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TRIBUNALE DI BENEVENTO

Causa civile 5096/2010


CONTRODEDUZIONI ALLA RELAZIONE DI CONSULENZA TECNICA
D'UFFICIO
CAUSA CIVILE n. 5096/2010 Dott.ssa Giuliana Giuliano PROMOSSA DAGLI
EREDI CARPENTIERI ILARIO CONTRO IL COMUNE DI SAN GIORGIO DEL
SANNIO IN RELAZIONE ALL'EVENTO INCENDIARIO DEL 23 MAGGIO 2009
AVENTE AD OGGETTO IL CAPANNONE BARLETTA SITO IN CONTRADA
CERZONE DI VIA CESINE ED ABITAZIONE DIRIMPETTAIA.
Con la presente, si sottopongono alla Sua cortese attenzione le controdeduzioni alla
Consulenza Tecnica D'Ufficio dalle quali potr rilevare i falsi presupposti, le carenze,
le inesattezze, i gravi errori e lo stravolgimento e dei dati fattuali e delle evidenze
normative commessi quale C.T.U.
Il mandato ricevuto dal Consulente di Ufficio dal Giudice, allUdienza del
06/11/2013, era relativo allestrinsecazione del seguente quesito:
se gli interventi eseguiti sono stati tempestivi e correlati alla necessit del caso,
al fine di valutare la sussistenza del nesso eziologico.
Risponda al quesito di cui alla Ordinanza esperendo ogni altra indagine utile
ai fini di causa, quantificando gli eventuali danni, ove riscontrati.
Per verificare la tempestivit degli interventi eseguiti dalla parte convenuta,
occorreva, dunque, individuare preliminarmente con chiarezza quale sia stata
lattivit che questa ha svolto.
Le regole della logica impongono, a tale riguardo, che la ricostruzione dellattivit
svolta si fondi, sulla scorta degli atti di causa.
ORBENE, RISULTA DI SOLARE EVIDENZA COME L'ATTIVITA' SVOLTA
DA PARTE CONVENUTA SIA PRATICAMENTE NULLA.

Benevento, 17/07/2014

Rosanna Carpentieri

Con le presenti osservazioni-controdeduzioni si intendono fare rilevare i falsi presupposti, le


carenze e lo stravolgimento nella lettura e dei dati fattuali e dei dati normativi che inficiano la
relazione del C.T.U. Ing. Cangiano, inesattezze persino giuridiche e vizi di fondo che arrecano
notevole danno alla parte attrice Eredi Carpentieri Ilario .
Riteniamo pertanto che la C.T.U. Interlocutoria deve essere rivista completamente ab imis e non
pu essere tenuta in debita considerazione.
Tutta la nostra documentazione depositata agli atti di causa permette di avere chiari nei dettagli la
questione squisitamente giuridica del nesso di causalit tra tutti i danni subiti dai residenti
dirimpettai, segnatamente quello alla salute, e la nullit degli interventi e le omissioni del Comune
di San Giorgio del Sannio nel salvaguardare la salute e l'ambiente e nell'applicare il dettato
normativo previsto dal Codice dell'Ambiente per eventi inquinanti quali l'incendio che nel caso
specifico stato innegabilmente di grosse proporzioni e di lunga durata e solo per fortuna non ha
fatto vittime umane.
Una consulenza elaborata con la giusta cognizione di legge, con obiettivit e ponderatezza
avrebbe certamente portato a risultati ben diversi, fermo restando che in relazione allo stesso
quesito peritale del tutto erroneo SIA il presupposto che: sia i danni immediati sia quelli prodotti
sino a dicembre 2009, sette mesi dopo l'evento inquinante (rimozione dei materiali inerti ed organici
della combustione) rientrano solo ed esclusivamente nella sfera di responsabilit del proprietario
dell'area, SIA l'assunto conclusivo che testualmente recita:
Lo scrivente NON HA TROVATO nessun obbligo normativo specifico oltre a quelli relativi alla
normativa antincendio (sic!) ;
e comunque, dal solo documento prodotto dall'ARPAC ed allegato alla produzione di parte
convenuta richiamato e trascritto sia pure con significativi omissis dal Perito - si evince che
da parte della Pubblica Amministrazione (e il Comune ?) vi stato adempimento dei propri compiti
(sic!).
Con questo documento, il Dipartimento Territoriale dell'ARPAC in realt tutela semplicemente la
propria immagine ed il proprio operato, a fronte dello stesso Comune, primo destinatario dello
stesso documento, e a fronte di forti dubbi in merito e fondati sospetti che la stessa agenzia
abbia fatto, analizzando tempi e modi del cd. monitoraggio ambientale, proprio di tutto per
produrre agli atti false certificazioni attestanti valori di diossina inferiori a quelli reali.
Prova ne l'inspiegabile rimozione dei rilevatori passivi di aerodisperso appena in data 25.05.2009,
cio dopo appena 48 ore (sic!) quando l'incendio non era ancora stato domato, tanto che
permanevano focolai che si riattizzavano in continuazione, e nonostante i risultati analitici di
laboratorio parlassero genericamente di composti furanosici.
Imponenti quantit di fumi tossici, residuo di combustione, continueranno a sprigionarsi, con
intensit via via decrescente, addirittura per circa venti ulteriori giorni.
Ebbene, i furani non sono altro che i precursori delle diossine !
Quei fumi contenenti Furani, oltre che Toluene e Benzene (ridicolmente imputato quest'ultimo al
traffico dei mezzi dei Vigili del Fuoco dal direttore dell'Arpac, Vincenzo Mataluni, sic!come da
dichiarazioni alla stampa) sono stati respirati da parte attrice per oltre venti giorni.
Durante questo non breve lasso di tempo alcuno riteneva di adottare qualsivoglia
accorgimento o cautela a tutela della nostra salute.
Il Sindaco di San Giorgio del Sannio, in particolare, non emetteva alcuna ordinanza di
evacuazione dalla zona e men che meno offriva alla parte attrice la disponibilit di una
sistemazione provvisoria alternativa.

La parte attrice, pertanto, stata lasciata abbandonata a se stessa, esposta, inerme e senza
tutele, al dispiegarsi dellevento inquinante.
Ed in effetti, se le fiamme venivano domate dopo tre lunghissimi giorni dallavvio
dellincendio, non certo venivano a cessare le relative esalazioni tossiche, le diossine ed i fumi che
la parte attrice - priva come detto di qualsivoglia tutela da parte degli enti e degli organismi preposti
- ha dovuto respirare per oltre una ventina di giorni.
Come se non bastasse, per lunghissimi mesi i risultati analitici dell'aerodisperso sono stati
secretati e alla parte attrice non stato permesso di conoscere quali siano gli esiti degli
accertamenti sullaerodisperso effettuati dallARPAC, come detto in data 23 maggio.
Tanto lARPAC quanto il Comune di San Giorgio del Sannio, infatti, non li hanno resi
pubblici, malgrado reiterate diffide anche a mezzo stampa. Cosicch alla parte attrice e alla
popolazione residente stata illegittimamente preclusa la necessaria informazione ambientale; esse
non sono state poste in grado di conoscere tempestivamente quale fosse lentit della dispersione
quantitativa e qualitativa delle diossine e di altri inquinanti.
Sul punto, torniamo a sollecitare la Procura della Repubblica di procedere ad accertamenti pi
approfonditi e di aprire apposita indagine sulle analisi e la presunta attivit svolte dall'Agenzia
Protezione Ambientale e su modi e tempi delle stesse per valutare i rischi diossina ed altri inquinanti
su terreni, vegetali, falde acquifere e matrici biologiche.
In realt, occorre sin da subito precisare che se
1) il criterio di valutazione impostato dal CTU , che non ha alcun riferimento alla fattispecie
massimamente contestabile: l'ambito del giudizio va circoscritto infatti agli obblighi che si
sarebbero dovuti adempiere a seguito dell'incendio.
2) la consulenza ignora del tutto le sistematiche colpevoli omissioni del Sindaco in qualit di
massima autorit sanitaria locale in relazione alle denunce, alle istanze e alle diffide di parte
attrice, tamquam non essent, nonch gli obblighi di esecuzione in danno e di sostituzione
del Comune al privato (proprietario dell'area e, per legge, responsabile
dell'inquinamento) in caso di ritardo o inadempienza di quest'ultimo nella caratterizazione
dei rifiuti e nella bonifica del sito inquinato,
proprio il documento-cronistoria dell'ARPAC, la missiva del 3 dicembre 2009 con primo
destinatario il Comune di San Giorgio del Sannio, assunto dal C.T.U. come chiave di volta per
sostenere la non-inattivit della Pubblica Amministrazione, che invece, prova inconfutabile del
contrario e cio, dell'assoluta intempestivit e inadeguatezza del cosiddetto monitoraggio
ambientale e degli accertamenti tossicologici effettuati dallo stesso Dipartimento Provinciale
Arpac , riguardo la dispersione di inquinanti fortemente cancerogeni e tossici quali le diossine e la
componente furanosica, sia nell'aria, sia nel terreno e nella vegetazione, sia nei pozzi e nelle falde
acquifere anche della parte attrice, sia -soprattutto- nelle matrici biologiche dei residenti !
Se l'ARPAC avesse voluto fare prevenzione e monitoraggio ambientale in maniera veritiera,
seria e attendibile avrebbe riapposto i rilevatori passivi della qualit dell'aria,
immediatamente dopo avere acquisito i risultati dell'aerodisperso del 23 maggio 2009, e cio
immediatamente dopo il 25 maggio 2009, non certo dopo oltre tre mesi, in data 07/08/2009!
Nella stessa ottica di pseudo-attivit di prevenzione, non per nulla chiaro per quale ragione
nell'immediatezza siano state omesse le analisi per le diossine e per altre importanti classi di
sostanze inquinanti nei terreni e perch questi prelievi per monitorare le diossine su campioni
meramente superficiali di suolo siano stati fatti tardivamente, solo a distanza di oltre due mesi
dallincendio e solo a seguito delle piogge e di ripetute proteste e richieste di parte attrice.

Non appare, vieppi, comprensibile perch i prelievi in questione non siano stati effettuati
anche sui terreni di propriet di parte attrice immediatamente dirimpettai del capannone ed estesi
alla vegetazione, ai prodotti ortofrutticoli di cui la famiglia Carpentieri si alimentava, ai pozzi e alle
falde acquifere che ivi scorrono, ma sono stati arbitrariamente prescelti terreni superficiali nella
zona retrostante il deposito per la determinazione di eventuale presenza di diossina, zona posta alla
distanza di circa 60 metri ed oltre dal luogo dell'incendio.

Il dato incontrovertibile che la parte attrice stata costretta a respirare sostanze altamente
pericolose, senza essere avvertita del pericolo, da enti pubblici come l'ARPAC e dal Sindaco,
quest'ultimo massima autorit sanitaria locale, tutti deputati alla tutela della salute .
Altrettanto incontrovertibile che davanti ad un incendio che ha interessato un capannone
interamente in policarbonato ed altri materiali che nella combustione provocano esalazioni di
sostanze pericolose e cancerogene come il benzene e le diossine, non stato disposto nulla,
neppure l'allontanamento delle persone dall'area di ricaduta degli inquinanti.
DUNQUE:
Il CTU ha del tutto ignorato che non sono state applicate alla fattispecie le norme di cui al
D.Lgs. n.152/06 con riferimento specifico all'obbligo di bonifica dei siti inquinati.
Nell'elenco degli eventi e dell'attivit svolta, per come riassunti dal CTU, non vi alcun
riferimento al compimento delle procedure di cui agli artt.242 e segg. del testo unico
ambientale, che sono quelle da adottarsi nell'ipotesi di "siti potenzialmente inquinati".
Ci appare tanto pi grave e illogico se si considera che lo stesso CTU rileva che "due giorni
dopo l'incendio si dunque rilevata la presenza di inquinanti"(pag.2 della Relazione) :
ci significa che si sarebbe dovuta attuare la procedura di cui al primo comma dell'art.242, da
parte del soggetto responsabile dell'inquinamento, da effettuarsi entro 24 ore dall'evento!
Poich il responsabile si ben guardato dall'eseguire le operazioni di bonifica, si sarebbe
dovuto procedere ai sensi dell'art.244 che cos provvede :
1. Le pubbliche amministrazioni che nell'esercizio delle proprie funzioni individuano siti nei quali accertino
che i livelli di contaminazione sono superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione, ne danno
comunicazione alla regione, alla provincia e al comune competenti.
2. La provincia, ricevuta la comunicazione di cui al comma 1, dopo aver svolto le opportune indagini volte ad
identificare il responsabile dell'evento di superamento e sentito il comune, diffida con ordinanza motivata il
responsabile della potenziale contaminazione a provvedere ai sensi del presente titolo.
3. L'ordinanza di cui al comma 2 comunque notificata anche al proprietario del sito ai sensi e per gli effetti
dell'articolo 253.
4. Se il responsabile non sia individuabile o non provveda e non provveda il proprietario del sito n altro
soggetto interessato, gli interventi che risultassero necessari ai sensi delle disposizioni di cui al presente
titolo sono adottati dall'amministrazione competente in conformit a quanto disposto dall'articolo 250.".

Pertanto, ben individuata la responsabilit dell'Amministrazione comunale per la mancata


bonifica del sito, nei tempi previsti dalla normativa, in quanto l'art.250 prevede quanto
segue :
"Qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti
disposti dal presente titolo ovvero non siano individuabili e non provvedano n il proprietario del sito n
altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi di cui all'articolo 242 sono realizzati d'ufficio dal
comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione, secondo l'ordine di
priorit fissati dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate, avvalendosi anche di altri soggetti
pubblici o privati, individuati ad esito di apposite procedure ad evidenza pubblica. Al fine di anticipare le
somme per i predetti interventi le regioni possono istituire appositi fondi nell'ambito delle proprie
disponibilit di bilancio."

DA CIO' UN?ULTERIORE CONSEGUENZA DI FONDAMENTALE


IMPORTANZA :

E DECISIVA

Da quanto esposto, non c'era alcun bisogno nemmeno della CTU.


Infatti sufficiente che il giudice applichi le norme.
Il dato fondamentale il risultato delle prime caratterizzazioni, cos come riferito dallo stesso
CTU : la presenza di inquinanti a seguito dell'incendio!
Non necessario aggiungere altro.
Si fatto di tutto- dicono l'ARPAC e il Sindaco.
E' vero: tutte le opportune azioni possibili, anche contra legem (vedasi intercettazione tra
sindaco e imprenditore con cui il primo istiga il secondo a delinquere, ovvero a tenere aperto il
centro commerciale e lo stesso sito incendiato in data 2 giugno 2009, in dispregio ad una
ordinanza sindacale che ne sanciva il divieto per tutti gli esercizi commerciali);
ma non per la prevenzione e la tutela della salute pubblica, bens ai meschini scopi di sottrarsi
ad elementari obblighi di informazione della popolazione, di non creare allarme e di
minimizzare artatamente i risultati, pur favorire e non aggravare la posizione del soggetto
responsabile dell'inquinamento e titolare dell'area interessata, sul quale soltanto nella
prospettiva abnorme e scorretta del C.T.U. - ricadrebbe l'obbligo di indagine preliminare,
caratterizzazione dei rifiuti e di bonifica del sito inquinato, con la pi ampia facolt di scelta
di tempi e modi, anche di facere e non facere, e -com' di fatto accaduto !- senza essere
sottoposto a nessun controllo, nella totale inerzia del Comune, che non esercita alcun poteredovere.
INSOMMA, SI E' FATTO DI TUTTO, PUR DI DISAPPLICARE LA LEGGE NELLA
FATTISPECIE!
Come, con quale scienza e coscienza, con quale cognizione di causa poter sostenere il contrario
nella relazione peritale ?
Occorre ancora una volta indagare sulle connivenze e i retroscena -poi venuti alla ribalta
grazie ad una intercettazione telefonica- che sono intercorsi tra il sindaco p.t. Giorgio
Nardone e l'intoccabile iperfavorito imprenditore Antonio Barletta titolare del capannone
incendiato ?
Con quale coraggio e professionalit il C.T.U. osa sostenere -v. pag. 5 Relazione peritale- che i
reflui di acque scure di spegnimento dichiarati non accettabili non producono effetto per le parti
attrici?
Siamo per caso dinanzi ad una insolita concezione feudale e privatistica dei diritti prevalenti alla
salute e all'ambiente, concezione non collimante con nessun paradigma legale ?
Oppure che -v. pag.7 stessa Relazione - non risulta in chiaro quale danno a diritti soggettivi (???)
possa derivare a parte attrice da eventuali infiltrazioni di acque contaminate dichiarate non
accettabili in terreni o falde non di sua propriet.
Sa il C.T.U. che le successive piogge e le acque meteoriche contaminate da quanto disperso nell'aria
(fumi tossici della combustione) hanno ovviamente lambito anche le falde acquifere (due pozzi) ed i
terreni coltivati ad olivi, viti e ortaggi destinati all'alimentazione umana, di propriet di parte
attrice?
Sa chiedersi il C.T.U. perch l'Arpac esegue, dopo le piogge, e solo il 29 luglio 2009 n.5 prelievi
top soil, ovvero SUPERFICIALI e non mediante carotaggio profondo, per la ricerca delle
diossine, policlorobifenili e furani, escludendo IRRAGIONEVOLMENTE ED
INSPIEGABILMENTE i terreni di propriet di parte attrice, dirimpettai - alla distanza irrisoria di
metri tre dal capannone in tutta la sua lunghezza-?

E' a dir poco oscena la negazione dell'evidenza fattuale, l'ignoranza del dato normativo e
l'arrampicarsi funambolico su valutazioni inconsistenti, ai limiti dell'inverosimile compiute
dal consulente in pi punti e con insistenza peregrina nella Relazione, pur di esonerare l'Ente
dalle sue schiaccianti responsabilit !
A conferma si vedano gli omissis della Relazione peritale nel richiamo del CTU alla missiva
Arpac (pag.4 Relazione) e si confrontino con gli allegati nn.12 e 13 qui prodotti in
controdeduzione.

E' necessario quindi, riepilogare succintamente alcuni punti sulla base dei quali il sig. Giudice pu
giungere senza alcun dubbio e senza altri ausilii, estremamente soggettivi, opinabili e non tecnicoscientifici, MA APPLICANDO SEMPLICEMENTE LA LEGGE, a concludere che la C.T.U.
sottopostagli del tutto inesatta, non aggiunge alla cognizione istruttoria elementi fondati da far
valere e, di conseguenza, non pu essere tenuta in alcuna considerazione ma vanno adottate
con tempestivit le decisioni pi giuste in relazione alla fattispecie (perizia sui danni alla
salute di parte attrice) e alla lampante responsabilit di parte convenuta.
A nulla vale d'altronde, per la questione prettamente giuridica del nesso eziologico , per la
comprensione degli aspetti tecnici e legali , e per la ricostruzione dei fatti la competenza
ingegneristica del C.T.U. nominato.
A diverse conclusioni (ferma restando per la sua riconducibilit all'alveo delle questioni giuridiche
la correlazione causalistica) saremmo forse potuti pervenire se il C.T.U. fosse stato un medico,
magari un medico per l'ambiente.
Facciamo ora rilevare al Giudice, punto per punto, anche a costo di incorrere in qualche
ripetizione (repetita iuvant) quanto il Consulente Tecnico ha riportato erroneamente e/o su
falsi presupposti tecnici-normativi nella Relazione peritale.
1) VERIFICARE GLI INTERVENTI DEL COMUNE E LA RISPONDENZA
DELL'ATTIVITA' O DELLA INATTIVITA' DEL COMUNE ALLE DISPOSIZIONI DEL
CODICE DELL'AMBIENTE (D.LGS. 152/2006);
2) VERIFICARE LE ISTANZE DI PARTE ATTRICE INDIRIZZATE AL COMUNE, OLTRE
CHE ALL'ARPAC E AL RESPONSABILE DELL'INQUINAMENTO.
1.
VERIFICARE GLI INTERVENTI DEL COMUNE E LA RISPONDENZA DELL'ATTIVITA' O
DELLA INATTIVITA' DEL COMUNE ALLE DISPOSIZIONI DEL CODICE DELL'AMBIENTE
(D.LGS. 152/2006)
Se il Comune nulla ha fatto per l'emergenza diossine ed inquinamento dell'aria, segnatamente per
sottrarre alla esposizione di agenti inquinanti e cancerogeni la famiglia dirimpettaia del capannone
abusivo incendiato, neppure nulla ha inteso fare ed ha fatto in relazione al triste verificarsi, in
parallelo allemergenza da diossine e composti furanosici, di un concomitante altrettanto grave ed
inquietante, allarme igienico sanitario che rendeva l'abitazione di parte attrice INSALUBRE
E INAGIBILE ANCHE SOTTO QUESTO IMPORTANTE PROFILO.
Ed in realt, dal 23 maggio 2009 sino al 03 settembre giacevano a cielo aperto ed in piena
estate rifiuti organici, combusti ed in avanzato stato di decomposizione e putrescenza,
provenienti da quelle che prima dellincendio erano "celle frigorifere".
Neppure detti rifiuti sono stati tempestivamente rimossi ed hanno reso laria irrespirabile,
pericolosa e nauseabonda per la parte attrice come per tutti i vicini residenti.
In data 29 giugno 2009 la parte attrice formalizzava istanza con nota di protocollo n. 1237
indirizzata allU.O. di Prevenzione collettiva dellA.S.L. di San Giorgio del Sannio ed ai Vigili
Sanitari del Distretto Sanitario, chiedendo lespletamento con urgenza di sopralluoghi e ladozione,
da parte del Sindaco, quale primo tutore della salute pubblica, di immediate ordinanze
contingibili ed urgenti di bonifica, di messa in sicurezza, di disinfestazione dellarea e di
rimozione del materiale organico in decomposizione a carico del proprietario.

Gli alimenti in decomposizione giacevano all'esterno del capannone; pertanto si potevano e


dovevano facilmente rimuovere, senza mischiarli alla polvere, alle lamiere e al cemento della
demolizione del capannone ! (vedasi foto)

Sennonch il Sindaco di San Giorgio del Sannio, NARDONE Giorgio, ometteva di adottare
il bench minimo provvedimento di competenza, nonostante il dissequestro dellarea risulti
avvenuto gi dalla data del 2 luglio 2009 e cio tre giorni dopo la presentazione dell'istanza
di parte attrice ed un mese prima la cd. Conferenza dei Servizi del 05 agosto.
Pertanto, restano in vistosa apparenza non rispondenti ai parametri normativi le condotte
omissive riconducibili al Sindaco e all'organismo regionale di controllo ambientale (Enti pubblici)

in conseguenza delle quali :


non dato n alla parte attrice, persona offesa, n alla collettivit di conoscere quali siano i
rischi ed i pericoli connessi allinquinamento ambientale sussistenti per mesi e mesi;
non risultano mai predisposti n attuati piani preliminari di messa in sicurezza e salvaguardia
della incolumit individuale dei componenti la famiglia Carpentieri, tristemente interessata
dallevento incendiario .
Il comportamento adottato dagli Enti nell'affrontare l'emergenza NON E' avvenuto nel
rispetto del Codice dell'Ambiente (D.Lgs. 152/2006) e di tutto quanto previsto dalle normative in
materia di Protezione Civile.
Ne colpevolmente consapevole e lo ammette la stessa ARPAC che soltanto nella seconda
conferenza dei servizi, quella del 05 OTTOBRE 2009 (ben cinque mesi dopo l'evento inquinante!),
come si evince dal relativo oscuro verbale, invoca l'applicazione della normativa vigente,
totalmente disattesa e, contestualmente, si impegna ad inviare successivamente (sic!) il proprio
parere di competenza sul Piano per la messa in sicurezza di emergenza (sic! Siamo ad ottobre!) e
al Piano di Investigazione Preliminare ( sic! Siamo ad ottobre!) predisposti a settembre dalla
Ditta Barletta !
Ma l'ARPAC ne consapevole ancora prima del vergognoso decorso di cinque mesi dall'evento
incendiario, anche se tenta in tutti i modi possibili e maldestramente di minimizzare il pericolo
inquinamento.
Lo fa con palmare evidenza attraverso le dichiarazioni rese alla stampa (Il Quaderno) dal Direttore
della struttura regionale, il quale relativamente alla insalubrit dell'aria asserisce che gli elevati
quantitativi di benzene - pari a 575 microgrammi per metro cubo, cio, 115 volte superiore al
valore di riferimento !- riscontrati nel campionatore passivo del 23-25 maggio 2009, sono s legati
alla combustione della plastica ma anche connessi allinquinamento da carburante e forse
riconducibili secondo Mataluni alla presenza di macchine operatrici sul posto...(sic! n.d.r.).
Una sostanza, presente nellaria quando c molto traffico, nociva per luomo solo in caso di
esposizione prolungata nel tempo.
Ma vi di pi.
Il Direttore dellARPAC, Vincenzo Mataluni, riconosce l'assoluta mancanza della indagine
preliminare finalizzata ad indagare lestensione della contaminazione ; riconosce che dopo
lincendio del capannone Barletta si dovevano effettuare subito a norma di legge - gli esami per
stabilire il livello di contaminazione e poi rimuovere previa caratterizzazione i materiali bruciati e
procedere senza indugio alcuno alla bonifica del sito, come previsto dallart. 242 del Codice
dellAmbiente che prevede termini stringenti, ma cos non stato.
Larticolo 242 del Testo Unico per lambiente prevede di attuare l'indagine preliminare non appena
si verifica lemergenza: entro 24 ore bisogna mettere in atto le misure di prevenzione e darne
comunicazione alle autorit competenti. La prima procedura che avrebbero dovuto compieredice Mataluni- quindi, la messa in sicurezza degli agenti inquinanti . Ma non stata realizzata
immediatamente dopo il 2 luglio (prima di quella data non sarebbero potuti intervenire perch il
sito risultava sottoposto a sequestro giudiziario, N.d.r.).
Tuttavia aggiunge, lasciando basito chiunque !- anche se lazienda Barletta avesse portato a
termine le analisi per la contaminazione, una semplice pioggia avrebbe reso fasulli quei dati. Infatti,
credo sia giusto rimuovere prima le sostanze potenzialmente nocive per poi realizzare un piano.
(Le stesse piogge che, verificatesi aggiungiamo noi hanno reso fasulli e inattendibili i risultati
della ricerca diossine su campioni superficiali di terreno, prelevati solo il 29 luglio 2009 ???).

Pur ammettendo tutto ci, il Direttore dell'ARPAC per si limita ad attribuire le responsabilit
della mancata applicazione delle norme di legge alla ditta proprietaria del capannone, senza
spiegare perch gli Enti preposti alla tutela della salute e dellambiente, Comune ed ARPAC
compresa, sono stati a guardare.
Come abbiamo abbondantemente spiegato anche con apposito Dossier, dell'Associazione
ambientalista Altrabenevento, lo stesso Codice dellAmbiente dispone che il Comune, la
Provincia, lARPAC, la ASL e la Regione controllano la corretta applicazione della legge ed in
caso di inerzia del proprietario del sito, si sostituiscono ad esso per tutelare gli interessi
pubblici prevalenti, cio lambiente e la salute dei cittadini. Ma questo non successo !
La ditta Barletta non ha fatto esami, ma perch non sono stati imposti ?
Perch lARPAC rende noti i risultati dei suoi rilievi solo dopo tre mesi ? E ovvio che dopo tre
mesi la qualit dellaria non desta preoccupazione, ma allora, durante le 60 ore di incendio, che
cosa hanno respirato gli abitanti della zona ? (Cfr.all.n.8 e 9)
Infine Mataluni, incredibilmente, sostiene che i materiali bruciati non devono essere mischiati per
essere analizzati, ma nonostante simili affermazioni dell'Arpac, il giorno 21 agosto 2009 una pala
meccanica ha fatto una grande poltiglia dei materiali bruciati e li ha movimentati e ammucchiati in
cassoni scarrabili senza rimuoverli dal sito e senza neppure utilizzare gli accorgimenti necessari per
evitare altro fetore insopportabile e malesseri ai residenti.
Dopo quest'abnorme operazione sarebbe il caso di chiedere al Direttore dell'Arpac: che cosa stato
esaminato successivamente al 21.08 ?
E comunque, perch si sono attesi tre mesi per accorgersi di dover caratterizzare i rifiuti, se la
legge imponeva di farlo entro 30 giorni?
Conclusione:
Dunque, non v' dubbio che il Sindaco e tutte le altre autorit preposte non hanno rispettato le
norme relative alla bonifica dei suoli inquinati.
Infatti, la Legge ambientale (d.lgs.n.152/06, Doc.51 Art.242 ) prevede che la procedura di
bonifica dei siti contaminati deve essere applicata non appena si verifica un evento che sia anche
solo potenzialmente in grado di contaminare il sito: quindi tutta la zona del capannone Barletta a
Cesine, adibito a deposito di merce varia per il rifornimento dei supermercati, bruciato per 60 ore, e
le aree adiacenti devono essere sottoposti alle procedure ed ai controlli previsti dalla legge e dai
protocolli fissati dallIstituto Superiore di Sanit e dallISPRA, Istituto per la protezione e la ricerca
ambientale.
Le fasi da rispettare , in breve, sono le seguenti:
1 Entro le 24 ore dallevento il responsabile dellimmobile deve mettere in atto le misure di
prevenzione e darne comunicazione agli enti preposti: Comune, Provincia, Regione, Arpac e
Prefetto.
2- Indagine preliminare : il responsabile del sito deve effettuare analisi ed accertamenti per stabilire
se si verificata contaminazione del terreno, dellaria e dellacqua ossia se sono stati superati i
parametri stabiliti per legge: bene sapere che anche le modalit e le tecniche dei prelievi sono
rigorosamente stabilite dalle norme e dai protocolli.
Se anche uno solo dei parametri risulta superato deve essere effettuato entro trenta giorni il Piano di
caratterizzazione dei rifiuti.
La Conferenza di servizi viene convocata dalla Regione (quindi Arpac e/o Settore Ecologia) e
non dal Comune, che autorizza il piano di caratterizzazione.
3 Successivamente, al sito applicata la procedura di analisi del rischio specifica per la
determinazione delle contaminazioni.
Se i valori risultanti dallanalisi di rischio superano i valori di legge, deve essere effettuato il

progetto di bonifica.
Ogni intervento sottoposto al controllo ed alla autorizzazione degli enti preposti, Provincia ed
Arpac: il Comune e la Regione sono obbligati ad intervenire e a sostituirsi al responsabile ove
questi non provveda e ad applicare le sanzioni amministrative per la mancata attivit di
prevenzione,analisi e bonifica.
La mancata attuazione anche di una sola delle fasi della procedura sanzionata penalmente.
Nel caso dellincendio del capannone Barletta e delle aree confinanti, non stata effettuata nessuna
delle attivit previste e non sono stati effettuati gli interventi ed i controlli previsti per legge.
LArpac ha effettuato i campionamenti per le diossine solo in data 29 luglio ma si sa che sono stati
rilevati nellaria tracce consistenti di Benzene e COMPOSTI FURANOSICI (= DIOSSINE) dovuti
alla combustione della plastica.
Risulta inoltre che il Piano previsto dalla Conferenza di Servizi del 5 agosto e consegnato dalla ditta
incaricata della bonifica non contiene gli elementi fondamentali previsti per legge.
Limportanza del rispetto delle procedure di bonifica dei siti interessati da eventi di possibile
contaminazione stata invece recepita da altre amministrazioni comunali e provinciali,
(Padova, Abruzzo, Orvieto, Ferrara, Castelvoturno, Firenze)
Dovunque, pertanto, massima attenzione ed allerta per la possibile contaminazione dei siti
interessati da incendi: a San Giorgio del Sannio, invece, gli Enti preposti sono assenti. Comune
ed Arpac non hanno neppure vigilato sui lavori di abbattimento del capannone, n hanno
espresso osservazioni critiche al Piano di bonifica; la ASL si limitata a mandare qualche
lettera, non ha partecipato alla Conferenza dei Servizi, ha redatto un verbale di sopralluogo dopo
circa tre mesi e non ha ancora sottoposto le persone residenti ed i dipendenti della Ditta Barletta a
controlli sanitari.
La Provincia che pure ha ricevuto le note Arpac ed il presunto Piano di bonifica non intervenuta,
neanche dopo 90 giorni, pur avendo competenze specifiche.
2.
VERIFICARE LE ISTANZE DI PARTE ATTRICE INDIRIZZATE AL COMUNE, OLTRE CHE
ALL'ARPAC E AL RESPONSABILE DELL'INQUINAMENTO
Il 24 luglio, dopo due mesi da quella terribile notte (in cui l'incendio si propag alla abitazione della
famiglia Carpentieri, bruciando la loro auto parcheggiata oltre la strada e procurando seri danni a
tutta la struttura. Le tre signore che abitano la casa furono svegliate di soprassalto dallo scoppio dei
vetri delle camere da letto ed hanno respirato a lungo tutti gli inquinanti sprigionati dallincendio.
Nessuna autorit si per preoccupata neppure di esprimere solidariet e sostegno morale alle tre
malcapitate.), nessun provvedimento era stato ancora assunto per stabilire il livello di
inquinamento prodotto, il danno alla salute degli abitanti della zona e dei lavoratori delle attivit
confinanti e non erano stati ancora rimossi i materiali bruciati e quelli in decomposizione, attaccati
da insetti ed animali vari.
Le autorit preposte alla tutela della salute e dellambiente sostenevano incredibilmente che era
impossibile intervenire perch il sito risultava sottoposto a sequestro giudiziario, ed invece il 2
luglio il magistrato aveva gi dissequestrato.
Il 7 agosto a seguito di Ordinanza del sindaco di San Giorgio del Sannio, non ci si preoccupava di
rimuovere gli inquinanti, bens cominciavano i lavori di abbattimento del capannone, senza i
dovuti sistemi di sicurezza e quindi con spargimento di polvere di cemento e cenere contenente
metallo e plastica, senza rimuovere neppure gli alimentari in putrefazione che infestavano l'aria

rendendola nauseabonda e irrespirabile.


Solo a seguito delle proteste di parte attrice e dell'intervento della Digos di Benevento, si scopre che
quel modo barbaro di effettuare i lavori era stato concordato con la Conferenza dei Servizi del 5
agosto, intercorsa tra Sindaco, ARPAC, ditta proprietaria del capannone e ditta incaricata della
bonifica, senza invitare la Regione e la Provincia, ambedue competenti in materia e senza
consentire la partecipazione della parte attrice Rosanna Carpentieri, malgrado formale richiesta (cfr.
all. n.4).
LA DIFFIDA A PROVVEDERE A NORMA DEL CODICE AMBIENTALE
In data 30.07.2009 - dopo reiterati quanto vani tentativi di ottenere udienza con il Sindaco il quale,
peraltro, contattato telefonicamente testualmente mi dichiarava : "Io con lei che scrive cose
negative su di me non parlo. Lo faccia formalmente per iscritto" per poi terminare bruscamente la
conversazione - presentavo formale atto di significazione, diffida e messa in mora (allegato e parte
integrante del presente scritto : cfr. all.n.4) tramite raccomandata r.r. pervenuta al Sindaco in data 3
Agosto 2009 e pubblicata su Il Sannio Quotidiano.
Nessun riscontro n formale, n fattuale da parte del Sindaco e del Comune.
Le omissioni del Sindaco nell'adottare provvedimenti nei confronti della Ditta New Distribution di
Barletta d'altra parte erano croniche e sistematiche, malgrado irregolarit e violazioni di legge
macroscopiche, quali la mancanza di viabilit, la carenza di requisiti igienico-sanitari, gli
ampliamenti abusivi del capannone, la totale assenza di dispositivi antincendio che avrebbero
dovuto comportare la chiusura e/o il trasferimento dell'attivit.
E difatti, con un intervento sulla testata giornalistica locale Il Quaderno del 7 Giugno 2009 ,
avevo gi riferito e denunciato alla giornalista DE BELLIS della condizione disagevole e di assoluta
invivibilit nella quale io e la mia famiglia eravamo costrette a vivere sin da quando, correva lanno
2000, il Comune autorizz linsediamento, proprio accanto alla nostra residenza, della ditta New
Distribution s.r.l., senza poi esercitare alcun controllo .
Questultima, a titolo meramente esemplificativo, senza ritegno alcuno e senza la minima cura
nei confronti dei terzi, faceva transitare, lungo la stradina interpoderale antistante la mia residenza,
tir e muletti diesel.Finanche nella immediatezza dell'incendio.
Per questo ed altro, nella contestualit dell'evento incendiario, mi rivolsi tramite stampa al Sindaco
e allamministrazione comunale segnalando, tra laltro, la violazione delle distanze minime e di
sicurezza tra gli edifici e la violazione del codice della strada.
In quella occasione il Sindaco replic a mezzo stampa limitandosi ad esprimere solidariet alla
Ditta New Distribution e ad apporre un fermo quanto aprioristico diniego per quel che riguardava la
questione "viabilit" dichiarando che : la strada che separa il magazzino dalle abitazioni
interessate dallincendio privata e non c interesse da parte dellente a farla diventare pubblica
dato che serve soltanto lingrosso e labitazione. Dunque il Comune non entra in questa situazione
che non di sua competenza, non vedo perch ci sia qualcuno che continui a tirarci in mezzo..
Dimenticava, per, il Sindaco che la strada, esistente dal 700 e scomparsa dalle planimetrie
comunali (!), serve diversi soggetti : noi residenti, il deposito BARLETTA e tutti i proprietari delle
abitazioni e dei terreni che confinano con il vallone Coppa di Calvi; e dimostrava di ignorare ,
come invece noto a tutti, che su quella strada transitano mezzi agricoli, autoveicoli, autocarri,
autoarticolati con manovre millimetriche, muletti (il cui passaggio vietato al di fuori dello spazio
di magazzino), pedoni, bambini, ciclisti per i quali manca la necessaria e reclamata fascia di
rispetto.
pur vero, daltra parte, che se lU.T.C. avesse attivato le procedure di legge, periziando la
strada secondo le caratteristiche geometriche e la ridotta ampiezza, ne sarebbe derivata la necessit
di provvedere alla regolamentazione della strada, con apposita segnaletica.
E ne sarebbe derivato, altres, il necessario ordine di divieto di transito ai Tir, tipologia di
automezzi per i quali manca ivi lo spazio di manovra, pericolosi per la pubblica e privata incolumit

oltre che per la sicurezza degli immobili sottoposti a continue vibrazioni da traffico veicolare.
Un divieto la cui irrogazione certamente non avrebbe trovato daccordo il gruppo
imprenditoriale direttamente interessato.
Neppure il Comune in passato aveva esercitato i propri obblighi di vigilanza sull'attivit
edilizia ed il Sindaco aveva fatto uso dei propri poteri-doveri di demolizione tramite ordinanza ed
esecuzione in danno in caso di inottemperanza, dei manufatti abusivi in policarbonato realizzati dal
Barletta e insistenti sulla strada costituente l'unica via di soccorso e di fuga in caso di emergenza.
A maggior ragione, dato il clima di connivenza e di favoritismo, il Sindaco disponeva la
chiusura dell'attivit in quanto priva della certificazione antincendio.
In relazione a questi profili di illegalit pende ora finalmente processo penale a carico
dell'imprenditore e del Sindaco Nardone.
LA DENUNCIA DI MALESSERI
Tornando alle condotte omissive in relazione all'incendio, all'inquinamento e all'emergenza
igienico-sanitaria creatasi dal 23 maggio e protrattasi per mesi e mesi, la parte attrice non si
limitata alla diffida del 30.07.2009 nella fitta corrispondenza col Sindaco ed il Comune, totalmente
inerti e assenti.
La parte attrice, sia a mezzo stampa che tramite formale corrispondenza, ha denunciato al
Sindaco malesseri fisici con dettagliata sintomatologia in conseguenza dei fumi tossici, della
inalazione delle polveri di abbattimento della struttura (divenuto prioritario rispetto alla bonifica del
sito, visto l'interesse in gioco ad incassare il cospicuo indennizzo assicurativo della Compagnia INA
ASSITALIA) , della nauseabonda decomposizione e putrescenza ingravescente nel sito incendiato
ed all'esterno del capannone, di materiale organico a cielo aperto la cui presenza rendeva invivibile
l'ambiente ed inagibile anche sotto il profilo igienico-sanitario il domicilio della famiglia
Carpentieri. (cfr. all. n. 5)
Nessun provvedimento di competenza consono allo stato di malessere denunciato, solo una
farsa finalizzata a scongiurare l'intervento del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Roma,
il giorno 21 agosto 2009, allorquando la movimentazione della poltiglia di rifiuti combusti dal
suolo ad uno scarrabile caus alle signore Carpentieri conati di vomito e malesseri vari che le
indussero all'allontanamento da casa, durante lo svolgimento dei lavori. Al rientro visto che l'aria
era ancora pi irrespirabile e nauseabonda , contattarono il NOE. Verso le h 23 intervennero sul
posto i Carabinieri di San Giorgio del Sannio e poco dopo una delegazione del Sindaco: il geometra
Carolla dell'Ufficio Tecnico Comunale , in rappresentanza del Sindaco ci comunic - in presenza
degli Ufficiali- la possibilit di alloggiare temporaneamente a spese del Comune presso
l'Agriturismo La Vecchia Torre.
Nell'arco di cinque minuti questa iniziativa simulata svan come neve al sole: in assenza degli
Ufficiali, lo stesso Geometra Carolla torn sul posto per riferire l'impossibilit di trasferimento
presso la struttura prescelta dall'Ente per aver constatato la mancanza di posti letto nella notte del 21
agosto e nei giorni successivi.
Nessun seguito n formale, n provvedimentale ebbe la farsesca simulazione, non preceduta
dai necessari contatti con la struttura agrituristica, nonostante i nostri malesseri e la disponibilit al
trasferimento temporaneo dal sito residenziale.
In data 03.09.2009, lo stato di malessere e prostrazione psicofisica si riacutizz, allorquando i
materiali organici in putrescenza delle "celle frigorifere" mischiati con ferro e cemento , vennero
asportati dallo scarrabile per essere deposti su un altro mezzo, questa volta per lo smaltimento
definitivo. Tale operazione fu infatti, eseguita senza alcun preavviso utile per il necessario
allontanamento dal sito, ex abrupto, frettolosamente e con accorgimenti sanitari NULLI per
contenere le aggressioni dell'inquinamento respiratorio, olfattivo e non, nell'area e nelle zone
limitrofe. Era il penultimo giorno utile per l'ottemperanza all'ordinanza sindacale n.42/2009 del 05
agosto (prima conferenza dei servizi, ndr) da parte della New Distribution s.r.l. .
LA RICHIESTA AL COMUNE DI ACCOLLO PREVENTIVO DELLE SPESE PER

URGENTI E ONEROSI ACCERTAMENTI SANITARI (DOSAGGIO EMATICO DELLE


DIOSSINE) ALL. n.6
Non una ma reiterate volte, la parte attrice in uno con la diffida al monitoraggio delle diossine
ed altri composti chimici sull'organismo della popolazione residente, ha chiesto al Comune oltre che
al responsabile dell'inquinamento Ditta Antonio Barletta e alla compagnia INA ASSITALIA,
l'accollo preventivo delle spese per urgenti esami ematici (dosaggio plasmatico diossine e
policlorobifenili e ricerca porfirine) da effettuarsi presso l'Istituto Nazionale Chimica per
l'Ambiente di Porto Marghera del quale la parte attrice disponeva apposito preventivo, allegato alle
richieste e depositato agli atti del Comune in occasione delle Riunioni del Consiglio Comunale e
della discussione delle interpellanze e delle mozioni.
Una prima istanza risale a settembre 2009, per l'accollo di complessivi euro cinquemila.
Una seconda richiesta viene con perentoriet formulata a marzo del 2010, dopo la seconda
conferenza dei servizi del 05 novembre 2009 (con cui l'ARPAC con la missiva richiamata dal
Consulente Tecnico ed avente come primo destinatario il Comune inaugura la fase 2 nella gestione
delle conseguenze dell'incendio....cfr. Allegati nn. 12 e 13) e dopo il primo episodio acuto di
ospedalizzazione di Rosanna Carpentieri, per pancreatite acuta necrotico-emorragica .
Il Comune non ha mai risposto. Si cfr. allegati nn. 2, 5, 6, 7, 11.
CONCLUSIONI
E' destituita di ogni fondamento fattuale e normativo e non va tenuta in nessuna considerazione la
Relazione del Consulente Tecnico d'Ufficio nominato dal Giudice, in cui Questi:

valuta positivamente la condotta di parte convenuta,


ritiene che la parte convenuta, sia pure non ex se ma attraverso l'operato dell'ARPAC non
sia rimasta inattiva ma abbia fatto tutto il possibile,
dopo una ricerca sugli obblighi normativi in caso di incendi (v. pag.6 ) non ha trovato
nessun obbligo normativo specifico su scala nazionale oltre a quelli sulla normativa
antincendio improntata prevalentemente sulla prevenzione ,
a seguito di incendi, le ARPA possono procedere alla verifica dello stato di
contaminazione delle matrici ambientali,
i danni (sia quelli immediati sia quelli prodotti sino a dicembre 2009) rientrano
chiaramente nella sfera di responsabilit del proprietario dell'area,
i danni non si ravvede in che modo essi possano essere messi in nesso eziologico con
azioni ed omissioni di parte convenuta...in quanto l'ARPAC dal primo giorno ha fatto tutto
ci che doveva.

Dalla lettura della Relazione Peritale non francamente dato discernere il labilissimo confine
tra la ignoranza della legge da applicare alla fattispecie da un lato e la malafede pi subdola e
fuorviante dall'altra .
Al Giudice la scelta tra le due opzioni e, nella seconda ipotesi, l'adozione di ogni
provvedimento a carico del Perito, compreso il deferimento alla Magistratura inquirente per
consulenza infedele ed intralcio all'amministrazione della giustizia.

Da parte nostra ribadiamo:


l'imputabilit e il nesso causale tra la responsabilit di parte convenuta e tutti i danni
(compreso quello irreversibile alla salute) patiti da parte attrice.
Come disposto dal Codice per lAmbiente la ditta proprietaria del capannone (che il C.T.U.
Si ostina ad additare quale unica responsabile di tutti gli eventi lesivi alla salute e
all'ambiente) avrebbe dovuto, sotto il controllo del Comune, dellArpac e della Asl,

tempestivamente caratterizzare i rifiuti, cio, stabilire con apposite analisi la loro natura
per decidere come rimuoverli e smaltirli.
Ed invece, la prima conferenza dei servizi indetta dal Comune si tenuta il 5 agosto, dopo
oltre due mesi, ma solo per decidere di smantellare in tutta fretta il capannone danneggiato dal
fuoco (e assicurato da INA ASSITALIA) senza rendere noti i risultati delle analisi dellaria, del
suolo, delle acque e dei rifiuti prodotti dalla combustione.
LArpac di Benevento che in occasione dellincendio di un altro capannone in provincia ha
tempestivamente attivato tutte le procedure di legge per caratterizzare i rifiuti e bonificare
laria, nel caso di San Giorgio del Sannio ha sempre sostenuto inspiegabilmente- che
quellincendio, di enormi proporzioni e durato 60 ore, non ha prodotto un inquinamento
preoccupante. Ed invece, stata la stessa ARPAC con il verbale n. 382 emesso il 29
maggio, ad accertare un quantitativo di benzene pari a 575 microgrammi per metro cubo,
cio, 115 volte superiore al valore di riferimento. E non basta! Il 18 giugno sempre lArpac
ha emesso il verbale n. 380 relativo allesame delle acque di spegnimento giudicate non
accettabili, per il superamento dei parametri di alluminio,ferro, rame, tensioattivi totali e
zinco. In particolare, lalluminio riscontrato stato di venti volte superiore al limite
massimo consentito e i tensioattivi addirittura sono risultati pari a 650 volte i valori normali.
Quando la scorsa estate si bruci un capannone di Atripalda, le autorit preposte alla tutela
ambientale ed i Vigili del Fuoco riuscirono a raccogliere e disinquinare le acque di
spegnimento prima della immissione in fogna; nel caso di San Giorgio del Sannio, invece,
le acque piene di metalli e altri materiali inquinanti sono finite nella cunetta non
impermeabilizzata con conseguenti infiltrazioni nel terreno e nelle falde. Oppure le stesse
sono finite nella fogna che, dopo alcune centinaia di metri, sversa a cielo aperto, senza
alcuna forma di depurazione, in una canale utilizzato anche per irrigare gli orti.
Nessuna comunicazione per stata fornita ai cittadini per avvisarli del pericolo derivante
dallinquinamento della zona e neppure sono stati analizzati i pozzi delle abitazioni
circostanti o sottoposti ad analisi gli abitanti della zona.
Sono molte le ombre inquietanti sul comportamento delle istituzioni e di palmare evidenza
restano i danni anche alla salute e un dato fattuale elementare: i materiali bruciati sono
rimasti da maggio sino a novembre sul sito sicch dopo le esalazioni tossiche da
combustione si sono avute quelle inquinanti aggravate dal caldo estivo e, per effetto delle
piogge, si chiaramente prodotta la dispersione di altri inquinanti.
Tutti gli Enti preposti, in primis il Comune hanno voluto minimizzare gli effetti
dellincendio, ma neppure durante lultima Conferenza dei Servizi tenuta il 5 ottobre,
presso il Comune di San Giorgio del Sannio, quando si fatta la scoperta del D.Lgs.
152/2006 (!!! si cfr. allegati nn. 12 e 13) , stata certificata la assenza di pericolo per la
salute pubblica e lambiente.
Si tratta di comportamenti estremamente gravi che, oltre ad essere stati lesivi sul piano
civilistico, vanno segnalati d'ufficio alla Procura della Repubblica sperando che, almeno, la
Magistratura accerti le responsabilit .

ELENCO DOCUMENTI ALLEGATI


Si allegano i seguenti documenti:
1) Le dichiarazioni del Direttore dell'ARPAC:Articolo de Il Quaderno del 26 agosto 2009
2) Monografia scientifica sulla correlazione tra diossine e danni al pancreas:L. Martino,
Meccanismi della tossicit acuta della diossina in cellule INS-1, Universit degli Studi
di Pisa
3) Le procedure di legge a tutela della salute e dell'ambiente NON RISPETTATE
4) Atto di significazione, diffida e messa in mora al Sindaco antecedente la prima
conferenza dei servizi del 5 agosto 2009
5) Denuncia al Sindaco di malesseri della famiglia Carpentieri, parte attrice
6) Richiesta al Comune di San Giorgio del Sannio di Accollo Preventivo delle Spese per
potersi sottoporre al Dosaggio Plasmatico delle Diossine presso l'Istituto I.N.C.A. Di
Porto Marghera (VE)
7) Referti medici attestanti pancreatiti acute severe necrotico-emorragiche alitiasiche con
compromissione della funzionalit della ghiandola e dell'organo pancreatico (diabete
mellito di tipo II) e renale (trattata con DIALISI)
8) Articolo di Gazzetta di Benevento del 15.07.2009
9) Volantino informativo a sei mesi dall'incendio
10) Articolo-resoconto ad un anno dall'incendio (pubblicato su stampa locale )
11) Diffida di parte attrice al monitoraggio di diossine, furani e pcb sulle matrici
biologiche, successivamente alla seconda conferenza dei servizi del 05 ottobre 2009
12) Gli omissis del CONSULENTE TECNICO relativi alla missiva 3 dicembre 2009,
proveniente da ARPAC Dipartimento di Benevento Prot. 5166, acquisita al protocollo
comunale in stessa data con n. 22947, AVENTE COME PRIMO DESTINATARIO IL
COMUNE DI SAN GIORGIO DEL SANNIO.
13) Parere tecnico dell'ARPAC del 23 ottobre 2009 prot. 5609 richiamato nella sopra
citata missiva dell'ARPAC al Comune nella quale l'ARPAC invita formalmente il
COMUNE a sollecitare la Ditta Barletta per l'avvio delle operazioni preliminari cos
come discusso nella Conferenza dei Servizi del 05 ottobre 2009

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