo
Non
passato
il
184
la vera esistenza.
Ed
anche
mente
il
riflette
a tutto ci avr
diificil-
che dal
mondo
La figura
che non pu pi
omerico.
solo all'indietro e
agire, anche se si
ridesta a chiara coscienza incontrandosi con un vivente,
si
vita trascorsa.
morto e rimpiange
la
La sua
vente, in quanto si
e non sbocca in nessima filosofia della vita.
Son
le lab-
Non
mi
sa-
La contraddizione
d'estinti
(Odis-
resto,
essi
significato
da preferire
alcuno.
alla
Eppure
la
entrano per
la
un
malinconia
mente
li
Non appena
li
ha
E come
gi afferrati.
altrimenti, poich
sere
del
con
185
il
soffio
di vita,
anche
attraversa, porta
mondo
Ma
solare?
sua gravit.
Non
involgarisce nel pensiero che si dovrebbe godere la vita, dal momento ch'
tanto breve e sbocca nella triste miseria della morte.
lato in tutta la
si
il
fiero
ad im doloroso gesto
simile
di difesa
Il
suo sfogo
Ulisse tessa il
cosa gli
concesso
lasciato dietro a s.
del
Quando apprese
la condotta eroica
li
Omero
il
nalista la distrusse,
ma
intuizione. Si sciolse
alla
inquietudine e
iielle
s' fatta
quali erasi di
nuovo
azione sensibilmente presente della vita passata, trovarono motivo di temere il contatto di un morto e usarono
186
un
mondare
rituale per
zioni, e solo
come quando
Ulisse,
dopo
fuggevoli,
monda
la
eroe
18
ss.;
23,
BS.).
10.
La
Eppure
la sua
es-
senzialit
non
regione dell'essere.
Da
la
ci possiamo gi prevedere
nuova fede
come
si
comporter
delle
possono venir denominati, ciascuno a modo suo, di dei morti. Se i morti eran trapassati
in un'altra esistenza, dovevan anch'essi aver perso ogni
alla notte della morte, e
187
la
nella profondit degli abissi. Tutti questi esseri oscuramente sacri, che eran usciti dagli antri della notte, per
avvicinarsi agli
uomini
bero ora dovuto timorosi ritrarsi nell'ombra. Furono innondati invece dalla luce splendnte degli di nuovi, e
questa
ima
testimonianze
delle
nuova religione;
pii
eloquenti per a
di venerazione in
fondo
persiste,
ma
la
corona della
che solennemente
sciolta in
un
sorriso,
ha perso
le
ed alcune di
il
loro,
come
le dolci Gra-
delle profondit, sono entrate nella luce dell'Olimpo \ si trastullano nella sua aura dorata. Altre
mantennero la loro pristina gravit; ma la loro venerazie, figlie
non s'accompagna piii con l'onnipotenza delle tenebre. La Notte ancora santa, la Notte precipitosa
nei paesi del Sud scende quasi improvvisa. L'immagine
bilit
taciturna, che si precipita con viso rabbuiato spingendo innanzi a s il brivido della morte, si
della regina
188
presenta ancor viva agli occhi del poeta, che la paragona all'irato Apollo, quand'egli scende dalle cime
Greci (Iliade, 1, 47), oppure ad Ettore che irresistibile irrompe nel campo nemico dopo averne abbattuta la porta (Diade, 12, 463), opd'
ai
temendo
ira,
Ma
il
di cadere in disgrazia
nome ha
suo
del leggenda-
Non
Anche
322, 416), le Erinid ch'appartengono alle profondit sotterranee, come s'esprime la veneranda figura dell'Erinni
ne
la
per timore di
sua misura
Per
esse,
neppur
il
sole
lo
pi sorvegliano
e
maledizione.
Esiodo
son le nuSecondo
giuramenti
trici del giovane dio dei giuramenti che partor Eris,
oltrepasser
Eumen.
417).
(Iliade, 9, 454),
Odono
se
Perseguitarono Edipo tutta la vita, dacch l'infelice sua madre e sposa si impicc con un'impreca9, 571).
189
La maledizione
di
un antichissimo
la
diritto,
Omero
loro spietatamente perseguitato. L'esempio pi. terribile la sorte che tocca al matricida Oreste. Omero
ignora questa storia: risorse in tutta la sua orrenda gravit solo pili tardi. Ma tutto il poema conserva alcuni
dell'antico
diritto,
tengon presenti molte di queste espressioni, si riconoscer il sacro ordinamento dei tempi arcaici, co-
Se
si
stituito dalla
ordinamento venne parlato diffusamente nel secondo capitolo. Ci che non appare nel mondo omerico, sia pur
che lo tacesse
in Esiodo
le
ma
non
compare chiaramente
dmoni del sangue dei ge-
ignorasse,
Erinni son
nitori;
da tirano,
sta
tenebre.
della
loro
e,
delle
inesorabi-
Una legge pi
spirituale.
nome
di
GRECU
GLI DI DELLA
190
mondo pi
Prometeo
e rappresenta lo
spirito e la volont di giustizia. Perci colei che avrebbe pronunciato ^li oracoli prima di Apollo a Delfi,
Terra
(cfr.
Eschilo,
209),
Eumenidi
di Eschilo. Il
mito
le attribui-
sce,
le tre
Zeus (Esiodo
e. s.).
desimo maestro di ogni conoscenza. Temi ha solo l'ufficio di chiamare per incarico di lui gli di al consesso
(Ilade, 20, 4) e di aprire il
Quanto
Telemaco
numi
(Dia-
Zeus e quale
parola solenne con
banchetto dei
dimostra la
La dea
si
Eumen. 1).
sua antichissima superiorit non vien
la
memoria
della
(Eschilo,
custodita solo dal mito teogonico; sibbene ancora da alpi tarde. La Terra esimia fra' vivi, diva,
tre rivelazioni
191
inesausta, canta
altrice
La
(337).
focle
il
gloria di questa
teneri
rico.
La sua sovranit
XXX
donne
Inno Omericollega a
che tutto quanto ella partorisce ritoma nuovamente nel suo grembo materno. Cos il suo
carattere ha pure il lato oscuro e severo che abbiam coquella
sulla morte,
invoca per prima (Eschilo, Persiani 629). Nel santuario della dea inesorabile all'Areopago, il suo simulacro
si
accanto a quello di Plutone ed Ermete ; vi sacrificavano i fortunati ch'eran stati assolti in tribunale
stava
(Pausania,
1,
s'incontrano
e
con profondo
a lei
Ma
mondo
trov
il
nessim cenno allude al gran mito del suo ratto dal mondo
superiore o alla sua posizione di figlia prediletta di
Demetra, come ce lo narra per la prima volta il cosidetto
192
Inno Omerico. Eppure Omero conosce codesta eloquente ed antica rappresentazione di Demetra, quale viene
espressa dal mito narrato dal Goethe nella 12* strofa
delle sue Elegie
Romane
Demetra
la
grande una
voltia
il
ecco
im-
il
chiama
la
bionda
Una
simi-
litudine dell'Iliade
mento che
d il campo (Diade, 13, 322; 21, 76). Questo tutto ci che nella vita omerica allude alla sua influenza ed al suo significato.
Che
ci
distinte dalla
sistere
ben presenti
una volont
ha sua
risoluta, si appa*
dominante di tutto
virilit,
come
osserva
queJ.
J-
uo spirito s'arroventa
nell'ine*
venne chiamato
193
sangue della
il
elementari, frenesie, dissolvimenti della coscienza nello sconfinato, assalgono tempestosamente i suoi
terra. Istinti
tesori del
terrestre.
lo
regno
morti, che
Amore
si ten-
mano
e gli fan corteo; ciascuno degli antichissimi tratti essenziali della divinit della Terra son In
gon per
accresciuti a dismisura,'
ma
pure infinitamente approfonditi. Questa figura divina che tutto trascina con
s ben nota ad Omero, che chiama il dio forsennato ,
e ha vivo davanti agli occhi l'andar selvaggio delle sue
accompagnatrici che agitano il tirso. Ma tutto ci non
che similitudine, cme quando paragona ad una Menade
Andromaca, la quale presa da oscuro presentimento si
lu
precipita
Inno Omer. a
Dem.
386),
rfr.
460;
22,
(Iliade,
occasional-
130
ss.;
Odis-
Menadi non
cerca Dioniso, che non vi
le
non
l.
Da
questa chiarezza sono assai lontane anche le altre figure del ciclo della Terra. Sian pure intessute di
dolcissimo incanto, e portin sulla fronte la pi sublime
gravit. Il sapere e la sacra legge stanno loro al fiancO
Ma sono, legate alla materia terrestre e partecipano della
sua oscura pesantezza e necessit. La loro benevolenza
quella dell'elemento materno, ed il loro diritto ha la
rigidit
di tutti
GLI DI DELLA
194
GREGU
Non
un
v'
mondo, n
il
nel
mondo
il
sesso femmi-
nile.
si
trae in disparte in
Buale.
dominano
Gli di che
col,
non
Zeus in suprema
il
femmineo e
trinit,
lei a
rinnegare esplicitamente
a farsi genio del mascolino.
11.
Cos
antichi.
nuovi di
Ma non
stintivi negativi,
come
il tutto,
quali
crede.
memorabili aspetti
abitano
il
195
abbandonato il mondo
sotterraneo ci volgiamo alla regione dominata da PoseU
done, cerchiamo invano pure qui quello che non trosenso lato, divino.
se poi infine
Non ha
Po-
Sappiamo ci che
il re
costruite le
mura
mercede pattuita
egli aveva
odio perseguita
noto nell'Odissea il suo cor-
la
tria,
ch'egli
in
l'odio di Poseidone.
basta
pensare al
cipio del XIII libro dell'Iliade
rappresentano
qua-
Ma
la
196
mare.
come
Enosigaios,
terremoto, che l'accompagna, vien fatto risalire a Poseidone: monti e valli tremano e gi agli inferi
balza con un grido il signore dei morti, temendo che
(57
ss.) il
estende per loro ne fin nell'imo della terra, n sui germogli vegetali, n sugli animali, e neppure sulle acque
si
dei fiumi. Se
pone a confronto
che egli ha
nella vita imiana con quella di un Ermete, oppure di
un'Atena, di un Apollo, die proteggono e consacrano
tanti momenti della vita umana con la loro presenza divina, si denota ima differenza essenziale. Nell'essere del
si
vero olimpico
insito,
per
di sconfinata profondit e
di Poseidone invece
si
la parte
limita ad
me
tare che
197
al
chiamato a rivelare
le
pi grandi e sublimi idee? Eppure nel circolo degli di omerici non nuU'altro che l'ingegnoso fabbro, posizione
della quale in
fondo non
gli
pi di usci-
neppur pi
tardi.
fiamma d'Efesto
tanto essi sono una
solo
sib-
poemi ha un
ufficio
non
solo secondario,
ma
decisamente
sto
in
comime:
ch'ebbe
di.
il
Guai a
nuovi
mie mani
198
COS esclamano le
Eumenidi in
tare la stretta di
mano
Eschlo,
prima
di accet-
tono alla
citt
Zeus
Ja
di una spietata consequenzialit. I nuovi di celesti Insi senton abbastanza liberi da non aver bisogno di
vce
demolire
l'antico.
Non
esigono, come
gli di nuovi degli altri popoli, che l'adorazione tributata
ad altri sia considerata empia e che tutto ci ch'essi non
cos la superiorit del loro sapere.
gli spi-
lasciano all'oscurit della terra quella venerabilit che le compete; basta che rimanga costretta
riti dell'alto,
entro
il
reggono la
vita, quali
un
al di l
X ESSENZA
Le forme
terreno.
199
hanno persino
figura
medesime
umana
ma
che in noi
ed
loro operare si muovon esclusivamente sulle vie della natura. Cos sorge la
della sua legge. Il loro essere
il
questione del come si comportano rispetto al regno della materia e della natura, essendo essi strettamente uniti
con questo, pur avendo per alta la loro patria al disopra di esso, essendo membri di due mondi: delle
altezze eteree e della greve corporeit innata alla terra.
Fra
gli di
merita particolare attenzione: Dioniso, Come vedemmo, Omero lo conosce, e cosi pure le gesta del suo seguito,
primo
ma
come
contrari
bra compiersi
l'intendeva
il
pi grande miracolo:
ed
infinito, tra
l'eliminazione
uomo
e Dio.
Una
Come
rezza
si
qua e
del pensiero
omerico!
Si
fece
l'ai
di
nella chia-
visibile
l'eterno
abisso che separa l'essere dall'esser stato. Il passato manifest per la prima volta il suo essere specifico, che lo
divide,
malgrado
per sem-
200
alla chia-
di
ben
pii
al sentimento
d'o-
Con
omerica
spirito quello
il
dionisiaca.
Come
ficativa vien
mente! La
si
Ma
non
il
supematurale e super-
sensibile,
l'una dell'altro.
La prima
la
prima grande
rivelazione della natura. Nella Grecia pii tarda lo spirito si manifest sempre nuovamente in isvariati modi,
ma non mai
201
spirito
12.
traccio in
il
giorno,
la
notte e la sera,
tali
allora la totalit
santit
vinit
e
grandezza spirituale.
Il significato
di tutto ci ce lo
delle grandi persone divine. Sono staccate dal terrestre, per presenti in tutte le sue forme.
insegna
Ma
il
ognuna
come
ed
il
come
esse siano
rispetto al
conferisce
mondo
la po-
movimento dal
202
di fuori; in esso.
Ma
non
isolata in questo
mondo.
fuoco poteva s esser sacro, cojxxp i^mMi ti un determinato ^eleinint0,rJi3sai^ere a venerazione, ma non mai
Il
Una
il
divinit
sempre una
totalit, tutto
un mondo
chi
una singola
Nessuno di
essi
della vita in
gli
ai nostri oc-
rappresenta
di essi si fa incontro
nessuno
virt,
eu-
in
riempire, plasmare, illuminare tutta la sfera dell'esistenza umana, con quello spirito che gli proprio. Se quindi
non
si
mondo, o
gli
elementi
ch'ella non
carat-
ma
tere particolare;
questo carattere particolare ogni
volta il segno caratteristico di un mondo pieno e perfetto in s stesso.
Ci
Afrodite sveglia le bramosie amorose e le sazia. Considerata sol da questo lato, pare essere il genio di una
singola forza naturale. Ma infinitamente di pi; pla-
E non
le piante, le
gli
203
si
stessa.
Non appena
Qui sconosciuta
la
la
l'amorevolezza che
non vuol
brame e si fa crudele se
troppo da vicino; ella anima la leggerezza
vien accostata
del piede
il
fresco
GLI DI DELIA
200
GRECU
ben
piii
di quel che
commovente
al sentimento
d'o-
Con
ci fuor di
dionisiaca.
Come
ficativa ven
mente! La
si
Ma
non
il
supematurale e super-
sensibile,
l'ima dell'altro.
La prima
rivelazione della natura. Nella Grecia pii tarda lo spirito si manifest sempre nuovamente in isvariati modi,
ma non mai
in
originaria
in questa religione dello spirito vivo. Con essa la
grecit ha pronunciato la sua parola etema sul mondo.
come
La
spiritualit delle
201
spirito
alte virt,
e sovente
12.
traccie in
Omero
di qiiel che
la
notte e la sera,
quando
tali
vinit
e
mondo omerico? La
di-
insegna ognuna delle grandi persone divine. Sono staccate dal terrestre, per presenti in tutte le sue forme.
Ma
il
presenti cosa
il
come
esse siano
rispetto al
conferisce
mondo
la po-
movimento dal
202
di fuori; in esso.
Ma
non
Il
Anche
sfera.
la
Una
divinit
sempre una
totalit, tutto
un mondo
una
gli
Nessuno di
ideali supremi.
chi
su-
della vita in
riempire, plasmare, illuminare tutta la sfera dell'esistenza umana, con quello spirito che gli proprio. Se quindi
la
umani non
significa
mai
tin
gli
elementi
ch'ella non
ma
tere particolare;
questo carattere particolare ogni
volta il segno caratteristico di un mondo pieno e perfetto in s stesso.
Ci
Afrodite sveglia le bramosie amorose e le sazia. Considerata sol da questo lato, pare essere il genio di una
singola forza naturale. Ma infinitamente di pi; pla-
sma tutto
non viene
mondo
uji
Da
lei
l'attra-
E non
le piante, le
gli
203
unit. Tutte le
tutti i
formazioni qui
all'anelito stellare.
divinit del
nuovo
ci
H mondo
stessa.
Non appena
volti, . il loro
spirito
ma
Qui sconosciuta
la
ad operare
la
malia misteriosa
il
in goccia di rugiada,
celeste.
che tutto
riceve dalla
dea
passano
la sua
204
si
la
oppure malgrado
Non
si
e nel pro-
si
con
un
aspetto
tutta la sfera della creazione.
Anche
etemo
qual-
dell'essere in
il
le generazioni
mondo, e con
stupore s'accorsero della vastit e profondit dello sguardo ch'aveva misurato codesti regni fino ai confini del-
rienza di vita, vide nelle grandi sfere dell'essere quell'alto spirito, che portava in s tutta l'essenza di lei e
lo manifest
all'occhio
desideri vitali.
La
205
questa totalit
il
L'uomo moderno tende a scambiare l'universale validit di tali rappresentazioni con una concettualit
astratta. Anche oggi dato solo raramente allo studioso
di saper riconoscere dietro le personalit
divine dell'antica fede q[ualco8a di diverso, che non siano
gli oggetti naturali, le forze fi^siche oppure inesistenti
di religioni
concetti
Ma
generali.
sgretola la vita
e intuire
una
sono una sola
za trova
sempre
quale appalesa
medesima
cosa.
Questa conoscen-
prio quei tali tratti, che l'intelletto logico non pu misurare: elevatezza e maest, solennit, splendore, gene-
rosit,
sensibili,
siero razionale.
Non
richiede neppure
al pen-
un nome, che
in
concepita la forma, la quale balenando da spia spirito pu rinascere perennemente. Linguaggio suo
essa vien
rito
il
che
206
allorch con
dell'essere?
nato.
]^er
Un
Ed
attimo solo
pu
non fu mqi
le quali
nome
della
madre
di Elios, Tia
v.
Wilamowitz,
che
riluce nel-'
ss.):
magia potente
l'oro, il meraviglioso splendore che circonfonde le vele
che rivaleggiano sul mare e i cavalli che corrono nelPindaros, p. 201
(cfr.
la
l'anima
umana quando
il
sole
ed anche
timo perfetto.
Questo s notevole esempio, al quale altri molti potrebbero porsi accanto, ci mostra chiaramente in quale
direzione, dopo essersi trovato, fu religioso lo spirito
H suo
scoprirsi
il
transeunte, da conquistarsi e meritarsi la suprema venerazione. Per la comprensione della personalit di questi nuovi di indifferente quale significato il loro culto
avesse assunto nei tempi pi antichi. L'ora della nascita
della rappresentazione specificamente greca di Dio scocc nel geniale istante nel quale la divinit rivel, grazie
207
13.
produttiva l'aver visto nel tempo della sua genialit religiosa quel divino da conoscere ed adorer, non nell'assolutezza di potenza saggezza
forme originarie della realt; cos la sua religione testimonia per l'unit di natura e spirito tal quale come
sua arte figurativa.
Da questa unit sorge pure la pura forma umana,
nella quale la divinit si presenta all'occhio dei Greci
la
tempi omerici. Se
fin
modo
colossale,
le
mani sulla terra e sui mari (Hiade, 14, 272), o Ares steso
al suolo copre sette jugeri col suo corpo (Iliade, 21, 407),
la
forma umana
del resto,
voli.
sussiste
che cotali
queste
In se
forme umane
il
il
significato di
da
nuova religione
si
l'antica.
La manifestazione in forma animale testimonia ancora una divinit non spirituale legata all'elemento ed
materia, e sensazioni indistinte e mostruose, suscitate
dal contatto con essa. La forma umana invece annunzia
alla
ttna
sta
si
compie nello
nuova intuizione
si
spirito.
Con que-
avvicina apparen-
208
ma
contemporaneamente se ne allontana e di molto, in quanto ritien sacra la forma uturale; la chiara determinazione di questa ha valore di
temente
alla nostra;
vera rivelazione del divino, e quindi la divinit medesima deve presentarsi nella pi nohile di tutte le forme
della natura: nell'umana.
Di
del nostro
zione, attende
la reden-
l'indicibile,
il
vel in forma
il
divino
si ri-
umana
diametralmente opposto. Nella serena chiarezza che gli si presenta in modo tanto sensibile,
superficialit e leggerezza.
moni
bene
chi
della quale
i
non furono
Ma
testi-
se protestasse in
nome
209
troppo e
v' pi
umano
il
errore della
con
proprie forze al di l dei suoi confini. Perci invece di immagine mostruosa fatta per confondere
agire,
le
il
un
rivelando per nel suo luogo pi eccellente l'intera maest e il vero volto. Il dio stesso, portando lineamenti
tutte, dall'inanimato
dal lato
pi
immagine segue
ma
sta al
asso-
culmine di
questa linea.
La
divinit la
tutte le forma-
zioni, il senso
V.
ESSERE ED ACCADERE
ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE DIVINA
I.
argomento non troviamo mai una formula dogmatica, ma tutto quanto ci vien narrato intomo al modo
come gli di si manifestano agli uomini vale a rischiararsu questo
quest'idea, all'infuori
La
religione
ch'essa
greca
rappresenta
l'esempio pi grandioso di
tma
pur penetrando
ci
intensit
GLI DI DELLA
212
Non
GRECU
che
il
risvegliarsi
meno
Ma
il
mondo
di
Omero
sog-
ma
l'aedo
il
dimorare alla presenza celeste, non pu che fare una profonda impressione anche a colui ch' ormai lontano dalla
religione omerica. Anche se l'allusione agli di si va facendo, in molti casi, pura formula, pur sempre manifestazione di un sentimento assai vivo; innegabilmente non
v' mondo nel quale l'esistenza terrena ed umana sia cos
momento
Ed
memore
ci sia
pi o
meno
fami-
gliare
eco o risposta.
mondo
213
Che
misterioso,
essi
mi
altro
damentale di quella greca l'unire alla pi acuta osservazione della realt il pi riverente riconoscimento. Quel
che essa ritiene divino
giusti-
ficatrice,
eventi
medesimi.
2.
talvolta
l'esistenza, terrena;
plicit e la
ma
in ci
si riflette
contraddizione dell'essere,
l'aspetto di indiscreta
stioni
venir in
nelle
offrendo
si
un padre
il
fa unit nella
sta.
214
potenza suprema, al d sopra degli di o dirige gli avvenimenti secondo la sua volont, bens pure quando appare esponente del reggimento divino, cos che lui ad
agire in tutto e a lui sale ogni preghiera. Codesta grandezza di Zeus che cresce a dismisura e sbocca
nell'in-
risalire
prima di alcuni
dei (dsoC) od alla dil'origine
mondo
si
di-
diversissime
presenta, malgrado le
mennone
di desistere
"O^sw),
dalla
un mondo
superio-
nume
{ov%
Menelao disposto a
tentare,
ma
termini della
mani
ma
dice :
La
vittoria sta in
grembo
ai
numi
ti
pu
av-
colpisca
215
Ad
692).
ti
come
in princpio dell'Ilade
Possano gli di, abitatori del-
siero d
casa.
Me
ne guardino
nume
il
pen-
fuori d
gli di!
Lo
crale
concedono
gli di bella
La
divinit
accompagna sempre
il
che prommca
Ulisse a proposito d Atena; finch dur la guerra d
Troia fu sempre cosciente della presenza d lei; ma non
(Odissea, 17, 218).
assai significativo ci
216
appena
numi
non
ricevette pi
non sarebbe
neppur
lei,
lui,
solo pensiero di questo momento tanto desiato risveglia la sete di vendetta della vecchia, egli la calma im-
do
il
silenzio
279; 22,
rifiutano :
numi
dopo
A volte
il
essi
7,
214;
accordano, a volte
Si fa
celesti,
ed
priamente
destini
si
il
significa pro-
JtixXc'O'CO
dice che
loro de-
).
numi
Di
ci
aves-
decretare la fine degli uomini (Odissea, 8, 579) e ad impartire ogni sorta di guai (11, 138). Governano anche
i pili semplici fatti naturali; dice Penelope allo sposo
non ancor
go
ma
il
mantengono
217
sono
il
mondo ed
il
mondo
Ne
sa,
3.
riguarda l'uomo, il rovescio della medaglia di una determinata psicologia e non si pu capire cosa pens un
popolo dei suoi di se non si capisce ci che esso pens
degli
uomini.
Non come
se l'autoconoscenza
umana
fosse
ed
totalmente. I precedenti del mondo esteriore gli determinano manifestamente e meta ed azione
e lo
costringono sovente ad operare come non vorrebbe,
nirgli attribuite
E quanto
si
Ma con
218
il
si
che in certo
tati,
te
divino
modo
ci sorpassano.
H Greco
invece sen-
come qualcosa
con
l,
gli
medesimo qualcosa e
viene imposta un'azione sua propria. La vitalit viva
egli
che
e pienezza di
cessi
uomo nascono
l'umano e cominci
il
domanda
dove
non pu venir
data
insieme. Alla
divino
coincidono.
stanno
Al posto
di
una formulazione
concettuale
scere in seguito.
n quadro
non
agisce da
tm
dell'uomo, sull'anima, ch' a lei unita in modo misterioso. una col mondo e si fa incontro all'uomo nelle
cose del
alla
219
quale qui
si
ri-
Come
esaminiamo pi acutamente la questione della responsabilit, riconosceremo che questa concezione, pur essendo considerevolmente
differente
dalla
nostra,
non
cattive
lui
azioni.
che prese
poemi
la
pentimento ha perduto
l'azione
buona
Ma
appunto perci
220
compiuta da
solo,
so-
non
fece.
all'azione colpevole
assolutamente escluso
il
invece
per cui egli sa di non essere lui l'unica causa dell'accaduto. E quindi egli pu rimanere grande e fiero anche
nella caduta. Ci che avvenne, anche se ci deve annientarlo, fa parte esclusivamente, come tutto nel mondo,
delle disposizioni superiori; la passione, che lo produsse,
ha fra gli di il suo volto magnifico ed eterno, al quale
egli
pu
momento
della
catastrofe.
Finch dur questa concezione in tutta la sua gravit, ossia finche rimase collegata con la salda fede nella
divinit del
la
teva guardar il mondo e la propria esistenza nello specchio del mito genuino. Allorquando invece pi tardi il
pensiero fattosi indipendente cominci a protestare contro l'idea che dalle potenze superiori potessero derivare
impulsi che non fossero morali e benefici; allorquando lo sguardo indagatore affond nell'interno del-
altri
l'uomo e cerc
l il
motivo di tutte
le colpe, allora si
ribatt
antico della tragedia stessa. Appartiene alla mistica teosofica, che al posto del grande mito genuino ne pose
un
altro.
Non possiamo
Certo e che
il
221
Ma non
umana
in fondo corrotta.
Questa triste situazione risaliva ad una condanna antichissima di tutto l'uman genere. V'era un mondo divino
rivel
abbiam qui
cipali, si
la
un progresso
un rischiaramento
ed approfondimento del pensiero morale e religioso. La
ch'essa significa
deciso,
totalit,
l'uomo non
perch egli
mito
nel
grande
quale era lu stesso
implicato e che tutto univa formando. Come poi questa
sicurezza, che assomiglia all'abbandonarsi che fa il bam-
trovava fuori di s
il
bino nelle braccia materne, pot o dovette andar perduta, non va chiesto, ma quella sicurezza stessa dobbiamo
cercare di rappresentarci in tutta la sua sfera d'esistenza.
di-
l'uomo, non quale straniero, sibbene diretto e legato ad esse e da tutti i suoi organi ricevendo ed aspet-
vine, sta
ed
in-
222
del SUO corpo. Conosce qualcosa nel suo ntimo che noi
chiamiamo anima:
mente questo uomo
la
chiama
Distingue netta-
O'ijpi?.
Nei momenti
del pericolo parla anzi a lui come ad un fratello o compagno (cfr. Hiade, 11, 603). Una volta anche Ulisse parl
al suo cuore,
interiore dall'esteriore.
della battaglia
per difendere
tarsi
suoi cagnolini se
un ignoto spun-
linguaggio,
si
ha un mondo
ma non
anima
H suo mondo
fuori:
il
vita.
mondo
l'esterno, al
le rappresen-
come
ci
del
un nuovo quadro
del-
l'esistenza
s,
223
fonda solitudine od in
un amorfo
al di l
affine
al-
l'anima, sibbene
ed
il
difetta,
Che la
che anche noi, assuefatti a tutt'altra forma di pensiero, ci sentiam presi dalla verit di ci che vien consuto,
Ed
ellora ci accorgiamo
Quest'era vide molto chiaramente come l'uomo, finche non sottoposto ad una costrizione esteriore, vien
Ma
questi
impulsi non ci dirigono verso l'interno ad un centro sensibile, ad una volont fondamentale, bens verso l'esterno, alla vastit del mondo. Ci che noi sentiamo nel momento risolutivo come motivi, son qui, per chi li riconosce, gli di. In essi, e non nell'animo umano, la radice e la causa pii alta di tutto
quanto d'importante
sa circondato da un
si
224
8te
forme
la
il
le
il
parte or dall'altra.
mondo
lo
attira regno e figura di un dio, e quando il suo incantesimo lo ha strappato dall'ordine e daL dovere, allora
egli pu, dolendosi di
al
non
Anche
il
nome
della bont
ha
la
danno
il
Ha
ed
al
suo onore.
a cercare
il
il
Greco tenda
ma
volont,
prima che
considerazione la totalit
presa in
del mondo, nella quale essa ha
di
sia
stata
un^^oncezione
il
parte.
Chi capisce
mondo
l'oggettivit
225
Nel
mondo
delle
non
all'interno, al
forme oggettive
giustizia
ed onore, pru-
modi
l'uomo in ogni
momento importante con una loro essennon per il Greco tanto essenquesto o quello, come il conoscerlo e ca-
ziale il sentire
pirlo.
giusta-
il
nobile e
il
avuta,
ma
che
l'esperienza. Il
non
ma che abbiamo
che noi
essa,
Nella lingua greca invece essa , gi in Omero, assolutamente dominante; Qui il comportamento morale si
te.
fonda
meno
che su quelli del sapere e capire. Se noi diciamo di alcuno che pensa giusto, in Omero si direbbe che sa
Lo
modo
il
giusto .
tenzionalit.
stesso
Un uomo
voli
^m
15
un sapere
altro
concettuale.
Non
226
noscenza
desiderare e appartenente piuttosto al regno dell'illuminato', dell'intelletto, della conoscenza. Il fatto che
fosse proprio questo lato del
problema morale a
venir
propriamente
la
mente
(yvcopiT]
la decisione.
dunque
cotesto sapere
a venir oscurato o
si lascia trascinare
o d'esser potente non per lui cosa ne buona ne cattiva, sibbene cosa naturale. Anche il pii nobile di loro
la possiede,
come ogni
cosa decisiva,
al-
l'esteriore,
non
oggettivit
zioni si
rispecchiano le
forme
originarie.
La sua
mondo
speri-
brame e
cogni-
suo
227
Ma
la volont,
il
Non
lui,
cos
non
un
od agisse dentro di
con un sentimento, una volont, una
se
o fosse in lui
conoscenza
e
come
altro parlasse
cente,
molte
volte solo
al
e fede.
stesso
gli
Il
la
quadro
pili fedele
della realt al
tempo
di.
1
Per l'interpretazione religiosa degli avvenimenti naturali, a cui accennammo pi sopra, seguono ora alcuni
esempi presi da Omero.
Triste e sgomento Ulisse guardava (Iliade, 2, 169 ss.)
1
soldati
greci
228
lina parola
Ma
che pone
il
accanto
di Zeua,
figlia
(\iY\xiexa
),
che
e lo
per l'appunto che tanto gli gravava sul cuore
anima ad andare senza indugio e senza preoccuparsi
d'altro fra la sua gente, a
l'altro e farli desistere
in esecuzione
il
loro progetto.
Fa
tutto ci,
come
verr
il
il
giusto.
quale in ogni
quello che
Ma
momento
si
pu
diflGicile
sug-
definire come
una
acuto e chiaro.
Ode
la sua
voce e
si
mette subito
all'opera.
letto,
10,
il
507
ss.).
campo
di
Reso. Mentr'egli uccide a destra e a sinistra i soldati dormenti, Ulisse scioglie i destrieri del re e li mena via. Ora
tempo di mettersi al sicuro, e Ulisse fa segno al compagno. Ma Diomede ha un momento d'esitazione fra il trascinar via il carro del re o continuare l'eccidio dei Traci.
229
Mentre cosi sospeso, Atena appare a lui improwisajnente e lo esorta a sollecita partenza:
da un momento
derlo
possono sorpren-
all'altro i Troiani.
Anche qui
il
la
pensiero
decisivo, l'ispirazione che salva nel momento del perie qui non si parla
colo. Senza por tempo in mezzo
Diomede ratto inforca un cavallo, Upi della dea
lisse
dei
ragione
sente
improvvisamente toccato
incontra le
fiamme
Atena e le affida
il
ed
consiglia a dominarsi
era
Atena deter-
che
in patria
sia giunto il
tempo
(Odissea, 15, 1
ospite di
Menelao
ricercare
il
ss.).
230
avevano intensificato sempre piti ad Itaca la loro orgiastica vita, e nessuno poteva sapere se non stesse per accadere qualcosa d'irrimediabile.
Fu
allora
che Atena
del
immediatamente
compagni
di viaggio.
Non
vuol
per-
non appena
noi
ch'egli
ha
dunque da
tasma.
La notte
231
stupire se l'insonne
si
scalda la
e va cos lontano con le sue paure da creder cala madre di un'azione, che in pieno giorno gli
pace
incredibile e ridicola? da stupire, s'egli alla
testa,
parrebbe
perde completamente il controllo e vuol partire immediatamente, senza aspettar neppur l'alba, onde almeno
cortesemente congedarsi dal suo ospite? Penso che *il
fine
un
ritiene essere
una
col.
Dopo
si
il
tempo
si
Telemaco
sve-
glia
l'Iliade,
che
sta ritto
davanti a
Diomede addormentato
suoi piedi e
invece di prenderlo
si
Ed Atena? Che ha
si
sia
fatto
perch
il
Ha
una sola ed identica cosa. L'uomo moderno per bisogna che traduca ci che qui accade prima nella sua
do
verit.
caso di pensare ad
Un'alternativa tra indipendenza umana ed influenza od
Vediamo
subito
non
esser qui
il
232
le cose
fin fine
son la medesima
cosa.
fece la dea dell'amore; che ogni follia si chiaper i mortali, Afrodite (v. p. s.). Medonte (Odis-
senno
ma,
si
sea, 4,
maco fu data da im
gli si
para
din-
(22,
come
anche Odissea,
7,
263;
9, 339).
L'aedo dell'Odissea
di.
Dice Diomede
Non
vi ti spinga
9, 600).
un
mali-
presuppongono
affatto
cuore superbo
(Diade, 9, 254).
Che
in
altri
punti
l'intervento divino riconduce precisamente ad un dominio di s stessi. L'allusione al tocco divino fa risaltare il
233
momento
con ci differenzia-
quale sia il puro umano in contrapposto ad un intervento divino, l'inclinazione preesistente a questa azione.
Bisogna capire in questo senso anche il racconto delre,
termine
ad
attac-
dopo
dichiara esser giunto il tempo d'andarsene : Achille s' indurito in petto il cuore superbo,
ne lo commuove l'amicizia dei buoni compagni: ; subito
di riconciliazione
dopo
e
si
fanciulla
di
mancanza
tanto
di libert,
quanto
l'agire
una volont o da un sentimento a lui estranei, allorquando egli scelse il -peggio; e non furono neppure i
suoi nobili sentimenti a mostrarsi
impotenti di fronte
alle
il
ragionevole
tre
grandi
realt.
Perci
una nobile
destinato
a cadere.
Ci
234
Ha
Quel
d saggezza acume
ricantato detto:
Uom
cui spinge a
....
Per bene
gli scolii
il
aggiungono
mal
il
mina
avverso
nume
figura....
motto
Quando un
dio vuol
far del
momento
dopo
la
morte
di Patroclo
sacrificio
irriconciliabilit
none dichiara
ai
ss.)
suo premio. Cosa avrei potuto fare io? Una dea dispose tutto ci: la venerabile figlia di Zeus, Ate ("Att)),
il
la
gli
esseri
in errore.
gli
revole .
Ed
235
riconciliato
essersi
dopo
(270):
Padre
come
mio malgrado rapirmi la fanciulla. Ma Zeus aveva decretato che molti Achei avessero ad andar incontro alla
morte
Riman sempre
inspiegabile
modo
il
cuori; e dietro a questa potenza stava la volont degli di, ch'avevan decretato la gurra. L'Odissea
incanta
rammenta
(4,
260
il
ss.)
momento
Piangevo la cecit
la figlia
ed
il
talamo e lo sposo,
ammirata, dell'Iliade,
del
piti
chio
campo
al
dove
Priamo
la interpella cos
donna
rimangon
stu-
fatale, il vec-
Vieni, figlia
diletta, e siedimi accanto onde tu possa vedere il tuo
primo sposo ed i parenti e gli amici. Presso di me non
hai colpa alcuna, gli di solo han colpa che scatenarono
contro di
me
(3,
162):
ma
nell'Iliade
Elena
per s e
la
propria azione,
mali agli di
344
Egisto a traviarla, che ella aveva nobile mente finche la volont dei numi la diede nelle mani di lui
di
(Odissea, 3, 264
ss.).
236
vecchio Fenice, che nelrUiade (9, 448 ss.) parla ad Achille, ha in giovent
esperimentato chiaramente questo intervento divino.
gli di
che lo illuminano.
Egli soffriva della maledizione del padre e stava maturando il pensiero di vendicarsi uccidendolo; ci dice
come un
dio pose fine alla sua ira, facendogli presente quanto male gli uomini avrebbero detto di lui e
come sarebbe stato terribile portare fra gli Achei il
allora
nome
il
le
navi dei
Agamennone
Achei
l'idea
alla resistenza
n naufrago
in tempesta, se 1' occhiazzurrina non gli avesse infuso nuovo pensiero sul come condursi per resistere
non
gli
Sovente per l'uomo sceglie al momento buono il contrario di quel che dovrebbe, trascinando alla rovina se
stesso e gli altri.
Anche
Come
pone in cuore
dei malvagi e
di accontentarsi di liberare il
non seguire
237
il
campo intomo
alle
navi
lo minaccia-
Troiani
Pelde,
Stolto !
avrebbe
Troiani e d
campo
il
Atena
quale mal
avviso di
li
consiglia e
Polidamante
non dan
retta all'ottimo
fa della decisione
umana
alcunch di coattivo. Essa rimane ci che l'uomo ha esperimentato in s e il conoscitore dell'anima pu descrivere.
Ma
un tempo
cavillare indiscretamente,
ha
forma universale
238
potere.
sa
Ogni
riuscita nelle
le
mani
di Dio.
Ed ognun
leg-
Non
Allorquando
padre
il
lo esort a sottoporre
gloria alla divinit, rispose il tracotante ch'anche il miserello si fa potente in lega con gli di; mentr'egli confidava solo in s stesso e voleva uscir vittorioso senza
l'intervento di alcuno.
quan-
risponde caparbio
solo
(785 ss.):
Signora, occupati
degli altri Argivi, che
dove io mi sono non si fa breccia . Impressionante
all'attacco,
comune ad
altre religioni.
Ci che contraddistingue i Greci la coscienza sempre viva della presenza di codesto divino, che mai abbandona l'uomo n nella vita normale n nel furore della
passione eroica. Questi campioni fieri ed indomabili
non dimenticano mai che non pu venir lanciato un
un colpo
dardo, n
di lancia
pu
il
secondo
modo
di sentire,
il
Un
gli
239
pensare a questo
esempio: Achille
ha ucciso l'amico
Non
il
da Achille manifestano
lanciate
detta,
che finalmente
portata di
la
mano,
si sazia,
preda che
non vuol
forte
la-
il
nume
te
dorso: no, io
muovo
diritto all'assalto e se il
lo
colpo ed Ettore
non ha
altr'arma.
Chiama
il
suo com-
pagno perch gli ridia l'asta, ma si trova improvvisamente solo; era stata Atena a trarlo in inganno sotto
le
spoglie dell'amico.
Ora
lo sa: Gli di
morte!
e l'arciere
mi chiamano
protettori Zeus
il destino. Non
voglio
ture genti .
getta
Con
si
sull'avversario.
Cosi
il
XXI canto
dell'Iliade e la citt
240
si risolve
Non
Ma
o destrezza, lo sguardo
concedono o no
si
il successo.
dirige
si
manifesta gloria
sempre
ai
numi, che
giochi istituiti da Achille in onore del caduto Patroclo. Ogni successo od insuccesso si fonda qui sulla
i
Ma
non
di
Dio
anima
tutti
movimenti.
Ma
pure dono
persino la squisitezza del sentire che d modo di mostrare la nobile natura. Risulta da ci che anche quello
da noi considerato espressione dell'essere personale, fluisce direttamente dalle mani di Dio^ Pur dovendo questo
modo di essere realizzarsi ogni volta con l'azione e in
essa e non in un essere fisso ed interiore, pure, secondo
la concezione greca del
mondo, ha
azione per sottoposta alle forze universali dell'accadere, le di cui forme eterne sono gli dii.
buon senso e
scaltra
241
ed
orrende,
ma
me
le
care,
che
sembran
il
gusto; cos l'uno prende piacere a questo, l'altro a quello. Strofio figlio di Scamandrio nell'Iliade (5, 51) vien
famoso , che la stessa Artemide ammaestr a colpire le molte fiere che la foresta montana
detto cacciatore
fice
si
5.
dal
le
ra
ti
daran forza
, disse il
padre Peleo
al
Era
giovane Achille
prima
della
un
istante
di
242
da
spirito battagliero
che innonda
le sue
sivo
disputandosi
Combattono
di.
provengon dagli
gli eroi
deci-
nemici
cadavere di Sarpedonte colpito dalla lanZeus vuol ancora ima volta conceder a
il
cia di Patroclo.
Patroclo la vittoria e spingere i Troiani alla fuga. Ettore fu il primo al quale manc il cuore; mont sul
si
Patroclo.
Ma
Ettore
Aiace. Invero
carri.
Ma
non temo ne
il
la battaglia
il
Debbo chiamarti
testa al grande
ne
fracasso dei
il
volere di Zeus:
prode medesimo e
tutto governa
mette in fuga
risponde
gli
gli
lui che
strappa la vittoria,
medesimo
alla lotta
ss.).
Non pu
sua
ci
fuori,
visto
tutto,
di fronte ai
243
sensi
il
divino,
nebbia intorno a lui da rendergli irriconoterra tanto desiata. Egli allora esce in lamenti
sorgere tanta
scibile la
che crede
gli
Lo
sconosciuto par meravigliarsi della sua ignoranza. Gli descrive con orgoglio l'eccellenza del suo
ospita.
Ma
il
ed infine fa
il
nome
di Itaca.
Per precauzione racconta al giovane ima storia, inventando d'esser venuto da. Creta e d'esser stato gettato su
queste rive
e lo
divina.
<ii
fi^gura,
244
trarlo in
niente in Itaca.
E non
si
compiace
Dopo
im-
un piano
a
vuol mutargli aspetto, dandogli quello di vecchio mendicante, ond'egli non venga riconosciuto da nessimo.
il figlio,
ma
mentre
dilapidato da altri. Ma
stessa a guidarlo ond'egli acquistasse nobile fama. Ora
a Sparta e sta bene e nel viaggio di ritomo sfuggir
mendicante.
Dopo
di
che
si
allontana.
Questa
narra-
245
vagare per la
Il
paesaggio
belle
gli
speranze
per esser poi lei medesima ad illututto e per tutto il suo protetto (190 s., se-
noscibile il luogo,
minare Jn
nomina
Itaca.
Ma
non
dopo
dea
che la
di
vi
conferisce
Ulisse
d'esser
da tutto questo
assistito durante
la
il
Il
combattimento.
Non
gli
indicazione
le
maggior peso.
alcuna
pea:
necessit di meditare
la
un disegno ed
ser lei
apparir naturale; ed
il
scegHere
il
agire,
deve esser
246
irriconoscibile.
GRECU
La trasformazione
il
lui.
Atena
lo
tentati di
porre
nel suo senso pi profondo
e
Schiller nella poesia omonima
fortuna
lo usa lo
nomi
divini.
Come
s'allaccia
il
vocabolo
vasto,
come
al posto dei
merito a fortuna
, pro-
Ulisse e
gK
medesima (Odissea,
Le pi
belle
L'incredulo
pu
par accadere
il
dire che fu
miracolo.
il
Non
pu
certo individuare
scono ad im certo punto della via con prepotente certezza fino ad elevarsi in casi particolari ad immediata
intuizione della divinit.
247
b.
solo
la
egli sa
chiamare
il
nome
mano
divina,
il
segreto
profondo
capire che gli proprio e la coscienza dell'agente medesimo una delle prove piti lampanti della viva verit
della sua religione.
Il
pili
in ci
pu
solo lui
vedere
il
il
poeta
divino sfondo
degli eventi.
Dopo
la
voluta tutta l'eloquenza di Ulisse per persuaderli a riprender le armi. Ora per non pensavan pi che a lui.
la
padri (Iliade,
il
ritorno per
2, 446).
Alla
mare
alla terra
dei
sivo
lei.
248
donna, intorno alla quale all'indomani inla battaglia per la vita o la morte, magnifico pre-
dunque
fierir
la
mio, eccola presentarsi agli occhi dei tumultuosi pretendenti e del proprio sposo ammaliandoli tutti. Tutto ci
era stato voluto da Atena. Il poeta ci narra (Odissea,
18, 158 ss.) come avesse infuso a Penelope il pensiero di
mostrarsi ai Proci.
ancelle che
l'olio
sulla
distendono nel riposo. Mendorme, Atena s'affretta a cospargerle il viso colprezioso del quale si serve Afrodite quando va
sedia e le sue
tr'ella
membra
sola.
si
si
fa pi alto e
la
lasso di tempo.
Ma
il
fatto
pi naturale?
Il desi-
249
tura
sonno e
occhi il
che
il
Bue fatiche .
fine alle
Un
gli
altro quadro.
pili
grande spavento. Cos accadde al gigantesco Aiace (Iliade, 11, 544 ss.). Si ferm attonito, gett lo scudo dietro
spalle e passo passo indietreggi. Egli cedeva calco-
le
ma
cedeva.
un
terrore da sospin-
poeta dice
ma
(16, 787).
ma
sente
il
peso della
Patror
non
lo
mano
il
cimiero, la
riera. Il
Riesce a far
un ultimo
destino di Patroclo
ha qualcosa di
terribile,
vittima di
la
vista,
250
rarmatura
il
si scioglie.
riori
divinit.
(845).
vista offuscata.
Quando
Ma
al poeta
dato svelarlo. Poseidone s'era intromesso, aveva annebbiato la vista ad Achille ed aveva depositata a terra
l'asta ch'orasi conficcata nello
Aveva portato
campo
al
medesimo
Enea in fondo
istante
si
nemico a
sempre
ni
far-
con un
invisibile,
mentre
si
scontrano
guerrieri, e mera-
viglioso
Ce
lo
del
ed Ettore
(Iliade, 20,
438
ss.),
251
che
Con im urlo
pirlo a morte
ma
il
per colvolte
balza
Tre
sparito.
colpo. Allora comprende che
nemico
il
Ettore stato messo al sicuro dal suo protettore. Il nume, come racconta il poeta, nello stesso momento in
cui Achille stava per
bile
attaccarlo, lo
aveva reso
invisi-
aveva tolto
dal
campo. La
descrizione assai simile, ed in parte corrisponde pure verbalmente, a quella nell'Iliade, 5, 432 ss.,
quando Diomede, al quale Atena ha dato occhi per percepire gli di, tre volte attacca Enea protetto da Apollo
ed avvolto nella nebbia (345) e tre volte vien respinto
dal dio, finch la quarta volta questi lo atterrisce con
la
vittima, ch'egli gi credeva sua, scompare inaspettatamente; ad ogni nuovo assalto la lancia non trova resi-
duello fra
l'ultimo
Atena
due
momento
deve abbandonare
al fianco
eroi.
ha burlato. Anche
Apollo
nel quale
(22,
213).
il
nel-
assiste
Ettore;
destino
ha par-
Ed
ogni volta
di Achille.
momento
come segue:
nel cuore
252
Agenore
si
citt verso
la
momento
di
ogni
ben
Ma
quand'
Non
ne
te
sei
ti sviasti fin
Achille ed
qui
il
si
do.
un'illu-
Qui
il
at-
creder al miracolo.
7.,
senso profondo dell'unione del naturale col miracoloso, nella quale unione sussistono entrambi, ha trovato la sua espressione classica nelle celebri narrazioni
Il
appaiono in terra in forme umane. Apparentemente tutto par svolgersi nel campo naturale. In una
di di che
non hanno
l'idea, viene improvvisamente ad immischiarsi un buon
amico od un conoscente qualsiasi, che fa o dice qualcosa
situazione, della cui gravit gli attori stessi
di decisivo. Solo
turale
si
cela
un
il
dio in sembianze di
uomo. Questo
in-
ha un grandissimo
tervento
tono qualcosa
il
Avver-
253
quando
di coraggio e vigoria.
Allorquando Enea venne messo fuori combattimento
spirito infocato
da
Diomede
(Iliade,
5,
461
ss.),
Greci fossero
stati
alle
porte della citt; il forte Enea era steso al suolo, bisognava salvarlo dal tumulto della battaglia. Nessuno ri-
nuova
resistenza.
combatte in forma
che
umana
il
suo popolo e
fin-
ra
si
Greci con-
s' ritirato.
S'accendono
cuori,
Ares (793
ss.).
assai
istruttivo
osservare
Ha
v^enga
Apollo (Diade,
16,
descritto
698
ss.).
l'ora nella
clo.
come
254
precipita all'assalto
si
di
Troia,
a Patroclo
mura
si
solo
donde
cacci riempiendolo di
spavento la voce tonante del dio, e poi fuori sul campo
di battaglia. Nel frattempo il dio gli mand contro l'uole
mo
della citt,
Ettore.
lo
il
il
si
attacca precisamente Patroclo. Ci che il dio aveva annimciato per bocca di uomo, si fa verit. Per Patroclo
Una
sua
glo-
tore ed
lotta,
intomo
al
sta gi
quando
lo coglie
il
il
nemico
che lo con-
gli
aveva predetto.
Dopo
la
donte. Frattanto
cadavere di
pel
Menelao
255
sta
cavalli d'Achille
che
egli solo sa
domare
ed
il
Frattanto
il piti
bravo
u^
tempestivamente avvertito da un compagno d'armi del caso occorso ad Euforbo e fosse cos
ricondotto sul teatro della lotta, che andava facendosi
ciato
Ma
questo compagno d'armi, che ha pronunle parole significative, era in realt, come lo sa il
decisiva.
poeta,
Non
la
figura di
del
non
puntura di
che
cala
soldati. Si ri-
primo
256
ad accorgersene Menelao.
Ma
non ha davanti
a se
la
dea, sibbene il ben noto vecchio Fenice, che gli fa presente quale scandalo nascerebbe se l'uomo che predilesse
risponde Menelao:
^Mi
desse
Atena forza
Ettore ha
il
fiamma e non
cessa
di
pegna
nell'assalto e atterra
uno dei
s'im-
Pu
che Ettore non l'ha impedito (582 ss.). Non s' forse hocorto di ci che stava accadendo? Poco tempo prima
aveva indietreggiato di fronte ai due Alaci (534). Ora
per vien richiamato energicamente all'azione. L'amico
suo Fenope
gli
compare dinnanzi e
gli
rinfaccia
d'es-
gli
uccide
il piti
fedele
come
fosca
nube
solo
cala
nuinamente
257
non vien piii fatto motto alcuno. Anche Menelao si tormenta sentendo rimorso per la sua inazione. Ma cosa pu
piccolo eroe, di fronte al potentissimo Ettore ed
sua fortuna? Cos egli risponde alla voce esorta-
egli,
alla
degli
corri-
presente.
Lo
fiero coraggio e
sdegnato tien
testa al potente avversario, che lo mette in guardia dal
pericolo di volersi misurare con lui in una lotta impari.
pi
Questo ardire opera di Apollo, che s' messo improvvisamente sulla via di Enea senza farsi riconoscere da
Gli appare quale un uomo della sua gente, Licaone
figlio di Priamo. Gli chiede con ironia dove eran dunque
lui.
le
questi a proteggerlo
ha sempre un dio
al
suo fianco. Lo
Se
il
ad
258
dunque e non
lasciarti
il
Cos
il
un
ne,
ed
il
suo esaudirsi.
modo
tale,
che
il
il
naturale
prodigioso.
Ulisse approdato misero e nudo al lido dei Feaci.
Nausicaa lo ha vestito, rifocillato ed accompagnato per
un
tratto di
solo ancora
re,
il
che qualcuno
sto la sala
gli
che
palazzo
del
pre-
consiglio, giunto
sia al
trolei,
Ulisse tarda
il
Nella sala
gli
uomini son
m^
259
verso la
citt,
losi,
questa
Ma
a ci era necessaria un
non era
finora
mancata eUo
la fortuna, e
si
proprio della parola, esser gli di quel che d'indispenche l'eroe deve incontrare sul suo cammino pel
sabile
buon
pu
fitte
tenebre
cos
gi notte
incontra
cammino. Prima
La
gli
quanto
ella
260
anche opera della fanciulla che lo aveva guidato e consigliato tanto bene. Egli medesimo non aveva la pi pallida idea di tutto ci; e cosi pure noi, se
non ce
lo avesse
il
poeta,
un personaggio
fedele anche
il
si
dei Feaci; anche qui dietro ad ogni propizio avvenimenAtena (8, 1 ss.). L'araldo del re il mattino
to sta la dea
va attraverso tutta
sulla
presentar loro
im
la citt e
Lo
Come per
io
per la sua bellezza destrezza e prestanza aveva conquistato i cuori di tutti, si doveva imporre per la sua impareggiabile forza virile. Il suo
primo
pretato da un giovinetto presuntuoso qual segno d'impotenza. Allora egli afferra irato il pi- pesante dei dischi
e lo lancia un buon tratto al di l del segno raggiunto
dal migliore degli altri discoboli. Gi il sibilo del poten-
261
per opera sua la sua azione era stata posta in luce giusta.
Quest'uomo era in realt Atena (293). Era stata anche
in se
ma
semplici, naturali,
decisivi,
che hanno
|)er
sfondo prodigi divini. Ed riservato al poeta, illuminato dagli di, di riconoscere cotesto sfondo, mentre
gli
astanti
il
lato naturale.
8.
Ma
mostrandosi agli
eletti
e di
gi
Di
ini
il
a lungo dimostrato.
262
Nel
momento
terribile
all'assalto
le
Non mancano
di gagliardia
si
ci fa assai delicata-
l'animo degli
ed
altri .
loro petto
il
membra
si
si
fanno
riempie di coraggio
agili e svelte.
uno sparviero
la prestezza di
il
suo scettro
ed ardire e
le
(62). Il figlio
di Oileo
il
tere.
Non
mento
fu Calcante. Lo conobbi da tergo al movidei suoi piedi e del suo fianco, allorch s'allon-
263
un
na esser stato
pu
me Atena
egli s'era
poeta
un sonno ristoratore (Odissea, 5, 491), mentre Ulismedesimo (7, 286) pu dir solo che un nume lo fece
Feaci,
se
cadere in profondo sonno. Questa differenza tanto importante ricorre sovente in Omero. Nel corso della narrazione,
il
fatto dei
due Aiaci,
altri
Troiani vengon infiammati da Poseidone, or sotto le spoglie di Calcante, or sotto quelle di altri (Iliade, 13, 216);
ma nessuno
cendono ed animano,
sia
qualcosa di
piti
che un nomo.
(Odissea, 3, 329) il
riconosciuto al mo-
mento che sparisce. Il vecchio Mentore, che visit Nestore in qualit di accompagnatore di Telemaco, era in
realt Atena. Gi cala la sera (329, 335) e ci si alza dal
banchetto offerto agli stranieri. Nestore invita a pernottare nella sua casa. Ma Mentore ricusa per s l'invito che
fa invece accettare
a Nestore
ed improvvisamente
m'aquila e svan
lorditi.
stato
Trova
un nume
la parola
colui che
figlia di
al
Zeus, protet-
una preghiera
momento
del
264
congedo e questa volta dinnanzi a buon numero di testimoni. Ma anche l'ora delle cose strane, il crepuscolo,
che fa incerte le vicinanze per poi farle svanire. Certo
non vuol
significare
samente mutate
il
le
ss.)
Telemaco non
giungesse improvvisamente a cacciare dai suoi possessi questi intrusi insolenti (115). Ecco entrare un ospite.
s'egli
Con
si
conoscere
come Mente
(135).
Lo
straniero, che si
Proci e s'augura che Ulisse abbia presto a venire preparando ad ognuno di essi acerba morte (255). Coglie
cos esattamente, riassumendoli,
pensieri e le
imma-
mondo per
Ben
ormai
sa la
Menelao onde
abbastanza forte e in et
nel
ss.).
265
Ma
solo
(320).
come
il
(405
ss.)
lui solo.
che gi vedemmo,
altri casi,
fatta alla
natura,
ma un
il
farsi avanti
momentaneo
di quel
destando in questi una vaga idea, ed in particircostanze, persino una chiara conoscenza del di-
dell'eletto
colari
Atena sotto le spoglie di Mente a Telemaco qualcosa, che a nostro modo di vedere non
avrebbe potuto suggerirgli il suo cuore medesimo? Sedeva in mezzo agli odiati Proci e l'immagine del padre
sorse dinnanzi a lui; o venisse egli una buona volta e
potesse metter fine a tanta scelleratezza!
se
ne and
il
piti
Quando Atena
GLI DI DELLA
266
a una forza
GRECU
punto e a
fargli
un
appena
finito di parlargli, e
un attimo dopo
lo
vede
piti.
Ed
il
spa-
rire com'aquila
c'
v'
modo portentoso
di scomparire.
si
il
Da Nestore
d'altronde
compie dopo
siamo
in pieno giorno. Ma Telemaco, pel
ancora
qui
quale solo la visita ha valore, anche l'unico a veder il
prodigio
miracolo. I Proci
non s'accorgon
sempre immediatamente il contatto con la divinit. Telemaco si mischia subito coi Proci onde cominciar ad agire (324); li informa sul nome e la persona
dell'ospite partito, mentre egli medesimo persuaso essiva segue
uomo
mare
a pregare : Ascoltami,
dio,
che
ve-
ss.).
al
267
nuova fiducia in s stesso e gli promette di procacciargli una nave sulla quale egli stesso
raccompagner nel viaggio. Che anche questa volta si
celasse un nume sotto e spoglie dell'amico, Telemaco
l'avvertir solo dopo, ed anche qui al momento del conrida al giovinetto
sembrata curiosa.
fatti,
Ma
prendon
gli
di-
non appena
vinit. I difetti
sopraggiungere dell'amico e lo
invita a combattere fraternamente al suo fianco, memore
rallegra dell'inaspettato
cura delle parole minacdei Proci. Ricorda ad Ulisse le sue eroiche gesta
si
dinnanzi a Troia, dove la sua spada fece strage di gueri*ieri e cadde la citt di Priamo
per la sua astuzia; e
tutto
268
meno
per
si
giosamente. Ci che Atena gli ricorda, le potentissime gesta del tempo di Troia, e l'incomparabilit di quel ch'era
in gioco allora ed ora, tutto ci che avviene in questo momento carico di destino, uno scrittore moderno lo avrebbe
fatto tralucere dallo spirito stesso di Ulisse. In
Omero
(233).
ri-
chiesta dal
Vuol mettere
alla
un combattimento
anzi Mentore,
si
sia
Il pa-
ragone, qui
come
l,
il
269
modo
del
(24,
182).
9.
Ulisse
ha riconosciuto Atena
ma
sotto l'apparenza
di
comporta come se questi fosse stato veramente Mentore. Nessuno degli altri s'accorge di qualcosa
di sovrumano. E neppur lo possono, che la chiara rivelaMentore,
si
personale di
nei
due poemi.
un unico
Omero,
riservata all'esperien-
non son
rari
assai se ci aspettiamo
che
Ma c'inganniamo
prodigio entri in aperto contrasto col processo naturale. Anche qui il prodigioso nasce dalla situazione natu-
il
necessa-
rio,
e le storie
mondo omerico
oggettivo.
che serve a riallacciare tutto quanto avviene d'importante, malgrado a noi possa apparire facilmente comcessario
Gi
altri
caratteristici.
ci
primo
ss.)
(cfr.
cora
un momento
se deve uccidere
Agamennone oppure
GLI DI DELLA
270
GRECU
quando
si
ha veduto ed udito
la
dea
(198), e ci
medesima. Tutti
gli altri
videro solo
il bal-
ri-
Come qui l'apparizione del nume conferisce alla volont umana una direzione ragionevole e degna, cos
fa trionfare al momento critico le forze vitali sull'infer^
Achei (290
ss.).
Ma come
tutto ci
ed il poeta, il quale
ce lo narra in tal guisa, che noi vediamo il miracolo andar
di perfetto accordo con la natura. Apollo intervenuto
d'un tratto presso ad Ettore e lo ha rianimato con nuove
forze e gli ha infuso una grande brama di pugnare.
in realt
Ma non
si svolse,
intervenne quando egli era fuor di s o semimorto. Non ha richiamato con la parola: Rividi!
colui che era gi perduto. Questi non era gi pi
steso,
fidi
ma
271
s'
era
Zeus, dice
il
non sa chi questo dio, e si meraviglia della sua domanda. Con le poche forze rimastegli gli racconta
come Aiace lo ahhia colpito con una grossa pietra, e come
to? , e
avesse
Ettore
d a conoscere. Gli ingiunge di farsi coragdi dirigere arditamente i carri troiani di guerra
allora gli si
gio,
Lo preceder Apollo
stesso.
Dopo
nimento
si
ha
Ma
tutto
ci era dio.
Ed
il
risanato
si
fa
Ettore ha risolto di affrontare arditamente il furioso Achille e chiama i suoi all'attacco. Gi risuona il
ed ecco Apollo porsi al suo fianco e
grido di guerra
metterlo in guardia, esortandolo a non esporsi in prima
linea
verrebbe certamente ucciso da Achille. Et375).
poich
tore
impaurito
si
ritira fra la
272
ed ecco
il
terribile
Achille con
un
assalire
salto
ed
atterrare l'inclito Ifizione (382). In questo estremo momento il guerriero diventa cosciente del tremendo pe-
ricolo.
valere l'avvertimento.
il
dio
gli
ha
Ed
suggerito,
di
pi parola. Particolarmente
tempo
fu rivelazione
si
ad un
d'effetto e persuasiva
ss.),
fa
nella quale
vien descritta la calma che sidDentra all'agitazione dell'insonne Ulisse in conseguenza di un'apparizione divina,
lui.
La
che
null'altro
fiducia nella
la
di-
fondo sonno.
Ma
mani gl'impedisce
l'indo-
gli
non
non hai
chiede,
figlio? e
nel
nell'amico che gli promette aiuto, in un semplice mortale? Al tuo fianco sta una dea. Sappi che se anche tu
dovessi affrontare molte schiere di guerrieri, tu tutte
vinceresti. Dormi quindi e lascia le cure per il domani
Dopo
le
.
di
nell'istante
273
Eumeo
si
che a
tutti
non
si
non
s'accorge della
mostran gli iddii (161).
ma
dea.
Non
Al muto
giunto
manifesti al figlio; ci fatto, dovete
insieme consigliarvi intorno allo sterminio dei Proci e,
tempo che
il
ti
sua
i
credere.
un dio pu operare
zione come questa che gli
solo
il
Ulisse,
ma
il figlio
non pu
si
gli
i8
Sotto
piti
(454
ss.).
il
guardiano
Anche qui
11
luce
si
riconosciamo
alcuni
274
giati
il
momento
mendico,
si
Atena. Qualcosa di simile lo dice anche Elena in Euripide, quand'ella riconosce d'un tratto in mezzo agli stranieri
Numi! Anche
lo sposo:
il
il
rivedere
un
dio
(560).
momento
il
gli ha infuso il pensiero illuha trasformato. Per gli effetti della sua
azione non essenziale la parte magica. Per la conce-
minante e
lo
zione omerica
non
147
s.)
citata
vinetto domandandogli con manifesto interesse quali siano i suoi progetti. Gli spiega poi essere la padrona della
Ermete, gliela
Anche qui
l'apparizione di un
altro che l'attimo dell'illuminazione
coglie.
275
Non
questo:
in
compagni.
una casa
v'era
una
siero di
tura.
si
mentre
il
pericolo
gli fa solo
riconoscere di colpo
il
modo
Tutto ci che noi comprendiamo cos bene e possiam dire con tanta facilit nel nostro
linguaggio, era la persona divina, e la voce del riconoabbondante
ai suoi piedi.
scimento era la sua parola viva. Tutto ci che noi viviamo amorfo, nel mondo greco fortuito incontro.
Come
egli si fosse
re
allora
si
lo ab-
anche
ma
al
momento di lasciarlo s'era dato a conoscere al suo protetto. Prima che Achille possa vederlo
sparisce, che non
conviene ad un immortale mostrarsi tanto favorevole ad
un mortale (Iliade, 24, 463
s.).
Anche
quando
mente invaso da sicurezza e forza prodigiosa, pu vedere davanti a se
una
276
t'intorno
corrente
non
di lui. Tut-
Achille, al quale
il
Ma
coraggio,
han
rivelato
il
loro avvenne,
non
un
il
null'altro
sponde motto
si
neppur questi se lo
immediatamente come
dalla lotta,
ma
combatte con
l'alto
senso
di
vincere.
E non
della
medesima specie
il
tanto discusso
nella
Ad
culminante ed
naturale delle
il
Non ha
pi bisogno di
il
questo
il
del suo
momento
277
Ed
infatti
avviene
primo
un compagno, pronto a
divider
Ma
Con vera
tura.
si
Era dunque
stata
una vera
il
mia lancia
cesso,
ma viene respinta
lui la
arma
partita perduta.
per
forte
il
Ora lo sa: gli di lo hanno votato alla morte. L'apparizione del fratello era stata un tranello tesogli dalla
dea
Atena (297
ss.).
Non
gli
fare
un punto
pericoloso alla gola e qui lo trafigge il ferro. Questa storia tanto grande quanto vera.
Possiamo eliminare in essa le figure degli di, senza va-
lascia libero
l'iarne il corso.
Ma
con
l'intro-
GLI DI DELLA
278
CRECU
Non mai
nell'Iliade
una
viva.
degli
Diomede nel V
libro.
di
Ella vuol coronare di gloria il suo prediletto (2 s.). Perci gli infonde forza ed ardire, le sue armi rifulgono come
un nobile
troiano. Poi
Diomede
il
si
file
egli
Appare
ella
stessa
ai
membra
magnifica agilit
suo occhi e gli dice di
gli
ha
fatto
il
momento
della lotta,
279
invisibile lo
E Pandaro
accompagna e preserva.
maledice
Pandaro
lire
prende
le redini in
mano
si
viene avvertito
il
sul
due
Non
vuol
salir
mi vieta ogni paura (256), e predice che imo dei due tro-'
vera la sua fine; se poi Atena gli concedesse l'alto onore di
atterrarli
entrambi
(260), allora
cavalli
guerra.
cadavere
gliata
dell'amico
da Diomede. Piega
rano, e solo
fine.
la
(298).
il
Lo
coglie
una pietra
sca-
Ella circonda
il figlio
Ma Diomede memore
GLI DI
280
DELLA GRECIA
Ma
Non
il
nume
(434),
non
le tonanti parole:
un
finto
Enea morente
(449).
Poi
Apollo
attira l'attenzione di
non
se lo lascia dir
due
volte.
Prende
terra steso
il
ecco il prodigio. Enea, ch'era stato fulminato, per cadavere del quale si credeva di star combattendo, riappare
improvviso fra i suoi. Apollo lo ha rimandato dal buo
santuario
Acamante il
sgomenta e consiglia ai suoi di retrocedere combattendo. Molto sangue vien versato da Ettore
ed Ares che colpiscono a destra ed a sinistra (704), finche
dio, si
ra ed Atena col consenso di Zeus (765) vengono personalmente in aiuto ai poveri Greci. E lo fanno nella ben
nota maniera, di modo che la massa non s'accorge di nessuna presenza divina, e l'esperisce solo al momento decisivo l'unico eletto. ra appare fra i Greci sotto le spoglie di
281
Stentore (785),
che
pi
della
rita.
grande fatica accanto al suo cocchio curandosi la feGhermisce il giogo dei cavalli e dice : Come poco
Troiani?
contro
Tu non
Tideo
Zeus!
tua
eccetto Afrodite.
desimo
mi
schiere
nemiche!
ritirai
.
Adunai
Greci ed io me-
solo
gli
eventi
dal carro di
a
fianco
si
Diomede
dell'eroe
e sale ella
(835).
Cigola
Atena d
carro
sul
medesima
l'asse,
al
ma
suo posto
cocchio
il
terribile
nemico
(841).
Ares
sta
il
per disar-
copre col
mantello incantato per non venir riconosciuta da lui
(845).
Non appena
egli scorge
Diomede,
si
lascia stare
il
cadavere e si getta sull'avversario (849). Desioso di ucciderlo scaglia la sua asta contro di lui, ma l'invisibile
il
sparire verso
La
il
s.).
terribile
(856).
im
iddio
Diomede
nube
(867).
piena di eventi
282
Straordinari
e,
do
esaminandola
piti
attentamente
si
come anche
il
successo
si tratti
il
tutto
della potenza divina, trova qui la sua espressione culminante; la dea in carne ed ossa sta accanto al suo eroe,
sono precisamente i punti della massima emozione, sibbene che non son realmente che attimi, dai quali il
miracoloso scompare subito di nuovo o
l'inintelligibile.
La
storia
si
sostiene
si
per
risolve
lael-
l'azione
lotta,
in-
283
momento
lei
pregarla,
mani
il
il
padre suo,
nemico, in quel
ma
gli
Che cosa
momento
appare improvvisa-
sovrumano, che Atena ha fatto chiarosuoi occhi, affinch egli conosca ed eviti gli di
neppure
veggenti
il
e la
esu-
preghiera?
nulla.
Non pu
ri-
Ed
mettersi al sicuro.
il
di
Ulisse
momento
giunto
le
il
Greci
GLI DEI
284
DELLA GRECLi
proprio
cos doveva
ac-
siero
deve interporsi e parlare agli uni e agli altri onde persuaderli che il loro modo d'agire pura follia,
Cos anche pel caso nostro. Diomede si vede costretto
egli
a star vilmente
dell'impavido Tideo. hen questo il pensiero che gli morde la coscienza! Ma sa pure, che la sua
ingloriosa ritirata gli era stata ordinata da Atena, che gli
marsi
figlio
un dio
in forme umane.
quel-
immenso non
rischio
sar
compagna
suo fianco; scompare Stendo il conducente, la dea afferra le briglie ed assale nel tumulto Ares, che colpito
questo
momento
sappiam
un
dell'eroe
dall'asta
pii
presso di lui e narra ci ch'ella fa. Ma se ella divenuta invisibile persino al dio Ares, quanto pi lo sar
fosse solo.
Munito di
to da tanto contatto,
digio. Solo
tale
il
ma
come
ed
animasuperiore coscienza,
poeta
ci fa
Diomede sperimenta
agisce
un proE come lo
testimoni di
tale prodigio.
alla
il
poeta
ci
285
mette
Diomede ha
rire
le
lamette in fuga. Ma anche ora la sua vitDiomede vede Apollo prender Enea sotto
sua protezione e involarlo chiudendolo in una densa
gue la dea e
tima sfugge:
la
nebbia. Ci
malgrado vuol
assalirlo,
ma
il
dio con la
sua
Per
Enea
nulla.
essi
un duello naturale.
esse,
sibbene
di
Non vedono
il
tra i
10.
Vediamo
cos assai
come
il
pretto spi-
GLI DI
286
DELLA GRECU
non
sublime manifestazione nell'imporre l'assurdo. la santit della stessa natura ed il suo stesso governo presente
in ispirilo in tutto ci ck' sperimentabile, e sentita con
come
lei
quanto
ci che stupisce
gli
Ma
grandi.
non come
sibbene come esperienza del grande
senso:
tura,
si
pati-
ovunque
presenta nello stesso
miracolo del dio che trionfa sulla naci si
fa incontro sulle
cuore, al quale
cime dell'essere e dell'accadere la
e a lui solo.
adagia solennemente sotto la tenda, intomo piangono gli amici e fra essi il grande Achille che
doveva rivedere l'amico ormai cadavere. Il sole allora,
al
si
fa durare pi a lungo la
287
non
si
saziava dal
naturale,
sit
fatale;
potenza di un dio.
Nell'Iliade si parla una volta di un'azione miracolosa di Apollo (15, 307 ss.). Ma non si pu far a meno
di riconoscere che anche qui un avvenimento travole
non dinnanzi
all'illimitata
navi
Le masse
dei Troiani
blimit.
tumultuanti. Apollo
guida. Scuote
tonando l'egida che desta tale spavento fra i Greci da
li
fossi
greco
(355
ss.).
Al principio
di questa
descrizione
si
Qualche piccolezza non vale a contraddire l'impressione predominante prodotta da una massa di prove. Il
governo divino con
grande chiarezza. Le immagini dalle quali abbiam da
imparare son certo creazioni di poeta. Ma sarebbe di
poema esprime
che nei
rivoluzione nel
modo
di pensare,
una
288
primo piano
il
mondo,
che
gi vecchio e remoto
Omero!
quale
fiaba e in perfetta tranquillit d'animo, senza affatto preoccuparsi dello spirito eterogeneo
che ancor oggi noi riusciamo a percepirvi. E se occorresse
ancor una prova per dimostrare che qui non abbiam solo
a che fare con la poesia, ma col pensiero universale
greco, basterebbe a persuadercene il contegno della spirito greco nei
sto contegno, se
che non
si
una con
essi!
non
il
contrappone
cos'
riconoscimento di
al divino
ed eterno, sibbene
La
Non
via
delle
ed eterno monimiento.
VI.
UOMO
DIO E
1.
La Genesi
form ad immagine
Finxit in effigiem
dunque
1,
82
bs.).
la perfezione, della
Che cos' nello specchio dello spirito greco, il fenomeno puro dell'essere umano o la sua pi alta trasfigurazione, nella quale si manifesta ad un tempo l'immagine della divinit? Quale ideale umano grande e
guarda dal volto degli di?
I tratti che determinano l'essenziale in s non possono mai venir riprodotti con espressioni dirette. Per
significativo ci
danno pur sempre una concezione unilaterale ed esagerata. Anche nelle religioni decarattere di
una
divinit,
cu
290
che
ci
hanno
DEI DELLA
GKECU
questa immagine
meno ha
mondo,
di
ma
mira
il cor-
intende? de-
ne sono
profeti chiamati.
Al poeta gli di si presentano in azioni e parole;
l'arte figurativa ce li pone immediatamente sotto gli
tica essi
occhi.
Le opere
giudicare la rappresentazione degli di dell'antica Grecia dalle graziose e leggiere storielle che vennero narrate nei tempi successivi. Che da quei simulacri spira
tale un'aura di altezza e
re-
gedia. Soltanto se
si
riesce
ad afferrare
il
come
senso di que-
domanda
del
di-
vinit.
Gli di ed
a suo
il
loro regno,
tempo minutamente
il
cui significato
analizzato, mostrano
abbiamo
il
senso
umano
il
Se la divinit
stante.
DIO E
UOMO
si fa
291
non dobbiamo
qualunque
affatto aspet-
sia la
ragione
tende a superare la natura o a liberarsi da essa, sibbene essa natura medesima nella sua essenzialit palese,
infallibile e beata, cos
come
solo
un dio pu
deve
possederla.
Non
sue forme. La mentameccanica e tecnica ha per fatto del mondo formato e ricco un ingranaggio di forze inintelligibili.
Tutto l'essere
si
risolve in
un
l'uomo un essere che vuole o desidera, dodi grandi o piccole facolt. Se il Greco vedeva in
sioni; solo
tato
riposava fra le
un
immagini della
che ornavano con semplice verit la sua tomba, l'esistenza invece per noi tutti una corsa verso mte sempre pi lontane, ed
energia.
il
essere
il
pi lontano
'
con espressione sdegnosa, chiamiamo puramente naturale. Le difficolt, che egli medesimo si fabbrica, !a
noi,
contraddizione col
mondo che
lo circonda, l'inestrica-
mo
significativo e
lotta.
292
modo
Questo
sia la
buona o
il
cercare
una
via d'uscita
gli ostacoli
era
in-
2.
i tesori
del
non profondit
La sua eterna
ribel-
granvisione
nella
del
suo
fatta,
essere,
potenza
tanto incantevole, che il solo pensare ad un simbolismo
dezza
s'
DIO E
UOMO
293
ad una spiritualizzazione sarebbe sacrilegio. Se guardiamo nelle profondit senza veli dell'esistenza, sentiamo
Dormiva come Arianna sulla spiaggia abbandonata, come la Menade che cadde esausta dal suo
dormiente
infinito
danzare tra
i fiori
fiume
(1, 3).
Era ammaliato dall'alta perfezione della natura, e intravide una dea, troppo grande per quelle laudi del cuore
il
gote e
l'innocenza d un cuore buono palpitava sollevandole il
petto . Cos l'eccesso del divino si tramuta pian piano
La
in sentimentale.
spaventa, che
bilit
ci fa
borghese
romano quasi
si
improvvisamente
dove dimorano
alle altezze
gli di della
Chi ha occhi per queste vette, di fronte alla voragine che s'apre ed alla corona della natura vivente, non
Grecia.
sente pili
meno
si
di
il
umana
estranei.
fetti
di-
nosce fanatismo.
La sua
fierezza
non ha nulla
lennit di un'annunciazione di se
co-
della so-
medesimo. Sentiamo
294
ritrae
nell'essenziale
originario.
Per quanto
diversi
divini c'incontriamo
possano essere
singoli caratteri
con
uno
sempre
sguardo in perfetta calma. Nessun volto
dominato dalla singolarit di un pensiero o di una
i
sguardo dell'occhio o dal giuoco delle labbra la risoluzione di un avvenimento o una decisione. Racconta il
mito
Personalit delimitate varrebbero solo a turbare l'espressione, nella quale si manifesta l'essere vivente con onni-
La
di
non volto
violenza e prepotenza non gli
faccia divina
un
venirci in
come
mente
si fa
di trattar
con persona
do e
intima o amata. Ci
si
uomo
295
non spegnesse
volto
la coscienza
un bagno
ma
dal suo zelo stolto e dal bisogno di crearsi dei vincoli, egli, lo schiavo del suo intelletto, sempre meschino
e pusillanime,
beatitudine. Solo
quando persino
il
Unione
di
Anche per altri popoli l'idea dell'esnell'uomo una sola ed unica cosa con la cono-
manifesta ai Greci.
senziale
l'uomo in quanto
compito di educar se
uomo
il
fine se
medesimo. Non
pensiero greco. Per questo spirito furono forma e le piante e gli animali e cos pure l'uomo,
ci la direzione del
296
GRECU
l'
essenza umana.
Il
antropomorfismo,
ma
di
teomorfismo!
B.
La
vicende sue proprie. Ha hensi l'impronta di un determinato essere; ma questo essere non unico, sihbene uno
stato eterno del
sempre
legami
le
di
mondo
rezza
si
nel suo senso culminante e sacratissimo parla nei tratti divini, costui s'eleva venerato ed amato dal dio fino al dio.
Per questo motivo nessuno pot giungere ad un monoteismo assoluto. Anche pi tardi, quando si fece famigliare il pensiero che tutto l'essere e l'accadere derivasse
si
il
DIO E
UOMO
non
297
riusciva a
si
cristiani tanto se
comprendere
ne preoccupassero
una grave offesa fatta all'Uno se si tribuonori non a lui solo, ma ai molti vivi fenomeni della
considerassero
tavan
egli
con
condiscendenza
il
non volendo far uso del suo potere per reprimere gli
ahri di: Apollo, Per secoli e secoli i Greci di tutte le
Provincie chiesero consiglio in tutte le faccende
giose
Delfi;
reli-
che
tutti i
ai richiedenti di
Ma
ci
diffe-
quale
pure
manifesta
il
giusto,
di
il
quale Apollo d
ma mai
medesimo.
suoi
cos
pi che
il
298
rimaner fedeli
Tanto
pii eran
man mano
ma non
ci
(Platone, Apol. 21
ss.),
una sacra
grandezza,
non intendeva ne
fede,
con
conoscenza dell'essenziale. La stessa preponderanza dell'essenziale sul personale lo trovfemo in Atena, Canti ed
nel
hanno
fiducia in
momento
lei.
decisivo,
Sentono
e sovente
il
suo
afflato divino
nell'entusiasmo
del
medesima il suo braccio divino, ed ecco avvenire l'incredibile: un sorriso della dea saluta la vittoria dell'impavido. Dove fa bisogno riflessione, dove il prudente chiede
consiglio, ella sta vigilante dietro a lui,
ed
il
pensiero
sua
Chi
si
non
fa
a
giusto
ispirazione.
qui
pensare agli
eroi di altri popoli e tempi, ch'eran pure uniti ad una
pitosa.
il
DIO E
UOMO
299
coi
dio,
che
quali ci
si
si
dedica a
lei.
un pensiero
ad
attirarla e
non
la
bile
il
287
ss.),
come dea e dice ad Ulisse, che si lagna, di non esmai dimenticata di lui, afferma precisamente essere
che
ed astutissimo (296
ss.).
quando quest'uomo tanto provato non vuol credere neppure alla dea, che il paese in cui si trova sia realmente
racdi-
m'essa
300
ci.
Niobe, madre
di
monumento etemo
meno
vien da esse precipitato nell'abisso. Non si pu disconoscere la verit di vita di questi racconti tipici. Assume
un
un tempo
come possa
Per
lo
rito
spi-
Pavita
se
ne riconoscono
vita gelosa
ma
non quando
quando la si
disdegna in favore di altre. Paride aveva rifiugenii della nobilt e dell'azione. Accade l'opposto
rifiuta e
tato i
mossa
puro,
il
alla tragedia.
Con
rano
le
pianure
lusinghe e
gli
fiorite.
Come
la verginit disdegna
le
DIO E
UOMO
301
disce al
99
Ma
giovine Ippolito non solo rabbrividisce, le volge fiero le spalle. La sua presunzione non
s'inchina riverente al potere divino, che spinge ogni viIppol.
ss.).
il
superbo e cru-
dele
virti
resiste
che sa
witz,
lora
ai sublimi favori
La sua
(cfr. v.
Wilamo-
Eurip. Hippolytos, Einleitung). Ed ella diventa alla sua mala sorte. Il prediletto di una dea va alla
senza ch'ella nulla possa per salvarlo, poich
con sovrumana smisurata temerariet disdegn
rovina
egli
dea.
posson esserlo
solo
lui;
ta,
vogliono ch'egli s'accontenti della sfera che gli spetdove di concerto agiscono tutti gli di, tutti degni
degli insegnamenti e degli ammonimenti, che partono dagli di, per l'appunto la differenza
che corre tra il divino e l'umano. Essi non parlano al-
Argomento
l'uomo di origini e destinazioni misteriose, non gli additano vie arcane fuor dalla forma naturale del suo es-
che conducono ad uno stadio sovrumano di perfezione e beatitudine. prorio viceversa: lo mettono in
sere
guardia dai pensieri e desideri troppo elevati e aguzzano il suo sguardo per gli ordinamenti della natura.
si
vantavano
cu
302
DI DELLA GRECIA
Ma non
grandi secoli.
tceli.
a noi
lungi
dei
sve-
il
le sacre
limiti dell'umano;
conosci quel eh ' l'uomo, e quanta distanza lo separa
dalla maest degli di eterni!
Che cosa
uomini?
denominazione costante
che li contraddistingue dagli uomini, ma il mito ci narra
di uomini che vennero elevati oltre l'umano dal dono
Immortale
, , a dir vero, la
forme
S'impadroniscono di lui U
fuoco ed il gelo, la serenit e la
d'esistenza.
giorno e la notte,
il
DIO E
UOMO
303
vente.
lui
nel
libert
il
scenza
tocca la perfezione,
il
mondo
un unico
essere.
presenza lo svanire deH'Io e della personalit, che queste appartengono al transeunte. Ma la natura terrena non
d'esser solo
Da
qui ebbe origine quel giudizio di scarsa veduta che si preoccupa della moralit degli di greci.
uomini.
Certo
loro
non
si
scusa di tali
coniugale e castit extraconiugale.
libert non vogliamo gi addurre che molti miti erotici
delt
forme e
nomi
diversi,
narrate le saghe degli di, nel corso del tempo andarono variamente allacciandosi: un dio, la di cui sposa
304
Omero non
Usl-
del.
univa
il
to-
an-
la
Non
da stupire se la critica
presto e nella Grecia stessa^
si
La
ispeculazione astratta ed
Omero
Ma negli
mente umana,
si
non
ci si aspet-
s'immaginavano che
il
beato
si
con un
ori-
dio, non
sentisse legato
da
im
DIO
E UOMO
cieli
305
Ed il poema
che
vigliosi.
Si dice
il
ss.) si
il
si
dilettava assai di rappresentarli nelle situazioni pi equivoche e poco gloriose. La miglior prova addotta il racconto di Ares ed Afrodite, col quale Demodoco ricrea i
il
loro
il
amplesso amoroso
gli altri,
com' noto,
Platone,
si
l'argomento sembra assai spinto, si concepisce per difficilmente cotne potesse venir considerata lubrica e come
se
alla
i
Duoi di.
gli
Ares, l'imbarazzo del quale oggetto delle risa dedi, non un dio nobile; non neppur da conside-
rarsi
Un
ginare
dio genuino.
uno
Non
ci si
la societ,
dunque ion
si
il
neppure
cambio con lui.
pu parlar
di frivolezza.
GU
306
Quando una
il
soggetto ad
un
frizzo
mordace
si
prendeva sempre
questo scalmanato furioso che i veri olimpici non considerano loro simile. E Afrodite? Se si riflette bene sulla
narrazione
ci si
che
il
ell' la
Appartengono al suo regno tutte le preoccupazioni che accompagnano la vita amorosa, compresa la
cattiva riputazione e la derisione. E se uno s' lasciato
plesso.
mai quel che ella ; non pu pensare si deroghi menomamente a qualche cosa della sua essenza; e_ mentre
lascia completamente in ombra la sua persona, mostra
l'opera del suo eterno potere. L'amante guerriero invece
lo d in pasto alle risa. Ma ci che fa ridere tanto di
DIO E
UOMO
307
narratore passa oltre il piccante e trova suo piacere solo nel frizzante della burla. Che la visione, sulla
quale lo sposo furente attira lo sguardo degli di, offenda
che
il
nella
il
conclusione,
quando
si
manifestano
sentimenti
grandi di spettatori: Apollo, Ermete e Poseidone. Non sappiamo nulla del quadro ch'offrono i poveri
amanti; invece i tre numi discutono sulla spiacevolezza
dei tre
di
simil sorte, e dalle poche parole che dicono si ricocon rara maestria il gruppo formato da essi.
struisce
Poseidone, che compare l'ultimo, prova sopratutto compassione; la posizione di Ares lo affligge talmente che
non d pace ad Efesto finch questi gli libera almeno le
braccia,
di ci
fra
Prima
Apolla ed
lui.
Ermete. Il nobile dio dell'intelletto abbastanza spiritoso, per chiedere al fratello s'egli vorrebbe essere al
posto di Ares, e questa
un appello solenne
alla
divinit
dell'interrogato;
egli
sa gi
gli
risponde che
sopporterebbe volentieri triplicate le catene e le derisioni
di tutti gli di riuniti, per la delizia di giacere sul cuore
biandogli l'appellativo
cerimonioso,
gli
come
terizzarlo
cos
si
308
terpreta
vera,
il
esempio
Qui
l'interesse posto
(2, 561-592).
le lagrime;
le
mani
il
il
forte
ed
agile,
impacci.
6.
Ed
ora ci
si
domander
di
della religione essa venne posta raraneiite in inodo esplicito e serio. Peccato, che sempre stata in fndo a tutte
le loro ricerche, e dal
oggetto di riflessione,
stione. Si era infatti delusi di
non trovare
nella
fatta
quereli-
DIO
denti:
ma non
si
UOMO
309
alla possibilit
pensava
che esistessero
tutt'altre forze,
della
ansii
si
non
pene.
un vento
Qui
colo;
sofia
sono
pericolo.
piii
essi medesimi,
Irrimpono sovente,
al
chiuso nell'incanto
mondo
di lei e
fatto
regno dell'amore, questo regno
incontro con la sua faccia pi spaventosa e lo ha annientato. Qui valgon solo vigilanza e forza.
sdegnava
Ma
il
il
gli si
vigilante trova
della divinit
medesima
im potente
ausilio. L'essenza
lo illumina. Il grande
mondo,
sua immagine perfetta. L'afferr la mano deled ai nostri occhi ancor ggi rivive la visione
310
miracolosa dell'amplesso della casta natura con lo spirito sublime. La divinit e rimane natura; ma in quanto
la sua forma spirituale, e in quanto la sua perfezione
sublimit e dignit, che irraggia la luce nella vita
umana.
Greci in prima linea intelletto
senno. Senza di essi non pensabile vera divinit.
Ci
Ci
tra le
significa
per
violenza,
il
fitto
della battaglia,
Ma
lo sguardo
divine,
di
un
vero e proprio.
Certo
il
lettore di
e ben
si
Ma
l7, 529),
il
ai pieni
onori di un
DIO E
UOMO
311
paragonare la
sua immagine con quella di Atena guerriera, ma anche
qui svanisce in un crepuscolo demoniaco. Non lo pregano
gli eroi, malgrado si dicano suoi prediletti, e men che
ammette
fra
i suoi, lo
la famiglia degli di
fa sol
d'Olimpo
di controvoglia e non
la
l'alma virilit. Questo trionfo serve da grandiosa introduzione alla dsputa fra gli di, che precede lo scontro
decisivo tra Achille
ed Ettore
(21,
385
ss.).
Gi un'altra
mano aveva
padre di
ss.).
Ed
tutti gli
Gli altri
Kretschmer, Glotta XI, 195 ss.). Qual dedella strage conserva ancora in Omero la sua terri-
crimine
mone
(cfr.
312
bile grandiosit e tanto pi terribile quanto meno compare la sua personalit. L'uccidere il suo elemento, perci
si
chiama
distruttore ,
sterniinatore
di
uomini
Non pu
battagliera,
perde
nell'estasi dello
spargimento
la brutalit
demoniaca. Se nel
sin-
DIO
golo
ci
E UOMO
313
ed
della vita,
samento. Perci,
il
malgrado tutto
il
conferiscono
sua
tratti della
Greco non
lesca, il
perch
La
suo equilibrio.
trova il
la
non rappresenta
la superficie del
mondo ma
la
Riconosciamo
il
pensiero
tezza.
naturale
pu conservare
essere,
314
l'Iliade in cui
compaiono
gli di.
p per chieder che il figlio suo destinato a cos immatura morte sia giustamente onorato. Gli era apparsa
mare, quand'egli l'aveva invocata, e aveva
pianto con lui l'ingiustizia subita. Ricorda al re degli
di d'averlo salvato da grave sciagura, e lo prega per il
figlio, affinch il dio voglia lasciar sterminare dai Troiani
dinnanzi all'onniveggente Zeus che siede solo e in disparte, abbraccia le sue ginocchia con la mano sinistra
e con la destra gli accarezza il mento. In questa posizione espone quanto chiede. Ma non fa cenno all'azione
liberatrice, ch'ella
mento
un
in
in tutti
mo-
il figlio
figlio,
vuol solo
giustizia
col
capo divino.
Certamente in Olimpo talvolta
faccia
8,
10
una violenza
ss.; 15,
minaccia e
1,
539
ss.,
si rin-
587
ss.;
16
od indecorso.
di simile,
si
par quasi
sia fatto
rilievo
UOMO
DIO E
315
il
sviare il
si
Ma
al suo
lei l'istigatrice
derando pi di quanto si
d'accordo con lui (Diade, 15, 13
rico
suo va da Poseidone e
gli
ss.).
Iris
ordina di abbandonare
il
campo
Conformemente
realmente condurre.
si
lascian
all'incarico
rice-
del fratello,
nacele per
suoi
figli;
che
egli
genito .
sempre
allato del
bene
messaggero saggio .
Cos le contese fra gli di terminano dignitosamente.
ce
svolgono in un'atmosfera gioiosa ed intima come
quando
Si
primo-
ne d
il
un esempio
il
primo
libro dell'Iliade.
Non
biso-
316
ma
Atena;
poeta con fine intento ha immaginato la cosidetta battaglia degli di in tal guisa, che, fatta eccezione dello
scontro fra Atena ed Ares, la battaglia effettivamente
non ha luogo, ed Apollo pu pronunciare le nobili parole
dirette a Poseidone: esser follia per un dio il voler
battersi
21,
(Iliade,
dell'O-.
limpo,
si
slancia su
alle
fan-
ciulla insolente (479 ss.). Ma per l'appunto la sua animosit e la frequente asprezza delle sue esplosioni, che
non poter
Se fosse questo
richiama a se
il
ella stessa
Efesto,
infles-
sibili e crudeli,
degli di:
Atena e Giove.
Nella, figura
DIO E
venera
UOMO
317
Apollo
egli
il
grande
proprio nel
di lasciarsi
momento
fu la parola di
lui;
stessO
(cfr.
Gi
p.
lei
il
pericolo
di
non degna
a richiamarlo al dominio di se
che l'originario
modo
conosciamo dall'Iliade,
come lo
non ancor mosso da nessun
Ma
perderebbe forse codesto contegno qualcosa del suo valore morale se si facesse cosciente
che
un magnifico
mentre uno
sfrenato abbandonarsi alla collera porta solo ad una
brutale vittoria? Solo un concetto meschino e al tutto
corrisponde piit
pu
successo,
318
come
gnificato
lit
il
sempre
eh' ella
fatto
la
eh' ella
onori della
pi alta natura
virile, e
sua amicizia
divina
comprendere
concetto
il
di
morale solo
l'osser-
moralmente
resto
come
be,
indifferente,
allora
non impone
la
tutto
Atena avreb-
determi-
buono e
pu permettersi in
cattivo.
certi casi,
rimane indetermi-
occhi dell'uomo: lo
ele-
non
portamento
in
lei la
cisione
da
ovunque
il
DIO E
UOMO
319
con
trasta
tore
(cfr.
non venne
solo giudicato
immorale
ma
persino
demoniaco. Il vero senso per di questa storia, che
ci illumin una volta sul modo d'agire dei muni
gi
tempi
p. 276), lo
(cfr.
ma
Atena qui
non
sura della
voler
un
la fedelt e la probit
premiare
uomo
Non
come
se essa fosse
senza rabbrivi-
che osserviamo come le forze superiori se la ridono del giudizio umano. Ma fra le tenebre del fato,
splende la luce divina. Atena svia Ettore affinch b
dire
il
compia
suo
grande onore.
destino:
Quando
il
lo
tiene
gesto di Ettore fu pi
in
degno
era gi decretata,
non avrebbe
fatto
meglio la
effetto
mondo
pure che
il
GLI DI DELLA
320
GRECU
7.
Uno
di essi
in
in
lei
formare la creazione
spirituale
virile.
Ma
l'energia
mineo. Tutti
un
tratto
Quando Nietzsche
rare l'umano
conferma.
dice che
pi
gioni di rappresentare le grandi deit in coppia o trinitariamente. In entrambi i casi l'elemento femminile vi
trinit
dell'antica
DIO E
tarsi
UOMO
321
La sua mentalit
maschile; cosi ce la rappresenta Omero, e cos pure fischilo quando, nelle Eumenidi, le fa dire di s stessa, star
con la mente ed
cuore dalla parte dell'uomo e senella totalmente figlia del padre (735 ss.). Succede
ella
tirsi
il
la
la
La donna
reo,
un
verenza e
nella personalit.
sale,
l'impersonale e
il
l'univer-
si
con-
per sen-
tire
la sua unicit e
mondo
si
questi caratteri.
mette in
La
non
come fanno
primo piano
la propria personalit
Non
altri di.
322
mondo
Mentre in
virile dei
Greci
si
altri culti
Come nella sua forma omerica non ha bisogno che sopravvivan corpo e anima oggettivi, per poter riassumere in
una grande idea passato presente e futuro, cos le
possibile di intuire ed adorare nella
mit
forma eterna
l'inti-
si
nare la natura con norme date una volta per sempre. Voglion la natura che si perfeziona in se per mezzo di Intelletto e nobilt
natura
s'
di sentire.
caso, spirituale:
que-
l'umanit superiore.
8.
sempre
decisivo.
Quando
s'invoca solennemente
il
p*
DIO E
UOMO
323
tere divino,
si
che
similmente anche pi tardi nel linguaggio relidi Atene. L'impareggiabile superiorit dei figli di
371) e
gioso
prima Atena sconfigge con grande superiorit il furibondo Ares, e poi al gran senno d'Apollo ripugna nella
sua qualit di dio di venir alle mani con Poseidone a ca,
inclin a veder la
un
massima
di-
e giustizia
cattivi, allora
esistenza
re.
vissuta
religioni
segno dell'inizio di una degradazione della divinizzazione del mondo. Il diritto alla felicit del singolo nasce
il
da
mondo omerico si crede ad una giustizia vittoriosa di Zeus. Dopo la frecciata traditrice che i'ovescia la tregua giurata, Agamennone esclama esser certo
anche nel
giunto
di
gare
il
un
giorno, se
non
subito,
il
324
160
88.).
Anche in Menelao,
il
primo
si
ss.).
Una
felice similitudine
giudici
ci
in-
poeta del XXTV" canto dell'Odissea fa esclamare al vecchio Laerte all'annuncio della
giusti (Iliade, 16,
384
ss.).
Ma
questi pensamenti
il
non stanno
in
an-
pei
primo piano
Ne
potrebbero esserlo in Un
personaggio pi glorioso ed amato
vita felice,
ma
deve perire
e lagrime
ad una
il figlio
glorificato.
Per questo
spirito
felicit
ma
ghese che orienta la sua esistenza sul possesso o il guadagno. Otto Grappe ho osservato assai finemente la
grande linea che attraversa l'Diade omerica (cfr. Griechische Mythologie und Religionsgeschichte, p. 1013)Zeus esaudisce il desiderio di Achille i Greci, mentr'egK
:
DIO E
UOMO
325
riman corrucciato in disparte, si trovano in gravi difficolt e pericoli (Iliade, 1, 409); ma Achille lo deve pagare
che
la disgrazia dei
Greci causa la
decretata:
immediatamente dopo
segue la sua
la
morte di Ettore
L'uomo pu
In
scegliere.
ha scelto
e alla fine dolore e
rinunzia. Allora pu, come Achille, seder fraternamente
accanto al nemico e pianger con lui (Diade, 24, 509 ss.).
Ma non ha scelto il godimento, bens la grandezza.
Questa grande umanit potrebbe chieder alle generazioni che presumono di possedere una religione pi mas'avvera ci che
lui
tura e grave:
Perch vi lagnate
quando non
gete
al cielo
dagli
avvenimenti secondo
di
possesso e di conquista
che vi sostiene,
La
dezza
al
giustizia
s.
di l
Sola
deUa
anche
non
pu
vi
i
dell'ingiustizia e vi vol-
vostri meriti?
non ha
La
vostra vita
voli
ma non
per
nosce regioni,
fronte
tore
deve cadere.
ss.).
Et-
Il tracollo di
Ma
del
trionfo troiano.
clo
morente lo annuncia
al suo vincitore :
La morte e
la
326
le
al
Ma
del
suo
padre degli di pensa con maggior larghezza dell'uomo, che chiede alla divinit ci che gli par giusto
il
ora
il
bi,
ti
del-
st'ora donarti lo
ti
sia
com-
il
di Teti e,
chinando
il
del-
528).
L'apparizione pi memorabile della grandezza divina d inzio all'Iliade, la chiude quella della grandezza umana. Gli di esigono che il cadavere di Ettore
riconsegnato al padre Priamo, e Achille che perseguita con crudelt orrenda, al di l della morte, l'uccisore dell'amico diletto, ubbidisce senza ribatter parola.
sia
DIO E
prettamente
327
non nasca da un
mico
UOMO
atto
sibbene riceva
autonomo
di
il
ne-
rinnegamento
turale
tratto ai
sine
il
che
vegliardo baciargli le mani assashanno ucciso tanti figli (24, 478). Piange
suoi piedi
gli
il
col
il
fosca
sotto
la protezione
l'Iliade.
si
svolge indisturbata,
dell'implacabile nemico,
si
chiude
VII.
IL
FATO
1.
Ci riman ancora da trattare la sfera pi oscura deiresistenza, nella quale gli di,
Come?
licit
dell'in-
comprendiamo.
Ma
me-
per chi
dobbiamo
si
ride di
desima a disorientare
non
lei,
lo
uomini e
gli
precipitarli nell'a-
bisso; ch'essa
sia
figure
luminose del
potenze
sovraterrene,
il
decidono
autocraticamente
morte?
La contraddizione
conoscere
che
non
si
risolve
quando
ci
facciamo a
lo spirito della
330
pure
mico
morte
sembran
ma
lo
si
ed
essi svaniscono. Il
ci,
mutano
in demoniaco-ini-
sembrano
solo,
come
si
vedr nell'ultima
non
ci
sia
da prendersi
tutto contraddirebbe
Gli uomini
si
Questo potere cu
pure la loro unit con la natura.
alla lettera.
scire,
si
di
gli
risponde (Odissea,
realizzer mai,
3,
riu-
Proci, questi
228):
neppur
si-
se gli di lo volessero .
Si
ignora su che si basi in codesto caso particolare l'impotenza degli di: c' un limite fisso per la loro potenza:
fin qui e
non
la vita,
Nessun dio pu
nessuna volont
di-
proteggere
vivi dalla
il
quando la Moira
morte lo atterra . E Teti non
505 ss.) Zeus per suo figlio destinato
prega (Iliade,
1,
IL
immatura morte,
331
FATO
ma
Come
Ettore
si
cinge la corazza
di Achille,
gli
sia
(Erodoto,
pii tardi
1,
91) e
nella letteratura
gH di
fallisce.
Di
soggiacciono ai
ed altri miti celebri; inoltre Iliade, 15, 117 ed Esiodo,
ma
modo
un bene
Pone
benessere, la morte alla vita. Catastrofe, cessazione, hmitazione, tutte forme del fin qui e non oltre , forme
della morte. Nella
morte culmina
il
332
Dove
si
pronuncia
il
nome
Dobbiamo prima
si
avvezzarci al pensiero,
che il pili significativo e decisivo di tutti i decreti, la
morte, deve essere dipendente da un potere diverso dal
divino.
di
tutto
Non
quindi affatto il compendio di tutti dolori e terrori, dai quali gli di debbono benignamente
salvaguardare
gli
uomini.
dunque? Dove
luogo per
si
negativa.
Laddove
il
estraneo e
non pu persuadersi
Le potenze
non
immensa distanza
stiano le
Esiste certamente
une di fronte
un ponte
alle altre.
IL
333
FATO
suo svolgersi, che incontra su tutte le vie del suo sviluppo la divinit vivente
ci
la vita nel
e la stretta necessit,
al
punto
da
lei prestabilito.
con
la
loro forza e maest e gli mostrano persino, subitanea rivelazione, la loro faccia celeste. Perci colui che non
da tutto
il
Ma
coloro la cui via sta per finire. Qui i due cicli si intersecano. Ci che si compie in questo punto mistero
per
il
dubbio da esperienza
viva.
2.
Il
pensiero di
un
della sven-
e sventura, e in
MQOg, che similmente significa morte
Esiodo (Teogon. 211) appare come il nome di un essere
la Notte.
divino, che, come la Moira, ha per madre
di
in plurale
Figure di questa specie compaiono sovente
e Esiodo, mensi pensi alle Keres, alle Erinni ecc.
tre
Omero
Moire
e
solo
una
ne
ss.
'
una
pluralit di
annovera tre, figlie di Zeus
volta menziona
334
de ei ap. Delph.
24, 4; Plut.
2).
La
sfera
dove son
locati questi
col-
inequivo-
cabilmente
genealogia che troviamo pure in
Esiodo (Teogon.' 211 ss.): son figlie della prima dea
Notte, essa gener Moros e le Erinni, che si chiamano
dall'altra
Anche
(Eum.
960).
Gea
Crono
(Fr. 57 Kern).
Eumenidi a Scione
vengon
v'
un
altare
pure per
le
Moire, dove
une come
alle altre,
Da
tutto
di,
che
per la loro
terra.
questo
si
si
terrestrit,
Come molte
per
il
si allon-
rL
335
FATO
mandino
affinch
l'ordine
(Etmomia) e
le
sorelle
(Dike) e Pace (Eirene). Perci compaiono cos sovente insieme alle altre potenze dell'ordine, con le Erinni e le Ore, e innanzitutto con Temi.
Giustizia
Come
ma non
chiusero la bocca.
monio ra
Entrano cantando
alle
pregano
le sorelle di apprestare
ss.).
un matrimonio per
la
s.).
madre
Ettore,
lo partor.
il
La madre medesima
cui cadavere
si
trova nelle
quando sua
mani crudeli
di
336
alle spiagge
ecco
il
nome
di Moira. Se pure
nome fu
forme personali. Di
ci nessimo
pu dubitare
1, 6, 2).
Come
la fantasia primitiva
mostra
impersonale,
la quale
Priamo (Diade,
3, 182)
loda Agamennone.
3.
Nel pensiero dei poemi omerici l'antichissima immagine della Moira che impartisce la morte si ripercuote ancora fortemente, ma , come tutto ci che
ancor vale dell'antico, assolutamente mutata.
Pu sembrare
IL
FATO
337
prima
vista
si
la funesta
16, 849):
(Iliade,
Moira ed
il figlio
presso .
In 21, 82
8.,
mano
di Aiace.
ad Achille; in
5,
629, l'erculeo
morte. In
4, 517, la
Moira
il
fuggono davanti
agli
Achei verso
la citt,
Moira
333
22
s.;
coprivan
20, 476 s.;
gli
gli
cfr.
occhi
pure
12,
(Iliade, 5,
116).
82
s.
16,
Quando l'uomo
338
passi dell'Iliade e
Vi
dell'Odissea gi citati.
si
Ricorda
il
nome
Moipa
fTCpataiT), la
po-
madre
la Notte,
dall'anti-
Eppure
la
non compare
affatto
nell'omerica:
ella
non
il
bene ed
il
male
vecchio termine di
che sta accanto a oXPio8aC[Xcov (prediletto del dio ricco ), dice ancor qualcosa della dea benedicente (Iliade, 3,
riconosce gi nella vecchia Moira
suo tono fondamentale, qui decisivo per tutto il
182).
di
Ci che
si
decreti
come
modo
della
Moira omerica son senz'altro negMvi: decreta la decadenza, la fine. In alcuni casi pu sembrare, per motivi
facilmente comprensibili, che ella impartisca qualcosa
di positivo. Ma ci non realmente che apparenza. Ba-
rL
339
FATO
'
'
f
confrontare
punti dove
gta
il
si
linguaggio poetico
pu
dire,
com'
Odissea, 1 17;
3,
208;
4,
207;
come fu dato
alla nascita,
8,
un uomo
ed
figli
le
No
motto
15, 613) la
morte
ma
([xclpa)
rivedere
Ma Ermete
5, 41).
(5,
113). Cos
pu
Eleno
il
veg-
sfidare singo-
larmente
il
340
Ulisse in gioco
una
mirando
carattere negativo della Moira; egli deve passare ancora attraverso molte sventure, e solo quando avr raggiunto il lido dei Feaci, gli sar dato di riveder la patria
il
anche Odissea,
(cfr.
5,
206).
segna un ostacolo,
di....
ecco il vero tono della Moira, e la condizione
tanto difficile, da poter spezzare il cuore di un uomo
(Odissea, 4, 481).
Menelao racconta
di s stesso, che
non
ss.).
negativo.
Quando
dice
si
di Enea, esser
egli
destinato
(^QifiOv)
interviene Poseidone. Sarebbe questo ini fatto che oltrepasserebbe il destino (ujt6Q ptolpav), come venne
detto per
se
il
il
viene
un
stino
dio al
ma
ancora al di l
si
Quando dunque
non destinata
catastrofe
trano in
campo
gli
(uJtSQ [JIqov,
teme che
o
non
vtcq yLOQav)'
Vedremo
IL
FATO
B41
tra
modo
d'essere.
Ma
al loro
ne
quanto fanno seguire, con nesorahile severit, ad un'azione stabilita conseguenze stabilite, senza che possa esser previsto se il primo passo sar o non sar fatto. Il
mondo un
Meti mette
al
figlio, egli
Se Zeus si
figlio. Se Laio generer un
897).
suo
i^e
figlio
diverr l'assassino di suo padre. In questo caso la conclusione assolutamente decisiva, ma in s libera.
Andrebbe
oltre
il
medesimo a procacciarsi
destino
(vkbq
jxqov).
questo
pensiero usato
32 ss.) a proposito
il fine
il
il
quale
si
messo in guardia
vendicato il
avrebbe
e gli aveva predetto che Oreste
padre. Con questo venne colto nel segno un importante
problema vitale. Nell'esistenza umana non son solo gli
lo aveva
il
anche
scia-
342
Non
meno
sono
necessarie e
Ma
la conoscenza
l'azione
pu
secondo
momento
dell'uomo
segno che un dio gli si fatto incontro, jl
buon pensiero la parola che il dio gli parla. Cos Er-
il
cuno
rendosi.
Ma
mente andava
chia-
rimase quel
che
era. Il
un
altro passo
male
(8, 1 ss.):
Se
che voi
incorrete in qualcosa di
agli di;
rovinarla.... .
oppressori
.
Anche
Solone
la
sventura
vien
dichiarata
grandi
per
evitabile quando gli uomini hanno avuto la possibilit
di prevederla (cfr.
p. 69
ss.).
Ma
non
W,
gli
dunque
pii solo
un
mondo
B43
FATO
CL
4.
che
assai significativo
quali debbono
fa avanti la Moira,
di, i
gli
non appena si
intervengono regolarmente, quando sia da temere una
catastrofe non determinata da lei, ossia un avvenimento
mettersi in disparte
\6qov),
Nell'Iliade, Troia, la cui caduta segnata dal destino, corre parecchie volte il pericolo di venir
volta interviene
una
prima
protezione (Odissea,
espugnata
5,
non
436
sarebbe perito al di l
s.).
non possono
ella la
il
suo mgresso.
Essi prevedono
prima
uomini
degli
Menelao
quando
il
loro destini.
Solo Zeus e gli altri di imquale dei due toccher la morte . Zeus sa
(Iliade, 3, 308):
mortali sanno a
ss.).
Ma
al
momento
decisivo
si
spezza
il
cuore al
344
Ed Atena gli risponde ammonendolo Che parola pronunci? Un uomo mortale votato da lungo tempo al suo
:
Ma
deve
Perci
il
sopra le
al
momento
piatto col fatai giorno (aiaijxov fjfiaQ) di Ettore declina gi verso l'Ade (209 ss.). Ecco il segno. Nello stesso
istante
Apollo
si
La scena
prima aveva
svoltasi nell'Olimpo
mano
fato, e
assistere
alla pesatura.
bilancia
del fato
non
un altra
volta
destini (8, 69
un modo
ss.);
di dire,
non anche
onde designare
quest'al-
la volont
Memnone
per
loro
figli.
si
ribell al fato.
Quando
IL
345
FATO
me
sottrarr vivo
dal
Zeus
di
due pensieri. Lo
di piani, o
tra
combattimento, fonte
ra allora
lo
ci-
mano
fatto
Lasci cadere goccie purpuree di sangue sulla terra per onorare il suo amato
figlio, destinato a perire per mano di Patroclo (459 ss.).'
tata.
La
sottomise.
si
tristezza
che manifestano
gli
di
quando suona
della Moira,
momenti
agli di
modo
di ci
non
che
cos'
potente invano
la quale
anche l'iddio
Ma
fila ,
in-
"nessun
B46
ci
pu
(v.
ricollegarsi il fatto
sopra)
che Omero
plura
lit di
il
una
sola.
Ve
solo
un
Ma
Moira
Se ognuno ha il suo
7, 197).
destino .
([AQOifXOV f\[LaQ)
non
la
si
pu
dire
Non
ficato
solo
non
ha e
nessuna personalit:
non
si
signi-
pu neppure
chia-
marla una potenza nel senso vero e proprio del termine. Ahhiamo teste veduto come gli di la rispettano
coscienziosamente, anche quando
Ma il modo di dire non tale,
il
si
questa conoscenza.
Cosi in lugo dell'antichissima credenza nelle potenze personali del destino ancor per lungo tempo popolare, suhentra l'idea di
un ordine
e di
un
destino
agli
IL
B47
FATO
di fatto.
Ne
deriva
che l'unica conseguenza, che ci si aspetta dopo un'infrazione a tal legge, un turbamento dell'ordine. Atena ed
un vincolo
fatalistico
un mondo
neppur una
prestabilito in tutti
traccia di
morte
grande sciagura. La morte
essa, la
fissata
si
fede, in
La
ci che affine
e,
te,
Non
suoi avvenimenti.
destinazione concerne la
e nulla
una
ad
decreto,
neppure
il
dirlo
il
regno dell'esser
fuor dalla vita, il cui essere particolarissimo abbiamo imparato a conoscere nei capitoli precedenti.
stato,
Quest' l'idea del fato, come s' formata nello spirito omerico. Significa il negativo nel regno della vita,
mentre la divinit ne rappresenta il positivo. Cos co-
348
5.
Ed
si
compie
non ne detiene
potere? Naturalmente non v' in Omero
ella stessa il
detto
esser
gli
di
coloro
ci si
ri-
stupirci.
che com-
mente a
Ma
le
espressioni omeriche, mediante le quali si vuol dimostrare questa parte di esecutore assunta dagli di, intendon solo un'avversione per quegli avvenimenti ch'olil
trepasserbbero
l'appunto
il
destino
non compimento
Come vanno
{vTtSQ jipov),
quindi per
di ci che destinato .
ss.).
Zeus, dopo aver deplorato il destino fatale di Ettore, ha persino invitato gli di a radunarsi a consiglio
onde poterlo
salvare.
Oppure dovremo
mano
Ma
farlo
cadere,
Pone
cede subito, e si
bia contribuito alla catastrofe. Il suo comportamento
solo negativo: lascia agire Atena; Fa' come vuoi e
non tardare
dice
alla
figlia
(185),
che subito
di-
segnato con
abbandona
la
Et-
tL
B49
FATO
ma solo
il
si
momento
nel
so. Atena
mani del poderoso avversario e Ettore capisce subito
che per lui finita; vuol solo cadere con onore. Bi
sarebbe potuto notare da un pezzo la grandiosit con
delinea la dea, che qui rappresenta il destino, la quale aiuta realmente il misero a morire con
la
quale
si
Ma
rappresenta
chia
il
delt.
ziato
il
Dopo che
il cammino
terrificante fe-
un primo
ini-
successo lo fa ardito:
ma
350
GLI DI DELLA
Atena personifica
mala
la
GRECU
Ma
volge in successo.
poeta
s'
(uatSQ
ed
egli
un
dio.
Infatti
il
che accompagnano
il
demoniaco
inorri-
di
il
sempre
che le
scocca l'ora segnata dal destino, succede qualcosa ch' ben degna di meditazione.
Udiamo : il suo dio che fino allora lo aveva accompagnato
sta di fronte.
Quando
si
IL
B51
FATO
ha per perso
H negativo
del-
ombra. Imme-
tutto sotto
il
Chi
stato
abbandonato dagli
velo dell'llusione,
^il
divino
di,
medesimo
vede
si
fa
Misero!
gli
mi chiamano
dell'abbaglio di Patroclo,
il
Lo
stolto !
in
sarebbe sfuggito
petto (686
ss.).
Patroclo, gli di ti
al
Ed immediatamente dopo
aggiunge:
chiamano alla morte (693). Il suo
s.).
Ma
352
mni Euforbo, tu
(849
ss.).
Il
destino
compie per mezzo di Apollo (e Zeus). L'ultimo discorso di Patroclo s'inizia con le parole: Trionfa, Ettore, ora! Il Cronide Zeus ed Apollo ti donaron la vittoria e mi domaron con poca fatica; furon loro a trarmi
l'armi da dosso (844 ss.). E termina con una profezia
riguardo ad Ettore: anch'egli ha poco tempo da vivere,
si
Come
ra (853).
bandonato dagli
di,
mani
mano
espugnato per
mura
la
sPaccinse
Patroclo
Troia,
sar
Il destino
non tu
di te.
tore
Ed
ora
si
gli
da
lui
cade
inani-
mato al suolo; lottando pel suo cadavere i Greci prendono effettivamente il sopravvento. Ma proprio questo
colpo fortunato a formare la costellazione che questa
volta lo precipiter nell'abisso;
quando
il
sole declin,
IL
Achei
FATO
353
al
di l
ad un dio della guerra, con urlo selvaggio tre volte abbatte al suolo nove uomini: per la
quarta volta assal pari ad un dio: Patroclo, scocca l'ora
della incs.vtl Febo ti si fa, incontro nel tumulto della
battaglia terribile (788). Segue poi la morte commovente, che ben conosciamo (cfr. p. 249). Apollo non
qui null'altro che la vita protetta e trionfante dei Troiani,
assale e, simile
al contatto della
donata
quale
si
vita di Patroclo!
Ed
il
poema
come
Patroclo,
il
suo destino
Achille
si
si
tem
preci-
ma non era
23
GRECU
GLI DI DELLA
354
mano di un dio.
Come un abete colpito
solo per
un
dal ferro, od
cipresso
scosso dal vento del sud, cadde disteso al suolo e il suo
(Orazio).
l'esistenza
si
ma non
veli,
non
arti occulte,
non com-
promessi.
Non
ossia in
prima linea
il
dogma che
decreto di morte
il
fato
gli di
stiano l'uno di fronte agli altri, questa credenza s'incrocia con l'altra che tutto proviene dalla mano di Dio,
quindi anche
sto pensiero
il tragico
non
si
fortemente
il
fato, cos
attratti a
come
seguirlo.
lo
n persona n potenza indipendente, se gli di lo conoscono e fanno dipender da esso i loro piani, non dovrebbe questo esser allora anche il destino loro proprio?
Effettivamente questa concezione
si
rivela
non
di rado
'_
IL
355
FATO
che
figurative
hanno
si
chiama Zeus o
gli di .
Le
mani di Zeus le
non in Omero -
-se
Moire, ed egli stesso si chiama
con l'appellativo di guida delle Moire: Moiragete.
compare
uomini
beni ed
mali or a questi or a
Cos
il
poeta
all'inizio
Moira
le
ha
Achille
mali
che d beni
che tutto pu
dell'Iliade non intende
quelli,
tribtiire alla
236).
Come
arti
un
l'ira
(4,
atf
di
decreto
Zeus
cfr.
(1, 5;
svolge come=se fosse voluto ed ordinato da Zeus. Perci il suo nome compare accanto a quello della Moira,
si
come
la funesta Moira
esser in odio a
a te
(Iliade, 21, 82
quando vede
la
s.).
pure Ettore
di mi chiama-
cosi s'esprime
morte vicina :
Ora
gli
raggiunto (Iliade, 22, 297). E AchiUe risponde ad Ettore morente che lo ammonisce Mi coglier la morte
:
me
356
sponde
sdegnosa ombra
alla
di Aiace:
^ Non
lori-
v' altro
ha destinato
(pioTpa) alla
oppure
che
non
nuUa
del
loro
han
aloa),
significato verperso
bale di impartire e spartire, vien anche parlato di
un destino
di
Zeus
degli
destino
gli
di,
si
di.
Mentre
usual-
(pioiQa, jiQOg) ci
dice nell'Iliade
(17,
321) che
i
il
Melampo
scongiur
il
(aler) (Odissea,
il
diede ad Egisto, fu destino degli di che la costrinsero a sottomettersi (Odissea, 3, 269). Ci che caus
si
ossia
il
del fato
pi facilmente vien posta a fianco della neo per l'appunto in luogo suo. Quando Agamennone parla dell'origine di quell'abbaglio che doveva es-
vinit, tanto
cessit
IL
FATO
357
sergli
3tavjttag ovtco
MoTqcx xs "^vynBts^a).
Ma
si
dall'oscuro
volge
sato, il decreto. I
Proci son
fato
col pensiero di
verso
la
rappresen-
il
piano sen-
a cagione delle loro cattive azioni, e questa fine venne provocata dal destino
degli di. Perci in questa guisa non soltanto qualfiniti
(Iliade, 9, 608).
modi
nei
un passo famoso
n fato
inevitabili
sono
il
male ed
il
bene,
La spartizione (
ne con gli di in senso
al tutto neutrale
la vita
dicendo che
gli
mortale (Odissea,
19, 592).
7.
Le
l'altro:
il
il
mondo
mondo
primo formato, attivo, personale; il regno della negazione non ha n forma n personalit: pone confini e taglia bruscamente arrestando lo svolgimento e
la vita. Gli di non han nulla da ribattere. Servono al
compimento del destino ma solo come la vita piena
il
358
e
custodita
decli-
nante e improtetta. Se possibile dire che essi decretano i destini, pure il destino nel senso specifico
del termine appartiene all'altro lato dell'esistenza, al
negativo. Se non si pu negare che talvolta si fa strada
un'altra concezione la quale sortir poi grande fortuna
perci
evidentissimo che
sotto
il
sperare sibbene
il
decadere e morire.
non pone
un
questo pensiero
medita non pu
singolo.
rite-
Appartiene
ai
La
volta.
vita
Non
rire
arricchirsi
ed
infine
si
perisca
ossia s
si
cada
non conosce pi n
stato, il
IL
FATO
359
no nulla
parte di meraviglioso.
Non
dogma ne
teoria conse-
e.
8.
Se volgiamo
il
deciso.
fa-
un dualismo
sempre pi venerabile.
omerico si rispecchia il
suo
versario
spirito
Ulisse,
si
smarrisce,
il
potente
dallo
spirito
ottenebrato:
l'aveva derisa ed divenuto egli stesso oggetto di derisione. Non vi sar che la grandiosit della morte che
la neces-
360
pii
il
hattito del
CONCLUSIONE
Giunti alla fine volgiamoci ancora una volta
all'in-
dietro.
nell'ine-
di fede,
ed ecco
im sistema
concetti.
di idee,
Ma
l'e-
Che
il
pensiero
difficile
che in qualsiasi
greco ci
al-
superiore preci-
te-
GU
362
lgon ci
pu
DI DELLA
aiutare, la greca
GRECU
non paragonabile
a nes-
ven cos di rado apprezzata, e quasi sempre incompresa, anzi neppur notata, perch abbiamo impasuna.
rato a cercare
Cos la fede del pi spirituale fra i popoli passa inosservata e senza lode
questo meraviglioso mondo religioso sorto dalla ricchezza e profondit dell'esistenza e
ha concepito
la
dall'or-
ADE, 171.
AFRODITE,
Di e uomini, 160s.
Di come unit (la divinit 9)
3128.
214ss.
Nascita, 112s.
Giustizia, 325s8.
Dispute fra
AISA,
Di degli
335.
ARES,
310ss.
305.
301.
BACCHILIDE,
CIELO E TERRA, 40ss.
COLPA E RESPONSABILIT,
183.
21888. 237.
VOLONT,
233ss.
CREMAZIONE DI CADAVERI,
174ss.
CRONO,
DI
DIVINIT
ERACLE,
ERINNI,
536.
1988. 188s.
19ss.
335.
forme
137.
257.
(728)
ss.)
331.
Psycostasia, 344.
2428s.
Apparizioni,
(89ss.)
(1045)
Prometeo, (515
Figurazioni
1783
EFESTO, 197ss.
ERA, 316s.
(957ss.)
di
vita,
32s8.
67s.
ESIODO
Aspis. (27ss.) 305.
15888.
animalesca,
164. 208.
Teogonia,
331.
296ss.
(218s.)
(897) 341.
335.
(904s8.)
(220)
338.
EURIPIDE
Elena, (560) 274.
Essenza,
TERRESTRI,
336.
(Figura
199s.
CONOSCENZA E
191s.
193s.
Nascita, 43.
DIONISO,
di, 161.
gli
inferi, 171ss.
DEMETRA,
ANIMA, 221s.
APOLLO, 72ss.
53.
354ss.
302ss.
30988.
305ss. 308.
Connubi,
Di e morale,
303.
Framm., (557)
323.
364
INDICE DEI
LICHE,
FATO,
131.
39s.
5. 2ss.)
333ss.
29.
23s.
35s.
320ss.
194.
191s.
300.
24.
308.
MIRACOLO,
MITO,
333ss. 336ss.
B40ss.
MONOTEISMO,
MORALIT, 219ss.
209.
ITlss.
29s.
313.
SPIRITO,
200s. 207.
320ss.
NOTTE, 188.
OLIMPO, 163s.
165.
235.
52) 339.
8, lOss.) 314.
218) 236.
9, 410) 324.
9.
448) 236.
9,
600) 232.
9,
608) 357.
9, 629ss.) 233.
9,
702) 232.
Iliade
5) 355.
(1, 193SS.)
6. 344ss.)
6, 357) 355s.
OMERO
(1,
889) 312.
8,
296s.
NATURA E
629) 337.
5,
9, 254) 232.
jiotQav, [JiQOv,
MORTI,
613) 337.
5.
8, 69ss.) 344.
Bilancia, 344.
vnQ
5, 461ss.) 253.
7,
45ss. 242ss.
41ss. 220ss.
MOIRA,
5, 432ss.) 251.
5,
278.
5, 82ss) 337s.
FEMMINEO,
GAIA,
NOMI E CONCETTI
54.
229. 269,
(1,
418) 336.
INDICE DEI
NOMI E CONCETTI
365
(21, 595ss.)
251.
(22, 5) 337.
(22, 168ss.) 344.
(20,127)335.
0di8sea
(3,
228) 330.
366
(4,
INDICE DEI
207) 339.
(4, 2368.)
355.
NOMI E CONCETTI
..
Inni Omerici
ApoUo,
491) 263.
(433) 357.
PARCHE,
PERSEO,
PINDARO
(7,
286) 263.
(2,
561ss.)
308.
346.
45.
Olimp.,
315.
PROMETEO, 36.
PUREZZA E PURIFICAZIONI,
80s8.
SOFOCLE,
Antigone, (620) 234.
Ajace, (758ss.) 238.
SOLONE,
(1, 63)
357.
(3,
Iss.)
TIA,
TEMI,
TETI,
TIDEO, 54s.
TITANI, 36ss. 164s.
URANO E GAIA, 42s.
VIRILIT, 3.20ss.
VOLONT E CONOSCENZA,
206.
190.
314.
113
224ss.
ZEUS,
354ss.
INDICE
Prefazione deUa terza edizione
pag.
Introduzione
Preliminari
Religione e mito dell'epoca arcaica
Atena
(p. 48).
Apollo
(p. 72),
Apollo ed Artemide
Artemide (p. 97).
Afro-
Ermete
(p. 127).
ne divina
Dio e uomo
Il
Fato
Indice dei
nomi
e concetti
Tvm,..:
'=^tt l-
lJ
BL
OTIi
iM__dellA.
781
Grecia.
.r84
.umMi.
-3
1^^
Bmdery
fi
44 753 584
1708587
BL
781
.064
OTTO
Gli di della
Grecia.
CtASSCt