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TITOLO VIII

D.L.VO 626/94

AGENTI BIOLOGICI
DEFINIZIONE DI RISCHIO
BIOLOGICO
Nel D.Lvo 626/1994 il legislatore ha classificato i
diversi agenti biologici in base alla loro
pericolosità

la pericolosità è stata valutata sia nei confronti
della salute dei lavoratori che della popolazione
generale
Tra le caratteristiche di pericolosità sono state
considerate:
Ô infettività: capacità di un microrganismo di
sopravvivere alle difese dell’ospite e di replicare
in esso
Ô patogenicità: capacità di produrre malattia a
seguito di infezione
Ô trasmissibilità: capacità di un microrganismo di
essere trasmesso da un soggetto portatore ad
un soggetto non infetto
Ô neutralizzabilità: disponibilità di efficaci misure
profilattiche per prevenire la malattia o
terapeutiche per la sua cura
In microbiologia la pericolosità di un
microrganismo viene spesso classificata in
base alla virulenza

la virulenza viene intesa come l’insieme delle
caratteristiche di infettività e patogenicità
CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI
BIOLOGICI
GRUPPO 1: agente che presenta poche
probabilita’ di causare malattie in
soggetti umani
GRUPPO 2 : agente che puo’ causare malattie -
e’ poco probabile che si propaghi
nella comunita’ - sono di norma
disponibili efficaci misure
profilattiche e terapeutiche
GRUPPO 3: agente che puo’ causare malattie gravi
- puo’ propagarsi nella comunita’, ma
di norma sono disponibili efficaci
misure profilattiche e terapeutiche
GRUPPO 4 : agente che puo’ provocare malattie
gravi e puo’ presentare un elevato
rischio di propagazione nella
comunita’ - non sono di norma
disponibili efficaci misure profilattiche
e terapeutiche
L’allegato IX riporta l’elenco degli
Agenti Biologici classificati nei
gruppi 2, 3 e 4
Il campo di applicazione del titolo VIII comprende
tutte le attività che possono comportare rischio di
esposizione ad agenti biologici

Si distinguono:
a) le attività con uso deliberato dei microrganismi
(costituiscono materia prima, reagente o prodotto
del processo lavorativo)→ laboratori diagnostici
b) le attività che possono comportare la presenza di
agenti biologici senza che venga fatto un vero e
proprio uso
Il datore di lavoro che intende esercitare le attività di
tipo a) che comportano l’uso di agenti biologici
dei gruppi 2, 3 e 4 deve comunicare all’Organo di
Vigilanza la valutazione del rischio

Nel caso in cui intenda utilizzare un agente biologico


del gruppo 4 deve richiedere anche una specifica
autorizzazione al Ministero della Sanità
(esclusi i laboratori diagnostici)
Settori lavorativi con uso deliberato di agenti
biologici
Università e - Ricerca e sperimentazione nuovi materiali e processi
Centri di ricerca utilizzanti agenti biologici
- Laboratori di microbiologia (diagnostica e saggio)
Sanità - Ricerca e sperimentazione nuovi metodi diagnostici
- Farmaci contenenti agenti biologici (uso e
sperimentazione)
- Laboratori di microbiologia
- Prove biologiche (su animali e su cellule)
Zootecnica e - Ricerca e sperimentazione nuovi metodi diagnostici
Veterinaria - Farmaci contenenti agenti biologici (uso e
sperimentazione)
- Laboratori di microbiologia
- Prove biologiche (su animali e su cellule)
Industria delle - Produzione di microrganismi selezionati
biotecnologie
Farm aceutica - R icerca e produ zione vaccini processi di
- R icerca e produ zione farm aci biotrasform azione, fasi di
- R icerca e produ zione nuovi separazione,
kits diagnostici concentrazione,
- Prove biologiche (su anim ali centrifugazione e
e su cellule) produzione di sostanze
derivate
A lim entare - Produzione per
biotrasform azione (vino,
birra, form aggi, zuccheri,
ecc)
- Produzione di m icrorganism i
selezionati
- Laboratori di m icrobiologia
per prove di sag gio (ricerca
patogena)
C him ica - Produzione per
biotrasform azione di
com posti vari (es. detersivi,
prodo tti per la concia del
cuoio)
E nerg ia - P rodu zion e p e r
biotrasform azion e di ve ttori
e n e rge tici (e tan olo, m e tan olo,
m e tan o) u san do re sidu i ag ricoli
e agroalim e n ta ri o altre
biom asse
A m b iente - T rattam e n to rifiu ti U so di m icrorgan ism i
(batte ri) con fu n zion e
de g rada tiva ae robica e
an ae robica
M iniere - R e cu pero m e talli U so di m icrorgan ism i
pe r la con ce n trazion e
de i m e talli da solu zion i
acqu ose
A g rico ltura - Fe rtilizza zion e coltu re U so di m icrorgan ism i
azo tofissatori
- S vilu p po n u ove se m e n ti
- U so d i an tiparassitari m ico tici B atte ri, fu n gh i, viru s
Ind ustria - Produ zion e arm i biolog ich e
b e llica
Attività con potenziale esposizione ad
agenti biologici
- Industria alimentare
- Agricoltura
- Zootecnia
- Macellazione carni
- Piscicoltura
- Servizi veterinari
- Industria di trasformazione di derivati animali (cuoio,
pelle, lana etc)
- Servizi sanitari (ospedali, ambulatori, studi dentistici,
servizi di assistenza)
Attività con potenziale esposizione ad
agenti biologici

- Laboratori diagnostici (esclusi quelli di microbiologia)


- Servizi mortuari e cimiteriali
- Servizi di raccolta, trattamento, smaltimento rifiuti
- Servizi di disinfezione e disinfestazione
- Impianti industriali di sterilizzazione, disinfezione e
lavaggio di materiali potenzialmente infetti
- Impianti depurazione acque di scarico
- Manutenzione impianti fognari
La valutazione del rischio è obbligatoria anche
per le attività di tipo b)

Questo tipo di attività, se i risultati della
valutazione dimostrano che l’attuazione di tali
misure non è necessaria, sono esentate dalla
applicazione delle seguenti disposizioni:

a) adozione di particolari misure igieniche (art. 80)


b) misure specifiche per le strutture sanitarie e
veterinarie (art. 81, commi 1 e 2)
c) sorveglianza sanitaria (art. 86)
Non sono invece esentate da:

a) misure tecniche organizzative e procedurali


b) informazione e formazione

Il Responsabile della Sicurezza è consultato


prima della valutazione del rischio ed ha
accesso alle informazioni che vi sono
contenute
Misure tecniche, organizzative e
procedurali (art. 79)
Il datore di lavoro:
a) evita l’utilizzazione di agenti biologici nocivi, se il tipo di
attività lavorativa lo consente
b) limita al minimo i lavoratori esposti al rischio di agenti
biologici
c) progetta adeguatamente i processi lavorativi
d) adotta misure collettive (o individuali se non è possibile
altro) di protezione
e) adotta misure igieniche per prevenire e ridurre al
minimo la propagazione accidentale di un agente
biologico fuori dal luogo di lavoro
Misure tecniche, organizzative e
procedurali (art. 79)
Il datore di lavoro:
f) usa il segnale di rischio biologico
g) elabora idonee procedure per prelevare, manipolare e
trattare campioni di origine umana ed animale
h) definisce procedure di emergenza per affrontare
incidenti
i) verifica la presenza di agenti biologici sul luogo di lavoro
j) predispone i mezzi necessari per lo smaltimento dei
rifiuti
k) concorda procedure per la manipolazione ed il trasporto
di agenti biologici nel luogo di lavoro
Informazione e formazione
(art. 85)
Nelle attività nelle quali esistono rischi per la salute
dei lavoratori il datore di lavoro fornisce ai lavoratori
informazioni su:

a) i rischi per la salute derivanti dagli agenti biologici


utilizzati
b) le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione
c) le misure igieniche da osservare
d) l’impiego di mezzi individuali di protezione
e) le procedure da seguire per la manipolazione di agenti
biologici di gruppo 4
f) il modo di prevenire gli infortuni e ridurne al minimo le
conseguenze
Informazione e formazione
(art. 85)

Nel luogo di lavoro sono presenti cartelli in cui


sono riportate le procedure da seguire in caso
di infortunio

La formazione è fornita prima che i lavoratori


siano adibiti alle attività in questione e ripetuta
con frequenza almeno quinquennale
Sorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria, analogamente alle


misure di prevenzione, deve tener conto
della pericolosità dell’agente e della reale
esposizione in relazione agli specifici compiti
effettuati
Sorveglianza sanitaria
Oltre all’esposizione si deve tener conto dei
fattori favorenti l’infezione

Ipersuscettibilità individuale per
♦dermatosi
♦ intolleranza ai mezzi di protezione individuale
♦ non effettuazione dell’immunoprofilassi
♦ deficit immunologici
Fattori ambientali che possono ridurre le difese
cutanee e mucose
♦ irritanti
♦ microclima
♦microtraumatismi ripetuti
Elenco sintetico dei requisiti di biosicurezza per i vari livelli
Livello di biosicurezza
1 2 3 4
Isolamento del laboratorio No No Preferibile Si
Stanza sigillata per decontaminazione No No Si Si
Ventilazione
Flusso d’aria entrante No Preferibile Si Si
Meccanica, dal sistema centrale No Preferibile Preferibile No
Meccanica indipendente No No Preferibile Si
Filtrazione dell’aria in uscita No No Si Si
Entrata a porta doppia No No Si Si
Camera a chiusura ermetica No No Si Si
Camera a chiusura ermetica e doccia No No No Si
Trattamento degli effluenti No No No Si
Autoclave
Nell’edificio Si Si Si Si
Nel laboratorio stesso No No Si Si
A doppia apertura No No Preferibile Si
Cappe di sicurezza biologica
Classe I o II No Si Si Preferibile
Classe III No No Preferibile Si
Relazione tra gruppi di rischio e livelli, operazioni e attrezzature di sicurezza
G ruppo di rischio Livello di E sem pi di O perazioni di A ttrezzatura di
biosicurezza laboratori laboratorio sicurezza
1 D i base A ddestram ento di BTM a N essuna; si lavora
Livello di base sui norm ali
biosicurezza 1 banconi
a
2 D i base Servizi sanitari BTM N orm ali banconi
Livello di prim ari; ospedali Più indum enti più C SB b per
biosicurezza 2 di livello prim ario; protettivi; sim bolo eventuali aereosol
laboratori di del rischio
analisi, per biologico sulla
l’addestram ento e porta
di sanità pubblica
3 D i sicurezza D iagnostica C om e per il livello C SB b e /o altri
Livello di speciale 2 più indum enti m ezzi prim ari di
biosicurezza 3 speciali, accesso contenim ento per
controllato, flusso tutte le attività
d’aria controllato
4 D i m assim a U nità di lavoro C om e per il livello C SB b classe III o
sicurezza con patogeni 3 più ingressi con tute pressurizzate,
Livello di pericolosi cam era stagna, autoclavi a doppia
biosicurezza 4 doccia apertura, aria
obbligatoria filtrata
all’uscita,
precauzioni
speciali per
l’elim inazione dei
rifiuti
a
B T M = buona tecnica m icrobiologica
b
C SB = cappa di sicurezza biologica
Modalità di trasmissione degli agenti biologici
Il passaggio dalla valutazione del PERICOLO alla
valutazione del RISCHIO comporta la stima delle
probabilità che si verifichi quell’insieme di circostanze da
cui dipende l’insorgenza dell’infezione

Ad es. infezione da HBV


3 Percentuale di soggetti ricoverati che sono positivi
3 Probabilità di un sanitario di riportare una puntura di ago o
altra ferita della cute
3 Probabilità di contaminazione della ferita con sangue o
materiale biologico del paziente infetto
3 Vulnerabilità dell’operatore sanitario (pregressa infezione,
profilassi vaccinica)
Nella valutazione del rischio è anche necessario
conoscere le modalità di trasmissione delle
infezioni occupazionali

La trasmissione può avvenire non solo per


contaminazione con sangue infetto, ma anche
per contatto o per via aerea tramite materiale
corpuscolato, aerosol o goccioline sospese in
atmosfera
La trasmissione può essere

DIRETTA → consiste nel passaggio, senza


intermediari, degli agenti di malattia dalla
sorgente di contaminazione alla persona
suscettibile e avviene per

" contatto sessuale


" contatto tra cute e/o mucose
" via transplacentare
" passaggio attraverso il canale del parto
" allattamento materno
INDIRETTA → avviene per mezzo di oggetti o
materiali (veicoli), dell’aria (diffusione per via
aerea) oppure di artropodi (vettori) che agiscono
da intermediari tra la sorgente di
contaminazione e la persona suscettibile

" veicoli: goccioline di saliva nell’aria


espirata, vomito, feci, urine, sangue, pus,
attrezzature, aghi, oggetti taglienti,
attrezzature contaminate
" vettori: insetti (zanzare)
artropodi (zecche)
Rischio biologico nel personale sanitario

Il personale sanitario rappresenta una


categoria professionale molto numerosa,
ad alto rischio, a contatto non solo con i
malati ma anche con la popolazione
generale e per la quale le misure di igiene,
prevenzione e sicurezza e la formazione
devono essere continuamente aggiornati
Infezioni di maggior interesse

Epatite virale
Tubercolosi polmonare
Infezione da HIV (sindrome da immunodeficienza acquisita)
Stafilococcie (da staphylococcus aereus o pyogenes,
staphylococcus epidermis)
Legionellosi (oltre 30 specie, le più importanti legionella
pneumophila, legionella micdadei)
Epatite virale
Processo flogistico causato da virus preferenzialmente
epatotropi

Virus dell’epatite A
Virus dell’epatite B
Virus dell’epatite C
Virus dell’epatite D

Virus epatitici minori

Citomegalovirus Virus di Epstain-Barr


Coxsackie Herpes virus
Parotite Rosolia
Trasmissione
L’epatite A si trasmette principalmente per via
orofecale (trasmissione da persona a persona,
trasmissione legata al consumo di bevande o
cibi contaminati da materiale fecale)

I principali responsabili dell’infezione attraverso gli


alimenti sono
• molluschi
• frutti di mare
Trasmissione

La trasmissione della epatite B e C interessa in


modo particolare il personale sanitario perche’
avviene
3 per via parenterale (punture accidentali, d’ago,
taglio ecc)
3 contaminazione delle mucose (proiezione o
schizzo di liquidi biologici)
3 contaminazione di cute lesa (abrasioni cutanee)
Gruppi a rischio
→ viaggiatori che si recano in aree endemiche
→ i militari in missione in aree endemiche
→ i conviventi di soggetti con infezione da HAV
→ i tossicodipendenti
→ gli operatori sanitari di nuova assunzione e
quelli a rischio specifico (personale di
assistenza a pazienti con epatite A)
→ il personale addetto allo smaltimento dei liquidi
ed alla manutenzione dei relativi impianti
→ gli emofilici ed i soggetti che ricevono i fattori
della coagulazione
Quadro clinico - epatite A
In seguito al contagio la malattia sviluppa di solito entro 4
settimane

L’epatite acuta tipo A è una malattia benigna; solo 1/1000


dei casi sintomatici evolvono verso una forma fulminante

L’Epatite A non progredisce verso la cronicità, tuttavia la


malattia può avere un decorso prolungato fino a 6-12
mesi che risolve con la guarigione

La malattia si manifesta con un quadro caratterizzato da


malessere, astenia, mialgie diffuse cefalea, anoressia
con nausea e vomito. Successivamente il quadro si può
complicare con dolori epigastrici e/o all’ipocondrio destro
e a volte diarrea
Quadro clinico – epatite A
Il quadro conclusivo è la comparsa di epatomegalia e ittero
con emissione di urine scure

L’ittero dura circa una settimana, l’epatomegalia 15 giorni.


Più frequente la forma anitterica. Si hanno alterazioni
delle transaminasi(SGOT E SGPT per la citolisi epatica )
che rimangono evidenti per circa venti giorni

Gli anticorpi considerabili Markers dell’epatite sono

IgM infezione in atto - si osservano intorno al 45 giorno


IgG infezione pregressa - massima concentrazione dopo
circa 4 mesi, persistono per anni e garantiscono
immunità per tutta la vita
Controllo vaccinale – epatite A
Il Ministero della Sanità ha definito i gruppi di popolazione per
i quali la vaccinazione e’ raccomandata

• militari e viaggiatori in aree endemiche


• tossicodipendenti attivi
• pazienti in attesa per il trapianto epatico non immuni all’HAV
• soggetti a contatto con pazienti con epatite virale A
• lavoratori della sanita’esposti ad HAV

La vaccinazione e’ di limitata utilità in assenza di adeguati


controlli ambientali

necessaria quindi la bonifica della situazione ambientale
che sostiene la diffusione dell’HAV
Clinica e immunologia dell’epatite B
L’epatite B ha un tempo di incubazione molto più lungo
dell’epatite A (60-120 giorni)

L’HBsAg compare precocemente ed esprime un infezione in


atto
La comparsa dell’Anti-HBs compare dopo la guarigione
clinica e persiste per tutta la vita

Se non compare tale anticorpo si può sviluppare


epatite cronica
Clinica e immunologia dell’epatite B
L’antigene C non si rileva nel siero, mentre l’anticorpo per
questo antigene compare all’inizio della malattia

La presenza contemporanea con l’anticorpo australia è


indice di pregressa infezione con il virus B

L’ antigene HbeAg compare nella fase di incubazione e


all’esordio della malattia ed è indice di importante
infettività

La presenza del suo anticorpo è indice di ridotta infettività e


quindi di evoluzione verso la guarigione
Clinica e immunologia dell’epatite B
CLINICA

Fase preitterica: dura circa 10 giorni, caratterizzata


da disappetenza, dispepsia febbre, dolori
epigastrici
Fase itterica: ittero epatomegalia

Altri segni importanti

IPERBILIRUBINEMIA,UROBILINURIA,COLURIA,A
UMENTO DELLE TRAMSAMINASI
Clinica e immunologia dell’epatite B
L’epatite B ha in genere evoluzione favorevole anche se
seguita da lunga convalescenza con astenia,
disappetenza, instabilità emotiva
La ripresa dell’appetito è un indizio di notevole valore per
una prognosi favorevole

Evoluzioni sfavorevoli
Atrofia gialla acuta con insufficienza epatica fino alla morte .
Epatite cronica persistente quando la malattia dura oltre un
anno. La persistenza dell’HbsAg indica trattasi di epatite
cronica attiva.
Epatite cronica aggressiva : necrosi degli epatociti con
AbsAg,HBeAg ed HbcAg elevati
Profilassi epatite B

La vaccinazione antiepatite B rappresenta


un’indicazione prioritaria nella prevenzione delle
malattie infettive nel personale sanitario

In Italia e’ in vigore la legge 165 /24 maggio 1991


che prevede la vaccinazione obbligatoria per
tutti i nuovi nati e degli adolescenti nel 12° anno
di vita
Profilassi epatite B
Il vaccino viene offerto a varie categorie a rischio

→ a pazienti politrasfusi emofilici ed emodializzati


→ a vittime di punture accidentali
→ a persone che si rechino all’estero per motivi di lavoro in
aree geografiche ad alta endemia di HBV
→ al personale addetto ai servizi di raccolta, trasporto e
smaltimento dei rifiuti
→ a detenuti
→ a tossicodipendenti
→ alle forze dell’ordine
→ al personale addetto alla lavorazione di emoderivati
Profilassi epatite B

→ al personale sanitario di nuova assunzione nel servizio sanitario


nazionale ed al personale gia’ impegnato nei reparti a maggior
rischio (oncologia , emodialisi, malattie infettive, ematologia ,sala
operatorie ,pronto soccorso)

Nelle Linee Guida della Commissione Nazionale Ministero


della Sanità (1994) viene precisato che tutti gli operatori
sanitari anche in formazione che seguono procedure
invasive debbono essere sottoposti a vaccinazione
contro l’epatite B quanto prima possibile e comunque
all’assunzione
Profilassi epatite B
La vaccinazione viene eseguita a tempo 0 - 1 e 6 mesi

CONTROIDICAZIONI
Gli effetti collaterali rilevanti sicuramente correlabili alla
vaccinazione sono estremamente rari
La sola controindicazione e’ rappresentata da ipersensibilita’
nota a componenti del vaccino, in particolare non devono
essere vaccinati soggetti con precedenti reazioni
anafilattiche al comune lievito di birra
Per segnalazioni di reazioni in associazione temporale con
la somministrazione di vaccini anti-epatite B l’OMS ha
affermato che non esistono dati scientifici che provino
l’esistenza di un rapporto causa –effetto tra la
somministrazione di vaccini anti-epatite B e casi di
sclerosi multipla o di altre malattie demielinizzanti
Sorveglianza sanitaria
☺ Visita preventiva
☺ Esami amatochimici (gamma gt, transaminasi, bilirubina)
☺ Markers epatite

Se negativi viene eseguita vaccinoprofilassi
Misure di prevenzione
(norme di corretto comportamento)
• e’ fatto divieto di fumare mangiare al di fuori degli spazi
appositamente riservati
• e’ vietato toccare oggetti (telefono,porta,ecc ) con guanti
utilizzati per prestazioni sanitarie
• tutti gli operatori sanitari devono adottare le misure
necessarie a prevenire incidenti causati da aghi,bisturi ed
altri oggetti taglienti utilizzati
• gli aghi non debbono essere rincappucciati, o
volontariamente piegati o rotti, rimossi dalle siringhe o
altrimenti manipolati, al fine di prevenire punture
accidentali
• dopo l’uso gli aghi , le lame di bisturi e altri oggetti
taglienti debbono essere riposti ,per l’eliminazione , in
appositi contenitori sistemati in posizione vicina e comoda
rispetto al posto dove vengono usati
Procedure specifiche

IGIENE DEL PAZIENTE:


• prima di effettuare il lavaggio delle mani e’ necessario
togliere anelli, bracciali, orologio
• lavare le mani
• indossare i guanti in lattice
• eseguire procedura necessaria
• togliere i guanti
• lavare i mani
Procedure specifiche
TERAPIA INIETTIVA (intramuscolo, intradermica, sottocute)
• prima di effettuare il lavaggio delle mani e’ necessario togliere
anelli, bracciali, orologio
• preparare il contenitore rigido dotato di estrattore per ago, e
sistemarlo in posizione vicina e comoda rispetto al posto dove
viene usato
• usare siringhe ad ago bloccabile per prevenire la separazione
dalla siringa /usare siringhe monouso
• lavare le mani
• indossare i guanti in lattice
• eseguire procedura necessaria
• eliminare l’ago dalla siringa utilizzando il contenitore la
manovra di reincapucciamento non deve essere effettuata mai
gli aghi non devono essere buttati nei sacchi (possibile
infortunio per addetti allo smaltimento rifiuti)
• togliere i guanti e lavare le mani
Procedure specifiche
PRELIEVO DI SANGUE VENOSO:
• prima di effettuare il lavaggio delle mani e’ necessario togliere anelli, bracciali,
orologio
• preparare il contenitore rigido dotato di estrattore per ago, e sistemarlo in posizione
vicina e comoda rispetto al posto dove viene usato
• preparare le provette e le etichette
• usare siringhe ad ago bloccabile per prevenire la separazione dalla siringa /usare
siringhe monouso
• lavare le mani
• indossare i guanti sterili
• frizionare con movimento unidirezionale la zona cutanea interessata, almeno per un
minuto, con tampone di garza sterile imbevuto di antisettico
• eseguire il prelievo quando la cute e’ perfettamente asciutta
• sganciare l’ago dalla siringa utilizzando l’apposito spazio presente sulla superficie
superiore del contenitore
• versare il sangue con molta attenzione nella provetta e gettare la siringa nel
contenitore speciale
• le provette vanno poste in sacchi di plastica per essere inviati al laboratorio. i moduli
di richiesta vanno posti in buste separate
• dopo la manovra togliersi i guanti
• lavare le mani
• la procedura va ripetuta tra un paziente e un altro
Procedure specifiche
MANOVRE INVASIVE (punture endovenose e endoarteriose, paracentesi, toracentesi, rachicentesi,
biopsie,inserimenti drenaggi, posizionamenti cateteri venosi)
• prima di effettuare il lavaggio delle mani e’ necessario togliere anelli, bracciali, orologio
• preparare il contenitore rigido dotato di estrattore per ago, e sistemarlo in posizione vicina e
comoda rispetto al posto dove viene usato.
• preparare le provette e le etichette
• usare siringhe ad ago bloccabile per prevenire la separazione dalla siringa /usare siringhe
monouso. preparare materiale necessario su apposito carrello,sul quale e’ posto il contenitore per
i rifiuti.
• lavare le mani
• indossare i guanti sterili
• frizionare con movimento unidirezionale la zona cutanea interessata, almeno per un minuto, con
tampone di garza sterile imbevuto di antisettico.
• eseguire il prelievo quando la cute e’ perfettamente asciutta, al fine di impedire lo scivolamento
dell’ago
• sganciare l’ago dalla siringa utilizzando l’apposito spazio presente sulla superficie superiore del
contenitore
• versare il sangue con molta attenzione nella provetta e gettare la siringa nel contenitore speciale
• le provette vanno poste in sacchi di plastica per essere inviati al laboratorio. i moduli di richiesta
vanno posti in buste separate
• dopo la manovra togliersi i guanti
• lavare le mani
• la procedura va ripetuta tra un paziente e un altro.
• per tutte le manovre invasive occorre indossare oltre i guanti , la mascherina, gli occhiali un
camice a perdere o in stoffa idrorepellente allacciato posteriormente
Procedure specifiche
TRASPORTO CAMPIONI
• per evitare perdite devono essere impiegati speciali
contenitori dove il campione si mantiene in verticale
• doppio contenitore a tenuta ermetica che garantisce
in caso di incidente ,la non fuoriuscita del liquido
• contenitore sterilizzabile
IMPIEGO DI SUPPORTI DI PROVETTE
• necessario l’utilizzo di supporti autoclavabili, con
bordi arrotondati , salvadita, infrangibili
PRONTO SOCCORSO IN CASO DI
CONTAMINAZIONE
Nel caso in cui un operatore sanitario ha una esposizione
(es. taglio o puntura; schizzo in bocca o negli occhi ) a sangue o
ad altri liquidi biologici o ha esposizione cutanea a sangue,
specialmente nei casi in cui la cute esposta e’ screpolata,
abrasa o colpita da dermatite e’ necessario avvisare il
paziente (quando e’ cosciente ) da cui proviene il materiale
biologico per ottenere il consenso ad effettuare la ricerca di
anticorpi dell’HIV e dell’epatite

se e’ nota la sieropositività del paziente o il paziente rifiuta il test,


l’operatore deve essere informato e sottoposto , appena
possibile, ad una valutazione clinica e sierologica

lo stesso operatore deve comunicare alla direzione sanitaria ed


al servizio sanitario per il personale, l’esposizione accidentale
Gli operatori sieronegativi al momento
dell’esposizione devono essere rivalutati dopo

6 settimane
3 mesi
6 mesi
1 anno

dopo l’esposizione per verificare se si e’


verificata o meno l’infezione
Epatite C
Predilige le stesse categorie di pazienti che sono a rischio di
epatite B

Il virus C è responsabile di epatite post trasfusionale, epatite


dei tossicodipendenti e degli emodializzati

Si trasmette per via sessuale


In Italia oltre il 10% dei partner sessuali di soggetti con
epatoptia cronica C sono a loro volta anti-HCV positivi

Meno importante la diffusione intrafamiliare “extra-sessuale”,


(i familiari dei soggetti con epatopatia cronica C solo
raramente sono infettati dall’HCV)
Epatite C
Ha un periodo di incubazione che va da 6 a 12 settimane
l’incubazione è più lunga se l’infezione è trasmessa da
emoderivati

La maggioranza dei soggetti contagiati sviluppa


un’infezione primaria asintomatica
solo il 5% dei pazienti è sintomatico

La malattia ha spiccata tendenza alla cronicizzazione


circa il 50% delle epatiti post – trasfusionali evolvono verso
la cronicità, oltre il 25% dei pazienti con epatite cronica
sviluppa cirrosi, nel 10% dei casi si trasforma in
epatocarcinoma
Profilassi epatite C

L’epatite e’ un problema rilevante per gli operatori


sanitari in quanto non e’ applicabile al momento
nessuna profilassi specifica in quanto un
vaccino efficace deve essere ancora messo a
punto

Fondamentali le misure di prevenzione dell’HCV


che sono le stesse utilizzate per la prevenzione
di altre infezioni a trasmissione parenterale
TUBERCOLOSI POLMONARE
La Tubercolosi è causata dal bacillo di Koch

Il bacillo tubercolare penetra nell’organismo per via inalatoria

Il primo contagio determina una immunità ritardata con


guarigione clinica del complesso primario

La evoluzione del complesso primario segue nella massima


parte dei casi la via della fibrosi e della calcificazione; solo nei
soggetti con scarse difese organiche può andare incontro ad
evoluzione tisiogena

Il complesso primario tubercolare passa il più delle volte


indiagnosticato o tutt’al più può essere sospettato sulla base
di episodi di astenia, disappetenza, febbricola, tosse
ESAMI E PROFILASSI
L’intradermoreazione alla tubercolina (Mantoux) è il test di
elezione per lo screening dell’infezione

va eseguita in sede di assunzione in ospedale

si inocula per via intradermica una piccola quantita’ di tubercolina


dopo 72 ore
- si considerano positivi i soggetti con infiltrato di diametro uguale
o > a 10 mm
- si considerano negativi i soggetti con infiltrato di diametro < a
5mm
- si considerano dubbi i soggetti con infiltrato di diametro
intermedio

la vaccinazione nel nostro paese e’obbligatoria per il


personale sanitario ai sensi del D.Lvo 1088/70, DPR 447/76
STAFILOCOCCIE

→ Staphilococcus aureus (o pyogenes)


→ Staphilococcus epidermidis

responsabili di infezioni ospedaliere


(stafilococcie cutanee, mucose e setticemiche)
TRASMISSIONE
l’uomo e’ il serbatoio più importante di S. aureus (flora batterica
cutanea e mucosa nasale )

l’infezione si trasmette per contagio interumano diretto o mediato


(ambienti chirurgici, reparti di emodialisi, reparti ostetrici)

le infezioni da S. aureus sono circa l’83%

importanti le tossinfezioni alimentari, dovute alla propagazione del


germe da portatori nasali o cutanei tra addetti alla
preparazione, cottura, distribuzione delle vivande

PROFILASSI
la legislazione prevede controlli accurati e norme di igiene
rigorose
LEGIONELLOSI
si conoscono diverse specie (otre 30) tra cui le piu’ importanti
sono la L.pneumophila e la L. micdadei

trasmissione
inquinamento di impianti di condizionamento (umidificatori)
in alberghi, ambienti residenziali, talora industrie
in forma sporadica può presentarsi per contagio ospedaliero

profilassi
disinfezione impianti di condizionamento dell’aria e di
distribuzione dell’acqua, specie in ambiente ospedaliero
profilassi vaccinica non ancora realizzata

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