"Ptisserie et bonbon"

Gi solo l'insegna aveva un che di goloso e peccaminoso, con le lettere fuxia

effetto rilievo che sembravano una glassa zuccherina adagiata su un manto di
soffice panna.
Come ogni mattina, lo scampanello della porta precedeva il garrulo saluto di
Lucille, 127 chili di grasso adorabilmente distribuito.
"Bonjour!", esclamava con la sua vocina squillante, e subito la testolina bionda
scompariva dietro alla vetrina dei dolci.
Effettuata la scelta, s'intrufolava in punta di piedi e con inusitata leggerezza fra i
tavolini del piccolo localino, facendo svolazzare il foulard e la sottoveste in pizzo,
che sbucava maliziosamente dall'orlo della leggera gonnellona a fiorellini. Scelto il
tavolino, si accingeva alla colazione con una volutt e un appagamento tale che
era un piacere guardarla. Che poi era quello che succedeva.
Dal laboratorio sul retro, infatti, uscivano Jocelyn, chef ptissier nonch
proprietario, e Guillaume, il giovane apprendista. Sul davanti si trovavano gi la
cassiera Clarisse e l'addetta alle confezioni, Sandrine. Tutti a gustarsi Lucille che si
gustava la colazione.
Le sue dita paffutelle afferravano il grande bign, allontanando la carta dal primo
boccone e portandolo all'altezza giusta. Poi inumidiva le rosse labbra carnose con
un veloce passaggio della lingua e finalmente addentava il primo boccone, che
masticava lentamente, chiudendo gli occhi e assaporandone ogni pi recondito
ingrediente. Le guance le si imporporavano leggermente, donandole un aspetto
sano e godereccio, e alla fine le cinque dita che sorreggevano il pasticcino
venivano gratificate da una delicata e goduriosa succhiatina per togliere ogni
residuo dolciastro.
Alla fine, soddisfatta, Lucille pagava, risalutava e si dirigeva verso il suo posto di
lavoro, che nessuno sapeva quale fosse.
Al " Ptisserie et bonbon" ogni giorno era una gara, un toto-bign.
Jocelyn realizzava quotidianamente nuove composizioni e tutti scommettevano su
quale Lucille avrebbe scelto. Difficilmente Jocelyn perdeva. Ormai poteva dire di

conoscere esattamente i gusti di Lucille e con una punta di orgoglio poteva anche
affermare che era lui a dirigerne la scelta, offrendole sempre nuove piccole (in
realt non troppo piccole) tentazioni.
Tutto questo andava avanti ormai da qualche settimana, finch un giorno Lucille
non si present. Tutti, compresi i pasticcini in vetrina, voltavano la testa ad ogni
scampanello della porta ma niente. Lucille scomparve per quasi sei mesi.
Un giorno il campanello trill di nuovo e una bella ragazza bionda, fasciata in un
petite robe noire, si diresse risolutamente verso la solita vetrina, scegliendo non
uno bens tre golosi dolcetti. Nessuno, tra Jocelyn, Guillaume, Clarisse e Sandrine,
riconobbe in quella bella figliola Lucille, dimagrita di almeno 50 chili! Solo quando
addent con volutt il primo boccone capirono. Jocelyn apr la bocca dallo
stupore, Guillaume dette un colpo di gomito a Clarisse che si volt verso Sandrine
sussurrandole all'orecchio: "Ma... lei?".
Lucille era quasi irriconoscibile: magra, pallida, forse anche un po' triste.
Qualcuno insinu che avesse perso il lavoro, altri che no, no, si trattava di un
amore finito male. Qualcun'altro disse che era stata in una clinica di
dimagrimento, un'altra voce insinu che aveva un brutto male e che ne aveva per
poco...
Quale fosse la verit non si seppe mai e in realt non era poi cos importante.
La cosa importante che nel giro di tre settimane Lucille riusc ad ingrassare di
ben 12 chili e a quanto pare non aveva intenzione di smettere.
Jocelyn riprese con maggior impegno e creativit a inventare nuove leccorne e
Lucille con altrettanto impegno a divorare con la sua innata grazia tutti i dolci che
le venivano proposti.
In breve, Lucille torn il fiore carnoso, morbidoso e piacevolmente peccaminoso
che era prima di... prima.
E finalmente Jocelyn si dichiar.