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SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE

Nome e Cognome: Emanuela Disabato

HOMO FABER HOMO LUDENS 2015


TITOLO: FANTINO A CAVALLO

Categoria:
Luogo di rinvenimento: relitto di Capo Artemision, a Nord dellisola di Eubea
Luogo di esposizione: Museo Nazionale di Atene
Materiale/i: Bronzo
Dimensioni: alto circa 2.10 m
Datazione: tra il 150 e il 146 a.C. (et ellenistica)
Descrizione e contestualizzazione:
Anticamente il bronzo godeva di immenso prestigio: il metallo era infatti ideologicamente legato al
culto della divinit. Nelle opere di autori importanti come Omero ed Esiodo, emerge una concezione
del bronzo fortemente connessa allimmagine delleroe e del guerriero, e della divinit che aveva la
capacit di lavorare il metallo. Il bronzo inoltre, essendo una lega di stagno e rame, acquisiva un valore
quasi magico, tanto che si pensava fosse stato inventato da due famiglie rivali di stregoni e semidei.
Lidea stessa di materiale artificiale e corruttibile veniva associata alla natura umana, a differenza del
marmo (dal verbo greco marmein, rifulgere, risplendere) che un materiale naturale, ctonio, il
substrato primordiale pi puro, incorruttibile ed eterno, che invece rappresentava la divinit.
Il fantino a cavallo un gruppo scultoreo che ben rappresenta la nuova concezione dellarte in epoca
ellenistica. In questo periodo si diffondono soggetti molto vicini alla quotidianit, e lontani dal quel
concetto di bellezza ideale che era stato centrale nel periodo classico. migliora la finezza anatomica,
emerge il gusto per lesotico, il bizzarro, il grottesco, si rompono gli schemi del periodo precedente.
Come Alessandro Magno si era innalzato a iniziatore di una nuova era, sconfinando in territori selvaggi
ed inesplorati, cos gli scultori ellenistici scoprono e diffondono nuove teknai, inaugurando unarte
nuova, tesa ad inseguire lo smisurato ampliamento del concetto di Natura.
Il Fantino viene identificato come monumento alla vittoria atletica, forse trafugato da un santuario.

SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE


Rappresenta un ragazzino di circa 12 anni, che dai lineamenti sembrerebbe africano, probabilmente il
vincitore di una gara ippica. Egli viene rappresentato nellatto di spronare il cavallo, con il braccio
sinistro alzato per allentare le redini. Rispetta lanatomia di un autentico corpo infantile, vestito con un
chitone di lana ruvida, drappeggiato in modo da imitare il movimento della corsa. La muscolatura del
viso contratta, la bocca semiaperta per laffanno, lo sguardo volto in avanti, come se stesse ancora
cercando di superare un antagonista nella gara. Il cavallo insegue la forma anatomica; lo scheletro
grandiosamente articolato, viene perfettamente riprodotto lo sforzo dei fasci muscolari, la rigidit dei
tendini. Troviamo sul fianco destro una raffigurazione stilizzata di una Nike che porge una corona, che
va proprio a imitare la marchiatura a fuoco del cavallo.
Lespansione dellimmagine al vento richiama la vitalit e la dinamicit del gruppo scultoreo, gli arti si
espandono in tutte le direzioni, in una dilatazione centrifuga che occupa tutto lo spazio visivo. Il
rapporto tra i due soggetti molto stretto: lunit nasce dalla coerente subordinazione delluomo
allanimale. Metaforicamente, una rappresentazione della pochezza delluomo rispetto alla potenza
della Natura. Ma, paradossalmente, coesiste anche il concetto opposto: il ragazzo controlla e finalizza
la potenza dellanimale per mezzo del logos. Vi una sorta di sentimentalismo dellautore: nellanelito
dellanimale, nella giovane promessa di uomo, c lamore per le forme viventi, la capacit di far
esplodere le forze naturali. Una carica dinamica ed emotiva pervade tutta la figura, portandola quasi a
vibrare. Il bronzo splende di vita come la pelle sudata del cavallo luccica sotto i raggi di sole
dellippodromo.

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